RIVISTA MILITARE 2005 N.5

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di Giovanni Marizza * si occupa di droga e criminalità, afferma che «crimine e narcotraffico stanno soffocando l’Africa» e che non basterà cancellarne il debito per salvarla. Per quanto concerne l’irrisolta questione dell’Ulster, provincia irlandese per decenni devastata da attentati terroristici, si è posta la pietra miliare per il processo di normalizzazione: l’IRA ha distrutto, alla presenza di osservatori internazionali, il proprio arsenale bellico, decretando in tal modo la reale fine della lotta armata e la convensione al dialogo con il Governo britannico. NATO In ambito NATO si è registrato, il 1° luglio, l’inizio dei voli verso il Darfur per aiutare le capacità di peacekeeping dell’Unione Africana e, il 4 agosto, l’avvicendamento del Comando di Corpo d’Armata di Reazione Rapida turco con il suo omologo italiano alla guida di ISAF a Kabul. ASIA Buone notizie provengono anche dall’area ASEAN, dove la giunta militare al potere in Myanmar ha rilasciato 250 detenuti politici al fine di ridurre le critiche internazionali in merito al rispetto dei diritti umani e poter eventualmente ottenere la presidenza dell’ASEAN, nel 2006. La presidenza di turno di tale consesso, tuttavia, sarà probabilmente affidata alle Filippine, come auspicato da USA e UE. In Indonesia, il Governo e i guerriglieri separatisti della provincia di Aceh, hanno raggiunto, il 17 luglio scorso, un accordo di pace grazie ai colloqui condotti in Finlandia. Tale soluzione pone

termine a circa 30 anni di guerriglia che ha causato 15 000 morti. RUSSIA ED EUROPA ORIENTALE All’inizio di luglio la città di Kaliningrad, l’enclave russa nell’Unione Europea incuneata fra Polonia e Lituania, ha festeggiato il suo 750° anniversario. Famosa per aver dato i natali al filosofo Emanuele Kant, all’epoca in cui era tedesca e si chiamava Koenigsberg, la cittadina ha oggi alcuni problemi connessi alle difficoltà di movimento per chi intende raggiungere il territorio russo attraversando i territori lituano o polacco. I contrasti presenti nell’area si sono chiaramenti palesati proprio in occasione delle celebrazioni del predetto anniversario, cui hanno presenziato Putin, Schroeder, Chirac ma non i leader polacco e lituano, più vicini geograficamente ma non invitati a partecipare all’evento. Ciò è stato interpretato come un possibile consolidamento di un ipotetico asse russo-tedesco-francese con funzioni di controbilanciamento nei confronti delle posizioni assunte dagli Stati Uniti in Iraq o, in alternativa, come una forma di ritorsione russa per il «boicottaggio» lituano-polacco delle celebrazioni dell’8 maggio a Mosca in occasione del 60° anniversario della fine del Secondo conflitto mondiale. Se a queste frizioni si aggiunge il malcontento polacco e lituano, originato dall’oleodotto in costruzione sotto il Baltico che collegherà Russia e Germania escludendo proprio Polonia e Lituania, il quadro è completo e non lascia presagire miglioramenti nel breve medio termine. In Kirghizistan la «rivoluzione

dei tulipani» è ormai cosa fatta. Le elezioni presidenziali hanno confermato Bakiev, già Presidente interinale da marzo, cioè dalla fuga di Akayev a Mosca. Il principale avversario di Bakiev, il Generale Kulov, si è ritirato dalla competizione in cambio della poltrona di Primo Ministro. BALCANI Le elezioni albanesi di luglio hanno visto la vittoria del Partito democratico di Sali Berisha. In Bosnia, a Sebrenica, 10 anni dopo la strage del 1995, si è data solenne sepoltura alle ultime 610 vittime musulmane ritrovate in un fossa comune (in totale furono fra 7 000 e 11 000 le vittime delle milizie serbo-bosniache), alla presenza del Presidente serbo Boris Tadic. Assenti Kofi Annan e Carla del Ponte, quest’ultima per protesta contro i mancati arresti dei responsabili della strage (Ratko Mladic e Radovan Karadzic), ancora latitanti. MEDIO ORIENTE Al ritiro degli ultimi coloni israeliani dalla striscia di Gaza ha fatto seguito l’esultanza della popolazione palestinese, purtroppo sfociata in alcuni sanguinosi incidenti e nel lancio, da parte di alcuni guerriglieri di Hamas, di razzi in direzione del territorio israeliano. Tel Aviv ha replicato con alcuni raid aerei e terrestri. Conseguenza di tale situazione è stata la momentanea interruzione dei negoziati di pace che, essendo essenziali per il futuro di entrambe le parti, dovrebbero comunque riprendere fra breve, nonostante le minacce provenienti dagli opposti estre89


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