LA GERMANIA AL DI SOPRA DI TUTTO

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STUDI E DOCUMENTI SULLA GUERRA

"La Germania al di sopra di tutto"

11 pensiero J~desco e la guerra di É. DURKHEIM

Professo re ali ' Uuiversità di Parigi

Der Staat ist Macht TuJTsCun (Politik)

Traduzione dal francese dì

ANTONIO ROSA

l ettore all ' Uniy ersità di P3ri.gi

.

..

1..)_uest' opuscolo si trova in v endita all:l

LI BRAIRIE ARMANO COLIN

103, Boulevarcl Salnt-Ml,hel, PARlS, 5• al prezzo di O frane tsO

.,
)

STUDI _ E DOCUMENTI SULLA GUERRA

C:~MITATO DT PUBB LTCAZTONE

ERNEST LAVISSE, dell ' Accad e mia francese, Présidente.

C~ARLEs- ANDLER,- pr ofesso re a ll'Università di Parigi.

Jo:SEP H BÉDIER, profe ssore al « Collèg e de France »

1-I ENR I BERGSON, dell 'Accade mia fr ances e.

ÉMILE BOU TROUX, dell'Acc aclem i a fr ancese..

ERNEST DENIS, profe s s o re a ll 'Un iv e r s it à di Parigi.

ÉM rLE DURKI-IEI.M, profe ssore a ll'Uni ve r s it à di P a ri g i.

J ACQUE S HADAMARD, d e ll 'Accademia de:le Scienze.

GusTAVE L ANSON, profe sso re all ' U nivers ità di P a rigi.

CttARLES SEIGNOB OS, pro fessore a ll 'Uni ve r s it à di Parigi.

ANDRÉ WEISS, dell'Accadem i a di Sci enze morali e po liti c he

P er qual s ias i comunicazione r ivolge r s i al Segretari o de l Comitat o : Prof. É~11LE DURK H E IM, 4 , Avenu e d ' Orl é:rns, P AR IS, 14•,

"La Germania al di sopra di tutto"

11 pens i ero tedesco e la guerra cli

É. DURKHEIM

Pro fessore a li ' Uni ve r s it à cl i P a ri g i

Tra du zione d a l f r an cese d i

ANTONIO R OS A

L e tt o r e a li ' Un i ve r s i t à cl i P arig i

Der St aa t i st Ma chl

T RE IT SCII I!E ( P o liti k )

S TU DI E DOCUMENTI S U LLA GU ERR A
E ARMANO COLIN
LIB RAIRI
B o u l ev a r ct S a int-Mich e ! , PAR IS , 5 • ANTICA L 19 1s li . , ·, 11
10 3 ,

'' LA GERMANIA AL DI SOPRA DI TUTTO "

INTRODUZIONE

La condotta della Germania durante la guerra deriva da una certa disposizione mental:e. - Il princip a l e oggello d eg li s tudi che formano la nostra co ll ez ion e è qu ello di rapprese ntar e la Germania tale qua l e la guerra ce l ' ha fatta conosce r e. Noi abbiamo già parlalo del s uo sp irito aggTessivu, d e lla sua volontà bellicosa, del s uo disprezzo del diritG0, int e rnazionale e d el dirillo d elle gent i , della sua inumanità sistema-bica , d ell e s u e atrocità ordinate da r ego lam e nti . Ma queste manifestazioni multiformi d el!' an ima tedesca , nonost a nt e la Ioro 1 effettiva diver s ità , dipendono tutte- da un medesimo s tato fondamentale, c h e ne cos titui sce l'unità. Esse non sono -c h e l e es pr essioni cli un unico e medesim0 sta to mentale c he noi, n e l presente s tudi o , c e rch eremo di cog li e r e e di determinare.

Questa rice r ca è tanto più necessaTia , in quanto che essa so la• permette di ri spo nd ere a una domanda c h e, a ll ' es t ero, si fanno ancora un buon numero di persone co lte. Iii c umulo Ji prove c he dimo st rano c iò c h e è divenuta la Ge rma nia, e le quali giuslifìcai~o i l'l lai modo l e accuse fattele, hann o provocalo persino· tra co l oro c he l e erano più favorevoli un innegabil e mll.'bamento d'opinione. Tullavia, c i è spes s o faUa Ut'l' obiezione p er m ezzo della quale certe ve·e·chie i!l'-clinazioni cercaQ10 di sostenersi ancora. Per quanto ev id e nti s ia•N@ i fatti che noi abbiamo addolto , non J,i acceltan~ so ll o il pretesto c h e essi so no a p1 ·io r i in veros imili. Non è ammi ss ibil e, di cono, che la Germania la quale, anco t· ieri , faceva parte della g-ra n famiglia dei popoli c i Yili , e che anzi vi aveva

una p a rt e imporlanli ss ima , abbia poLuLo rinn ega r e fino a un Lai punLo i princip1 d e lla c ivi ll à umana. Non è po ss ibil e c h e quegli u o mini c he fr e quenlavarno, che s timavamo , c he apparLe vano insomma a ll a s t essa co munità moral e alla qu a l e apparleniamo noi , s iano potuli diventare i barbari a gg r ess i vi e s pr eg iudi caL i c h e o g gi og·nun o denunzia ali' indi g n a zion e pubbli ca . Si c r e d e c h e la no s tr a p ass ion e di b e lli ge ranti c ' indu c a in er ror e e c' imp ed i sca d i ved e r e l e cose Lali qua li s ono. , Orbene , qu es ti a lti che scon ce rtano e c h e, appunto per qu es ta ra g ion e, taluni vorrebbero n egare, hanno la lor o orig ine pr ec isam e nt e in qu e l comp l esso cli id ee e cli se nLim e nti c h e c i proponiamo cli s tudiar e : ess i ne d er iv :rno co m e una co n c lu s ion e dall e s ue preme sse .

]~ Lutto un s ist e ma m e ntal e e moral e c he , form a to s i spec ia lm e nt e in previsione de lla g u e rra, s i t e neva na scos t o , dura nt e l a pace, n el profondo d e ll e cosc i e nz e. Se n e c onos c e va l'e s i s t e nza , se n e pr es entiva anche il pericol o , m a , solLanLo durnnt e l a g u e rra , è s t a t o po ss ibil e giudicare Lulla l a s u a influ e nz a d a ll a vaslità dell a s u a azione . E il sis t e ma è ri ass unt o n e ll a famosa formu la c h e s i l eg·ge in cima a qu es Le p ag in e .

Questa disposizione mentale sarà studiata seguendo il Treitschke . - Per d escr i ve rlo , n o n sa rà ne c essario c h e n oi n e ce r c hi amo qua o l à g li e lementi p er poi ra cco g li e rli e riunir e g li uni a g li a llri più o meno artifi c ia lm e nt e U n o sc rittor e t edesco h a es po s to quc s Lo sis t ema pe r s uo propri o c o nt o, c on una piena e c hi ara co no sce nza d e i prin c ip1 s ui qua li ess o rip osa e d e ll e co n seg u e nz e c h e"se ne pos so no trarr e: è Emi co vo n Treit sc hk e nell e s ue va ri e opere , m a più sp ec ialmente nell a s ua P oliti/e ('I). Dunqu e noi n on po ss i a m o fa r cosa mi g li o r e c h e pr e nd e l'lo per g uid a e far e in modo c h e

(1) Qu es l o lib rn è un co 1·s o c h e il T 1·e i tschk e prore ss ava LuUi g li anni a B e rlino , d ura nt e il semes L1 ·e d ' in verno. L e no s t. re ci taz i on i so n o t ra tt e da ll a seco nda edizion e ( Lip sin , 1 899).

I NTRODUZ.IO:\E.

TREITSCHl~F. E IL PENS I ERO T ED ESCO

la s ua es posizion e s ia il fondamento d e lla n os tra. E pe r non c orrer e il p e ri co lo di a!Lerare il pensiero tedesco co n inlerpe trazi o ni tendenziose e p ass ional e, lo lascer e mo parlare e , quanto a noi, c i t e rremo na scost i dietro a lui

Se s c eg li amo il Treits c hke co m e oggetto prin cipa le dell a nostra analisi, n o n è in r ag ione del valore che si può in lui riconoscere co m e filos ofo o e rudito. Tullo al co ntr a rio. Egli <lesla il no st ro interesse, p e r c h è il suo pensiero è m e no quello Ji un uomo c h e di una collettività. Tr ei ts c hk e non è il p e ns ator e originale c h e ha creato ' , nel silenzio dello sludio, un s ist ema personale , ma è un personaggio em in e ntement e rappresentativo e, in qu es ta sua qualità, allo ad i s truir e. Vi~s uto in co ntatto intimo con g li uomini d e l suo t e mpo , e gli è l' es pr essi one del p e n s i ero d e l suo ce lo. Amico di Bismark , c h e lo fece chiamare n e l '1874 ali' Università cli Berlino, g rand e ammiratore di Guglielmo II, fu uno dei primi e più a rd e nti apostoli della politica imperialista. E non si è co n tentato so ltanto a tradurre in formule clamorose le idee che dominavano intorno a lui , ma ha contribuito, più d'ogni altro, a diffonderle tanto co n la parola quanto co n la p e nna . Giornalista , professore, deputalo a l Reichstag, s i è co mpl etamente consacrato a questa missione. La sua e loquenza ruvida e colorita, n eg letta e affas ci nante , ese rcitava , specialmente s ulla gi oventù c he si accalcava intorno alla s ua c a la tedra, un vero prestigio. Egli è slalo uno degli e du ca tori d e lla Germania c ontemporanea , e la sua autorità, anch e dopo l a s ua morte, non ha cessalo di andar c re sce ndo (1).

Ma ciò che mostra ancor me g lio l ' impers o nalità dell'opera s ua è il fallo che vi s i' trovano annunziati, come vedremo, con ardila n e llezza, lutti i principì c he la diplomazia ted esca e lo Stato Maggiore tede sc o hanno messo e mettono in pratica giorno per giorno. Egli ha preclel.lo , arizi prescrillo alla Ger('l) Subito dopo la sua mort e « s i sono levati da ogni parte elo g i i perbolici. È stato formato un comitato, presieduto dal principe v o11 13ismark, p e r inalzargli un monumento. A sentirli, lo storiografo prussiano eclissava tutti gli st orici del suo paese. » (A. Guill a nd , t"A llemagne nouve lle et ses historiens, p. 230 )

() .l i\ THOD U ZIOi\ E. mania come un dovere tullo c iò ch 'essa sta fa ce ndo da di eci me s i , e , di questo dov e re , c i di ce quali sono, seco ndo lui , l e ragion i. Tutt e l e teori e c on l e quali g li erudi ti ted esc hi han cercato cli giustifi ca re l'opera del loro governo e l a condotla dei loro ese rciti s i trovano già in lui , coord inat e e · dominate da un ' idea ce ntral e che ne costituisce l' unità Bernhardi , ci e l quale s i parla tanlo , non è che il suo discepolo , e un discepolo che s i è ri s tretilo ad adattare l e formul e de l ma es tro a questioni politi c he pr e senti , se nza aggiungerv_i nu.lla d 'es s enziale (1) ; piulLo s to, volgarizzandol e, l e ha esagerate. Ne llo ste s so tempo , poich è il libro d e l Tr e it sc hk e risal e già a una ventina d ' anni adclie[ro, la dottrina c i s i pr esent a sc evra di tutte quell e ridondanz e c he ora la rivestono mascherandone l e linee fondamentali . E cco cos ì spiega l a e giustificata la nostra s celt a .

('I ) No i lo faremo inte rv e nir e so lo quando c i se mbr e rù ch e poss a utilm en t e completare il Treit sc hk e

I

LO STA T O AL DI SOPRA DELLE LEGGI INTERNAZIONALI

I trattati internazionali non obbligano lo Stato. Apologia della g uerra. - Tullo il sis Lema cons is Le in un a cerLa maniera di in t e n dere l o Stato, la s ua natura e il s uo uffi cio. Forse, si troverà che una t a l e ide a è t roppo astratta per aver potuLo ese r ci t are un a pr,ofonda influenza s~g li animi, ma si vedrà invece che è as LraLLa so ltanto apparentemenLe, menLre, in rea lt à, mas c h e r a un sen Lime nto vivissimo.

TulLi ge n e ralm en te co nven go no n el ri co no sce r e nella sovranit à l'allributo ca r a tt e risti co de ll o StaLo. Lo Sta to è sovran o in quanto c h e esso è l'origine di tutLi i ·poteri giarjdi c i ai quali sono soggeLLi i citLadin i e non riconosce nes s un a ltro poLere s imil e che g li sia super ior e e da c ui esso dip e nd a. TutLe le l eggi emanano dal lo S LaLo , ma non c'è un ' auLoriLà capace di dettargli l egge . Pe r ò, l a sovra nità c he g li è comunement e all ribuita 11011 è c h e r elativa. lnfalli, si sa c h e l o S ta to dipende da un comp lesso di forze mora li l e quali, anc h e se non hanno n è una !o rm a n è un ord inamento ri goros2menle g iuridi ci , non sono pe r· questo meno reali e meno e ffi caci. Es so d ip e nde dai lralLaLi cJ1e h a firmalo, dag-J'impegn i che h a assun t o lib e ramente, d a ll e idee morali c h e avrà cura di far ri spe ll are, e c h e , per conseguenza, esso stesso dev e ri spe Llar e; dipend e inoltre dali' opinione dei s u oi s ud d iti e da ll ' opinione dei p opo li s tr anieri della qua l e d ev e pur far conto.

Esagerale, inv ece, questa indi pendenza, aITran ca l e l a da op·ni restrizione e da ogni r iserva , portatela a li ' asso lut o , e voi avr e t e l'id e a c h e il Tr eils c hk e s i fa de ll o Sla l o(t ). Pe rlui ,

('I) Pol itik, p. lfl.

8 LO STA TO AL D I S OPRA DELLE L EGG I INT E P.NAZIOi\" .\ Ll. lo Stato è cì.u,Clp x·,1, , n el se n s o c h e i fìlo so li gre ci d avano a qu es ta parola : esso d e ve ba s tar e co mpletament e a se s l esso, non ha e non d eve ave r bisogno c lt e d i sè pe r essere e mant e nersi; è in s omma asso luto. Falla uni ca m e nt e per co mandare, la s u a vo lontù non d eve ubbidir e c h e a se s le ssa.

Sopra di m e , di ceva Gu s t avo Ado lfo , n on ri c onosco nessuno, fuorch è Id dio e l a s pada del vinci t ore » Qu es l e fier e parole, di ce il Tr e il sc hk e, s'a dallano p e rfellamenl e all o Sta to ( 1) ; e an c h e la sup r e ma z ia di Dio è q ui mant e nula s o lLan lo p e r l a forma . In somma , ,, è n ell ' esse nza s t essa d e ll o Slalo di n o n ammett e r e nes s un a fo rza sopra di sè » (2 ).

Qualunque s u per i or it à esso non la può l o ll e rare , anc h e se apparente ; e non può n e mm e no co nc ed ere c h e un a v olon t à co ntraria s i faccia valer e di fronte a ll a s u a, per c h è ogn i t e ntativo per far pr.essione s u lui s ar e bb e un negarg li la so vranità. Nè può aver l'apparenza d i cedere ad una s pec ie di forza es t e rior e, se nz & ind ebo lir s i e se nza ridur s i a m e n o. U n ese mpio co n c reto dopo qu es ti prin c ipi n e fa r à meglio compr e nder e il s e nso e l' es tensi o ne . Ognuno ri corda c h e, a l t e mpo d egli affari d e l Maro cco, l' imp eratore G u g li elm o Il inviò ad Ag a dir un a c annoni e ra . Fu ·questa una ma ni e ra co mmin a tori a di ricordar e a ll a Francia c he l a Ger mania non intend e va disinter ess ar s i d ell a qu es ti one maro cc hin a. Se, in quel mom e nto , la Fr a ncia , per ri sp ond ere a ll a min accia, avesse mandalo nello s t esso porlo, a Ganco d ell a Panth ei·, un s uo vasc e llo , qu es ta- se mpli ce affe rmazi one cie l s u o diri tt o sarebbe s lala giudi ca l a dalla Ge rmania come un a s fida, e la g u e rr a, molto probabilm e nte, sa r e bb e sco ppiala. E c iò, p e rch è Io Stalo è un e nl e s u scetl ibil e al ma ss im o gra d o, a c ui Lulto dà ombra, e ge loso di mant e n e r e il proprio prestigio. Per qu a nto sac r a ci sia l a crea tu ra umana, n o i n on amm e tti amo c he l'uomo ve nd ic hi n el sa n g u e un a sem plic e infra zion e d ell e regole ordinari e impo s t e dalle usa nz e soc iali. Uno

(1 ) P o l i ti /e, I , p . 57.

(2) • Das W ese n de s S taal es be s te h l d a rin , dass e r kein e hoh e re Ge walt iib e r sic h duld e n ka nn >) ( Tbi d .) .

1:: . DUR liHEIM, I J. - lt[ll.

IL TRATTATI NON OBBLIGANO LO STATO. 9

Slalo, in vece, deve considerare come un g rave insulto la piì.1 piccola offesa al suo amor proprio. « Rimproverare allo Slalo un sentimento troppo vivo d e l! ' onore sa rebb e, di ce il Tr e it ~c hk e, disconoscere l e legg i morali della politica. Uno SLalo deve avere il se ntimento dell ' onore sviluppato al sommo grado, se non vuol esse r e infedel e alla sua esse nza. Esso non è una viol e tta che fiorisce ali ' ombra; la s ua potenza deve er iger si fieram e nt e e in piena luce, e non può permettere che sia discus sa n e mm eno in forma s imboli ca. S e la bandiera è offesa, il s uo dovere è di pretendere sodisfazione e, se non l'olliene, cli di chiara1'e la git en·a, per quanto piccolo ne possa se1nbrare i l 1notivo , poichè esso d eve esig e r e a ssol utamen t e quei riguardi ch e g li s ono dovuti in 1·a9ione d el s uo grado nella soci e t à dell e nazioni " (I).

Le sole r es trizioni possibili della sovrani là d e llo Stato sono quelle ch'egli stesso consente quando si lega p e r conlratlo co n allri Stati. Allora, almeno, si potrebb e c r e dere che si se nta vincolato dagl' impegni assunti. E parrebb e che, cominciando da questo momento, egli non possa pii.1 far conto sollanto cli sè, perché , infìne , dipende dal pallo firmalo. Ma, in reall à, questa dipend e nza non è che apparente, in quanlo che i legami s lreLli in tal mo<lo sono op~ra della sua volontà; reslano quindi s ubordinali alla s ua volontà, ed hanno forza d'obbligazione soltanto proporzionatam e nte alla sua volontà cli continuarli. I contratti dai quali derivano tali obbligazioni avevano di mira una condizione determinata, e a causa di questa condizione, esso li aveva accettali, ma se essa si muta , lo Stato è sciolto da ogni impegno. E poichè è egli solo a giudicare sov ranamente e senza essere sindacalo se la condizione è o no sempre la slessa, ne consegue che la validità dei contralli da lui sottoscritti dipende unicamente dalla stima che egli fa, ad ogni momento, delìe c ircostanz e e d e i suoi interessi. In diriUo, egli può denunziarli , re sc inderli, in altre parole violarli quando e come gli piac e .

(I) « Mag der Anlass noch so kleinlich erscheinen ,, li, p. 55 0, t:. DUHKIIEIM. II. - l k'l l. 2

IO LO S TATO AL DI SOPRA DELLE LEGGI INTERNAZION ALI .

,, Tutti i contralti inl erna zion a li so no possibili so ltanto con q u esta clausola : r ebus s ic stantibu s (fo1chè l e c ir cos ta nz e sa ranno l e stesse). Uno S l a lo non può ùnpegna i-e ·la p1·opria ,,_,olontcì con un alt ro Stato p er l'a v v enire . L o Slalo non h a nessun giudice sopra di sè e, per conseguenza, tuLLi i s uoi c ontratti so no faLti con questa ri se rva Lacila . E ciò è confermato , da que s l a ve ri Là c h e sarà ri c ono sc iuta. fìn quando vi sarà un diriLLo i n ternazi onal e : appena è sco ppiala una g u e rr a, i contralli t ra g li Stati b ellig e ranti cessa no di esi. sle r e. Orbene, ogni S tato , in quanto c h e è sovrano, ha tutti i diritti di di c hi a rare la guerra quand o g li piace. Perciò, ogn i Stato può d e nunziare a piacer s uo i contralti che ha stipulato ... È quindi ev id en t e che, se i contralti internazionali limit a no la volont à d ' uno S tato , qu este limit azio ni non hanno ni e nl e d'assoluto» ( 1)

Mentre nei co ntratti tra privali è imm a n e nt e un a forza morale c h e domin a la volontà dei co ntr ae nti , i co ntra tli int e mazionali non po sso no ave re qu es t 'a ut ori t à, perchè non c'è nulla che s ia sop r a l a vo lontà d ' uno Stato. Ciò avviene non soltanto q uando il contratto è stato im pos to con viol e nza, dopo un a g u e rr a, ma a n c h e quando è slalo accettato liberamenle . ]n ogni caso per ò, qualunque s ia il s uo ca ratt ere, « lo SLato si ri serva di s timar e l' es ten s ion e d e ll è s u e obbli gazioni conlralluali " (2). Que s to principio potrà scandalizzare i giuristi, i g iudici e gli avvocati; ma « la s loria non è fatt a per essere esaminata coi crittiri di un g iudi ce in un proc esso c ivil e » (3). Un tal pro ce der e sa r e bb e « pedantesco . », e non può esse r e quello dello s tati s ta o d ello s torio grafo (4).

A maggior ragione, uno Stato non potrebbe accettare l a giurisd izion e di un tribun a l e int e rn az ional e, qualunque fosse la s u a cos tituzion e . Sottostare :i.Ila sen l e n z.a d'un g iudi ce equivarrebbe a mettersi in una c ondizion e di dip endenza, inconciliabile c on l'id ea della sov ranità. D 'a ltra parte, n e ll e questioni vitali c h e sono tra g .Ji S lati cause di conflitti

(1) I, p. 37 -38. (2) I , p. '102, (3) II , p . 55 0. (4) I, p . 102-103.

APOLOGIA DELLA GUERRA.

non es i s l c un potere eslran e o c h e pos s a giudicare con imparzialità. « Se noi facessimo la sciocc h e zza di lrat lar e l a qu es tion e d ' Alsazia come una que s tione aperta e l asciassimo a un arbitro la cura di risolv e !'la , chi potrà crede r e se riament e che s e n e possa trovar e uno imparzial e?" (1) E poi ,s o g giunge il Be rnhardi (2), in nome di qual diritto se ntenzierà il giudice? Invoch e rà eg li quel se nlim e nlo della giustizia ch e ognuno lrnrn in fondo alla propria coscienza? Ma lullisanno qua nto esso s ia vago , incerto e fugac e , se nza dir e che varia da uom o a uomo , da popolo a popolo. S ' appoggerà sul diritto in1 l e rnazionale? Ma noi abbiamo veduto che anch' es so si fonda su a cc ordi emine nt eme nt e precari che ogni Sta to può r escinder e di pieno diritto e a suo piac e re. Il diritto int ernazi onal e espr im e la condizione rispelliva degli Stati, e poich è ·questa è in un continuo mutamento, esso lascia lib e ro adito ai pre c on e tti individuali e nazionali. In una pa ro la , un tribunal e int ernaz ionale presuppone un diritto int ernaziona le costituito, fallo cli norme imp e rsonali, imperativ e che s'impongono a tutti e non co n traslale da n essuna c osci e nza rella. Orben e , un diritto int ernaziona le di questo ge ner e non esiste.

J mporla alla dignità dello Stato il risolv ere con le proprie forze le qu e stioni nelle quali esso giudica c h e i suoi i nleressi s iano in giuoco. La guerra è dunque la so la forma cl~ proces so ch ' egli possa riconoscere , e· « l e prove portat e in questi terribili processi tra nazioni hanno una forza ben diversament e coercitiva che l e s olit e dei proc ess i civili » (5 ). E p e rciò , finch è ci sa ranno tra g li Stati contese, rivalità , an ta gonismi , la guerra non potrà essere evitala. La concorr e nza è o ra la legge degli Stati più ancora c h e degli inclivi:dui, p e r c h è essa, tra popolo e popolo , non è allenuala nè dalla r ec iproca simpatia n è dalla comunanza di coltura e di aspirazioni Yerso uno s tesso ideale. Senza la g·uerrà non è n e mmeno possibile immaginare lo Stato. Perciò il diriUo <li farn l a guerra a suo tal e nto , oltre a cost ituire l'attribuLo

( I ) I , p 38 (2) Unse 1·c Z ukim f"t, Cap. \". (3) r, p. 73.

11

12

L O ST ATO AL DI SOP RA DELLE LEGGI INTERNA Z IO NA LI.

principal e d e lla sua sov ranità, è c i ò c h e distingu e lo Stalo da tutt e l e a,ltre agg1;egaz ioni umane . Se uno Stato non è in grado di sg uainar e la s pada quando gli par e , non è più degno d e l s uo nome. « Per c onv e nienza, p e r urbanil'à, p e r gentilezza, si potrà c hi ama rlo tult' al più un regno; ma la sc ienza, il cui primo dovere è di dir e la verità, deve di c hiarare senza gir i di parol e c h e un t a le p aese non è piL1 un o Stato ... Per que s ta ra g ion e la corona di Prussia s i distingu e dagli altri S tati tedeschi, in quanto che so lo il r e di Prussia ha la facoltà di di c hiarar e la guerra. La Prussia non h a dunque perduto la sua sovranità come g li altri Stati» (1).

La guerra non è soltanto in ev itabil e : essa è moral e e sa nta. Santa, p e r c h è, innanzi lutto, è la co ndizione ne cessar ia all' es ist e nza degli Stati ; e l'umanità se nza lo Stalo non può vivere. « Fuori d e llo Stato, l'umanità non può r es pirare• (2). Ma essa è sa nt a anche perchè è la so r ge nl e d e ll e piL1 alte virtù morali. Infatti , essa forza g li uomini a dominar e il 101·0 egoismo natural e, li inalza fin o alla ma es tà d e l sacrifi c io s upr e mo, d e l sacri fi ci o di se s tessi . Per op era s u a , l e volontà individuali, invece di sperperarsi nel co rr er di etro a fini m esc hini, s i ra cco l go no in allesa di grandi cose, « e la piccola personalilà dell' individuo si oscura e spa 1·isce di fronte alle ampie vedute c h e lo Stato abbraccia co l pens iero ». Per opera s ua, « l ' uomo g usta la gioia di ave r e in com un e con tutti i s uoi com patriotli , e ruditi o s piriti se mplic;i, un so lo .e m e d es imo se ntim e nto , e chiunque abbia gustato questa gioia, non n e dim e ntica mai più la dol ce zza e il conforto ». Insomma , la guerra implica un « id ea lismo politico • c h e tra s porla l'uomo a s up erare se s lesso, mentre la pace è il « regno d e l malerialismo », è il trionfo dell' inler esse personale sullo sp irito di d evo zion e e cli sac rifi c io, della vita m ed iocr e e volgare s ulla nobile , è, infin e, la « facil e» (5) rinunzi a ai grandi di seg ni e a ll e grandi ambizioni. L ' ideal e d ella pac e p e rp e tua non è so ltanto in co n seg uibil e ,

(1 ) I , p. 39-4 0 (2) I , p. 11 5.

(3) • Der faule Friedenszustand » ( I , p. 59 )

LO STATO È POTENZA.

13 ma è uno scandalo morale ( 1), una vera « mal e dizione ,, (2). • Non è infalli un sovverlimenlo della morale il voler esclud e re l' e roi s mo dalla vita umana ? • E invocare contro la guen:a i principi del cristianesimo è una vera assurdità , poichè la Bibbia dic e chiaramente che il dover e dell' autorità è quello di sguainare la spada. « Nel s ogno di una pace e terna si sono sempre compiaciuti i tempi fiacchi, senza vigore e senza entusiasmo ». Ciò avvenne dopo la pac e di Utrecht come pure dopo il congresso di Vienna. Secondo il Treilschke, la Ger mania, n e l momento in cui egli scrive, attraversa un periodo dello stesso genere. Ma possiamo esser certi, egli dic e , c he non durerà. « Il Dio vivente vigilerà accioc c hè la guerra, rimedio terribil e di c ui la sp ec ie umana ha bisogno, ritorni sempre " (5).

Lo Stato è Potenza . Soppressione dei piccoli Stati .Insomma, lo Stato è un ente imperioso e ambizioso, intollerante d 'o gni s e rvitù anche apparente; ed è Stato solo quando appartiene completamente a se stesso. Ma, per poter rappresentare questa parte, p e r reprimer e ogni attenl3<lo al suo potere e imporre la sua legge senza obbedire a nessuna, occorre ch'egli possieda mezzi pot e nti d'azione. Uno Stato debol e cade necessariamente sollo la dipendenza di u n altro e, appena la sua sovranità cessa di essere intera , cessa egli pure d'essere uno Stato. Quindi , ciò che costituisce principalmente uno Slato è la Potenza. Der Staat ist Macht è una mas s ima alla quale il Tr e itschke ricorre continuamente, e che domina lutta la sua dottrina.

Ciò c he forma innanzi lutto e sopra lutto questa potenza è la forza fisica della nazione : l'armala. L'armala vien e ad occupare in tal modo, nel complesso delle insliluzioni sociali , un posto speciale. Essa non è soltanto un servizio pubblico

(1) • Dass d e r Gedanke ùe s ewigen Friedens .. . ein unsitUiches Id ea i i st, haben wir schon erkannt • (II, p . 553 ).

(2) , Der Unsegen des Fried e ns • (I, p 59 )

(3 ) I, p. 76. - Tutti i passi citati, anche se non so no accompagnat da una speciale indicazione, sono tratti dalle pa g ine 72-76 del voi. I.

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LO STATO AL DI SOPilA DELLE LEGGI I N TER NAZIONAL I.

di primo ordine , ma è la pietra angolare della soc i elà : è < l'in ca rn az ione dello S lato » ( 'i) . Quando , c on Tr e i ts c!1ke e la Germania contemporanea, si fa d e lla guerra una cos a oltremodo santa , l'armata, organo d ella guerra, non può n o n partec ip a r e di questa sa ntità. Certo , un ' armala num e r osa e forlem e nt e ordinala non basta ad assicurare allo Stato l a · s ua pot e nz a. Oc c orr e a nch e c h e l a politica , « di c ui l a gue rra n o n è c h e l a forma v iol e nta », s ia dir e tt a da sp iriti illuminali e g iu s ti, da vo lont à e n e rgiche, c onsap e voli del fin e a c ui mirano e p e r se veranti n e llo s fo rzo. E occorre pur e c h e i so ldati s ian o moralmente allenali e abbiano le virtil militari se n za l e quali il numero e l a t ec ni ca più dotta re s t a no i n e fficac i. La pot enza dello S t a t o presuppone dunqu e se ri e qualità morali. Qu es te qualità -però non sono ri c hi es t e p e r se s t esse, ma co m e se mpli c i m e zzi a lti a dare a ll ' armala l a ma ss ima e ffi ce nza , perchè lo Sta to co n seg ue per m ez zo clell ' armala la sua esse nza . È l o s t esso principio d e l militari s mo (2) .

Ci furono, è vero, Sta li c h e h a nn o cercalo l a g rand ezza e la g loria piu Uo s to n e ll e arti , n e lle l ettere, n e ll e sc ienze , ma essi hanno mancalo in la~ modo a ll a l egge fondam e nta l e d e lla loro natura, e questa è una co lp a c h e hann o sco ntal a dur a m en t e . « So lto questo rispetto, la s toria univ e r sa l e offre al p e n sa tore che rifl et ta lo spe lla co lo di una g iu s tizia implacabile. Il s o g nator e può dolersi c he A t ene, c on l a s ua c i villà raffinala, s i a s tal a v inla da S p a rta , l a Grecia eia Roma , ch e F ir e nz e, nono s tante l a s u a g r a nd e moralità, n o n abbia potuto sostenere la lotla c ontro V e n ez ia. Tifa il pen sator e ser io ri conosce c h e n on pot eva es sere a Hrim enli. Tullo ciò è il r is ultal o di una n ecess it à intrin seca. L o SLalo n on è un' accademia di belle arli ; e quando e gli sacr ifi ca la s u a potenza alle aspirazioni id ea li dell ' umanità, s i contracli ce e va in rovina » (3) . Uno S l a l o non è fatto p e r p e n sar e, p e r inventar e id ee nuov e, ma p e r ag i re. " N on è s lalo F i c ht e o Paolo P fìz er, nè so no s lali a llri s lucliosi a far e l a G e rmania, ma Guglielmo I e Bi sma r c k. I g ran di pensatori de ll a poli(1 ) II , p. 361. (2) II , p 554-363 (3) r, p ;;4

SO PPBE SS I ONE DEI PICCOLI STAT I. 15 tica lrnnno la loro g lol'i a, ma non so n o i veri e roi d e lla s t o ri a ; i veri e roi so no g li uomini d 'a zion e ». I fondatori di Stati n~n ' sono genì, nel senso int e ll e ttuale d e lla parola . L'Imp eratore Gugli elmo non a ve va nulla di ge niale , ma era un uomo ca lmo e di un a volontà infl ess ibi le. La sua for za cons ist eva in quella d e l suo ca rall e r e (-l) .

Ma poichè la pot e nz a è la d e finizione d e llo Stato , g li S tati non m er itano d' esse r e c hi a mali così se non s ono verament e pote nti. I piccoli paesi , quelli c h e non si possono difend e r e e mantener e con le loro forze s ole , non sono veri Stati, p e rc h è devono la loro vita all e g randi Potenze che li toll e r a no ; e la loro sovranità non è e non può essere c h e di nom e . Questa è appunto la co ndizion e d eg li stati n e utri , come il Be l g io , l'Ol a nda e la Svizz e ra. La loro indip e ndenza , infatti , non è g uar e nlita che dalle co nv enzioni internazionali di c ui noi co no sc iamo tutta la fra g ilità : Basta che uno dei co ntraenti g iudichi ch'esse non s ono più in armonia co n l e co ndizioni delle Potenz e p e r c h è abbia il diritto di sc io g li ersi. ll Tr e itschk e ci fa anzi cono sce r e , con un ' omissione in volontaria, c he l' autonomia .d el Bel g io e cieli' Olanda . non ris pond e più, secondo lui , allo s tato pr ese nt e del! ' Europa, q uan do, a proposito d e ll a S vizz e r a , ma s olLan lo de ll a S vizz e ra , dice : « Fintanto c h e non s uc ce d e rà un mutam e nt o radicale nelia soci e tà pr ese nt e d eg li Stati , la Svizzera pu ò esse r e s icura di durar e a n co ra per mo] lo Le m po » (2) Il silenzio e h 'eg li mantien e ri s petto agli altri due Sta li n e utri è mollo e loqu e nt e . In a ltri luo g hi , p a rlando d ell'Ol a nd a, di c e c h'es sa do v r à n a tura lm e nt e rientrare n e ll a • vecc hi a pa tria te d esca», c h e qu es t o ri t o rno è « da d es id e r ars i vi va m e nt e » (5) e che la Ger m a nia « h a biso g no d e ll ' Olanda come de l pane quotidian o >> (4). Q u an to a ll a Svizz e ra, è a vve rtil a c h e il di ritto di viver e c h e l e è concesso è puram e nt e c ondizionato, e perci ò temporan eo; val e sol Lanlo reb us s'Ìc .s tant i bus: la minacc i a 11011 è c h e diffe rita.

(1) I , p 34. (2) I , p. 42

(:'i) « Dass ab e r w e ni gste n s Ho ll a nd no ch e inmal zum a lt e n Va t crla nd zuriic kk e hr t, i st ... clrin ge ncl zu wi:t nsc h e n " (I , p. '128 ).

(4) , , p. 2'18 .

16 L O S T ATO AL DI S OPRA D E LLE LE GG I I N TER N AZI ONA LI.

De l pic c ol o Slato c h e e gli c hiama, con una p a rola int iadu c ibil e, la Kl eins t aa t erei, parla ge n e ralmente con disprezzo . " Ne ll ' imm a gin e d e l pic c olo Sta t o , e g li dic e , c'è qualch e c os a c h e muo v e a riso. In s è , la d ebol e zza non h a nient e di ridi c olo , m a non è piì.1 lo s t esso quando ost e nl a a tte g gi am e nti cli for za ,, ( I ) . Poich è l'id ea di Stato evoca qu e lla d e ll a pot e nza , un o Stato d e bole è un a contr a dizione in ca rn a la . L e v irtù per ec c e llenza dello Stato s ono un a fi e rezza e un orgog lio se nz a limiti. Or a , « s olt a nto nei grandi Stati pu ò svilupp a r s i un ve ro or g o g lio nazion a le , indi ce ci el valor e moral e d ' un popolo ,, (2). L e largh e ve dut e c h e i vi s i s piegano davanti ag li individui vi fanno nas ce re un « se ntim e nto mondiale ,, (W e lt sinn) . N on è pi ì:1 po s sibil e rinchiudersi e ntro limiti troppo ristretti ; s i ha bisogno di s pazio Il d o minio d e l mare h a una grand e e ffi c a c ia su qu esta t e nd e nza . « li m a r e libero lib e ra lo spirito • In vece, il piccolo Stato ridu ce tutto alla sua mi s ura suscitando se ntim e nti d a pito c chi (eine be tte lh a fte Ges i n nung) , e vi s i nutre per lo Stato un a stima inv e rsam e nte proporzional a a ll e impo s t e c h e ri sc uota. « Ne ri s ulta un mat e riali s mo c h e ese r c ita su g li animi d e i cittadini un ' influ e nz a disastro s a ,, (5).

Da tutto c iò il Tre il sc hk e d e du ce ch e l' e sist e nz a dei picco li Stati è una sopr av vivenza infondata, e g iudi c a n a tural e c h e debbano s parir e: il loro de s tino è qu e llo di esse r e in g oiali d ag li Slali grandi. E poich è la di g nità di g rand e Sta to non è ri co nosciut a pienament e che in cinqu e Potenz e (l'll a lia ci è pr ese ntat a soltanto a ll a v i g ili a di es se r e amm es s a in questa a ri s tocrazia dei popoli e urop e i )( 4) , è facil e pr e ved e r e c he cosa div e nter e bb e la ca rt a d ' Europ a s e l e id ee d e l Tr e it sc hke, ch e s ono quell e d e lla Ge rm a nia cont e mporan e a , do v es sero a ve re e ff e tto.

( I ) I , p. 43 (2 ) I , p 44-4 5

(5) I, p. 43. Tr e it sc hk e v u o l dir e c h e , n e i pi c c o li pa e si , s i c on s id e r a c o me il g o vern o mi g lior e q u e llo c h e cos t a m e no e ri c u ote m e no impost e . S i dim e nti ca, eg li s o gg iun ge " c h e , se lo St a to n o n ;d e ve ese r c itar e un a pr ess io n e c om e il g u s ci o ci e li ' u ovo , n o n pu ò prot egge r e " ·

(4) " It a li e n i s t nah e d a r a n , in ihn hin e inzuk o mm e n , : L' I t ali a s t a per e ntr arvi (n e l grupp o d e i g r a ndi St ;:i li ) (I, p . 42).

LO STATO AL DI SOPRA DELLA MORALE

Ma c'è qualche cosa che è generalmente slimata superiore allo Slato : è )a morale. Certo, _la morale non è fatta che d ' idee; però queste idee sono forze che muovono gli uomini e li dominano. Lo Stato è anch' esso soggello alla loro azione o può legittimamente sottrarvisi? Se è solloposto, la sua sovranità sarà rislrelta denlro certi limi li che non appartiene più a lui spostare a suo piacimento. Invece , se la morale non ha su lui alcun potere, bisogna pur dire ch'esso non ha più niente di umano.

Il Treitschke intavola e tratta la question e con una cert ' aria tra l'impaccio e l'intrepidezza; ma, alla fine , l'intrepidezza la vince

La Morale è per lo Stato un mezzo. - Nel secolo XVI, un pensatore non si peritava di sostenere che lo Stato non può essere soggetto alla morale e non dev c riconoscere allra legge fuor che il proprio interessP.. Questo è Niccolò Machiavelli. La sua opera, espressione d el tempo e della società profondamente corrotta, era caduta, da molli secoli, in tale discredito che il suo nome era divenuto sinonimo di iniquità politica. Perfino Federico II, che certo non peccava per eccesso di scrupoli, aveva scritto, nella sua giovinezza, un · Anti-M cichiav elli. Questa condanna parve al Treitschke ingiustif.icata , e perciò si accinse francamente a rimettere il Machiavelli in buona reputazione.

Che il Machiavelli non sia stato in odore di santità tra i sognatori del secolo XVIII, « umanitari di professione » per i quali il più gran piacere era di poter « fumare la pipa della 1; D UR KIIEDI. li. - Jtal. 5

II

18

1, 0 STATO AL DI SOPHA DELLA i\lORALE.

pace» (t) , è n a turali ss imo, e c iò s pi e ga , in part e , p e r c h è Federico il Grande s ' è mostrato ingiusto verso il grande Fiorentino. Ma , veramente , q u esto è sla l o un o dei pr ec ur s ori de i tempi moderni. « È sta t o lui a e s primere l'idea c h e, quando n e va la salu l e d e ll o SLa to, non occorre dar s i pensiero della purit à dei m ez zi adoprali. Ch e lo Stato s ia s alvo , e Lulli approveranno i mezzi me ss i in opra >> (2). Ed è slalo l u i anche a liberar e lo S lato dalla Chiesa e a pro c l ama r e , p e r il -pr imo, questo ,principio fondamental e di tulta la vita politica : Der Staat ist Macht, lo St-aLo è Pot e n za (3).

Tuttavia , il Tr e it sc hke , riprendendo p er suo co nlo il machriavellismo, procura, c on qualche concessione appar e nt e, cli renderlo p iù accetto alla coscienza moral e con te mporan ea.

Egli non ammette, in via gen era l e, che lo Slalo possa trasc urar e la mora l e « È evidente ch e, dov e ndo c ontribuire all' educazione dell' umanità, esso è necessariamente soggetto alla l egge mor a le ». Queste parole se mbrerebbero cs prinre r e l'implicita ,condanna della politi ca immorale , ma, ·n realtà , i l loro significato 1è ben div e rso. Co ntinuiamo, infalli , la nostra lettura :

« Si parla con leggerezza, quando s i di ce c h e la riconosoenza e la generosità non sono virtù politich e .... Cons iderate 1I trattalro di pa ce del 1866 (con l'Austria ). È il piì.1 generoso ,c he uno Stato a bbia mai firmato dopo una vittoria strepitosa. Noi non .abbiamo preso all'Au str ia n e mm e no un vi llagg-io, nonostan te che i nostri compatriolli della Slesia av esse ro desiderato almeno 1C racovia , punto dove s' incro c iano parecchi e v ie d,i comunicazione. Ma , a ffinch è, n e l futuro, fo sse pos s ibile un ' all ea nza tra i cl ue Sta Li, non s i dov e va ag-g-iung;c re una nuova umiliazione a quell a della disfalla Ques to fu un allo abile e generoso a un tempo » (4).

:Se dunqu e ,lo Sta lo ha da rispett a re la moral e, c i ò non vuol dire ch'essa g li sembri per se stessa degna di ri s petto , ima ch 'egli cii ha il p11oprio tornaconto a rispettarla . Se l a

(1 ) r, ,p . 93. (2) r, p . so. (3) I , p. 90. (4 ) r, p 06

LA i\IORALE t P ER LO STATO UN MEZZO. 1\l pol i t ica immoral e è ge n e ralm e nl e da co nd a nn a r e, n o n è p e r c h è ess a immoral e, ma p e r c h è è " impoliti ca » ( I) Gen e ro si tà e riconos ce nz a s ono virtù che lo Stato d eve co l tiva r e, ma " so ltanto quando esse non si ano co ntr a ri e a i Jìn i esse nzi a li della p o li t ica ». Qua l c h e vo ll a possono esse r e err ori." N e l 1849 , i lronidi LuLLi i principi tedeschi e ran o vacillanti. Federico G u g·li e lmo I V mandò i s u o i ese r ci ti in Sasso nia e in Bav i e ra (2) e v i ristabilì l 'o rdine. Fin qui , null a da ridir e Ma ecco il pecca Lo mortal e e h ·egli comm i se. I Pru ss ia ni era no andati l à dunqu e al so lo scopo di ver s are il l o r o sa n gue per i r e di Sassonia e di Bavi e ra ? La Prussia avr e bbe dovulo tr a rr e da quella ca mpagna un util e durevol e Poi c h è Le n eva i piccoli in s uo polere, l'uni ca cosa r ag ion evo l e era lasc i a r e g li ese r c iti p ru ia ni n e i paesi occupali, fintant o c he lutti quei prin c ipi non s i fossero so ll omess i al nuovo impero t edesco. Invece, il r e o rdin ò ai so l da ti cli ritirar s i , e i pi cco li , un a volLa sa l va li, g li fecero un palmo di n aso .. .. Il sa n g u e del popo l o prussiano era sta t o ver s alo per nient e "(5) .

Se i gra ndi uomini di Stato sono ge n e r a lm e nt e mollo franchi, c iò avviene perchè so no mollo abili. « Federico il G rand e, quando intrap1·endeva una guerra, diceva sempre prima, e n e ttamente, lo sc opo a cui mirava. Benchè n o n sc;leg na sse di ri c orr e r e al! ' ast uzia , la veracità e r a, in general e, uno dei tratti dominanti della ·s ua indol e . E Bi s marck, c he n e i particolari d eg li affari dava pur prova di un ' acco rte zza molto so ltil e, e r a, n e l co mpl esso, di un a grosso lana . incerità (massive Offenheit), arma mollo e ffi cace nelle s ue mani , perchè i diplom atici di mezza taglia cre d eva no sempr e il c ontrario di ciò c h e dice va, m e ntr e eg li aveva dello fr a n cam ente qu e l c h e vol eva (,1-).

('I ) l , p. '103.

('2) Era n alo un tumullo dopo la di sso luzi o n e del Parlamento d i F 1·ancofort e, c h e aveva o fferto la co ron a imp er ial e a Federico Gugli e lm o IV . Questo l' aveva rifiutata, volendola ri cevere, non da un Par l ame nto , ma dai principi tede sc hi , poco dispos ti a o ffrir g li ela.

(3) I , p. 101. (4) I , p. 96.

LO STATO AL DI S OPRA DELLA MOHAL E.

Essere forte è il solo dovere dello Stato. - Ma se questo felice accordo Lra i prec e lli d e ll a moral e e gl'inl eress i dello Stato è assai frequente, ciò non vuol dire che s ia necessario. Anzi, qualch e vo!La, ve ngono a con niLLo. E allora c h e fare ?

L 'ant inomia non polrebb e essere riso!La , rispond e il Tr e its ch k e, se la moral e cristiana fo sse una specie di codice inYariabile, fallo di pr ec etli infl ess ibili e t a li da imporsi a ognuno alla stessa maniera. Ma, secondo lui , il crislian es im o non ha un codice di questo genere; conlrariamenle all e r e ligioni orientali, esso non ammelle una definitiva e iasificaz ione degli alli umani in buoni e in c allivi , e la s ua superiorità, la sua vera originalità derivano dall ' aver proclamalo che ognuno dev e foggiar s i una morale adatta alla s ua indole.« Tulli comprendono ben e c he anch e i c ri s ti ani hanno i 1 dov e re di sviluppare la prnpria individualità , di conoscere bene se sless i e di operar e in c onformità. La vera moral e cr i stiana n on ha una misura uniform e che convenga a tulli ;ma es sa insegna il principio : si duo ( ac iun t idem , non est ideni( 1) La grazia di Dio ha fallo di voi un arlisla? Ebb e n e, una volla c h e ve ne sa rel e avveduti , il vos tro unico dovere. è di svi lupp are l e qualilà di cu i siete dotali sotto qu es to ri s petto, e tulli gli a llri voslri doveri passano in sec onda lin ea . Ce rt o, in s imili cas i , non è facile cavarsi d ' impaccio senza loll e morali, senza gravi r es ponsabilità; la c au s a n e è la debolezza umana Ma , in conc lu sione, ciò c h e imporla è sa p e r e se _c iascuno ha b e n c onos c iuto la sua indol e e se l ' ha porla la a l mas s imo grado di p e rfezion e ,, (2).

Ques ta maniera d 'inl e rp e lrare l a morale farà ce rto maravig li a. Dire c he , p e r il cristianesimo , non vi sono alli oggettivam e nt e buoni o c alli vi è un ritornare alla teoria, tant e volte rimproverala ai Gesuiti, cl1e fanno dipendere lutt o il valot·e morale dell e azio ni dalle intenzioni di c hi li compie.

( I ) • Lo s t ess o aLto co mpiut o d a due p e r so n e diffe r e nti n o n è l o s i esso n e i due ca s i. •

(2 ) I , p 99-100.

20

ESSERE FORTE t IL SOLO DOVEllE DELLO S TATO. :H

E dire che l'unica virtù cristiana consiste nello sviluppare la propria individualità è un voler disconoscere che il primo dovere d 'ogni cristiano è di non prender cura di se slesso, di dimenticarsi e d'immolarsi a un fine superiore. Evidentemente, questa esegesi , del rcslo molto sommaria, è lì soltanto per figurare come argomento, perchè lo scopo prin c ipale è quello di rendere la morale così elastica che lo StaLo possa adattarla ai suoi fini. Infatti , una volla poslo questo principio, Lu lto il resto viene da sè.

Individuo e Stalo non possono essere giudicati alla med esima stregua; tra questi due enti , c ' è una diITerenza di natura. La morale cieli' uno non può essere perciò quella dell ' allro. " Bisogna notare bene la diITerenza esistente tra la morale privala e la morale pubblica. La graduazione <l e i doveri non è la stessa per lo Stato e per ogni singola persona. Una serie di doveri incombono parlicolarmenle ali' individuo senza che lo Slalo se ne debba dare pensiero. ,, '.\la lo Slalo è essenzialmente po lenza; quindi il suo dovere è di sviluppare la sua nalura di potenza. « Tenere il suo grado , ecco, per lui, in tulle le circostanze, il dovere supremo ; ecco ciò che, per lui, è veramente morale. E per questa ragione, si può dire francamente che, di tutti i peccati politici, il peggiore, quello che è da disprezzare maggiormente, è il peccato della debolezza (t). Nella vita privata, c e rl e debolezze sentimentali sono scusabili , ma, quando si tratta dello Stato, non c ' è scusa che tenga : esso è potenza e, se tradisce la sua natura , non c ' é per lui biasimo che basti > (2). - « L'individuo, dice altrove il Treilschke , ha l'obbligo di sacrificarsi a una delle collellività da cui dipende. Di tutte le collettività wnane, lo Stato è la più alta. Non c'è , quindi, per lui il dovere cristiano di sacri(ìcarsi acl itn fin e

(1) Si noli la facilità con cui il Treit.schk e qualifica, in t e rmini religiosi, gli errori politici. Egli li chiama peccali, peccati mortali, peccati contro lo Spirito Santo. Il fatto merita d ' essere notalo, perchè il Treitschke aveva piuttosto un animo cli libero pensatore. Anzi, per qualche tempo, fu un Frei sinniger.

(i) I, p . 101.

LO STATO AL DI i::i OPRA DELLA i\'.IOHALE.

più eleva t o, p e r c h è in lulto il cors o della storia uni ve rsal e non si trova niente al di s opra dello Stato D ('l).

Ma, cieli ' umanit à , dei dov e ri d ello Stato ver s o questa, non una parola. P e r lo Stato , fin e a se stesso, e che, fuori di s è, n o n conosce nulla a cui debba riguardi , essa non con la. Ecco c osì dimostrata logicamente la famo sa formula che il Ted e sco apprend e a ripetere sin dalla sua infanzia : Deut sc hlan d iibe1· all es; per il Tedes c o nient e sta sopra lo Stato tedesco . L lo Stato non ha che un dovere : farsi largo nel mondo , qu a nto piì.1 gli è possibile, ricacciando indietro i riv a li. L'esclusione completa d'ogni altro ideale sembrerà , c on ogni r agione , mostruosa. Certo, nessuno vorrà negare ch e la morale dello Stato non sia semplice e ch e , sovenLe, lo Stato si trova davanti a doveri conlradittori tra i quali non è facile scegliere senza dolorosi confliLLi. Ma che il senti m e nto umano s ia se mpli ce mente eliminalo dai v alori morali di cui lo Stato deve pure far conlo , e che tutti gli sforzi faLLi, da venti secoli in qua, affinch è questo ideale penetri n ella realtà , siano con siderati come in s us s i s tenli , è uno s c andalo storico quanto moral e . Anzi, è un ritorno alla moral e pagana , o piutto s t o - poichè i pensatori della Grecia avevano, d a lungo tempo , abbandon a to questo concetto - alla ve cchia morale romana , alla morale della tribù, per cui l'urna. nità non esist e va al cli là della tribù o della città (2 ) .

In qu es ta moral e , noi saremmo _incapaci di ri c onoscer e qu ella da noi praticala. P e r c hè la morale per noi, cioè per tutti i popoli civili , per tulli quelli che sono cr es ciuti alla sc uola del cristianesimo, mira, innanzi tutto , a formar e l'umanità, a liberarla dalle schiavitù che la diminuiscono , a r e nd e rla più b e nevola e più frat e rna. Sostenere ch e lo Stato non deve curar si dei grandi interessi umani è metterlo al di fu ori e al di s opra della morale. Perfino il Treitschke comprend e c he la politi c a , tale quale egli la immagina , pu ò

('Il I , p. 100. (2) Si attribui s c o n o a Guglielmo II queste p a rol e : " Per me, l ' um anità finisc e ai Vos g i " ·

22

IL F I NE GIUSTIFICA I MEZZI.

diventare moral e a condizione che la morale muli- natur a. " Bi s ogna, egli dice, che la morale si faccia più politica affìnch è la politica clivenLi più moral e » ( I).

Ecco perch è noi abbian10 potuLu dire (2) c; h c ; facendo mo st ra di ricono sce r e in Dio una specie di su periori là rispetto allo Stato, il Treilschke faceva una semplic g riserva di forma. Il Dio d e ll e grandi religioni presenLi (3 ) non è più il Dio di quest a ciltà o di quello Stato, ma il Dio del genere umano, Dio padr e, legislatore e c u s tod e di un a morale che ha· per oggetto tutta intera l'umanità. Orbene , l'ide a di un tale Dio è estran e a al p e nsi e ro c he noi studiamo.

Il fine giustifica i mezzi. - Ma, pur e ammettendo c h e l'aumento del suo pot e re sia, per lo Stato , il so lo fine ch'egli cJeva propor s i , secondo qual principio s ceglierà egli i mez ri ne cess ari a conseg uirlo? Tutti quelli e he conducono · allo s copo sono leciti , oppure la morale comnne r ive ndi c h erà qui i su oi diri Lti?

A que s ta domanda, il Treil sehe- rispond e con il fam oso a·fori sma: il fìne giustifica i rn ez zi, s alvo c h e l'at!tenua un po ' : « Ce rto, egli dice, quando si a,nmm z,ia in modb radka le e brusco questa ma ss ima ben nota · ai Ge s-ui:fi , essa ha qualche c os-a di brutal e Ghe offende; ma ne ss11 n 0 può •negare che non ra cc hiuda una ce rta verità. Digraziatamente , n ella vita dello Stato com e in quella delle pernone, vi s0110 momenti in c ui è impossibile adoprare mezzi pm·fotLam e nte puri . Senza dubbio, quando per cons eguire un fine· moral e si pos so no impi eg·ar e mezzi ugualment e morali , bi s og:na pr efe rirli , anche se s0n0 , di un ef'fe tlo più lenbo o meno comodi » (!~) · . Ma ,, diversamente, si deve ricorrere ad alLPi- : è una questi-one di conv enien za, e di• c ir cos lawz: e €bsl , la foanchezza · è s pe ss0 m politlica una• forza e

( I ) I , p. '10 5. (2) C fr. p. 8.

(3) Ci sono a n c or a ben poche soc i e tà n e ll e quali g li dei abbiano un ca ratt e r e cos ì st retta m e nte na zional e Quasi tutt e l e grandi divinità soffo per certi ri s p'etti int e rna z ionali.

(4 ) I , p. 106.

LO STAT O AL DI SO PRA DELLA MORALE.

un ' abilità. L ' o sse rvazion e è ve ra purch è non sia co nv e rtila in regola assolula. « Quando s i ha c h e fare con popoli in una condizione di civillà ancora inferior e, è evidente che la politi ca deva adatlare i m e zzi che adopra alla loro facoll à di se ntire e di c ompr end e r e . Sarebbe una vera pazzia , se una sloriografo vole s se giudi c ar e la polili ca europea in Africa o in Or ie nle con i prin c ipì convenienli ali ' Europa . La gg iù, chiunque n on sappia inwt ern t e1To1·e è p e1·cli 1t o •· E il Tr e il sc hke cita l'esempio degl' Ingle s i i quali , più di un m ez zo seco lo fa, l eg avano gl'Indiani ribelli alla bo cca d e i loro c annoni di modo c h e lo sparo disperd ev a a lulli i venti il corpo d e lle vittime. Qu es ti t e rribili proc e dim e nli di r ep re ss ion e, toll e rali dai costumi di allora, c h e i no s tri , oggi, condannano e c h e l'Inghilt e rra contemporanea riprova certo unanimamenl e, · il Tr e it s chke li g iudi ca le ci ti e nalurali. « Poi c h è, eg li dice, la dominazion e cieli ' India parve agli Ingle s i moral e e ne cessa ria, non si pos so no bi as imare i mezzi adoprali • (1). È qua s i la so la volta c he il Tr e its c hke esprime sull ' In g hilt e rra un ' opinione favor e vol e.

Anche in Europa avviene c h e l'uomo di Stato deva piegare la moral e alle n ecess it à d e i t e mpi e d e ll e circostanze. Ci s ono popoli che, nono s tant e la pa ce ufficiale che regna tra lor o , sono r ea lmente in uno stato di « guerra velala ». Ciò s ignifica c he , sollo la pace apparente, infuria un a guerra lat e nte, e qu es( a c ondizione può durar e molto t e mpo , anche « decine d 'a nni •. « Una quanlità di astuzie diplomatiche sono giu s tifi cal e da qu es to stato di guerra lat e nte. Basta ri c ordare, per ese mpio, l e trallaliv e tra Bi s mar c k e Bened e tti. Quando Bismarck non aveva ancora perdulo la s peranza di poler evitare una grande guerra, arriva il B e n e detti con la lista delle sue indiscrete pr e l ese Che Bismarck l'abbia tenuto a bada facendogli cr e dere che la Germania polrebbe consentire alle sue richi es te non fu_ forse pienamenle morale? (2 ) .

(1) I, p . 106. .

(2) Si tratta dei negoziali dopo Sadowa. Bi s marck fec e c r e der e al B e nedetti che egli non s i sarebbe opposto ali ' annessione del Belgio

24

IL FI~E GIUSTIFICA I MEZZI. 25

E lo stesso dicasi dei procedimenti di corruzione che, in simili circoslanze , si adoprano contro uno Stalo. È ridicolo insorgere rumorosamente con tro questi metodi in nome della morale, e volere che, in tali condizioni, uno Stato non faccia niente se non col catechismo tra l e mani» (I).

Insomma, la politica è una faccenda mollo seria di cui non è possibile sbrigarsi conservando « l e mani interamente pulite • (2). A certi scrupoli, a certe delicalezze eccess i ve della coscienza morale essa non s i può confo rmar e . « L'uomo di Stato non ha il diritto <li sca ldar si tranquillamentè le mani alle rovine fumanti della sua patria, felice di potersi dire : non ho mentilo mai. Questa è una virtù fratesca » (5). La morale è per la piccola gente che non fa che piccole cose. l\fa quando si ambisce a ll e grandi azioni, si è pur coslrelli a uscire dai limiti ristretti ch'essa c'impone, perchè le forme beli' e fatte, a uso di tutli, non le può adoperare c hi medita piani di una vasta ampiezza. E lo Stato, per l a sua stessa natura, ha l'obbligo di operare grandi cose.

alla Francia e si fece consegnare il progetto in iscritto. Una volta che l' ebbe , non ne parlò più, ma mise il documento da parte per compromettere un giorno il governo francese. Ciò avvenne nel 1870.

(I) I , p. 107.

(2) « Mit ganz reinen Hiinden », (3) I , p. HO.

\

LO STAT O AL DI SOPRA DELLA SOCIETÀ CIVILE

Fin qui , noi abbiamo considera lo lo Stato sopra trnLto nelle · sue r e lazioni con g li Sta Li stranier i. Ma , oltre le sue relazioni> internazionali, lo Stato ha da adempiere una missione n e lla, vita intima della società. È util e quindi cercare in qual, modo , sec ondo il Treitschke, qu esta mission e dev ' esse re inte sa.. Co sì potremo espor re con precisione uno d e i tratti principali della psicologia tedesca.

Antagonismo dello Stato e della Società! civile. - Nel linguaggio comtme, la questione può essere proposta così : quali sono le relazioni dello Stato con la totalità dei cittadini, con la mas sa d e ll a nazion e o, come anche s i dice , col popo lo ?

P er una s ocietà d emocra ti ca, il popolo e lo Stato non sono che due asp e tLi di un solo e medesimo en le. Lo Stato è il popol o che acquisLa cosci e nza di sè,' dei s~wi bisogni, delle sue aspirazio ni , ma una cosc i enz a più completa e più illuminala. P e r l a German ia , inv ece, tra questi due ~l eme nti cli og·ni vita naziona le, esiste una differenza radicale , anzi una s p ec ie cli co nlraclizion e.

Pe r d efi nire ciò che noi chiamiamo i l popolo, quando l'oppo niamo :illo Stato, il Tr eitsc hk e e , con lui , molli teori ci te deschi acloprano più volentieri l 'e spressione cli Società civile (die biirgerlich e Gesellschaft). La socie tà c ivil e comprende lutto quello che, nella nazion e, non è cli diretta compet enza dello Stato : la fami g lia, il commercio, l'industria, l a religione (quando non s ia c osa dello Stato), la scienza , l e arli . Il ca ratte re comune a Lulle qu este forme di atlivilà è ch e noi vi ci abbandoniamo da noi stessi, spo ntan ea mente.

III

ANTAGONISMO DELLO STA TO E DELLA SOCIETA C IVILE. '2T

Es s e hanno la loro ori g ine nelle inclinazioni nal urali d ell'uomo. E infalli, cli noslra propria volontà, noi meltiamo s u una famiglia, amiamo i noslri figli, lavoriamo per provv ed ere ai loro e ai no s lri bisogni, cerchiamo la verità, gus liamoi pia ce ri es lelici . Dunqu e, lulla . una vita nasc e e s i sviluppa se nza c h e lo Stalo inl e rve nga.

Ma , appunlo p e rch è tull e quesle occupazioni sono prodolle da s timoli privali, esse non lendono verso un solo e m e desimo sc opo. Ogni famiglia, ogni indu sl ria, ogni _indust rial e, ogni confessione r e ligiosa , ogni scuola scientifica, filo sofica, arlislica, ogni erudilo , ogni fi losofo, ogni artisla ha i suo i propri inter ess i e la s ua propria mani era c on cui cerca di difenderli. La s ocietà civile è dunqu e un mosaico d ' individui e di gruppi separa li che mirano ad uno scopo divergente, e il lullo ri s ullanle dalla loro union e manca, per co n seg u enza, cli unità . I molleplici l egami c h e s lringono tr a l oro g·l'incliviclui e i g ruppi non formano un s isle ma naturalment e organizzalo, e p e rciò n e ri s ulta n o n un aggregalo di persone , ma una massa in coere nt e cli e l emen ti di s parati. « Dov ' è l'organo com un e d e lla s oci e tà c ivil e? Esso non c s is l e . È c hiaro per lulli che l a socie tà civile non è qualch e cosa che po ss a essere determinala e compr es a c om e l o Stato. Uno S tato ha un ' unit à; n o i lo co no sc iamo come tal e; non è un ' astrazione mi s ti ca . La soc i e tà c ivil e non po ss i e d e un ' unilà cli volonlà • ('1 ) .

Par ecc hie scuol e d i e ruditi l e d esc hi (Niebuhr , Savig n y, Lalzaru s e Sleinlhal) hanno , è ve r o , atlribuilo alla nazion e, falla a lrazione dallo Slalo , una s pec ie <l'anima (clie Volk ssee le) e, p e r c on seg uenz a, qualità di perso na Sec ondo que s li , il popolo, per il fallo d 'e ssere popolo , avrebbe una nalur n, in Lc ll e llual e e morale , un c aratt e re che si manife s lere bbe i ri ogni particolare dei suoi p e nsi e ri e cl.ei s uoi alli, ma n e lla. c ui formazione lo Slalo non c 'e nlrerebbe per nulla . Q,u c-sL'anirna popolare s i moslrcrebbe n e i monum enli l e tter ari, ('I) I , p. !'>4.

LO STA TO AL DI SOPR A DELLA 'OCIETÀ l VIL E.

epopee, mili , legg ende, ecc . , i quali , se n z' essere d i un a ut o r d e le rminat o, av r e bb e ro un ' int i ma unit à co m e l e opere di

c 1·iltori noi i. E la s tessa o ri g in e avrebbero an c h e qu e i corpi di co n s u e tudini g iuridich e, form e primitiv e di diritlo , c h e lo , lato ra ccog li e piì.1 !Lardi i n co di c i , ma che non crea . L 'ave r rivo ll o l' a LLenzi on e sopra queste fo r ze im pe r so nali , anonime, osc ur e , c h e non sono i minor i fallori d e lla s toria , fu anzi u11 0 d e i se r viz i res i dalla sc ie nza lcdesea d e i t emp i passal i . Ma, pe r il Tr e iL sc hk e, qu es t e con e zioni so n o pu r e cos lrnzi o ni asL r aLL , • fantasie di una moda l'fim e ra , des tin ale a pa s a r e co me l e nevi ci eli ' inY e m o . Come mai s i può di r e c h e, in un clalo m o mento , l'an im a d e l popolo abbia d e termin a l o qual c h e cos a ? • (1)

No n s ollanl o l a soc i e tà c iv il e non h a un ' nnil à n at ural e, ma essa è g r av ida cli l olle int es tin e, p e r e h è lulli questi individu i , lutti qu es li g ruppi c urano int e r ess i contra ri c h e co zzano n ecess ariam e nt e in sie me. C iascu no ce r ca di g uadagnar ter r eno e di sv ilu ppar s i a d e lrim e nlo d eg li a ltri . L a co n co rr e nza non è so !Lanlo la l egge d e lla vi l a eco nomi ca, ma anc h e que ll a della v ita r eli giosa , della vila sc i e nlili ca, artistica , ecc. Ogni impre sa indu s triale o c omm e r c i a le lo ll a c ontro l e impr ese r ival i , og ni c onfe ss io n e religio sa , o g ni sc uola fìlo so fì ca o a rli s lica s i sfo rza di trionfare d e ll e c onfes s i oni o de ll e s cu o l e difTe renti. La l e i di ce rti ollimisti se condo i qua li vi sa r e bbe armo nia tra gl'interessi privali p er e fTe lLo di un acco rd o s pontaneo, dovuto a ll a c hiara cosc ienza d e ll a loro s olidari e tà, è una s uppo sizion e di te or i c i , non in rap por to coi falli. Tr a l'inter esse pubbli co e l ' int e r esse privalo, c'è un abisso; il primo non ha null a c h e fa r e co l secondo profondament e co n s id eralo e b e n co mpr es o. Là dove g li ap p et iti p 1·ivali son o so li ad agire, non v i può e sse r e c he un antagonismo s regolalo. « La s o c ietà c ivil e è il teatro di una lolla co nfu sa di tutti i po ss ibili intere s si c h e s i urtano r ec iprocam e nte . Se fossero abbandon a ti a se stessi, ri s ult e r e bbe una guerra di lulli contro lutti , bell um omnium contra omnes • (2). (1)~I , p. 63. (2) I, p. 54.

28

IL DOVERE DEI CITTADINI È L'OBBEDIENZA. 29

Lo Slato ha precisamenle esigenze opposte. Egli, innanzi Lutto , ha bisogno d ' unità, d'ordine, d'organizzazione. Lo Stato è una persona che ha c oscienza di sè; egli dice io voglio. E questo io non varia da un momento all'altro, ma si sv iluppa, sempre uguale a se stesso nei suoi tralti essenziali, a traverso la serie delle generazioni. Lo Stato è la stabilità in opposizione a quel caleidoscopio che è la società civile. La s ua allività ha sempre g·li stessi caratteri. Fatta di sforzi c ontinui e perseveranti che si pr efiggo no scopi costanti, elevali, lontani , essa contrasta perciò con la dispersione delle altivilà privale tulle int e nt e a conseguire fini immediati , variabili e spesse volte contrari. La società dunque , essendo composta di due specie cli forze che . si muovono in senso opposto, contiene in s è una vera antinomia.

Il dovere dei cittadini è l'obbedienza. - Ma, in fallo, questa antinomia non esiste. Se è vero che tra l'interess e pubbli co e quello privalo vi è un abisso, è falso che i privali siano mossi s oltanto dal loro proprio Lornaconlo. Essi, unendosi e s tringendosi insieme, prendono conoscenza dei gruppi che formano , dai più semplici fino ai più elevati, e cosi nascono quei sentimenti sociali che lo Stato esprime, determina con esallezza, regola, ma ch'egli suppone già esistenti. La sua azione dunque, lungi dall'incontrare una resistenza nell e coscienze individuali, vi trova un fondamento. Ma per il Treitschke, che, in ciò , riprende una vecchia tradizione tedesca ('I), c'è tra l'individuo e lo Stato una vera antitesi, in quanto che s olo lo Stato avrebbe il senso della cosa comune. In tali co ndizioni, affinchè queste due forze, manifestamente opposte l'una ali' altra, possano unirsi e formar e un lullo , bisogna che una si pieg·hi alla legge dell'altra. Naturalmente, il Treitschke dà allo Stato il diritto di esercitare qu es t' azione preponderante, perchè , secondo lui, lo Stato è come il principio vitale d e lla Società.

(1) Non è la sola concezione che incontriam o in Germania, ma la più class,ica.

\ I

.7,0

LO STATO \L DI S OPRA DELLA SOCIETÀ C IVILE.

Oggi però si fa se mpre piì.1 slrada un 'opi nione diffcrenlc. Moltissimi storiografi insegnano c h e lo Stato è piullo sLo una ris ulla_nl c che una causa; che gli avve nim e nti nei quali lo Slato ha una parte pdnciP.alc, guerre, negoziati diplomati c i , trattali d'ogni so rla , sono il lato pmam e nt c s up e rfi cia le della vita soc iale, mentre i veri fattori dcli ' evo lu zione s tol'ica so no l e ide e , l e crede nz e, la vita economica, le c ognizioni t ecnic he , l'arte, ccc. Si dic e che il poslo oc c upato dai po poli n e l mondo dipende, s opra LuLto , dal loro grado cli c iviltà. Ma, quc s lo modo d ' inlcnderc la storia sa r e bb e, per il Trcitschkc, contrario agi ' inscgnam c nli slcssi della storia, perchè, secondo lui, ciò che ha follo la grandezza delle nazioni n e i !empi pa ssati è la lorn attività politica come pure la maniera in cui lo Slato ha adempiuto ai suoi doveri. « Non c ' è un popolo ìe c ui gesta abbiano esercitalo un ' influenza piì.1 dur evo l e c h e il popolo romano, ep pur e i Romani non so no s tati grand i n è in arle nè in l ette ratur:i, come pure non s i s on distinti nel campo d e ll e inv e nzioni. Orazio e Virgilio non han fatto c he tradurr e in latino la poesia greca. Ma i B.omani (i.rnno uno dei popoli più ricch i di azion:i che mai abbia co nosciuto la storia un i ver sale» (1 ). Invec e, quando una so c ie tà rivolge tutte le sue cure alla v ita economica o artisti ca , « essa diventa schiava d eg li islinli meno perfelli della noslra natura ». Que s ta è appunlo la condizione del] ' Olanda s in dal giorno in c ui ha ce ss alo di !ollare contrn la pot e nza mondiale della Spagna (2). E così, allorchè nel se colo XVIII, l'art e e la lelleralura tennern in Germania la preminenza , la Germania « cadde dal c ielo s ull a te rra" (3). I ve ri eroi della storia s ono gli uomini di Stato e i ,c api degli ese rciti Quanto agli e rnditi e agli artisti, se essi pure appartengono alla s toria, la vila s torica è ben lontana dal ridursi alle loro produzioni purament e ideali. Piì1 ci si allontana ,fa llo Stato , e piì.l c i s i allontana dalla vita d e lla s toria ,, (4).

Spella dunqu e allo S talo dellare le s ue l eggi, e poich è

( I ) I, p. 65. (2 ) I, p. 59. (3) l , p. 60. (4) I , p. (H.

IL DOVERE DEI C ITTADI N I È L 'OBBEDIENZA. 3l

,egli non può far di m e n o cl ell ' unil à , o c corr e c h e la socie là c i vil e s i pi eg hi a ll e s ue prelensioni. Essa, p e r sua na tu ra, ,è rib e ll e ali ' or din e , ma lo Stato glielo imporrà. " Il diril lo , fa pace , l' o rdin e 110.11 poss ono na sce r e dalla mollipli c ità d eg li inleressi s ociali in el e rno c onflitto g li uni co n g li altri , ma unicamente da que s ta pot enza c he domina l a s oci e tà e c lrn è armata di una La l forza da poler contene11e e incat e nare l e passioni sociali " ('I ) Lo Slalo dunqu e impon e l'ordine co n mezzi coe rcitivi : « l'uni c o suo modo di ag iee è per co·s trizione este rna » (2). Egli comanda, g li altri obb e di sc ono : « l'obb e di enza è il :primo dei do ver i civ ici "(5) . Cer lo, ]a c oercizione non produce nessun effe tto n e ll ' intimo d e ll e cosc i enze; tutl ' al più , può ott e ner e a lti , ma lo Stato non chi e d e a llra cosa. C iò che a lui imporla è il fallo mat e ri a l e d e ll' o bbedienz a, non la m a ni e ra come uno obbedi s ce. " Esso dice : c iò che voi p e n sate mi è assolutament e indiffe ren te; ma voi dovete obbedir e C 'è una s pe c i e di progre sso, quando con l'obbedienza passiva è c ongiunlo un c ons enso intimo e ponderato , ma que s to c onsen s o non è punto n ecessa rio. Certi imp e ri s i sono retti, p e r lunghi s ec oli, come S l a ti potenli e 0ltremodo progrediti senza l'intimo consenlimento dei cittadini. Ciù che, innanzi Lutto, occorr e a llo Slato è l'atto puram ente esteriore .... L' esser e suo co n sis t e nel con seguire quello che vuol e . L'orribil e p ri ncip i o ~(,. ~tc!.l;sTC( t (la forza è vin la dalla forza ) doniina tutta la s toria d egli S t ati» (4).

Ma affinchè uno Stato po ssa far s i obbedire, bisogna ch e s ia fort e e potente. Egli è dunque c oi s uoi su dditi c iò c h e è con gli Stati 5tranieri : unicamente Pot e nza . Il suo dovere è quindi cli mostrare questa Potenza tanto ali ' int e rno , quanto fuori. E perci ò dovrà vigilare affinch è ogni sua deliberazione sia eseg uita se nza pietà : la più pic co la esitanza sarebbe seg no di debolezza. « An c he nell ' int e rno, la c o s a principale p e r uno Stato è la Pot e nza , la manifestazion e è os lan!e e la vittoria completa d e lla sua volontà infl ess ibil e Uno

( 1) I, p. 56 2) I , p. 62 (3 ) I , p. 145. (4) r, p . 52-53.

LO STATO AL DI SOPRA DELLA SOCIETÀ CIVILE.

Stato che lasci so rg e re il minimo dubbio sulla fermezza çlella s u~ volonlà e delle sue leggi rende vacillanle il sentimento del dirillo • (1). Se gli resistono, eg li d eve colpire e duramente, poichè queslo è il solo mezzo di far se ntire la sùa forza.« Ri co rdiamoci con quanto sentimentalismo i principi tedeschi usarono , per lunghi anni, del loro diritto di grazia. I filantropi, con l e loro lamentazioni sull'immoralità della pena di morte, comunicarono il male agli stessi principi di modo che non si vide in Germania d eca pitar e più nessuno » (2) . La politica non esiste senza durezza, e per que s lo l e donn e non ci po ss ono capir nulla (3).

L'uomo di Stato ideale. - Da questa analisi scaturisce il ritrallo dell ' uomo di Stato id ea l e, tal quale il Tr e itschke lo immagina. Innanzi lutto, egli dev e avere una forte ambizion e (massi v er Ehrg eiz) (4). E ciò perchè, essendo lo Stato, pet' sua natura, ambizioso e smanioso di grandezza e potenza sempre maggiori , un uomo di vedul e troppo modeste non potrebbe aiutarlo ad adempiere la sua mission e.

Per mandar e a e /Te llo i s uoi propositi ambiziosi, occorre naturalm e nte che s ia dotalo d'intelligenza, di un ' intelligenza eminentemente realista, che lo mella in g uardia contro « l'ebbrezza dei b ei sogni politici ». Perché so lo il buon risu ltato deve aver valore per lui : « La sua uni ca gioia è il rius ci r villorioso ».

Ma la qualità di c ui non può fare assolutamente di meno è una volontà infl ess ibil e. « L'art e d ella politica vuole un' indol e di fe rro ,, Il suo ufficio è quello di signoreggiare, di dominare , di violentare lanlo i cilladini, quanto gli Stati stranieri. Si può anzi ass e rire che tutta la s ua azione è diretta contro la natura d elle cose; e infatti essa urta da ogni lato in r es is l e nze : l'egoi smo degli individui e le ambizioni degli Stati co ntro cui egli deve lottare. Per riu sc ir e villorioso, gli è n ecess aria un ' e nergia indomabile ; e perci ò , una volla

( I ~ I , p. 101. (2) I, p. 102. (3) I , p. 53. (4) I, p. 66.

52

che s'è prefisso la mela , vi s'incammina a passi risoluLi « se nza lasciarsi fermare da scrupoli nella scelLa d ei m e zzi e d e lle persone" ( ·I). L ' idea <lello Sta Lo, sempre presenLe al s uo s pirito , impedis ce che considerazioni di morale privala o g li stimoli della se n s ibilit à pos sa no commuoverlo : la filanlrnpi~ e le doLLrin e umanitarie non son fatte per lui. Cerlam e nL e, in qu este condizioni esso non può evitare c h e la sua per s ona abbia qualch e c osa di rozzo e di ruvido e un certo aspetto piì.1 o meno anLipaLico (2); ma che glie ne importa, se il suo compito non cessa per qu es to d 'esse re il più nobile che mai possa prefiggersi un esse r e umano? (3).

E così, che cerle qualità di c uore poLrebb e ro essergli utili, se non alLro per meglio co mprend e re ciò che passa nei cuori altrui; che, per avere una c e rta influ e nza sugli uomini, gli converrebbe non re s tar e estraneo alle grandi aspirazioni umane ; che il suo dov e r e sarebbe di servirsi della sua potenza anche p e r po;·Lare un po' di g iustizia tra gl'individui c ome pure tra i popoli; che un po ' di benevolenza sa rebbe un me zzo d ' azione da non tra sc urar e, a lutto ciò il Treitschke non pensa nemmeno. Sollo il rilrallo ideale ch'egli ci fa non è difficile s corgere il per s onaggio sLorico c he gli ha servilo di mod e llo : il Cancelliere di ferro.

(1) " Trotz se iner Rucksichtslosi g k e it in der \Vahl d e r Mitlel und n a mentlich d e r Pers onen » (I , p. 66 ) .

(2) • Mit a ll em G roben und I-I erben wa s ihm anhaften muss. • (lbid )

(3) G li e leme nti di questo ritr a tt o so no ricavati dall e pagin e 66 e 104--10 5 del voi. I.

L ' UOMO DI STATO IDEALE. 53

l FATTI DELLA GUERRA SPlEGATI DA TAL MODO DI PENSARE

Ora c i si pu ò spiegare p e r quale ragione la Germania h a po tuto r e ndersi co lp ev ol e d eg li atli di c ui l'a cc u s ano. Ess i s ono l'applicazione lo g ic a d e ll e id ee c he pr ece dono.

:La violazione della neutralità del Belgio e delle convenzioni dell' Aia. - Se si ac c e tta la strana c oncezione d e l diritto interna.zionale che abb iamo e sposlo , la vi ol a zion e della neutralità del Belgio appar e c ome un alto perfeLt a m e nl e lecito e naturale. La Germania non poteva avere n ess uno scrupolo violando il lrallato da lei firm a lo, quand o non riconos ce n ei contralli internazionali c h e s ottoscrive al c una forza obbligato_ria. Ci ò schia ri sce il se n s o dell e parol e delle dal vo n B e thmann - 1:-Iollwe g duranl e la co n versazione del 4 agosto '1914 con l'amba sc iatore d'Inghi lt e~ ra, Sir E. Gosc h e n , quando osò di c hi a rar e c h e l a neutralilà be lg a non e ra ~ he una « p a rola » e c h e i Lrallali c h e la garantivano e ran o sempli c i « p e zzi di ca rt a » Que s l ' esp r essioni non erano fanfaronat e d e lle dal Cancell ie re in un mom e nto di c oll e r a o di dispe llo , ma traduc eva no un se ntimento s in ce ro , una ve rità c he g li pareva indi sc utibil e . Quando l a Germania . frat t a co n a ltri S ta li , essa non s i se nt e r ea lm e nt e ed e ffi cacem e nt e l ega ta da g li imp eg ni c h e p r end e .

Qu est o principio , u na rnlta co nos c iuto , tog li e tullo il va lor e a l pret es to co n c ui il gove rno ted esc o ha cerca lo , piì.1 l ardi, di g iu s lifi ca re il s uo mis fa tto affermando d 'ess er e stato -c os lreLLo a invadere il Be lg io p e r preconere la Fran c ia c h e s i preparava a fare l o s t esso (1 ) No ndimeno , p e r molto l e m p o,

( I) Abb i amo n oi bi sog n o cli r esp in ge r e un a vo lta di più r1u es t a -c a l unnia:> Ricord er emo so lament e che, il I • agosto 1\11 4,,. l a F r a n ci a,

IV

I PICCOLI S TATI l'ÌUNACCIATI.

adduss e questa scusa, ma so ltanlo c ome c omplem e nto e superrogazione. Era qu ello il momento in c ui il Can ce ll iere <lell' Imp e ro, riv e ndicando co n fierezza jl prin c ipio d e l Treits c hk e, affennava dalla tribuna d e l H e ichslag c he la nece ssità non ha l egge, Not hai k ein Gebot. E l' Harnak , lo s torioo del c ristianesimo, non t emeva d ' insi stere ancor più su questo cinism0 ufficiale quando, rivol gendosi ad a l c une persone notabili ; del protestantismo ingl ese, scr i veva : « Il nostro cance lli ere, con l' el e vala coscie nza che lo distingu e , ha ric0110s c iu[o c h e si trattava di un' e vid e nte infrazione del diritto. Io non pos s o, per mio con to, seg uirlo e ri co no s c e r e in ciò una formal e violazione, per c h è noi c i troviamo in una condizione in cui la forma non s ussiste piì.1, ma so ltanto i dov e ri morali .... C'è un diritto cli nec e ss ità c h e s p e zza il ferro , tanto più un contratto » (1) . P iù tardi, esse ndo mancato il rapido trionfo nel qua le av eva no s perato p e r farsi amni s tiare, h anno se ntito il b i s ogno di t e n e r e un lin guaggio meno brutale e d i avere ma gg ior riguardo d ell ' opin ion e pubbli ca; ma la vera ragione c h e suggerì alla Germania la s ua co ndotta n o i dobbiamo ce r ca rl a in qu e n'a prima dichiarazwne

Natura lm ent e, qu es to è il prin c ìpi o c h e s pi ega pur e le infinit e vio lazioni d e ll e co nv e nzioni ci e li ' Ai a, c h e il governo t e d esco ha com m esse se nz a n e mm e no d eg nare d i sco l parsi (2) .

I piccoli Stati minacciati nella loro esistenza. - i\Ia , scag liando si contro il Be l g i o, la Ge rm a nia non voleva so l ta nt o ri c hi esta da l! ' Jn g hill e rr a, s ' unpegnò so l e nn e m e nl e a ri s p e llare l a n e utrali là belga e c h e l a Germania, int er rogola p ur e, s i 1·i cusò d i prendere l o stesso imp eg no. I due S tati a ve va no dunqu e fa lt o co n os c e r e , a ll a vi g ili a d e ll a guerra, l e l ol'O in tenz i o n i ri.s p et li vc in modo da non las ciar luogo a l dubbio.

(1) La cit nz ione è t.r a tla dalla S emai ne tit l érafre, n' d el 10 oltobr e '19 '14.

(2 ) Vio l az i o n e ci e li ' a rti co lo c h e proib isce le p e n e co ll e l tivc, d e ll' a rti co l o c h e proibisce i bomba r dame nti cl i c i ttà apc 1·le, se nz a darne a~v is o , e d 'o p er·e d 'arte se n za n ecess ità s lr ateg i ch e , l'uso cl i gas asfi ss ia nli

I FATTI DELLA GUE RHA S PIEG ATI.

a ss i c urar s i , in di sp re g io d e i Lraltali , un cammino più rapido YCr s o Parigi. Un' a!Lra ra gio ne , c he il Treilsehk e ci ha rivelala, completa la spiegazione di questa violenza e , nello s t e·sso t e mpo , ce n e mos tra m eg lio l' e ventual e gravità. La ragion e è c he, per la Germania, i piccoli Stati non sono v e ri S tati. Infalli, la loro d e bol e zza co stituzionale non permette l o ro di co n s iderar s i co m e Potenze, cioè come Stati, e per c iò ess i non h a nno diritto a quel ri spe tto c h e, pos so no normalm e nt e pr e tend e re so lo qu eg li e nti morali che sono gli Slali propriamente d e LLi. Ve ri ana c ronismi storici, ess i s ono d es tinali a perdersi negli Stati più vasti, e lo Stato più g rande che li incorpora non fa, in questo caso , c he restituirli a lla loro v e ra natura. E sso è una specie di esecutore delle l egg i della storia ('I)

E c he questa tesi sia proprio quella del gov e rno tedesco ce lo pr ov a il fatto ch e il von Jagow , sottosegretario di Stato agli Affari esteri, non es ita a difenderla p e r suo proprio c onto. Co nvers ando un giorno co n un ambasciatore del vasto imp e r o coloniale c he il B elgi o po ss iede, eg li fa ceva notare c h e la Germania s i trovava in una condizione migliore per trarn e profillo e « s volg e ndo il s uo p e n s iero, avrebbe voluto c h e l'inlerloculo e condividesse il s uo dispr e zzo pe r i titoli di proprietà d e i pi cco li Stati , poi c h è, a p a r e r s uo, solo le g randi Potenze a vevano il dirillo e il potere di co lonizzare. E scop rì a n c h e il fondo di questo suo p e nsi e ro , e cioè che i piccoli S t ati, n ella t ras ( orm,a'Zione ch e si s ta vci operand o in E urop ei a p1·o(itto de ll e nazioni più ( ort'i, non aVJ>ebbero potuto (ruii ·e clell' ind'Ì.penclenza concessci {i.n o allora, esse n do de s tinali li scomparire o a 1·o t earc n ell' orbita d e lle grandi 71otenze • (2). Questa c onv e rsazion e avv e niva alcuni m es i prima della guerra. Così pure , in una r elazion e uffi c ial e e segrn l a, pubblicala nel L i b ro Gia llo e che, dettala ce rtamente da un personaggio tedesco, es prim e c on tutta probabilità il

(·I ) Cfr. pp. 15- 17.

(2) Beye ns, L a f amitle i mp ér i a le allema nde, n e lla R euue des deux Mon de s , 15 marzo 191à, p. 264.

LA GUERRA S ISTEMATICAMENT E I NUM ANA. '57

pensiero del governo, si leg g e : « Nella prossima g uerra europea, i piccoli Stati o c i seg uiranno o saranno domali. In certi casi, i loro eserciti e le loro piazze forti possono essere viuti facilmente o resi innocui » ('I).

Invadendo il Belgio, i T edesc hi avevano dunque l'impr essione di penetrare in un territorio che era una s pec ie cli res ni1lliu.~, e del quale ess i inlenclevano appropriarsi in qualche maniera. È vero che avevano prome ss o cli sgomberarlo app e na finite le ostilità; ma lulli sanno che cosa valgono le loro promesse. E poi , c i so no mille modi cli assoggettare una nazione. Il Luss emb urgo non ha opposto ne ssuna resislenza all'occupazione tedesca. Ma chi crede a n cora che il granducato ri c onquisterà un giorno la sua anti ca autonomia, se la Germania dove sse riportar la vi li o ria ?

La guerra sistematicamente inumana. - Nono s tant e il cumulo di prove che noi adduciamo per stabilire c he la guerra è condotta dallo Stato Maggiore tedesco con un ' inumanità senza esempio n e lla s t o ria , spesso ci viene obicllalo c he i falli di c ui parliamo non sono, in ultima analisi, c h e casi isolati, individuali, come succedono in lutti gli ese r c iti in campagna, e c h e noi non abbiamo nessuna ragione di generalizzare. Ma questi atti atroci, di c ui si sono moltiplicali gli esempi, non so no , in reallà , che la traduzione in pratica d'idee e di sentimenti di cui, già da mollo t e mpo , è incolpata la gioventù ted esca.

Non dimentichiamo, infalli , la moral e politi ca del Treitsc hk e Lo Stato sta sop ra la moral e; non ammelle fini a lui superiori, ma è fin e a se stesso. Rivolg e re lulli g li sforzi alla conquista d ella mas s ima polenza con l'inl e nlo d'imporre le sue volontà agli altri Stati, ecco per lui il sommo bene, e tutto quanto serve a co nseguire quest' in Le nto è cosa l eg ittima e moralmente buona. Applicate questi assiomi alla guerra, e voi avrete le regole n elle quali Io

('I) Libro Giallo, n • 2 Allegalo, p. 11.

I FATTI DELLA GUERRA SPIEGATI.

Stalo :\ l aggio re Ledesco ha copde n salo il suo co n ce tt o del dove r e militare in tempo d 'os tilità . Al c un e di queste regole ricordano direllamente le massime del Tr e il sc hke. « Può essere adopra lo , dic e lo Slalo Maggiore, ogni mezzo se nza il quale lo sco p o della g u e rr a non potrebbe esse r conseg uilo » ( I) . È' la rip e tizione, so ll o una forma par li co la r e, del prec e tlo gene ral e del Treilschk e : in maleria politica, il fi n e gius tifica i mezzi. Da questo ne conseg u e, ripetendo l e parol e del genera l e von H ar lm a nn, c h e "il dirillo delle ge nti dov r à badar bene di non p a raliz 21a r e l'azi on e militare frapponendol e ost a co li ;, (2). Se, per piegare la vo lontà del n emico, è ne cessa rio atterrire la popolazion e non combatten t e, essa sarà atte rrila , e lutti i mezzi efficac i , per quanto terribili, saran n o l ec iti.

Del re sto, l e alro c ilà part i co l ari co mm esse dai so ldati non sono c he l'applicazione metodica di questi precelti e cli questi regolamenti. Quindi , tutto si tiene e s' in ca t ena se nz a: so luzi one di continuità : una, co n eez ione d e terminata dello Stato s i traduce in re go le d 'az ione emanate clall ' auto-rrità militare, e quesle regole, alla lor volta, si risolvono in alti p e r m ezzo degli indi vidui. No n si tratta dunqu e, in Lutt o c i ò, di co l pe individuali, più o meno numero se; ma n oi ci troviamo in pr ese nz a cli un sistema, perfettamente ordinato, che ha le s u e radici nella mani era cli pensare della nazione e c he ag isce a ut omat icame nt e (3 ).

(1) L ois et coutu mes d e la 91wr,•e continenta le , p. O.

(2 ) 111-ilit,'irische Notw endi9keit und ffom aniti.it, n e ll a Deuts che R.undsc hau, Xlll, p. H9.

(3) ll Tr·eitsc hke ha tl'alta t o pure, mo lt o brevement e, la r1ues-tio n e delle l e ggi de ll a guerra. li pr in c ipi o d a c ui egli part e è que ll o de ll o Stato Magg i o r e· tedesco : tubto dev ' essere s ubordinato a i bisogni militari " La gue rl' a, egl i sc riv e , sarà, a buon d it' i tlo, condotta n e l modo più energico, pe r chè il suo scopò, c h e è la p ace , sarà cos ì 1:onsegu i to il più p r esto possibile Pe1· questa rag i one bisogn a c olpire il n emico proprio n e l c uore. Le arrn i più terribili sono permesse purchè non cag io nin o ai feriti soffe r e n ze inut.ili. I n c iò, nulla sarà camb ialo d'a ll e declamazioni dei fil a ntropi " (Il , p. 504) Nell ' applicazion e del princ ipi o, egl i dà prova di una certa m od e razione. Condanna , per ese mpio , l a dis t ru z ione inutile d e ll e opere d ' arte e r acc omanda il risp e tto d e ll a propri e tà privata. Tut ta1·ia, que l ta nto di umanità ch i egU lasc ia infil-

NEG AZIO NE DEL DIRITTO DEL LE l'\AZIONALITÀ. 59

Negazione del diritto delle nazionalità . - Infin e, s i è potuto notar e qu an to s i a i n accessib il e qu es ta maniera di pensa re ali ' id ea di nazio)1alilà e a l principio c h e n e de ri va.

Una na zion a lit à è un gn1pp o um a no i cu i membr i , per rag-ioni etniche o semplicemente s lori c h e, vog liono viver e sollo le stesse l e ggi, formare uno stesso S ta lo, piccolo o, gra nd e po co importa. E c h e que sta volontà comu n e , quando v e n ga sos tenuta co n p erseve ranza , debba esse r e rispettata , e c h 'essa s i a a nzi il s olo fondamento solido d eg li S tali , è un principio ac ce ttato oggi da tull e l e nazioni civ il i. Ma r1 u esta ver ità fa l' effe tto di una scipitaggine se ntim en tal e se, col Tr e it sc hke , si vuole ammellcre c h e uno S tato pu ò reggersi co n la sola forza coercitiva, c h e il co n senso intimo dei c it badini gli è inutil e, che la s ua a utorit à può esse r e e ffi cace anch ese non è lib era m e nte co ns e ntit a . Poichè c i furono grandi i m p eri senza eh.e i loro s udditi li abbiano vo luti (1), non: c'èragion e di non vi@lenlare i popoli se, con questo mezzo, si possono ed ificare Sla Li grandi e potenti

Da qui de ri va la tendenza d e lla Germania alle co nquist e ea ll e an n ession i. I se ntimenti e le aspirazioni d egli uomini non hanno per lei _ nessun a imp o rtanza. Quello che essa vuol e è c h e s i solLo m eLla no a lla l egg·,e d e l vincitore; a farsi obbedire c i pensa: lei. M~ c he possa esse r e cosa opportun a far dim e nticar e piì.1 la rdi l e s u e viol e nz e, cattivarsi i vinti e farse li s uoi, non le pa ssa cer to p er la mente . La Ge rmania \ non ha mai rico no sc iuto n e i popoli il diritto , cli di sp ornw cli se stessi. Questo è il principio d ell a sua , politica, sul qùal e , c ome ce l o fa sa p e r e, non transigerebbe nel giorn o clellapac e , qua l ora fo sse in co ndi zione cli dettar legge .

trarsi n el picco lo codice del diritto d e ll e genti è propr i o dosato col con ta gocce Dopo aver riconosciuto c he , oggi, la coscienza pubbli ca n o n tollera che n e ll a gue rr a tra popoli c ivili s ia no incendiate c itt à e villa gg i , s oggiunge : ;, No n , s i deve fare ùello Sta t o un campo cl' es peri e nz e per sentimenti um an it a ri " (III , p. 569 ).

Non si capisce bene c h e il Treit s chke pa rli -di un diritto inte rnazion a l ein t empo di gue rr a , quando lo Stato non ha da r e nder r ag ion e ci el suooperato c h e a se stes so. Eg li non deve null a, n e l v e ro se n so della p a rol a .

(1 ) Cfr. p. 51.

CARATTERE MORBOSO DI QUESTO STATO MENTALE

C'è dunque nell ' anima del popolo tedesco un sistema creato da uomini di e rudizion e, che r e nde ra g ione d eg li alti di cui a lcuni vorrebbero c r edere la Germania incapac e . Q u esto s istema, noi non l'abbi a mo ricostruito art ifi cia lm e nt e co n procedim e nti indir etli; esso si è offerto da sè alla nostra analisi. Le conseguenze pratiche c h e ne derivano , non siamo stat i noi a rit:avarl e dialetticamente, ma sono state enunciate, come l egittime e naturali, da quegli stess i c h e h anno efficacemente cooperalo a creare il sistema. Così, noi po ssiamo ve dere dove e in qual modo esse si co ll eg ano con una forma specia le di qu es to sta lo mentale ted esco, come c ol loro principio. E nou sareb b e ragionevole rimanere stupil i di tali conseguenze, perchè era faci le prevederle prima d e l fatto , come dall a causa si prevede l'effetto.

D'altra parte, noi non intendiamo punto sos len ère che i Tedes c hi sia no individualm e nt e affetti di un a specie di perverlimenlo morale ing enito corr ispond e nte ag li alli che a loro vengono imputali . Il Treitschke era un uorno rude , ma appa ssionato e disinteressato, un' indole cli natura nobile, " pi e na cli cond i scenden za verso il suo prossimo » (J). I so ldati che hanno commesso l e rivoltanti atrocità , i capi c he le h anno ordinale , i ministri c h e hanno disonorato il loro paese p e r esse rsi ri c usati di fare onor e alla propria firma , sono , c on lulta probabilità, alm e no per la maggior parte, gente one s t a e scrupolosa n e ll ' adempimento dei do ver i quotidiani. Ma il sistema m enta le c h e abbiamo st udialo non è per la vita privata di ogni giorno. Esso mira alla vita pubblica , e sopra

(1) Guill and, L ' Allemagne nouv elle et ses hi stor iens , p. 235 .

V

tullo allo s tato di guena, perchè questo è il mom e nto in cu i la vita pubblica si fa più int e nsa App e na c h e la guerrn è dichiarala, esso s' imposse ssa d e ll a coscienza t edesc a, n e ·scacc ia l e idee e i se ntimenti c he gli sono conlt'ari e sogg ioga l e volontà. Allora , l'indi v iduo v e de le c o se sollo un altro angolo visuale e div e nta ca pa ce di azioni c h e , co m e se mplice c illadino e in t e mpo di pace, di sa pprov e r e bb e everamenle.

Da c h e c osa è dunque ca rall e rizzalo que s lo stato m en tale ?

Qualche volLa l'hanno d e llo materialismo ; ma l' es pr ess ion e è in es alla e ingiusta. P e r il Tr e it sc hk e, il Bernhardi e per Lutti i teorici del pang e rmani s mo, il mat e rialismo è, al co ntrario, il nemico che non sarà mai abbastanza com baLLulo. Ai loro occhi, la vita ·economica è soltanto la forma volgare e. ba ss a della vita nazionale , e un popolo che faccia d ella ri cc h e zza la mela dei suoi sforzi è condannato alla decad e nza.

E la pac e troppo lunga, ess i l a g iudi c ano un danno morale , p e rch è, a parer loro, ingenera n e ll'uomo il gusto della vita agiata, fa c ile, dolce; mentr e fanno l'apologia d e lla g u e rr a, ch e considerano come una scuola di ét bnegazion e e di sac rificio. Verso g li appetiti sensuali poi non mostrano n ess un a indulgenza; al contrario, a traver so la l o ro dottrina , .·i se nt e circolare come un soffio d'id ea lismo ascetico e mi s tic o. li fin e al quale vogliono che g li uomini subordinino ogni cosa e cce de di gran lunga i limiti degl'interessi m a t e riali.

Solam e nte che qu es to idealismo . ha qualche cosa d ' anormale e di no c ivo, e d è quindi un danno p er tulla quanta l ' umanità.

Infatti, l'unico m e zzo c h e abb ia lo Stato per co nseg uir e questa aulonomia integral e c h e, p e r quanto dicono , ri s ponde alla sua natura, e per sottrarsi a ogni dipend enza da g li altri Stati, è qu e llo di as s ogg e llarli . Se esso non li domina , eone , il pericolo d 'e ss e r dominalo da loro. Affinch è, seguendo la formula del Treits c hke , non c i s ia una pot e nza superiore alla • sua, oc co rre che la sua s ia superiore alle allre. L ' indipendenza a sso luta alla qual e eg li aspira g li pu ò dunqu e essere

CA HATTERE MOn BOSO DI QUESTO STATO i\lE NTAL E. 4 1

CONC LU S IONE.

data soltanto dalla propria supremazia. Il Treitschke però, stima che non è n è possibile nè eia desiderar.e che un solo e meclesino Stato s'incorpori tutti i popoli della terra. Uno• Stato mondial e, nel vero senso della parola, gli fa l'effetto di · un mostro , perchè la civiltà umana è troppo svariata da pot e r e ssere consegui la eia una so la e medesima nazione ('l ). Ma 11011 è meno ev ident e che, sotto questo aspetto, un'eg e monia universale è per uno Stato il limit e ideale ch e· eg li d ev e preriggersi. Egli non può tollerare uguali, o almeno d eve ce rcare di ridurne il numero, perchè g li uguali sono• per lui rivali che è costretto a sorpassare per non essere sorpassato da loro. In questa corsa sfr~nata alla conqu ista ciel pot e re, esso non può fermarsi se non quando sia giunto a d un grado di potenza tal e eia non poter essere paragonato c on alt ri ; e se non potrà mai arrivare a questo punto, il suo dover e sarà di approssimarvi s i indefinitamente. È lo stesso principio del pangermanismo.

Ge neralm e nte , s i è credulo cli trovare l'origin e di questa dollrina politica nel sentimento es ag e ralo c he la Germania ha di se st essa, del suo valore e della s ua civiltà. Si dice che , se ess a ha finito co l ri co nosc e r e in sè un certo dirillo cli: dominare il mondo , ciò sia dovuto a non s i sa che sorta cli miraggio per e ffe llo d e l qual e ha fallo di sè un idolo dinanzi a c ui invita i l mondo a pro s ternar s i. Ma noi abbiamo veduto il Treit sc hke condur c i fino alla soglia del pangermanismo se nza c ;1 'e gl i abbia fallo un accenno a que s ta apoteosi (2 ) . È l ec ito quindi domand a r s i se e ssa non s ia piuttosto un e ffello c h e una ca u sa, un a s pi egaz ion e, trovala più tardi , d ' un fatto pi i.1 rimoto e più profondo (5). L ' essenziale p e rò

( I ) I, p . 20.

(2) Jn ve r o, il Tr e it sc hk e n on tr a lasc ia, a li ' occasione, di ce le br a 1·e 1 m e riti in co mp n ra bili della Germania. Ma l e s u e parole so n o scevre d 'og ni mi s ti c i s mo. Eg li g lorifi ca la Ge rm a ni a come og ni p a tri o Ua infiammato g lo 1•ifi ca l a s ua p a lri a, e n o n pretende mai per essa un'e gemoni a provvidenziale. TI Bernh a rdi non e bb e c h e sv ilu ppare i prrnc ipi de l s uo maestro pe r a rri va r e a l p a n ge rm a ni smo c lass ic o (C fr Dei· néic h s le K1· ieg, ca p. I II e IV ).

(j ) Q u es t a c r e d enza n e ll a s up e rioritù del la civi l tà t e d esca è un a

· CARAT T E R E MORBO S O Dl Q U E S T O S TATO ME N TALE 43

è il bisogno d'impor s i, di non so ffrir null a s opra di sè, l ' int olleranza di tulto c i ò c h e è restrizion e e dipend e nza , in una parola, la volontà di dominare . P e r s pi ega r e a se s t essa tutta l'ener g ia c h 'e lla se ntiva in sè e con cui abbatt e va ri solut a m e nt e ogni o s taco l o, ogni imp e dimento, l a G e rmani a s ' è fo ggiata un mito c h e s i è sempre pii.L sv ilnpp ato, com plica lo e trasformato in s is t ema. Per g iustifi care il s uo bisog no d ' esser s ovrana , s i è natur a lm ent e attribuita tull e l e po ss ibili sup e riorità ; e poi , affin chè ognuno potes se inl ende r e qu es t a s ua su p e riorità univ ersa l e , ess a è and a ta a cerca me le ragioni nella razza , nell a s toria , n e ll a l egge nd a. E cos ì , è n ala q uella mitologia pan german i sta, dall e forme più va ri ate , ora po e ti c h e, ora dotte, e c h e fa della Germania l a pii.L alta incarnazione ter r e na d ella pot e nz a di v ina. Ma que s l e c onc e zioni, qualche volta con fin a nti co l d e lirio , non s i so no format e da sè, non si sa come n è per c h è; in ogni cas o , s ono l' esp r ess ion e di un falto d ' ordin e vit a l e. Ec co la ragione p er c ui noi abbiamo p ot uto dir e che , nono s tant e la s u a apparenza astratla, il c onc etto d e llo Stato , che è il fondam e nto dell a dotlrin a d el Tr e it sc hk e, r ac c hiud e un se ntimento co n c r eto e vi vo d i c ui l' a nim a è un a s p ec ial e attitudin e d e ll a volontà. Ce rto , il mito , via via c h e s'è venuto formando , h a conferma lo e c onsolidato l a t e nd e nza c h e l'aveva s us c itato ; ma se s i vuol e c ompr e nd e rlo , non basta s tar e alla l e tt era d ell e formul e c h e l o esprimono. O ccor r e sa per cog li ere l e condi zioni ch e n e s ono la ca u sa .

La co ndizi one fondamental e è un ' ipertrofia morbosa d e ll a vo lontà, una s p ecie di mania d e l vo l e r e . La vo lon tà norm a l e e sana, p e r quanto energ ica, sa a cce ttare ce rt e dip e nd e nz e nec ess arie c h e trovano l a lo ro ragion e d 'es sere n e lla n a tur a dell e :c ose . L ' uomo fa part e cli un mondo fi s ico c h e lo sos p iegaz i o n e i n s uffi c ie nt e U n popolo pu6 st i mar,c; i ~up e riore moralm e nt e e int e lJ c ttualmenl e ag li a ltri se n za sent i re il bi sog no di d ominarli. L a Ger m an ia s i p0t eva c red e re di un' ess e n za d ivin a, ma non d oveva p er questo ce rc a r e d i conqu i s t arn il mondo. La m ega l o m a ni a n on ha come nece ss aria co nse g u e nz a il desid e ri o di egemonia , m a se rv e, più tardi , a d arg li m agg io r co n s iste n za

CONC LUSIONE.

s Li en e, ma c h e g l'irnpon e anche ce rLi limiti e un a ce rLa so mmission e . Egli s i pi ega dunque alle s ue leggi ; e non poL e ndo far e c h e s iano div erse da qu e ll e c h e so no, obbedisce lor o anche quando l e assoggella a i propri Gni , poich è, per poL e r s i s oLtrarre co rnpleLam eo Le a qu es Le r es trizioni e a qu es t e r es is t enz e, eg li dovrebb e fare il vuoto inlorno a s è, c io è mell e r s i fuori d eìl c co ndizioni d e lla vila. Ma c i so no an c h e forz e · morali c h e s' impon go no , ben c h è so llo un ' alLra forma e in maniera differente, a i popoli e agli individui. Non c'è Stal o c osì pol e nt e eia governare in eterno co ntro i propri s udditi e Ja cos trin ge rli , co n m e zzi coe r c iLiYi puramente esterni , a piegar s i alle sue volontà . Kon c ' è Stato che uon s ia compreso nella più va s La s fera formala dagli a lLri Slati, val e a dire c h e non fac c ia parle d e ll a grande ,cornunilà uman a e c he, p e r qualch e r ag ion e, non n e s ia soggeLlo. C'è una coscieuza univer sa le e un ' opinion e d e l mondo , e al loro imp e ro ne ss uno può so Ltrarsi non piì.i che ali' impero d e ll e leggi fisi c he, perchè sono forz e ch e, offese, r e agiscono co ntro l'offen s ore . E uno Stato , che abbia c onlro se l ' urnanilà int e ra , non può r egge r s i.

Orbene, c iò c h e s i trova in fondo a que s to s talo mcnlalc da noi studiato, è appunto un ce rlo s forzo per elevaf' s i « al di sopra di tulle l e forze uman e 1> per schiacciarle , per eserc itar e s u esse una sovranilà pi e na e as s oluta. Da qt:e s ta parola , « so vranità », noi s ia;no pa1·titi n e lla noslra analisi ; a qu es la parola rit o rniamo terminando, per c h è in essa i· rias sunlo l'id ea l e c h e c i e offef'to. Que s to id e al e, fai.l o esse nzialm e nle di dominazion e, l'individuo, c h e è d e bol e , non lo può vagheggiare :; · ma lo S lalo può e deve conseguirlo se rr a ndo forl e menl e n e l :; uo pugno il fa sc io d e ll e forze individuali e faceudole tulle c onvergere a quest'unico fine . Lo Stato, ecco la sola forma c oncreta e s toric a che possa assum e re il superuomo di c ui il Ni e tzs c h e si è fallo il profeta e il banditor e , e ad incarnar e questo superuomo lo Stato ted esco d eve rivolgere tutte le s ue forz e. Lo Stato

CADATTEHE MORBO S O DI QUESTO STATO MENTALE. 45

t e desco dev ' esse r e « a l di sopra di lutti ». Superiore a Lu Ll e le vo lon Là particolari, indi vid u a li e co ll e lli ve, su p e rior e all e leggi della morale, se nz ' altra l egge c h e quella c h e s i fa da sè, eg li saprà trionfa rn di tutt e l e resistenze e imporsi co n la forza là dove n o n sarà acco lto co n s p o nl~ n e ità. E ve rrà giorn o in cui , per sostenere co n maggior e spava lderia la s ua potenza, l o vedremo so ll eva r e con tro s è l'universo e pr end e r s i diletto di provocarlo (1 ). La s u a s mi s urata a mbi zion e basterebbe, da sè so l a, a provarne • la natura patologi ca. No n è , del r esto, quello stesso ca ratter e d ' enormez za morb osa c h e si ritr ova fin n ei particolari d e i pro ce d im e nti materiali adop r al i, sollo i no str i occ hi , dall a s trategia e d a ll a laLti ca tedesc h e? Quei proposi li d 'invadere l'Inghilterra p e r la via aerea, quei sog ni di ca nn o ni i cui prnietlili s a r ebbe r o q u as i ema n cipa li da lla l eg ge di g ra vità , Lull o c iò fa pensar e a i roma nzi di un Giulio Vcrn e o d ' un Wells. C i s i c r ede trasportati in un mondo fantastico dov e nulla resiste alla volontà dell ' uom o.

Noi ci lrnviarno dunque in presenza di un caso sic uro d i patologia soc ia l e. Gli sto ri c i e i soc i olo g hi n e c e rche"ranno un g iorno le cause; a noi basta ora acc e rt a rn e l'esistenza. E c iò non può c he conferma r e la Francia e i suoi a ll ea li n e ll a lo ro l egi ttima fidu c ia, poichè non c' è forz a maggiore che av e r e per sè la natura delle cos e : n on la si può violentare impun e mente. Certo, c i so no forme gravi di n e vros i n e l co r so de ll e quali s u ccede c h e le forze d e l mala lo sono come sov r ecc itate , e la s ua capac it à a l avorar e e a prod urr e è a c cresc iut a. All ora fa cose di cui, allo stato normale , sar e bbe in capace . i\ Ia questa sovrecci tazio n e non è ch e pas seggi e r a ; anzi la s ua stes sa e s ageraz ion e la fia c ca , e la natur a n o n t a rd a a pr e nd e r e l a ri vin cila. Uno s p e t taco lo analogo c i offre l a Ge rmania. La tens ion e patologi c a d i una volontà che s i sforza di s ollrar s i a li' az ion e dell e forze naturali l e h a p e rme ss o di comp i e r e grandi co se; e c o s i h a pot uto con( 1rsc ritt o il g i orno s Less o in cui ru c ono sc i u la la ca laslr o f e d e lla L usi t an ia

C O NC L US IONE .

gegnare la mo s Lruosa ma cc hina di guerra c h e ha lancialo s ul mondo con l'int e nto di domarlo. Ma non s i d0ma il mondo. Quando la voloN Là s i r icusa di ri c ono sce r e i limi Li e la misura , 1da c ui nient e di tuLto c iò c h e è umano s i può e man c ipare , è inev i tabil e c h ' essa s i las ci andare ad eccess i che la c onsumano e che fini sc a , un giorno o,l 'altro , co n, l'urlarsi c ontro fouze Sttp e riori da c ui sarà s p e zzala. Fin d ' ora, il rno s tro è rit e nuto nel s uo slancio . 8 h e ~utLi i popoli di cui ess o co nturba o mina cc ia l'esist e nza - e so no leg ioni - con g iurino conLro lui , egli non sarà pii1 in: gra d o <li affr:ontarli, e il mondo sa rlr liberato . Ora, se combinazioni accidentali d ' int e re ss i, di p e rson e e dii circosLanze posson0 ritarda ve i l g iorno d e lla l ib e razione , Losto o Lardi , qu es Lo giorno s punterà. Perch è la Germania non può c ompi e re la mis s ione c h e si è prefissa se nza imp e dir e all ' umaniLà di vivere lib e rarnenL e, e la v i La non s i las c ia incat ena r e in e Lerno. Con un ' azione m ecca ni c a s i paò c onLen e rla, paralizzarla p e r un ce rto tempo , ma poi finisce sempre c o l ripr ender e il s u0 corso abbàLLendo g li os tacoli c he s i op ponevano a l su o lib e ro movim e nL o· .

46

INDICE Introduzion e.

La co n.dotla d e ll a Germa nia duranl e la g u e rra deriva da una ce rta d is po s izi o n e n1entale

3

<Q u esta d ispos i z i o n e menta l e sa rù ;:;tud i a t a segu nd o il Tr e il sc hk c. 4 .....

I. - Lo Stato al di sopra delle l eg gi internazionali

[ t r aLtat i internaz iona li n o n ob bli gano lo S tato. Apo l ogi a de lla g u e rr a . . ........ . .. .. . ... .

Lo Stato è PoLc n za . Sopp 1·css i o 11 e dei pi cco I i S Lc1I i . . .

IL - Lo Stato al di so pra della moral e.

La Morale è p e r l o S La to un m e zzo .. . E sse r e fort e è il so lo do ve r e d e ll o S l a to l l Jln e g iu s tifi ca i m e zz i

Il[. - Lo Stato al di sopra della Societ à civile

.A nt ago ni s mo d e ll o S t ato e de ll a soc i c l;\ c i vil e li dover e d e i c it tad ini è l ' obbecl i e nz:1.

o cli Sta to id e a le

de lla guerr a spiegati da tal modo di p ens are.

V

u
IV.
La v i o laz i o n e de ll a n eu tr a li tà de l Be l g i
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ll c co
ve
ni 7 13 17 20 23 20 29 32 ci e li ' Ai a 31, 1 pi cco li S tati min acc iati n e ll a lo ro c s i ;:; Lc 11 z,1. 3:i La g u e rr a s i s tern a ticam e nl e inum a n a 3 7 Negaz i o n e ci e l d iri tto d e ll e nazi o n c1lilù . . . . 30
L'
o m
- I fatti
o
e
n
n z i o
. - Caratter
morboso
e
di qu es to St ato mental e. . . . . . . . li -O
7G8~~- - lm p1·ime rie L A11
ur:
i:, ruc ti c Flcurus, 9, ù Pari s .

LIBRAIRIE ARMAND COLIN

STUDI E DOCUMENTI SULLA GUERRA

É, DURKHEIM e E, DENIS

Chi ha Toluto la 1t11erra? Le origini della g1m·rJ secondo i docum,nti diplomatici. Opus colo in-8°.

ANDRÉ WEISS

La neutralità del Belgio e del Lussemburro violata dalla Germania. Opuscolo in-8°.

JOSEPH BÉDIER

I crimini tedeschi, provati con testi 111011 ian1• t ed esche Opuscolo in-8•.

R.-A. REISS

Come ili Austro-Unrheresl hanno fatto la ruerra In Serbia. Outrvarioni di un nwtra/e, Opu scolo in- 8•.

E, l.AVISSE e CH. ANDLER

Pratica e dottrina tedesche della guerra. O pusco lo in-8•.

t, DURl<HEIM

" La Germania al di sopra di tutto " . Il pnsiero ted,sc ~ • la gu,rra. Op us colo in-8° .

CH SEIGNOBOS

1815-1915. Dal Co ngresso di Vienna alla Guer r , del I .9 r 4 Opustolo in,,8•. Ogn i opuscolo., .. . . O frane 50 .

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