7 - Notizie dalla Commissione

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Anno III, n. 2 - marzo 2013

Ingegneria dell’informazione Notizie dalla Commissione

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IN COMMISSIONE

Iniziative locali e gruppi di lavoro

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Iniziative regionali e nazionali

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Altre iniziative in corso

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PROFESSIONE

Un modello di business che lega tecnologia e tradizione

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Sicurezza elettrica: impianti elettronici

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Il decreto 37/08 e l’ingegnere dell’informazione

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SUSTAINABLE & SOCIAL ICT

Ingegnere dell’informazione e territorio

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Stampa elettronica, la sfida è a colori

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STORIA e CULTURA

Algoritmi + Strutture dati = Programmi 14

Commissione ingegneria informazione


Ingegneria dell’informazione Notizie dalla commissione

Foglio informativo curato dalla Commissione dell’Ingegneria dell’Informazione dell’Ordine degli Ingegneri di Pavia. Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione è una pubblicazione non periodica e non può, pertanto, considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7 marzo 2001. Uffici c/o Ordine degli Ingegneri di Pavia, Via Indipendenza 11, 27100 PAVIA.

Ing. Stefano Tazzi Coordinatore Commissione Ingegneri dell’Informazione

Contatti Segreteria Ordine degli Ingegneri di Pavia Tel: 0382.22070 Fax: 0382.530478 E-Mail: contatti@ording.pv.it PEC: ordine.pavia@ingpec.eu

Referente notiziario: Ing. Christian Cucculelli mail-to: christian.cucculelli@gmail.com

Coordinatore della Commissione: Ing. Stefano Tazzi mail-to: stefano.tazzi@tin.it

Hanno collaborato a questo numero Foto Christian Cucculelli

christian.cucculelli@gmail.com

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Stefano Tazzi

stefano.tazzi@tin.it Foto

Cristiano Canobbio

cristiano.canobbio@gmail.com Foto

Marco Spada

m.c.spada@mash.it Foto

Michele Cuzzoni

Bruno Lo Torto

Giacomo Marsano

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Foto

Ingegneria dell’Informazione, a che punto siamo Uno degli argomenti principali di cui si discute in Commissione, nella sede locale così come in quelle regionali e nazionali, è la mancanza per l’ingegneria dell’informazione di un supporto normativo che riservi in modo chiaro attività specifiche a figure adeguate, identificando ed attribuendo le responsabilità. Esistono le competenze, gli strumenti tecnici, gli standard, una base tecnica normativa che si fa sempre più articolata, soprattutto per la pubblica amministrazione; sono state fatte numerose esperienze nel tempo che hanno impegnato capitali pubblici rilevanti, alcune anche con lasciti di qualità dal punto di vista del materiale di studio (es. linee guida CNIPA); sono state attivate iniziative interessanti; ci sono prospettive e sfide interessanti. Nonostante ciò ci si ritrova sovente a confrontarsi con situazioni inadeguate, determinate da un approccio legato prevalentemente ad un fattore di risparmio economico. Purtroppo, nel nostro settore manca un rapporto causa-effetto evidente tra errore informatico e danno diretto alla salute o impatto sociale (anche se il recente caso Trenord di cui abbiamo dato conto dovrebbe far scuola); da qui il problema sottovalutato. Per applicazioni specifiche in ambito sanitario e industriale esistono varie normative tecniche; manca comunque una raccolta dal punto di vista dell’ingegneria dell’informazione (anche se su questo fronte un Gruppo di Lavoro UNIINFO sta operando). In questo contesto complesso chi decide non ha alcun vincolo, ma nemmeno nessun aiuto! Con la legge numero 4 del 14 gennaio 2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate” c’è il pericolo che si instauri un’ulteriore confusione, con il fatto paradossale che per certe professioni ci sia un’abilitazione riconosciuta per membri di libere associazioni e non di aderenti agli ordini professionali con le medesime competenze. Dal confronto con colleghi di altre discipline emerge che le problematiche di rispetto delle norme, anche esistenti, non è scontato. Nelle pagine interne è dato ampio risalto al DM 37/2008 (installazione di impianti all’interno degli edifici), con particolare riferimento agli impianti elettronici. Vengono inoltre introdotti i temi delle Smart City e - più in generale - del legame tra tecnologie dell’informazione e territorio. È quindi evidente la necessità di presentarsi compatti come categoria ampia, sollecitando e cercando risposte. Alcune azioni sono in corso, ma senza una piena presa di consapevolezza della situazione da parte di chi ha competenze per capire e titolo per pronunciarsi, difficilmente si otterranno risultati. Sta infatti a noi tecnici rendere evidente gli impatti ed i pericoli della nostra attività.


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IN COMMISSIONE

Iniziative locali e gruppi di lavoro Seminari Dopo la giornata formativa di novembre, e registrato l’alto interesse al filone formativo della comunicazione da parte degli iscritti , si è provveduto a contattare il prof. Claudio Maffei per ulteriori giornate da erogare nel corso del 2013. Riforma delle professioni Il tema è particolarmente sentito tra i colleghi. Rispetto al precedente incontro, non ci sono aggiornamenti di rilievo dai gruppi regionali e nazionali con cui siamo costantemente in contatto. Particolare attenzione è dedicata anche

all’ultima spinta legislativa in relazione alle professioni non regolamentate. Lettera per pubbliche amministrazioni Nell’ultimo incontro di commissione si è deliberato di trasmettere una lettera a tutte le pubbliche amministrazioni locali al fine di promuovere la figura dell’ingegnere dell'informazione. Si tratta di attività già realizzate anche da altri ordini, come ad esempio da quello di Lecce, già qualche anno fa.

Iniziative regionali e nazionali CIIdI Il prossimo incontro del CIIdI si terrà il 16 marzo a Bologna. Seppur ritardata da qualche intoppo burocratico, è confermata la partecipazione di Stefano Tazzi al GdL UNINFO "Attività professionali non regolamentate - Figure professionali operanti nel settore ICT".

CII-CROIL Si rimane in attesa di una pronuncia da parte della CROIL per la collaborazione con casa editrice MAT per consentire la pubblicazione dei nostri articoli su un sito web (gruppo di lavoro di cui fa parte Cristiano Canobbio).

Altre iniziative in corso Rapporti con Associazioni • tra le iniziative evidenziate si cita • ISF propone l’idea di promuovere L’ultima seduta della Commissione un progetto per interfacce per il volontariato d’impresa, con proè stata anticipata da un incontro disabili, basate su Open Hospital getti sponsorizzati internamente con i rappresentati di Informatici (software open source per la disaalle aziende. Senza Frontiere (ISF), associazione bilità); L’incontro si è concluso esprimendo Onlus che ha l’obiettivo di utilizzare • ISF ha attive collaborazioni con la nostra disponibilità e l’impegno conoscenze e strumenti informatici numerose università, tra cui Boc- per verificare la fattibilità nel far per portare un aiuto concreto a chi coni, Bicocca, Politecnico di Tori- nascere un gruppo ISF nell’ambito vive situazioni di emarginazione e no, Politecnico di Milano e Poli- dell’Università di Pavia. Non appena difficoltà: presenti all’incontro Stetecnico di Bari. E’ ausipcata una sarà ricevuto il materiale divulgativo fano Tazzi, Cristiano Canobbio e collaborazione con l’Università di richiesto a ISF, la commissione si Christian Cucculelli. I principali punti Pavia; attiverà per quanto di sua compeemersi dalla discussione si possono • ISF esprime interesse per il coin- tenza. Tutti sono invitati a contribuicosì riassumere: volgimento degli studenti: è quin- re. • ISF è alla ricerca di progetti per la di estremamente interessata nello Sarà interessata la commissione Lombardia; sviluppare collaborazioni con solidarietà. scuole e università; Pagina 3


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PROFESSIONE

Un modello di business che lega tecnologia e tradizione di Michele CUZZONI introduzione di Stefano TAZZI L’espressione coda lunga, in inglese The Long Tail è stata coniata da Chris Anderson in un articolo dell’ottobre 2004 su Wired Magazine per descrivere alcuni modelli economici e commerciali, come ad esempio Amazon.com, uno tra i più noti siti web di commercio elettronico. Il termine è anche utilizzato comunemente nelle scienze statistiche per definire modelli di distribuzione della ricchezza e di usi lessicali. In queste distribuzioni, una popolazione ad alta frequenza è seguita da una popolazione a bassa frequenza, che diminuisce gradatamente (tail off). In molti casi, gli eventi poco frequenti – la coda lunga, appunto – possono cumulativamente superare in modo o in importanza la porzione iniziale della curva, di modo che presi tutti insieme rappresen-

tano la maggioranza. Anderson sostiene che i prodotti a bassa richiesta o con ridotti volumi di vendita possono collettivamente occupare una quota di mercato equivalente o superiore a quella dei pochi bestseller. Internet, quindi, valorizza enormemente la coda lunga, ovvero i prodotti di nicchia o la ricerca delle nicchie di mercato. Grazie ad Internet e alla coda lunga, oggi anche i piccoli operatori hanno possibilità una volta impensabili. Possono essere implementate soluzioni di grande efficacia con costi ragionevoli, implementando un marketing basato sul cliente e sull’ascolto delle esigenze degli utenti. Filo conduttore per queste attività è il Social Media Marketing, modalità di diffusione in maniera consapevole dei propri contenuti attraverso il Web. Alcuni concetti chiave del social media marketing: • farsi conoscere attraverso il Web;

Fig.1 - Nell’immagine sopra, la coda lunga è la parte in colore arancione. Pagina 4

• non puntare alla vendita ma al • • • •

coinvolgimento degli utenti; costruirsi una reputazione online; aumentare la propria visibilità; innescare meccanismi virali (passaparola); essere aperti al dialogo ed al confronto con i propri clienti.

Nella long tail e in queste attività si è imbattuto, in modo più o meno consapevole, il nostro collega Michele Cuzzoni, titolare del sito www.campanologia.it. Nel seguito ci racconta la sua esperienza. Dallo scorso novembre 2012 è attiva la versione aggiornata del sito campanologia.it, di cui sono titolare e webmaster da oltre cinque anni. Il sito tratta, ovviamente, di campane e di quanto ad esse può riferirsi, sia per quanto riguarda la fisica acustica, la chimica dei materiali, la meccanica dei metalli, sia per gli aspetti storici, etnoantropologici, culturali e musicali. Questo sito può definirsi la “conseguenza” dell’interesse che le campane mi hanno ispirato fin da bambino, quando ricevetti i primi esemplari, provenienti dalla sonagliera del cavallo utilizzato per lavoro dal nonno Silvio fino agli anni Cinquanta. E’ iniziata così la mia collezione di campanelli, che attualmente comprende oltre mille pezzi, di varia forma e dimensione, ritrovati un po’ dovunque, in negozi, mercatini o bancarelle di souvenirs. Un sempre maggiore interesse ho dedicato alle campane da chiesa, dapprima semplicemente osservando ed ascoltando i concerti attivi


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PROFESSIONE

nei campanili che potevo ammirare a Pavia e in provincia oppure durante viaggi o vacanze. Ho quindi cominciato a reperire informazioni tecniche, storiche e artistiche sull’argomento. In seguito ho ampliato le conoscenze su campane e campanili durante il corso di laurea in ingegneria edile -architettura, approfondendo le tematiche inerenti il restauro di edifici sacri e presentando, nel novembre 2000, la tesi “Recupero del Complesso Parrocchiale di Sant’Antonino di Torrazza Coste”. Come libero professionista ho realizzato il restauro di alcune torri campanarie e dei relativi concerti di campane. Tale esperienza mi ha suggerito di dedicare uno spazio web all’argomento che tanto mi appassiona e che si può sintetizzare nel termine “campanologia”, vale a dire: “Complesso degli studi attinenti agli aspetti storici, tecnici, musicali, etno-antropologici, etnografici, geografici, patrimoniali, culturali, religiosi, ecc., delle campane”. Il recente aggiornamento ha trasformato il sito “campanologia.it” (nato nel 2007) in un portale che approfondisce le materie di architettura, arte di suono, atti normativi, chimica, fisica,

Fig. 2 - Stampa “Prospetto di costruzione delle parti fondamentali di una campana”

acustica, ingegneria, liturgia, musica, storia applicati alle campane, fornendo esempi tratti dalla pratica professionale. Il portale offre visibilità all’esperienza che ho maturato nel settore, ampiamente illustrata da servizi fotografici di alcuni interventi da me realizzati su torri e celle campanarie. Il portale si pone diversi altri obiettivi culturali: - favorire la conoscenza di un argomento di nicchia, evidenziandone gli aspetti più interessanti e insoliti; - divulgare norme tecniche e legislative per facilitare l’attività degli operatori del settore, nel rispetto

Fig. 3 - Campana maggiore Parrocchia “S. Antonino”

delle disposizioni vigenti; - fornire spunti didattici a diversi ordini di istruzione: dal “simulatore di campane” adatto agli alunni della scuola primaria, alle pagine di fisica, acustica e metallurgia, utili agli studenti degli Istituti superiori e universitari. Le visite giornaliere sono in media 150 e sovente si accompagnano a richieste di informazioni da parte di persone che si avvicinano per la prima volta al mondo delle campane. Sono sempre lieto di fornire notizie e chiarimenti a tutti coloro che, come me, si considerano “amici delle campane”.

Fig. 4 - Stampa “Schema di una campana” da “Enciclopedia D’Alembert-Diderot – (1746-1780). Pagina 5


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PROFESSIONE

Sicurezza elettrica: impianti elettronici di Giacomo MARSANO Con il presente articolo si vuole evidenziare che, ancora oggi, gli impianti elettronici vengono troppo spesso realizzati in assenza di progettazione e con errori di installazione basilari che li rendono pericolosi ai fini della sicurezza elettrica. Infatti, oltre al riscontro di numerose violazioni alle normative generali di installazione degli impianti elettrici, spesso si riscontrano errori di alimentazione, separazione e isolamento elettrico rispetto agli impianti elettrici generali per la mancanza di attenzione o di conoscenza degli obblighi di legge applicabili. Per iniziare viene presentato un breve richiamo agli obblighi di progetto e di documentazione che ricadono anche sulle installazioni di impianti elettronici. Impianti elettronici - Oltre agli impianti radiotelevisivi e le antenne rientrano tra gli impianti elettronici soggetti alle specifiche del DM 37/08 i seguenti impianti: • impianti domotici; • sistemi di regolazione degli im-

pianti; • impianti di diffusione sonora; • impianti antintrusione/ • • • • • • • •

videosorveglianza; impianti di video/citofonia; sistema citofonico; impianti di controllo industriale; impianti di telemetria/ telecontrollo; impianti TVCC; impianti di rivelazione e allarme incendio; impianti di rilevazione presenze con lettori (badge) e timer; … Pagina 6

Obbligo di progetto - Secondo il DM 37/08 si ha l’obbligo di progetto per tutti gli impianti elettrici e analogamente per tutti gli impianti elettronici. Infatti, il DM 37/08 prevede all’art. 5, comma 2, lettera e) - Impianti di cui all’art. 1, comma 2, lettera b), l’obbligo di progetto per gli impianti elettronici in genere quando questi coesistono con impianti elettrici con obbligo di progettazione. Pertanto gli impianti elettronici hanno obbligo di progetto (firmato da professionista o a cura del responsabile tecnico dell’impresa installatrice) se coesistono con impianti elettrici aventi lo stesso obbligo. Documenti costituenti il progetto degli impianti elettronici - Indipendentemente da chi assolva all’obbligo di progetto, progettista o responsabile tecnico dell’impresa installatrice, la documentazione di progetto deve essere redatta in modo tale da contenere tutte le informazioni che consentano di valutare quale sia stato lo studio eseguito e le decisioni intraprese per la realizzazione, trasformazione o ampliamento dell’impianto elettronico. Documentazione a corredo di un impianto - Ogni impianto, anche elettronico, dovrebbe essere corredato con la documentazione riportata di seguito: • progetto dell’impianto; • dichiarazione di conformità ai

sensi del DM 37/08; • allegati obbligatori alla dichiara-

zione di conformità; • schede prodotti e materiali utiliz-

zati; • verifica iniziale;

• libretto istruzioni per l’uso e la

manutenzione dell’impianto; • registro dei controlli manutentivi.

Cosa invece avviene - Per gli impianti elettronici ancora oggi, purtroppo, la fase di progettazione viene spesso sottovalutata o addirittura omessa, arrivando a sostenere spesso che vista la tipologia di impianto si farà riferimento alla documentazione fornita dal produttore (schemi unifilari, multifilari, tipologici, …) che viene allegata alla dichiarazione di conformità, quando redatta. Chi sostiene ciò sostiene che non c’è obbligo di progetto e che gli eventuali problemi che dovessero presentarsi in fase di installazione possono essere risolti “in cantiere” via via che si presentano. L’errore è spesso dello stesso committente in quanto la visone del risparmio sulle spese di progettazione fa sì che non gli faccia comprendere che senza una corretta progettazione non si possono prevedere gli obblighi derivanti dalle normative generali applicabili anche agli impianti elettronici o quelli derivanti da specifiche normative legate all’ambiente in cui andranno installati. Come si può pretendere così di realizzare un impianto a norma senza un’analisi del luogo di installazione o considerazioni circa la classificazione degli ambienti, le modalità di alimentazione e altri aspetti fondamentali a garantire la sicurezza elettrica degli impianti elettronici. Il ricorso alla documentazione tecnica dei costruttori, oltre a non costituire minimamente la documentazione progettuale ma solo la documentazione di riferimento del


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progettista, non permette di considerare minimamente le problematiche legate al luogo di installazione, con evidenti impatti anche sui costi generali, sui tempi di realizzazione, sull’affidabilità e, non ultima, sulla rispondenza normativa degli impianti. Infatti, anche per questi impianti la progettazione, se effettuata correttamente, permette di ottenere risultati certi ed ottimali in termini di: • • • •

funzionalità; affidabilità; sicurezza (per persone e cose); rispondenza normativa;

8 (Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in corrente alternata a 1500V in corrente continua) in quanto risulta essere un riferimento normativo per ogni impianto almeno per quanto riguarda la classificazione dei luoghi e per molti degli aspetti specifici di installazione e di sicurezza elettrica (vedi alimentazione degli impianti elettronici). Sono inoltre presenti numerose normative specifiche di settore e di prodotto che non possono essere sconosciute a che “progetta” e “realizza” impianti elettronici.

superiore a 0,6/1kV”; UNI 11224 “Manutenzione obbligatoria e controllo iniziale sistemi attivi di rivelazione incendio”; Alcuni problemi riscontrati sugli impianti elettronici - Al fine di far riflettere sugli aspetti di sicurezza elettrica vengono riportate di seguito alcune delle principali problematiche che vengono riscontrate sugli impianti elettronici in genere. 1 - Alimentatori di tipo tradizionale su impianti che richiederebbero un’alimentazione in categoria 0 di tipo SELV (Safety Extra Low Voltage o bassissima tensione di sicurezza)

e anche • contenimento e ottimizzazione

dei costi. Il quadro normativo - Quanto riportato di seguito non è un elenco delle normative ma un semplice richiamo ad alcune tra le normative generali e di settore applicabili agli impianti elettronici. Sicuramente bisogna ricordare che i riferimenti da non dimenticare sono il DM 37/08 (Dichiarazione di conformità alla regola dell’arte e relativi allegati) e la norma CEI 64-

Esempio di schema unifilare

Alcune di queste sono: CEI 79-2 - CEI EN50131-1 per la costruzione dei materiali costruiti a regola dell’arte; CEI 79-3 - CEI CLC/TS50131-7 norme tecniche applicabili per la realizzazione di sistemi antifurto/ antintrusione e TV.CC.; CEI 46-7 Cavi elettrici per sistemi di sicurezza CEI 20-35 Prove sui cavi elettrici sottoposti al fuoco – Parte 1: Prova di non propagazione della fiamma sul singolo cavo verticale CEI 79-2 Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto. Norme particolari per le apparecchiature CEI EN 60065 (CEI 92-1) Apparecchi audio, video e apparecchi elettronici similari. Requisiti di sicurezza UNI 9795:2010 “Sistemi fissi automatici di rivelazione e di segnalazione allarme d’incendio” UNI EN 54-1/25 per la costruzione dei materiali costruiti a regola dell’arte; CEI20-36 “Prova di resistenza al fuoco dei cavi elettrici”; CEI20-45 “Cavi resistenti al fuoco isolati con mescola elastomerica con tensione nominale U0/U non

L’utilizzo di sistemi di categoria 0 garantisce la sicurezza contro i contatti diretti ed indiretti solo quando vengano rispettate prescrizioni di alimentazione e di installazione ben precise (cfr. Tabelle 1 e 2 a pag. seg.). 2 - Confusione tra circuiti SELV e circuiti per alimentazione di apparecchiature a doppio isolamento (confusione tra trasformatore di isolamento e trasformatore di sicurezza) Spesso nei circuiti SELV viene realizzata un’alimentazione mediante trasformatore di isolamento anziché di sicurezza secondo la CEI 963. La differenza dei trasformatori di isolamento e di sicurezza riguarda la tensione secondaria del trasformatore, che per il trasformatore di sicurezza deve essere inferiore a 50 V. Un trasformatore di sicurezza è un trasformatore adatto all'alimentazione di circuiti SELV, quello di isolamento no. Il trasformatore di isolamento può essere utilizzato per l’alimentazione di circuiti protetti per separazione elettrica. Pagina 7


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Se si utilizzano alimentatori elettronici, per essere considerati una sorgente di sicurezza adatta per circuiti SELV bisogna rifarsi a diverse normative, ad esempio per le lampade la norma EN 61347-2-13 (CEI 34-115) prevede che i trasformatori elettronici o convertitori debbano essere dichiarati dal costruttore come "equivalenti SELV" per poter essere utilizzati in circuiti di questo tipo. 3 - Installazione di alimentatori di sicurezza nel quadro elettrico generale passando l'impianto assieme agli impianti a 230 V senza alcuna misura di separazione e isolamento nonché errato utilizzo di cavi per sistemi di categoria 0 in relazione alla loro installazione La mancanza di separazione degli impianti di categoria 0 rispetto agli impianti di categoria I o l’utilizzo di cavi non idonei per essere installati in un unico condotto, canale o passerella in presenza di cavi per sistemi di I categoria annulla la sicurezza dell’impianto in bassissima tensione. Infatti, qualsiasi conduttore utilizzato per alimentare sistemi di

categoria 0 deve essere isolato, non soltanto per la sua tensione funzionale, ma per la massima tensione presente nella conduttura (anche in caso di guasto) o, in alternativa, deve essere meccanicamente separato dai conduttori a tensione superiore. Infatti, i conduttori per sistemi di categoria 0 se sono posati nelle medesime condutture dei cavi a tensione di rete, devono essere isolati per la stessa tensione di rete altrimenti basterebbe un semplice guasto per introdurre tensioni pericolose nel sistema di categoria 0. Infine, sono molto spesso assenti: • protezione delle linee elettroni-

che contro sovracorrenti di origine esterna; • valutazione dei livelli di immunità ai disturbi o di isolamento di molte componenti elettriche ed elettroniche; • valutazione dei disturbi introdotti dai carichi non lineari dei componenti elettronici installati. Conclusioni - Queste poche note dovrebbero servire a far riflettere molte persone sulle modalità di

Tabella 1 - Caratteristiche di installazione di circuiti SELV, PELV e FELV

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progettazione e installazione degli impianti elettronici in quanto non bisogna assolutamente dimenticare che si utilizza energia elettrica e, pertanto, la normativa in materia di sicurezza sul lavoro prevede obblighi e introduce responsabilità anche penali.

DLgs 81/08 Art. 22. (Obblighi dei progettisti) 1. I progettisti dei luoghi e dei posti di lavoro e degli impianti rispettano i principi generali di prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro al momento delle scelte progettuali e tecniche e scelgono attrezzature, componenti e dispositivi di protezione rispondenti alle disposizioni legislative e regolamentari in materia. Art. 24. (Obblighi degli installatori) 1. Gli installatori e montatori di impianti, attrezzature di lavoro o altri mezzi tecnici, per la parte di loro competenza, devono attenersi alle norme di salute e sicurezza sul lavoro, nonché alle istruzioni fornite dai rispettivi fabbricanti.

Tabella 2 - Protezione contro i contatti diretti e indiretti per mezzo di circuiti SELV, PELV e FELV


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Il decreto 37/08 e l’ingegnere dell’informazione di Bruno LO TORTO Il DM 37/2008 ha sostituito la storica L. 46/90, ed i successivi decreti attuativi, che per la prima volta ha definito chiaramente prescrizioni e sanzioni in materia di sicurezza degli Impianti. Nel DM 37/2008 vengono individuati i casi in cui, per ciascuna tipologia di impianto, è obbligatorio pretendere oltre che la “Dichiarazione di conformità” (Cfr. Art. 7) a carico dell’Impresa esecutrice, anche un progetto che, in alcuni casi, deve essere “redatto da un professionista iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza tecnica richiesta” (Cfr. Art. 5). L’obiettivo principale del DM è la sicurezza: infatti al comma 4 del richiamato Art,. 5 si precisa che: “I progetti contengono almeno gli schemi dell'impianto e i disegni planimetrici nonché' una relazione tecnica sulla consistenza e sulla tipologia dell'installazione, della trasformazione o dell'ampliamento dell'impianto stesso, con particolare riguardo alla tipologia e alle caratteristiche dei materiali e componenti da utilizzare e alle misure di prevenzione e di sicurezza da adottare”. Ciò premesso con riguardo agli Impianti Elettronici si ha che detta tipologia di Impianti è compiutamente identificata dal DM 37/2008 all’Art. 1 comma 2 alla lettera b) : “impianti radiotelevisivi, le antenne e gli impianti elettronici in genere”, che lo stesso DM definisce come “ … le componenti impiantistiche necessarie alla trasmissione ed alla ricezione dei segnali e dei dati, anche relativi agli impianti di sicurezza, ad installazione fissa alimentati a tensione inferiore a 50 V in corrente alternata e 120 V in

corrente continua, mentre le componenti alimentate a tensione superiore, nonché i sistemi di protezione contro le sovratensioni sono da ritenersi appartenenti all'impianto elettrico; ai fini dell'autorizzazione, dell'installazione e degli ampliamenti degli impianti telefonici e di telecomunicazione interni collegati alla rete pubblica, si applica la normativa specifica vigente; e che quindi trovano una esplicazione pratica in questi esempi: • Impianti e/o sistemi telefonici, di

segnalazioni, controlli, cablaggi strutturati • Impianti

di videosorveglianza, controllo accessi, identificazione targhe di veicoli etc.

• Impianti e/o sistemi per la gestio-

Gli impianti di videosorveglianza sono tra quelli esplicitamente individuati dal D.M. 37/08.

ne elettronica del flusso documentale, dematerializzazione e gestione archivi. • Data center, server farm, etc • Impianti e/o Sistemi a controllo

numerico e di automazione in genere. • Impianti e/o Sistemi per linee e

reti per trasmissioni e distribuzione di energia elettrica, telegrafia, telefonia, radiotelegrafia e radiotelefonia, impianti in fibra ottica, reti wireless per trasmissione dati, ponti radio analogici e digitali, reti locali (LAN) e geografiche (VLAN), etc… Sempre il DM 37/2008 (Art. 5) prescrive che nel caso in cui gli Impianti Elettronici posti al servizio degli edifici, indipendentemente dalla destinazione d'uso, collocati all'in-

terno degli stessi o delle relative pertinenze, coesistano con Impianti Elettrici per cui sussiste l’obbligo della progettazione , e quindi quasi sempre nei casi di rilevanza ed importanza di cui ci occupiamo …, è obbligatorio il progetto degli Impianti Elettronici e che detto progetto deve essere redatto da un Professionista iscritto all’Albo. D’altra parte il DPR 328/2001 stabilisce le attività del settore dell’ "ingegneria dell'informazione" e cioè:“ la pianificazione, la progettazione, lo sviluppo, la direzione lavori ,la stima, il collaudo e la gestione di impianti e sistemi elettronici, di automazione e di generazione, trasmissione ed elaborazione delle informazioni.”. Pagina 9


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E’ quindi del tutto evidente che il combinato disposto del DM 37/2008 e del DPR 328/2001 obbliga i privati ma anche e soprattutto le PP.AA. ad affidare la progettazione degli impianti elettronici agli Ingegneri abilitati nel settore dell’Informazione, peccato che tutto ciò venga DISATTESO molto frequentemente anzi direi costantemente. Ma sebbene la sicurezza sia un ambito in cui sempre gli Ingegneri vengono coinvolti assumendo le responsabilità del caso, qui si vuole anche evidenziare un aspetto rilevante per la committenza (pubblica e privata) e cioè la convenienza economica che scaturisce dal pretendere un progetto, direi anzi più in generale di pretendere anche per i c.d. Impianti Elettronici il percorso virtuoso che inizia con il Progetto, prosegue con la Direzione dei Lavori e si conclude con il Collaudo Tecnico Amministrativo, che necessariamente deve fare riferimento alla Dichiarazione di Conformità con tutti gli allegati obbligatori e tra questi il progetto nella versione finale “As Built”. Detta documentazione progettuale è infatti un requisito fondamentale: sin dal-

la fase di selezione delle offerte delle potenziali imprese esecutrici partecipanti alla gara, che oggi sono quasi sempre libere di proporre ciò che più aggrada, senza avere un progetto esecutivo che li obblighi ad un confronto tecnico / economico serio, il che pone spesso l’ente appaltante nella situazione di non avere elementi oggettivi per poter scegliere l’offerta più valida e conveniente nell’ambito di offerte tra loro spesso disomogenee; nella fase esecutiva e di collaudo tecnico amministrativo perché è il progetto che, a meno di varianti controllate dalla Direzione dei Lavori e quindi dallo stesso ente appaltante, è l’unico riferimento valido e possibile per stabilire se l’Impresa ha operato bene, fedelmente al progetto e nel rispetto della regola dell’arte; sia per il successivo esercizio, manutenzione conservativa, ordinaria e straordinari, garantendo livelli di qualità e sicurezza non inferiori rispetto al progetto originario. Non va trascurata, infine, la riflessione che detta documentazione tecnica è essenziale tutte le volte in cui è necessario prevedere un intervento di modifica e/o ampliamento degli impianti, dovendosi mantenere lo stesso livello di qualità e di sicurezza. Quasi sempre, invece,

presso le PP.AA. si assiste ad una carenza significativa, se non ad una totale assenza, di documentazione sugli impianti elettronici, che costringe inevitabilmente l’ente appaltante a dover prevedere alla dismissione e rifacimento totale dell’impianto con un aggravio di spesa significativo. Il DM 37/2008 prevede invece che il progetto venga depositato presso lo sportello unico per l’edilizia del Comune entro 30 giorni dalla conclusione dei lavori (Cfr. Art. 11). In conclusione la corretta applicazione del combinato disposto del DM 37/2008 e del DPR 328/2001 individua una privativa per gli Ingegneri del settore dell’Informazione, che hanno le competenze per la redazione del progetto, e nel contempo oltre a migliorare la sicurezza degli Impianti, che è l’obiettivo principale del DM 37/2008, consegue una sicura convenienza economica per le stazioni appaltanti pubbliche e private, che potrebbero con maggiore consapevolezza esercire e manutenere gli impianti, aggiornarli ed ampliarli senza ricorrere, come spesso accade, all’integrale dismissione e rifacimento degli stessi.

Conosciamo la CII di Palermo Le attività della Commissione degli Ingegneri dell’Informazione di Palermo si occupa con particolare attenzione a temi quali la riforma delle professioni, la formazione continua, l’individuazione delle utili riforme per una sempre maggiore privativa per il settore dell’informazione e il ruolo nella società civile degli Ingegneri dell’Informazione. La Commissione viene spesso interpellata dall’Ordine Provinciale per consulenza su temi tipici del settore collaborando, ove possibile, con la Consulta degli ordini della Sicilia. Ing. Bruno Lo Torto Pagina 10


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SCIENZA & INNOVAZIONE

L’ingegnere dell’informazione e il territorio di Cristiano CANOBBIO Da quando sono ingegnere (dell’informazione) mi sono sempre Domandato come usare la mia professionalità in modo attivo, partecipando allo sviluppo del tessuto sociale e anche del territorio in cui abito. Il parallelo con i colleghi civili è immediato: la loro attività professionale ha un impatto immediato sulla realtà fisica, sul paesaggio che ci circonda, ma la mia? La domanda è quindi la seguente: “l’informatica” può essere cosi pervasiva? può agire direttamente sul territorio, sulla realtà che ci circonda? La risposa è affermativa e lo posso provare. Si, l’informatica può intervenire sul territorio e, se non correttamente gestita, può avere addirittura effetti devastanti. Ergo l’ingegnere dell’informazione è chiamato a governare la presenza dell’informatica sul territorio. Per sostenere quanto affermato devo introdurre un paio di termini attraverso i quali si chiarisce meglio l’affermazione precedente: sistemi real time e smart cities. Il primo consiste in un sistema informatico il cui funzionamento è basato, manco a dirlo, sulla correttezza dei calcoli ma anche e soprattutto sul tempo di risposta (se la risposta arriva troppo tardi non è più utile). Inoltre un sistema real time è un sistema deterministico, ovvero deve essere in grado di garantire a priori il corretto funzionamento di un preciso insieme di processi. Tipico utilizzo dei sistemi real time sono i sistemi militari, i sistemi di controllo per impianti nucleari, termo-elettrici, la robotica, i sistemi di monitoraggio aereo, ferroviario, automobilistico, sistemi di telecomunicazione.

I sistemi real time sono pervasivi e presenti negli oggetti che ci circondano più di quanto noi pensiamo. Le seconde sono recentemente entrate nel lessico comune(1) ed in breve indicano, in senso lato, un ambiente urbano in grado di agire attivamente per migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. La città intelligente riesce a conciliare e soddisfare le esigenze dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni, grazie anche all'impiego diffuso e innovativo dell’informatica, in particolare nei campi della comunicazione, della mobilità, dell'ambiente e dell'efficienza energetica. Le smart cities sono “la desiderata” delle città. I sistemi real time sono l’elemento fondamentale e abilitante per ottenere quelle realtà rappresentate dal concetto smart cities. La sicurezza dei sistemi real time, lo è, ma ne diventa ancora di più una caratteristica imprescindibile. Sicurezza della quale non si può più farne a meno. Una smart cities è composta da migliaia di sistemi real time più o meno connessi tra loro: una failure di uno di questi potrebbe ripercuotersi anche sugli altri che, con effetto domino, renderebbe la città bloccata in poche ore. Se un domani tutte le città saranno “smart” necessariamente dovranno essere anche a prova di cyber attacco (un po’ come le fortezze medievali che erano studiate per resistere agli attacchi esterni – almeno a quelli meno strutturati). Il PGT - Piano di Governo del Territorio - è il nuovo strumento urbanistico, articolato in tre atti, che definisce l’assetto dell’intero territorio Comunale. Il PGT definisce uno scenario territoriale condiviso dalla comunità, la quale, anche attraverso i suoi attori

locali pubblici e privati, diviene essa stessa attuatrice, determina conseguentemente adeguate politiche di intervento per le varie funzioni, verifica la sostenibilità ambientale e la coerenza paesaggistica delle previsioni di sviluppo, dimostra la compatibilità delle politiche di intervento individuate relazionandole al quadro delle risorse economiche attivabili. Attraverso il PGT si definisce l’assetto futuro dell’intero territorio comunale(2). Assetto che necessariamente prevedere cablaggi, hot spot, reti intelligenti, video sorveglianza, telesoccorso etc. Ecco che allora pare più chiaro come l’ingegnere dell’informazione può partecipare attivamente allo sviluppo del territorio mettendo a disposizione della collettività le proprie competenze. L’ingegnere dell’informazione può e deve contribuire allo sviluppo sostenibile urbano rivolto al conseguimento delle smart cities sedendo a fianco dei colleghi civili, collaborando con loro per lo sviluppo sistemico ed organico della città del futuro. (1)

Di recente appena scaduto il bando del MIUR di 655,5 milioni di euro per interventi e per lo sviluppo di Città intelligenti su tutto il territorio nazionale. Gli ambiti su cui sono stati sviluppate le proposte sono: Sicurezza del Territorio, Invecchiamento della Società, Tecnologie Welfare ed Inclusione, Domotica, Giustizia, Scuola, Waste Management, Tecnologie del Mare, Salute, Trasporti e Mobilità Terrestre, Logistica LastMile, Smart Grids, Architettura Sostenibile e Materiali, Cultural Heritage, Gestione Risorse Idriche, Cloud Computing Technologies per S m a r t G o v e r n m e n t . (hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ricerca/ smart-cities-and-communities-and-socialinnovation)

(2)

Con Delibera di Consiglio Comunale n°60 del 20/12/2012 è stato Adottato il Piano di Governo del Territorio, nuovo strumento urbanistico, che definisce l’assetto dell’intero territorio comunale, ai sensi della legge regionale n. 12/2005 e s.m.i.. Pagina 11


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SCIENZA & INNOVAZIONE

Stampa elettronica, la sfida è a colori di Christian CUCCULELLI La carta elettronica (in inglese electronic paper), conosciuta anche come e-ink o e-paper, è una tecnologia di display progettata per imitare l'aspetto dell'inchiostro su un normale foglio. A differenza di un normale schermo, che usa una luce posteNick Sheridon, sviluppò riore al display il primo e-paper per illuminare i pixel, l'e-paper riflette la luce ambientale come un foglio di carta. I primi esperimenti per la produzione della cosiddetta “electric paper” risalgono ai primi anni ‘70 come risposta alla scarsa qualità visiva che i monitor di allora offrivano. La carta elettronica sfrutta l’orientamento magnetico di microsfere, inserite in un sottilissimo film (foglio) e colorate per metà di bianco e per metà di nero. Polarizzando opportunamente il foglio elettronico, si modifica la posizione delle microsfere che, in quanto tali, rimangono in posizione anche una volta tolta l’alimentazione: l’energia, infatti, viene utilizzata solo per modificare la configurazione della pagina consentendo un risparmio energetico di circa il 60% rispetto ad un display tradizionale retroilluminato. La stessa Xerox investì parecchie risorse sul proprio “electronic reusable paper”, fino al momento in cui decise di abbandonare i display innovativi a vantaggio di nuove tecnologie di stampa. E’ solo nel 1995 che Joseph Jacobson, ricercatore di fisica alla Stanford University, applica all’idea di Pagina 12

N. Sheridon l’elettroforesi: in questo modo è in grado di spostare delle particelle all’interno di un fluido applicando un opportuno campo elettrico. Jacobson chiama questa sua applicazione electrophoretic ink o e-ink. E’ da questa esperienza tutta americana che 1997 nasce la società E-Ink, ancora oggi leader mondiale nell’inchiostro elettronico. Gli sviluppi di tale tecnologia e della sua applicazione sono ormai di dominio pubblico grazie alla commercializzazione degli ereader, dispositivi che consentono di dematerializzare i libri cartacei cercando di regalare una user experience quanto più simile a quella reale, ma in cui il testo viene stampato con inchiostro elettronico. La semplicità d’uso e di interazione che il touch offre, l’estensione delle infrastrutture dati per la comunicazione wireless e i servizi in cloud per la gestione e l’archiviazione dei propri libri digi-

tali hanno s p a la nc at o le porte a questo segmento in via di espansione. La grande Joe M. Jackobson, sfida che cofounder della E-Ink Co. attende oggi i produttori di e-reader è quella di offrire una user experience intensa nel leggere riviste e cataloghi apprezzandone i contenuti in tutti i suoi aspetti, colore compreso! La leggibilità di questi dispositivi rimane elevata, soprattutto alla luce diretta del sole, in quanto l’inchiostro elettronico funziona mediante riflessione della luce naturale e non è retro-illuminato. Per natura, quindi, il foglio di carta elettronico mal si presta alla lettura in ambienti scuri o in periodi notturni: è sulla compensazione di questa caratteristica che alcuni produttori di e-reader hanno deci-

I due schemi di funzionamento a confronto: in alto l’approccio di Sheridon basato su microsfere bicolore e polarizzate; in basso l’approccio inventato da Jacobson applicando l’elettroforesi.


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SCIENZA & INNOVAZIONE

so di investire per produrre una propria tecnologia che, seppur ancorata alla scala di grigi, punti a rendere maggiormente fruibile la stampa elettronica. Amazon, per esempio, ha brevettato il Paperwhite®, un supporto che è in grado di illuminare uniformemente - e in maniera diretta - uno schermo a inchiostro elettronico. L’illuminazione diretta avviene mediante tecnologia LED e fibra ottica e ha richiesto un importante investimento per riuscire ad ottenere una buona uniformità dell’illuminazione stessa. Le immagini riportate in alto a destra mostrano un ingrandimento rispettivamente di: 1) schermo LCD; 2) schermo con microsferule bicolore polarizzate; 3) schermo eink. La sfida al colore è aperta e sul versante dell’inchiostro elettronico EInk ha realizzato il proprio schermo a colori da 9 pollici, il Triton Imaging Film®. Comparato ad un tradizionale schermo LCD la differenza è significativa, ma la questione sta tutta nella tecnica utilizzata per la realizzazione di questo dispositivo: l’idea prevede l’utilizzo di uno schermo in scala di grigi al quale viene sovrapposto un filtro a colori, pur con tutte le limitazioni del caso. Con questa soluzione, infatti, i colori appaiono ancora molto sbiaditi e inoltre non è garantita la riproduzione di video e filmati, limitando l’applicazione della tecnologia ad immagini statiche. Dall’altra parte, invece, questo approccio mantiene inalterate le caratteristiche di definizione e di leggibilità già tipiche degli schermi in scala di grigio, a tutto vantaggio del lettore e del consumo della batteria. Potrebbero quindi risiedere in questi aspetti le reticenze ancora mo-

mi retro il-

Fig. 1 - LCD

Fig. 2 - Microsferule polarizzate

strate dai maggiori produttori mondiali di dispositivi per la lettura di e-book, che già integrano gli schermi E-Ink sui propri reader in bianco e nero, rispetto all’introduzione degli schermi a colori? Potrebbe essere così, ma si tratta in ogni caso di applicazioni molto interessanti, in quanto offrono dispositivi a minor consumo energetico garantendo una maggior leggibilità rispetto ai tradizionali scher-

Fig. 4 - Lo schermo a colori della E-Ink

Fig. 3 - E-ink b/w

luminati: un approccio nuovo alla fruizione delle informazioni e che apre prospettive interessanti nel campo scolastico e della formazione. Il fatto di consumare poca energia e di sfruttare l’illuminazione naturale per dare corpo alla stampa elettronica ne fanno un ottimo candidato anche per applicazioni industriali in campo, dove le attività si svolgono prevalentemente all’aperto o in aree remote.

Fig. 5 - Display retroilluminato

Figg. 4 e 5 - Dall’esempio riportato emerge chiaramente la differenza qualitativa del colore offerta rispettivamente dallo schermo TIF della E-Ink e da un tradizionale schermo retroilluminato

Fig. 6 - Schema del Triton Imaging Film

Fig. 6 - Schema esemplificativo della tecnologia utilizzata per la realizzazione del TIF della E-Ink.

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STORIA e CULTURA

Algoritmi + Strutture Dati = Programmi di Marco Carlo SPADA Nel primo numero di questa rubrica abbiamo fatto un discreto salto indietro nel tempo portandoci nella prima metà del XIX secolo per rendere omaggio ad una storica figura della cultura (Ada Lovelace) che oggi è riconosciuta come la progenitrice dei programmatori. A lei viene anche attribuita la fondamentale intuizione che “la macchina analitica” avrebbe potuto anche elaborare qualsiasi tipo di informazione andando oltre al mero calcolo matematico. Il titolo di questo numero rappresenta ovviamente un tributo alla celebre opera di Niklaus Wirth (ed. in italiano da Tecniche Nuove nel 1991 – ISBN 88-7081-259-6). Non l’ho usato, però, per parlare specificatamente di quel testo, ma l’ho richiamato allo scopo di intraprendere un percorso di ricerca delle origini della nostra disciplina teori-

Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi Matematico, astronomo, astrologo e geografo persiano vissuto tra il 780 circa e l’850 circa. Pagina 14

ca di riferimento (l’informatica) partendo dalla considerazione che è necessario individuare o definire degli algoritmi per rendere possibile il trattamento automatico dell’informazione attraverso la successiva progettazione e ingegnerizzazione di macchine che li implementino. È altresì intuitivo che il processo di definizione degli algoritmi sia in parte condizionato dalla rappresentazione delle informazioni su cui essi vanno ad operare (come il citato testo di N. Wirth illustra in riferimento alle strutture dati), ma spesso anche la notazione stessa con cui rappresentiamo le informazioni (i numeri) contribuisce alla loro individuazione. Così non ci si sorprende il fatto che l’evoluzione delle macchine da calcolo abbia inizio con strumenti meccanici di tipo analogico, come l’astrolabio detto “macchina di Anticitera” (150-100 a.c.), prosegua con strumenti digitali a numerazione in base 10, come le “pascaline” di Baise Pascal del XVII secolo, e arrivi all’adozione della base 2 solo più tardi, con l’utilizzo dell’elettronica (ma sarà poi la scelta migliore? A questo proposito rimando il lettore curioso a questo interessante link it.wikipedia.org/ wiki/Calcolatore_ternario). Oggi tutti danno per “scontata” la base di numerazione binaria per le applicazioni di trattamento dell’informazione e la rappresentazione posizionale per i numeri, ma in realtà la nostra cultura arriva a queste rappresentazioni attraverso millenni di evoluzione. Il sistema posizionale che conosciamo con il nome di indo-arabico fu introdotto in Europa solo quando nel medioevo vi furono sempre più frequenti

Leonardo Pisano (1170 - 1240 ca.) Detto Leonardo Fibonacci, trascorse diversi anni in Calibia, dove studiò i procedimenti aritmetici che studiosi musulmani stavano diffondendo nelle varie regioni del mondo arabo.

contatti (e scontri) con la civiltà araba e divenne di uso comune solo nella seconda metà del 1200, anche se con un’adozione graduale e spesso mal compresa. Il mezzo principale di diffusione fu il testo “Aritmetica” del IX secolo scritto dallo studioso arabo Al-Khowarzimi dal cui nome si fa discendere il termine “algoritmi”. Il testo “aritmetica” ebbe infatti parecchie traduzioni (e copie) e le tecniche di calcolo descrittevi venivano chiamate “matematica degli Algorismi”. L’“Aritmentica” e la notazione posizionale suscitarono notevole interesse anche in Leonardo da Pisa (più noto col nome di Fibonacci) che ne fu fautore dell’adozione nel suo “Liber Abaci”. Le ragioni dell’interesse in questo sistema risiedevano principalmente nella possibilità di usare algoritmi più semplici per il calcolo rispetto ai metodi imposti dai sistemi di


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STORIA e CULTURA

numerazione precedenti che erano di tipo additivo e che non facevano uso del numero 0. Questi sistemi di numerazione erano stati usati per secoli dalle civiltà antiche di Roma, dai Greci e dagli Egizi ed erano più che sufficienti per l’esecuzione di calcoli elementari. Abbiamo ancora oggi familiarità con il sistema romano che troviamo spesso nelle iscrizioni sui monumenti o nelle date anche se non è noto a tutti che la forma usata oggi, che non è puramente additiva (osservate le date che ho usato in questo stesso articolo!), non era quella in uso nell’antica Roma. Infatti questa notazione “moderna” (di cui si trova qualche traccia già nel 130 d.c.) è divenuta in realtà d’uso comune soltanto nel 1600 quando oramai non era più necessaria per eseguire calcoli. È evidente che rispetto alla notazione originaria di tipo additivo puro la forma “moderna” è più compatta, ma richiede di essere trattata con degli algoritmi più elaborati. Risulta abbastanza intuitivo comprendere come fosse possibile eseguire delle somme con le rappresentazioni numeriche additive, era infatti sufficiente raggruppare insieme i segni che rappresentavano gli addendi, poi sostituire i segni ripetuti con un simbolo più appropriato. Ad esempio 23+32=55 diveniva XXIII + XXXII = XXXXXIIIII = LV. Al contrario risulta essere un po’ meno intuitivo il procedimento necessario a calcolare anche una semplice moltiplicazione qualora si desideri evitare di trascrivere il moltiplicando tante volte quante quelle indicate dal moltiplicatore. Proprio cercando un algoritmo efficiente per svolgere una moltiplicazione con i numeri di un sistema di notazione additivo, mi sono imbat-

tuto in alcuni sorprendenti esempi tratti da un papiro risalente all’antico egitto scritto con i geroglifici. Si tratta del papiro di Rhind anche noto con il nome di papiro di Ahmes (sul sito: http:// www.filippin.it/morin/attivita/ materiali2005/ROSSETTO/ m o l t i p l i c a z i o n e / moltiplicazione.htm se ne trova una versione in cifre decimali che comprende anche l’algoritmo oggi usato per la conversione dei numeri interi dalla base 10 alla base 2; lascio al lettore il “piacere” di individuarlo). Piuttosto che riportare una delle tante illustrazioni ne propongo una mia interpretazione: I due numeri da moltiplicare sono

Figura 2

Proviamo ad entrare in dettaglio per capire il funzionamento dell’algoritmo. Sul lato destro dello schema vengono riportati in colonna i numeri 1, 2, 4, e 8. Il moltiplicatore (a destra sotto la riga orizzontale) è la somma dei numeri 1, 2 e 8. Li evidenzio con un segno di spunta:

Figura 1

quelli evidenziati in campo verde, il risultato è in campo violetto. Nel sistema additivo egizio il geroglifico che appare come una sbarretta verticale indicava l’unità, la U rovesciata indicava il numero 10 e la spirale (che ricorda vagamente la “chiocciola”) indicava il numero 100. La figura 2 mostra il calcolo 13x11=143 :

Figura 3

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STORIA e CULTURA

Sul lato sinistro abbiamo il moltiplicando (13) e di seguito i suoi multipli per 2 (per il secondo multiplo ho “fatto tutti i passaggi”!). Il risultato è la somma dei multipli corrispondenti ai “componenti” del moltiplicatore individuati nella colonna di destra, come mostrato di seguito:

sinistra; nella mia mente infatti i numeri 13, 26, 52 e 104 si presentavano infatti come uno stesso pattern di bit a cui viene aggiunto uno zero in fondo ad ogni riga. In altre parole su questo schema ho individuato il disegno del circuito logico combinatorio che esegue la moltiplicazione di due numeri a 4 bit! In conclusione, studiando la storia scopriamo che questo algoritmo usato in tempi così lontani è ancora di grande attualità e scopriamo che le radici della nostra disciplina

sono sorprendentemente più lontane nel tempo di quanto non si tenda generalmente a credere. Abbiamo visto che effettivamente la rappresentazione dell’informazione può condizionare lo studio e l’individuazione di algoritmi più appropriati (non credo infatti che alle scuole elementari i professori indichino agli studenti questo metodo per eseguire le moltiplicazioni), ma soprattutto che la progettazione può e deve coinvolgere tutti i livelli di analisi del dominio dell’applicazione.

Figura 4

Devo confessare che quando ho visto questo algoritmo sono rimasto stupefatto in quanto nella colonna di destra ho immediatamente “letto” il numero 11 in binario (nella colonna dei segni di spunta con il bit più significativo –msb- in basso).

Figura 5 - Rappresentazione binaria

Nella colonna di sinistra ho “visto” una operazione di scorrimento a Pagina 16

Figura 6 - Esempio di circuito logico combinatorio che esegue la moltiplicazione di due numeri a 4 bit.


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LINK UTILI

www.ording.pv.it Sito Ordine di Pavia

groups.google.com/group/oicipv

Libriamoci...

Ivana Pais, 2012

Gruppo Google OICIPV

Cipolla, eminente storico dell'economia, studioso del funzionamento dei sistemi economici prima della rivoluzione industriale, si “rilassa” trascrivendo due brevi saggi riservati agli amici. Dei due saggi quello che mi ha interessato di più è il secondo intitolato "Le leggi fondamentali della stupidità umana". In questo Cipolla affronta un tema di grande interesse ed attualità. L'autore, utilizzando un linguaggio a noi caro ( formule e grafici), definisce alcune Leggi Fondamentali riguardanti la stupidità umana da cui emerge la nostra sottovalutazione, da una parte, del numero di individui stupidi in giro per il mondo e, dall'altra, della loro pericolosità e di come, inoltre, la probabilità d'essere stupidi risulti indipendente da qualsiasi altra caratteristica umana. Una legge tra quelle definite: considera lo stupido "una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita". C. Canobbio

www.inginformazione.it Sito CIIdI

www.cii-croil.it Sito collaborativo CII – CROIL

Allegro ma non troppo Cipolla Carlo M.

Homo videns... "Steve Jobs. L'intervista perduta" è un reperto che riemerge dopo vent'anni di oblio, la preziosa possibilità di spingere il tasto rewind e rivivere la nascita di un sogno, quello di un ventenne californiano che in un garage di Cupertino, nel cuore degli anni settanta, ha visto il futuro che noi tutti oggi viviamo. Settanta minuti di intervista esclusiva e inedita a Steve Jobs in un momento chiave della sua vita. Per rivivere la nascita di un sogno e forse ridare un spinta per ri-nascere. Uno sguardo quasi archeologico dell'informatica da confrontare con quanto è il nostro oggi. Il libro allegato contiene "L'intervista", con una introduzione di Riccardo Staglianò (giornalista di “Repubblica” e autore di “Chiarelettere”). C. Canobbio Steve Jobs. L'intervista perduta. DVD. Con libro di Sen Paul

I prossimi impegni della Commissione Ultimo mercoledì del mese, riunione periodica presso la sede dell’Ordine degli Ingegneri. Si consiglia di contattare la segreteria per la conferma del calendario.


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