RIVISTA MILITARE 2005 N.5

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un’area di circa 1 140 kmq. La superficie monitorata aumenta a 3 700 kmq con un aereo in volo alla quota di centocinquanta metri e alla velocità di centonovanta nodi. Evidentemente l’aereo è preferibile all’elicottero, che richiede un elevato costo d’esercizio e un gran numero di ore di manutenzione per ogni ora di volo. Per verificare la terza condizione, riguardante la sicurezza dell’«Ambiente Interno» e, quindi, delle infrastrutture in esso ubicate, ricorreremo alla costruzione del modello di sicurezza preventiva. IL MODELLO DI SICUREZZA PREVENTIVA Per la costruzione del modello di sicurezza preventiva facciamo riferimento alle affermazioni di Daniel N. Nelson, docente dell’Università di New Haven, che da tempo si occupa di strategia militare. La sicurezza, secondo Daniel N. Nelson, consiste in un delicato e dinamico equilibrio tra risorse e minacce, e per garantire tale equilibrio una nazione deve sviluppare due distinti modelli. Il primo concepito sulla riduzione dei pericoli, grazie alla diplomazia e alle alleanze internazionali, e il secondo basato invece sulla valorizzazione delle risorse del Paese. Per quanto concerne il primo modello, possiamo affermare che l’esigenza di ricorrere ad alleanze internazionali fu anticipata già dal Generale statunitense Douglas Mac Arthur, uomo che conobbe grandi segreti e che affermò ripetutamente che la prossima guerra mondiale sarebbe stata un conflitto globale delle forze terrestri unite a combattere forze maligne. Probabilmente le stesse forze maligne che caratterizzano quella che il Presidente statunitense Bill Clinton definì, a suo tempo, la minaccia invisibile del terrorismo internazionale. Noi lavoreremo sul secondo modello, tenendo presente che il

concetto di risorsa in esso contenuto è molto vasto e include organizzazioni come le Forze Armate, le quali secondo Daniel N. Nelson devono essere modernizzate. Ciò è necessario per proporre le medesime come strumento di controllo remoto delle conflittualità e della prevenzione attiva delle crisi, nel quadro della difesa e della sicurezza. Le iniziative in merito comprendono, prima di tutto, l’addestramento per acquisire capacità operative controterrorismo in ambiente urbano. La scelta di tale ambiente ai fini dell’addestramento non è casuale, in quanto il terrorismo sfrutta a proprio vantaggio le infrastrutture dell’ambiente urbano stesso per provocare effetti distruttivi sulla popolazione civile e conseguenze a livello economico, politico e militare. In questa direzione l’Esercito in Italia svolge compiti d’addestramento di elevato livello professionale, come dimostrano le esercitazioni Fight In Built Area Urban FIBUA (combattimento in ambiente urbano) in cui si sperimentano tecniche di pattugliamento controguerriglia e controterrorismo, perquisizioni in aree sospette, cattura e interrogatorio prigio-

nieri e raccolta informazioni. Tali tecniche sono applicate nel contesto delle operazioni che gli anglosassoni definiscono Three Block War (Guerra dei Tre Blocchi), le quali comprendono in generale attività di monitoraggio, controllo del territorio sede delle infrastrutture e azioni militari contro cellule terroristiche o gruppi di guerriglia (11) (fig. 9). Per espletare tali ruoli le Forze Armate, e in particolare l’Esercito, devono essere dotate di reparti operativi con elevato livello di mobilità e flessibilità. Quindi, è importante che il Governo assicuri la possibilità di acquisire materiali e mezzi moderni per la costituzione di tali reparti. La collaborazione internazionale deve, poi, essere sempre più stretta, sia a livello di reparto sia a livello informativo. Nel primo caso, elementi di unità straniere devono trascorrere sempre maggiori periodi di addestramento presso le unità nazionali e viceversa. La reciproca conoscenza operativa non potrà dare che risultati positivi, come dimostrato dall’esercitazione congiunta italo-maltese «Terraferma 2003» (12). Nel secondo caso, invece, la collaborazione internazionale a livello informativo è fondamen-

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