Hi-Tech Ambiente n.6 - Giugno 2019

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AMBIENTE

MENSILE - TECNOLOGIE AMBIENTALI PER L’INDUSTRIA E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE -

ANNO XXX GIUGNO 2019

SISTEMI DI PRETRATTAMENTO

Il progetto Record BioMap PROGETTO DEMCOPEM-2MW

Il ciclo chiuso dell’idrogeno a pagina 30 a pagina 24

PROGETTO SLUDGE TREAT

LA DISIDRATAZIONE PIU’ EFFICACE DEI FANGHI a pagina 8 SPECIALE

a pag. 13

LOTTA AGLI ODORI GENERATI DAI RIFIUTI

N6



SOMMARIO PANORAMA

MACCHINE & STRUMENTAZIONE

La Piattaforma del Fosforo Lo stop dell’UE alla plastica monouso

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Solo l’aria che serve!

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Il sistema modulare di erogazione Vacomass tiene sotto controllo la funzione biologia dell’impianto e riduce il consumo di energia

Il campionatore evoluto degli inquinanti atmosferici

DEPURAZIONE La disidratazione più efficace dei fanghi

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Il water management report

Dumbo: robot pulisci fanghi

Il riciclo del PET opaco

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Gli inceneritori di Santes

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Particolarmente interessante il sistema "Sludge Fuelisation", composto da un'unità di essiccamento e da una di incenerimento, con sistema di abbattimento inquinanti

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LABORATORI

Aria: la qualità sotto controllo

RIFIUTI

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Nel 2016-2019 stanziati 12,7 miliardi in ambito civile, ma solo il 35% è stato speso, e completato solamente il 5% dei progetti

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SPECIALE “LOTTA AGLI ODORI GENERATI DAI RIFIUTI” 13

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RETI IDRICHE

Sviluppata una nuova tecnologia che consente di ridurre il contenuto di acqua al 55% e diminuire i costi di trasporto e smaltimento del 35% l’anno

I liquidi magnetici come spugne

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Analisi e modellistica dell'inquinamento atmosferico, acustico, odorigeno ed elettromagnetico

TECNOLOGIE

Le bioplastiche da rifiuti e scarti

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In sperimentazione alcuni processi che impiegano forsu, carta straccia o fanghi di depurazione

BIOMASSE & BIOGAS Il progetto Record BioMap

Il ciclo chiuso dell’idrogeno 30

Lo sviluppo di tecnologie adatte a una produzione decentralizzata di biometano presso installazioni di piccole e medie dimensioni

Biometano in rete a Foligno (PG)

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ENERGIA

Dai catalizzatori al biometano

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La tecnologia PEM converte l’idrogeno rilasciato da impianti di cloro-alcali in eco-energia

MARKET DIRECTORY

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ECOTECH

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ENTERPRISE EUROPE NETWORK

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GLI INDIRIZZI DELLE AZIENDE CITATE SONO A PAG. 50 Hi-Tech Ambiente

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panorama MaTeRIe PRIMe cRITIche

PRofessIone ceRTIfIcaTa

La Piattaforma del Fosforo

La figura del manager HSE

e’ stata istituita la Piattaforma nazionale del fosforo, promossa dal Ministero dell’ambiente e gestita da enea, con il fine di raggiungere l’autosufficienza negli approvvigionamenti di questa materia prima strategica per la quale l’Italia è quasi totalmente dipendente dalle importazioni. ogni anno il nostro Paese, infatti, importa oltre 400.000 tonnellate di fosforo dal Marocco, dove viene estratto in miniere, sempre più in profondità e con sempre maggiori impurità. secondo recenti stime, attraverso il suo recupero si potrebbe arrivare a un risparmio di circa 60 milioni di euro all’anno, L’Italia, invece, ha un tasso di riciclo a fine vita del fosforo pari a zero, con un trend dei costi in aumento a causa della diminuzione delle riserve, della scarsa efficienza nell’uso e della sua dispersione nell’ambiente. In Germania e olanda, ad esempio, gli impianti che recuperano fosforo hanno piena sostenibilità economica anche per la riduzione del volume dei fanghi e il miglioramento della loro qualità, per la minor necessità di manutenzione degli impianti e per la vendita del fosforo stesso. Il fosforo è utilizzato principalmente in agricoltura come fertilizzante, ma vanta anche numerosi utilizzi nell’industria per la produzione di alimenti zootecnici, pesticidi, detergenti e come componente di leghe metalliche. <<Recuperare il fosforo da fanghi civili, agroalimentari e reflui organici per destinarlo all’agricoltura è un ottimo esempio di economia circolare - spiega sergio costa, Mini-

stro dell’ambiente - significa limitare le importazioni e portare a una graduale autonomia in questo ciclo, limitando anche lo sversamento nei corpi idrici>>. La Piattaforma riunisce tutti gli stakeholder italiani attivi in tutte le fasi del ciclo di vita del fosforo e punta a individuare tecnologie, buone pratiche e strategie per la chiusura del ciclo del fosforo, fino all’elaborazione di un piano di sostenibilità a lungo termine. Quattro i gruppi di lavoro in cui sarà articolata: connessione e coinvolgimento di imprese, associazioni e istituzioni; promozione e organizzazione di eventi e seminari; individuazione di buone pratiche esistenti sul recupero del fosforo; elaborazione di proposte per rimuovere gli ostacoli normativi.

IL COSTO DI GESTIONE DEI RIFIUTI L’Istat ha di recente pubblicato l’aggiornamento al 2018 degli indici annuali dei costi di gestione dei rifiuti, ossia attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti e al recupero dei materiali. Tali indici, in sostanza, misurano l’andamento nel tempo dei costi di produzione delle attività di gestione dei rifiuti, con riferimento all’acquisto di beni e servizi, al costo del personale dipendente e al costo d’uso del capitale. Tra il 2017 e il 2018 l’indice di

Il Manager hse (health, safety, environment) è una figura professionale molto richiesta sul mercato. e’ il responsabile di ambiente, salute e sicurezza, che deve avere conoscenze e capacità sia tecniche sia manageriali. Questa professione, tuttavia, non essendo regolamentata non ha un preciso ambito di operatività. e’ recente, però, l’approvazione da parte dell’UnI (ente Italiano di normazione) di un documento che stabilisce alcuni requisiti di conoscenza, abilità e competenza che l’hse manager deve avere (norma UnI 11720:2018). In estrema sintesi, l’hse manager

costo della gestione dei rifiuti è aumentata dello 0,6% trainato dagli acquisti di beni e servizi (+1,4%), a fronte di riduzioni per le spese del personale (-

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rappresenta (sia in ambito pubblico che privato) la figura di riferimento per la progettazione, il coordinamento, la consulenza e il supporto tecnico-gestionale per la piena implementazione integrata dei processi legati agli ambiti hse, con l’obiettivo di concorrere all’efficienza complessiva dell’organizzazione. secondo tale norma sono due i profili professionali specifici per l'hse: Manager hse operativo e Manager hse strategico. sulla base di quanto stabilito dall’UnI, oggi esiste anche una certificazione specifica che attesta ruoli e competenze di questa importante figura professionale.

1,2%) e del costo d’uso del capitale (-1,0%). Rispetto ai due sotto-settori economici che compongono l’indice totale (raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti il primo, recupero dei materiali il secondo), l’andamento dei costi nel 2018 mostra che il settore che ha fatto registrare maggiori aumenti è stato quello del recupero dei materiali (+1,1%) rispetto a quello dell’attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti (+0,3%).


Voto storico al parlamento europeo di strasburgo: il cammino per arrivare allo stop della plastica monouso in Ue è realtà. e quanto prima l’Italia si attiverà per recepire la direttiva, valutandone con attenzione i parametri imposti. La plastica monouso è dannosa, va abolita e messa al bando senza esitazione. La direttiva europea, che entrerà in vigore a partire dal 2021, riguarda alcuni oggetti in plastica monouso che saranno banditi sul territorio Ue. Tra questi verranno vietate posate e piatti in plastica, cannucce, bastoncini di cotone, contenitori per alimen-

Lo stop dell’UE alla plastica monouso ti e coppe in polistirolo. oltre a questo sono anche previsti incentivi al settore industriale per lo sviluppo di alternative meno inquinanti. entro il 2025 gli stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica

monouso per bevande, introducendo sistemi di cauzione-deposito. Gli stati membri dovranno anche sensibilizzare i consumatori rispetto all'incidenza negativa della dispersione nell'ambiente dei prodotti.

UN NUOVO ACCORDO PER I RAEE centro di coordinamento Raee, anci, produttori di apparecchiature elettriche ed elettroni-che (aee) e aziende della raccolta hanno siglato l’accordo di Programma, con validità trienna-le (2019-2021), che regola le condizioni di servizio presso i centri di raccolta comunali. Più precisamente, regola: modalità e condizioni per il ritiro dei raee dai centri di raccolta; orga-nizzazione della raccolta omogenea sull’intero territorio nazionale; oneri per lo svolgimento delle relative attività. stabilisce, inoltre, gli importi unitari dei premi di efficienza ricono-sciuti dai produttori di aee tramite i sistemi collettivi ai centri di raccolta comunali, che ri-spettano determinati requisiti di premialità in relazione al Raggruppamento interessato. I valori sono i seguenti: R1 54 euro/ton, R2 113 euro/ton, R3 54 euro/ton, R4 113 euro/ton, R5 290 euro/ton. Tali premi aumentano se la raccolta annua nazionale di raee cresce del 5%. confermati, inve-ce, i 20 euro/ton se non si raggiungano i quantitativi minimi di premialità. Il nuovo accordo incrementa anche le risorse economiche per il fondo infrastrutturazione centri di raccolta e i contributi destinati ai progetti di comunicazione locale sensibilizzare al-la raccolta dei raee.

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ITaLIa ToP In eURoPa

RIceRca “Gas foR cLIMaTe”

L’eccelso riciclo dell’alluminio

Meno CO2 con bioCH4 e H2

con 54.300 tonnellate di imballaggi in alluminio riciclate nel 2018, pari all’80,2% delle complessive 67.700 ton immesse sul mercato (cui vanno aggiunte 4.300 ton di imballaggio sottile destinato alla termovalorizzazione), l’Italia si conferma anche per il 2018 Paese di eccellenza a livello europeo per quantità di alluminio riciclato prodotto. Tale risultato, vitale per un Paese la cui produzione di alluminio si basa al 100% sul riciclo, è stato possibile grazie agli oltre 5.200 comuni e 44 milioni di cittadini attivi nella raccolta differenziata dell’alluminio con cui il consorzio cia collabora, nell’ambito dell’accordo Quadro anci-conai, su tutto il territorio na-

zionale. numeri che hanno consentito una crescita del 19% della raccolta differenziata gestita dal consorzio nell’ultimo anno. sistemi premianti e incentivanti in funzione di crescenti livelli di quantità e qualità, supporto nell’adozione di nuove tecnologie per la selezione e soluzioni integrative della stessa raccolta differenziata per garantire la captazione di frazioni di materiale erroneamente conferite nel rifiuto indifferenziato, ma anche l’opzione di recupero della frazione alluminio dal sotto-vaglio degli impianti di selezione dei rifiuti da raccolta differenziata, sono alcune delle modalità con cui da anni cial opera per valorizzare secondo uno studio del consorzio Gas for climate (che riunisce importanti realtà del settore gas, tra cui l’italiana snam e il consorzio cIB), il biometano e l'idrogeno aiuteranno l'europa a eliminare le emissioni di co 2 risparmiando 217 miliardi l'anno al 2050. e in particolare, il biometano prodotto da rifiuti urbani e scarti agricoli e

@AMBIENTE ON-LINE@AMBIENTE ON-LINE@

Alla carica! Ecoenergia in città In un mondo che cambia così tanto velocemente, ci sono cose che invece faticano a cambiare. Prendiamo ad esempio le nostre città, in costante marcia avanti eppure soggette a inspiegabili ritardi, soprattutto sul fronte della sostenibilità. La sostenibilità deve invece diventare il cuore della rivoluzione che stiamo vivendo. e con l’obiettivo di dare una spinta ambientale alle città e ai suoi cittadini è nato alla carica!, un sito web ideato grazie ad progetto finanziato dal Ministero dell’ambiente per far circolare il più possibile i temi ambientali.

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agroindustriali e il cosiddetto idrogeno blu, ossia l'idrogeno carbon-neutral prodotto da gas naturale tramite la cattura e lo stoccaggio del carbonio (ccs). L’idrogeno blu, però dal 2050 sarà gradualmente sostituito con l’idrogeno verde, cioè prodotto tramite eolico e solare, realizzando un mix energetico totalmente rinnovabile. La ricerca evidenzia proprio il potenziale di idrogeno e biometano, unitamente alle energie rinnovabili, per assicurare una transizione energetica meno costosa possibile, svolgendo un ruolo chiave in qualunque cotesto richieda energia (dal riscaldamento domestico, ai processi industriali, ai trasporti, ecc.). <<Il biometano e l'idrogeno - assicura Marco alverà, amministratore delegato di snam - possono dare un contributo prezioso al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici in europa. Lo studio sottolinea al tempo stesso l'importanza delle infrastrutture esistenti nel favorire una totale decarbonizzazione a costi accessibili in un orizzonte che va ben oltre il 2050. secondo lo studio, infatti, le infrastrutture gas esistenti in europa possono trasportare e stoccare sia l'idrogeno sia il biometano e saranno indispensabili per fornire questi crescenti quantitativi di gas rinnovabile agli utenti finali>>.



DEPURAZIONE A C Q U A

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A R I A

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S U O L O

La disidratazione più efficace dei fanghi Progetto Sludge Treat

sviluppata una nuova tecnologia che consente di ridurre il contenuto di acqua al 55% e diminuire i costi di trasporto e smaltimento del 35% l’anno Una volta rimossa la maggiore quantità possibile di inquinanti dai fanghi in uscita dagli impianti di trattamento dei reflui fognari, qual è effettivamente il modo più efficace ed efficiente per trasformare i fanghi in prodotti a elevato valore aggiunto? La progressiva attuazione degli obiettivi previsti dalla Direttiva 91/271/cee sul trattamento dei reflui urbani richiede che tutti gli stati membri dell'Ue incrementino il riutilizzo dei fanghi: attualmente nell'Ue la maggior parte dei fanghi viene destinata all'impiego come ammendante nell'agricoltura (45%), seguito dal trattamento termico/incenerimento (23%), ma il 18% viene ancora smaltito in discarica, mentre la parte restante viene impiegata per il compostaggio (7%) o destinata ad altri usi (7%). Lo smaltimento in discarica dei fanghi deve essere abbandonato, come stabilito dalla Direttiva sui rifiuti 2008/98/ce e dalla Direttiva sulle discariche 99/31/ce; ma anche l'impiego in agricoltura è destinato a ridursi in futuro, a causa delle sempre maggiori limitazioni riguardanti gli inquinanti organici e inorganici presenti nei fanghi. Le alternative proponibili sono: - Disidratazione termica dei fanghi in forni di essiccamento, fino a ottenere il 90% di sostanza solida, fi-

nalizzato al loro reimpiego come combustibile in fornaci per la produzione di cemento o mattoni (per la frazione volatile combustibile) o come materiale inerte per riempimenti (per la frazione inerte). Que-

sto trattamento richiede il consumo di consistenti quantità di combustibili fossili, e a causa del conseguente impatto ambientale viene attualmente considerata come un'opzione secondaria

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- Disidratazione in centrifughe o filtropresse. I sistemi a centrifuga attualmente sul mercato possono raggiungere circa il 30% di sostanza solida per i fanghi derivanti da digestione anaerobica, ma la percentuale scende a 23-24% per i fanghi stabilizzati aerobicamente, in particolare per quelli derivanti dal trattamento combinato di reflui industriali e urbani. Le filtropresse riescono ad arrivare fino al 40% di contenuto solido per i fanghi derivanti dalla digestione anaerobica dei reflui fognari, e al 30% per i reflui sottoposti a trattamento aerobico, con l'aggiunta di 15-25% di additivi chimici (in genere una combinazione di calce e cloruro ferrico). Questi valori non sempre sono adeguati per il successivo trattamento di termodistruzione, in quanto i requisiti legali minimi per la termovalorizzazione richiedono che i fanghi siano disidratati fino a raggiungere il 30-45% di sostanza secca, in modo da sostenere la combustione a 850 °c. se il contenuto di sostanza secca è inferiore, è necessario effettuare una fase di pre-riscaldamento dell'aria di combustione mediante impiego di combustibili fossili (come il metano) per rimuovere il contenuto acquoso dai fanghi. In definitiva, ogni azione diretta a recuperare materiale ed energia dai


fanghi potrebbe essere migliorata grazie ad interventi diretti a ridurre la percentuale di acqua nei fanghi. ecco perchè è importante sviluppare un processo di disidratazione innovativo, in grado di incrementare la rimozione di acqua dai fanghi (fino ad ottenere il 50% di sostanza secca), ben oltre le tecnologie convenzionali, ottimizzando così il bilancio energetico finale (grazie alla riduzione in peso del materiale da trasportare ai siti di stoccaggio/riciclaggio e all'incremento del potere calorifico dei fanghi disidratati). IL CONTRIBUTO DELL’ELETTRICITA’

Il trattamento di elettrosmosi, che costringe le molecole di acqua a uscire dai fanghi e passare attraverso un filtro poroso mediante attrazione di un campo magnetico, sembra essere una soluzione alternativa energeticamente efficiente rispetto alle attuali tecnologie, in grado di portare il contenuto di sostanza secca dei fanghi da 20-25% fino a 45-50%. L'impiego dell'elettrosmosi per l'essiccazione dei fanghi è nota, ma c'è ancora molto da fare per migliorare la qualità dei fanghi ottenuti e il

contenuto di sostanza secca, ai fini del successivo reimpiego. Un altro trattamento che sfrutta l’elettricità è l'elettroessiccazione, che è stata applicata con successo in alcuni specifici settori produttivi (alimentare e farmaceutico); nel caso dei fanghi derivanti da reflui urbani, l'elettroessiccazione è ancora nella fase di ricerca e sviluppo, in particolare a causa delle comples-

sità del controllo del processo elettrochimico, che cambia a seconda della composizione chimica dei fanghi e delle loro proprietà fisiche. IL PROGETTO SLUDGE TREAT

I promotori del progetto sludge Treat (sludge dewaTeRing throughnovel nanomaterials and elecTro-osmotic process), tra i quali il

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Politecnico di Milano, intendono perseguire due obiettivi principali di carattere generale: - dare impulso alle ricerche future, con un'ampia considerazione degli aspetti ambientali, ingegneristici, chimici e normativi del trattamento dei fanghi (creando una rete di ricerca a lungo termine orientata verso le esigenze delle piccole/medie imprese) - indagare sulle applicazioni dei processi di elettrosmosi per la disidratazione dei fanghi, in modo da ottenere dati su affidabilità e efficienza dei processi (dimensionamento, parametri di processo, consumi energetici), e sul possibile impiego dei nanomateriali contro la corrosione come base per lo sviluppo di nuovi sistemi di disidratazione e nuove tecnologie avanzate di deposizione del rivestimento. ciò deve portare ai seguenti benefici: - disidratazione dei fanghi mediante elettrosmosi con consumi energetici inferiori a 1/3 rispetto all'essiccamento termico - incremento del contenuto di sostanza solida fino al 50% per ridurre drasticamente il volume dei fanContinua a pag. 11


I liquidi magnetici come spugne Captive Systems

Una tecnologia per la rimozione e/o il recupero di idrocarburi, sostanze lipofile e metalli pesanti da acqua, aria e suolo captive systems, spin-off del Politecnico di Milano, produce e commercializza materiali ferromagnetici utilizzati per la captazione di prodotti in acque, aria e suolo. noti come liquidi magnetici, cioè liquidi capaci di polarizzarsi fortemente in presenza di un campo magnetico, sono composti di particelle ferromagnetiche sospese in una soluzione acquosa. La tecnologia di captive systems modifica i gruppi funzionali sulla superficie delle particelle così da favorire l’interazione con le sostanze da rimuovere e/o recuperare, quali idrocarburi, sostanze lipofile e metalli pesanti. ad esempio, è in grado di adsorbire i composti inquinanti dispersi nel suolo come oli e/o metalli e tramite filtrazione magnetica è possibile separarle dal terreno che risulta così bonificato. si tratta di una tecnologia innovativa e di facile applicazione, econo-

mica e a basso impatto ambientale, ma di estrema efficacia. come funziona? Utilizza materiali ad elevatissima area superficiale con un coating specifico che li rende: anfifilici, ossia in grado di disperdersi in soluzioni acquose conservando affinità con fasi oleose; elettrostaticamente carichi e capaci di attirare cationi e anioni di metalli. Il core magnetico fa si che siano suscettibili a campi magnetici e quindi facilmente rimovibili dall’ambiente di applicazione. Peraltro, le dimensioni superiori al micron ne consentono il facile recupero tramite classica filtrazione. ad esempio, nella chiarificazione dei reflui la possibilità di controllare i gruppi funzionali sulla superficie dei materiali, tramite l’utilizzo di differenti coating, rende la tecnologia captive system molto versatile a seconda delle sostanze disperse in acqua che si desidera rimuovere.

Un coating anionico consente di rimuovere prodotti cationici (nichel, zinco, rame, ecc.), un coating cationico permette la rimozione di prodotti anionici (cromati, fosfiti, arseniati, ecc.), un coating a lipofilicità desiderata da la possibilità di rimuovere sostanze lipofile (oli siliconici, idrocarburi, lubrificanti, ecc.). La tecnologia di captive systems, per di più, è applicabile sia nel caso di rimozione e/o recupero di grosse quantità che di tracce di prodotto. ad esempio, nel caso di acque inquinate con 2.000 ppm di idrocarburi, dopo trattamento i residui in acqua sono sotto i 10 ppm. stesso dicasi per la rimozione di arsenico dall’acqua al di sotto del valore limite di legge di 10 ppb, sia trattando acque contenenti valori iniziali di arsenico dell’ordine dei ppm che dell’ordine dei ppb. comprovata efficacia anche per la

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separazione di sostanze oleose da reflui acquosi, con un singolo passaggio e in tempi brevi. Per di più, il separatore di acqua e olio industriale di captive systems non richiede ingenti spazi di installazione e può essere facilmente integrato nei sistemi di trattamento già presenti. numerosissime le prove di industrializzazione effettuate dall’azienda, con test su raffinerie e depositi di stoccaggio carburanti, in collaborazione con importanti società multinazionali, che hanno ad esempio la necessità di trattare le acque di lavaggio degli impianti o delle cisterne. e dal settore dell’oil&gas in cui captive systems ha iniziato a inserirsi sul mercato, le microspugne trovano applicazione nell’industria conciaria, nelle aziende consortili con depuratori che trattano acque urbane e nel settore dolciario.


Continua da pag. 9

La disidratazione più efficace dei fanghi ghi da trasportare allo smaltimento finale, diminuendo emissioni e costi di trasporto - aumento del potere calorifico dei fanghi essiccati che può consentire un processo di termovalorizzazione energeticamente autosufficiente, in grado di recuperare energia sotto forma di elettricità e calore. Il progetto è quindi orientato verso specifici obiettivi, sia scientifici sia tecnologici: - investigare nuovi nanomateriali e tecniche di rivestimento in grado di minimizzare la corrosione dovuta all'ambiente acido e all’attrito, in modo da ridurre la corrosione dell'anodo e migliorare la resa degli impianti. I punti principali della ricerca sono quindi coniugare una sufficiente conduttività dell'anodo con le proprietà anticorrosione, così come ottenere una resistenza meccanica compatibile con le forze di taglio esercitate sull'anodo - mantenere la massima efficienza energetica dei processi elettrochimici in rapporto all'incremento del-

la disidratazione dei fanghi durante il processo. Il progetto quantificherà quindi l'attuale bilancio energetico del processo completo di trattamento dei fanghi, dall'ispessimento fino al recupero. nel caso di

termovalorizzazione dei rifiuti, lo studio mostrerà come il processo di elettrodisidratazione possa consentire di ottenere un bilancio energetico positivo, producendo un residuo ad elevato tenore di sostanza secca,

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compatibile con la combustione in inceneritori o gassificatori energeticamente autosufficiente (ossia senza impiego di ulteriori combustibili). L'impatto ambientale finale sarà valutato in base a una procedura di analisi del ciclo di vita, e verrà eseguita un’approfondita comparazione con le tecniche di trattamento tradizionali, in base agli aspetti tecnici rilevati per mezzo di test su scala di laboratorio - progettare e sviluppare una verifica sperimentale del sistema di disidratazione dei fanghi fognari basato sull'elettrosmosi, sulla base delle specifiche elaborate direttamente dai soggetti beneficiari. Il prototipo consisterà in una camera di elettrosmosi, posta dentro un rivestimento, che ruota durante la filtrazione, e in un sistema di elettrodi posto all'interno della camera, in modo da fornire una differenza di potenziale. Il risultato principale del progetto porterà a dare ai ricercatori nuove conoscenze tecniche e aprire nuovi orizzonti sul processo di elettrosmosi, orientati verso tecniche ecocompatibili di disidratazione dei fanghi e una verifica sperimentale dell'efficienza energetica dei sistemi di disidratazione.


I filtri a dischi ad alta capacità Nordic Water

Un tamburo rotante contenente dischi in tessuto per una superficie filtrante totale fino a 195 mq La società svedese nordic Water offre un'ampia gamma di sistemi di filtrazione e decantazione per il trattamento delle acque, distribuiti in Italia da northTec. Particolarmente interessanti e innovativi sono i filtri a dischi ad alta capacità DynaDisc, che trovano impiego in diversi settori, tra cui: pulizia di acque reflue, filtrazione dell'acqua grezza, riutilizzo di acque depurate, ecc. Il DynaDisc è costituito da un tamburo rotante al quale sono fissati un numero di dischi fino a 35, aventi 2.4 m di diametro, ottenendo fino a 195 mq di superficie filtrante totale; l'acqua da filtrare viene convogliata dal canale di ingresso entro il tamburo rotante e scorre per gravità entro i dischi, attraverso aperture ricavate nel tamburo stesso. ogni disco è composto da 8 a 10 settori, sui quali è applicato un tessuto filtrante con aperture fino a 10 micron; l'acqua da filtrare attraversa il tessuto, depositando su di esso le particelle solide. I dischi sono immersi per circa il 65% e l'acqua filtrata si accumula in un "level tank". Il progressivo intasamento dei filtri fa crescere il livello dell'acqua all'interno del level tank; quando questo livello raggiunge un "set point" preimpostato si attiva il sistema di rotazione dei dischi e il ciclo di controlavaggio. L'acqua di controlavaggio viene immessa attraverso ugelli oscillanti; grazie alla sua alta pressione, rimuove i solidi sospesi accumulati sui teli, facendoli cadere in un canale posto all'interno del

tamburo rotante. L'acqua contenente i solidi sospesi viene infine scaricata all'esterno del filtro. Il DynaDisc è disponibile come unità indipendente, con dischi filtranti contenuti in una vasca di acciaio inox, oppure in versione per installazione entro vasca di calcestruzzo. Le cassette del filtro sono facilmente sostituibili, e possono essere rimosse semplicemente allentando un dado. La struttura con level tank integrato permette di ottenere un lungo stramazzo in uscita dal filtrato, ottimizzando il livello sul filtro e riducendo le fluttuazioni del livello stesso in corrispondenza delle variazioni di portata dell'acqua in ingresso. Inoltre, l'utilizzo dell'acqua filtrata per il ciclo di controlavaggio riduce la formazione di fiocchi biologici rispetto a quando l'acqua di controlavaggio è attinta dalla vasca in calcestruzzo; anche la soluzione chimica per l'eventuale pulizia delle tele filtranti viene prelevata dal level tank, escludendo così i fenomeni di corrosione acida del calcestruzzo. Il massimo delle prestazioni si ottiene utilizzando il DynaDisc come unità di pretrattamento a monte del filtro a sabbia Dynasand. L'acqua contenente i solidi sospesi viene inviata ad un separatore lamellare dove, grazie all'aggiunta di polielettroliti, i solidi si aggregano in fiocchi e formano i fanghi da avviare a smaltimento; l'acqua in uscita dal separatore lamellare ritorna al DynaDisc. Hi-Tech Ambiente

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AMBIENTE

SPECIALE

LOTTA AGLI ODORI GENERATI DAI RIFIUTI


SPECIALE LOTTA AGLI ODORI GENERATI DAI RIFIUTI

La lotta agli odori generati dai rifiuti Negli impianti di movimentazione e trattamento

Sono due i fronti su cui è possibile agire, ossia prevenendo l’emissione odorigena o neutralizzando la puzza già formata Tutti consideriamo più o meno normale che i rifiuti puzzino, salvo quando troviamo stracolmo il cassonetto della nostra strada, o quando il Comune vuol costruire un impianto di trattamento nei dintorni delle nostre abitazioni. Una moderna strategia di “lotta gli odori” si svolge su due fronti: bloccare gli odori all’inizio e neutralizzare quelli già formati. BLOCCARE ALL’INIZIO

L’esperienza suggerisce che la prima regola, quando si ha a che fare con i rifiuti, è di mantenerli sempre in movimento. I cattivi odori sono quasi sempre derivanti da fermentazioni anaerobiche, e se i rifiuti ven-

gono agitati e messi a contatto con l’aria i batteri anaerobici non si sviluppano. E’ necessario anche progettare gli impianti in modo che non ci siano “angoli morti” ed aree difficilmente accessibili, dove i rifiuti tendono a ristagnare; è inoltre necessario eseguire frequenti pulizie. Una frequente fonte di cattivi odori è costituita dalla parte acquosa dei rifiuti e dalle acque sporche derivanti dalle operazioni di lavaggio dei cassonetti e dei mezzi meccanici. Gli effluenti liquidi devono essere eliminati con continuità, inviandoli a un opportuno impianto di trattamento; la stessa prescrizione vale per acque di pioggia o di ruscellamento che fossero venute in

contatto con i rifiuti. Un utile accorgimento per tenere sotto controllo gli odori nelle stazioni di trasferimento e negli impianti coperti, consiste nell’installare aspiratori o altri dispositivi che creino un flusso d’aria diretto dal basso verso l’alto. Per emissioni modeste, lontano dai centri abitati, può essere accettabile la semplice dispersione in atmosfera; nella maggior parte dei casi l’aria dovrà poi essere depurata mediante biofiltri, catalizzatori di ossidazione o altri dispositivi. Quando accorgimenti costruttivi e buona pulizia non bastano, l’unica risorsa è il ricorso a sostanze che neutralizzano o coprono gli odori; soprattutto in occasione delle ope-

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razioni di pulizia è opportuno spandere sui pavimenti o nelle zone più critiche delle sostanze che impediscano il riformarsi di cattivi odori. Le sostanze impiegate possono essere distinte, secondo il loro meccanismo di azione, in: disinfettanti, contromisure biologiche, neutralizzanti (agiscono per reazione chimica), mascheranti (coprono il cattivo odore con uno più gradito). Nella realtà si impiegano spesso miscele “sinergiche”, costituite cioè da un “cocktail” di sostanze con diversi meccanismi di azione; a volte, la stessa sostanza agisce con più meccanismi. Le sostanze disinfettanti agiscono Continua a pag. 16



SPECIALE LOTTA AGLI ODORI GENERATI DAI RIFIUTI Continua da pag. 14

La lotta agli odori generati dai rifiuti uccidendo i batteri responsabili dei cattivi odori. Alcuni disinfettanti, come la calce viva e gli ipocloriti, sono note da tempo; più recente è l’impiego dell’ozono, in particolare per le fosse di raccolta e le caditoie installate nei grossi condomini e negli ospedali. Le “contromisure biologiche” comprendono miscele di enzimi e di batteri, con aggiunta di agenti sequestranti per bloccare la propagazione degli odori, spesso additivate con una fragranza ad azione mascherante. La miscela può essere disponibile in forma granulare, insieme ad adsorbenti utili per prevenire ristagni liquidi; oppure in forma liquida, che viene spruzzata sui rifiuti, e agisce sia favorendo fermentazioni a “basso impatto odoroso”, che metabolizzano gli stessi composti responsabili dei cattivi odori. Le sostanze neutralizzanti sono ge-

neralmente applicate in forma liquida, spruzzandole direttamente sopra le fonti di cattivi odori; ma sono disponibili anche formulazioni su gel, in lastre o cartucce. I neutralizzanti sono generalmente miscele a base di oli essenziali, contenenti alcune basi organiche; queste ultime convertono i composti solforati in sali di ammonio quaternari, che sono poco volatili e non hanno praticamente odore. Altre sostanze neutra-

lizzanti sono i tensioattivi non ionici, che agiscono con meccanismi di tipo fisico, analoghi a quelli che consentono ai detersivi di rimuovere lo sporco e il grasso: le molecole maleodoranti vengono incorporate in aggregati micellari, che essendo più pesanti dell’aria si depositano al suolo e vengono così eliminati dall’atmosfera. Le sostanze ad azione mascherante sono oggi scarsamente utilizzate,

perché una azione di “copertura” pura e semplice finisce spesso con l’essere controproducente: sommando gli odori si crea un nuovo odore “composto”, altrettanto sgradevole dell’odore che si vuole coprire. Gli oli essenziali di origine vegetale, impiegati in molte formulazioni, non hanno solo un’azione mascherante, ma agiscono con meccanismi sia elettrostatici che chimici; in questo modo completano l’azione degli altri componenti e servono anche da “indicatori di presenza”, consentendo cioè di verificare “a naso” la funzionalità del sistema antiodore. TRATTARE GLI ODORI GIA’ FORMATI

Distruggere gli odori con scariche elettriche e raggi UV La società tedesca Fuchs Gas und Wassertecnik ha brevettato due processi di deodorizzazione basati su ossigeno attivo: IonActOx utilizza l’attivazione mediante scariche elettriche; PhoCatOx si basa su una ossidazione fotocatalitica indotta da raggi UV. In quest’ultimo processo l’aria inquinata viene aspirata in un canale di reazione contenente lampade UV ad alta

frequenza e uno speciale catalizzatore. La luce UV provoca di per sé reazioni chimiche di distruzione delle sostanze maleodoranti, che vengono completate dall’ozono che si forma per azione dei raggi UV sull’ossigeno dell’aria. Il catalizzatore completa le reazioni e distrugge l’eventuale ozono residuo. Un innovativo sistema di deodo-

rizzazione, denominato Adeco, è impiegato dalla Rielco Impianti: si basa sugli effetti indotti da un intenso campo elettrico locale, che genera un plasma costituito da alte concentrazioni di specie ioniche reattive. Il sistema si basa su un triplice effetto: la rottura dei legami chimici, la cattura elettrostatica e l’azione distruttiva su virus e batteri.

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Gli impianti di compostaggio e le discariche di medie e piccole dimensioni impiegano spesso sistemi a irrorazione, in generale basati su miscele combinate di disinfettanti, neutralizzanti e mascheranti; questi sistemi costano meno degli impianti di aspirazione e trattamento. Spesso le miscele anti-odore vengono nebulizzate come “barriere di difesa” tra la fonte di odore e la popolazione. Gli atomizzatori vengono installati montandoli direttamente sopra i fusti della miscela da spruzzare, e ne deve essere previsto un numero adeguato a circondare tutto il perimetro dell’impianto, ponendo una distanza di 8-9 metri tra un atomizzatore e il successivo. Per controllare gli odori emessi dalle discariche, la legge italiana impone la copertura giornaliera dei rifiuti “con uno strato di materiale protettivo di idoneo spessore e caratteristiche”. In genere si utilizza uno strato di circa 15 cm di terreno prelevato dalla stessa discarica, oppure di “compost grigio”. Sono inoltre disponibili sul mercato delle


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schiume speciali, facilmente applicabili con manichette; queste schiume sono biodegradabili e svolgono un’azione efficace anche in uno strato di soli 5 cm. Quando viene deposto lo strato successivo di rifiuti, il peso di questi fa collassare la schiuma, annullandone praticamente il volume; questo consente di sfruttare maggiormente il volume del bacino di discarica, prolungandone la vita utile fino al 15%. Negli ambienti chiusi, come le stazioni di trasferimento, gli impianti di aerazione e riciclaggio, e gli impianti di compostaggio al coperto, è necessa-

rio in genere un sistema di ventilazione controllata, che assicuri il ricambio dell’aria interna almeno sei volte ogni ora. L’aria estratta dall’interno dell’ambiente può venire semplicemente espulsa all’aperto, se l’impianto si trova in zone disabitate, o più frequentemente può essere trattata con una varietà di metodi. Gli impianti di compostaggio utilizzano di solito i biofiltri, costituiti da una miscela dello stesso compost e di trucioli di legno; il metodo è efficace ed economico, ma richiede un’attenta manutenzione ed un volume notevole;

per trattare 1 mc/min di aria occorre un biofiltro con una superficie di 0,6 mq e una profondità della massa filtrante da 1 a 1,5 m. Oltre al compost, i biofiltri possono essere realizzati con torba fibrosa o granulare, gusci di molluschi o materiali inerti ceramici macroporosi; in ogni caso, a monte del biofiltro, è necessario uno scrubber di condizionamento e prelavaggio, per eliminare lo sporco grossolano e creare le giuste condizioni di umidità per lo sviluppo della flora batterica sul biofiltro. Le alternative “classiche” ai biofil-

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tri sono l’adsorbimento su carboni attivi e le torri di lavaggio. Gli impianti a carboni attivi sono oggi disponibili in configurazioni altamente automatizzate, dotati di strumentazione che alterna secondo le necessità i cicli di lavoro a quelli di rigenerazione; risultano però piuttosto costosi, anche perché occorre poi smaltire il carbone “esausto” (o riconsegnarlo al fornitore per il trattamento). Le torri di lavaggio sono meno costose, ma producono effluenti liquidi, che devono essere neutralizzati e smaltiti. Una tipica configurazione per un sistema di lavaggio chimico è costituita da due torri in serie: nella prima viene spruzzato acido solforico diluito, in modo da neutralizzare l’ammoniaca e le basi organiche, mentre nella seconda torre si usa una soluzione alcalina di ipoclorito di sodio, che ossida le sostanze organiche e neutralizza i gas acidi. Sono anche utilizzati sistemi di lavaggio biologico, nei quali è impiegato un liquido neutralizzante contenente un’elevata concentrazione di batteri in grado di metabolizzare le sostanze odorose; rimane comunque il problema di come smaltire le soluzioni di lavaggio esauste.


SPECIALE LOTTA AGLI ODORI GENERATI DAI RIFIUTI AIR CLEAN Air Clean opera da diversi anni nel trattamento delle emissioni in atmosfera prodotte da impianti di trattamento dei rifiuti urbani. L’eliminazione degli odori si opera generalmente mediante lavaggio chimico acido per rimuovere ammoniaca, seguito da filtri biologici in grado di ossidare composti organici ed inorganici. Per quanto riguarda i biofiltri sono disponibili sia materiali convenzionali (esempio cippato di legno, torba mista ad erica) sia materiali specificatamente utilizzati per la biofiltrazione dell’aria. Air Clean distribuisce il materiale

ALPENWALD brevettato MónaFil, costituito da torba di granulometria controllata. Grazie all’impiego di questo materiale è possibile realizzare letti filtranti dell’altezza di 3 m (risparmio di superficie), caratterizzate da lunga durata e basse perdite di carico (contenimento dei costi di gestione) ed elevata efficienza di rimozione (sono stati realizzati impianti in grado di conseguire un’emissione di 300 ou/mc a fronte di concentrazioni in ingresso superiori alle 50.000 ou/mc).

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Gli impianti biofiltranti serie MCBF, progettati e prodotti da Alpenwald, hanno un design modulare che ne consente il trasporto e lo spostamento in modo agevole. Questa configurazione rende il sistema anche facilmente installabile, ampliabile e rimovibile. Inoltre, la possibilità di sovrapposizione dei moduli ne permette l’impiego anche in contesti con poca disponibilità di spazio. I moduli biofiltranti forniti sono comprensivi delle componenti tecniche necessarie per il funzionamento dell'impianto, quali torri di lavaggio, ventilatore, sistema di umidificazione della massa filtrante e pannello di controllo. Dopo essere stata depurata e saturata di umidità, l'aria esausta viene convogliata attraverso il letto filtrante dei moduli del biofiltro, dove i microrganismi metabolizzano i composti organici e altri composti odorosi. Gli impianti vengono garantiti nelle componenti non soggette a usura per 2 anni e nell'efficienza di abbattimento, pari a 97% a partire da un’aria esausta con 10.000 OUe/mc.

BIODERMOL AMBIENTE

CARBOLI WT

Bipur è l’innovativa formulazione biotecnologica di Biodermol Ambiente per l'abbattimento degli odori, che prevede l’impiego di sole componenti di origine naturale: enzimi e microrganismi che agiscono direttamente sulle sostanze maleodoranti, neutralizzando le molecole responsabili dell'odore e migliorando la qualità dell’aria. Si tratta di un prodotto liquido che deve essere erogato sulle sorgenti di odore tramite il sistema di nebu-

Eco Bio Mix è un prodotto liquido contenente microorganismi non ogm, pertanto completamente naturale, messo a punto dalla Carboli WT. Il prodotto può essere utilizzato direttamente o previa diluizione con acqua a diverse concentrazioni a seconda dell’uso richiesto. Si tratta di un riequilibratore del microbiota, ideale anche per il trattamento dei cassonetti dei rifiuti, così da sanificarli e abbattere le maleodoranze, ma anche per il

lizzazione Air New, studiato e personalizzato sulle esigenze del cliente. Bipur agisce accelerando la degradazione dei composti maleodoranti e impedendo che le molecole odorigene si riformino. E’ provato che abbatte fino all'80% di unità olfattometriche. Di recente, ad esempio, Biodermol Ambiente ha voluto testare presso un laboratorio esterno indipendente l'efficacia del formulato biologico nell'abbattimento degli odori proveniente da percolati di rifiuti urbani. La prova è stata effettuata eseguendo la misura dell'odore prima e dopo la nebulizzazione di Bipur in varie diluizioni. L'odore è stato misurato con il metodo dell'olfattometria dinamica UNI EN 13725:2004. I risultati sono stati eclatanti: Bipur L.O. abbatte fino all'80% nella percentuale del 0.50%; nelle concentrazioni pari al 0.04% e al 0.10% l'abbattimento odori è risultato del 77.5% e del 79.2%.

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Il sistema modulare può essere composto da uno a quattro moduli, adatti alla depurazione di flussi di aria esausta con portate da 500 a 20.000 mc/h. Per più grandi volumi di aria da depurare, esistono moduli biofiltranti appositamente e singolarmente realizzati. I sistemi della serie MCBF sono progettati per essere robusti e automatizzati nel funzionamento, così da minimizzare la manutenzione. Nel caso di sistemi dotati di più moduli, ciascun modulo può essere azionato individualmente, così da poter gestire eventuali variazioni di portata di aria esausta (risparmiando sui costi operativi). Le strutture MCBF sono consegnate pronte per la collocazione in sito.

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solo trattamento degli odori presso i sistemi di raccolta e stoccaggio dei rifiuti. Grazie alla sua composizione completamente naturale può essere integrato con altri prodotti basati sulle tecnologie naturali, e grazie alla sua efficacia garantisce la miglior perfomance d’impianto, la scomparsa di odori e miasmi ammorbanti che facilitando la bonifica.

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SPECIALE LOTTA AGLI ODORI GENERATI DAI RIFIUTI COLSERVICE Il problema degli odori molesti riguarda numerosi ambienti, tra cui ad esempio le stazioni di selezione rifiuti, le discariche e gli impianti di compostaggio. La Colservice, forte della sua esperienza e professionalità, progetta e istalla impianti di deodorificazione che permettono non di coprire, ma di neutralizzare i cattivi odori, che alcune sostanze rilasciano nell’ambiente. I sistemi proposti sono costituiti da un impianto di nebulizzazione, tramite specifici diffusori a ugelli, che sormontano un serbatoio di stoccaggio. La volumetria dei serbatoi è in funzione

DEPUR SYSTEMS dei volumi da trattare. Il prodotto viene pescato dal serbatoio tramite aspirazione causata da una pompa appositamente sistemata, quindi mandato in pressione e nebulizzato. I prodotti utilizzati sono classificati come non pericolosi né per l’ambiente né per l’uomo. Altri trattamenti prevedono l’irrorazione di tali miscele, agendo direttamente sul processo di degradazione della sostanza organica e impedendo la formazione delle molecole maleodoranti.

www.colservice.it

ETT Avendo maturato nel corso degli anni esperienze differenti a seconda delle tipologie dei problemi di odori da affrontare, ETT è in grado di fornire soluzioni alternative per il controllo e l’abbattimento delle emissioni moleste. Questo ramo aziendale, infatti. è sempre in sviluppo e alla ricerca di tecnologie innovative per essere all'avanguardia e competitivo a 360 gradi. Ecco quindi: sistemi nebulizzanti, miscele batteriche, biofiltri e torri di lavaggio I sistemi nebulizzanti, fissi e mobili, creano una barriera osmogenica capace di intrappolare e abbattere le polveri e i composti gassosi odorigeni. L’odore viene rimosso e non coperto e in ragione di ciò c’è un’ampia gamma di prodotti da nebulizzare a seconda delle applicazioni richieste. Le miscele batteriche sono composte da ceppi batterici naturali non ogm e non patogeni, nè tossici e/o nocivi per l’uomo e per l’ambiente. Le formulazioni sono a concentrazione variabile mirata all’impianto da trattare e sono

Grazie alla ultradecennale esperienza acquisita nel trattamento aria, la Depur Systems ha realizzato un filtro a carboni attivi per il controllo delle emissioni odorigene originatesi nelle stazioni di sollevamento reflui, e non solo. Questi filtri sono equipaggiati di una cartuccia filtrante contenente carbone attivo granulare, opportunamente supportato da uno strato di tessuto sintetico e da una rete metallica. Le emissioni che si originano durante la movimentazione dei rifiuti durante le operazioni di carico o scarico vengono adsorbiti dal filtro, che consente il controllo del flusso d'aria in entrambe le direzioni. L'Ufficio Tecnico, cuore pulsante dell'azienda, ha i suoi punti di forza nella competenza tecnica, nella tempestività e nella flessibilità di risposta alle esigenze del cliente. La progettazione, attenta e curata, consente, in via preliminare, di definire le caratteristiche principali e il layout generale dell'impianto di trattamento aria, completo di previsualizzazione con rendering fotorealistico e successivamente, in via esecutiva, con lo sviluppo dei co-

struttivi di ogni singola parte dell'impianto, seguendone con scrupolosità l'assemblaggio, il collaudo e l'installazione finale. Molta attenzione viene inoltre posta nello stilare tutta la documentazione tecnica relativa all'impianto e al suo funzionamento (manuale operativo), per dare al cliente uno strumento esaustivo per il corretto monitoraggio e mantenimento dell'impianto stesso.

www.depursystems.it

LABIOTEST fornite sotto forma di sacchetti da inoculare direttamente nella sorgente odorigena. I biofiltri, con portate d’aria variabili da 500 a 25.000 Nmc/h, hanno struttura in polipropilene a tenuta stagna e con pareti perimetrali con lastre alveolari, ingegnerizzati per garantire i corretti tempi di contatto e forniti con materiali biofiltranti selezionati secondo l’applicazione specifica. Sono completi di ventilatore, quadro elettrico di comando, linea di irrigazione, copertura, camino di uscita. Le torri di lavaggio, con portate d’aria variabili da 500 a 50.000 Nmc/h, hanno struttura in polipropilene, sono ingegnerizzate per garantire il numero di stadi necessari ad abbattere i composti odorigeni presenti, e sono fornite complete di: sistema di aspirazione, quadro elettrico di comando, vasche di ricircolo, camere di contatto, separatori di gocce, manometri, pompe centrifughe, sensori di livello, gruppi di dosaggio.

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Labiotest ricerca, sviluppa e installa tecnologie per il miglioramento della qualità dell'aria, abbattendo le emissioni maleodoranti e garantendo soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate. Nell’ambito della gestione dei rifiuti, propone il trattamento chimico-fisico a secco mediante l’innovativo sistema filtrante DKFil, alternativo ai tradizionali reattori biologici, ingegnerizzato per l’abbattimento dei contaminanti aeriformi con efficienze elevatissime. Il processo di filtrazione dell’aria avviene per mezzo di un letto filtrante statico multistrato e multireagente che costituisce un vero lavaggio multistadio a secco. La molteplicità di materiali adsorbenti e/o filtranti pre-attivati e pre-impregnati offre un ampio spettro di reattori realizzati e progettati ad hoc per le emissioni che devono trattare. DKFil rappresenta quindi una soluzione d’insieme in cui trovano applicazione molteplici processi di rimozione: neutralizzazione sa-

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lina, ossidazione chimica, polimerizzazione, adsorbimento fisico e filtrazione meccanica. Un corretto dimensionamento permette di mantenere elevate performance di abbattimento per almeno 12 mesi, senza alcun tipo di manutenzione. Nell'ambito dei trattamenti biologici e biochimici, Labiotest offre soluzioni innovative per la sanificazione e deodorizzazione dei cassonetti dei rifiuti e delle aree circostanti. L'utilizzo costante nel tempo di prodotti specifici garantisce un ambiente sempre privo di cattivi odori. Allo scopo l’azienda propone La.Biowaste uno specifico prodotto batterico, enzimatico, neutralizzante, che svolge in contemporanea due attività: neutralizzazione degli odori e azione biologica per la degradazione della sostanza organica. Per la sua somministrazione vengono utilizzati sistemi automatici forniti in vendita e/o comodato.

www.labiotest.it




SPECIALE LOTTA AGLI ODORI GENERATI DAI RIFIUTI MENDIZZA Partiamo dal presupposto che attraverso l’acqua posso essere veicolati prodotti che attivano il processo chimico di frantumazione della molecola odorifera ottenendo così un immediato abbattimento dei cattivi odori. Ebbene, il sistema proposto da Mendizza si compone di una serie di particolari ugelli attraverso i quali l’acqua, che è spinta da una pompa a 70–100 bar, si trasforma in minuscole gocce Nebbiafresca di pochi micron di diametro. Questa finissima barriera diventa a tutti gli effetti un filtro, poiché cattura e appesantisce le molecole odorifere portandole a terra ma, al contrario della pioggia, non bagna intorno. Gli apparecchi EcoPack sono di facile installazione, si integrano in qualsiasi impianto di lavorazione e non richiedono grandi investimenti. I consumi di acqua sono ridotti rispetto altri metodi di trattamento, poiché gli ugelli possono essere posizionati nelle zone più appropriate e attivati a seguito a determinate condizioni tramite cen-

MION VENTOLTERMICA traline di controllo o temporizzatori. Jollyfog 18 è invece la soluzione per rendere autonomi e trasportabili gli erogatori Nebbiasecca AkiMist. Grazie alle microgocce, regolabili da 7 o 12 micron, la compenetrazione sui rifiuti e la diffusione del prodotto nell'ambiente è estremamente omogenea ed efficace. Se equipaggiato con un erogatore ad un ugello, umidifica un volume d’aria di circa 150-200 mc, corrispondente ad una area di circa 50 mq, ma con 4 ugelli può coprire un’area di 200 mq circa. Jollyfog è costituito da un carrello autonomo in alluminio, contenente bombola da 18 litri in acciaio inox, con attacchi di sicurezza; braccio telescopico incorporato di altezza sino a 4,5 m; pannello di controllo per regolazione di portata e accensione interamente pneumatico, con dispositivo di scarico automatico della pressione all’atto dello spegnimento.

www.mendizza.com

SENECA AIR Seneca air propone una soluzione semplice, efficace ed economica per eliminare definitivamente i cattivi odori derivati da: rifiuti organici, percolato, imballaggi stoccati all’aperto, ammoniaca, idrogeno solforato, mercaptani, idrocarburi, cov. Il principio attivo è di origine vegetale, a base di piante officinali, con il potere di ripristinare l’equilibrio delle molecole naturali presenti in aria, neutralizzando quelle maleodoranti. Si tratta di una tipologia di

MVT - Mion Ventoltermica, con oltre 50 anni di attività, progetta, costruisce e installa impianti di compostaggio e sistemi di bioessiccazione di R.S.U. per la produzione di C.D.R., controllando tutte le fonti di emissioni odorigene. L’azienda, infatti, oltre a biostabilizzare e bioessiccare i rifiuti mediante la tecnologia proprietaria MVT-Genius, prevede un sistema di deodorizzazione con scrubbers e biofiltri che consente il controllo e l’abbattimento degli inquinanti odorigeni aerodispersi. Come risultato si ha la diminuzione della carica odorigena nei rifiuti trasformati e a livello di processo tutti gli odori vengono controllati, gestiti e abbattuti. Tali impianti di deodorizzazione rispondono in modo efficace alle più svariate esigenze di riduzione della concentrazione delle sostanze inquinanti e/o odorigene

presenti in un flusso gassoso, rendendo l’ambiente più salubre e sicuro. Elemento chiave è il software progettato e sviluppato da MVT – Mion Ventoltermica per la gestione e il controllo ottimale dei processi. L’azienda opera a livello internazionale e vanta anche una forte specializzazione nel campo degli impianti di aspirazione e depurazione dell’aria e trattamento biomasse.

www.mvtplant.com

SAVI LAB trattamento economica, silenziosa e continua h24/365 gg. L’anno. E’ inoltre di semplice installazione e facile manutenzione, di perfetta modularità e adattabilità a qualsiasi sito, senza limiti di implementazione. E non è tutto, il sistema è adatto ad aree sottoposte a direttiva atex. Seneca air ricorda che migliorare la qualità dell’aria vuol dire migliorare la qualità della vita!

www.senecaair.com

I biofiltri sono sistemi di trattamento di flussi gassosi che sfruttano l’azione che alcuni microrganismi aerobici possono avere nei confronti di alcune sostanze inquinanti organiche. In particolare il flusso gassoso convogliato, opportunamente pretrattato per eliminare il materiale particellare e regolarne temperatura e umidità, viene fatto passare attraverso un biofiltro poroso dove i microrganismi presenti, generalmente con processi ossidativi, riducono il contenuto dei composti organici inquinanti presenti. Fondamentale, affinché il processo funzioni e si mantenga attivo nel tempo è garantire le condizioni di

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vita ottimali per i microorganismi, fornendo ad essi il giusto contributo di sostanze nutritive e ossigeno, oltre che le corrette condizioni di umidità, pH e temperatura. Savi Laboratori e Service esegue studi preliminari per l’installazione di biofiltri atti alla depurazione di flussi gassosi convogliati ed emissioni in atmosfera, determinando tutti i parametri che possono influenzare il funzionamento del filtro stesso. Tra questi, oltre a quelli citati in precedenza, viene valutata ad esempio la presenza di sostanze dannose per la vita microbica.

www.savilab.it


SPECIALE LOTTA AGLI ODORI GENERATI DAI RIFIUTI SERECO Il biofiltro BFT di Sereco, è stato progettato per l’abbattimento dei cattivi odori che si propagano da impianti di trattamento rifiuti, compostaggio, etc., degradando le sostanze maleodoranti in composti inodori. Tale apparecchiatura è essenzialmente costituita da: vasca di supporto e contenimento del letto filtrante, composto da un mix calibrato di cippato di legno di alta qualità, caratterizzato da un alto grado di porosità, elevata ritenzione di umidità e con caratteristiche idonee alla crescita e all’attecchimento di una flora batterica in grado di metabolizzare i composti odorigeni; soffiante centrifuga per l’aspirazione dell’aria esausta e la sua conseguente immissione nel biofiltro; sistema automatico di umidificazione del letto filtrante; copertura integrale; sistema di controllo dei parametri di funzionamento. L’aria aspirata dalla soffiante viene distribuita uniformemente all’interno del biofiltro e lentamente attraversa il letto dal basso verso l’alto. La flora batterica annidatasi sul letto filtrante depura l’aria dai composti odorigeni e l’aria depurata fuo-

TECNOSIDA riesce dalla sommità del biofiltro. La crescita batterica è allontanata automaticamente dal surplus di acqua di drenaggio. In condizioni operative la natura del letto filtrante contrasta la tendenza naturale all’acidificazione dovuta all’aria da trattare, quindi il controllo del pH del letto deve essere effettuato solo di tanto in tanto con semplici esami di laboratorio o con l’utilizzo di semplice strumentazione da campo. Il biofiltro è progettato per rispettare le più restrittive normative in vigore sul trattamento odori. La semplicità costruttiva dell’apparecchiatura e la qualità di tutti i componenti garantiscono bassi costi di gestione ed elevata affidabilità nel tempo.

www.sereco.it

WLP WLP si occupa da anni di sviluppo e produzione di tecnologie e applicazioni in grado di risolvere le problematiche dell’abbattimento polveri sottili e odori. Nell’ambito del riciclaggio dei rifiuti, e quindi durante le operazioni di produzione, manipolazione, trasporto, carico, scarico e stoccaggio di questi materiali, è indispensabile effettuare il contenimento delle emissioni di polvere e degli odori molesti per evitare danni a livello dell’apparato respiratorio, polemiche tra la popolazione e controversie con le istitu-

Il trattamento dei rifiuti, a causa delle diverse lavorazioni e anche della sola movimentazione, provoca emissioni particolarmente fastidiose che impattano l’ambiente circostante. Tecnosida, a seguito della richiesta di una società italiana che si occupa di smaltimento rsu, pericolosi e non (rifiuti di origine civile ma che contengono sostanze dannose soggette a trattamenti speciali, come pile e medicinali scaduti), ha risolto in modo rapido e duraturo il problema relativo all’emissione di COV e, soprattutto, inquinanti odorigeni (come l’acido solfidrico) derivanti dal normale processo di lavorazione dei rifiuti. Dopo l’analisi delle emissioni, ha proposto l’applicazione di un sistema di filtrazione a carboni attivi Chemsorb, che sfrutta il principio dell’adsorbimento per rimuovere le molecole odorigene e i COV presenti. L’adsorbimento consiste nella captazione e ritenzione delle molecole di inquinanti all’interno delle cavità esistenti sul carbone attivo (carboni che hanno subito un trattamento di attivazione ottenendo elevata porosità e, di conseguenza, un

potere adsorbente). L’utilizzo di questa tecnologia, permette di risolvere con un unico prodotto il duplice problema del cliente (emissione di COV e di odori) garantendo: elevata efficienza ed efficacia di abbattimento; elevata resistenza alla corrosione grazie alla realizzazione in acciaio inox aisi 316L; neutralizzazione degli inquinanti.

www.tecnosida.it

ZEP zioni e le amministrazioni. WLP propone come soluzione a questi problemi i suoi sistemi di abbattimento polveri sottili e odori, grazie all’impiego di particolari sostanze/enzimi che vengono aggiunte alle particelle d’acqua in modo da distruggere la molecola dell’odore. L’uso di tali sistemi WLP di abbattimento odori è possibile migliorare la qualità dell’aria nell’area di lavoro, aumentare la visibilità, oltre a garantire lo svolgimento dell’attività in totale sicurezza. WLP grazie al suo know-how e al proprio team di tecnici è in grado di progettare impianti anche completamente automatizzati al fine di integrare nel ciclo produttivo anche i sistemi di contenimento e abbattimento. Il Software Werpico sviluppato da WLP si integra con gli scada eventualmente già presenti in azienda, rendendo l’utilizzo dei sistemi di abbattimento polvere e odore estremamente efficiente.

www.wlpdust.com

Le problematiche legate al trattamento odori coinvolgono aspetti molteplici e, in ragione di ciò, di grande utilità sono le soluzioni personalizzate che si adattano alle più diverse esigenze e situazioni. A questo proposito, Zep Italia ha sviluppato un sistema completo, composto da: una gamma di prodotti che eliminano i cattivi odori sia alla fonte (cumuli, invasi, liquami, ecc.) sia nell’aria circostante gli impianti; le attrezzature per il dosaggio e la distribuzione dei prodotti (dalla semplice pompa manuale all’impianto fisso di nebulizzazione); la consulenza e la progettazione; l’assistenza. Quanto alle attrezzature, la più recente novità è rappresentata dal Stop Odor HP basato sull’utilizzo di ugelli nebulizzatori funzionanti col sistema aria/acqua mediante un’unità ad alta pressione, e quindi senza l’ausilio dell’aria compressa. Il sistema è facile da installare poiché gli ugelli sono facilmente collegabili tramite attacchi rapidi, molto economici per la loro semplice struttura e di facile manutenzione.

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Cuore del sistema è la centralina automatica (capace di realizzare nebulizzazioni fini di soluzioni deodoranti), disponibile in due differenti modelli con diverse capacità: Stop Odor HP/11, con portata di 11 l/min, pressione di 70 bar, capacità massima di 62 ugelli; Stop Odor HP/4, con portata di 4 l/min, pressione di 70 bar, per una capacità massima di 22 ugelli. Nel dettaglio, la centralina è costituita dall’unità di pressurizzazione della soluzione deodorante e dal modulo di preparazione e dosaggio. Numerosi gli accessori a richiesta.

www.zep.it





RIFIUTI T R A T T A M E N T O

E

S M A L T I M E N T O

Il riciclo del PET opaco Consorzio Coripet Il consorzio Coripet, che lo scorso anno ha ottenuto dal Ministero dell’Ambiente il via libera a operare autonomamente nella gestione del riciclo delle bottiglie PET, ha di recente aperto anche al riciclo del PET opaco, il cosiddetto quarto flusso, considerato sino ad ora non riciclabile, e che in questo modo viene sottratto al semplice recupero. Composto inizialmente da 6 aziende produttrici di acque minerali e bevande analcoliche (Acque Minerali d’Italia, Ferrarelle, Lete, Maniva, Gruppo Sanpellegrino e Drink Cup, che rappresentano il 35% del mercato a valore delle acque minerali in Italia) e 3 aziende di riciclo di PET (Aliplast, Dentis Recycling Italy e Valplastic, il 75% del mercato di riferimento), il consorzio ha visto il recente ingresso della Centrale del latte di Brescia, segnando così l’avvio di questa nuova fase per il riciclo del PET. <<Questo recente ampliamento della compagine consortile - afferma Corrado Dentis, presidente Coripet - rappresenta un passo importante, che va nella direzione di quello che noi abbiamo da sempre definito un progetto innovativo, in quanto diamo il via al riciclo del cosiddetto quarto flusso, facendo diminuire il plasmix, ovvero la plastica oggi non direttamente riciclata meccanicamente ma utilizzata per il suo elevato potere energetico. Questa operazione, da un lato ha un impatto interessante sulle tonnellate di PET sottratte alla discarica, dall’altro testimonia la volontà dei riciclatori presenti nel consorzio di investire in tecnologie per riciclare il PET opaco e contribuire a maggiori quantitativi rac-

colti e avviati a riciclo per raggiungere i nuovi ambiziosi obiettivi europei>>. Ambiziosi gli obiettivi che Cori-

pet si pone: rendere concreto il ciclo “da bottiglia a nuova bottiglia”, e arrivare a raccogliere, riciclare, recuperare il 90% delle

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bottiglie di plastica PET immesse sul mercato dalle aziende produttrici consorziate. Prima tappa raggiungere, dal primo anno, la quantità obbligatoria per legge, almeno il 60%, attraverso due modalità: da un lato integrandosi nell’attuale sistema di raccolta e selezione tramite accordi con Anci e gli impianti di selezione e, dall’altro, installando eco-compattatori presso i supermercati o gli altri soggetti interessati. Le bottiglie che saranno raccolte con gli eco-compattatori saranno avviate a nuova vita attraverso i riciclatori soci in Coripet, tutti in possesso del parere positivo di EFSA per la produzione di RPET idoneo al diretto contatto alimentare.


Gli inceneritori di Santes Per rifiuti e fanghi

Particolarmente interessante il sistema "Sludge Fuelisation", composto da un'unità di essiccamento e da una di incenerimento, con sistema di abbattimento inquinanti La società turca Santes si è specializzata fin dal 1990 nella progettazione e realizzazione di sistemi di termodistruzione per rifiuti e fanghi, spesso progettati "su misura" secondo esigenze specifiched. Lo schema generale degli inceneritori Santes prevede un forno ad asse orizzontale, provvisto di camera di postcombustione, dosaggio di neutralizzanti chimici in polvere, filtri a maniche e lavaggio finale dei fumi prima della loro espulsione al camino. Questo schema viene adattato secondo le diverse tipologie di rifiuti: rifiuti solidi urbani, rifiuti medico-farmaceutici, rifiuti pericolosi di origine industriale, rifiuti di macellazione ed allevamento di animali, morchie e fanghi oleosi, propellenti, esplosivi e altro materiale di origine militare, e fanghi di depurazione delle acque. Per quest'ultimo tipo di rifiuti è stato sviluppato un particolare sistema, denominato "Sludge Fue-

lisation", composto da un'unità di essiccamento e da una unità di incenerimento, dotata di sistema di abbattimento degli inquinanti. Grazie ad uno scambiatore di calore in uscita dall'unità di incenerimento, la maggior parte del ca-

lore necessario per l'essiccamento dei fanghi è ottenuto dal recupero termico nell'unità di incenerimento; al termine dell'essiccamento il contenuto in acqua è solo il 5%, e il potere calorifico è aumentato al punto da consentirne l'utilizzo co-

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me fonte di energia, senza bisogno di combustibile ausiliario. Inoltre, l’essiccazione stabilizza il fango, che non è più soggetto a fenomeni di putrefazione, ed elimina gli organismi patogeni. Il fango essiccato viene convogliato all'unità di incenerimento mediante coclea a tenuta stagna, con velocità di alimentazione controllata da PLC. L'incenerimento avviene in forno rotativo, in cui si raggiungono 1.000 °C; oltre ai gas di combustione si ottiene il 5% di ceneri residue, che vengono rimosse automaticamente dal forno. I gas di combustione vanno all'unità di post-combustione, dove sono bruciati in eccesso d'aria a 1.200 °C per almeno 2 secondi; successivamente, vengono raffreddati e avviati al sistema di trattamento, che in genere è composto da un lavatore Venturi e da una torre di lavaggio con soluzione di soda. Se i regolamenti locali lo richiedono, possono essere adottate diverse soluzioni per il


Enea ha sviluppato un processo innovativo per il trattamento e il riciclo delle reti di plastica utilizzate per la produzione di cozze che permette di trasformarle in nuovi oggetti o di reinserirle nell’ambito della stessa filiera produttiva, evitandone lo smaltimento in discarica, con riduzione dell’impatto ambientale e risparmi su tempi e costi di produzione. È il risultato dello studio condotto dall’Enea per l’Associazione Mediterranea Acquacoltori (AMA), che riunisce circa il 70% dei mitilicoltori italiani, nell’ambito del progetto finanziato dal Ministero dell’Agricoltura. Il procedimento consente di trasformare in materia prima il polipropilene delle reti che altrimenti richiederebbe procedure di smaltimento particolari. Il PPE recuperato consente ai produttori di cozze di tagliare del 33% la spesa sostenuta per l’acquisto delle nuove retine, stimabile in 4,8 milioni di euro l’anno, incentivandoli a non disperderle in mare. Secondo dati AMA, nel nostro Paese per produrre 1 kg di cozze si utilizzano fino a 1,5 metri di rete. Con oltre 80.000 ton di cozze vendute ogni anno, ciò si traduce in 120.000 km/anno di reti utilizzate (fino a tre volte la circonferenza del nostro pianeta). Secondo uno studio Enea-Legambiente, nel 43% delle spiagge ita-

NuOVA VITA AL POLIPROPILENE

trattamento dei fumi, come reattori di assorbimento in fase solida (a calce e carbone attivo), seguiti da filtri a maniche. La gamma degli impianti di produzione Santes comprende anche sistemi per l'abbattimento delle SOV presenti negli effluenti gassosi di molti processi industriali. La tecnologia, denominata Retox

(Regenerative Thermal Oxidizer), è basata sull'ossidazione termica rigenerativa, che viene compiuta in un sistema a due camere, riempite con corpi ceramici atti ad accumulare il calore di combustione; le due camere funzionano alternativamente in combustione e in recupero termico, grazie ad un sistema di valvole.

Il riciclo di reti per cozze

liane monitorate le reti da mitilicoltura sono fra i rifiuti spiaggiati più frequenti, soprattutto in prossimità degli impianti di produzione, con tempi di degradazione superiori ai 200 anni. Dalle attività di caratterizzazione delle plastiche raccolte lungo le spiagge e in mare è emerso inoltre che la maggior parte di esse è costituita da polimeri termoplastici, come polietilene e polipropilene,

materiali per la gran parte riciclabili in nuovi oggetti commercializzabili, da rifiuto a risorsa economica. <<Il processo che abbiamo sviluppato potrebbe essere applicato an-

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che a tutto il polipropilene derivante da altri settori della piscicoltura - evidenzia Loris Pietrelli dell’Enea – e rappresentare il punto di partenza per una gestione sostenibile dei materiali plastici. Dal recupero al trattamento, fino al riciclo, un circuito virtuoso in grado di valorizzare le potenzialità dei materiali a fine vita, oggi in massima parte sottovalutate>>.


BIOMASSE & BIOGAS B I O M A S S A

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B I O G A S

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B I O M E TA N O

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C O G E N E R A z I O N E

Il progetto Record BioMap Sistemi di pretrattamento

Lo sviluppo di tecnologie adatte a una produzione decentralizzata di biometano presso installazioni di piccole e medie dimensioni La digestione anaerobica della materia organica è un processo complesso, che si compone di diverse fasi: idrolisi dei composti organici complessi (cellulosa, amidi, proteine, grassi), che vengono scissi in composti più semplici (zuccheri, amminoacidi, ammoniaca, acidi grassi a lunga catena, glicerina); fermentazione acidogenica dei composti ottenuti nella fase 1, con formazione di acidi grassi volatili (acido acetico, acido propionico, acido butirrico e altri), acido lattico, alcoli e chetoni; fermentazione acetica dei composti ottenuti nella fase 2, con formazione di acido acetico, biossido di carbonio e idrogeno; produzione di metano, CO2 e acqua, mediante scissione dell'acido acetico e consumo dell'idrogeno prodotto nella fase 3 La fase idrolitica è particolarmente importante perchè regola a monte i tempi dell'intero processo; questo aspetto è molto rilevante con le "materie prime" più complesse, come paglia e materiali ad alto contenuto di fibre. Bioaccelerator S di BTS Biogas

I DIVERSI PRETRATTAMENTI

Per velocizzare il processo di digestione anaerobica, aumentando la capacità degli impianti e la produzione di biogas, sono stati proposti diversi sistemi di pretrattamento, operanti a monte dei digestori. Questi sistemi si possono classificare in: idrolisi per via chimica (di solito con soda o reagenti alcalini); idroli-

si per via termica (in autoclave, oppure mediante steam explosion); idrolisi per via enzimatica (con enzimi celluloso-litici); disintegrazione meccanica, mediante agitatori a elevata turbolenza (cavitazione idrodinamica) o a lame rotante (pulper) o mediante estrusione; disintegrazione mediante ultrasuoni; disintegrazione elettrocinetica.

Tutti questi metodi sono stati sperimentati da industrie ed Enti di ricerca, e presentano vantaggi e svantaggi. L'idrolisi per via chimica si scontra con gli effetti inibenti del sodio nei confronti della flora metanogenica, e richiede manodopera specializzata per la gestione dell'impianto. L'idrolisi termica in autoclave è sta-

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ta sperimentata con successo in Inghilterra, da parte della AeroThermal, operando a 160 °C e 6,2 bar di pressione. Secondo esperimenti condotti dall’azienda, questo trattamento consentirebbe di triplicare la resa in metano e ridurre sostanzialmente i rifiuti del processo; gli inconvenienti sono gli elevati consumi energetici e i problemi di sicurezza connessi con le alte pressioni. L'idrolisi enzimatica è proposta dalla danese Novozymes, che ha recentemente concluso un accordo con la Dong Energy per costruire in Inghilterra un impianto di digestione anaerobica con la tecnologia REnescience; attualmente è ancora considerata una tecnologia costosa. La disintegrazione meccanica presenta diverse varianti. I trattamenti più semplici (agitatori, trituratori, pulper) sono efficaci con alcuni tipi di materiali, ma meno soddisfacenti con i materiali fibrosi. Il trattamento di estrusione (ad esempio il Bioaccelerator S della BTS Biogas) è più efficace, ma comporta costi energetici e di manutenzione del macchinario. Il trattamento di cavitazione idrodinamica è stato sperimentato con successo in Italia dal CRPA (Centro Ricerche Produzioni Agricole), utilizzando un dispositivo brevettato denominato BioBang, prodotto e commercializzato dalla Three-ES; unico inconveniente è il costo piuttosto elevato dell'apparecchiatura. Continua a pag. 32



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Il progetto Record BioMap La disintegrazione con ultrasuoni funziona con un principio analogo al trattamento di cavitazione idrodinamica: si producono entro la massa liquida delle microbolle, che nascono e collassano rapidamente. Questo fenomeno provoca forti variazioni localizzate di temperatura e di pressione, che causano la lisi delle cellule batteriche e il conseguente rilascio del loro contenuto. Sistemi a ultrasuoni sono in commercio dal 1999 e il loro costo li rende particolarmente adatti a impianti di piccole dimensioni (intorno a 10.000 ab.eq.). La disintegrazione elettrocinetica consiste nella generazione di un campo elettrico con elevata differenza di potenziale. La corrente che passa entro il mezzo acquoso provoca la rottura delle cellule. Il sistema è commercializzato dalla società Vogelsang, con il nome di BioCrack.

BioCrack della Vogelsang

REnescience della Novozymes

IL PROGETTO RECORD BIOMAP

Il progetto europeo Record BioMap si è posto come obiettivo lo sviluppo di tecnologie adatte a una produzione decentralizzata di biometano, presso installazioni piccole e medie. Nel quadro di questo progetto sono stati valutati anche gli aspetti relativi alle tecnologie di pretrattamento; sono state indagate diverse tecnologie: - Pressure Swing Conditioning, cioè applicazione di alternanza di pressione e decompressione, a 190 °C, con applicazione di vuoto nella fase finale - Macinazione in tamburo contenente sfere, cilindri o altri corpi pesanti, in presenza di magneti permanenti applicati sulle pareti inter-

ne del tamburo - Disintegrazione con ultrasuoni, in due diversi reattori, ossia reattore a serpentina, composto da 5 segmenti ognuno dei quali contiene 12 trasduttori ultrasonici a 23 kHz, che forniscono complessivamente un'energia di 200 kj/litro, e sistema a corde vibranti connesse ad un generatore di ultrasuoni

- Disintegrazione idrodinamica, mediante rotore a 2.800 giri/min - Kombi-Hydrolysis, cioè combinazione di disintegrazione con disgregazione biochimica con enzimi - Fermentazione ipertermofila, con speciali batteri operanti a 80 °C. Il lavoro compiuto nel corso del progetto ha mostrato che il settore delle tecnologie di pretrattamento

BioBang della Three-ES

richiede ancora delle ricerche, per ottenere un impiego delle diverse biomasse che risulti efficace ed economicamente conveniente. I risultati preliminari indicano che: il trattamento "Pressure Swing" richiede più energia termica rispetto alle altre tecnologie e, pertanto, potrebbe essere conveniente solo in situazioni caratterizzate dalla possibilità di sfruttare calore residuo a buon mercato ma, in compenso, questa tecnologia presenta buone possibilità di incrementare la resa in biogas (fino al 30%); le tecnologie di disintegrazione con ultrasuoni richiedono poca energia, ma sono adatte solo per materiali in fase liquida; la macinazione ha vantaggi di semplicità e flessibilità nei confronti di diversi substrati, ma richiede parecchia energia elettrica; la disintegrazione idrodinamica richiede meno energia, ma l'incremento nella resa in biogas è modesto (circa il 15%), inoltre è adatta solo per substrati liquidi e richiede frequente manutenzione; la fermentazione ipertermofila è molto promettente in termini di resa in biogas, ma è ancora poco conosciuta e comporta una maggiore complessità del processo.

BioCrack della Vogelsang Hi-Tech Ambiente

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IMMESSO IL PRIMO METRO CuBO

Biometano in rete a Foligno (PG) Il primo metro cubo di biometano prodotto dall’impianto di Foligno, realizzato e gestito da Asja Ambiente Italia, è stato immesso a inizio marzo scorso nella rete di distribuzione locale del gas naturale di Valle umbra Servizi – VuS. Il biometano è un gas rinnovabile ricavato dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FOu). Si prevede che la produzione a regime dell’impianto, pari a 4 milioni di mc/anno di biometano, sarà sufficiente a rifornire fino a 573 auto al giorno o a soddisfare il fabbisogno annuale di 2.857 famiglie, per un risparmio di 3.280 tep/anno. Inaugurato il 30 maggio 2018, l’impianto provvede al trattamento e recupero di 53.500 tonnellate l’anno di rifiuti organici e, oltre al biometano, produce 15.000 tonnellate di compost di qualità. L’impianto, progettato nel rispetto delle migliori tecnologie disponibili, consente al territorio di

chiudere in maniera virtuosa il ciclo dei rifiuti, evitando i costi economici e ambientali derivanti da un’insufficiente capacità di trattamento dell’organico differenziato a livello locale. <<Siamo orgogliosi di questo risultato - afferma Lamberto Dolci,

presidente VuS - che è un esempio virtuoso di economia circolare dando concreta attuazione al riciclo virtuoso dei rifiuti. L’immissione in rete del metano prodotto dall’organico che raccogliamo in questo territorio è importante non solo per i benefici am-

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bientali che produce, ma anche perché è un segnale concreto per i cittadini che il loro impegno nella separazione dei rifiuti dà risultati tangibili in termini di riduzione di gas serra>>. <<È un risultato molto importante per Asja - dichiara Agostino Re Rebaudengo, presidente di Asja Ambiente Italia - gli impianti di biometano sono la soluzione tecnologica più avanzata per il recupero della frazione organica dei rifiuti urbani. Quello di Foligno è il primo di una serie di impianti che stiamo realizzando>>.

Lamberto Dolci, presidente VUS


energia TONISSI POwER

Dai catalizzatori al biometano La Tonissi Power (società del gruppo Ranieri Tonissi) è specializzata nel risparmio energetico, attraverso la realizzazione di impianti di cogenerazione, microgenerazione e abbattimento delle emissioni. Per ottenere gli obiettivi di produttività e rispetto dell'ambiente, collabora con l’azienda tedesca Reicat, che da oltre 35 anni sviluppa e produce sistemi catalitici per la riduzione delle emissioni gassose, e in particolare di COV, NOx e formaldeide (sostanze recentemente classificata come cancerogena). I catalizzatori Reicat consentono di dimezzare il consumo energetico rispetto agli impianti di abbatti-

PROGETTO CHEERS

Celle FV da scarti del vino Grazie al progetto europeo CHEERS è stata sviluppata la prima cella fotovoltaica a colorante organico derivante dalla feccia della vinificazione. <<Alla base del progetto - spiega Elisa Moretti, responsabile scientifica del progetto presso l’università Ca’ Foscari di Venezia – vi è l’idea di recuperare la feccia ottenuta dalla lavorazione e chiarificazione dei vini, valorizzando tale rifiuto da smaltire e impiegandolo per la costruzione di celle fotovoltaiche a colorante organico, le cosiddette celle di Gräetzel. Il colorante, estratto dagli Hi-Tech Ambiente

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mento per postcombustione e trovano applicazione in tutte le industrie che generano emissioni inquinanti, come industria metallurgica, meccanica, chimica e plastica, industrie energetiche e di produzione di alimenti e bevande. Nel settore energetico, Tonissi Power ha come partners società tedesche di alto livello, come la ETw Energie, che realizza impianti di purificazione e upgrading da biogas a biometano, basati sulla tecnologia PSA (Pressure Swing Adsorption), con capacità da 300 a 5.000 Nmc/h di biometano in uscita, purezza del gas risultante al 99% e resa in metano di oltre il 97%. Si tratta di impianti ottimizzati per produzioni di medio-grande volume, con ridotti consumi energetici (inferiori a 0,18 kwh/Nmc) e bassissimi costi operativi e di manutenzione.

scarti del processo di vinificazione, cattura la luce solare iniettando elettroni al semiconduttore, costituito da nanoparticelle di biossido di titanio poroso. L’elettrone generato è in grado di percorrere il circuito esterno, producendo corrente elettrica rinnovabile e sostenibile>>. Questo tipo di cella solare è una macchina molecolare che lavora nel campo delle nanotecnologie, mimando il processo di fotosintesi clorofilliana, e rappresenta un’alternativa ai sistemi tradizionali (celle al silicio) sia per vantaggio economico, sia per metodologie costruttive eco-friendly, che permettono un riciclo a basso impatto ambientale, sia per l’efficienza di conversione energetica in caso di clima nuvoloso o illuminazione artificiale.


macchine & strumentazione

Solo l’aria che serve! Trattamento acque reflue

Il sistema modulare di erogazione Vacomass tiene sotto controllo la funzione biologia dell’impianto e riduce il consumo di energia Rendere efficiente ed economico un impianto di trattamento delle acque è possibile attraverso un preciso controllo della erogazione di aria nei bacini di decantazione dei reflui. Allo scopo di grande utilità è il sistema modulare Vacomass, risultato di oltre 30 anni di esperienza e di sviluppo della tecnologia da parte del gruppo tedesco Binder Engineering, rappresentato in Italia da Innovative Instruments. Con Vacomass, quindi, la funzione biologica dell’impianto è sotto controllo e il consumo di energia viene ridotto in modo significativo. una minore percentuale di ossigeno, infatti, può causare il mancato rispetto dei limiti legali di scarico; ma, al contempo, un’eccessiva erogazione di aria provoca un elevato consumo di energia, col risultato di rendere antieconomico il funzionamento dell’impianto. Il sistema modulare Vacomass, come già accennato, comprende parecchi sottocomponenti che ottimizzano l’applicazione ed interfacciandosi l’uno con l’altro ne

garantiscono una misura precisa ed una perfetta distribuzione dell’aria. Innanzitutto, l’innovativa valvola di controllo aerodinamica tipo Jet a tenuta di gas ad alta precisione. Si tratta di una valvola di comando completamente lineare su tutta la sua corsa 0/100%, ha bassissima perdita di carico, è completa-

mente in acciaio inox e non richiede nessuna manutenzione. Altro componente essenziale è il misuratore di portata a dispersione termica, per un controllo preciso della portata d’aria. Garantisce alta ripetibilità e accuratezza della misura, facilità di montaggio e diminuzione dei costi di installazione, E’ utile per consenti-

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re un flusso dell’aria omogeneo e senza turbolenze anche in assenza di tratti rettilinei monte/valle e per poter intercettare lo strumento ed estrarlo senza dover interrompere il processo. Infine, il cabinet di controllo, ossia la custodia da campo con eletContinua a pag. 36


Continua da pag. 30

Solo l’aria che serve! tronica microprocessore completa di: Vacomass Master, modulo elettronico per la determinazione dell’effettiva domanda di ossigeno e per il controllo locale dell’alimentazione dell’aria; Vacomass Slave, modulo elettronico per il controllo locale dell’aria in accordo al settaggio della portata aria tramite Vacomass Master o PLC principale; Vacomass Basic, modulo elettronico per la correzione simultanea del profilo del flusso dovuta dalle valvole di controllo o dal complesso layout delle tubazioni; Vacomass eControl, modulo elettronico per il controllo e la regolazione della

minima pressione necessaria secondo il requisito effettivo d’aria; Vacomass Calibrazione, per la

calibrazione dell’intero sistema (valvola, misuratore, cabinet di controllo) nel laboratorio Camass

dell’azienda, considerando il reale layout della tubazione alle reali condizioni operative.

PER TORRI DI RAFFREDDAMENTO

DuRAG

Il modulo True Sense Online

SOS emissioni di mercurio

Le torri di raffreddamento ad evaporazione forzata sono largamente utilizzate nei grandi impianti industriali e nella produzione di energia. La gestione delle torri di raffreddamento richiede molta attenzione, perchè un errato dosaggio dei diversi additivi chimici può portare a gravi fenomeni di corrosione, o alla formazione di incrostazioni in punti critici degli impianti. Gli additivi maggiormente utilizzati sono: ortofosfato, per il controllo della corrosione dell'acciaio; polimeri, per mantenere in sospensione i materiali solidi e prevenire le incrostazioni; alogeno libero (cloro o ipoclorito) per il controllo della crescita microbiologica. Il dosaggio di questi additivi deve essere controllato in funzione di molti altri parametri, come il reintegro e lo spurgo della torre, il pH e la conducibilità. L'ottimizzazione di tutto questo è stata ottenuta da Suez water Technologies & Solutions mediante la tecnologia True Sense Online. Si tratta di un dispositivo potente, ma anche semplice da installare e configurare, che include gli algoritmi di controllo di esclusiva proprietà Suez. A richiesta sono disponibili sonde

Il gruppo Durag riunisce aziende operanti nei settori del controllo della combustione, del monitoraggio ambientale e della gestione dei dati ambientali e di processo. Opera da oltre 70 anni proponendo tecnologie avanzate, apparecchiature certificate e servizi a misura delle esigenze della clientela. ,Nel settore “misurazione e monitoraggio, le soluzioni offerte da Durag consentono di misurare con esattezza le emissioni degli impianti industriali e di monitorare la qualità dell'aria in ambienti confinati. Allo scopo, la strumentazione proposta comprende analizzatori di polveri, di inquinanti gassosi e di metalli aerodispersi, come il mercurio. In particolare, Durag è specialista nella determinazione precisa di particelle in aria, mediante misure ad alta risoluzione temporale di particolato e particelle ultrafini nell'aria ambiente e nei luoghi di lavoro. Tra le apparecchiature "di punta" in questo settore, da citare lo spettrometro aerosol Grimm 11-D, che è in grado di fornire informazioni precise sulle dimensioni e la numerosità delle particelle aerodisperse, suddividendole in 9 diverse frazioni di massa,

per la misura di conducibilità, pH e ORP. In fase di installazione, Suez si coordina con il personale dell'impianto e garantisce la sua presenza per un rapido montaggio. Successivamente, personale specializzato eseguirà test periodici per verificare l'affidabilità nel tempo di True Sense Online e, in caso di problemi, verrà eseguita la riparazione in loco, oppure fornita prontamente un'unità sostitutiva.

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per ognuna delle quali viene dettagliato il numero totale di particelle e la distribuzione granulometrica. Nel settore delle “tecnologie di combustione”, le apparecchiature Durag permettono di controllare e ottimizzare l'operatività e l'efficienza degli impianti, basandosi sull'osservazione della fiamma e sull'analisi delle emissioni al camino. Oltre alla strumentazione di monitoraggio e analisi, l’azienda offre sistemi di accensione per bruciatori e torce, funzionanti con tipi diversi di combustibile (gas, olio e combustibili solidi) e caratterizzati da elevata affidabilità anche in condizioni estreme. un caso particolare di controllo delle emissioni di grandi impianti di combustione è costituito dalle emissioni di mercurio. Per questa applicazione, Durag propone l'analizzatore HM-1400 TRX2, in grado di misurare in continuo le emissioni di mercurio, distinguendo tra quello allo stato di elemento e quello ossidato (cioè legato ad altri atomi). L'apparecchiatura è certificata QAL1 in accordo allo standard EN 15267 e può misurare concentrazioni estremamente basse, da 0 a 15 microgr/mc.


MEGA SYSTEM

Il campionatore evoluto degli inquinanti atmosferici La Mega System produce una ampia gamma di strumenti, destinati soprattutto al campionamento e all'analisi degli inquinanti atmosferici, sia nelle emissioni che nelle aree dell'igiene industriale e dell'ambiente. Completano la gamma i respirometri per l'analisi dei rifiuti e tutti gli accessori. Nel settore delle emissioni, Mega System produce sistemi isocinetici a sonda e automatici, misuratori di portata, sistemi di raccolta della condensa, campionatori di composti gassosi e sistemi di analisi dei fumi. In particolare, il X1-APIS rappresenta la versione più evoluta tra i campionatori isocinetici automatici disponibili sul mercato; è disponibile con una pompa a membrana da 4 mc/h, o con pompa rotativa da 6 mc/h. L'elevata prevalenza della pompa e il sistema e-

lettronico di controllo consentono di mantenere la portata costante o il flusso in condizioni isocinetiche durante tutto il periodo di campionamento. Lo strumento è corredato di certificato LAT per il contatore volumetrico; può gestire l'acquisizione dei parametri degli analizzatori Mega System serie E1 dotati di sensore paramagnetico per l'ossi-

geno e di sensore NDIR per la CO2, registrando valori nel corso del campionamento e adeguando in real-time il flusso isocinetico. L'analizzatore di combustione ed emissioni Serie E1 è un innovativo strumento idoneo per rilevare in modo semplice, rapido e preciso le emissioni gassose di impianti industriali. In particolare, consente di determinare la concentrazione di ossigeno e quella di CO2; a richiesta è possibile installare un sensore NDIR per la misura del CO e sensori elettrochimici per misurare la concentrazione di NOx e SO2. L'E1 è dotato di un sistema di filtraggio e di raffreddamento a celle Peltier con scarico automatico della condensa. Se si devono invece eseguire campionamenti di lunga durata con presenza di condensa, è pos-

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sibile installare una sonda con tubo in teflon riscaldato a 180 °C. Il software consente di eseguire sia analisi in continuo che temporizzate, con registrazione dei valori medi; i dati vengono memorizzati e al termine dell'analisi si può stamparli con la stampante incorporata, scaricarli a PC o trasferirli su penna usb. I parametri rilevati durante l'analisi possono essere trasmessi ai campionatori isocinetici Mega System, adeguando automaticamente in tempo reale il flusso di campionamento isocinetico. La gamma dei prodotti Mega System dedicati alle analisi ambientali comprende, inoltre, campionatori per polveri sottili, calibratori di flusso, sonde e linee di prelievo. Da evidenziare infine che l’azienda dispone di un laboratorio di taratura per volume, portata e pressione di gas, accreditato presso Accredia. Il laboratorio rilascia certificati di taratura per contatori di gas, controllori e misuratori di flusso (massico e volumetrico), e misuratori digitali di pressione, sia assoluta che relativa.


reti idriche

Il water management report Politecnico di Milano

Nel periodo 2016-2019 stanziati 12,7 miliardi in ambito civile, ma solo il 35% è stato speso, e completato solamente il 5% dei progetti In Italia, in ambito civile, nel 2018 sono stati messi a piano circa 3,5 miliardi di investimenti in soluzioni e tecnologie per il water management, il 10% in più del 2017, e altrettanti ci si è impegnati a spendere nel 2019, in gran parte coperti tramite tariffa. Purtroppo però solo il 35%, pari a 800 milioni di euro, al momento è stato effettivamente speso e la stessa percentuale ci si aspetta venga raggiunta nel periodo 20162019, ossia tra i 3,2 e i 4,4 miliardi di euro sui 12,7 previsti. Se poi si guarda al numero di progetti, sono pochissimi quelli messi a piano nel quadriennio che sono stati già completati (il 5%, con l’unica eccezione del Trentino-Alto Adige, che ne ha già completati il 67%), mentre quasi il 50% non è ancora stato avviato. Le situazioni più critiche si riscontrano in Toscana, Lazio e Sicilia. È la fotografia a luci e ombre che viene delineata dal water Management Report, redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano e giunto alla sua seconda edizione. Nessuno mette più in discussione che si debba investire per ridurre al minimo gli sprechi e preservare la qualità dell’acqua; tuttavia, questa sensibilità ancora non si traduce in fatti consistenti. Il Report, focalizzato su usi civili e industriali dell’idrico (e non al momento sul comparto agricolo), ha mappato le principali tecnologie e soluzioni disponibili per il

menti di una rete originaria ancora in materiali meno performanti. Questo è ancora più vero quanto più ampia è la rete gestita. Tuttavia, l’80% ha realizzato investimenti nel corso del 2017: larga parte di essi sono stati sostenuti dai grandi gestori, che hanno investito oltre 90 mln di euro. Andando ad analizzare la cifra media pro-capite vi è una forte crescita all’aumentare della dimensione del gestore, probabilmente dovuta alla maggiore possibilità di reperire il capitale necessario. Circa il 70% ha introdotto sistemi di misura e monitoraggio in diverse fasi del ciclo idrico, in particolare nella distribuzione (90%), con l’obiettivo di valutare lo stato di conservazione delle reti (68%), oppure per fare manutenzione preventiva. L’80% prevede poi di effettuare investimenti anche nel 2019. Il risultato della survey è stato poi messo a confronto con i piani di investimento dichiarati dai singoli gestori. Complessivamente, nel 2018, sono stati messi a piano investimenti in soluzioni e tecnologie per il water management per circa 3,5 mld di euro, in crescita del 10% rispetto al 2017. Inoltre ad oggi risultano ulteriori impegni di spesa sul 2019 per 3,4 mld di euro. Gran parte degli investimenti è coperta tramite tariffa, solo il 2025% da finanziamenti pubblici. IL WATER MANAGEMENT NELL’INDUSTRIA

water management lungo l’intero ciclo dell’acqua: dalla captazione alla depurazione pre-impiego, dall’impiego al trattamento delle acque reflue e la re-immissione in ambiente, senza dimenticare il ruolo dei sistemi di controllo e misura. Ciascuna di queste macro-fasi è stata analizzata mettendo in evidenza le alternative tecnologiche oggi disponibili sul mercato e la loro possibilità di impiego. Nel complesso sono stati identificati 4 cluster tecnologici fondamentali (componentistica di base, trattamenti, componentistica elettrica ed elettro-pneumatica, sistemi di controllo e misura), a cui corrispondono oltre 450 imprese, per 65.000 addetti e un fatturato complessivo di oltre 22 mld di euro.

IL WATER MANAGEMENT PER I GESTORI DEL SERVIZIO IDRICO

La propensione all’investimento nel water management da parte degli operatori del servizio idrico cresce con la dimensione del gestore: si passa infatti dal 10%15% per chi serve meno di 50.000 abitanti ad oltre il 40% per chi ne serve più di 1 mln. Questo è dovuto sicuramente all’arretratezza dell’infrastruttura idrica, in cui i materiali più innovativi, come acciaio e polietilene, compongono il 74% della rete dei piccoli gestori e solamente il 46% di quella dei grandi. Nella maggior parte dei casi, poi, si tratta di reti miste, dove la parte in acciaio o polietilene è utilizzata per riparazioni/amplia-

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L’indagine condotta in ambito industriale (settore gomma-plastica, carta, tessile e alimentare), ha messo in luce un consumo di acqua di 155 Mmc/anno. Le perdite idriche ammontano a circa il 5,5%, anche se nel 20% dei casi superano il 10%: è l’alimentare il settore più virtuoso (2,6%), negli altri tre settori si va dal 5,5 al 6,5%. Quasi metà del campione riutilizza meno del 20% dell’acqua in ingresso, mentre il 29% ne riutilizza oltre l’80%, con grandi differenze da settore a settore. Il 51% ha una figura preposta alla gestione dell’idrico (il 60% delle grandi aziende e il 36% delle PMI); tuttavia, solo il 16% delle imprese ha un vero e proprio hydro manager. Chi più spesso se ne occupa infatti è il Plant Manager (nel 36% dei casi), seguito dall’Energy ManaContinua a pag. 40



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Amazon Pay per le bollette di Hera

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Il water management report ger (32%), e dal Facility Manager (12%). Quanto agli investimenti in efficientamento, solo il 33% li ha effettuati; tra chi non li ha effettuati il 33% non li ritiene affatto necessari (forse anche per il basso costo dell’acqua ai fini industriali), mentre un altro 24% non li considera economicamente sostenibili. Tra i diversi settori è l’alimentare quello in cui più aziende investono nella risorsa idrica (57%), seguita dalla carta e tessile (45%), mentre gomma e plastica sono sotto il 20%. Gli investimenti effettuati si ripartiscono in modo abbastanza uniforme nelle diverse fasi del ciclo idrico: l’80% ha introdotto sistemi di misura delle quantità di acqua utilizzata e/o dispersa.

cifra si otterrebbe un mercato di quasi 4 mld/anno, persino superiore a quello relativo al comparto civile. Tuttavia, considerando anche il “tasso di pervasività”, ipotizzabile intorno al 25%, si può stimare un mercato reale inferiore al miliardo di euro annuo. In uno scenario invece “high”, dove la pervasività salisse al 35%, il mercato reale del water management nel comparto industriale arriverebbe a circa 1,6 miliardi di euro, oltre il 50% in più rispetto ad oggi. La crescita pare tuttavia lenta perché l’acqua è ancora piuttosto economica e questo limita la convenienza degli interventi da un punto di vista prettamente finanziario. Se ciò è vero per i settori analizzati, che sono tra quelli con i consumi maggiori di acqua, lo è a maggior ragione per gli altri.

C’è anche Amazon Pay fra le opzioni a disposizione dei clienti Hera per pagare la bolletta. La multiutility, infatti, continua così a migliorare la user experience dei propri clienti, puntando su servizi ad alto tasso di innovazione che sappiano rispondere ai bisogni di un pubblico sempre più “connesso” ed esigente. Questa nuova opzione, sicura, semplice e ultraveloce, è disponibile via web dai Servizi Hera Online ma anche su smartphone dall’app gratuita My Hera.

ACQUE PUBBLICHE SAVONESI: GESTORE UNICO DEL SII

IL POTENZIALE DI MERCATO IN ITALIA

Ma qual è il potenziale di mercato del water management in Italia? Nel comparto civile, gli investimenti messi a piano nel biennio 2018-2019 dovrebbero toccare quota 3,5 mld di euro l’anno, quasi il doppio rispetto ai 2 degli anni precedenti. un livello che tuttavia non è ancora sufficiente a colmare il gap con il resto d’Europa, per il quale si ritengono necessari circa 5 miliardi di euro/anno per i prossimi 20 anni. Per quanto riguarda invece il comparto industriale, allo stato attuale gli investimenti annuali relativi alla risorsa idrica ammontano mediamente a 0,7 euro/mc: se tutte le imprese che consumano acqua investissero questa

A partire dal primo trimestre del 2019 il savonese è stato regolarizzato sul fronte del servizio idrico integrato, con l'individuazione del gestore unico per l'acqua e la depurazione: "Acque Pubbliche Savonesi". Il Consorzio rappresenta la fu-

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<<L’accordo siglato con Amazon ci consente di esprimere standard di servizio ancora più elevati - commenta Stefano Venier, amministratore delegato di Hera – riducendo i tempi delle operazioni di pagamento e allargando il bacino dell’utenza potenzialmente interessato. D’altronde, le catene del valore si stanno spostando sempre più su canali smart e, per cogliere tutte le opportunità di un tale scenario, la continua ricerca di partnership strategiche diventa fondamentale>>.

sione tra il Consorzio Depurazione Acque del Savonese, la Servizi Ambientali di Borghetto Santo Spirito e la Sca di Alassia. Il piano industriale prevede una serie di investimenti e interventi su rete idrica, infrastrutture e acquedotti, al fine di garantire vantaggi per i cittadini nell'ambito di un mantenimento a gestione pubblica dell'acqua e della depurazione.


Si aggira nelle vasche di accumulo, seguendo percorsi programmati a distanza, e con movimenti precisi e mirati rimuove i fanghi della depurazione. È Dumbo, il mini escavatore radiocomandato, l’ultimo arrivato in Acquedotto Pugliese, attualmente in funzione nell’impianto di Lecce, location prescelta per lo studio e i test di nuove tecnologie, come le centrifughe per la disidratazione dei fanghi. Lungo quasi 2 m e con un peso che si aggira sui 450 kg, il piccolo cingolato è in grado di operare in spazi confinati, anche pericolosi per l’uomo, affrontando i più svariati ambienti di lavoro. L’impiego di questa tecnologia negli impianti di depurazione consente di ottenere numerosi vantaggi, sia in termini di tempo che di qualità del lavoro: il robot è capace, infatti, di muovere in poco tempo quantità di fanghi elevate, consentendo ai mezzi per lo smaltimento dei fanghi di lavorare a pieno regime. Il tutto sotto la supervisione di personale addetto alla manutenzione adeguatamente formato, quindi in grado di “dialogare” con la macchina e monitorare il suo lavoro. Al fine di rendere sempre più evo-

PRESSO IL DEPuRATORE DI LECCE

Dumbo: robot pulisci fanghi luta la gestione e la manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, Acquedotto Pugliese dedica percorsi di alta formazione alle oltre 500 persone impegnate nella depurazione. Proprio di recente, è stato presentato il Progetto Kometa per la formazione del personale per la manutenzione attraverso l’uso di tecnologie innovative e realtà virtuale e il progetto GIS per il rilievo degli impianti in modalità virtuale, grazie al quale AQP ha ricevuto il riconoscimento del Comitato Scientifico della Conferenza Esri Italia 2019. Nuovi traguardi nella digitalizzazione dell’attività di depurazione che garantirà, in modo sempre più efficiente, adeguati livelli di servizio.

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laboratori

Aria: la qualità sotto controllo PM-Ten

Analisi e modellistica dell'inquinamento atmosferico, acustico, odorigeno ed elettromagnetico PM-Ten è una società nata come spin-off dell'università di Genova, attiva da pochi anni ma già ampiamente affermata nei settori di analisi dell'inquinamento atmosferico e modellistica.

che decina di metri; è anche possibile simulare la dispersione di odori nell'atmosfera. Mediante sofisticati algoritmi di "source apportionment" risulta possibile valutare l'impatto di singole sorgenti emissive sulle qualità dell'aria di aree opportunamente selezionate, identificando le sorgenti più significative. Gli strumenti modellistici risultano preziosi nella valutazione di scenari, in particolare quando si vuole studiare l'effetto prevedibile in futuro di interventi strutturali e infrastrutturali, fornire supporto tecnico a valutazioni di impatto ambientale, o valutare l'effetto di interventi per la riduzione del contributo emissivo. un'altra applicazione è lo studio dell'impatto sulla qualità dell'aria di eventi accidentali capaci di originare imponenti rilasci su brevi scale temporali (nubi tossiche), in modo da fornire informazioni tempestive e corrette agli organi di intervento.

MONITORAGGIO AMBIENTALE

Si esplica nella progettazione, organizzazione e conduzione di campagne di misura degli inquinanti e di raccolta di campioni di particolato atmosferico, utilizzando sistemi di raccolta adatti a ricostruire la distribuzione spaziale e temporale della concentrazione del particolato stesso, separando le frazioni oggetto di norme europee e nazionali (PM10, PM2,5). I campioni raccolti vengono poi analizzati con le più moderne strumentazioni, in grado di differenziare il particolato carbonioso di tipo organico (OC) dal carbonio elementare (EC); questo consente di distinguere il particolato prodotto dai combustibili fossili da quello prodotto dalla combustione di legna o altre biomasse, e in genere di identificare le principali sorgenti emissive, valutando il loro impatto sulla qualità dell'aria.

Il monitoraggio ambientale può essere eseguito anche in ambienti indoor (siti industriali); oltre agli inquinanti atmosferici, può essere finalizzato alla determinazione della contaminazione radioattiva in atmosfera, a seguito di rilasci programmati o accidentali di isotopi radioattivi da impianti nucleari o centri di ricerca. Nell'ambito del monitoraggio ambientale è stato sviluppato e testato nell'area urbana Genova Sestri Ponente - Genova Pegli un sistema di monitoraggio della qualità dell'aria e di allerta precoce per la prevenzione del danno ambientale, consistente in una rete di sensori low-

cost abbinata ad un modello di dispersione ad alta risoluzione. Infine, PM-Ten ha competenze e strumentazione per la valutazione dell'inquinamento acustico e per il monitoraggio di campi elettromagnetici generati da elettrodotti e antenne per telefonia cellulare. MODELLISTICA DI QUALITA’ DELL'ARIA

La simulazione mediante codici numerici consente di produrre mappe di concentrazione atmosferica dei materiali inquinanti, con risoluzione temporale oraria e risoluzione spaziale fino a qual-

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MODELLISTICA METEO E MARINA

I servizi forniti da PM-TEN in questo campo riguardano simulazioni della dinamica atmosferica e oceanica (moto ondoso e correnti marine, ad esempio per la generazione di energia) mediante l'accoppiamento di modelli a mesoscala con codici di tipo diagnostico e prognostico. una applicazione di particolare importanza è lo studio dell'effetto dei fenomeni meteorologici sulla dispersione degli inquinanti in atmosfera.


AXFLOw

L’analisi di BOD Per i laboratori che devono analizzare molti campioni ed ottenere un valore di BOD preciso e sicuro, la AxFlow propone il sistema PC-BOD della Mantech, di cui è distributore per l’Italia. Il sistema è controllato da un software in grado di memorizzare le variazioni di BOD nell'intero arco dell'analisi, ovvero i 5 giorni richiesti. Tutti i dati sono memorizzati ed esportabili tramite LIMS. E' possibile configurare il sistema con numerose opzioni: sistema semplice, automatizzabile in modo completo; lettura automatica con bianco automatico; lavaggio e diluizione con acqua; lavaggio, diluizione e aggiunta della soluzione batterica di semina; lavaggio, diluizione, soluzione di semina e inibitore/ATu. La versione completa dello strumento è il sistema PC-BOD/Titrate Duo, che combina le analisi di routine di giorno (esempio pH, conducibilità, alcalinità, fluoruri, ecc.), mentre la notte lo strumento analizza il BOD. Per laboratori di piccole o medie dimensioni, invece, è disponibile la versione PC-BOD Mini, un sistema automatizzato per pochi campioni al giorno. Il sistema PC-BOD Mini, difatti, pur mantenendo tutte le caratteristiche del sistema PC-BOD con campionatore AutoMax122, è provvista di un campionatore ridotto (per un costo d'acquisto anch’esso ridotto), con capacità di 11 contenitori da 300 ml. A prescindere dalla capacità dello strumento, un sistema di letture campioni con codice a barre semplifica notevolmente l'analisi ed elimina rischi di errori. Il software include varie opzioni:

calibrazioni automatiche, controlli di qualità QC, correzione del bianco, controllo dati, controllo e memorizzazione dei tempi di incubazione. L'analizzatore garantisce un rapido rientro dell'investimento e vantaggi considerevoli.

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tecnologie

Impianto pilota del progetto Smart-Plant

Il mercato europeo delle bioplastiche è ancora minoritario, ma cresce attualmente con percentuali dal 20% al 100% ogni anno, secondo le diverse tipologie di materiali. Su scala globale, si prevede che la produzione passerà dagli attuali 4,5 milioni di ton/anno a 6,1 milioni nel 2021. Tornando in Europa, il quadro legislativo è stato recentemente modificato con l’introduzione dello standard EN 13432 relativo agli imballaggi compostabili, e con le modifiche nella Direttiva sui rifiuti da imballaggio: queste modifiche considerano la biodegradabilità (e la produzione a partire da risorse naturali) come valide soluzioni per aumentare la sostenibilità ambientale degli imballaggi, allo stesso livello dell’impiego dei materiali di riciclo. Anche la Strategia Europea sui Materiali Plastici, recentemente pubblicata, appoggia l’uso dei materiali biodegradabili, introducendo finalmente una chiara distinzione tra i materiali autenticamente biodegradabili ed i materiali “oxo-degradabili”. Tuttavia, l’uso dei materiali plastici biodegradabili, pur avendo indubbi aspetti positivi dal punto di vista ambientale in quanto non più derivati dal petrolio, non sarà del tutto esente da problemi finchè le materie prime saranno di origine agricola, cioè in concorrenza con l’uso della terra per la produzione di cibo. A questo proposito, particolarmente interessanti tre nuove iniziative per la produzione di bioplastiche a partire da rifiuti o da scarti industriali. PLASTICA DAI RIFIUTI DI CASA

La società olandese Renewi, attra-

Depuratore di Carbonera (TV)

Le bioplastiche da rifiuti e scarti Iniziative promettenti

In sperimentazione alcuni processi che impiegano forsu, carta straccia o fanghi di depurazione verso la sua filiale Orgaworld (specializzata in rifiuti organici) ha messo a punto un processo per la conversione dei rifiuti organici casalinghi in bioplastiche. Invece di mettere i nostri scarti di cucina nel contenitore dei rifiuti compostabili, potremo inserirli in uno speciale bioreattore contenente un’elevata concentrazione di batteri, i quali li trasformano, attraverso diversi passaggi, in acidi grassi; questi verranno successivamente convertiti, da altri batteri, in materie plastiche della famiglia dei PHA (polidrossialcanoati). Teoricamente, ogni famiglia potrà produrre la sua plastica; anche se è più realistico immaginare un sistema in cui gli acidi grassi derivanti dai rifiuti domestici verranno conferiti agli stabilimenti che produrranno la plastica e la convertiranno in imballaggi e altri prodotti di largo consumo. La Orgaworld conta di avere il

processo disponibile su scala commerciale entro 3-5 anni. MONOMERI DELLA CANFORA

L’Istituto tedesco Fraunhofer for Interfacial Engineering and Biotechnology (IGB) attraverso il suo gruppo di ricerca Bio, Electro and Chemocatalysis (BioCat) ha recentemente lanciato un progetto mirante a sviluppare materiali plastici derivati dalla canfora. In Europa consideriamo la canfora un prodotto “esotico”, utile al più come tarmicida; ma in Cina se ne producono 17.000 ton/anno, come sottoprodotto della produzione della carta, e su scala globale se ne potrebbero facilmente produrre 100.000 ton/anno. Il gruppo BioCat ritiene che la canfora potrebbe essere usata per la produzione industriale di poliammidi e poliesteri, mediante un singolo passaggio di trasformazio-

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ne in biomonomeri; il successivo processo di polimerizzazione è analogo a quello attualmente impiegato per la produzione di alcune poliammidi a partire dall’olio di ricino, che però è molto più complesso. MATERIE PLASTICHE DAI FANGHI DI DEPURAZIONE

Il progetto europeo Horizon 2020 Smart-Plant punta a recuperare materiali utili dai fanghi di depurazione delle acque fognarie. In particolare, il liquido surnatante ottenuto dalla digestione anaerobica dei fanghi può essere vantaggiosamente trattato in un impianto SBR, in uscita dal quale si otterrebbe una soluzione ricca di sali di fosforo e un fango ricco in biopolimeri PHA. Il processo è attualmente in fase di sperimentazione presso il depuratore di Carbonera (TV).


Gli impianti di produzione di cloroalcali (CA) utilizzano l’elettrolisi per trasformare la salamoia, una soluzione di cloruro di sodio (NaCl), in cloro (Cl2) e soda caustica (NaOH). Con un processo basato su grandi quantità di elettricità, questi prodotti costituiscono importanti materie prime per l’industria chimica. Come sottoprodotto, gli impianti producono anche idrogeno di elevata purezza. In molti impianti di CA, specialmente in Cina, questo viene semplicemente rilasciato attraverso uno sfiato, ed è un vero spreco. Il progetto europeo DEMCOPEM-2Mw ha dimostrato che la tecnologia della membrana a scambio protonico (PEM) può convertire questo idrogeno in elettricità, calore e acqua, utilizzabili dalle stesse fabbriche di CA, con benefici ambientali ed economici.

Il ciclo chiuso dell’idrogeno Progetto DEMCOPEM-2MW

La tecnologia PEM converte l’idrogeno rilasciato dagli impianti di cloro-alcali in energia pulita namento (ad esempio per avviare/arrestare o modificare la capacità di produzione).

INTEGRAZIONE DELLA TECNOLOGIA PEM

Al cuore del sistema DemCoPem2Mw si trovano le celle a combustibile PEM, che trasformano l’energia chimica generata quando l’idrogeno e l’ossigeno reagiscono elettrochimicamente l’uno con l’altro, in energia elettrica. La parte determinante delle celle, dove si verificano le reazioni, è la cosiddetta “zona trifasica” (triple phase boundary, TPB) in cui l’elettrolita, il catalizzatore e i reagenti si mescolano. <<L’installazione della tecnologia PEM nelle fabbriche, così da utilizzare il gas idrogeno per la produzione di elettricità, è relativamente facile – afferma Jorg Coolegem, coordinatore scientifico del progetto – poiché l’idrogeno viene semplicemente catturato tramite un gasdotto con l’elettricità derivata, risparmiando alla fabbrica di cloro-alcali fino al 20% dei costi per l’elettricità>>. Il sistema è intrinsecamente sostenibile in quanto l’unico reagente è l’acqua pura, il che significa che non vengono prodotti gas serra, NOx, particolato o altri inquinanti. Il calore utilizzato durante il processo può anche essere utilizzato, ad esempio, per preriscaldare la salamoia (necessaria per l’elettrolisi) e può anche essere utilizzata l’acqua demineralizzata prodotta dall’ossidazione dell’idrogeno, ad esempio, per produrre la salamoia stessa. L’installazione della tecnologia è concepita per 20 anni di funzionamento continuo. Sebbene

PRONTO A PARTIRE

le pile di celle a combustibile saranno sostituite più volte in questo periodo, esse sono progettate in modo tale che la maggior parte dei componenti possa essere riciclata e riutilizzata. Per mantenere bassi i costi di produzione e manutenzione, le fuel cell (in particolare le membrane,

gli elettrodi e il catalizzatore) sono costruite per durare nel tempo e progettate per ridurre al minimo la perdita di energia. Il sistema funziona automaticamente, partendo da un controllore logico programmabile (PLC), con esecuzione da remoto sia di monitoraggio (diagnostica di sistema) sia di funzio-

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Dopo lo sviluppo di un’unità da 1 Mw, il progetto ha raggiunto un altro traguardo, con la progettazione e realizzazione da parte della MTSA Technopower di un sistema da 2 Mw. Dopo aver installato anche le celle a combustibile, prodotte dalla Nedstack, il sistema completo è stato collaudato con successo presso una fabbrica cinese, ad opera della Ynnovate, che ha acquistato questo sistema. La tecnologia è ora pronta per essere lanciata sul mercato. <<La Cina è il mercato ideale se si considerano i prezzi elevati dell’elettricità, fino a due volte quelli dell’Europa - spiega Jan Ten Have, coordinatore tecnico del progetto - e il fatto che detiene il 50% della produzione mondiale di cloro-alcali, il che rende fondamentale l’efficienza elettrica>>. A parte i mercati in cui l’idrogeno è già un sottoprodotto, un’altra potenziale strada potrebbe essere la Power to Power (P2P), in cui l’eccesso di energia rinnovabile temporanea (ad esempio, eolica o solare) viene immagazzinato come idrogeno. Durante carenze di energia rinnovabile, quest’idrogeno potrebbe essere elettrificato utilizzando una centrale elettrica PEM. La tecnologia potrebbe anche essere adottata dal settore dei trasporti, ad esempio quello marittimo e ferroviario.


MARKET DIRECTORY


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ECOTECH

a cura di ASSITA

Recupero di metalli dalle scorie di incenerimento

La multinazionale francese Suez S.A., specializzata nel recupero di materia ed energia dai rifiuti, ha recentemente annunciato la prossima costruzione di un impianto per il recupero di metalli non ferrosi dalle scorie di fondo degli inceneritori. L’impianto utilizzerà il processo Valomet, sviluppato dalla stessa Suez, e verrà costruito nell’area portuale della città belga di Ghent, con il contributo finanziario del governo regionale delle Fiandre. Nella stessa città di Ghent la Suez ha gestito per un anno un impianto pilota, che ha consentito di ricavare 1.300 ton di particelle metalliche fini (con dimensioni inferiori a 20 mm.), costituite da alluminio e metalli non ferrosi pesanti (rame, piombo, zinco). Il materiale recuperato è stato poi utilizzato con successo nei normali processi metallurgici. L’impianto di prossima costruzione avrà una capacità di 12.000 ton/anno, e utilizzerà scorie provenienti da vari inceneritori europei: Belgio, Francia, Inghilterra e Polonia.

Idrogeno dall’acqua con pannello FV La scissione dell’acqua in idrogeno e ossigeno mediante l’energia solare aprirebbe la strada alla futura “economia dell’idrogeno”, ma finora è stata ottenuta solo a livello di laboratorio. Un promettente sviluppo viene dal Giappone, dove un gruppo di ricercatori del Japan Technological Research Association for Artificial Photosintetic Chemical Process, e della Mitsubishi Chemical, insieme all’Univer-

sità di Tokio, hanno realizzato un reattore fotocatalitico in forma di un pannello di 1 mq, coperto con particelle di alluminio contenente piccole particelle di titanato di stronzio. L’acqua viene depositata sul pannello in forma di strato di 1 mm di spessore; per esposizione alla luce naturale del sole si ottiene la scissione in idrogeno e ossigeno, con un flusso di 5,6 ml/cmq ogni ora e una resa quantica apparente del 56% alla lunghezza d’onda di 365 nm. Futuri sviluppi del prototipo giapponese potrebbero portare alla realizzazione di fotoreattori costruiti con materiali leggeri ed economici, come la plastica, senza la complessità e i costi di altri metodi fino ad oggi tentati per ottenere la scissione dell’acqua, come le celle fotovoltaiche o fotoelettrochimiche.

EnerStore: energia dal sale Per produrre energia pulita può essere sfruttato, grazie alla sua composizione, anche il sale da utilizzare nell’ambito dell’elettrodialisi inversa con acqua di mare. Il principio alla base di tutto è di per sé semplice: miscelando due soluzioni a differente concentrazione salina si genera un flusso di ioni (energia chimica) che può essere controllato e convertito in energia meccanica o elettrica.

tori per autotrasporto di auto e camion e gli impianti eolici e fotovoltaici. EnerStore può essere abbinato a tutti i sistemi meccanici che producono calore e a tutte le fonti rinnovabili che disperdono il calore senza trasformarlo in energia termica.

Grossi passi avanti su questo fronte sono stati fatti da un team di ricerca dell’Università di Palermo, che per quattro anni ha fatto studi e sperimentazioni in tal senso. Ma una importante svolte al settore arriverà sicuramente grazie all’accordo firmato tra Noka, società attiva nel campo della progettazione e sviluppo di soluzioni che riguardano l’efficienza energetica e la società svedese SaltX Technology, che è proprietaria di un brevetto che riguarda una nanotecnologia di ultima generazione chiamata EnerStore. Si tratta di un sistema innovativo che permette di immagazzinare l’energia prodotta grazie al sale e di riutilizzarla per poter fornire calore. Come? L’idea di SaltX è stata quella di applicare un nanorivestimento al sale. Questo trattamento previene la viscosità e fa sì che il sale mantenga la sua forma monocristallina originale. Il vantaggio, quindi, è che è possibile caricare e scaricare energia migliaia di volte senza perdere i vantaggi dei cristalli di sale o delle prestazioni. Quando il sale viene trattato con questo nanorivestimento assume anche la proprietà di non essere corrosivo (prevenendo la ruggine) a differenza del sale normale. Il sale così trattato, peraltro, non è tossico e può essere riciclato, e diventa una fonte di energia rinnovabile anche molto economica. Si tratta sostanzialmente dello stesso principio della batteria ricaricabile in cui l’energia viene caricata con calore o energia elettrica in eccesso. Pensiamo a tutti i motori endotermici, agli impianti a biogas, di cogenerazione, biomasse, ma anche i mo-

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Metano da acqua e CO2 La produzione di metano a partire da acqua e anidride carbonica potrebbe sembrare un modo “facile” di ottenere un combustibile utilizzabile come fonte di energia. Peccato che questa reazione chimica, possibile in linea teorica, richieda in pratica più energia di quanta se ne potrebbe ottenere dal metano prodotto. Tuttavia, se l’energia viene ottenuta da fonti rinnovabili, produrre metano da acqua e CO2 potrebbe essere un modo per eliminare o ridurre le discontinuità inevitabilmente associate con la produzione di energia da fonti eolica e solare. Il Karlsruhe Insititute of Technology ha recentemente annunciato di avere messo a punto un processo che, attraverso l’elettrolisi dell’acqua e la successiva reazione dell’idrogeno prodotto con CO2, riesce ad ottenere metano con un’efficienza del 76%. Questo risultato è stato ottenuto nel quadro del progetto europeo Helmeth, al quale partecipano anche l’Università di Torino e la Ethos Energy Italia. Il processo si svolge in due container, nel primo dei quali avviene l’elettrolisi a 800 °C e sotto pressione; nel secondo l’idrogeno ottenuto dall’elettrolisi viene fatto reagire con CO2 e ossido di carbonio, recuperando il calore di reazione per riscaldare la cella elettrolitica. Il metano ottenuto contiene meno del 2% di idrogeno e può essere direttamente immesso nella rete di distribuzione del gas naturale.


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LE AZIENDE CITATE Acquedotto Pugliese Spa Tel 080.5723498 E-mail comunicazione@aqp.it

Durag Italia Srl Tel 0321.679569 E-mail info@durag.it

Novozymes Tel +45.44.460000 E-mail krg@novozymes.com

Snam Spa Tel 348.6623884 E-mail domenico.maggi@snam.it

AeroThermal Group Ltd. Tel +44.1202.666013 E-mail sales@atguk.com

Enea Tel 06.36271 E-mail ufficiostampa@enea.it

PM-Ten Srl Tel 010.3536425 E-mail info@pm10-ambiente.it

Suez Trattamento Acque Spa Tel 02.43982187 E-mail segreteria@suez-italia.it

AxFlow Spa Tel 02.484801 E-mail info@axflow.it

Enea Dip. SST Tel 06.99838560 E-mail loris.pietrelli@enea.it

Ranieri Tonissi Spa Tel 010.711583 E-mail info@tonissi.com

Three-ES Srl Tel 02.96328225 E-mail info@biobang.com

Asja Ambiente Italia Spa Tel 011.9579211 E-mail f.pezzuto@asja.energy

HELMETH project Tel +49.721.60841956 E-mail info@helmeth.eu

Record BioMap Tel +49.341.2434477 E-mail info@biomethane-map.eu

Università di Palermo Tel 091.23861835 E-mail dipartimento.ingegneria@unipa.it

BioCat- IGB Tel +49.711.9704150 E-mail info@igb.fraunhofer.de

Hera Spa Tel 051.287595 E-mail cecilia.bondioli@gruppohera.it

Renewi plc Tel +44.1908.650580 E-mail info@renewi.com

Valle Umbra Servizi Spa Tel 0743.2311134 E-mail mimma.cedroni@vus.it

Captive Systems Tel 039.39234750 E-mail info@captivesystems.it

Innovative Instruments Srl Tel 02.89420818 E-mail info@innovativeinstruments.com

Santes Ltd Tel +90.312.5533535 E-mail info@santes.com.tr

Vogelsang Srl Tel 0373.970699 E-mail info@vogelsang-srl.it

CHEERS project Tel 041.2346745 E-mail elisam@unive.it

Mega System Srl Tel 02.90361622 E-mail info@megasystemsrl.com

SaltX Technology Holding Ab Tel +46.8.7940370 E-mail liudas.mikal@saltxtechnology.com

Ynnovate Tel +31.35.6240733 E-mail info@ynnovate.com

CiAl Tel 335.5329023 E-mail s.stellini@cial.it

MTSA Technopower BV Tel +31.26.3636310 E-mail info@mtsa.nl

School of Management Politecnico Milano Tel 02.23994092 E-mail giulia.besozzi@energystrategy.it

Consorzio Coripet Tel 02.38292147 E-mail info@coripet.it

Nedstack Fuel Cell Technology BV Tel +31.26.3197600 E-mail sales@nedstack.com

SLUDGE TREAT project Tel 02.23996410 E-mail roberto.canziani@polimi.it

CRPA Spa Tel 0522.436999 E-mail info@crpa.it

NorthTec Srl Tel 0383.805751 E-mail info@northtec.it

SMART-PLANT project Tel 071.2204530 E-mail smart-plant@univpm.it

P

HI -TE CH

AMBIENTE

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