Hi-Tech Ambiente n.3.2021

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AMBIENTE

MENSILE - TECNOLOGIE AMBIENTALI PER L’INDUSTRIA E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE -

ANNO XXXII MARZO 2021

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SOMMARIO BIOMASSE & BIOGAS

PANORAMA

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Più rinnovabili nel 2020

Hydrousa traforma i reflui in risorse

Forte crescita della percentuale di produzione da eolico e solare, soprattutto da calo della domanda energetica dovuto al Covid-19

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Sarà realizzato un impianto di trattamento di acque fognarie per produrre acqua per irrigazione, biogas per riscaldamento e compost per agricoltura

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Il ritratto del settore “utility” Lo studio conferma i dati degli ultimi anni per valore della produzione e qualità dei servizi. Investimenti in crescita. Premio assoluto al Gruppo Iren

Il digestore sequenziale multifase

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Una tecnologia pionieristica, compatta e che rende il trattamento efficiente e conveniente, aumentando la competitività

APPROFONDIMENTI

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Le nuove regole per i rifiuti in discarica

TECNOLOGIE

La produzione sostenibile del litio

Un testo di difficile lettura, con errori e incongruenze, che integra e innova il D.Lgs 36/2003 e abroga inglobandolo il DM 27/9/10

La produzione integrata di batterie al litio

DEPURAZIONE I batteri in aiuto alla desalinizzazione

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Realizzato il primo dimostratore industriale di una tecnologia rivoluzionaria basata su celle di desalinizzazione microbica (MDC)

Le nanobolle per i reflui

GREEN ECONOMY

La sostenibilità come punto di forza

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Una mobilità sempre più sostenibile Alleggerire il peso di un veicolo, sostituendo le componenti di metallo con componenti in polimeri, permette di ridurre notevolmente le emissioni di CO2

RIFIUTI 16

Messo a punto un nuovo processo per recuperare materiali utili dagli impianti fotovoltaici a fine vita

Un nuovo dispositivo a raggi X portatile è in grado di rilevare facilmente l’eventuale contenuto di additivi all’interno della plastica nera, sostanze che la renderebbero non riciclabile

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Dai risultati di una ricerca tesa a valutare l’approccio aziendale alla sostenibilità, il Consorzio CPF ha elaborato progetti per incentivare un modus operandi sempre più green

Sviluppato e testato un rivoluzionario sistema di aerazione per il trattamento delle acque di scarico mediante particolari generatori

La plastica nera non in discarica

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Nasce il primo impianto di questo tipo in Italia finanziato nell’ambito di un progetto di interesse comune europeo

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Il recupero di silicio dai pannelli FV

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Processi di estrazione diretta, con solvente o con resine a scambio ionico, o processi a membrana, oltre che l’estrazione dall'acqua di mare che però è ancora in fase sperimentale

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ENTERPRISE EUROPE NETWORK

INSERZIONISTI AMG IMPIANTI Srl CORRADI & GHISOLFI IDROCLEAN-ITELYUM Srl

RAGAZZINI Srl TPI-TECNO PROJECT IND. Srl

GLI INDIRIZZI DELLE AZIENDE CITATE SONO A PAG. 29 Hi-Tech Ambiente

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panorama aumENtatE DELL’11%

Più rinnovabili nel 2020 Forte crescita della percentuale di produzione da eolico e solare, soprattutto da calo della domanda energetica dovuto al Covid-19 Nella prima metà del 2020 le energie rinnovabili hanno generato il 40% dell'elettricità dell'uE, sorpassando per la prima volta i combustibili fossili, che si sono fermano al 34%. Ciò ha comportato minori emissioni di Co2 dal settore energetico (-23%). L’energia rinnovabile è infatti aumentata dell'11%, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, trainata da eolico e solare (cresciuti del 11% e 16%), con nuove installazioni e condizioni favorevoli durante un inizio mite e ventoso dell'anno. L'industria

dei combustibili fossili, invece, ha subito un doppio colpo, incluso un calo del 7% nella domanda di elettricità durante la l’emergenza sanitaria da Covid. Ciò ha comportato un calo del 18% nella produzione di combustibili fossili nei primi sei mesi dell’anno. il più sofferente è stato il carbone, in quanto fonte di energia elettrica più costosa, sceso del 32%, con una produzione di antracite in calo del 34% e di lignite a -29% rispetto al 2019. il carbone ha generato solo il 12% dell'elettricità dell'uE nella prima metà del 2020. Eolico e solare hanno invece generato ben il 21% dell’elettricità totale europea, con percentuali addirittura del 64% in Danimarca, del 49% in irlanda e del 42% in Germania. in confronto, l'idroelettrico ha generato il 13% dell'elettricità in Europa, aumentando del 12% rispetto allo stesso periodo del 2019 a causa delle condizioni più umide nelle regioni nordiche e iberiche, mentre le bioenergie hanno generato il 6% dell'elettricità in Europa.

Dati 2020

Dati EuRoStat

La gestione raee di ERP Italia

RSU in Italia sotto la media UE

il Consorzio ERP italia, attivo nella gestione dei raee, di pile e accumulatori, ha chiuso il 2020 con una raccolta, e un conseguente invio al trattamento, di quasi 20.100 tonnellate di raee e poco più di 3.550 ton di rifiuti di pile e accumulatori (RPa) esausti. Disgregando il dato complessivo emerge che sono state 2.200 le ton raccolte di apparecchiature per il freddo (categoria R1), 1.744 le ton

di grandi bianchi per il lavaggio (categoria R2), 6.493 le ton di tv e monitor (categoria R3), 9.640 le ton di it ed elettronica (categoria R4), e circa 20 le ton di sorgenti luminose (categoria R5). Di rilievo anche l’esito relativo alle operazioni di raccolta di RPa, giunte, nel 2020, a superare quota 3.550 ton. Di rilievo anche il dato che riguarda la quota di raee che sono stati destinati al recupero di materia e per la produzione di energia, che ammonta all’87,5% del totale di quanto raccolto, mentre si attesta all’8,26% la porzione avviata a valorizzazione e al 4,25% quella indirizzata allo smaltimento. Sul versante territoriale, La Lombardia si conferma la regione in cui ERP raccoglie più volumi di raee (oltre 3,78 mln di kg), con la provincia di Bergamo a fare la parte del leone sia sul fronte regionale che nazionale.

Secondo Eurostat, l'ufficio statistico dell'unione Europea, in italia la produzione annua di rifiuti solidi urbani pro-capite si attesta sui 499 kg, un valore appena sotto la media europea che è invece di 502 kg. Questo dato, che è riferito al 2019, risulta di poco inferiore a

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quello relativo all’anno 2012, pari a 504 kg. a produrre più rsu in Europa sono i danesi, con ben 844 kg/anno, seguiti da lussemburghesi, con 791 kg, e maltesi, con 694 kg; tra gli altri Paesi, a produrne meno dell'italia c’è solo la Spagna, con 476 kg. Dei Paesi analizzati da Eurostat al di fuori dell'uE, invece, sono sopra la media europea Norvegia (776 kg), Svizzera (709 kg) e islanda (656 kg); mentre la Gran Bretagna si attesta al di sotto, con 463 kg. Di tutti i rifiuti prodotti in Europa, i rsu rappresentano il 10%, e di questi il 48% viene riciclato. Secondo Eurostat appare chiara la tendenza degli Stati membri ad utilizzare sistemi alternativi di smaltimento dei rifiuti rispetto alla discarica, come si evince da quanto rilevato dal 1995 al 2019: i rifiuti smaltiti in discarica sono passati da 121 a 54 tonnellate, pari a un calo del 56%.


iX RaPPoRto Di aLthESyS

Il ritratto del settore “utility” Lo studio conferma i dati degli ultimi anni per valore della produzione e qualità dei servizi. investimenti in crescita. Premio assoluto al Gruppo iren Le utility italiane negli anni scorsi hanno investito nella direzione giusta: buona parte dei 7,2 miliardi impegnati nel 2019 (+10% rispetto all’anno precedente) hanno già predisposto gli strumenti per resistere meglio a fenomeni quali il cambiamento del clima, la crisi sanitaria, i rischi digitali di sistema. È quanto emerge dai dati della nona edizione dello studio di althesys “Le performance delle utility italiane. analisi delle 100 maggiori aziende dell’energia, dell’acqua, del gas e dei rifiuti”. La migliore utility italiana quest’anno, secondo l’insieme dei parametri adottati dal team di ricerca top utility (economico-finanziari, ambientali, comunicazione, customer care e ricerca&sviluppo) è risultata iren. i premi tematici sono invece andati a: marche multiservizi, per la Sostenibilità; aimag, per la Comunicazione; Gruppo CaP, per la Ricerca e innovazione; acque, per la categoria Consumatori e territorio; Contarina, per le Performance operative; Gruppo hera, per la categoria Diversity; Gori (Gruppo acea), per la categoria Sud. UN SETTORE ANCORA FRAMMENTATO

Con oltre 102 miliardi di ricavi, le top 100 si confermano realtà di grande rilevanza sia economica che sociale. Resta però immutato il quadro di forte frammentazione, nel quale le grandi multiutility con ricavi superiori al miliardo sono solo il 12% del totale, mentre più della metà delle imprese (il 54%) è costituito da monoutility con meno di 100 milioni di fatturato. Lo studio indica che le principali utility sono in prevalenza con capitale interamente pubblico (62%) o capitale misto (25%); poche le quotate (9%) e ancora meno quelle private (4%). Le top 100 coprono la metà dell’energia elettrica generata in italia

(51,6%) e quasi tre quarti delle vendite finali (73,6%), oltre al 36,7% dei volumi di gas distribuiti e il 57,4% di quelli venduti; infine, il 61,8% dell’acqua distribuita e il 36,7% dei rifiuti urbani raccolti. Nell’ambito degli investimenti, le risorse impiegate in impianti, reti e

attrezzature hanno raggiunto i 7,2 miliardi, (+10%), principalmente nel settore elettrico, seguito dall’idrico. E se il gas si è attestato su livelli analoghi ai precedenti, un forte calo ha visto invece il comparto dei rifiuti (-33,8%). L’innovazione e la ricerca si con-

fermano strategiche per le utility, soprattutto alle aree dell’it e della sostenibilità. in particolare, la sicurezza informatica sta rapidamente diventando una delle preoccupazioni più pressanti per le utility: negli ultimi tre anni, le top100 hanno subito oltre 260 attacchi, e i trend di digitalizzazione aumenteranno l’esposizione. Le utility sono poi sempre più attente ai rischi del clima che cambia e che le costringe a sviluppare adeguate capacità per fronteggiarli, soprattutto riguardo a precipitazioni intense (15,19%), alluvioni (13,92%), temporali (12,02%), siccità (11,39%), ondate di calore (7,59%), frane (6,69%). La qualità dei servizi si mantiene piuttosto stabile; il settore idrico e quello dei servizi ambientali confermano i buoni risultati finora ottenuti, senza però consistenti nuovi progressi, anche se la depurazione rimane, perfino per le top 100, l’anello debole della catena idrica. L’indice di soddisfazione dei clienti (iCS) raggiunge comunque l’86,8% (dall’85,3%). Le risorse umane sono un fattore chiave per le utility e la formazione continua ad avere un ruolo di rilievo; ma anche diversità e inclusione stanno diventando sempre più rilevanti.

@AMBIENTE ON-LINE@AMBIENTE ON-LINE@

Il sito dedicato al Covid-19 E’ on line il portale italiano dedicato al Covid-19, grazie al quale si possono consultare i i dati della ricerca italiana sul virus e le sue varianti. il sito web, realizzato dal nodo italiano dell’infrastruttura europea Elixir, coordinato dal CNR, ha tra le proprie finalità più ambiziose quella di favorire un’omogenea e capillare produzione e condivisione delle informazioni in materia. offre, inoltre, linee guida e indicazioni pratiche, nonché un servizio di help desk presidiato da esperti, per assistere i produttori italiani di dati nell’inserimento degli stessi presso gli appositi “repository” pubblici riconosciuti a livello internazionale. <<il popolamento dei contenuti seguirà un approccio “bottom-up” - afferma Graziano Pesole, responsabile del nodo Elixir-it – e tutti

gli addetti ai lavori potranno segnalare ricerche e dati, che verranno progressivamente resi disponibili ed esposti nel portale a beneficio non solo della comunità scientifica, ma anche di istituzioni, aziende e di ogni cittadino interessato>>. L’italian Covid-19 Data Portal rappresenta l’istanza italiana dell’analogo portale internazionale (www.covid19dataportal.org) realizzato lo scorso aprile dall’istituto europeo di bioinformatica (EBi)

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su impulso della Commissione Europea. Vari Paesi (tra cui Svezia, Polonia, Slovenia, Norvegia e Giappone) hanno già realizzato analoghi portali a livello nazionale. <<L’uE ha individuato i principi dell’open Science e dell’open access come priorità politiche per la promozione della circolazione della conoscenza - aggiunge Pesole – e l’emergenza sanitaria in atto ha reso ancora più evidente e urgente questa necessità. Solo condividendo e confrontando gli studi effettuati e rendendo i dati disponibili a tutti i possibili portatori di interesse, sarà possibile favorire lo sviluppo di nuove soluzioni, e arrivare a vincere questa battaglia>>.

www.covid19dataportal.it


DoVE Si Butta?

PRoGEtto PLaStiPREmia

L’etichetta ambientale digitale

Genova prima per ecocompattatori

trovare direttamente sulle confezioni dei prodotti che acquistiamo tutte le istruzioni per differenziare correttamente i rifiuti, in modo dettagliato e geolocalizzato in base alle regole del Comune in cui ci troviamo. tutto questo è ciò che fa l’app Junker. Forte di un database di oltre 1,6 milioni di prodotti, la piattaforma ha infatti messo a punto un innovativo sistema di etichettatura ambientale digitale, che per la prima volta in italia viene lanciato sui contenitori KeePizza, dotati di una griglia brevettata che mantiene il calore della pizza. Si stima che in italia ogni anno siano utilizzati quasi 800 milioni di contenitori pizza. E purtroppo molti finiscono inesorabilmente nel bidone sbagliato. Per quelli KeePizza, in-vece, la fine sarà nota, grazie al QR Code stampato sul cartone.. Per sapere dove gettare l’imballaggio una volta finita la cena, basterà inquadrare il codi-

ce con lo smartphone. L’utente sarà quindi automaticamente indirizzato all’app gratuita Junker dove avrà accesso a una scheda con tutte le informazioni di conferimento geolocal-izzate e validate dai Consorzi di filiera. una soluzione che si candida a risolvere in via definitiva non solo i dubbi dei cittadini davanti ai bidoni della differenziata, ma anche le incognite di produttori e distributori di imballaggi alle prese con le nuove regole in materia di etichettatura. La tecnologia, in questo caso, può aiutare a risolvere in modo smart le difficoltà dei produttori, ot-temperando agli obblighi di legge e offrendo un servizio davvero esaustivo ai cittadini. L’etichetta ambientale digitale è inoltre implementabile e applicabile a tutte le cate-gorie di imballaggi. Per di più, essendo virtuale, può essere aggiornata senza costi di ristampa e contenere persino consigli aggiuntivi di sostenibilità.

Neanche due mesi di entrata in attività la raccolta dei primi 4 eco raccoglitori PlastiPremia sfonda il muro delle 250.000 bottiglie e flaconi conferiti. a fine 2020 sono stati installati in altri quartieri ulteriori 8 eco-compattatori dalla maggiore capienza, così Genova raccoglie un eco-primato come città italiana dal più alto numero di postazioni dove ottenere premi in cambio della plastica. ora i genovesi conferiscono in media 5.000 pezzi al giorno: una raccolta differenziata di altissima qualità a presidiare gli impianti in questo primo periodo ci sono appositi informatori ambientali a disposizione dei cittadini per spiegare il funzionamento degli ecocompattatori, che entro fine anno dovrebbero arrivare a un totale di 18, due per ogni municipio di Genova. “i risultati fin qui raggiungi commenta Giovanni toti, presidente di Regione Liguria - sono la prova che iniziative come queste, capaci di unire salvaguardia dell'ambiente, riciclo e incentivi, funzionano”. “Quello di Genova è un risultato straordinario – aggiunge Giorgio

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Quagliuolo, presidente di Corepla – e questi numeri importanti dimostrano che la collettività, se dotata dei giusti stimoli e di un’organizzazione efficiente, può contribuire in modo attivo a migliorare il tasso di intercettazione dei contenitori per liquidi e incrementare la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riciclo del nostro Paese”.



approfondimenti

Le nuove regole per i rifiuti in discarica Decreto Legislativo 121/2020

un testo di difficile lettura, con errori e incongruenze, che integra e innova il D.Lgs 36/2003 e abroga inglobandolo il Dm 27/9/10 il D.Lgs n.121 del 3/9/2020 è stato emanato con il principale scopo di recepire la Direttiva 850/2018/CE sulle discariche, emanata nell'ambito del "pacchetto" Economia Circolare; con l'occasione, è stata rivista tutta la normativa sulle discariche. infatti il D.Lgs modifica, integra e innova il D.Lgs 36/2003 e abroga il Dm 27/9/10 inglobandolo, con alcune modifiche e aggiornamenti, nel "nuovo" D.Lgs 36/2003. assorbe (in parte) le Linee Guida ispra 145/2016 relative ai criteri per stabilire la necessità di trattamento dei rifiuti ai fini dell’ammissibilità in discarica. L'intento del legislatore era, verosimilmente, di redigere un testo unico sulle discariche che accorpi e aggiorni le principali norme in materia, con l'obiettivo di una “progressiva riduzione del collocamento in discarica dei rifiuti, in particolare di quelli idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo, al fine di sostenere la transizione verso un'economia circolare" (art.1). Purtroppo il D.Lgs 121/2020 è stato redatto con la deprecabile tecnica "dell'incastro", rinviando cioè ai precedenti testi legislativi ed elencando le diverse modifiche. Ne risulta un testo di difficile lettura; la speranza è quindi venga presto emanato il "testo coordinato". inoltre, il D.Lgs 121/2020 presenta vari errori e incongruenze. un esempio su tutti è, ad esempio, lo "sfasamento temporale" per il quale, da un lato si stabilisce (art.5, c.4-bis) che le Regioni dovranno modificare tempestivamente gli atti autorizzativi che consentono lo smaltimento

mento dei rifiuti idonei a riciclaggio e recupero, mentre dall'altro l'art.6 rende da subito cogente tale divieto; ci si chiede, quindi, a quale delle due disposizioni i gestori delle discariche dovranno adempiere. Questa (ed altre) incongruenze verranno verosimilmente corrette in sede di conversione in legge del Decreto. SCADENZE E CRITERI DI AMMISSIBILITA’ Discarica per rifiuti di amianto

in discarica dei rifiuti non ammessi, in modo tale da garantire che prima del 2030 i medesimi siano adeguati ai nuovi divieti di smaltimento; dall'altro lato, il successivo art.6 (Rifiuti non ammessi in discarica) del D.Lgs 36/2003 è stato modificato vietando lo smaltimento in discari-

ca dei "rifiuti destinati a riciclaggio e recupero di altro tipo" senza fare riferimento alla scadenza del 2030 e al futuro Decreto ministeriale che dovrà indicare l'elenco non esaustivo di detti rifiuti. Da un lato, quindi, l'art.5, c.4-bis prevede che sarà vietato a partire dal 2030 lo smaltiDiscarica per secco residuo

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a partire dal 2030 sarà vietato lo smaltimento in discarica di tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo, in particolare dei rifiuti urbani, esclusi i rifiuti per i quali il collocamento in discarica produca il miglior risultato ambientale conformemente all'art.179 del Codice dell'ambiente in materia di gerarchia nella gestione dei rifiuti (la definizione di quali siano questi rifiuti è rimandata a un prossimo decreto ministeriale). Entro il 2035 la quantità di rifiuti urbani collocati in discarica deve essere ridotta al 10% o inferiore del totale in peso dei rifiuti urbani prodotti; viene inserito nel D.Lgs 26/03 il nuovo art.5-bis, che specifica le regole per calcolare il conseguimento degli obiettivi di cui sopra. L'art.6 del D.Lgs 36/2003 è sostituito da un nuovo elenco di rifiuti non ammessi in discarica. il successivo art.7 dello stesso D.Lgs è sostituito da un nuovo art.7, che specifica i casi in cui i rifiuti possono andare in discarica senza trattamento, che sono: i rifiuti inerti il cui tratta-


mento non sia tecnicamente fattibile e i rifiuti indicati in un apposito all.8, che definisce i criteri tecnici da applicare per stabilire quando il trattamento non sia necessario ai fini del conferimento in discarica per i rifiuti da raccolta differenziata, tra i quali le modalità e la frequenza della misurazione dell'indice iRDP (indice Respirometrico Dinamico Potenziale, che consente di misurare il grado di decomposizione di una sostanza organica facilmente biodegradabile) e analisi merceologiche sui rifiuti. i metodi di campionamento e analisi sono individuati nell'all.6, strutturato in tre paragrafi, dedicati rispettivamente a: metodo di campionamento e analisi dei rifiuti urbani biodegradabli, analisi degli eluati e dei rifiuti, campionamento e analisi dei rifiuti contenenti amianto. Le attività di campionamento e analisi devono essere svolte da persone e istituzioni "indipendenti e qualificate, tramite laboratori accreditati". i relativi oneri sono a carico del gestore della discarica o del detentore dei rifiuti. infine, l'art.7 prevede che alle operazioni di smistamento in discarica di rifiuti contenenti o contaminati da inquinanti organici per-

Discarica per rifiuti inerti

sistenti si applichi quanto previsto dal Regolamento 1021/2019/uE, relativo agli inquinanti organici persistenti (PoP). Seguono poi una serie di nuovi articoli (dal 7-bis al 7-octies) da inserire nel D.Lgs 36/2003: - art.7-bis disciplina la caratterizzazione di base, stabilendo che, al fine di determinare l'ammissibilità dei rifiuti in ciascuna categoria di discarica, il produttore dei rifiuti è tenuto a effettuare la caratterizzazione di base di ciascuna categoria

di rifiuti conferiti, che determina le caratteristiche dei rifiuti attraverso tutte le informazioni necessarie per lo smaltimento finale in condizioni di sicurezza, e che è obbligatoria per qualsiasi tipo di rifiuto. Essa deve essere svolta in corrispondenza del primo conferimento e va ripetuta ad ogni variazione significativa del processo che origina i rifiuti, e comunque almeno una volta l'anno. il gestore è inoltre tenuto a conservare i dati richiesti per un periodo di 5 anni.

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- art.7-ter prevede che i rifiuti giudicati ammissibili siano successivamente sottoposti alla verifica di conformità, per stabilire se possiedono le caratteristiche della relativa categoria e soddisfano i criteri di ammissibilità previsti. Essa è effettuata dal gestore sulla base dei dati forniti dal produttore in seguito alla caratterizzazione, con la medesima frequenza, utilizzando una o più delle determinazioni analitiche impiegate per la caratterizzazione di base, che devono comprendere almeno un test di cessione per lotto. Si prevede siano utilizzati i metodi di campionamento e analisi di cui all'all.6, che reca norme sul campione e le analisi. i criteri di ammissibilità dei rifiuti a specifiche categorie di discariche sono disciplinati dai nuovi articoli: - art.7-quater riguarda le discariche per rifiuti inerti - art.7-quinquies riguarda le discariche per rifiuti non pericolosi, che disciplina ai commi 1 e 5 anche i rifiuti pericolosi ma stabili e non reattivi - art.7-sexies riguarda le sottocategorie di discariche per rifiuti non Continua a pag. 10


Continua da pag. 9

emissioni di biogas. Per quanto riguarda il percolato deve essere dimostrato che il potere inquinante del percolato estratto è trascurabile, ovvero che per almeno 2 anni consecutivi la produzione del percolato è annullata. tali valutazioni debbono essere effettuate attraverso apposita analisi di rischio effettuata ai sensi dell’all.7. Deve inoltre essere verificato il mantenimento di pendenze adeguate al fine di consentire il deflusso superficiale diffuso delle acque meteoriche".

Le nuove regole per i rifiuti in discarica pericolosi (discariche per rifiuti inorganici a basso contenuto organico o biodegradabile, discariche per rifiuti in gran parte organici - da suddividersi in “discariche considerate bioreattori con recupero di biogas” e “discariche per rifiuti organici pretrattati” -, discariche per rifiuti misti non pericolosi con elevato contenuto sia di rifiuti organici o biodegradabili che di rifiuti inorganici, con recupero di biogas). Sono attribuite alle autorità territorialmente competenti l'individuazione dei criteri di ammissibilità, caso per caso, in base al tipo di sottocategoria; tali criteri saranno stabiliti tenendo conto delle caratteristiche dei rifiuti, della valutazione di rischio connesso alle emissioni della discarica e dell'idoneità del sito, secondo le modalità indicate nell'all.7. Le autorità potranno inoltre autorizzare discariche mono-dedicate per i rifiuti non pericolosi originati da operazioni di messa in sicurezza d'emergenza e da bonifiche dei siti inquinati, in base ai parametri previsti dal Codice dell'ambiente - art.7-septies riguarda i rifiuti pericolosi - art.7-octies riporta i criteri di ammissibilità in depositi sotterranei, entro cui non possono essere collocati rifiuti instabili e reattivi, rifiuti biodegradabili e autoinfiammabili

Discarica per rifiuti pericolosi

sono smaltiti tali rifiuti - sottoscrivere le copie del formulario di identificazione - eventualmente, comunicare a Regione e a Provincia competente la mancata ammissione dei rifiuti in discarica, ferma l'applicazione delle disposizioni previste dal citato Regolamento 1013/2006/CE. CHIUSURA E GESTIONE POST-OPERATIVA DELLE DISCARICHE

La lettera n), art.1 del D.Lgs 121/2020 modifica l'art.12 del D.Lgs 36/2003 relativo alle procedure di chiusura della discarica. in particolare, si prevede che la procedura di chiusura possa essere attuata solo dopo aver verificato la conformità della morfologia della discarica, e tenendo conto di

quanto previsto dall'art.8, c.1, let. c), e) e f-bis) che stabilisce gli accorgimenti progettuali previsti per la stabilità in base alle norme tecniche vigenti. La lettera o) dell'art.1 del D.Lgs 121/2020 modifica invece l'art.13, relativo alla gestione operativa e post-operativa, inserendo il comma 6-bis), secondo cui "Ll fine del periodo di gestione post-operativa deve essere proposta dal gestore e deve essere ampiamente documentata, con una valutazione del responsabile tecnico sull'effettiva assenza di rischio della discarica, con particolare riguardo alle emissioni da essa prodotte (percolato e biogas). in particolare, deve essere dimostrato che possono ritenersi trascurabili gli assestamenti della massa di rifiuti e l'aspetto ambientale (anche olfattivo) delle

PROCEDURE DI AMMISSIONE IN DISCARICA

Discarica per rifiuti inerti

il D.Lgs 121/2020 sostituisce l'art.11 del D.Lgs 36/2003 sulle procedure di ammissione in discarica, disciplinando le modalità di verifica in loco nonchè le operazioni da eseguire, gli obblighi documentali e gli altri obblighi del gestore, le modalità e la frequenza dei campionamenti. in particolare, il comma 7 definisce i compiti del gestore, tra cui: - controllare la documentazione relativa ai rifiuti - verificare la conformità delle caratteristiche dei rifiuti ai criteri di ammissibilità - annotare nel registro di carico e scarico tutte le caratteristiche dei rifiuti depositati, e nel caso di rifiuti pericolosi il registro dovrà contenere apposita documentazione o una mappatura che consenta di individuare la zona della discarica dove Hi-Tech Ambiente

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AUTORIZZAZIONE E ALLA COSTRUZIONE E ALL'ESERCIZIO

La lettera i), comma 1 dell'art.1 del D.Lvo 121/2020 modifica l'art.8 del D.Lvo 36/2003, relativamente ai dati e informazioni che dovranno contenere le domande di autorizzazione di discariche di nuova realizzazione (successive all'entrata in vigore del D.Lvo 121/2020) nonchè di nuovi lotti di discariche esistenti. in particolare, viene riformulata l'indicazione della capacità totale della discarica, distinguendo tra volume utile e volume necessario per gli strati di copertura giornalieri. La descrizione del sito dovrà prevedere l'identificazione dei terreni, degli ammassi rocciosi presenti nell'area e dello schema di circolazione idrica del sottosuolo. Viene inoltre specificato che l'indagine stratigrafica che correda la descrizione del sito dovrà essere accompagnata anche dal prelievo di campioni e relative prove di laboratorio; l'indicazione dei metodi previsti per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento dovrà inoltre riferirsi anche alle acque superficiali, all'acqua di falda, al terreno di fondazione e all'aria. L’art.8 prevede che la domanda di autorizzazione contenga anche gli accorgimenti progettuali atti a garantire la stabilità dei manufatti e del terreno di fondazione con riferimento alle varie fasi dell'opera, facendo riferimento anche alle norme tecniche vigenti in materia di campo statico e sismico. Viene poi specificato che il piano di sorveglianza e controllo è redatto secondo i criteri del nuovo all.2, il quale stabilisce, tra l'altro, le modalità di gestione e le procedure minime di sorveglianza e controllo nella fase operativa e post operativa della discarica.



DEPURAZIONE A C Q U A

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A R I A

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S U O L O

I batteri in aiuto alla desalinizzazione Ridotto consumo energetico

Realizzato il primo dimostratore industriale di una tecnologia rivoluzionaria basata su celle di desalinizzazione microbica (mDC) il progetto europeo miDES ha affrontato la sfida della desalinizzazione sviluppando e gestendo il primo dimostratore industriale al mondo di una tecnologia rivoluzionaria basata su celle di desalinizzazione microbica (mDC). «abbiamo utilizzato celle di desalinizzazione microbica come pretrattamento per l’osmosi inversa (oi) - afferma Frank Rogalla, coordinatore del progetto - consentendo di condurre simultaneamente la separazione del sale e il trattamento dell’acqua». L’osmosi inversa è il metodo più ampiamente applicato per la desalinizzazione; tuttavia utilizza un’alta pressione che richiede almeno 3 kWh/mc di acqua di mare, mentre altre tecnologie ne richiedono ancora di più. Per superare questa limitazione, le celle di desalinizzazione microbica collaborano con l’osmosi inversa per il trattamento delle acque reflue e la generazione di energia necessaria per la desalinizzazione. Le celle di desalinizzazione microbica utilizzano specifici batteri bioelettroattivi, denominati geobatteri, per trasformare l’energia contenuta nella materia organica presente nelle acque reflue in energia elettrica. La differenza di potenziale che si crea tra gli elettrodi provoca la separazione dei sali attraverso le membrane a scambio ionico,

consentendo la desalinizzazione dell’acqua di mare e dell’acqua salmastra senza bisogno di energia esterna. «Ciò consente una riduzione del fabbisogno di elettricità - spiega Rogalla - di almeno un ordine di grandezza rispetto alla desalinizzazione convenzionale mediante osmosi inversa». DA LABORATORIO A IMPIANTO PILOTA

i partner del progetto hanno superato i limiti attuali della tecnologia mDC, quali il basso tasso di desalinizzazione, i costi di produzione elevati, i problemi di bioincrostazioni e incrostazioni sulle membrane e hanno ottimizzato il processo elettrochimico microbico. tutto questo è stato ottenuto attraverso un esaustivo processo di ampliamento che coinvolge nuove membrane a scambio ionico anti-incrostazione e nuovi elettrodi a base di carbonio. tra l’altro, per configurare celle e stack i ricercatori hanno utilizzato plastica riciclata. hanno inoltre progettato modelli di simulazione matematica basati sui risultati sperimentali delle fasi su scala di laboratorio, pre-pilota e pilota del progetto al fine di ottimizzare il processo. inoltre, sono stati implementati nuovi parametri operativi e protoHi-Tech Ambiente

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Filtri a membrana in fibra di carbonio per l'osmosi inversa

colli di pulizia della membrana per migliorare le reazioni bioelettriche. a seguito dei successi sperimentali ottenuti, mides ha progettato e costruito due prototipi mDC, ciascuno comprendente una pila di 15 unità mDC con un’area totale di 0,4 mq per singola unità. «Entrambi i prototipi possono trattare migliaia di litri di acqua salmastra e acqua di mare al giorno - rivela Rogalla con un consumo energetico molto basso». il primo impianto pilota mides (in Spagna), ha coinvolto il pretrattamento di acqua salmastra e acque reflue, celle di desalinizzazione microbica e osmosi inversa a bassa pressione. il secondo sito (sempre in Spagna) ha utilizzato celle di desalinizzazione microbica per eseguire la desalinizzazione parziale dell’acqua di mare e osmosi inversa per il successivo post-trattamento, al fine di ottenere acqua potabile dall’acqua di mare senza l’uso di energia esterna. VANTAGGI PER LE COMUNITA’ RURALI E URBANE

Sviluppando un sistema combinato di desalinizzazione dell’acqua e Elettrodo in feltro di carbonio

trattamento delle acque reflue, mides può agevolare l’accesso a basso costo all’acqua potabile sicura, in conformità con le normative nazionali e dell’uE. Può anche fornire acque reflue trattate per il riutilizzo nell’irrigazione e nelle applicazioni agricole, alleviando così la pressione sulle risorse attuali. mides apre la strada a impianti decentralizzati di minore capacità, che purificano i

reflui con un bilancio energetico positivo. Ciò significa che con l’aiuto delle celle di desalinizzazione microbica, questa tecnologia può essere implementata in siti industriali remoti, fattorie e comunità rurali con alimentazione limitata. inoltre, mides può avvantaggiare i siti costieri dotandoli di impianti di trattamento delle acque reflue completi che generano elettricità e desa-

linizzano l’acqua all’interno di sistemi di gestione e controllo intelligenti. «il successo di mides è altamente significativo - conclude Rogalla perché le popolazioni sono in crescita, soprattutto nelle zone costiere, e sono urgentemente necessarie strategie per fornire acqua potabile sostenibile, accessibile e di alta qualità per tutti».

aRia BuoNa GRaziE aL muSChio

CityTree ferma lo smog Le azioni per ridurre l’inquinamento atmosferico delle città europee non sono mai abbastanza. in quest’ottica, il progetto europeo mosstree fornisce un’ingegnosa soluzione naturale per migliorare la qualità dell’aria in modo efficiente, economico e facile da adottare. E’ stata infatti sviluppata un’infrastruttura verde urbana basata

su una combinazione brevettata di internet delle cose (iot) e biotecnologia. Più nello specifico, il team del progetto ha scoperto che il muschio possiede la capacità unica di filtrare la materia delle particelle delle polveri sottili e agire come purificatore dell’aria. i ricercatori hanno sviluppato l’installazione Citytree combinando filtri a base di muschio a sensori iot di ultima generazione che monitorano le condizioni del muschio in tempo reale e gli forniscono automaticamente i nutrienti e l’acqua di cui ha bisogno. i sensori generano enormi quantità di dati in tempo reale su prestazioni ambientali, qualità dell’aria e condizione dei biofiltri. Questi biofiltri, peraltro, non solo filtrano l’inquinamento ma rinfrescano anche l’aria attorno alle stesse installazioni. Durante un periodo di 9 mesi di sperimentazione e verifiche, il del progetto ha osservato valori

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aggiuntivi quali le prestazioni di raffreddamento, la capacità di idratazione e la cattura di particelle particolarmente piccole come il nerofumo, perfezionando ulteriormente Citytree, tant’è che è stata ottenuta anche la certificazione CE, che ha quindi consentito la prima produzione in serie di questi filtri d’aria biologici.


Le nanobolle per i reflui Progetto europeo

Sviluppato e testato un rivoluzionario sistema di aerazione per il trattamento delle acque di scarico mediante particolari generatori il trattamento biologico delle acque reflue negli impianti urbani e industriali richiede il mantenimento di un elevato livello di ossigeno disciolto (oD) per consentire alla biomassa di metabolizzare gli inquinanti. Questo riduce la domanda di ossigeno biologico e chimico e di ammoniaca al di sotto delle soglie fissate dai regolamenti della Commissione europea. Per mantenere la necessaria concentrazione di ossigeno nei reflui, bolle d’aria (o ossigeno puro) vengono iniettate nel serbatoio di trattamento biologico da potenti aeratori, solitamente compressori o turbine. tuttavia, gli aeratori convenzionali non sono particolarmente efficienti, in quanto consumano grandi quantità di energia per mantenere i livelli richiesti di oD. attualmente, l’energia necessaria ad un comune aeratore a bolle d’aria è normalmente intorno al 55 % del consumo totale di un impianto WWt. una soluzione è l’applicazione di nanobolle, che hanno un diametro compreso tra 50-200 nanometri e hanno proprietà superiori alle normali bolle. Grazie alla loro pressione interna molto e-

levata, le nanobolle possono rimanere stabili in un liquido per molti giorni rispetto ai pochi secondi delle bolle normali. Di conseguenza, possono introdurre nell’acqua quantità molto maggiori di oD stabile, aumentando notevolmente l’efficienza di trasferimento dell’ossigeno. IL PROGETTO WATERMAX

il progetto WatERmaX ha contribuito a migliorare l’aerazione delle acque reflue sviluppando e testando prototipi di generatori di nanobolle in impianti di trattamento reflui pilota. «Questi generatori si basano sulla tecnologia delle nanobolle e sulla loro capacità di aerare grandi flussi di acque reflue - afferma Floriano tosato, responsabile del progetto con costi e tempi di funzionamento molto ridotti (un giorno di installazione e bassa manutenzione), investimenti molto contenuti e risultati immediati e dimostrati in condizioni di vita reale». L’’iperossidazione delle acque reflue contribuisce alla rimozione de-

gli elementi chimici nocivi (ammoniaca, fosforo, cloro, ecc.) attraverso reazioni con il radicale idrossile. Queste reazioni frammentano rapidamente gli agenti inquinanti, trasformandoli in piccole molecole inorganiche e riducendo i fanghi di depurazione prodotti nei processi tradizionali. Le attuali soluzioni basate sull’ozono presenti sul mercato sono molto costose in quanto l’ozono iniettato nell’acqua sotto forma di bolle di dimensioni normali è altamente volatile. Gran parte di esso ritorna nell’atmosfera senza alcun effetto sull’acqua da trattare. «È stato dimostrato che il 10% dell’ozono fornito dagli aeratori convenzionali si dissolve nell’acqua - spiega tosato - mentre il resto si perde». PIU’ EFFICACE ED EFFICIENTE

i ricercatori hanno ottimizzato i prototipi di generatori di nanobolle, hanno elaborato linee guida per la loro industrializzazione e produzione e hanno condotto studi sui prototipi esistenti. i partner del progetto hanno dato vita a una serie di pro-

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getti pilota nell’ambito del trattamento reflui, tra cui i settori del bestiame e del pollame, che sono i più colpiti dalla scarsa qualità dell’acqua potabile e dall’eccesso di antibiotici. L’iniziativa ha inoltre sviluppato un sistema di controllo remoto, Wmax-RC, per quegli impianti che non sono oggetto di continua supervisione umana. «Wmax consente di controllare e gestire a distanza l’intero sistema di aerazione - commenta tosato - per prevenire potenziali problemi e ottimizzare le prestazioni». Watermax contribuirà a ridurre i costi di trattamento delle acque, permettendo così agli operatori di migliorare rapidamente la capacità di aerazione e di trattare maggiori quantità di acque reflue allo stesso costo. «Questi nuovi e più efficienti sistemi di aerazione - conclude tosato possono essere installati in vecchi impianti senza doverli arrestare e svuotare». PROPRIETA’ DELLE NANBOLLE

L’aria ad alta pressione contenuta nelle nanobolle genera un lento rilascio di aria nell’acqua, arricchendola di ossigeno che rimane stabile nell’acqua per lungo periodo. Questa iper-ossigenazione produce un rapido miglioramento delle acque reflue nel ciclo di trattamento biologico (o secondario). Peraltro, le nanobolle (50-100 nm) possono rimanere stabili ed attive in acqua per lunghi periodi, fino a 2 mesi. Peraltro, al contrario dell’elevata ossigenazione che favorisce la crescita di plancton e batteri aerobici, l’iper-ossidazione elimina i batteri anaerobici e altri microorganismi dannosi nelle acque stagnanti.



RIFIUTI T R A T T A M E N T O

E

S M A L T I M E N T O

Il recupero di silicio dai pannelli FV Brevetto Enea

messo a punto un nuovo processo per recuperare materiali utili dagli impianti fotovoltaici a fine vita Enea ha brevettato un nuovo processo a basso consumo energetico e ridotto impatto ambientale per il recupero dei principali componenti dei pannelli fotovoltaici in silicio cristallino a fine vita. il processo consente di separare i materiali utili, come strati polimerici, contatti elettrici, celle e vetro, e di smaltire il resto in sicurezza attraverso il ‘rammollimento’ minimo e localizzato degli strati polimerici tramite il riscaldamento del pannello e il successivo scollamento ‘a strappo’. <<L’aumento esponenziale dei rifiuti costituiti dai pannelli fotovoltaici a fine vita ha reso estremamente urgente affrontare il problema della loro gestione - sottolinea marco tammaro dell’Enea - anche a fronte delle leggi nazionali ed europee che impongono regole severe>>. L’invenzione parte dalla struttura ‘a strati’ dei moduli cristallini, costituiti da uno strato di vetro protettivo, poi un sottile strato di materiale polimerico, l’etilenevinilacetato (eva), quindi le celle di silicio, contatti elettrici in metallo, un secondo strato di eva e una superficie posteriore di supporto, generalmente in polivinifluoruro (pvf); il tutto racchiuso in una cornice in alluminio. Di fatto,

Nel dettaglio tecnico, il brevetto si propone di sfruttare il rammollimento, minimo e localizzato, appena sufficiente per staccare gli strati polimerici per realizzare un processo in modalità continua e automatizzata. L’invenzione propone di riscaldare i pannelli mentre avanzano su un nastro trasportatore e di staccare gli strati polimerici mediante un’azione a strappo, perché quest’ultima si presta agevolmente a un’automatizzazione del processo. il processo consente agevolmente la lavorazione in continuo di pannelli fotovoltaici a prescindere dalle diverse caratteristiche degli strati polimerici (spessore e tipologie), e a cui corrispondono diverse condizioni minime di distacco. quindi, per recuperare i componenti è necessario ‘slegarli’ dallo strato di eva, che fa da collante tra i vari strati. Con questo processo gli strati vengono ‘strappati’ meccanicamente, dopo il trattamento termico mirato, in modo da poter poi recuperare gli strati polimerici, i contatti elettrici, le celle, il 100% del vetro, il foglio backsheet (in pvf) e lo strato di eva.

<<Con questo processo si evitano - aggiunge tammaro - il rischio di degrado dei materiali, inutili dispendi di energia e si riducono sensibilmente pericolose emissioni gassose. inoltre, l’impiantistica necessaria è semplice, adatta a un trattamento in continuo e altamente automatizzabile, senza necessità di un’atmosfera controllata mediante uso di gas specifici>>.

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La plastica nera non in discarica In fase di ingegnerizzazione

un nuovo dispositivo a raggi X portatile è in grado di rilevare facilmente l’eventuale contenuto di additivi all’interno della plastica nera, sostanze che la renderebbero non riciclabile uno dei numerosi problemi legati alla plastica riguarda la difficoltà di determinare quali tipologie di questo materiale siano riciclabili e quali non lo siano. i pezzi sminuzzati di plastica colorata, ad esempio, possono essere riconosciuti in modo automatico mediante l’impiego della spettroscopia nel vicino infrarosso (NiRS) per poi essere smistati e riciclati. Sfortunatamente, la tecnologia del vicino infrarosso non è in grado di rilevare gli additivi che rendono la plastica non riciclabile, spesso presenti nella plastica nera utilizzata per gli elettrodomestici, i dispositivi elettronici e i veicoli. Di conseguenza, la plastica nera è solita finire in discarica o essere incenerita. La chiave è riuscire a individuare rapidamente il polimero ed eventuali additivi non autorizzati che potrebbero rendere questo tipo di plastica non riciclabile. Diamatex, una start-up tecnologica ita-

liana, ritiene di poter avere la soluzione a questo problema. Grazie al sostegno del progetto europeo SELEX, l’azienda sta sviluppando un dispositivo a raggi X portatile in grado di individuare i polimeri presenti nella plastica nera e colorata, i riempitivi e gli additivi. «La plastica nera rappresenta una consistente porzione, attualmente in crescita, dei raee e degli scarti prodotti dal settore automobilistico - afferma Danilo Pacella, ricercatore in Diamatex – ma è ora disponibile un modo efficace e semplice per distinguere i materiali riciclabili da quelli che non lo sono, un fatto che, in definitiva, consentirà di ridurre la quantità di plastica che finisce in discarica». UNA SOLUZIONE DI FACILE UTILIZZO

il dispositivo messo a punto e brevettato impiega una tecnica nota come spettroscopia di ecofluorescenza stimolata a raggi X, che può essere utilizzata con qualsiasi tipo di plastica trasparente, colorata o nera e non è necessario trattare il campione in anticipo. «il primo prototipo che abbiamo sviluppato – spiega Pacella - è un dispositivo portatile che non richiede alcuna abilità o competenza tecnica speciale per essere azionato. una volta collocato il pezzo di plastica all’interno del dispositivo, in solo un secondo

viene completata una completa analisi quantitativa del componente in modo automatico». Nonostante la facilità di utilizzo del sistema in sé, il suo sviluppo è stato tutt’altro che semplice. il progetto, infatti, ha dovuto affrontare numerose sfide, elaborando i test e gli studi per quasi tre anni prima di poter comprendere appieno i processi e i meccanismi fisici nei materiali, nonché il knowhow per sfruttarli al meglio. ma il team ha persistito nel proprio intento producendo alla fine una tecnica accurata, flessibile e altamente sensibile per analizzare i materiali in maniera automatica. UNA SERIE DI POSSIBILI IMPIEGHI

Sebbene Selex sia stato originariamente concepito per analizzare e riciclare la plastica nera, nel corso del suo sviluppo il suo utilizzo è stato esteso ad altri materiali riciclabili, tra cui vetro, le-

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gno e metalli. La tecnica può inoltre essere installata su un nastro trasportatore per analizzare e smistare automaticamente gli oggetti che si muovono su di esso. «abbiamo anche dimostrato che Selex può essere utilizzato non solo per materiali solidi - aggiunge Pacella – ma anche con granuli, polveri e liquidi. il dispositivo è attualmente nella fase finale delle attività di ingegnerizzazione, dopo le quali verrà messo in commercio. L’azienda sta inoltre lavorando per standardizzare ulteriormente la tecnica e sta valutando se ampliare il suo impiego ad altri settori e applicazioni.


BIOMASSE & BIOGAS B I O M A S S A

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B I O G A S

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B I O M E TA N O

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Hydrousa traforma i reflui in risorse Su un’isola dell’Arcipelago Toscano

Sarà realizzato un impianto di trattamento di acque fognarie per produrre acqua per irrigazione, biogas per riscaldamento e compost per agricoltura spetto puramente ecologico dell’intervento anche quello sociale, aiutando i detenuti ad acquisire competenze utili per il loro percorso di reinserimento in società. L’impianto sarà composto da un reattore biologico anaerobico uaSB (upflow anaerobic Sludge Blanket) di semplice manutenzione, abbinato ad alcune vasche di fitodepurazione (CW), peraltro già presenti da tempo sull’isola. L'effluente uaSB-CW sarà poi filtrato e trattato con uV per poter essere riutilizzato in agricoltura. il biogas prodotto dall’impianto uaSB sarà invece sottoposto ad upgrade a biometano da impiegare per il riscaldamento del carcere. mentre i fanghi in eccesso sempre provenienti dall'uaSB saranno miscelati con altra biomassa e co-compostati in un innovativo sistema di compostaggio in vaso, con cattura dell'umidità e abbattimento degli odori.

Nell’ambito del programma europeo horizon2020, grazie al progetto hydrousa è stato progettato un sistema di raccolta e depurazione delle acque fognarie per produrre acqua per irrigazione, biogas per riscaldamento e compost per l’agricoltura, allo scopo di creare un modello di business implementabile nel mediterraneo e adattabile alle singole esigenze, ma comunque basato su sistemi circolari in grado di intercettare le potenzialità ancora presenti nelle acque di scarico dei depuratori. infatti, nelle regioni mediterranee, che devono affrontare sfide significative in termini di gestione e conservazione dell’acqua, avendo scarse riserve idriche, il recupero idrico e di prodotti a valore aggiunto è essenziale. a questo scopo, il team del progetto hydrousa ha realizzato e testato ben sei impianti su alcune isole greche, che saranno esportate e applicate in 25 siti insulari e costieri del mediterraneo, tutti caratterizzati da stress idrico. una di queste soluzioni è stata dimensionata per essere costruita sull’isola carcere di Gorgona, nell’arcipelago toscano, peraltro con l’aiuto dei detenuti, che parteciperanno anche alla gestione dell’impianto, così da abbinare all’aHi-Tech Ambiente

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Il digestore sequenziale multifase Meno rifiuti nei reflui agroalimentari

una tecnologia pionieristica, compatta e che rende il trattamento efficiente e conveniente, aumentando la competitività il settore agroalimentare industriale genera enormi quantità di acque reflue, il cui contenuto estremamente elevato di materia organica, ossia CoD (chemical oxygen demand), deve essere trattato per garantire uno scarico sicuro nelle acque di superficie. attualmente, anche i sistemi di trattamento tecnologicamente più avanzati devono far fronte a importanti limitazioni che hanno un impatto sull’industria e sull’ambiente. i ricercatori che lavorano al progetto europeo anaergy hanno sviluppato una macchina compatta e ad alta efficienza per il trattamento di questi reflui. tale struttura risulta particolarmente adatta per le piccole e medie imprese (Pmi), che rappresentano il 99% delle realtà del settore agroalimentare e il cui elevato rapporto rifiuti/prodotto incide molto sulla loro redditività. attualmente, i digestori anaerobici più avanzati eliminano solo il 60-80% circa della materia organica. inoltre, la loro produzione di biogas, che potrebbe essere utilizzata per alimentare il trattamento delle acque reflue, è efficiente solo al 35-50%. L’elevato contenuto di CoD dopo la digestione anaerobica rende necessario il post-trattamento. tuttavia, l’aggiunta di un altro processo accresce l’incertezza del risultato, richiede più spazio in fabbrica per le attrezzature e, ovviamente, costi più elevati per le Pmi. molte di queste aziende non possono permettersi tale investimento, con conseguenti spese e sanzioni.

«La maggior parte degli scarichi inquinati va nei fiumi o agli impianti di trattamento dei reflui urbani, che non sono progettati per questo tipo di acque reflue, 30 volte più inquinate di quelle urbane - afferma Joaquin murria martin, coordinatore del progetto - in questo modo, i depuratori dei reflui urbani sono sovraccarichi e funzionano in modo inefficiente,

Digestore sequenziale multifase

consumando un eccesso di energia e sostanze chimiche. il trattamento dell’acqua al punto di scarico è 25 volte più economico rispetto al trattamento una volta miscelata con il resto delle sostanze inquinanti». allo scopo viene in soccorso anaergy che ha prodotto un digestore sequenziale multifase brevettato, il primo in assoluto a riuHi-Tech Ambiente

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Sistema Puremust

nire in un sistema compatto la digestione anaerobica e aerobica con i fotocatalizzatori. L’impianto è caratterizzato da un controllo automatizzato e da una notevole efficienza globale, che sfrutta le migliori prestazioni in ogni fase del processo sequenziale. in altre parole, il tutto è maggiore della somma delle parti. Fattore chiave del successo è la tecnologia anaerobica a marchio Puremust, un si-

stema specializzato nell’eliminazione dei nitrati sviluppato nell’ambito del progetto anaergy. il prototipo è stato testato in quattro impianti pilota. ha raggiunto il 99,8% di eliminazione del CoD, facilitando lo scarico diretto sul suolo. Eliminando la necessità di un post-trattamento si riducono anche i costi operativi del 60%. La tecnologia anaergy costa 150 000 euro, molto meno

dei digestori convenzionali, e aumenta l’efficienza della produzione di biogas fino al 60 %. La riduzione dei costi di investimento, operativi e di manutenzione, unita all’utilizzo del biogas prodotto per alimentare l’impianto, consente un ritorno sull’investimento entro 12-20 mesi. il consorzio mira alla commercializzazione dell’impianto nel primo trimestre del 2021. indubbiamente, i risul-

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tati di anaergy aumenteranno significativamente la redditività e l’eco-compatibilità delle Pmi dell’industria agroalimentare. Riducendo al minimo lo scarico di sostanze inquinanti nei fiumi e l’eccessivo utilizzo di energia e sostanze chimiche associato al trattamento delle acque reflue urbane, i risultati di anaergy apporteranno anche importanti benefici per l’ambiente.


tecnologia

La produzione sostenibile del litio Metodi alternativi

Processi di estrazione diretta, con solvente o con resine a scambio ionico, o processi a membrana, oltre che l’estrazione dall'acqua di mare che però è ancora in fase sperimentale precipitare la maggior parte degli altri composti presenti in essa. La salamoia concentrata viene filtrata e depurata, eliminando i composti di boro e di magnesio e, successivamente, trattata con soda Solvay (carbonato di sodio), che fa precipitare il carbonato di litio. Questo viene filtrato ed essiccato, ed è il materiale di partenza per ottenere altri sali di litio (come il cloruro). il litio metallico si ottiene per elettrolisi di una miscela di cloruro di litio e cloruro di potassio, allo stato fuso (450-500 °C). il processo convenzionale è lungo e poco efficiente, in quanto riesce a recuperare solo metà del litio presente nella soluzione salina di partenza; richiede condizioni climatiche estreme e, quindi, non consente di sfruttare depositi situati in aree a clima temperato; inoltre, ha sollevato molte critiche dal punto di vista ambientale, sia per l'ingente quantità di sali di scarto (che vengono lasciati in grandi cumuli nel deserto) che per l'alterazione delle falde acquifere causata dall'estrazione di milioni di litri di salamoia. Sono stati pertanto proposti numerosi processi alternativi, che si possono raggruppare in: processi di estrazione diretta (con solvente, con resine a scambio ionico, o altri assorbenti solidi) e processi a membrana. un capitolo a parte è poi l'estrazione del litio dall'acqua di mare, finora ancora nella fase di ricerca.

il litio e i suoi composti stanno diventando molto ricercati a causa soprattutto del suo impiego nelle batterie; si prevede una esplosione della domanda di litio con la prossima diffusione delle auto elettriche. Fortunatamente, i minerali di litio sono abbastanza abbondanti e diffusi sulla crosta terrestre. Per motivi economici, la maggior parte del litio viene oggi ottenuto dalle salamoie, cioè da soluzioni saline concentrate presenti principalmente nei laghi salati, soprattutto in quelli dell'america meridionale: si stima che il solo "Salar de uyuni" in Bolivia contenga 5,4 milioni di tonnellate di litio, sufficienti a coprire l'attuale domanda mondiale per oltre 50 anni. Riserve ancora maggiori si trovano in Cile e minori quantità in australia, argentina e Cina. IL PROCESSO ATTUALE

il processo attuale di estrazione del litio dalle salamoie consiste nell'evaporazione di queste mediante il calore solare, in una serie di successivi bacini a cielo aperto. il processo richiede grandi superfici di terreno e molti mesi di tempo, ma terreno ed energia solare non mancano nelle aree desertiche dei laghi salati sudamericani. i sali di litio sono molto solubili, per cui è possibile mantenere il litio in soluzione anche quando l'evaporazione ha concentrato la salamoia facendo Hi-Tech Ambiente

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miDaC

PROCESSI DI ESTRAZIONE DIRETTA

Come accennato, l'estrazione diretta dei composti di litio dalle salamoie naturali può essere eseguita con diversi metodi: Complessanti in solvente organico. un processo di questo tipo è proposto dalla Solvay, che lo ha sviluppato insieme alla società italiana tenova advanced technologies (gruppo techint). il processo impiega un complessante organofosforico. Dopo eliminazione dei sali di calcio e magnesio, il trattamento col complessante separa selettivamente il litio dagli altri cationi monovalenti; il processo si compie in poche ore, con rese superiori al 90%. La miscela complessante + ioni litio viene estratto con un solvente organico, che successivamente viene rimosso mediante lavaggio con acqua e riciclato nel processo. La soluzione acquosa contenente il litio può essere sottoposta ad elettrolisi, ottenendo idrossido di litio con purezza del 99%; oppure trattata con carbonato di sodio in modo da ottenere il carbonato di litio. il processo è applicabile anche al recupero di litio dai rottami di batterie esauste. La tenova, oltre alla partnership con Solvay, propone un suo processo per il recupero del litio e di altri metalli dalle salamoie naturali. il processo si compone di 5 stadi: rimozione degli elementi del gruppo delle terre rare, mediante membrane; precipitazione di calcio e magnesio; estrazione del litio mediante complessante in solvente organico; eliminazione e recupero del solvente; produzione di idrossido di litio mediante elettrolisi e sua purificazione mediante cristallizzazione ed essiccamento. Resine a scambio ionico. un metodo di estrazione teoricamente molto diretto si basa sulle resine scambiatrici di ioni, che sono spesso utilizzate nel recupero di metalli preziosi. il problema è mettere a punto resine che siano

La produzione integrata di batterie al litio Nasce il primo impianto di questo tipo in italia finanziato nell’ambito di un progetto di interesse comune europeo

Nell'Europa attraversata dalla pandemia c'è un'industria che continua a investire e crescere: quella delle batterie agli ioni di litio. Favorendo la transizione dai combustibili fossili verso un'energia più pulita, questa filiera risponde pienamente all’ambizioso obiettivo europeo del Green Deal, che mira alla neutralità climatica nel 2050. Per sostenere questo settore strategico, la Commissione Europea ha dato il via libera alla seconda tranche di finanziamenti per importanti Progetti di Comune interesse Europeo (iPCEi) sulle batterie di nuova generazione (2,9 miliardi di euro), attribuiti dopo attenta selezione a 42 aziende europee del settore. una di queste è midac Batteries,

che ha ottenuto il via libera per lo sviluppo di tre progetti innovativi relativi alla produzione, al riutilizzo e alla gestione sostenibile del fine vita delle batterie al litio. Questi progetti permetteranno all’azienda di realizzare il primo impianto di produzione batterie litio integrato in italia e quindi di produrre le proprie batterie al litio con il riutilizzo delle materie prime derivanti dal riciclo delle batterie esauste, conformemente ai principi della circolar economy. in particolare, il primo progetto riguarda il processo di selezione e recupero delle batterie a fine vita, che consente di inviare quelle non riutilizzabili a un impianto di riciclo con una capacità pari a 30.000 ton/anno e di utilizza-

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re quelle ancora funzionanti in applicazioni less demanding. in questo modo le batterie possono vivere una seconda vita, riducendo l’impatto ambientale e aumentando le percentuali dei materiali recuperati dal 60% a oltre il 90%. Le attività di riciclo e riuso saranno sviluppate in collaborazione con aziende partner, tra le quali Enel X. il secondo progetto riguarda lo sviluppo di un nuovo impianto di produzione delle celle basata sulla tecnologia di terza e quarta generazione, che consentono ricariche più rapide, autonomia e sicurezza maggiori. Queste saranno poi destinate al nuovo reparto di assemblaggio batterie. il terzo progetto è relativo allo sviluppo dell’elettronica di gestione delle batterie, che, grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale, permetterà di allungarne la vita. Le batterie saranno dotate anche di sistemi iot per facilitarne l’uso da parte degli utilizzatori. il piano di realizzazione del nuovo impianto, della durata complessiva di 7 anni, rappresenta un’irripetibile occasione per l’azienda e per l’intero comparto italiano ed europeo per ricavarsi un ruolo da protagonista nel settore della tecnologia di accumulo agli ioni di litio, e per sviluppare, anche in Europa, l’intera filiera tecnologica che ruota attorno a questa tecnologia così strategica.


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La produzione sostenibile del litio selettive per gli ioni litio, anche in presenza di elevate concentrazioni di altri cationi come calcio, magnesio e sodio, e che riescano a catturare il litio anche in condizioni di flusso elevato. La resina sviluppata dalla società californiana Lilac Solutions sembra rispondere a questi requisiti: è stata provata in impianto pilota con concentrazioni di Li+ intorno a 100 mg/lt e con flussi di 1.000 lt/ora. La resina satura di litio viene facilmente rigenerata con acido cloridrico, ottenendo una soluzione di cloruro di litio ad alta purezza, dalla quale si possono facilmente ottenere gli altri composti del litio, come idrossido e carbonato. altri assorbenti solidi un meccanismo analogo a quello delle resine scambiatrici è alla base del processo LiStR, sviluppato dalla società canadese Standard Lithium, in collaborazione con la multinazionale tedesca Lanxess. Questo processo utilizza un assorbente ceramico solido e viene proposto in abbinamento alla produzione dei composti di bromo dalla salamoia; in questo modo ci si avvantaggia della temperatura di 70 °C, alla quale la salamoia viene riscaldata per ricavare i compositi di bromo. La salamoia proveniente dal recupero del bromo viene sottoposta ad aggiustamento del ph e filtrata; alla soluzione viene aggiunto l'assorbente ceramico, che do-

UNA NUOVA BATTERIA AL LITIO ASSICURA LUNGA DURATA Le batterie al litio sono attualmente il miglior serbatoio di energia per le auto elettriche. tuttavia le attuali batterie perdono lo 0,1% della loro capacità ogni volta che vengono caricate, per cui dopo 1.000 cicli di carica/scarica devono essere sostituite; e questo comporta un notevole aggravio di costo, che attualmente frena la diffusione delle auto elettriche: una batteria ideale per auto dovrebbe poter essere utilizzata per almeno 10.000 cicli

LITIO DALL’ACQUA DI MARE Complessivamente gli oceani contengono circa 180 miliardi di tonnellate di litio, che però si trova in forma molto diluita (circa 0,2 mg/litro). Questa elevata diluizione esclude la possibilità di processi evaporativi; ma una recente ricerca della californiana Stanford university sta mettendo a punto un processo di estrazione elettrochimica, che riuscirebbe ad essere selettivo nei confronti del sodio (che nell'acqua di mare è 100.000 volte più abbondante del litio). L'esclusione del sodio è stata ottenuta rivestendo gli elettrodi con po un opportuno tempo di contatto viene separato per filtrazione e trattato con acido cloridrico per ottenere una soluzione di cloruro di litio. il processo è già operativo su scala pilota, con una produ-

Per superare questo problema, il noto costruttore di auto elettriche tesla motors ha stipulato un accordo quinquennale con un gruppo di ricerca della canadese Dalhousie university. Questo team studia da tempo le reazioni che avvengono dentro le batterie, e in particolare le reazioni tra i materiali degli elettrodi e l’elettrolita, che provocano il deterioramento delle batterie nel tempo. Secondo le ultime ricerche, è possibile realizzare batterie capaci di garantire una autonomia di milioni di chilometri; in particolare, utilizzando un catodo costituito da un monocristallo di ossido di litio, nichel, manganese e cobalto è stato

biossido di titanio, che ha una struttura cristallina che consente il passaggio degli ioni litio, ma blocca gli ioni sodio, che sono più grossi. inoltre, si sfrutta la maggiore velocità di spostamento degli ioni litio: alternando le tensioni applicate agli elettrodi in cicli della durata di pochi minuti, gli ioni

litio raggiungono gli elettrodi prima degli ioni sodio. ad oggi il processo non riesce a competere economicamente con l'estrazione delle salamoie naturali, ma potrebbe essere utile per sfruttare più a fondo le stesse salamoie o per recuperare il litio dalle batterie esauste.

zione di 150 ton/anno di carbonato di litio.

citiamo la tecnologia LitaS (Lithium ion transport and Separation), risultante dalla cooperazione tra l'università del texas e il Centro Ricerche australiano CSiRo. Questa tecnologia impiega speciali membrane a matrice mista, costituite da un reticolo di composti metallorganici (moF) basate su nanocristalli di ossido di zirconio, tenuti insieme da PEt o altri polimeri. Le membrane sono realizzate in forma di film ultrasottili secondo una tecnologia della statunitense Energy Exploration technologies. il film viene avvolto su se stesso in modo da creare i moduli di separazione; ne occorrono migliaia per realizzare un impianto su scala commerciale. Si prevede la costruzione di un impianto pilota all'inizio del prossimo anno.

PROCESSI A MEMBRANA

Come esempio di questi processi

possibile raggiungere 4.000 cicli di carica/scarica, cioè 4 volte la durata delle batterie normali. Questo è già un buon risultato, ma l'obiettivo degli studi è arrivare a batterie di durata praticamente illimitata. un altro passo avanti verso l’aumento della durata delle batterie al litio potrebbe venire dalle ricerche dell’istituto Coreano di

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Scienza e tecnologia (KiSt), che lavora sulla struttura dell’anodo. invece dei consueti anodi di grafite, i ricercatori coreani propongono un anodo di composito siliciocarbonio, ottenuto miscelando amido e silicio, e scaldando il tutto ad alta temperatura. il nuovo materiale ha mostrato una capacità di stoccaggio dell’energia elettrica 4 volte superiore rispetto alla grafite, mantenendo questa capacità per oltre 500 cicli di carica/scarica. La spiegazione sta nell’effetto di contenimento che gli atomi di carbonio hanno rispetto alle catene di silicio, impedendo che queste aumentino di volume e rendendo così stabile la struttura.


GREEN ECONOMY La sostenibilità come punto di forza Assessment 4Sustainability 2021

Dai risultati di una ricerca tesa a valutare l’approccio aziendale alla sostenibilità, il Consorzio CPF ha elaborato progetti per incentivare un modus operandi sempre più green Come gestiscono gli associati al Consorzio Promozione Filati (CPF) il tema della sostenibilità? Quali le buone pratiche adottate per la riduzione dell’impatto ambientale, la tracciabilità dei prodotti e la transizione ad un’economia circolare? Per avere una panoramica dello status dei propri consorziati, CPF ha affidato a una società di consulenza specializzata la realizzazione dell’assessment 4Sustainability 2021, strumento che consente ad ogni azienda di definire la propria roadmap di implementazione. La valutazione, che ha preso in considerazione 6 parametri emblematici (materials, trace, recycle, people, chem e planet), ha portato a risultati incoraggianti: la maggior parte degli associati risulta infatti aver strutturato procedure per monitorare la qualità della materia prima e il prodotto finito, anche in relazione alla compliance chimica; aver ottenuto certificazioni di prodotto, con l’obiettivo di sostituire le materie prime con alternative sostenibili a minor impatto ambientale e sociale; aver attuato procedure interne per la gestione delle informazioni di tracciabilità della propria produzione.

IL PANEL E I RISULTATI PIU’ RAPPRESENTATIVI

ad aver risposto all’a4S 2021 è stato un numero rappresentativo delle diverse tipologie di aziende associate a CPF, di cui il 57% ha un responsabile sostenibilità e il 74% ha ricevuto un audit sulla

sostenibilità. L’analisi delle risposte ha portato a concludere che in termini di “materials”, ossia la capacità di implementare una strategia volta alla sostituzione delle materie prime con alternative più sostenibili, fino alla misurazione e alla riduzione dell’impatto ambientale di pro-

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dotto con metodologia LCa-Life Cycle assessment, per più del 50% del campione il monitoraggio della qualità della materia prima acquistata e/o del prodotto finito avviene su richiesta del cliente, o attraverso un piano di controlli autonomo e preventivo. Per il 78%, inoltre, lo sviluppo di strategie di sostituzione delle materie prime con alternative “a minor impatto” socio-ambientale è frutto dell’ottenimento di certificazioni come GotS, GRS, FSC, molto richieste dal mercato. Per l’iniziativa “trace”, invece, vale a dire il governo delle informazioni di tracciabilità dei prodotti e delle condizioni con cui sono realizzati lungo la filiera tramite la creazione di un vendor rating di sostenibilità basato sulla valutazione di requisiti sociali e ambientali, lo studio ha rilevato che il 48% delle aziende è in grado di assicurare la tracciabilità di tutti i lotti dei materiali ricevuti dai fornitori diretti e delle lavorazioni esterne utilizzate. Sono invece allo studio attività di monitoraggio della filiera in termini di performance di sostenibilità. Riguardo al passaggio a un moContinua a pag. 26


Una mobilità sempre più sostenibile Oldrati Group

alleggerire il peso di un veicolo, sostituendo le componenti di metallo con componenti in polimeri, permette di ridurre notevolmente le emissioni di Co2 il tema dell’impatto ambientale è ormai da anni al centro del dibattito internazionale. a livello globale, il confronto si articola su diversi argomenti e livelli e quello che emerge più frequentemente è sicuramente quello della mobilità. L’obiettivo principale, al quale lavorano le aziende coinvolte direttamente o indirettamente nel settore automotive, è quello di trovare soluzioni che possano contribuire allo sviluppo di una mobilità vantaggiosa e sostenibile sia per l’ambiente sia per le persone. oldrati Group, produttore di manufatti in gomma, plastica e silicone, è impegnato già da diversi anni nella progettazione e realizzazione di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate a supporto delle aziende automobilistiche che sono coinvolte, in prima linea, nel processo di sviluppo di una mobilità sempre più sostenibile. a questo si somma anche un apContinua da pag. 25

La sostenibilità come punto di forza dello di economia circolare (Recycle), ad oggi il 70% delle imprese gestisce e smaltisce i rifiuti in modo virtuoso, senza però intraprendere azioni volte alla limitazione dell'impatto derivante. Da sviluppare sono invece le procedure per la corretta gestione e riduzione della plastica. <<Questo assessment – spiega

proccio aziendale all’eco-sostenibilità che il Gruppo vive anche internamente: basti pensare che, nel 2019, l’efficienza energetica è migliorata del 6% rispetto all’anno precedente e che, per 1 tonnellata di polimeri prodotti, il Gruppo è riuscito a ridurre le emissioni di Co2 di 325 kg rispetto al 2018. il gruppo è costantemente al lavoro per arricchire il patrimonio di competenze ed esperienze produttive nei polimeri high-tech ad alta precisione, e una delle principali expertise riguarda sicuramente il metal re-

placement: una soluzione green di fondamentale importanza per lo sviluppo di una mobilità sempre più eco-sostenibile. Nel settore automotive, questo significa andare a sostituire le componenti pesanti di metallo con componenti in polimeri. il beneficio è evidente, riducendo il peso del veicolo (ma garantendo i livelli prestazionali), si riduce la quantità di energia necessaria per la mobilità e quindi si riduce anche la quantità di Co2 emessa. alleggerire il peso dell’automobile è un must have per le case automo-

bilistiche che intendono raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica e rispettare maggiormente l’ambiente. anche a livello di approccio al consumo, gli utenti finali sono sempre più attenti a cosa acquistano e a “come è stato fatto”. un recente studio ha infatti evidenziato come il 79% degli italiani (la media europea è del 67%) quando compra un prodotto tiene conto anche del potenziale impatto sul clima. <<investiamo costantemente in risorse e processi - dichiara manuel oldrati, CEo del Gruppo oldrati con l’obiettivo di strutturare un’economia circolare della gomma e migliorare il life cycle assessment dei prodotti. minimizzando scarti ed emissioni di Co2 vogliamo porre l’attenzione non solo sulla prevenzione delle esternalità ambientali negative ma anche sulla realizzazione di nuovo valore sociale e territoriale>>.

Federico Gualtieri, presidente di CPF – nasce da una doppia volontà: da un lato avere una visione chiara di come le nostre aziende operino in materia di sostenibilità nella pratica quotidiana, e dall’altro il desiderio di fornire un supporto concreto per migliorare il loro operato in ottica sostenibile. L’analisi dei dati ci ha portato a progettare un triplice intervento, ricordando che il nostro obiettivo rimane quello di portare alla luce opportunità di sviluppo, offrendo

soluzioni perché ciò possa avvenire correttamente>>. Le soluzioni individuate sono: l’adozione di una Carta dei Valori comune alle imprese consorziate, la definizione delle linee guida per l’identificazione in ogni azienda di un sustainability manager e la sua formazione attraverso corsi mirati, che coinvolgano però anche le divisioni marketing e commerciale, così da permettere lo sviluppo di una strategia di vendita che faccia della sostenibilità un punto di forza.

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Combattere il cambiamento climatico e aumentare l'efficienza energetica sono due obiettivi centrali nella strategia aziendale della business unit motion di aBB, che produce motori e azionamenti. il suo impegno per la sostenibilità comprende anche la riduzione dell'impatto ambientale delle proprie attività operative. in particolare, motion ha ridotto i consumi energetici e aumentato l'utilizzo di energia rinnovabile. E tutto cià anche grazie all'iniziativa "Elettricità Verde" per promuovere l'uso di energia rinnovabile pres-

oBiEttiVi Di SoStENiBiLita’

Più l'elettricità verde per Motion di ABB so i propri impianti, uffici e fabbriche. ad oggi il 38% dell'elettricità acquistata provenie da fonti rinnovabili. Nel 2018 solo l'8% dell'elettricità acquistata era verde. in ragione di ciò sono stati acquistati certificati energetici EaC

(Energy attribute Certificate) al fine di ottenere un effetto immediato sulla riduzione delle emissioni di Co2, in attesa di finalizzare un piano strategico di misure a lungo termine, come investimenti in efficienza energetica e generazione di energia rinnovabi-

SuPPLy ChaiN

Il programma “Zero Waste World” di Chep Chep, specializzato in soluzioni per la supply chain, ha messo a punto un interessante programma, inizialmente lanciato in Nord america, chiamato “zero Waste World” e che prevede una collabo-

razione operativa che riunisce i principali retailer e produttori leader del settore per creare supply chain più intelligenti e più sostenibili. L’iniziativa si concentra su tre aree principali: l’eliminazione dei

rifiuti fisici, dall’imballaggio monouso ai prodotti invendibili; l’eliminazione dei chilometri a vuoto, mediante iniziative di collaborazione, dall’ottimizzazione del riempimento del carico a soluzioni

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le in loco. tanti gli interventi fatti fino ad oggi nelle varie sedi nel mondo, che hanno portato a ridurre le emissioni globali di gas serra del 49% rispetto al 2013, raggiungendo così l'obiettivo di sostenibilità del Gruppo per il 2020. in italia, tutte le sedi aBB utilizzano il 100% di elettricità da fonti rinnovabili già dal 2016. Ciò, unito all’aumentata consapevolezza di tutti i dipendenti e agli investimenti in efficienza energetica, ha contribuito a ridurre le emissioni di gas serra di motion italia del 58% rispetto al 2013.

di trasporto collaborativo; l’eliminazione delle inefficienze, dalla visibilità nella supply chain e analisi avanzate fino all’ottimizzazione e all’automazione del processo. Grazie alle dimensioni della rete l’iniziativa riesce ad aiutare le aziende a risparmiare tempo, denaro e risorse. in Europa, le soluzioni di trasporto collaborativo hanno già aiutato oltre 200 clienti a risparmiare 6,6 milioni di km a vuoto, a prevenire l’emissione di 6.500 ton di Co2 e a risparmiare 8,7 milioni di euro.


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LE AZIENDE CITATE ABB Spa tel 02.24141 E-mail eliana.baruffi@it.abb.com

Enea Centro Ricerche Portici tel 081.77232272 E-mail marco.tammaro@enea.it

MossTree project tel +49.33763.222144 E-mail info@mygcs.de

Althesys tel 392.5711671 E-mail press@toputility.it

ERP tel 02.92147479 E-mail italy@erp-recycling.org

Oldrati Group tel 035 9160111 E-mail oldrati@oldrati.com

ANAERGY project tel +34.976.483532 E-mail info@ingeobras.com

Eurostat tel +352.430133408 E-mail eurostat-pressoffice@ec.europa.eu

PlasTiPremia tel 010.558113 E-mail amiugenova@plastipremia.it

Consorzio Promozione Filati tel 0574.4551 E-mail uip@confindustria.prato.it

HYDROUSA project tel 0586.242836 E-mail c.palermo@asa.livorno.it

Standard Lithium Ltd tel +1.604.2592963 E-mail info@standardlithium.com

Corepla tel 02.76054297 E-mail comunicazione@corepla.it

Junker tel 338.8226104 E-mail ufficiostampa@junkerapp.it

Tenova Spa tel 02.43841 E-mail tenova@tenova.com

Dalhousie University tel +1.902.4942991 E-mail jeff.dahn@dal.ca

Midac Spa tel 045.6132132 E-mail midac@midacbatteries.com

WATERMAX project tel 051.0073343 E-mail f.tosato@watermax.it

Diamatex Srl tel 3470815003 E-mail diamatexsrl@gmail.com

MIDES project tel +34.917.574505 E-mail aqualia@innovation.es

Zero Waste World tel +44.7989.421473 E-mail zerowasteworld@brambles.com

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