L'angioletto con una sola ala

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L´angioletto con una sola ala

Jorge Parada





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Autore Jorge Parada Art Direction Jorge Parada Illustrazioni copertina e all’interno Patricia Ballesteros Amat Traduttore Enzo Balsamo Dágostino

Pintor Sorolla 22 46002 – Valencia – Spain inlibris.es

I.S.B.N. 978-84-941792-0-4


L’ angioletto con una sola ala Jorge Parada



Immagina che l’anima sia un bel passero, e il nostro corpo una gabbia Immagina un bel passero dentro una gabbia e che questi non abbia il suo cinguettÏo Quanto prigioniero potrebbe sentirsi? L’ autore.



Capitolo I

La nascita


O

gni volta che osservo il ventre di una futura madre

comprendo

il

senso

dell’esistenza,

perché sento nascere la vita dentro un’altra vita, come se fosse un cordone meraviglioso che si prolunga fino all’eternità. Da bambino immaginavo che nel ventre c’erano città e piazze con giochi e, immaginando di giocare, sentivo che potevo alzare il mio aquilone. Bene, era un ventre con un cielo e un sole splendente. Quando il sole splendeva c’erano belle nuvole . Ora che gioco fuori da questa città, le nubi catturano la mia immaginazione,Quando uno guarda il cielo, le nuvole prendono tutte le forme possibili, e con le forme ci si può immaginare tutto. Il perché delle nuvole è il perché di questo racconto. Lei come futura madre sentiva dentro di sé nuvole molto bianche, trasparenti e soffici, un ventre che

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rendeva più leggero il suo corpo. A volte, sognando, aveva paura che il ventre si allontanasse da lei volteggiando come i palloni che i bambini perdono passeggiando nel parco, lasciando la mano vuota e lo sguardo che li insegue nel cielo. Ma alla fine giunse il momento di lasciar fuggire quell’essere che da allora sarebbe stato di tutti. La sua apparizione fece aprire la finestra da cui entra la luce che con il suo splendore gioca in tutti gli angoli dove l’oscurità del vuoto non lascia vedere. I suoi genitori avevano bisogno di lui e lui voleva crescere felice con tutta la magica forza dell’amore.

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Capitolo II

Dallo strano, alla partenza


Q

uella mattina i genitori notarono nel bambino una stranezza fisica: aveva sulla spalla, e precisamente

sul lato destro, una gobba prominente, coperta da una sottile peluria grigia. Ansiosi di sapere quali conseguenze avrebbe potuto avere sulla sua vita futura, consultarono medici e specialisti di ogni tipo, ma nessuno poté diagnosticare, né prevedere un trattamento, una cura e tanto meno ancora sapere la sua evoluzione. Per un padre non c’è peggior sofferenza del dubbio di una possibile evoluzione. Con profondo amore e rassegnazione lo coprirono. Il signor tempo che non ha esistenza, ingigantì i suoi passi e in breve tempo quella grigia gobba divenne una raggiante ala. Era difficile sopportare interrogativi come: trasportarlo, curarlo e tante altre cose. La speranza che apparisse

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poi un’altra gobba grigia col tempo svanì come sfumano le piccole nubi quando il vento le spinge. Angelo dal sorriso sincero (questo era il suo nome), sentì nel suo intimo che soffiavano venti e che quei venti spingevano la sua nube, in una sola direzione: il Sud. Una notte, mentre dormiva, il cielo in sogno gli indicò un percorso. Forse era l’ora di partire? E fu in una sera di primavera che si accomiatò dagli amici che tanto lo amavano. La madre sentì “che questa volta il piccolo pallone dei suoi sogni avrebbe preso il volo e il padre, rassegnato alla sua partenza, affidò il suo cuore al futuro del figlio amato.

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Senza lacrime, sorridendo, il bambino si allontanò dal paese per un sentiero che scelse come un pellegrino in cerca del Sud. Il fastidio di un sassolino nella scarpa lo trattenne qualche istante. Ma il suo coraggio e la nobiltà del suo carattere lo mantennero altero, superbo, cosciente fino alla sua meta .

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Capitolo III

Il vecchio senza speranza


D

opo un lungo cammino Angelo arriva al primo paese, dove trova una persona molto anziana

a cui manca una gamba. Contento dell’incontro lo saluta gentilmente. — Come sta signore? Scocciato e con un po’ di ironia, l’anziano risponde:. — Molto bene! Ma un po’ triste, forse come te. Sconcertato per la risposta, Angelo domanda ancora: — Perché lo dice? Il vecchio alza lo sguardo e sorride appoggiandosi sulla gamba di legno. — A quanto vedo, ti manca un’ala! Angelo, come se fosse stato appena sfiorato da quella osservazione sarcastica:

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— Non c’è problema perché mi dirigo al Sud per incontrarla. Il vecchio con grandi risate beffarde e gesticolando esageratamente gli risponde: — Non si recupera mai alcun arto perso; io ho perso la mia gamba in un incidente, sotto la pesante ruota di un carro e non credo di poterla recuperare anche se andassi sino alla luna. Angelo sottolineando con fermezza: — La mia ala io non l’ho persa, semplicemente non l’ho mai avuta. Il vecchio con voce dura: — Come si può avere un solo membro senza aver perso l’altro? Come il guercio, il monco, lo storpio? Sai come si chiama un angelo senza un’ala?

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Angelo guarda il vecchio negli occhi stanchi, capisce che vede le cose dal lato sbagliato, e allora gli risponde: — Non lo so e tanto meno so come si chiama il bambino a cui ne avanza una. Il vecchio, irritato e cercando di porre fine alla conversazione gli dice: — Per saperlo dovrai chiarire cosa sei. E dopo una sghignazzata si accomiata da Angelo dicendo: — Vai..…. vai al Sud, proprio lì ho perso la mia gamba!!!. Angelo un po’ scoraggiato da questo incontro che gli ha lasciato un leggero sapore amaro continua con maggior fermezza il viaggio senza lasciarsi impressionare da quelle parole

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Duro è ancora il cammino e l’ansia della ricerca gli dà la spiegazione dell’esistenza di questa anziana persona che ormai vive senza speranza.



Capitolo IV

Il bambino


A

ngelo, di nuovo in cammino, instancabile, vede il secondo paese dove trova con inaspettato

piacere un bambino della sua età che, impressionato dalla sua ala bianca e splendente, gli chiede: — Posso accarezzarla? Angelo allunga l’ala e sfiora la mano del bambino, come se volesse toccare quelle piccole dita. Il bambino meravigliato commenta: Come è morbida…. — E’ così soffice! E’ più liscia delle ali del fagiano di mio zio. Angelo con umiltà gli spiega: — Ti sembra, ma sono uguali. Tuttavia il bambino ancora stupito per l’incontro aggiunge:

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— Darei qualsiasi cosa per avere un’ala come questa. — Che faresti con essa? Il bambino guardando il cielo risponde: — Volerei in alto per scoprire luoghi lontani e galleggierei sulle nuvole per respirare il loro fresco profumo Angelo senza scomporsi: — Io non posso volare, certo potrei farlo se trovassi l’altra mia ala. A

questa

affermazione

bambino replica: — Se con un’ala non puoi

il


volare, a che ti serve tenerla? Angelo, forse un po’ triste: — Non so. Il bambino, comprendendo la situazione incalza: — Non preoccuparti, io ho un occhio che non può piangere. Angelo colpito da queste parole, con voce calma e cercando di non ferirlo, con la sua inesperienza sul tema, gli dice: — Raccontami del tuo occhio che non può piangere. Il bambino respira con forza: — Quando mi trovo in una situazione triste o dolorosa piange solo il mio occhio destro, ma se fossi come te e avessi soltanto un’ala e non

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potessi volare, piangerei di tristezza e a lungo con tutti e due gli occhi! Angelo, senza esitazione: — Io non piango, né sono triste perché vado al Sud per incontrare l’altra ala. Se vuoi accompagnarmi forse potrai incontrare il pianto per questo tuo occhio. — Non è un fastidio per te accollarti la mia compagnia? Angelo sorride, gli prende la mano e continua il cammino.

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Capitolo V

La Strega


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uando vedono il terzo paese si imbattono in una signora molto brutta, forse troppo, o ancora di

più. Angelo con gentilezza si rivolge alla signora e le presenta l’amico. — Noi andiamo al Sud in cerca delle cose che ci mancano: il bambino del suo pianto io della mia ala. La signora senza espressione e con movimenti rapidi prende la mano di Angelo e, sussurrandogli nell’orecchio gli dice: —“ Se vuoi posso trasformare il bambino nella tua ala sinistra, ma poiché il bambino ha un occhio che non può piangere probabilmente quest’ala non potrà farti volare.” Angelo si allontana rapidamente senza comprendere questo

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comportamento e ribatte vivacemente…... — Non cambierei il mio amico con un’ala, anche se questa mi permettesse di volare. La signora, come una belva che ha perso la preda, si lancia contro il bambino e a bassa voce gli dice: — Se vuoi posso trasformare il tuo amico in lacrime per il tuo occhio, ma poiché gli manca un’ala, forse queste lacrime non ti permetteranno di vedere mentre piangi. Il bambino mostra con grande enfasi il suo disappunto: — Angelo è mio amico e l’unica speranza di poter incontrare il mio pianto, non lo cambierei anche se queste lacrime mi lasciassero vedere. La signora, che in realtà è una strega, in un attimo sparisce.

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Capitolo VI

Marionette Viventi


L

’Angelo e il bambino si stringono forte le mani come per suggellare un patto di eterna amicizia.

Continuano il cammino e ogni tanto si fermano per distendere le gambe e bere un po’ d’acqua sotto un albero frondoso, alleviando il faticoso cammino che li porterà al quarto paese. Perplesso, dopo averlo attraversato tutto e senza incontrare nessuno, Angelo commenta: — Dove saranno tutti? — “Forse sono partiti per il Sud “risponde il bambino meravigliato. Angelo, forte dell’esperienza fatta durante il viaggio, commenta: — Il Sud non è per tutti, è un posto diverso, arrivare è difficile e occorre una grande forza di volontà, unita ad un motivo spirituale che ci permetta di

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orientare questa ricerca. — Io non sapevo del Sud, ho avuto bisogno di te...... Come potranno saperlo altre persone? — Forse c’è da sentirsi strani. — Vuoi dire tristi? — Noi ci sentiamo tristi quando ci manca qualcosa che è importante per noi, ma se non abbiamo perso niente, la sensazione è tanto nascosta che non raggiungiamo il sentimento giusto. Compresa la risposta, il bambino afferma: — Sono sicuro che ciò che sento è tristezza. Quando piove l’occhio mi duole perché fa un grande sforzo per imitare quelle gocce, ma se guardo verso dove provengono e una piccola goccia d’acqua mi entra nell’occhio, questo respira come respirano

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le piante, gli alberi e i fiori quando sono toccati dalla sua fresca acqua. Io sento il bisogno che il mio occhio si bagni con questa piccola goccia di pianto che fa forza nel mio petto, perché così potrà lasciare fuggire questa tristezza nascosta. Angelo cercando di chiarire il sentimento del bambino gli dice. — L’occhio piangente non lascia andare via la tua tristezza? — Un po’, però non mi basta. In quel momento vedono un inaspettato cartello illuminato da una forte luce che annuncia la rappresentazione delle Marionette viventi nel teatro centrale. Affrettano il passo e incontrano una grande folla di persone che aspettano di comprare il biglietto d’ingresso, probabilmente tutti gli abitanti del paese.

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L’ultimo è un papà che porta la sua dolce bambina sulle spalle. Angelo lo saluta rispettosamente e con gentilezza. — Buonasera! Il signore lo guarda pensando che ormai non è più l’ultimo della fila e fa un segno verso l’alto mostrandogli la bambina. E questa esclama: — Ciao, io sono molto alta, il mio nome è Rosaria. La bambina, sentendosi sulla montagna più alta e protetta dalle grosse spalle del padre, indicando il bambino col ditino domanda: — Chi è lui? Angelo risponde sorridendo: E’

il

mio

accompagna

amico,

mi


al Sud. Il signore, facendo finta di niente dice: — Così lontano?Io preferisco aspettare la rappresentazione, certo sarà più divertente. — “Deve essere una rappresentazione molto buona per riunire tanta gente”, commenta il bambino meravigliato. Il papà abbassando lo sguardo e un po’ intimidito non esita a rispondere: — Non lo sappiamo, è la prima rappresentazione in questo paese. Cresce il dubbio e Angelo domanda: — E’ molto che aspettate? Il padre, sentendosi frugare nel corpo come a fargli male, risponde:

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— Da parecchi anni, però ci sono persone che sono qui da molto più tempo, sono l’ultimo della fila perché ho dubitato molto, però alla fine mi sono deciso e sono molto contento perché darò una grande gioia alla mia bambina alleviandole la sofferenza, perché lei è speciale, è nata paralizzata e l’attesa sulle mie spalle le dà sicurezza. Il bambino condiscendente, pronto a collaborare comunque in qualsiasi cosa, offre loro di partecipare al cammino che hanno intrapreso. Probabilmente la bambina potrebbe incontrare qualche soluzione e così evitare questa lunga attesa. Il papà ringrazia. “Sono stato l’ultimo a decidermi, non posso sciupare tutto questo tempo semplicemente per partire, sono sicuro che aspetteremo la grande rappresentazione”.

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Capitolo VII

L’insegnante


A

ngelo e il bambino si accomiatano senza guardarsi indietro per non addolorarsi con

quel triste spettacolo. Angelo affretta il passo e dice: — Sento che siamo gli unici che realmente assisteranno alla rappresentazione. Per fortuna sappiamo che il Sud esiste. Il bambino che è rimasto affascinato dalla bambina commenta: — Sento il desiderio di continuare a contemplarla sebbene sia l’ultimo di questa grande fila, se realmente esiste qualcosa oltre il Sud. Ritornerò per rimanere accanto a lei. Angelo, guardandolo, capisce la nobiltà dei suoi sentimenti e sa con certezza che l’amico incontrerà le

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sue preziose lacrime. I due continuano la marcia con pioggia e freddo, con le strade allagate finché scorgono il quinto paese. Entrando trovano tutto molto pulito e ordinato. Entrambi respirano un’aria familiare e respirarla riempie loro l’anima di sensazioni . Ad un tratto odono una voce: “Che fanno questi bambini fuori dalla scuola in orario di lezione”? Angelo si meraviglia: — No signora , siamo in viaggio per il Sud. — Non se ne parla nemmeno!! La donna prepara una scrivania, con due sedie, attrezzi scolastici e li invita a lavarsi le mani. Il bambino, che cerca di difendere il suo obiettivo

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spiega: — La ringraziamo signorina, ma andiamo al Sud. Il Sud è la nostra meta. La maestra replica, con voce autoritaria: — Nessuno vi può togliere questo cammino, però ciò che viene prima ,viene prima, e dovete sapere la lezione. La maestra comincia a parlare dicendo: — La conoscenza è fondamentale per distinguersi nella vita. — Però maestra, siamo già andati a scuola, afferma Angelo.


L’insegnante, con l’autorità di chi sa, dice: — Se siete stati a scuola e sapete questa lezione, per favore, ditemi che cosa è il Sud Entrambi stupiti perché avevano pensato di avere realtà distinte: — Non lo so, disse il bambino. Angelo mi ha detto che è dove io potrei trovare le mie lacrime e lui la sua ala mancante. L’insegnante lentamente: — Abbiamo sempre la sensazione che in qualche posto stiano tutti i nostri interrogativi, ma la risposta è sempre dentro di noi. Il posto al Sud è simbolico, però esiste sempre quando si sceglie la strada giusta con spirito visionario, allegro, fermo, e umile. Il Sud che voi cercate io l’ho incontrato qui e la mia

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grande soddisfazione è che voi ora lo sapete, in questo modo il mio incarico è compiuto. Non potrete vivere in un Sud diverso dal mio… Con sguardo sempre dolce e atteggiamento severo suona il campanello: — Ragazzi, la lezione è finita, raccogliete le vostre cose e andate.

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Capitolo VIII

Rappresentazione Speciale


C

on gioia e con alcuni interrogativi i due proseguono il cammino sulla strada non meno ardua e aspra.

Finalmente, fisicamente esauriti, avvistano il sesto paese, che sembra una grande tenda. Sulla porta c’è un signore molto basso con dei biglietti verdi in mano, che offre loro un ingresso promettendo il migliore degli spettacoli. — Prego, prendete il biglietto e non perdetelo. A fine spettacolo sorteggeremo due premi favolosi. — Non abbiamo soldi per pagare lo spettacolo. “Non c’è problema, voi siete gli unici e i più attesi spettatori, perciò affrettatevi, lo spettacolo sta per cominciare”. Entrambi sono in grande attesa, osservano le luci che si accendono e un grande palcoscenico

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appare davanti a loro. Il bambino tiene gli occhi e la bocca spalancati, mentre una banda di musicanti sordi esegue accordi melodici cosĂŹ dolci e tenui, che i nostri pellegrini non avevano mai sperato udire. D’improvviso si illumina il centro del palcoscenico e compare il presentatore che spiega le prodezze che faranno gli attori. Gli spettatori, perplessi, capiscono quello che dice anche se muove solo le mani sottolineando tutte le sue parole. Senz’altro è muto. Come possono ascoltare se le sue parole non hanno suono? La magia di quelle dita esprimono il significato portandolo direttamente alle loro anime. Un gruppo di bambini circonda il palcoscenico danzando. Alcuni di loro con lineamenti orientali, avendo

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scelto di avere l’intelligenza dell’amore, la spargono ovunque senza scegliere a chi, perché arrivando tocca tutti. Poi una intensa luce verde smeraldo illumina l’attore principale “Mimus”, un bambino che con solo due movimenti del capo, come quelli di un autistico,


esprime sentimenti di ineguagliabile ricchezza. Mimus con tutti i pori della pelle diffonde bei sogni, lo sguardo e la respirazione sottolineano il candore di un essere celestiale che è grato alla vita. — Perché hanno perso parola, vista, gesti e movimenti? Tutti sono menomati fisicamente, alcuni senza gambe, senza braccia, senza occhi, senza voce e altri con tutti questi particolari. Alla fine della rappresentazione il presentatore annuncia che sono stati estratti due biglietti e che i vincitori sono un bambino e un mezzo angelo. Tutti fanno loro i complimenti per aver vinto un premio così incredibile, Angelo sapendo di essere molto più che fortunato, domanda: — Qual è il premio? Con euforia lo informano che saranno i nuovi abitanti

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di questo paese. — Angelo tu volerai con la tua unica ala e tu bambino piangerai col tuo occhio asciutto. Angelo, compiaciuto, esprime il suo gradimento. — Sono tutti fantastici, stare vicino a voi è vivere nella realtà il più bello dei sogni ,ma non possiamo accettare perché andiamo in cerca del Sud. Il presentatore risponde: — Questo è il Sud e ve lo offriamo. Angelo piangendo, commosso, manifesta sensibilità con un caldo abbraccio di addio.




Capitolo IX

L’arrivo


C

osì comincia la più dura delle partenze: un difficile cammino come gli altri, forse il più lungo.

— Angelo, i piedi mi fanno male. Potresti caricarmi un po’ sulle spalle?. Angelo sebbene esausto specie perché deve sopportare sempre il peso della sua pesante ala, cerca di prenderlo, ma il ragazzo da quell’esempio recupera le sue forze e continua con rinnovata fermezza. —Dovevo rimanere nella tenda, ho sentito una piccola lacrima affiorare dall’occhio Angelo domanda colpito: — Vuoi tornare? — No, continuerò fino alla fine, dopo tutto cerco un gran pianto per il mio occhio. Scorgono il settimo paese in un bosco frondoso con

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alberi enormi e piccole capanne fumanti, con giardini che profumano la campagna di freschi aromi La prima persona che incontrano sul cammino nel bosco è un pittore che, lieto della visita decide di mostrare loro il suo studio. Angelo, molto contento di conoscere un artista gli domanda: — E’ piacevole essere un artista? — — Sì, si sente una grande emozione quando si vedono le nostre realizzazioni. Entrano nello studio e il ragazzo osservando tutto, domanda: —Perché sei un artista?

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Questi, guardando dentro di sé, riflettendo, risponde: — Come il fiume delle sensazioni che guardo nel mio intimo e che per mezzo della pittura scorrono, così posso esprimere tutti quei sentimenti che altrimenti non riuscirei ad esprimere in nessun altro modo, come se la mia anima fosse l’esecutrice delle opere. All’improvviso il ragazzo che scruta tutto si imbatte in un quadro di grande bellezza. Osservandolo Angelo meravigliato, stupito e con una stereotipata allegria, afferma: — E’ lei quella che cerco! Senza saperlo aveva iniziato il suo lungo peregrinare per quell’incontro. La pittura mostrava una bella ragazza con un’ala sulla spalla sinistra.

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L’artista esclama: — E’ mia figlia ed è qui. Le mie preghiere sono state ascoltate. L’artista gli indica la strada per incontrarla perché sta raccogliendo fiori e cercando ispirazione per le sue poesie. Angelo corre come non mai prendendo la mano del suo compagno di viaggio. Entrando nel bosco la vede. E’ lì… E senza respirare le si avvicina, la tocca con le mani e con un inconscio battere di ali, entrambi si innalzano fino al cielo, così azzurro, come gli occhi del ragazzo, a cui prima di tale maestosa visione, comincia a piangere l’occhio producendo lacrime

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copiose, senza interruzione. Capisce così che l’occhio prima non piangeva dalla tristezza, ma di una emozionante e profonda gioia.

Incontra il tuo Sud e incontrerai la ragione della tua vita, se qualcosa ti manca è perché qualcosa ti è di troppo… e se qualcosa ti è di troppo incontra qualcuno con cui condividerlo. Incontra il tuo Sud!!!

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Hai finito di leggere questo libro “alatoâ€? , e desidero ringraziarti per aver condiviso con me questo meraviglioso viaggio. Altre tenere storie ti attendono sul sito web del mio autore: www.jorgeparada.org. Qui è possibile contattare Jorge e conoscere tutte le sue opere. Ci sono molti messaggi in attesa di essere scoperti.

Puoi continuare a ricevere frasi e pensieri di Jorge attraverso facebook.com/jorgeparadaautor

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troverai

altri

lettori

sensibili che vorranno condividere le proprie esperienze ed emozioni dopo aver letto la mia storia.

Jorge e io ti invitiamo a volare con noi. Questo viaggio non è ancora finito ...

Angelo e Jorge


Questo libro è stato completato il 2 Luglio 2013, mentre una pioggia di piume riempiva la città .





“-Sai come si chiama un angelo senza un’ala? -Non lo so e tanto meno so come si chiama

il bambino a cui ne avanza una.”

L

’angioletto con una sola ala racconta la storia di un angelo che non può volare a causa della mancanza di una sua ala, e che per volare intraprende unviaggio incredibile. Meraviglioso!!!

Nelle sue traversie incontra persone a cui manca altro: in ciascuna personaggio dell’opera si evidenza l’enorme ventaglio di capacità e diversità che risuonano nel lettore in maniera aperta ed emotiva. Possa essere un messaggio istruttivo, ideale per la lettura in famiglia, nelle scuole, e soprattutto per persone sensibili ed emotive.In definitiva per una visione molto umana di una tematica difficile da trattare e necessaria in questa società ogni volta sempre più separatista.

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