Luzer!#13

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INDEX

03Idle of the Month04Romanzo Criminale06Fantamorto07Cyberwars08Make Love & Listen to the Music10Luzertube!11Hits in the Box12Zoom on14Clubbing Corner15Patty Music Consultant17Books from Boxes18Morte al Fescion20I Cornuti(?)21Lo potevo fare anch’io22Garage Filosofico23Le cronache di Marcolino

LUZER! { free press } E’ REPERIBILE PRESSO: Brescia random: Pride bar, Arte in te, Fabbrica del cacao, OnlyOne vintage shop, Bodeguita, Frisco, Viselli’s, Bazaar wear, Kandinski records, Lio bar, Boys loft, Ivan bar, Oslo, La Bicicletta, Latteria Molloy, Le Tits, Wardrobe, Bar da Franco, Minoia store, Bookstop, atenei universitari & many more..Maybe {Travagliato}, Romano {Villachiara}.. Orzinuovi: Barbel, Forbice shop, Pacorock cafè, La Crisalide, Libri a Merenda. Bergamo: Bazaar Wear, Coffee’n’television ....certi negozi, certi clubs, certi atenei...a seconda delle nostre gite…Milano LUZER! meets&loves OndeQuadre.it: web site of Emerging Contemporary Art Exhposition

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Idle of the Month Vallanzasca Capire la tua vocazione nella vita. Niente di più difficile, specie se la vocazione si chiama “essere un ladro”. Renato Vallanzasca è un idolo perché la sua vocazione l’ha capita prima di tutti, facendone un’arte bon ton, da sfoggiare a testa alta e col sorriso guascone sulle labbra. Rendendola manifesto integralista di stile, distorta griffe di coerenza, abito calzante in cui infilarsi tutte le mattine davanti allo specchio col mondo fuori che ti ama tanto quanto ti odia. Perché dopo tutto sei l’ultima delle merdacce: un assassino, un vile, un fuggiasco, una cloaca senza dignità, il giustiziere di vite al quadrato e appuntati in divisa. Giù allora con la prosopopea sul senso etico, limonate dure di lingue biforcute farcite di moraline non appena “Il Bel Renè”

viene scomodato, voci grosse, autoritarie, voci “che le carogne devono

pagare”. Ma

il punto è uno: chi ha detto che per essere idoli serva necessariamente

essere delle

persone dabbene? Charles Manson, Bonnie & Clyde, Don Vito Corleone, Jack The Ripper, GG Allin, Sid Vicious e le altre reliquie del punk son forse uomini d’integrità? No: sono esseri nefandi, porci, maleodoranti, plagiatori, omicidi (chiedere di Nancy Splungen, Sharon Tate o dei milleduecento funzionarini siculi appesi a testa in giù) che pure finiscono sui poster con merito sommo. Perché incarnano un’iconografia popolare, non una parabola samaritana. E le azioni compiute fuori dal palco contano poco o niente. Come Vallanzasca, idolo perché star sopra a un palco (chi se la fila la vita vera quando si appende un poster?). Volpone nel surfare sui media in un sistema di reciproco parassitismo e con un autoritratto inesistente: il quotidiano terreno è un altro mondo, scisso dal mito. Questo non concepisce valori come l’eticità - appunto -, i boicottaggi degli interventisti, le dottrine babaculiste…vuole la bella faccia maledetta, storie romantiche e insanguinate, dispersione geografica, fughe d’amore, vite al limite. C’è ben poco da scandalizzarsi allora quando al Vallanzasca

dedicano un film che ne fa divinità, documentari, libri apologisti, comparsate tv con mafiosi tipo Baudo; d’altronde aveva tutto al posto giusto: bello era bello, affascinante era affascinante, arrogante era arrogante, donnaiolo era donnaiolo, drogato era drogato, criminale era criminale. Inevitabile, dunque. Piccolo particolare, Renatino è ancora in vita. E il tempo imperfetto va aggiornato a un presente imbolsito con gli occhiali spessi e mezzo pelato, in cui 4 ergastoli e 260 anni di carcere si trasformano addirittura in permessini premio per i lavori esterni come tutti i cristiani: questo semmai è il vero scandalo. Scimmiottare l’accento milanese di “Uè funghetto me lo apri il caveaux” è un divertissment alla stregua di una parodia dell’omertoso medio che viene da Salerno. E’ ludismo, non violenza. Antologia retrò, non oltraggio alla memoria. Ironia, non sarcasmo. E’ amore, sfocato nell’archivio dorato di una Milanodabere che non c’è più e sta bene appesa alle pareti. Come il volto infingardo del Bel Renè. La vita è un’altra cosa, lasciamola a chi di competenza.

Eliade Zupelli 03


“Io stavo col Libanese!”, tuona er Bufalo. Il mondo è cambiato: oggi l’ultimo dei pischelli ti prende in giro come fossi uno qualunque. Ma il Bufalo non è uno qualunque. Due colpi de fero in fronte e tutto torna indietro. Roma, 1977: il principio. Temi cardine: emancipazione ed ambizione. Libano non si accontenta: “figa, coca, e ‘n brillocco pe Angelina: tempo sei mesi n’anno e stamo de novo ar palo”. Progetta in grande il Libanese: una batteria su tutte le altre. Ma Roma non vuole capi. “A’ Libbanè, qua non stamo a Napoli, stamo a Roma” - “E quella se dovemo pija, Bufalo”. Col Dandi e Freddo a ruota l’investimento è fissato. Da lì è solo questione di tempo: sdraiato er Teribbile, l’accordo con la mafia è dietro l’angolo. Ora Libano siede sul trono dei re. Personaggi tagliati come Dio comanda. Libanese è quello “onore e dignità”, coatto fino al midollo: mai uno sgambetto, mai un tradimento. A guardargli le spalle ci pensa er Bufalo, l’analfabeta: “A leggere so’ lento, ma sgamà gli infami so‘na spada”. Tenere insieme il carrozzone è affare complesso; quello del Libano è un progetto che genera perplessità, finanche in squadra: cosa li tiene insieme? Denari o complicità? “Perché quello che gli omini uniscono, i quattrini dividono”. Gli individualismi prendon forma: Scrocchia arrotonda per i cazzi sua, i Buffoni fan la cresta, Fierolocchio gioca a biliardo. E poi la droga: a metà serie vola nevischio da tutte le parti. Libano è il carisma autodistruttivo, quello che vuole arrivare per arrivare, e quando sta sopra, non sa che farsene. Freddo e Dandi conservano lucidità, ma quanto son distanti.

Ci vede lungo il Freddo: quando sei in alto puoi solo scendere. A fine-prima-serie è piena decadenza. Freddo è il più controverso: intelligente, fedele, uno “coi valori”; ma anche terribilmente feroce (se gli gira); e scostante: dentro fuori dentro fuori. Alla fine per la banda sacrifica tutto (anche troppo), e quando quella se ne va al diavolo, fugge in Africa, con tanto di barba. E poi il Dandi, più furbo che bello: il n.2 che ascolta e che attende; uno che quando è questione de feri, gli secca sciupare Yves Saint Laurent. Corre dietro alla mejo puttana de Roma: per Patrizia venderebbe la banda ai beduini. Morto Libano, è lui il prescelto. La sonata cambia: altro che stecca para pe’ tutti. Dandi s’arricchisce, ingrassa; gli altri vanno alla malora, piano piano. Troppo furbo per non sentir puzza di ribaltone. Sarà così. Ma, morto il Dandi, la Magliana ha chiuso. Triplo chapeau al regista, Stefano Sollima. Straordinaria la recitazione. Il colpo di genio sta nell’assenza di giudizio, come se la vita vissuta in strada, al limite, non contemplasse un’etica condivisa dalla società, ma si regolasse da sé, secondo una giustizia che lascia fare finché “ce n’è”. Non serve il commissario Scialoja per sistemare le cose: alcune nascono già morte, ma nel mezzo vivono, autentiche, accettando con dignità le conseguenze delle proprie azioni.

Giovanni Mensi 04


“A me nun me và de fa i favori a chi nun me s’è inculato pè na vita, a chi me fa morì de fame e se me ribello me sbatte pure ar gabbio, a me dello Stato me ne frega n’cazzo hai capito Libano!?”. Idealista, sfaccettato, romantico, radicale, spietato: dalla Magliana con amore, le milleuno controversie “der Freddo”. Ne abbiamo parlato col suo alterego in vitam…sognando cacio e pepe. Quanto Vinicio Marchioni c’è nel Freddo e quanto Freddo c’è in Vinicio Marchioni? Di Vinicio nel Freddo c’è la capacità di ascoltare e un certo amore per il silenzio. Del Freddo in Vinicio - ringraziando il cielo - non c’è quasi niente. …un “antieroe” criminale con un preciso codice etico (non tradisce gli amici e non va a puttane). Quanto ha contato nella psicologia del tuo personaggio lo sviluppo - sia narrativo, che interpretativo - di questi due aspetti antitetici? Il “paradosso” del Freddo è stata la base di partenza. Leggendo il romanzo di DeCataldo mi ha colpito il mistero che nascondeva in fondo all’anima: nell’interpretarlo ho cercato di approfondire gli aspetti contrastanti, estremizzandoli ma illuminando il meno possibile le sue zone d’ombra. Il suo forte codice morale, poi, è quello che lo ha portato alla sconfitta come personaggio. Giusto per rimanere in tema, alla vigilia dell’uscita di “Vallanzasca” qual è la tua posizione a proposito della querelle messa in piedi dalla critica nostrana sulla presunta mitizzazione di modelli negativi nel cinema? Ogni personaggio negativo suscita polemiche, ma credo che da sempre il pubblico abbia bisogno di “rivedere” la propria parte oscura sugli schermi o sul palco. Bisognerebbe chiedere a Sheakespeare perchè ha scritto “Riccardo III” o a Coppola perchè ha girato “il Padrino” o a Scorsese su “Quei bravi ragazzi”. Massimo rispetto per tutti i familiari delle vittime di Vallanzasca, della Magliana e dei criminali di tutte le epoche: i film o le serie non cancellano nè il dolore nè l’assurdità del male di chi l’ha provocato. “Romanzo Criminale” è anche la storia di Roma, dei suoi vizi e delle sue virtù, della sua bellezza: che sensazione ti ha dato raccontarla da protagonista? E’ difficile nella vita di tutti i giorni non essere “er Freddo”? La serie è venuta così bene anche perché Roma è protagonista quanto noi attori. Ogni inquadratura in esterni ne porta i colori, gli odori e Stefano Sollima è stato geniale nel capire l’importanza di questo aspetto. Fa piacere essere fermati in strada per una foto con chi ha visto la serie: è il riconoscimento del lavoro fatto, non solo da noi ma anche da tutti i tecnici e le maestranze varie che hanno reso questa serie una serie di culto. Ora che la serie sbarca negli States, come se la caveranno secondo te con doppiaggio e i dialoghi? Doppiaggio!? Dialoghi!? Nahhh…lingua romanesca e sottotitoli! Quando rivedi “Romanzo”, quale ritieni che sia - mi riferisco al gusto puramente soggetivo ed extra-professionale – “er mejo” personaggio? Sono tutti “personaggi” scritti benissimo…personalmente ho un amore spassionato per il Bufalo e Scrocchiazeppi. Eliade Zupelli 05


fan amor o Dedicato a tutti coloro che del Fantacalcio ne hanno la nerchia piena. Regole semplici: ogni fanta-allenatore mette in campo i suoi 11 potenziali morituri per l’anno solare corrente, pizzicandoli dai mondi dello spettacolo, della tv generalista, della politica, dello sport e del patriziato. 1 punto per ogni morto azzeccato, 2 punti per la morte maledetta (cadavere under-50). Manda il tuo personale top-team di zombie a { redazione@luzer.it }, poi mettiti comodo e tifa per la morte dei tuoi beniamini fino all’anno prossimo. Simone Noja 1. Erich Priebke (1913-2011) [SS] 2. Zsa Zsa Gàbor (1917-2011) [attrice] 3. Robert Mugabe (1924-2011) [presidente Zimbabwe] 4. Assunta Almirante (1925-2011) [moglie] 5. Hugh Hefner (1926-2011) [editore] 6. Carlo Pedersoli, alias Bud Spencer (1929-2011) [attore] 7. Francesco Amadori (1932-2011) [imprenditore] 8. Paolo Limiti (1940-2011) [conduttore TV] 9. Giancarlo Magalli (1947-2011) [conduttore TV] 10. Roberto Da Crema (1953-2011) [personaggio TV] 11. Emanuele Umberto Reza Ciro René Maria Filiberto di Savoia (1972-2011) [principe] #Morte Maledetta

Eliade Zupelli 1. Elisabetta II del Regno Unito (1926-2011) [regina] 2. Gina Lollobrigida (1927-2011) [attrice] 3. Peter Falk (tenente Colombo) (1927-2011) [attore] 4. Vujadin Boskov (1931-2011) [allenatore] 5. Gianni Boncompagni (1932-2011) [autore TV] 6. Rino Tommasi (1934-2011) [telecronista] 7. Ric (Riccardo Miniggio) (1935-2011) [attore e cantante] 8. Anna Moroni (1939-2011) [cuoca] 9. Umberto Balsamo (1942-2011) [cantautore] 10. Paolo Calissano (1967-2011) [attore] 11. Allegra Versace (1986-2011) [figlia] #Morte Maledetta Giovanni Mensi 1. Renato Dulbecco (1914-2011) [biologo] 2. Zygmunt Bauman (1925-2011) [sociologo] 3. Neil Armstrong (1930-2011) [cosmonauta] 4. Toni Negri (1933-2011) [filosofo] 5. Christo Vladimirov Javašev (1935-2011) [artista] 6. Lea Pericoli (1935-2011) [tennista] 7. Tatti Sanguineti (1946-2011) [critico cinematografico] 8. Vincenzo Mollìca (1953-2011) [giornalista] 9. Georg Ganswein (Padre Georg) (1956-2011) [segretario personale del papa]

10. Shane MacGowan (1957-2011) [musicista] 11. Alber Elbaz (1961-2011) [stilista] #Morte Maledetta 06


cyberwars

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The List But Not The Least Sottotitolo “chiamate la neuro!” perché non abbiamo la minima intenzione di mettere dei punti nel discorso, un unico periodo di tremila battute (chiedendo anticipatamente scusa al magnifico direttore che si subirà una fantastica correzione bozze ansiolitica ) dove insulteremo tutto ciò che esaltiamo perché siamo degli emeriti coglioni, quindi iniziamo col dirvi che, in partenza, volevamo parlare del CES (Consumer Electronic Show) appena svoltosi (6-9 gennaio 2011) a Las Vegas, ma questo ammasso di stronzi ha pensato bene di imperniare tutto il discorso sui tablet pc, piccoli oggetti di piacere (per casalinghe insoddisfatte) che raccolgono dentro di se qualsivoglia meraviglia tecnologica al giorno d’oggi concepibile ed economicamente accessibile, purchè appaiano indispensabili attrezzi d’avanguardia tecnologica, cosa assai vera per quanto concerne l’aspetto meramente utilitaristico in favore di un target massificato di facebookdipendenti, ma se invece proviamo a valutare le prestazioni dei laptop di cinque anni fa, per esempio quello con cui stiamo scrivendo accompagnati da birre e salame nostrano, notiamo che la tendenza evolutiva dell’hardware, ultimamente, si è rivolta soprattutto al rimpicciolire ciò che già esiste piuttosto che potenziarlo, fottetevi, diciamo noi, nella nostra umile essenza di ignobili electrozotici in anfibi e canotta, tendenti all’essenziale o al goliardico (burp!!!), quanto serve al giorno d’oggi è tutto quel che, seppur non essendo modaiolo, come ciò che comprate voi, inutili griffefili, in visione avanguardistica, potrebbe rivoluzionare lo sviluppo sociale, al di fuori dei confini economici e culturali come li conosciamo al presente, ma ora, tornando all’inizio, apriremo una parentesi sul titolo, specificando il perché esso sia l’ultimo, come il primo, di una serie dal momento che, primo, siamo in due, e non più uno, a delirare ed in

secondo luogo il titolo e la firma li trovavo (ora parlo in prima persona come G4r85) assai insignificanti ed adolescenziali come i brufoli che ancora nutro, ma soprattutto i prossimi si chiameranno Cyberwhores poiché dobbiamo pur vendere qualcosa nella nostra vita virginale (a tal proposito vi invito, sempre G4r85, a venire ad acquistare fastweb da me presso il Mediaworld di via Orzinuovi a Brescia, o ad ascoltare, ora parla Qw€rt, la mitica countrybluegrassband La Fuga Trio nei peggiori bar di Brescia e provincia), per sublimare il tutto la nostra critica si conclude in maniera vettoriale, quasi come un laser, verso chiunque abbia avuto il coraggio di leggere quanto scritto finora, senza accorgersi minimamente di essere stato preso per il culo con una serie infinita di paroloni senza significato né significante giustapposti uno all’altro, col preciso scopo di raffinare il nostro vocabolario (e menarcela pure assai) passando un paio di ore, in assenza di scacchi, circondati da una sana nebbia di nicotina e gas intestinali.

Chip&Cheap 07


Make l ve & listen to the music Daft Punk - Tron Legacy OST Tutti sanno che l’atteso ritorno dei due robot francesi è la colonna sonora di un film Disney. Tron Legacy OST è prima di tutto questo: ascoltarlo in metro con le cuffie e allontanare la sensazione (un po’ perplessa) di avere a che fare con il soundtrack di un film sci-fi è difficile. Metà dei pezzi segue lo schema cinematografico da viaggio pathos con crescendi inquietanti e prevedibilissimi momenti di catarsi. Poi in brani come “Derezzed”, “End of Line” e “Tron Legacy” troverai i Daft Punk di sempre, constatando con sollievo che è tutto vero: i robot non invecchiano mai. Jovanotti - Ora Non sembra vero: anche Lorenzo invecchia. Ma non lo dimostra, sfoggiando (a quattro anni da “Buon Sangue”) il suo personalissimo hic et nunc: luccicante e insieme maturo, al profumo di fiori e specchiato in palloni nu-disco. “Megamix” è la stella cometa proto-jingle che illumina il corso di un doppio disco in 26 tracce, tra divertissment Champs Elysées a 8-bit (“La Bella Vita”), dance ingenua à la Schiller – il singolo “Tutto l’amore che ho”-, cosmo-rock e visionarie digressioni electro al sapore di mondo. Innocenza, purezza e finalmente ancora le palle: bentornato Jova tvb.

Belle And Sebastian - Write About Love I Belle&Sebastian sfornano fragranti dolcezze indie-pop dal ‘96, ma ogni volta sembra la prima. Il loro classico duetto boy-girl, le atmosfere analogiche primi anni 70 e i luminosi ritornelli twee non sono ancora riusciti a stancare i fan. Forse perchè ci mettono tanto amore e innocenza (“I didn’t See it coming”: make me dance, I want to surrender), per un mix di eleganza, ironia e melodie leggere (“Come on Sister”, “Little Lou”, feat. Norah Jones). Qualcuno li criticherà perchè sono come i libri di Jane Austen: troppo dolci, troppo vecchi. Ma dopotutto è bello avere delle tradizioni, specialmente nella musica. Verdena - Wow La cosa bella dei Verdena è che la loro musica trasuda da sempre amore e coraggio, e non importa se a 30 anni nessuno si veste più grunge e canta poesie da manicomio. Hanno voluto fare un disco di 27 pezzi e l’hanno fatto, e - sorpresa! -non c’è spazio per l’ (ultra)noia. Perchè c’è di tutto, dal familiare Seattle di “Mi coltivo” a echi psichedelici (“Per sbaglio”) e ricordi folk (“Tu e Me”). Peccato non avere più una Smemoranda per scriverci un enorme coloratissimo “wow”.

Aucan - Black Rainbow Bristol, d’n’b decelerata, NIN, indietronica, fiordi islandesi, techno intelligente, Kid-A: il nuovo acquitrino sonico dei bresciani Aucan è una macchia di metallo liquido dentro cui specchiarsi come Dorian Gray subumani. Talvolta la sperimentazione decadente è innocua e derivativa (“In a Land”), ma quando svela il suo cuore di porcellana - la sublime “Blurred”, feat. Agela Kinzkly - sono brividi ghiacciati nelle vene. Musica per la testa: astenersi anti-soph e cuori passionali.

Resurrextion - Elettro Sound Zombie all’Officina 99 con invettiva più moderata. Mulinelli di singhiozzi gangsta partenopei. Suburbanesimo del nuovo millennio farcito a guisa di nù babà sintetico. Ti piacciono i frappè autoctoni versione filo-elettronica? Il disco della vita dai tempi riot di “Rafaniello”. Viceversa segui il consiglio di questi simpatici guaglioni – “E mò basta!” -, fracassa il traduttore simultaneo e butta il ghettoblaster dal balcone prima che sia troppo tardi. 08


Carl Barat - Carl Barat Povero Carl Barat. Ci ha provato ancora, ma non se ne è accorto nessuno. Io l’ho letto da qualche parte non so dove, ma poi mi sono detto: perché stare ad ascoltare di nuovo un suo disco per poi deprimersi come tutte le altre volte? Allora ho acceso una sigaretta, ho rimesso una vecchia gig con “What a Waster” e sfogliando foto ingiallite del suo ciuffo con Bilo e pinta fish’n’chips mi son sentito di nuovo un cane randagio. Antony & The Johnsons - Swanlights Non è un caso che il seguito di “The Crying Light” contenga ancora la parola Luce nel titolo: i pezzi di “Swanlights” sono intrisi di bagliori colorati e prendono vita grazie a melodie arpeggianti e alla splendida voce di Antony. Voce che gioca da protagonista e non teme gli esperimenti, come nel blues notturno del singolo “Thank You For Your Love”, o nell’irregolare batticuore di “I’m In Love”. Cadeau a sorpresa: la voce di Bjork in “Fletta”, un’improvvisa ventata di aria Islandese per chi non avesse abbastanza freddo. Carneigra - Fumatori della Sera Un cantautorato semi-vintage, alle origini della specie, vestito di suoni sgembi (“L’acrobata”) e punteggiato da ologrammi strappati al folklore regionale (“Irene”, “Batticuor”). Significativo il titolo - provare la title track per credere -, centrato per materializzare colori sbiaditi, da bettola ’74 più uova sode e grappa a Livorno. Pollice alto, perché il viaggio è ludico - “Mancini” - e l’ironia popopopo di “Vattene” sdrammatizza l’inevitabile rischio-muffa. Certo se ti dicono che è un disco del 2011 e non ami Nanni Svampa, potresti anche ridere. Kisses - The Heart of the Nightlife I Kisses sono due giovani californiani inlove che debuttano con queste nove tracce electro-pop, memori della più delicata new-wave e synthpop, ambientate ora su spiagge lontane, dove passeggi ricordando primi amori vacanzieri (“Kisses”) ora sul lungomare al tramonto, quando bevi un aperitivo canticchiando ritornelli catchy (vedi il singolo “Bermuda” o la danzereccia “Midnight Lover”). “Heart of the Nightlife” non stupisce e non suona nuovo, ma sa trasportarti sul bagnasciuga a guardare le onde pensando a fragole e baci.

KLAXONS - MAGAZZINI GENERALI - 2/12/2010 Giovedì. Domani c’è una sveglia spietata che aspetta, ma nulla mi ferma dall’andare ai Magazzini. Il live dei Klaxons non me lo posso perdere anche a costo di affrontare la neve, un po’ per onorare vecchie passioni -”Future Love” la ballo fin dalle serate Alexanderplatz –, un po’ per vedere se il trio londinese “esiste” ancora. Forse è proprio per la nostalgia dei bei tempi indiekid che mi son dedicata all’ascolto del loro secondo lavoro “Surfing the Void”, più che per reali aspettative da grande cosa, tant’è….Aprono con l’energica “Flashover” e il pubblico sussulta entusiasta, come se il 2006 non fosse mai finito. Il pogo prende nettamente forma con il super-hit “Golden Skanks”: chitarra distorta di Simon, synth acidi curati da james e voce decisa di Jamie creano atmosfere new-rave, incalzano le fluorescenze di “Magick”, mentre con la nuova “Twin Flames” si mostrano più dediti a un rock taglio grezzo. L’adrenalina è al culmine quando la band albionica lascia il palco (concedendo di sotto una pausa defatigante), per poi reimpossessarsene con l’intergalattica “Atlantis To Interzone”, il loro brano manifesto e più riuscito quanto a originalità. Ovazione. Sudore. Back in the days. A fine concerto la maglietta con gatto-astronauta è d’obbligo, non solo perchè quella che veste la pelle è fradicia, ma soprattutto perche già prevedo che il soggetto in questione un premio lo riceverà…

Alice 09


LuzerTube! 2011

DESTROYER - Kaputt Dream, dream, dreamy. Traducendo: in Canadà non ci sono solo orsi polari e grandi laghi, ma anche sofisticati bo-bo boccolosi che chiamano la propria (one man) band come un collettivo kamikaze-sleaze. Bluffando. Invero son circa sei minuti di poesia crepuscolare su base midi, memorabilia Cocteau Twins e parole bellissime senza senso che se spegni la luce e vai a dormire sogni cose d’ovatta stupenda.

LE LE - Luxe Benen Basta prendere e rimasticare un sample minore degli ABBA per modellare la pillola neuro-pop del nuovo millennio? Evidentemente sì: basta assestargli un 4/4 come Dio comanda, certi spin vocali in strane lingue balcaniche e l’effetto “robottino-zìpadrone-servimi-quando-voglio”. Ne consegue che…La mischi in un set, fa muovere gli arti. La suoni di mattina, ti sveglia. La accompagni a momenti di intimità, colora l’amplesso d’ironia ritmica. Puri miracoli alchemici per rendere la vita in cattività qualcosa di più eccitante e non solo.

1990

SAINT ETIENNE - Kiss & Make Up “Being Boring” dei Pet Shop Boys, ma meno gay. “Serious” dei Duran, ma più tenerezza. L’indiedanza post Summer of Love è un miraggio di piume per scivolare fuori dagli eccessi psicotropi. Lenitivo come pochi, perché incastrato su ritmiche glassate in levare e voce femminea da sospensione estatica più bacini & bacetti acrilici. “Play” con l’hangover, pensando a quelle splendide salette chill-out dove tutti la mattina si coccolavano con gli occhi all’indietro.

LE INSOLITE - Estate al Mare “E tra le onde, noi siam le bionde, inconfondibili sirene vagabonde”. Se guardi fuori dalla finestra puoi fare solo due cose. La prima: apri il gas. La seconda: metti l’anthem vacanziero sotto-proletario di queste befane imbalsmate e incroci le dita che la bella stagione arrivi in fretta.

1991

2009

1980

BOO RADLEYS - Eleanor Everything Shoegazing divina melodia, con la quinta marcia inserita ad libitum e il titolo più bello di sempre. I nomi propri femminili - già da sé - nobilitano sempre i testi delle canzoni, ma attenzione signori e signorine, perché qua si scoperchia la bara bongiorniana della britannia che si contempla le scarpe, ma - stranamente - non tedia i maroni al terzo giro. Estemporanee noise, romanticismo thè grigio, misurati accessini core: eterno congedo per la love-band più sottovalutata del secolo.

Elia Z. 10


HitsintheBOX DEEJAY DAVE

THE NAKED & FAMOUS - Young blood From Razzputin @ Atomic (MI), THE DIVINE COMEDY - At the indie disco KISSES - People can do the most amazing things Onirica, Filmore, No Fun DIRTBOMBS - Shari vari (Death Muzik) KRAAK & SMAAK - Dynamite PARA ONE - Animal style NATTYMARI - Winter in Ibiza TEENAGE PANZERKORPS - German reggae TOM TOM CLUB - Genius of love (Senor Cononut Rework) SKREAM - Commercial sellout

WE ARE THE GANG

BEST COAST - Crazy for you I CORVI - Ragazzo di Strada From Daho Club (BG) (Vintage, Suburban & Ind.) THE AVENGERS - Be a caveman THE JUST BROTHERS - Sliced tomato VIOLENT FEMMES - Blister in the sun THE YEARBIRDS - For your love FRANKIE VALLI - Beggin (Pilooski edit) DUSTY SPRINGFIELD - Wishin hopin THE ROMANTICS - What I like about you MARTHA & THE VANDELLAS - Nowhere to run ready steady go NEW DADA - Dammi tutto l’amore

D.C.DJ SOULMIND THEO PARRISH - Stop bajon (TP Translation) resident & art director (I ♥ DISCO VOLANTE)

DELANO SMIT - I fly MIKE SHANNON - Surrender (DeWalta mix) ROMAN IV - Sa caleta WIZ - Wack edit THEO PARRISH - Mr. bump man edit (uget 11) SCOTT FERGUSON - Irrational thinking GERALD MITCHELL - Natsu (Nobody but you mix) PJOTR - Pine JAMIE 326 - Wicky wacky (edit)

EZIOZ

GUI BORATTO - Eggplant KRIS MENACE - Metropolis (Night Version) From Revolver (electro/pogoparty muzak) LIFELIKE - So electric XINOBI - Day off (Anoraak Rmx) DAMN ARMS - Destination GARBO - Onda elettrica (Disconnected Mix Edit By A. Visconti & F. Ventura) HELL - Hell’s kitchen RAMON TAPIA & MAXIM LANY - Highway (FCL Remix) THE MFA - The difference it makes LIKE WOAH - Girls sing

TYLER NOZE

JUZAM - Prophecy WHITE RING - Suffocation from Neon Disco (drag/grunge/horror industrial) CRYSTAL CASTLES - Not in love ℑ⊇≥◊≤⊆ℜ - WXTCHCRX GOOSE - Bend GATEKEEPER - Optimus maximus LORDS OF THE NEW CHURCH - Live for today OCEAN - Drugs help me to live CRISIS - Out in the twilight ATARI TEENAGE RIOT - Destroy 2000 years of culture

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Zoom On VERDENA

di Elia Z.

Sbarcare il lunario…pardon, sbancare il lunario. Dopo una criogenesi durata mille e più giorni i Verdena tirano la testa fuori dall’acqua paludosa, inspirando aria come neonati. Già di per sé, è un ritorno pieno di hype. Se a questo ci si aggiunge la covata di un lavoro mastodontico e dadaista, l’imminenza di un tour che si preannuncia radicale e la nostalgia delle cose buone da mangiare a merenda “sweet 16” non c’è altra strada percorribile se non quella di rilassare i muscoli della faccia, godersi lo spettacolo, aspettando che riflessi involontari obblighino la bocca a convenire col loro stesso “Wow”. Non si sentiva parlare di un doppio-album rock dai tempi dei Motorpsycho e di “Mellon Collie”: quanto c’è di istintivo e quanto di pensato dietro al concepimento di “Wow”? La spontaneità nel fare cose ha sempre fatto parte di noi. Anche in questo disco le cose nate per caso sono molte. Resta il fatto però che, una volta che si porta avanti un brano, che sia nato per caso o dopo lunghe jam, esperimenti o tentativi, siamo anche molto pignoli e precisi sulla riuscita del pezzo curando ogni piccolo dettaglio. Per sceglierli e metterli su un disco ci devono soddisfare. Quasi quattro anni di silenzio. Di cosa vi siete nutriti durante questo tempo a riflettori spenti? Dove nasce l’ispirazione – sia compositiva, che iconografica (e di conseguenza nelle parole) - di queste 27 tracce? Fondamentalmente non abbiamo ingerito molta musica: abbiamo ascoltato soprattutto Flaming Lips, Lucio Battisti (Anima Latina), Brian Wilson, Melvins, MGMT, Beatles e The Residents per l’uso dei synth e delle tastiere. Per il resto ci siamo fatti influenzare dalle cose più semplici, da tutte le cose della vita quotidiana insomma. Quanto è importante nel percorso di una band come i Verdena non essere mai uguali a sè stessi, o meglio, esserlo ma in modi sempre diversi? L’originalità va aiutata o è una conseguenza spontanea della vostra musica? Cosa rimane dell’adolescenza “Valvonauta”? Per noi è una cosa normale e spontanea, quella di cambiare spesso indirizzo musicale. Quando un tour finisce siamo stanchi di suonare le cose vecchie e quando ci rimettiamo in studio a suonare puntualmente nascono cose nuove, anche perchè in linea di massima cerchiamo

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inconsapevolmente approcci e metodi nuovi per esprimerci e abbattere la routine. Ci annoia l’idea di riprendere un po’ da dove eravamo rimasti e continuare sulla stessa strada. Molto più divertente e stimolante lasciarsi le cose vecchie alle spalle e seguire l’evoluzione naturale, anziché fossilizzarsi su uno stile. Lavorate con una major, ma conservate un innato spirito indipendente e anti-plastificato: come si coniugano queste due dimensioni nel vostro approccio musicale e attitudinale? Partendo dal presupposto che non esiste musica svincolata da un’immagine, il senso di refrattarietà al sistema mediatico pop fa parte anch’esso di un’immagine? La casa discografica ha accettato fin dall’inizio la nostra indipendenza artistica e l’ha sempre rispettata. E’ già il terzo disco che produciamo nel nostro studio in totale libertà quindi diciamo che non sentiamo molto le pressioni di una major in questo senso. Per quanto riguarda l’immagine, la nostra (non posso parlare di altri) abbiamo sempre cercato di non allontanarci troppo da quello che siamo in realtà e per questo non indossiamo divise e non ci caliamo in una “parte”. Siamo ragazzi normali e speriamo che questo arrivi al pubblico. Il palco rimane l’ultimo baluardo capace di rivelare la musica buona e smascherare quella da water… parlateci del vostro tour imminente. Quello che dici è vero, verissimo. Il nostro tour sarà come al solito semplice e senza scenografie. Speriamo di fare qualche data con proiezioni di immagini. Faremo quasi tutti i pezzi di “WOW” e diversi pezzi presi dai nostri vecchi dischi. Per adesso l’intenzione è quella di poter gestire 45/50 brani in modo da giocare sempre un po’ con le scalette, proponendo ogni sera un repertorio parzialmente diverso. La novità assoluta del tour è Omid che si occuperà di suonare dal vivo tutte le sovraincisioni, doppie voci, chitarre e tastiere in alternanza con Alberto. Scegliamo sempre i gruppi spalla che crediamo siano realtà interessanti. Il costo del biglietto sarà sempre intorno ai 10/12 euro e al banco del merchandising troverete anche “WOW” in versione vinile. Le tre lettere che titolano il vostro disco, di solito davanti a cosa le pronunciate? Luca: solitamente lo pronuncio in maniera sarcastica di fronte a qualcosa che non mi piace. Roberta: quando mi succede una “sventura”, in modo ovviamente ironico. Alberto: come gli altri due.

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Clubbing Corner ep.13 di Paul BHN

A (music) collective love affair

Qual è l’elemento fondamentale che distingue un valido Dj da un semplice selezionatore? Prima ancora della forte empatia con la pista che si ha di fronte, prima ancora della capacità tecnica, prima ancora di quel fiuto particolare verso nuovi dischi e tendenze? La risposta è molto semplice, quasi scontata: un viscerale, profondo amore per la musica. D’altronde cos’è, se non amore, quello che ti spinge a cercarti un lavoro a sedici anni per comprarti piatti e mixer? Quello che ti porta a suonare per due gin tonic e una stretta di mano alla festa dell’amico del cugino, dove appena arrivi parte implacabile la discorichiesta: “oh, ce l’hai l’afro?” Quello che ti fa spendere un terzo del tuo stipendio in dischi e metà del tuo tempo per sistemarli ordinati sugli scaffali? Ok, ammetto che qui l’amore diventa feticismo, e a tutti gli effetti la rivoluzione digitale ha dimostrato che le scenografiche camerette piene di vinili potrebbero un giorno non lontano diventare un vago ricordo. Avere musica di qualità in formato mp3 o ancora meglio wav oggi è facilissimo. Per il Dj che sceglie la via del digitale la vita è molto più semplice, veloce ed economica. E attenzione, questo non significa certo una minore devozione e premura verso la musica, ma.. si c’è un “ma”. Il discorso è complesso, ma possiamo riassumerlo brevemente: se si vuole avere un vinile si deve per forza di cose acquistarlo, contribuendo alle entrate dell’etichetta e quindi dell’artista. Oltre ad un supporto fisico si ha poi la certezza di avere una sorgente audio di qualità. Diversamente ci sono moltissimi modi più o meno legittimi per procurarsi un mp3. Per i non addetti ai lavori pagare per un file può sembrare decisamente stupido. Comprensibile, di questi tempi. Il problema nasce quando è un dj che sceglie questa strada. E qui si ritorna al punto di partenza: amare la musica significa darle qualcosa in cambio. Anche un “bedroom dj” alle prime armi può facilmente 14

avere accesso a siti come Itunes, Beatport o ancora meglio WhatPeoplePlay. Acquistando musica da questi portali non solo si ottengono file di ottima qualità, ma si è anche certi che il produttore e i collaboratori dell’etichetta abbiano la loro parte di guadagno. L’errore più comune è pensare che in fondo i nostri soldi non faranno alcuna differenza. Eppure il mondo della musica dance non ha solo una faccia patinata e trendy, quella dei vari Guetta e Sinclar e delle serate Ibizenche da 70 Euro, ha anche un lato fatto di giovani produttori ed etichette indipendenti che faticano a sbarcare il lunario, guidati solo dalla loro passione. Anche il giovanissimo dj sedotto dalla possibilità di avere migliaia di tracce gratis deve capire una cosa fondamentale, ovvero che anche lui fa parte della “scena”. Anche lui è un anello di quella catena che unisce produttori, etichette, dj, clubber e semplici appassionati: un mondo della musica che si complementa, per un universo clubbing più vitale, consapevole e soprattutto - divertente.


Patty Music Consultant CROOKERS | CONNECT TO EXPO | 14-02-2011 BRESCIA Brixia Expo Via Caprera 5 LIO BAR gio 10/02: CHURCHILL OUTFIT (presentazione nuovo e.p.) sab 12/02: SAROOS (Notwist/Lali Puna) sab 19/02: DIAFRAMMA sab 26/02: BEATRICE ANTOLINI LIO BAR ven 11/02: OVLOV mar 15/02: LAS VEGAS ft. RUDY ROTTA ven 18/02: DENISE mar 22/02: LEECHES ven 25/02: KING SALAMI (GB) LATTE PIU’ sab 12/02: EMO/SCREAMO FESTIVAL sab 19/02: QUINTORIGO sab 26/02: MARLENE KUNTZ sab 5/03: CATTIVE ABITUDINI sab 12/03: VERDENA sab 19/03: 24 GRANA sab 9/04: MARTA SUI TUBI DISCO VOLANTE sab 12/02: compleanno DiscoVolante serata Detroit mood sab 19/02: Volcov (Verona isoul8 ) sab 26/02: SWEAT guest Cenzo LE TITS gio 10/02: OFELIA DORME sab 12/02: ALTICA gio 7/02: BABY BLUE sab 19/02: HONEYBIRD AND THE BIRDIES sab 26/02: VINTAGE VIOLENCE gio 3/03: JAM BLUES CON I CEK DELUXE sab 5/03: MASSIMO GIACCON mar 8/03: SUPERGRUPPO DI CARNEVALE gio 10/03: THOC! LA VIGNA PUB (SALO’) gio 10/02: SERATA JAZZ ORE 21.30 SIMONE GUIDUCCI, FAUSTO BECCALOSSI sab 12/02: THOC (MIZAR RECORDS) ORE 22.00 gio 17/02: SERATA JAZZ ORE 21.30 ORGAN TRIO: SIMONE GUIDUCCI, RICCARDO BIANCOLI, LUCA ROSSI sab 19/02: ULTIMO PIANO ORE 22.00 gio 24/02: SERATA JAZZ ORE 21.30 FRANCO TESTA, ROBERTO SOGGETTI sab 26/02: J.T.B.ORE 22.00 RIPERCORRIAMO LA STORIA DEL GRANDE ROCK 15



Books from boxes “Brevi interviste con uomini schifosi” - David Foster Wallace Non vorrei che passasse l’idea che sono una stronza mestruata che ce l’ha con gli uomini. Ma in fondo numerose e variopinte perplessità nel corso della vita son venute a galla.E quando l’Unico Potente Genio David Foster mette per iscritto questo mio personalissimo fastidio,allora non esiste nessuna argomentazione che possa smantellarlo. Il qui presente libro - che già il titolo dovreste tatuarvelo in fronte - è una carrellata di tipologie assurde di menelli d’oro (perdonate il francesismo) che attuano strategie poco occulte per andare a letto con delle donne. Esempio A: uomo che usa il proprio moncherino per impietosire la partner di turno e bombarsela. Esempio B: essere che addocchia una femmina che è stata scaricata in aeroporto da un altro essere, la consola e sappiamo come va a finire. Esempio C: un tipo che durante il suo di orgasmo grida “Vittoria per le Forze della Libertà Democratica!” a gran voce; se ne vergogna e si chiede perché viene continuamente mollato. Ora il libro non si esaurisce qui: anche perché sarebbe semplice, e di materiale ce ne sarebbe financo (quanto mi piace questa parola, è vecchia e non la prende in considerazione mai nessuno. Vedete che anche io ho un cuore, cazzo?) troppo. E’ il quadro di una società che non vive per nulla bene il sesso. Anche se la telecamera inquadra altri eventi (psicoterapia, divisione di figli, camper-casa) tutto riconduce a quello. Per questo io amo David Foster. E siccome lui è estito,ho ancora fiducia nell’essere umano maschile. Un piccolopoco. Sempremente Vostra, Clark F. Nova “Q” - Luther Blisset Luther Blissett, interessante collettivo che oggi si firma Wu Ming, propone un’opera che definire romanzo storico sembra riduttivo. Il focolaio della riforma incendia l’Europa, tutti tramano, chi per un brandello di potere, chi per la libertà. Ogni pagina che volti, ti fa sentire l’odore dei vialetti più malfamati, ti fa vedere rado attraverso la nebbia, ti fa sentire il fiato dell’inquisizione sul collo, ti fa udire i latrati dei molossi sguinzagliati in mezza Europa da Giovanni Pietro Carafa. E così sei trascinato in un vortice di stasi e di movimento spasmodico al tempo stesso, coltivando l’odio per il Carafa di riga in riga. Finisce così che sposi un ideale senza rendertene conto, pregando non sai quale dio che Q. venga smascherato, torturato e dato in pasto ai cani. Poi capisci che il destino è già segnato, sorridi amaro e guardi la “Q” gigantesca in copertina. Questo libro, signori, è ufficialmente da leggere, nonostante qualche piccola imprecisione storica. “L’uomo che si difende meglio, è quello con le spalle al muro”.

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I cornuti (?)

della vecchia arte moderna Dal silicone al vernissage: Ludmilla Radchenko e la profanazione del realismo socialista

L’attività corrosiva dello spirito post-moderno è tanto pervicace da sortire incredulità nell’individuo più cinico e disilluso. Figuriamoci quali esiti possano provocare certe oscenità in giovani idealisti svezzati da Hauser e Cristina d’Avena. Nonostante avessi assistito a ripugnanti manierismi, persistevo ad auspicare l’avvento di una società in grado di patrocinare opere esteticamente e concettualmente pregnanti, affrancate dalle pastoie del consumismo e dalle ingerenze economico-politiche che oggi irretiscono il sistema culturale. Con il suo inconsapevole esempio, Ludmilla Radchenko mi ha dimostrato che coltivo utopie. Sì, perché in questa sgualdrina sovietica che qualche lustro or sono civettava a Passaparola e ostentava le nudità in vari lunari, si è manifestato un afflato pittorico che l’ha portata a seguire le orme dei connazionali Larionov, Gabo, Tatlin e Pevsner. Sulle orme di Amanda Lear, Romina Power e Ivan Cattaneo, l’ex letterina ha avvertito l’urgenza di sfogare il proprio talento (etichettato come “poliedrico”, ça va sans dire) in ambiti che esulino dalla tv e dal talamo di qualche vecchio trombone. Millantando studi accademici in terra siberiana, la nostra eroina ha deciso di amalgamare il patrimonio iconico dell’arte slava con l’obsolescenza di Warhol. Del resto, attingere alla pop art è inevitabile per quella che Fortunato D’Amico - il curatore del volume Skira a lei dedicato in vendita a soli 25 €. Chi lo acquista è un genio - incensa come una “celebrità nel palcoscenico dei media (…) che, a partire dalla sua condizione e dal suo ruolo, si muove alla ricerca di luoghi reali per osservare la volta celeste”. Quali visioni sono dunque scaturite “dalla condizione e dal ruolo” di Ludmilla? Quale contributo, quali novità, può aver apportato al mondo dell’arte? Quale l’interpretazione critica dello zio Gerry? Ebbene, il dilettantismo narcisistico della meretrice stalinista l’ha portata ad effigiare sulla tela - con uno stile che più che a Warhol, invero, ammicca a Rotella - Marylin Monroe, Obama, i Beatles, Garibaldi, Van Gogh e, ovviamente, se stessa, ritratta ora in versione Bowie, ora in stile Chanel, ora nelle vesti di Frida Kahlo. Insomma, un’operazione artistica inedita per linguaggio espressivo e intento comunicativo, degno frutto dell’estro di una shampista che contende a Justine Mattera una poltrona a Pomeriggio sul 2, accanto a Milo Infante. Ogni ulteriore commento risulterebbe sterile; meglio concludere con l’icastica analisi del markettaro Fortunato D’Amico: “La paura della perdita imperante in questi anni di crisi economica, di valori, ricchezze, storie, beni, opere d’arte, significati accumulati nel secolo scorso di fine millennio, ci porta a chiederci: chi, cosa e come rimarrà vivo, al passo di questo cambio epocale, tra i nostri eroi, quelli della tv, dello sport, della politica, del cinema, della cultura e delle icone, dell’impero capitalista e di quello comunista, della destra e della sinistra?”. Amen. Alessandra Troncana 20


Lo potevo fare anch’io CCCP - Cento Case Comuniste dalla Pattumiera

In Germania è esplosa la nostalgia per la DDR, la chiamano Ostalgie. Sempre per la teoria naif del si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio, ogni cosa riguardi la ruspante aria sovietica trans-murale fa tirare un sospiro malinconico ai teutonici moderni. Ma sono un po’ come quelli che vorrebbero vivere nel Seicento, senza fare i conti con un decesso assicurato dopo un paio di giorni privi d’aria condizionata e tachipirina. Il vintage stalinista spopola dalle pietanze fino all’oggettistica e alle vecchie macchine Trabant. Si sfata il mito della qualità scadente, in realtà solo il packaging era più sbiadito rispetto ai modi occidentali, e i pazzi che si facevano fucilare per scavalcare il muro erano dei sempliciotti attratti da film porno, soap opera americane e banane. Così dicono, ho ancora seri dubbi. Al di là di tale rigurgito ruminante di una vita socialista pu-

nello spazio: cementi severi che si proiettano

ramente modaiolo, persiste tuttora un difficile

verso il cielo, astronavi aliene approdate su

rapporto tra gli stati dell’ex blocco e i resti di

terreni real-socialisti ed enormi centrifughe di

una lunga era sovietica. Gli oggetti, le mode

finestre sul mare. Insomma c’è un po’ di tutto:

e la televisione cambiano facilmente ma ri-

modernismo, fantascienza, espressionismo

mangono, scomodi come un chicco di riso di

e suprematismo russo. Nessun archistar: gli

traverso, monumenti ed edifici dell’ancien ré-

autori sono per lo più sconosciuti, perché

gime rouge. Frédéric Chaubin, editor-in-chief

ovviamente il compagno architetto era al

del magazine francese Citizen K, ne ha foto-

pari di un compagno operaio metalmecca-

grafati quasi novanta, sparsi in quattordici ex

nico, non poteva tirarsela con sciarpette fi-

repubbliche, concentrandosi sugli edifici pub-

ghe e occhialetti fighi in party fighi. Un po’ di

blici costruiti tra gli anni ’70 e ’90, il ventennio

Ostalgie sta venendo pure a me, incredibile a

degli ultimi sputi marcescenti. Scorrendo le

dirsi. Per chiudere con una bella marchetta,

immagini pare che tra i vari fuggifuggi politici

compratevi il libro CCCP- Cosmic Communi-

intenti a salvare baracche e burattini, gli archi-

st Constructions Photographed (Taschen) di

tetti si fossero inseriti con una poetica formale

Frédéric Chaubin. Merita di stare nella vostra

spinta all’eccesso. Una sorta di grande uscita

democraticissima libreria Ikea.

di scena burlesque, con strutture da odissea

Ludovico 21


Garage Filosofico Ovvero Lo Stupore

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C’era stato un tempo in cui lei si sentiva come addormentata: attanagliata da dubbi, insoddisfatta, indecisa sul proprio vivere, sembrava che gli incubi della notte non dovessero mai abbandonarla. Ma un giorno, mentre camminava nel parco gelato, venne la pioggia. Una pioggia calda, proveniente da terre lontane, capace di sciogliere il ghiaccio che, facendola dormire, inaridisce la terra. I fiori, ora, potevano ricominciare a sbocciare e il suo cuore smettere di dolere, almeno per un istante, di fronte alla meraviglia di quell’evento. Da sempre gli uomini si sono interrogati circa il senso delle cose, da sempre si sono stupiti dell’inspiegabilità di alcuni eventi che accadono nel mondo. Ed è proprio questo stupore che si trova all’origine della Filosofia, la quale non è altro che uno dei primi tentativi dell’uomo di dare delle risposte alle proprie domande. Scriveva infatti già Aristotele che “è a causa del sentimento della meraviglia che gli uomini ora, come al principio, cominciano a filosofare”. Ma allo stupore non sempre è seguita la Filosofia, anzi, essa rappresenta solo un aspetto innocuo dell’interrogarsi circa il reale, il quale il più delle volte è stato prima fonte di stupore, poi di paura. La paura è la vera leva che ha portato noi uomini ad essere quello che oggi siamo: la realtà difficile e incomprensibile della natura terrorizza proprio per la sua imprevedibilità, per la sua incontrollabilità. Ma noi vogliamo avere il controllo su tutto, siamo sempre infatti alla ricerca di nuove certezze, di nuove fondamenta. Questa sete di controllo coincide però con la sete di dominio, un dominio che sin dalle origini si è esplicitato con una maggiore necessità di conoscenza, infatti essa rappresenta la radice del potere. Filosofi come Horkheimer e Adorno infatti scrissero: “potere e conoscenza sono sinonimi”: essere padroni delle cose elimina la paura, ma per esserne padroni, le cose devono essere conosciute. E se la magia, da intendersi nel riferimento al mana, rappresenta la prima strada percorsa dall’uomo per superare quella paura, oggi ritroviamo questa dote esplicitata nel sapere tecnico-scientifico che grazie alla sua forza pervasiva e ordinatrice è quello che permette meglio all’uomo di superare la sua paura. Ma un mondo così inteso, un mondo che trova la sua radice nel dominio, non può essere un luogo in cui gli uomini possono convivere pacificamente gli uni con gli altri, non può essere un mondo dello stupore. Per lo stupore e la meraviglia non c’è più tempo, essi sono surclassati dalla brama di potere e controllo, tanto che la natura ormai sembra che ci stupisca solo quando causa tragedie che distruggono con la loro imprevedibilità le nostre strutture organizzate e pianificate. Eppure sarebbe così facile meravigliarsi degli eventi che ci circondano, delle sorprese del mondo. Sarebbe così facile lasciare che il proprio cuore di ghiaccio venisse liberato da quella pioggia calda, che viene da terre lontane. Fo Elettrica 22


Marcolino va in paradiso «Vivo sin vivir en mí, y tan alta vida espero, que muero porque no muero»

(Io vivo solo quando non vivo in me e in un’altra alta vita spero, io muoio quando non muoio) S. Teresa d’Avila

Non è questione di perdersi, o ritrovarsi. È solo questione di tacere. Sono nell’eterno al quale non ho mai creduto. Immaginatevi la gioia. Per la prima volta, da quando sono e faccio Marcolino, trovo la pace. Mi sciacquo di tranquillità, perché quella solitudine angosciante, che poi è buco, che fa ruotare, scompare. Movimenti naturali che innalzano il mio spirito scoperchiato dal corpo. Stefania Orlando, decorata da sabot color carne, mi guida alla scoperta di questo mondo che non è mondo, che non si palpa, che se esiste non lo si dimostra. Lei per me è bella, perché non ne vedo la carne, non le ossa, non il trucco pesante in una trasmissione pomeridiana. Ne annuso l’essenza, come fosse una susina appesa al ramo. Il viola di cui è plasmata la fa dondolare verso l’alto. Non abbiamo corpo, non perché non vi sia corpo. Esso diviene erotica scatola contenente il più bel balsamo: un’anima che canta quando la baci. Guardiamo quel fiore, che sboccia su un’eclissi di sole. Lucifero è ancora qui, perché non vi è peccato possibile. Il senso di colpa è una costruzione culturale. Nessuna fiamma rossa. La vera condanna è starsene privi dell’oggettiva visione delle cose. Stefania Orlando, con i pinocchietti color pisello, mi canta le sue canzoni. Tra nuvolette di succoso vuoto, danziamo come pazze. Si ride. Ci sfiliamo i sabot e sventolandoli al cielo, riverberano di luce. A piedi scalzi, la Stefy finalmente è affrancata dallo spiacevole compito al quale era destinata: condurre il lotto alle lotto. Ora è delfino d’argento, che movimenta le spiagge con balli di gruppo. Siamo morti e il paradiso è piacevolmente grigio. Prima eravamo solo un limite, la marmellata di fichi era riposta sempre troppo in alto sulla credenza. Alzavamo la manina. Per un centimetro scarso, non riuscivamo a prenderla. Stefania Orlando indossa il poncho, pronta a scalare gli anelli di saturno. Mi porge la mano, la manicure è di rosa perlato, con una mezza luna dipinta sulla punta dell’unghia. M’indica l’oltre. Non guardiamo più le stelle perché non vi sono più sogni, né aria nei polmoni, né sperimentazione di emozioni su turbinose montagne russe dipinte di rosso. Ora si prendono semplicemente decisioni, ci si alza dalla sedia, il cielo è solo panorama, il toro ha solo ovvie corna, vestiti di tuta in triacetato blu andiamo dal tabaccaio, noncuranti dello sguardo altrui. Se pensi che ti stia fissando, guarda che invece è solo strabico. Finalmente si è spenta la vita. E non perché qui non vi sia più vita. Quando smetti di essere quello che sei, divieni quello che sei davvero: un uomo.

www.lecronachedimarcolino.wordpress.com

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