Hi-Tech Ambiente n.5 - Maggio 2020

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AMBIENTE

MENSILE - TECNOLOGIE AMBIENTALI PER L’INDUSTRIA E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE -

ANNO XXXI MAGGIO 2020

N5



SOMMARIO 4

PANORAMA

GREEN ECONOMY

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Anche la plastica è carbon neutral Le emissioni di CO2 del packaging vengono compensate sostenendo progetti come riforestazioni o produzione di energia da fonti rinnovabili

APPROFONDIMENTI

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La classificazione dei rifiuti Un utile strumento di orientamento che analizza la normativa di riferimento e propone un approccio metodologico, comprensivo di schemi procedurali

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Zeiss: meno plastica e anidride carbonica

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Le affissioni anti smog in città

DEPURAZIONE Il grafene biodepura

I maxi-pannelli adv realizzati con un innovativo tessuto in grado di ridurre sensibilmente l'inquinamento dell’aria circostante

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Messo a punto un nuovo composito che rende più efficaci i filtri per rimuovere principi attivi di farmaci, cosmetici o detergenti nei reflui

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ENTERPRISE EUROPE NETWORK

Un’eco-tecnologia per abbattere il selenio 12 Sviluppato un prodotto vegetale innocuo, il Polyren 1525, a struttura ramificata, che agisce come coagulante primario

COUPON DI ABBONAMENTO Desidero abbonarmi ad Hi-Tech Ambiente per un anno (10 numeri, di cui 5 cartacei + 5 on-line su piattaforma ISSUU e portale HTA), al prezzo di 65 euro per l’Italia

RIFIUTI

e 120 euro per l’estero, compreso l’abbonamento via e-mail alla newsletter

Il piano di emergenza contro l’incendio dei rifiuti 16 Gli obblighi previsti per contrastare i possibili fenomeni di combustione presso gli impianti di stoccaggio e trattamento

Ragione Sociale Cognome e Nome Via

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ENERGIA

Città Tel.

CAP Prov.

E-Mail

MACCHINE & STRUMENTAZIONI

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I compressori oil free CompAir Una gamma per tutte le necessità, per generare aria compressa totalmente priva di olio in modo affidabile, continuo e monitorato

GLI INDIRIZZI DELLE AZIENDE CITATE SONO A PAG. 27

Abbiamo provveduto al pagamento con bonifico bancario: ❐ IBAN ( IT98U0637014000000010009731 Cassa di Risparmio di Volterra ) ❐ Allego fotocopia del versamento sul c/c postale n° 12989562 intestato a Pubblindustria Srl - Via Chiassatello, 100 - 56121 PISA Ritagliare e spedire a PUBBLINDUSTRIA Srl - Servizio Abbonamenti - Via Chiassatello, 100 - 56121 Pisa Tel. 050.49490 - Fax 050.6069800 - E-Mail: segreteriapi@pubblindustria.com o inviare per fax insieme alla ricevuta di versamento (se pagamento tramite c/c postale). Assita, Associazione Italiana Tecnologie Ambientali senza fini di lucro, ha lo scopo di promuovere l’innovazione delle tecnologie ambientali onde contribuire ad uno sviluppo sostenibile. HI-TECH AMBIENTE è l’organo di stampa dell’Associazione destinato alla diffusione delle informazioni di tecnologia ambientale sia ai soci Assita, sia agli ambienti produttivi e della Pubblica Amministrazione.

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panorama EffEtto Covid

La differenziata del vetro crolla

Se il ciclo del riciclo del vetro in italia non si è ancora bloccato è merito sia dei cittadini che, nonostante la quarantena, non abbandonano le buone pratiche quotidiane, sia dei lavoratori che gestiscono il servizio di raccolta dei rifiuti urbani e di

quelli che ne assicurano il successivo recupero e riciclo, nella produzione di nuovi imballaggi in vetro. Nel corso di questo periodo di emergenza sanitaria, la quantità di materiale raccolto nelle città italiane si è ridotta del 20% circa. Meno

della metà rispetto a quanto preventivabile, in seguito alla chiusura forzata di bar, ristoranti e hotel. Secondo le stime CoReve, infatti, il 4045% del totale dei rifiuti di imballaggio in vetro prodotti e raccolti proviene, in condizioni normali, da

PRoGEtto PULviRUS

Il legame fra smog e Covid-19 offrire a istituzioni e cittadini informazioni, risposte e indicazioni, sulla base di dati scientifici, competenze ed esperienze in tema di inquinamento atmosferico e Covid-19. Nasce con questi obiettivi l’alleanza scientifica fra Enea, istituto Superiore di Sanità (iSS) e Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA, composto da iSPRA e dalle Agenzie Regionali del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), di recente annunciata con l’avvio di un progetto di ricerca congiunto denominato Pulvirus. Si tratta di un’iniziativa di respiro nazionale per Hi-Tech Ambiente

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questo circuito. Quindi, si poteva temere una riduzione della disponibilità di rottame di vetro, destinato agli impianti di trattamento, di proporzioni simili. Così non è stato, per ora. Probabilmente, perché il distanziamento sociale ha determinato un incremento nel consumo domestico di imballaggi che, alla fine, ha in parte compensato presso le famiglie il calo dovuto alla chiusura delle attività ricettive. Anche se, per vedere gli effetti compiuti dell’emergenza sanitaria in corso e della chiusura delle attività non essenziali, si ritiene di dover aspettare almeno la fine di aprile. <<Guai ad allentare l’attenzione sulla qualità della raccolta differenziata – commenta Gianni Scotti, presidente di CoReve – requisito fondamentale per l’effettivo avvio a riciclo dei rifiuti raccolti, soprattutto in un momento nel quale le vetrerie italiane stanno marciando ancora su buoni livelli, mentre i quantitativi di materiale differenziato calano in modo sensibile. oggi la contrazione sembra essere del 20% ma, alla lunga potrebbe essere del 30% o più. Non sprecare quanto raccolto, per la presenza di inquinanti, è dunque cruciale. Anche ai tempi del Coronavirus va infatti garantita la sostenibilità del sistema produttivo italiano, scongiurando la paralisi di un settore trainante l’economia circolare del Paese per mancanza di materiale di qualità adeguata alle esigenze delle vetrerie>>.

mettere insieme la rilevante quantità di dati, competenze ed esperienze in corso di cui dispongono le tre istituzioni, e di verificare gli strumenti che la comunità scientifica si è data per supportare le policy ambientali e sanitarie. in particolare, il progetto vuole approfondire: il discusso legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia, le interazioni fisico-chimiche-biologiche fra polveri sottili e virus, gli effetti del lockdown sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra. il progetto utilizzerà per lo studio di interazione fra particolato atmosferico e virus sia analisi “in silico”, ossia la riproduzione dell’interazione fra virus e particolato atmosferico mediante la simulazione matematica al computer, sia un modello biologico rappresentativo delle caratteristiche di Sars-Cov-2.


LP ALtERNAtivi

Il revival del vinile ma “eco”

i dischi in vinile stanno tornando in auge, conquistando sempre più quote di mercato. Non più considerati solo come oggetti romantici, ricercati e da intenditori, sono sempre più apprezzati dal grande pubblico, che gli ha letteralmente riscoperti. Ma se il mondo discografico si è prontamente adattato alle nuove

richieste, proponendo LP con accattivanti copertine e spesso con booklet interni, stesso non si può dire per le modalità di produzione. Nulla è infatti cambiato rispetto al passato, stessi macchinari e medesimi materiali: PvC (cloruro di polivinile), ossia un polimero plastico ottenuto dal petrolio, che viene sciolto con l’aggiunta di additivi e pressato per assumere la classica forma “disco”. tuttavia, i modi per produrre LP più ecologici ci sono, o meglio sono in via di sperimentazione. Uno arriva dai Paesi Bassi e si chiama Green vinyl Records, un raggruppamento di otto aziende olandesi che stanno sviluppando un processo produttivo basato sulla tecnica di stampaggio a iniezione al posto di quella a pressatura e sull’utilizzo di nuovi ma-

teriali green, e il tutto con un risparmio energetico di oltre il 70% e in tempi più rapidi. il Canada, invece, la viryl technologies ha progettato e prodotto una macchina altamente innovativa per la stampa dei dischi, che comprende sensori, materiali d’avanguardia e metodologie di funzionamento al passo con i tempi. Al momento si tratta di progetti

da perfezionare, soprattutto dal punto di vista acustico, poiché ad oggi l’ecovinile non raggiunge ancora i livelli dei dischi realizzati con le tecniche tradizionali. La scommessa per il futuro è quindi quella di raggiungere un livello qualitativo tale da spingere gli appassionati ad abbracciare una nuova frontiera ecosostenibile della musica.

Italia prima in UE per riuso di materiali Secondo le ultime stime Eurostat, nel periodo 20102017 l’italia ha fatto registrare un incremento del 6% nel recupero e riutilizzo dei materiali per la produzione di nuovi beni, ponendosi in pole position davanti a da Lettonia, Belgio, Austria e Paesi Bassi (+5% ciascuno). fanalini di coda, invece, ossia Paesi che hanno fatto registrare il calo mag-

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giore di riciclo sono stati Lussemburgo (-15%) e finlandia (11%).


approfondimenti

La classificazione dei rifiuti Linee guida SNPA

Un utile strumento di orientamento che analizza la normativa di riferimento e propone un approccio metodologico, comprensivo di schemi procedurali il Gruppo di Lavoro n.15 "Classificazione e campionamento dei rifiuti" del Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNPA) ha recentemente pubblicato le "Linee Guida per la classificazione dei rifiuti". il documento, composto da 4 capitoli e 4 appendici, oltre ad analizzare il quadro normativo di riferimento, propone un approccio metodologico per la classificazione dei rifiuti, comprensivo di schemi procedurali utili ai fini dell'attribuzione del codice e per la valutazione della pericolosità; ciò al fine di omogeneizzare e uniformare la procedura di classificazione sul territorio nazionale, offrendo uno strumento di orientamento sia alle autorità pubbliche che alle imprese (ad es. per il rilascio delle autorizzazioni). Si tratta di un argomento molto complesso, con una intricata casistica che rinvia a diverse fonti legislative. L'esposizione che segue è quindi da considerare un riassunto dei punti principali, che non copre tutti i diversi casi, sottocasi ed eccezioni. LE CARATTERISTICHE DI PERICOLO E VALORI LIMITE

La classificazione di un rifiuto si basa in primo luogo sull'individuazione del processo produttivo che lo ha generato. L'attribuzione delle caratteristiche di pericolosità viene quindi espletata mediante le opportune verifiche, da effettuarsi secondo i criteri e sulla base dei valori limite specificati dall'All. iii alla direttiva 2008/98/CE (così come sostituito dall'Allegato al Regolamento

2014/1357/UE e dall'Allegato al Regolamento 2017/997/UE). inoltre, l'All. iii alla direttiva 2008/98/CE prevede, per le caratteristiche HP4 (irritante), HP6 (tossicità acuta), HP8 (corrosivo) e HP14, l'applicazione di specifici valori soglia (cut-off values), da intendersi come valori di concentrazione al di sotto dei quali le sostanze non devono essere prese in considerazione ai fini della classificazione dei rifiuti. i valori soglia sono diversificati secondo le frasi di rischio (H) che caratterizzano i materiali presenti nei rifiuti e secondo le relative concentrazioni. Ad esempio, un rifiuto sarà classificato HP6 se sono presenti: concentrazioni >0,1% di sostanza con frasi di rischio H300, H301, H310 e H311, H330 e H331; concentrazioni >1% di sostanze con frasi di rischio H302, H312, H332. in ogni caso, poichè una caratteristica di pericolo può essere valutata sia attraverso l'applicazione del metodo convenzionale che at-

traverso un metodo di prova, qualora siano adottate entrambe le procedure prevale sempre il risultato del metodo di prova. PROCEDURA DI VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’

La classificazione di un rifiuto può essere effettuata con un approccio a più stadi. fase 1 La prima operazione consiste nel verificare se sia effettivamente applicabile la normativa sui rifiuti o se si debbano applicare altre normative specifiche. L'art. 185 del d.Lgs n.152/2006 esclude infatti dall'applicazione della disciplina dei rifiuti: - le emissioni costituite da effluenti gassosi emessi nell'atmosfera e la Co2 catturata e trasportata ai fini dello stoccaggio geologico - il terreno (in situ), inclusi il suolo contaminato non scavato e gli edifici collegati permanentemente al terreno - il suolo non contaminato e altro

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materiale allo stato naturale escavato nel corso di attività di costruzione, ove sia certo che esso verrà riutilizzato nello stesso sito - i rifiuti radioattivi e i materiali esplosivi in disuso - le materie fecali, nonchè altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati in agricoltura, in selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa. Sono inoltre esclusi dall'ambito di applicazione della parte iv del d.Lgs n.152/2006: - le acque di scarico - i sottoprodotti di origine animale, compresi i prodotti trasformati, contemplati dal Regolamento n.1774/2002/CE, eccetto quelli destinati a incenerimento, smaltimento in discarica o utilizzo in un impianto di produzione di biogas o compostaggio - le carcasse di animali morti per cause diverse dalla macellazione, compresi gli animali abbattuti per eradicare epizoozie, e smaltite in conformità del Reg. 1774/2002/ CE - i rifiuti risultanti dalla prospezione, estrazione, trattamento, ammasso di risorse minerali o sfruttamento di cave, di cui al d.Lgs 30 n.117/2008 - i sedimenti spostati all'interno di acque superficiali ai fini della gestione di acque e corsi d'acqua o della prevenzione di inondazioni o riduzione degli effetti di inondazioni o siccità o ripristino dei suoli, se è provato che i sedimenti non sono pericolosi. disposizioni particolari si applicano ai cosiddetti "sottoprodotti" Continua a pag. 8



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La classificazione dei rifiuti e alle terre e rocce da scavo; lo stesso vale per i materiali esplosivi (quali armi, munizioni, ecc.), disciplinati dal testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (Regio decreto n.773/1931). il d.Lgs n.152/2006 e, in generale, la normativa sui rifiuti si applicano, tuttavia, a diverse altre tipologie di materiali che possono avere caratteristiche di esplosività (ad es. air bag, gas in contenitori a pressione, reagenti di laboratorio, ecc.), nonchè ai materiali esplosivi che, perdendo le loro specifiche caratteristiche, escono dal campo di applicazione del tULPS (ad es. le munizioni private di esplosività a seguito di innesco). fase 2 La seconda fase della procedura di classificazione consiste nell'individuazione, all'interno dell'Elenco europeo, del pertinente codice da attribuire al rifiuto. La procedura di individuazione porta a una delle tre seguenti fattispecie: - il rifiuto è individuato esclusivamente da un codice non pericoloso, ossia da un codice non asteriscato dell'elenco europeo, non accompagnato ad una corrispondente voce specchio pericolosa. in tal caso, al rifiuto viene assegnata una voce ANH (Absolute Non Hazardous) ed è classificato come non pericoloso e non occorrono ulteriori valutazioni - il rifiuto è individuato esclusivamente da un codice pericoloso, ossia da un codice asteriscato (*) dell'elenco europeo, non accompagnato da una corrispondente voce specchio non pericolosa. in questo caso al rifiuto è assegnata una voce AH (Absolute Hazardous,), ed è classificato come pericoloso, senza che occorrano ulteriori valutazioni. tuttavia, sarà necessario procedere con le fasi successive al fine di determinare quali siano le caratteristiche di pericolo presentate dal rifiuto in questione, allo scopo di attribuire la corretta etichettatura (art 19 direttiva Quadro Rifiuti) - il rifiuto è individuato da “voci a specchio”, ossia da due o più voci tra loro correlate, di cui almeno una pericolosa ed almeno una non pericolosa. in questo caso può essere classificato come pericoloso o non pericoloso in

funzione della sussistenza o meno di una o più caratteristiche di pericolo, e occorrerà procedere a una valutazione più approfondita ai fini della classificazione (fase 3).
Nel caso in cui l'attribuzione della pericolosità sia legata alla presenza di una o più specifiche sostanze pericolose ben identificate, l'individuazione della pericolosità sarà connessa alla ricerca e alla determinazione del contenuto percentuale di tali sostanze. Nel caso, invece, di riferimento generico al contenuto di sostanze pericolose, la classificazione del rifiuto sarà vincolata alla ricerca e alla determinazione del contenuto di tutte le possibili sostanze pericolose che potrebbero ragionevolmente essere presenti nel rifiuto stesso. fase 3 i rifiuti identificati da voci specchio devono essere sottoposti a ulteriori valutazioni per conoscerne la composizione. Questa conoscenza può essere ottenuta attraverso diversi metodi, applicando uno schema procedurale basato su: conoscenza del processo o dell'attività di origine; utilizzo delle informazioni contenute nei

documenti di accompagnamento del prodotto divenuto rifiuto (ad esempio, schede di sicurezza); ricorso a banche dati; effettuazione di analisi chimico-fisiche. va rilevato che l'analisi chimica consente talvolta di identificare solo i singoli elementi (come i metalli) o specie chimiche (ad es. gli anioni) e non lo specifico composto presente in un rifiuto. in questi casi, il detentore del rifiuto dovrebbe procedere a individuare le tipologie di composti presenti sulla base, ad esempio, delle specie anioniche e cationiche individuate e/o attraverso l'esame del processo produttivo o dell'attività da cui si origina il rifiuto. Nel caso in cui anche a seguito di tali indagini non sia possibile risalire alle tipologie di composti formati dalle specie contenute nel rifiuto (ad es. in che forma è presente un metallo, ecc.) si dovrebbe procedere alla classificazione di quest'ultimo assumendo che le singole specie si trovino nella forma caratterizzata da maggiore pericolosità, attraverso una valutazione che tenga conto delle proprietà chimico-fisiche del rifiuto

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e/o del relativo ciclo produttivo di origine. in ogni caso, non sussiste obbligo per il detentore di verificare l'assenza di qualsiasi sostanza pericolosa nel rifiuto in esame: egli può limitarsi a valutare quali sostanze possano ragionevolmente trovarsi nel rifiuto stesso, in base al processo che lo ha generato e alle caratteristiche chimico-fisiche della sostanza. Laddove la procedura di verifica della pericolosità del rifiuto non arrivi a compimento, e non si ottengono informazioni sufficienti ad escludere la pericolosità, il rifiuto dovrà essere necessariamente classificato come pericoloso. Nel caso di rifiuti di origine non nota, la procedura di classificazione può essere particolarmente complessa; le Linee Guida illustrano 20 categorie di rifiuti, illustrando in dettaglio i codici da attribuire secondo le diverse tipologie e situazioni. ESEMPI DI CLASSIFICAZIONE DI ALCUNE TIPOLOGIE DI RIFIUTI

Nel caso di rifiuti da imballaggio, in generale un imballaggio sarà classificato con il codice relativo alla frazione merceologica di cui è costituito, purchè non presenti residui di sostanze pericolose o, se presente un residuo nell'imballaggio questo non sia una sostanza pericolosa o una miscela di sostanze pericolose. La semplice presenza di un residuo di sostanze pericolose nell'imballaggio (ad es. un residuo di prodotto pericoloso) o la sua contaminazione esterna da parte di sostanze pericolose, determina un'automatica classificazione dello stesso come rifiuto pericoloso. Ai fini della classificazione dei RAEE, invece, un ruolo essenziale è svolto dalla presenza o meno nell'apparecchiatura di determinati componenti (ad es. batterie, componenti contenenti mercurio, tubi catodici, condensatori contenenti PCB ecc.). La classificazione di un rifiuto costituito da una AEE dismessa dipende infatti, principalmente, dalla presenza di determinate componenti piuttosto che dalla concentrazione di sostanze pericolose. A questo proposito le Linee Guida riportano una dettagliata esemplificazione delle diverse tipologie di RAEE e dei relativi codici. Relativamente ai veicoli fuori uso, in base all'Elenco Europeo


dei rifiuti, i mezzi di trasporto in entrata all'impianto di demolizione sono identificati dalla voce 16.01.04*, e sono quindi considerati rifiuti pericolosi. dalle operazioni di messa in sicurezza si ottengono una serie di rifiuti, quasi tutti pericolosi. dopo la messa in sicurezza, il veicolo non è più pericoloso e non lo sono nemmeno i materiali che da esso si ricavano. Quanto ai rifiuti da costruzione e demolizione, essi sono identificati dal codice 17 e normalmente non sono pericolosi. Ai fini della classificazione, un ruolo importante è svolto dalle modalità attraverso le quali tali rifiuti sono stati generati, ovvero se essi derivano o meno da operazioni di demolizione di tipo selettivo. Queste ultime possono consentire di separare le varie frazioni, tra cui quelle potenzialmente pericolose, evitando così che modeste quantità di materiali pericolosi costringano a classificare pericolosi quantità importanti di rifiuti C&d. veniamo ora ai metalli e alle leghe metalliche in forma massiva. i rifiuti metallici provengono da diverse attività, C&d, ecc. in generale i metalli e le leghe metalli-

che in forma massiva vengono classificati con codici non pericolosi, fatta eccezione per i casi espressamente previsti dall'elenco (metalli pesanti). Per quanto riguarda le leghe, l'unico codice pericoloso risulterebbe essere il 18.01.10* (rifiuti di amalgama prodotti da interventi odontoiatrici). Quanto sopra è applicabile solo ai metalli e alle relative leghe in forma massiva e non ai rifiuti contenenti i loro composti (ad es., in forma di ossidi o sali) che possono invece configurarsi come sostanze pericolose. Passiamo ai rifiuti contenenti amianto, una sostanza in pratica totalmente vietata nell'UE dal 2005. tuttavia, desta ancora preoccupazioni in quanto lo si

trova spesso nei materiali di isolamento oppure come componente del cemento, negli edifici industriali, negli stabilimenti, in abitazioni privati, nelle navi, nei sistemi di riscaldamento e raffrescamento e nelle attrezzature di lavoro. i rifiuti facenti esplicito riferimento all'amianto sono considerati come voci pericolose "assolute". Circa, infine, alla procedura di rimozione e classificazione dei rifiuti abbandonati su aree pubbliche, essa può prevedere, tra le altre cose, l'attuazione delle seguenti operazioni: qualora i rifiuti siano classificati a vista e siano palesemente non pericolosi, gli stessi potranno essere rimossi e trasportati presso un impianto au-

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torizzato alla gestione della specifica tipologia; qualora i rifiuti non siano qualificabili a vista perchè eterogenei, sono rimossi e trasportati presso un impianto di gestione autorizzato; qualora nell'area si rinvengano rifiuti combusti, ad essi può essere attribuito il codice CER 20.03.99. in questo caso andrebbero previste caratterizzazioni analitiche che includano anche la determinazione dei parametri iPA, PCdd/PCdf, oltre a eventuali ulteriori parametri scaturenti da osservazioni di campo. La successiva parte 4 delle Linee Guida, intitolata "Criteri metodologici per la valutazione delle singole caratteristiche di pericolo", riporta una dettagliata esposizione dei criteri di valutazione, dei metodi di prova e dei valori limite, che devono essere seguiti per attribuire a un rifiuto le singole caratteristiche di pericolo, secondo le sigle da HP1 (Esplosivo) a HP15 (Rifiuto che può manifestare successivamente caratteristiche di pericolo). Un apposito capitolo è dedicato alla valutazione della pericolosità di un rifiuto contenente inquinanti organici Persistenti (P.o.P.).


DEPURAZIONE A C Q U A

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A R I A

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S U O L O

Il grafene biodepura Graphene Flagship

Messo a punto un nuovo composito che rende più efficaci i filtri per rimuovere principi attivi di farmaci, cosmetici o detergenti nei reflui tra le crescenti proprietà del grafene vi è anche quella di potenziare l’efficacia depurativa delle membrane filtranti polimeriche. Grazie al progetto europeo Graphene flagship, infatti, è stato messo a punto un nuovo composito combinando fogli di ossido di grafene (Go) con membrane di polisulfone e derivati (PSU). il team di ricerca ha realizzatofiltri capaci di catturare contaminanti organici, molecole costituenti principi attivi di farmaci, cosmetici o detergenti che spesso non sono eliminati dai trattamenti convenzionali e che possono quindi contaminare le acque. La capacità di filtraggio del nuovo materiale Go-PSU è stata testata su campioni di acque conta-

Ingrandimento su scala micrometrica del polisulfone ricoperto da uno strato di ossido di grafene (immagine al microscopio elettronico)

Filtro di materiale composito ossido di grafene - polisulfone (GO-PSU)

minate con sostanze quali la rodamina, colorante molto usato in campo tessile e farmaceutico, l’antibiotico ofloxacina e l’antinfiammatorio diclofenac, principi attivi presenti in decine di colliri, compresse, pomate. Queste molecole fanno parte dei cosiddetti inquinanti emergenti, sempre più presenti nelle acque e oggetto di attenzione per i possibili rischi per la salute e l’ambiente, tanto da richiedere la revisione della direttiva europea sull’acqua potabile attualmente al vaglio della UE. <<Le nostre ricerche hanno confermato che le performance di filtraggio delle membrane di poli-

sulfone addizionato con ossido di grafene superano di oltre tre volte quelle del materiale standard contenente solo polisulfone - spiega vincenzo Palermo vicedirettore di Graphene flagship – e le eccellenti prestazioni sono dovute alle proprietà uniche dei materiali bidimensionali, in particolare alla struttura dell’ossido di grafene. La disposizione a strati di questi foglietti, separati tra loro da distanze nanometriche che possiamo controllare, è ideale per intrappolare le molecole contaminanti e più efficiente di quella di classici filtri tridimensionali>>. La tecnica sviluppata dai ricercatori è oggetto di domanda di bre-

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vetto internazionale. <<tutto il porcesso si svolge in acqua, senza l’uso di solventi chimici e utilizza le microonde per immobilizzare stabilmente i foglietti di grafene sul polimero – commenta Manuela Melucci, coordinatrice del team di ricercatori del progetto – e poiché qualsiasi materiale per la depurazione delle acque non deve rilasciare ulteriori contaminanti nell’acqua filtrata, è infatti essenziale che gli additivi usati per potenziare le membrane siano immobilizzati in maniera stabile. i test eseguiti inserendo il composito Go-PSU in cartucce filtranti commerciali hanno confermato la grande stabilità del nuovo materiale che non presenta rilascio di grafene nelle acque trattate, nei limiti di rivelabilità analitici disponibili>>. Altro aspetto non trascurabile è che le membrane Go-PSU possono essere recuperate dopo l’uso, lavate con un solvente specifico per rimuovere i contaminanti che hanno raccolto e impiegate. inoltre, la tecnica per addizionare l’ossido di grafene può essere applicata anche a scarti della produzione industriale di membrane in polisulfone, riutilizzando residui di processo altrimenti da smaltire e abbattendo i costi. infine, sfruttando la possibilità di funzionalizzare chimicamente il grafene, si potrebbero creare membrane che filtrino solo determinati inquinanti di specifico interesse.



cover story

Un’eco-tecnologia per abbattere il selenio N.C.R. Biochemical

Sviluppato un prodotto vegetale innocuo, il Polyren 1525, a struttura ramificata, che agisce come coagulante primario il selenio è un elemento naturale raro presente nella crosta terrestre e viene ridistribuito a livello ambientale tramite processi naturali entropogenici. La maggior risorsa geologica di selenio è costituita da minerali di scisto bituminoso, rocce fosfatiche, carboni e in misura minore da rocce ignee. i processi naturali che contribuiscono alla diffusione del selenio sono principalmente attività vulcaniche, erosione dei terreni e la volatilizzazione da piante e corpi idrici. Le attività umane sono la maggiore causa di distribuzione del selenio a livello ambientale: attività minerarie, utilizzo di combustibili fossili,

raffinazione, agricoltura. i seguenti settori industriali risultano i maggiormente affetti da problematiche di inquinamento idrico da selenio: - mining, con rilascio di Se da processo estrattivo con inquinamento di ricettori idrici - fossil fuel combustion, con rilascio in atmosfera di selenio diossido e inquinamento dei ricettori idrici causati da trattamento ceneri - oil refining, dato che alcuni giacimenti sono particolarmente ricchi di Se e gli effluenti di raffineria sono tra i maggiori responsabili del suo rilascio nell’ambiente acquatico - irrigazione agricola, soprattutto

quella di suoli salini naturalmente ricchi di sali di selenio e il conseguente drenaggio dello stesso favorisce l’inquinamento dell’ecosistema acquatico. il selenio esiste in una varietà di forme chimiche e fisiche collegate da reazioni di trasformazione biochimiche e geochimiche. Queste specie possono essere raggruppate in quattro categorie principali: selenio inorganico, volatili e selenio metilato, proteine e aminoacidi di selenio, aminoacidi non proteici e intermedi biochimici. il selenio si trova nell'ambiente in uno dei quattro stati di ossidazione che includono Se (vi), Se (iv), Se (0), Se (-ii).

Panoramica dell'impianto di trattamento reflui di un'industria mineraria che impiega Polyren 1525 per la rimozione del selenio Hi-Tech Ambiente

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di solito è presente in forma ossidata come ossianioni selenato (Seo4 2-) e selenito (Seo3 2-), come selenio elementare (Se [0]) o selenuri (HSe-) il selenio in acqua può esistere in forma di particolato in sospensione o disciolto. Nel range di pH da 6 a 8 sono normalmente presenti in acqua solamente Se (0), seleniti, biseleniti (HSeo3-1) e selenati. Esiste una certa stabilità, in ambiente acquoso, delle specie di selenio in funzione del pH e del potenziale di ossido-riduzione (oRP). tuttavia, queste conversioni non possono verificarsi nell'ambiente, poiché in assenza di un reale equilibrio termodinamico. i trattamenti chimici di eliminazione del selenio solubile possono essere raggruppati in tre meccanismi: precipitazione, adsorbimento, ossidazione/riduzione. Le forme solubili del selenio (seleniti e selenati) non forniscono nessuna reazione di precipitazione chimica alle normali condizioni delle comuni acque di scarico. i seleniocianati possono essere precipitati tramite formazione di complessi insolubili con vari metalli. Altre forme solubili del selenio (seleniti, selenati e seleniocianati) si condensano e concentrano sulla superficie di un’altra fase (coaguli, solidi colloidali, resine di scambio ionico o allumina attivata). tale reazione di adsorbimento porta alla co-precipitazione dei sali altrimenti solubili, unitamente al coaugulante primario. inoltre, si rende necessario la stabilizzazione dei fiocchi e dei coaguli amorfi in un precipitato stabile.


Differenze tra il trattamento classico di rimozione del selenio e il sistema proposto da NCR Biochemical

La tecnologia Zvi (Zero valent ion) utilizza ferro elementare per ridurre le forme ossidate di selenio: selenati e seleniti. Zvi può essere in polvere, in forma granulare o fibrosa. La forma è importante poiché contribuisce al processo di adsorbimento in base alla superficie disponibile e un’area maggiore migliora l’efficienza delle reazioni di ossidoriduzione. Nel processo Zvi, Zvi agisce come agente riducente nella reazione redox. il ferro funge sia da catalizzatore che da donatore di elettroni per la reazione. Esso fornisce inoltre una fonte di ferro ferroso e di ferro in grado di fornire ulteriore riduzione e di adsorbimento del selenio. Le reazioni portano alla formazione di “ruggine verde” (complesso coprecipitato di ferroidrossidi ferrosi), in base al pH e all’equilibrio di concentrazione di ioni ferrosi e ferrici (pH da 4 a 5). tale composto permette la riduzione dei selenati a seleniti e selenio elementare. oltre ai “classici” scavanger inorganici e organici, di natura sintetica, utilizzati sul mercato per la precipitazione del selenio (come sopra descritto), N.C.R. Biochemical ha

sviluppato una tecnologia denominata Polyren 1525. il Polyren 1525 nasce da esigenze, sempre più pressanti, di utilizzare materie prime naturali, provenienti da fonti rinnovabili, non pericolose per l’ambiente. N.C.R. Biochemical ha sviluppato il prodotto come coagulante primario in sostituzione dei normali sali metallici normalmente utilizzati. Grazie alle sue caratteristiche trova impiego in diversi settori tra i quali la rimozione dei metalli pesanti e del selenio. il Polyren 1525 è un prodotto vegetale, modificato con ammine quaternarie, che porta ad una struttura ramificata, con siti attivi attraverso i quali gli inquinanti dell'acqua interagiscono e vengono insolubilizzati. Le principali caratteristiche del Polyren 1525 sono: polimero organico di origine vegetale, basso peso molecolare, semplice utilizzo in soluzione o puro, biodegradabile, non altera il pH o la salinità del rafluo da trattare, efficace in un ampio range di pH, proprietà chelanti nei confronti dei metalli, ottime capacità co-precipitanti nei confronti del selenio, coadiuva o sostituisce i metodi standard di abbattimento. il Polyren 1525 può funzionare sia

come coagulante, unitamente a un flocculante, di solito anionico o anfotero, o come un prodotto unico nei trattamenti primari, secondari o biologici.

N.C.R. Biochemical Spa Tel 051.6869611 E-mail info@ncr-biochemical.it Hi-Tech Ambiente

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fornisce ottimi risultati come coagulante in alternativa totale o parziale ai classici coagulanti inorganici. in molte applicazioni, agisce in combinazione con coagulanti inorganici senza riuscire a sostituirli completamente, ma riducendo notevolmente la dose di lavoro. i gruppi amminici fungono da leganti degli inquinanti e la struttura complessa del tannato, in fase di coagulazione adsorbe diverse specie ioniche tra cui metalli pesanti e selenio. il Polyren 1525 è stato applicato con successo per il trattamento di un refluo dell’industria mineraria che presentava principalmente seleniti e selenati in un quantitativo totale selenio pari a 127 ppb. il metodo corrente di abbattimento era basato su una co-precipitazione con sali di ferro + poliacrilammide anionica per incrementare la flocculazione e successiva regolazione di pH. il selenio in uscita era mediamente pari a 40,7 ppb. il metodo alternativo proposto da N.C.R. Biochemical si basa su: Polyren 1525 + poliacrilammide anionica per incrementare la flocculazione. il selenio in uscita è risultato mediamente inferiore a 0,1 ppb.


PRoNti PER L’iNdUStRiALiZZAZioNE

La depurazione con -30% di costi Si chiama CoNStANCE (Controllo iNtelligente e geStione Automatizzata per il trattameNto di aCque rEflue) ed è un sistema in grado di ridurre di oltre il 30% i costi energetici e di gestione degli impianti di depurazione delle acque. il sistema è basato su tecnologie di machine learning ed è stato messo a punto da Hera ed Enea che lo ha realizzato sulla base di un proprio brevetto. il prototipo ha raggiunto un livello 7 di maturità tecnologica ed è pronto per l’industrializzazione; i primi test sono stati eseguiti con successo nell’impianto di depurazione di Hera a Granarolo dell’Emilia (Bologna). La principale innovazione di Constance sta nella possibilità di utilizzare sensori affidabili a basso costo associati ad algoritmi di controllo, che consentono di gestire da remoto più impianti di trattamento e di stimare in tempo reale la percentuale di inquinanti in ingresso. in particolare, Constance consente di abbattere inquinanti come azoto e sostanza organica, consentendo la reimmissione di acque di buona qualità nei corpi idrici ricettori. Un secondo aspetto di rilievo sono le potenzialità applicative del sistema ad impianti sia medio-piccoli (fino a 20.000 ab.eq.), che rappresentano oltre il 90% del toA novembre 2019 è iniziata la bonifica dell’area industriale ex Zambon a vicenza mediante tecnologia di desorbimento termico in-situ, che prevede il riscaldamento del terreno fino ad una temperatura di 100 °C necessari per l’estrazione forzata dei contaminanti in fase gassosa e il loro trattamento in un potente impianto di combustione catalitica. Si tratta di un intervento di bonifica hi-tech, ad opera dell’azienda Ladurner insieme ad altri partner, su un’area di 32.000 mq inglobati nel centro città e per questo da riqualificare, tant’è che la zona è destinata a diventare un parcheggio e un parco fruibile dagli abitanti. Questo laboratorio a cielo aperto, dove operano ingegneri, tecnici e geologi, è anche oggetto di studio da parte di Università.

Schema logico di Constance

tale in italia, che di grandi dimensioni. Secondo gli ultimi dati istat, gli impianti di depurazione di grandi dimensioni, pur trattando oltre il 60% del refluo totale, sono in numero totale inferiore al 10% degli impianti complessivi. <<diversi studi evidenziano che gli impianti medio-piccoli hanno costi di trattamento specifico molto più alti di quelli di grandi dimensioni - sottolinea Luca Luccarini, ricercatore del Laboratorio Cross technologies per distretti Urbani e industriali, presso il Centro Enea di Bologna - e questa tecnologia può essere fondamentale per ridurli in modo significativo. Un ulteriore beneficio in termini di costi e impatti deriva dalla possibilità di garantire minori concentrazioni di inquinanti allo scarico>>. <<il progetto sperimentale di test presso un impianto di depurazione gestito da Hera del controllore Constance di Enea - dichiara franco fogacci, direttore Acqua di Hera - è frutto di una collaborazione tra le parti che permetterà ad ambe di sviluppare ulteriormente il proprio know-how e trasferire in ap-

Installazione di Constance presso l'impianto di Granarolo

A viCENZA

La bonifica a 100 °C Il depuratore Hera di Granarolo (BO)

plicazioni reali a scala industriale le nuove tecnologie che consentono di migliorare le performance energetiche e di processo degli impianti di depurazione delle acque reflue, a beneficio dei cittadini e dell’ambiente. il progetto in corso evidenzia l’importanza della partnership fra il Gruppo Hera ed Enea in ottica sviluppo competenze e trasferimento tecnologico>>. Hi-Tech Ambiente

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Il riutilizzo delle acque reflue L’esperienza di Gramaglia

Con i suoi 40 anni di attività nel settore del trattamento, l’azienda offre risposte tecnico-economiche specifiche il riutilizzo delle acque reflue è un tema sempre più attuale legato alla carenza idrica nonché ai cambiamenti climatici che stanno interessando ormai tutti i territori a livello mondiale. L’acqua è un bene non inesauribile e fondamentale per la vita, pertanto è molto importante sfruttare in maniera sostenibile gli scarichi idrici opportunamente trattati e depurati. in italia circa il 60% dell’acqua è utilizzato in agricoltura, il 25% è utilizzato dal settore energetico e industriale, mentre il 15% è destinato agli usi umani e domestici (lavarsi, cucinare, ecc.). A livello nazionale la normativa di riferimento per il riutilizzo delle acque reflue è il d.M. n. 185 del 12/6/2003 ed il successivo decreto del 2/5/2006, contenente le norme tecniche per il riutilizzo dei reflui domestici, urbani e industriali. Le norme volte a favorire riciclo e riutilizzo delle acque reflue depurate sono di competenza delle Regioni. il riutilizzo è disciplinato, previo recupero, per le destinazioni d’uso elencate nell’art.3 dei decreti: irriguo, civile e industriale. Purtroppo, il riutilizzo risulta a volte una pratica complessa a causa di problematiche di natura infrastrutturale (difficoltà tecniche per trasferimento risorse idriche), economica (elevati costi di trattamento rispetto al costo delle risorse idriche convenzionali) e sanitaria (parametri batteriologici e composizione ionica non idonea ad alcuni tipi di riutilizzo); ma recentemente, soprattutto a causa del fatto che i costi dell’acqua sono in salita, molte aziende pensano al riutilizzo. La normativa italiana riporta in al-

legato ai decreti citati i requisiti minimi di qualità delle acque reflue recuperate all'uscita dell'impianto di trattamento. viene poi demandato alle Regioni di stabilire per ogni zona omogenea del proprio territorio i parametri per i quali è obbligatorio effettuare il controllo e il monitoraggio, fissando i limiti dei medesimi nel rispetto del decreto. inoltre, per i parametri chimico-fisici per

cui non sono forniti limiti o valori guida, le Regioni possono prevedere, sulla base di consolidate conoscenze acquisite per i diversi usi e modalità di riutilizzo a cui le acque reflue sono destinate, limiti diversi da quelli previsti nella tabella dell’allegato, purché non superiori ai limiti per lo scarico in acque superficiali di cui alla tab.3 dell’All.5 della Parte iii del d.Lgs

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n.152/2006, previo parere del Ministero dell'Ambiente. Relativamente ai requisiti di qualità che devono possedere le acque suscettibili di riuso irriguo, la normativa italiana mantiene un atteggiamento cautelativo rispetto al quello più permissivo delle raccomandazioni, che sono fornite a livello internazionale da vari organi scientifici. viene posta molta attenzione al parametro microbiologico per cui la tutela della salute dell’uomo è valutata definendo limiti particolarmente rigorosi. Nasce quindi la necessità di effettuare trattamenti di affinamento spinti per arrivare ai valori particolarmente restrittivi previsti dal dM 185/2003, confermati dal decreto del 2/5/2006. dal recupero delle acque piovane e domestiche a scopo irriguo, passando al recupero delle acque reflue per il riutilizzo nelle stesse lavorazioni industriali (ad es. nel settore tessile, alimentare, ecc.) occorre procedere con estrema cautela analizzando le caratteristiche delle acque e valutando i trattamenti più idonei per rispettare i limiti qualitativi imposti dalla normativa vigente, ponendo particolare attenzione al rapporto costi/benefici. A tal proposito, in base alle dimensioni dell’impianto e alla caratterizzazione delle acque da recuperare, potrebbe essere opportuno inizialmente installare un impianto su scala pilota, atto ad individuare la soluzione depurativa più corretta. Gramaglia, con 40 anni di esperienza nel settore del trattamento acque, offre risposte tecnico-economiche specifiche in base alle esigenze dei clienti.


RIFIUTI T R A T T A M E N T O

E

S M A L T I M E N T O

Il piano di emergenza contro l’incendio dei rifiuti Le ultime novità

Gli obblighi previsti per contrastare i possibili fenomeni di combustione presso gli impianti di stoccaggio e trattamento il fenomeno degli incendi negli impianti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti è purtroppo abbastanza frequente nel nostro Paese. Le cause di natura accidentale sono favorite dalla mancanza di un numero adeguato di impianti di trattamento finale, e dall’insufficienza della domanda di mercato dei materiali da riciclo, cosicchè gli impianti di selezione e riciclo si riempiono di materiali privi di destinazione che alimentano incendi accidentali. Alle cause accidentali si aggiungono quelle di carattere doloso, legate all'interesse della criminalità organizzata per il settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti, ed i fattori di carattere internazionale, come il blocco da parte del governo cinese all'importazione di scarti di plastica e affini non adeguatamente selezionati. Questo ha inevitabilmente portato a un rapido accumulo di questi rifiuti nei depositi ubicati nei Paesi industrializzati, che contavano sull’export in Cina come mezzo di smaltimento. LA RISPOSTA DEL MINAMBIENTE

Una prima risposta del Governo è stato l'inserimento nel c.d. "de-

di incidenti rilevanti (soggetti cioè alla c.d. "direttiva Seveso"), ma viene ora esteso a tutti gli impianti coinvolti nel ciclo dei rifiuti. IL BALLETTO DELLE CIRCOLARI

creto Sicurezza" (d.L. n.113 del 4/10/18), dell'art. 26-bis, che prevede l'obbligo per i gestori di impianti di stoccaggio e lavorazione dei rifiuti (esistenti o di nuova costruzione) di predisporre un Piano di Emergenza interno, e di inviare al Prefetto le informazioni necessarie per predisporre il Piano di Emergenza Esterna. Gli scopi del Piano di Emergenza interno sono dettagliatamente indicati nel testo legislativo, e com-

prendono: il controllo di eventuali incendi, in modo da circoscriverli e minimizzarne gli effetti; le misure necessarie per la protezione della salute umana e dell’ambiente; l’informazione dei lavoratori, dei servizi di emergenza e della Autorità locali competenti; il ripristino e il disinquinamento ambientale dopo un incidente rilevante. Un obbligo di questo tipo era già previsto per gli impianti a rischio

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Ancora prima dell'emanazione del "decreto Sicurezza", e precisamente il 15/3/2018, il Ministero dell'Ambiente aveva emanato la circolare n.4064, recante "Linee Guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi". Alla luce di alcune osservazioni, che lo stesso MinAmbiente ha ritenuto "pertinenti", il documento del marzo 2018 è stato sostituito da una nuova circolare, la n.1121 del 21/1/2019. Quest'ultima stabilisce che l'attività svolta negli impianti di gestione dei rifiuti deve rispondere alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nonchè alle norme generali e specifiche di prevenzione degli incendi, che impongono al datore di lavoro di valutare tutti i rischi connessi all'esercizio dell'impianto, adottando le conseguenti misure di preContinua a pag. 18



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Il piano di emergenza contro l’incendio dei rifiuti venzione e protezione. in particolare la circolare sottolinea l'importanza della prevenzione, attraverso: - ottimizzazione delle misure organizzative e tecniche nell'ambito di ciascun impianto in cui viene effettuato lo stoccaggio dei rifiuti. La circolare sottolinea l'importanza della predisposizione di un’adeguata sistemazione della viabilità interna e degli spazi, in modo da differenziare le aree di accettazione in ingresso, le aree di stoccaggio e quelle di lavoro. A tale riguardo, riveste importanza fondamentale la predisposizione di apposita segnaletica e cartellonistica, che differenzino chiaramente le aree destinate allo stoccaggio per categorie omogenee di rifiuti (considerando anche la natura e la pericolosità dei rifiuti), anche per prevenire incidenti dovuti a contatti accidentali tra sostanze e materiali tra loro incompatibili. La circolare riporta specifici suggerimenti per stoccaggio dei rifiuti liquidi e per lo stoccaggio dei rifiuti in fossa - adeguata informazione e formazione del personale. in particolare, per quanto concerne il rischio incendio, deve essere individuato un numero adeguato di lavoratori incaricati delle misure di prevenzione e lotta antincendio, evacuazione dei luoghi, salvataggio, primo soccorso e gestione dell'emergenza, che dovranno ricevere una formazione specifica con aggiornamenti periodici secondo quanto

previsto dall'art.36, com.9, d.Lgs 81/2008 - controllo e monitoraggio delle sorgenti di innesco e delle fonti di calore. in particolare, è opportuno garantire un'adeguata ventilazione degli ambienti (ove possibile), limitare le altezze dei cumuli e assicurare che i quantitativi di rifiuti in ingresso all'impianto siano limitati a quelli autorizzati ed effettivamente gestibili - adeguata manutenzione delle aree, dei mezzi d'opera e degli impianti, nonchè degli eventuali impianti di protezione antincendio. La circolare specifica che in aggiunta agli estintori portatili, deve essere valutato il posizionamento di estintori carrellati e la realizzazione di un impianto idrico antincendio e di altri impianti di spegnimento manuali e/o automatici. tuttavia la circolare n.1121/19 recava prescrizioni di carattere generale; più pertinente all'applicazione delle nuove disposizioni del "decreto Sicurezza" è la cir-

colare n.2730 del 13/2/19 del Ministero dell’interno, che distingue tra gli obblighi di chi gestisce impianti che ricadono nell'ambito di applicazione del d.Lgs 105/2015 (cioè a rischio di incidenti rilevanti) e gli impianti "normali". Non vengono fornite indicazioni specifiche su come debba essere redatto il Piano di Emergenza, ma viene stabilito che debbono essere fornite ai Prefetti una serie di informazioni dettagliate, che costituiscono un “riassunto” del Piano di Emergenza, e che verranno utilizzate dai Prefetti per la predisposizione dei Piani di Emergenza Esterni, cioè di come organizzare soccorsi, evacuazioni e delimitazioni di aree al di fuori degli stabilimenti interessati dall’emergenza. COSA SI DEVE COMUNICARE AI PREFETTI?

Come premessa al Piano di Emergenza interno, i gestori degli impianti di stoccaggio e tratta-

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mento rifiuti sono tenuti a fornire ai Prefetti una serie di informazioni; oltre a quelle di carattere generale (ragione sociale, planimetrie, ecc.), è particolarmente rilevante la relazione tecnica, che deve contenere almeno i seguenti elementi: - quantità e tipologia dei rifiuti gestiti e indicazione della massima capacità di stoccaggio istantanea consentita. Nel caso l'impianto gestisca rifiuti pericolosi, vanno indicate le relative caratteristiche di pericolo e specificate le modalità di gestione adottate - descrizione degli impianti tecnici - descrizione delle misure di sicurezza e protezione adottate, anche in relazione alla gestione dell'impianto - descrizione dei possibili effetti su salute umana e ambiente, che possono essere causati da un eventuale incendio, esplosione o rilascio/spandimento - descrizione delle misure adottate nel sito per prevenire gli incidenti e per limitarne le conseguenze per la salute umana, l'ambiente e i beni - descrizione delle misure previste per provvedere al ripristino e al disinquinamento dell'ambiente dopo un incidente - descrizione delle disposizioni per avvisare tempestivamente le autorità competenti per gli interventi in caso di emergenza (vigili del fuoco, Prefettura, Arpa, ecc.). i Prefetti potranno autonomamente richiedere informazioni aggiuntive, ove lo ritenessero necessario, ai fini dell’elaborazione dei Piani di Emergenza Esterni.



energia fotovoLtAiCo MAdE iN itALy

Le celle solari “tandem” più efficienti Un’innovativa cella solare “tandem” in perovskite e silicio con un’efficienza record superiore al 26% è stata messa a punto da un gruppo tutto italiano di ricercatori. La cella sviluppata è composta da due celle solari accoppiate meccanicamente una sull’altra in modo da lavorare in tandem. La cella frontale, a base di perovskite, opportunamente dimensionata, converte bene la luce blu e verde dello spettro solare, lasciando passare la luce solare rossa e infrarossa verso la cella posteriore realizzata in silicio. <<La combinazione dei due materiali massimizza l’assorbimento dei raggi solari e produce un'elevata fototensione - sottolinea Mario tucci, responsabile del Laboratorio tecnologie fotovoltaiche dell’Enea pari alla somma delle tensioni generate dalle due singole celle, producendo in questo modo una mag-

giore efficienza rispetto ad una singola cella solare>>. due elementi chiave nella realizzazione della cella tandem hanno permesso di ottenere alta efficienza: il grafene ha migliorato le prestazioni nella cella in perovskite, mentre l’eterogiunzione con film amorfi nella cella posteriore in silicio ha consentito di aumentarne la tensione. finora è stata ottenuta l’efficienza record del 26,3%, ma l’obiettivo è di superare il 30%. Grazie alla tecnica messa a punto dai ricercatori italiani nella struttura tandem delle celle, è possibile conservare i vantaggi delle singole tecniche di fabbricazione, combinando la semplicità di realizzazione di film sottili in perovskite mediante “solution process” con la produzione di celle in silicio ad eterogiunzione.

RiCERCA EBS

Il valore dell'energia da biomasse

Secondo uno studio dell'Università Ca' foscari di venezia, commissionato dall'associazione EBS (Energia da Biomasse Solide), che riunisce le aziende del settore, nel 2017 il valore aggiunto della produzione di energia da biomasse in italia è stato tra i 210 e i 280 milioni di euro e 1.300 gli occupati. La ricerca si concentra su 9 degli impianti di dimensioni mediograndi membri di EBS, che trattano biomassa proveniente per metà dal settore agro-industriale e per metà da quello agricolo e da manutenzione delle foreste. dall’analisi si evince un beneficio economico delle biomasse a livello di impatto ambientale rispetto all'utilizzo di fonti non rinnovabili. Le biomasse hanno un impatto ambientale positivo in termini di riduzione delle emisHi-Tech Ambiente

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sioni di Co2: l'anidride carbonica provocata dalla combustione è compensata da quella assorbita dalla pianta durante la crescita, e quindi l'energia prodotta dalle biomasse è considerata a emissioni zero. tuttavia, le biomasse hanno anche un impatto ambientale negativo, legato alle emissioni di ossidi di azoto (Nox) e di polveri sottili PM2.5. Secondo lo studio, il contributo negativo di questa fonte rinnovabile nel 2017 in italia è stato pari a 3,7 milioni di euro. Nello stesso anno, il beneficio in termini di emissioni di Co2 evitate va dai 42 ai 102 milioni di euro, a seconda di come viene valutato il costo sociale delle emissioni. il "saldo positivo" delle biomasse va quindi da un minimo di circa 38 milioni ad un massimo di quasi 100 milioni di euro.


macchine & strumentazioni

I compressori oil free CompAir Gardner Denver

Una gamma per tutte le necessità, per generare aria compressa totalmente priva di olio in modo affidabile, continuo e monitorato Quando occorre generare aria compressa per uso alimentare, elettronico oppure medico, bisogna sapere bene di cosa si sta parlando. in questi tre ambiti, dove l’aria compressa può entrare in contatto con il prodotto è facilmente immaginabile la conseguenza di una contaminazione dello stesso, che si tratti di una confezione di pasta o di un blister di compresse. Nel caso migliore lo scarto di intere produzioni e fermi impianto significativi e costosi. Nel peggiore se la contaminazione non viene identificata e il prodotto raggiunge il mercato, danni enormi e rischi per la salute, senza contare la perdita di reputazione del marchio coinvolto. Anche se un trattamento di filtrazio-

ne adeguato dell’aria compressa prodotta da un compressore lubrificato può eliminare tramite una serie progressivamente più fine di filtri di linea, quasi tutto l’olio che rimane nell’aria dopo la compressione. Ma “quasi tutto” può non essere sufficiente per gli stringentissimi standard medicali ed alimentari. inoltre, un filtro disoleatore è soggetto a difetti, usura o semplice mancanza di manutenzione. Per questa ragione esistono da diversi anni, a fianco dei compressori a vite a iniezione d’olio industriali, anche delle gamme di compressori a vite privi di olio o, per dirla all’inglese “oil free”. Naturalmente l’olio assolve uno scopo in un compressore: porta via

il calore e si interpone tra i rotori in movimento evitandone il contatto. Comprimere l’aria senza olio ha due conseguenze: aumento di calore notevolissimo già con 3 bar di incremento di pressione, mancanza di un mezzo di interposizione fisica tra i rotori del gruppo vite con rischio di contatto. Senza la pretesa di esaurire l’argomento tecnico in questa breve premessa, la gamma di compressori oil free di Gardner denver affronta la problematica dell’aria esente da olio risolvendola sotto tutti gli aspetti, con tecnologie e soluzioni differenti ma che hanno tutte un unico comun denominatore: generare aria compressa totalmente priva di olio in modo affidabile e continuo.

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SERIE S DA 4 A 15 KW

Questa gamma di ingresso all’oil free utilizza dei gruppi di compressione scroll, costituiti da due spirali in rotazione tra loro per generare camere di compressione via via più piccole che comprimono l’aria. i gruppi di compressione non contengono olio e quindi l’aria prodotta ne è esente. La gamma prevede modelli da 4 fino a 15 kW con diverse versioni che montano 1 o 2 gruppi in tandem per ottenere una portata d’aria da 23 fino a 106 mc/ora, fino a 10 bar di pressione massima. i compressori sono certificati iSo8573-1 Classe 0 e completaContinua a pag. 22


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I compressori oil frdd ComaAir mente silicon-free, aspetto particolarmente importante nell’automotive. E’ il prodotto entry level ideale per generare oil free a prezzi contenuti mantenendo un’elevata qualità e affidabilità.

di raffreddamento e non contamina l’aria, è la soluzione perfetta per produrre aria oil free; e infatti la Serie dH può vantare di non contenere una singola goccia d’olio in tutto il compressore. La gamma dH produce aria da 138 a 1.110 mc/ora fino a 10 bar di pressione massima ed è ovviamente certificata iSo8573-1 Classe 0 e completamente siliconfree, a portata fissa e variabile.

SERIE DH DA 15 A 75 KW

mento anticorrosione che garantisce la protezione e la durata delle viti. Un singolo motore elettrico trasmette il moto a entrambi i gruppi vite tramite una trasmissione meccanica. La tecnologia a secco bistadio è consolidata e affidabile, e garantisce una lunga durata e un’aria oil free in Classe 0 e silicon free. La serie d produce da 636 a 3.066 mc/ora a un massimo di 10 bar, a portata fissa e variabile.

SERIE D DA 75 A 315 KW

Con la serie dH si sale di livello. Utilizza dei gruppi di compressione monostadio con un rotore centrale in bronzo e due satelliti laterali in metallo e fibra di carbonio. Per superare le difficoltà di alta temperatura e separazione fisica dei rotori si utilizza l’acqua come elemento di raffreddamento e lubrificazione. L’acqua iniettata nel gruppo viene trattata per osmosi per eliminare qualsiasi contaminante e poi separata dall’aria e reimmessa nel ciclo. Poichè l’acqua ha ottime proprietà

SERIE ULTIMA 75-160

Questa serie utilizza una tecnologia di compressione con viti a secco, ossia senza nessun fluido di raffreddamento mischiato all’aria durante la compressione. Per superare le alte temperature generate dalla compressione a secco, la pressione finale viene raggiunta in due stadi con un raffreddamento intermedio dell’aria compressa. i due rotori vengono mantenuti senza contatto tramite ingranaggi di sincronizzazione e sono trattati con un rivesti-

fUGHE di idRoCARBURi

Un occhio vigile sulle perdite in mare Minsait ha sviluppato una tecnologia per rilevare automaticamente in pochi minuti le perdite di idrocarburi nei porti. Allo scopo ha infatti integrato le capacità di onesait oil&Gas Environment (ex Heads), sviluppata in collaborazione con Repsol technology Lab per il rilevamento veloce delle perdite di petrolio sulla superficie del mare, con iMare, il sistema di gestione del traffico navale (vtMS) della casamadre indra. iMare raccoglie informazioni da radar, telecamere, AiS e altri sensori per creare un'immagine marittima che identifica ogni nave, fornendo informazioni unificate sulla sua posizione, il carico e la rotta, in modo che gli operatori possano prendere rapidamente decisioni che garantiscano una navigazione sicura. onesait oil&Gas Environment impiega telecamera a infrarossi e radar, e grazie all'uso di algoritmi di intelligenza artificiale è in grado di rilevare volumi compresi tra 10 e 20 litri in pochi minuti, for-

nendo informazioni dettagliate in tempo reale per velocizzare la gestione delle risorse, nonché il monitoraggio e il contenimento della fuga. il sistema iMare, che è stato implementato in più di 70 porti in tutto il mondo, integra tutte le informazioni fornite dai dispositivi di posizionamento automatico (AiS) con quelle fornite dal radar, dal sistema di chiamata di soccorso digitale (sistema dSC) e dalle stazioni meteorologiche e di marea. facilita importanti risparmi sui costi, garantisce la sicurezza nelle manovre e permette l'automazione di task ripetitivi come l'assegnazione automatica di allarmi e la creazione di rotte. L'integrazione di iMare e onesait

La Serie Ultima è la naturale evoluzione della Serie d, in quanto sostituisce il singolo motore elettrico e la trasmissione meccanica con due motori ad altissima velocità, indipendenti ma sincronizzati tra loro tramite una trasmissione “virtuale” elettronica. ognuno dei due motori è direttamente accoppiato al suo gruppo vite. Con questa soluzione viene completamente eliminata la trasmissione meccanica e il relativo oil&Gas Environment è anche un esempio illustrativo di trasferimento tecnologico di riferimento nel campo della sicurezza e della difesa per migliorare la sostenibilità ambientale nell’ambito civile. Minsait, inoltre, estenderà la soluzione onesait oil&Gas Environment al mercato delle acque profonde, grazie al progetto che sta sviluppando con Repsol Sinopec Brasile e l'Università di Rio de Janeiro per adattare questa tecnologia alle esigenze delle piattaforme petrolifere mobili. onesait oil&Gas Environment comporta la trasformazione digitale della funzione di monitoraggio nelle operazioni marine, in quanto è in grado di lanciare gli allarmi in anticipo e senza la necessità dell'intervento umano. Allo stesso modo, facilita archiviazione e uso dei dati per ottenere informazioni preziose al fine di migliorare la sicurezza delle operazioni, effettuare verifiche, ecc. tale sistema funziona in condizioni climatiche avverse e può essere configurato secondo la geometria di ogni posto. Un altro importante vantaggio è la razionalizzazione dei costi. L'allarme tempestivo e il funzionamento automatizzato consentono di ridurre al minimo i costi di risposta e di controllare ed evitare i costi operativi futuri.

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olio di lubrificazione, con due grandissimi vantaggi: si elimina anche il già limitato olio di lubrificazione ancora contenuto nei compressori della Serie d, si eliminano le perdite dovute alla trasmissione a ingranaggi e si sincronizza tra loro la velocità del primo e del secondo stadio in tutte le condizioni, in modo da migliorare ulteriormente l’efficienza energetica. inoltre Ultima è estremamente compatto, quasi la metà di un compressore oil free bistadio tradizionale, ed è silenzioso al punto che può essere installato in prossimità di punti di lavoro senza problemi. Ultima è disponibile da 402 a 1.398 mc/ora fino a 10 bar di pressione, a portata variabile. MONITORARE IL COMPRESSORE CON ICONN

A partire dalla Serie dH i compressori oil free Gardner denver CompAir montano di serie il monitoraggio industria 4.0 iConn che agganciandosi alla rete mobile trasmette in cloud la situazione del compressore. Con un semplice browser da qualsiasi piattaforma, PC, tablet, smartphone, è possibile accedere H24 ad un pannello di controllo che mostra tutti i parametri di funzionamento del compressore e può essere configurato per inviare tramite mail e sms a distanza. diventa semplice, quindi, gestire il compressore e intervenire preventivamente sia sulla normale manutenzione ordinaria che sulla regolazione del compressore per ottimizzarne il consumo di energia, perfettamente in accordo alle moderne esigenze industriali che richiedono informazioni costanti sulla produzione, inclusa l’aria compressa. GARANZIA PURECARE GRATUITA

La garanzia è un fattore determinante nella scelta del compressore e il compressore oil free, che è la punta di diamante della tecnologia di compressione dell’aria, deve avere una garanzia che vada di pari passo. i compressori oil free di Gardner denver CompAir sono coperti dalla garanzia PureCARE che copre le macchine fino a 6 anni o 44.000 ore di funzionamento. tramite iConn la manutenzione diventa predittiva, in modo da minimizzare i tempi di fermo e assicurare sempre la qualità dell’aria oil free ottimale.


GREEN ECONOMY Anche la plastica è carbon neutral Con l’ecodesign collaborativo

Le emissioni di Co2 del packaging vengono compensate sostenendo progetti come riforestazioni o produzione di energia da fonti rinnovabili Essere sostenibili e comunicare la sostenibilità del proprio prodotto è di fatto il nuovo standard per poter essere sul mercato, in special modo per i prodotti di largo consumo. Basti pensare che nel Global Report sulla sostenibilità ambientale di Nielsen, ben l’81% degli intervistati dichiarano che le aziende dovrebbero dare il proprio contributo in favore dell’ambiente, quindi anche riducendo l’impatto dei propri prodotti e del proprio packaging. Una tendenza ancor più accettata se il trasporto, la conservazione o la proposta al consumatore prevede, come accade spessissimo, un packaging di plastica. in tempi di “processo” nei confronti del packaging plastico (che comunque in italia viene già riciclato per oltre il 46%), che è stato il vero motore della modernità e che permette ai prodotti di consumo di essere disponibili e salubri a prezzi abbordabili per tutti, l’azienda Crocco ha sviluppato un programma di ecodesign per fare, del proprio imballaggio, un packaging a impatto zero dal punto di vista delle emissioni di Co2, con procedura certificata e quindi spendibile anche a livello di comunicazione e marketing. <<La sostenibilità non può essere

un mero slogan, ma qualcosa di misurabile e verificabile e proprio questo ci ha spinto ad intraprendere un tale progetto – spiega Renato Zelcher, amministratore delegato di Crocco - che ci consente di quantificare in modo preciso e certificato l'impatto ambientale dei nostri prodotti. Solo con la cultura e le informazioni corrette si possono effettuare delle scelte di reale valore e libere da facili pregiudizi>>. il programma, denominato Greenside, prevede quindi due macrofasi. La prima va a monitorare e misurare la carbon footprint, ovvero le emissioni di gas serra determinate dal packaging attuale lungo tutto il suo ciclo di vita, dalla materia prima fino allo smaltimento, calcolando anche le emissioni prodotte in fase di produzione, distribuzione e utilizzo. Si otterrà, quindi, un valore certificato di Co2 eq. espresso in kg. <<in accordo con quanto previsto dalla iSo 14067:2018, la norma che stabilisce i requisiti per la quantificazione e la comunicazione dell’impronta climatica dei prodotti in conformità alle norme sulla valutazione del ciclo di vita (LCA) spiega diego Lora, responsabile dei Continua a pag. 24 Hi-Tech Ambiente

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Anche la plastica è carbon neutral sistemi di gestione ambiente e sicurezza di Crocco - l’allocazione è stata evitata il più possibile, ricercando la massima precisione scientifica. Per questo il calcolo della carbon footprint è stato realizzato impiegando software e banche dati riconosciute a livello mondiale>>. Una volta quantificate e certificate le emissioni, si passa alla seconda fase, quella di ecodesign collaborativo per cui sarà possibile, in un processo di miglioramento continuo, ridefinire il proprio packaging, limitando al massimo l’impatto ecologico. Sulla base della prima macrofase, infatti, Crocco sarà in grado di studiare, prototipare e produrre un packaging che possa avere una maggior efficienza produttiva, un minor spessore dell’imballaggio oppure utilizzare materiali da riciclo o biobased. il nuovo packaging Greenside, che avrà quindi, già di per sé, un impat-

to ambientale molto ridotto, potrà anche essere neutralizzato dal punto di vista delle emissioni di gas serra. infatti garantisce, con certificazione di enti abilitati, di fornire un film termoretraibile ed estensibile carbon neutral, le cui emissioni di Co2 equivalente vengono compensate attraverso l’acquisto di carbon credits, ovvero sostenendo progetti sostenibili come riforestazioni o produzione di energia da fonti rinnovabili, come previsto dagli accordi internazionali. Alla fine di tutto il processo, l’azienda avrà uno studio e misurazione di tutto il ciclo di vita del proprio packaging e un nuovo ecoimballaggio, e tutto questo aiuterà non solo dal punto di vista del green marketing verso il consumatore e la filiera, ma contribuirà proattivamente anche al raggiungimento degli obiettivi europei che prevedono traguardi in termini di sostenibilità ambientale che puntano ad attivare all’obiettivo finale di emissioni zero per il 2050.

AttENZioNE ALL’AMBiENtE

Zeiss: meno plastica e anidride carbonica

Come noto, un uso responsabile delle risorse e una maggiore consapevolezza nelle scelte di consumo rappresentano comportamenti fondamentali per la tutela dell’ambiente. Queste valutazioni in fase di “approccio al consumo” sono importanti, indipendentemente dal fatto che si agisca come consumatore o come azienda. A livello globale, Zeiss vision Care, produttore di lenti per occhiali da vista, è fortemente impegnato nella sostenibilità, promuovendo una produzione e una

GUABELLO GOES GREEN Proprio l’innovazione tecnologica su cui Guabello fonda le proprie origini ha portato il marchio a mettere a punto processi produttivi sempre più sostenibili, che guardano ad un vero e proprio “impatto zero” sull’ambiente. Attraverso un piano di investimenti mirato, l’azienda ha realizzato produzioni in grado di lavorare la lana impiegando solo 1/3 dei litri d’acqua normalmente richiesti e permettendo un uso del sapone inferiore del 90% rispetto ad altri processi. Nelle lavorazioni water repellent, inoltre, è stato eliminato completamente l’uso del fluoro

con un sistema che non solo non intacca le proprietà della lana ma ne rafforza le performance e rispetta l’ambiente, prevenendo la produzione di composti chimici tossici e persistenti nell’ecosistema.

Gli innovati processi produttivi adottati si sposano perfettamente con il processo di efficientamento energetico che ha consentito a Guabello di ottenere la certificazione iSo 14001 e aderire al programma “Roadmap to Zero Programme”, il cui protocollo prevede la gestione delle sostanze chimiche secondo un approccio integrato di prevenzione e precauzione, guidando innovazioni e best practice nel settore tessile per un miglioramento continuo in merito alle tematiche di sostenibilità ambientale e sociale.

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logistica più ecologica, ispirata al motto “Green, Safe, Responsible”. Nell’ambito della produzione di lenti, grazie all’utilizzo di nuovi semifiniti (più sottili e leggeri), l’azienda è riuscita a eliminare 50 ton/anno di rifiuti di plastica e, di conseguenza, sono state evitate oltre 75 ton di emissioni di Co2. insieme ai propri fornitori, Zeiss continua a lavorare anche per migliorare sensibilmente l’eco-bilanciamento dei propri imballaggi: dal 2018, attraverso l’utilizzo di un packaging standard per le lenti semifinite, l’azienda ha risparmiato 68 ton/anno di carta. Attualmente, consuma 9.800 MWh di energia elettrica rinnovabile nei propri siti produttivi, evitando 1.000 megatoni di Co2 ogni anno. Anche l’acqua è un elemento primario quando si parla di produzione di lenti: migliorando i processi produttivi, Zeiss ha risparmiato ben 180.200 ton/anno di acqua. Un’altra importante metodologia quando si parla di eco-sostenibilità è il riutilizzo dei materiali avanzati. il policarbonato, ad esempio, usato nella produzione di lenti che necessitano di grande resistenza, può essere fuso e destinato ad altri utilizzi.


Le affissioni anti smog in città La pubblicità è amica dell’ambiente

i maxi-pannelli adv realizzati con un innovativo tessuto in grado di ridurre sensibilmente l'inquinamento dell’aria circostante

L’outdoor advertising è la pubblicità negli spazi pubblici, qualunque essi siano. tra le forme che si stanno sempre più imponendo per colpiscono il consumatore “on the go” vi sono sicuramente le maxiaffissioni (a copertura di restauri edilizi, cantieri stradali, grandi pareti cieche di palazzi, ecc.). Un grande formato, posizionate in punti strategici, spesso illuminate anche di notte, garantiscono ai messaggi pubblicitari una visibilità di forte impatto capace di emozionare una platea di fruitori davvero molto allargata. oggi un’innovativa tecnologia permette alle aziende di realizzare maxi affissioni in grado di coniugare le proprie esigenze di comunicazione con le strategie di Corporate Social Responsibility che sempre più spesso, e in maniera lungimirante, decidono di adottare per affrontare efficace-

mente le grandi problematiche di impatto sociale come, in primis, la lotta allo smog. Allo scopo, Anemotech, una start-up tutta italiana, ha messo a punto un rivoluzionario tessuto

multistrato, chiamato theBreath, in grado di migliorare la qualità dell’ambiente e di ridurre drasticamente l'inquinamento presente nell'atmosfera circostante. La sua trama, infatti, è formata da due

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strati esterni in materiale stampabile e traspirante (consentono dunque il passaggio in entrata e in uscita dell'aria) e da un'anima intermedia, costituita da una cartuccia in fibra carbonica, capace di 'catturare' e disgregare le sostanze volatili nocive. il tutto sfruttando il flusso passivo dell'aria, che è in continuo movimento, e quindi senza bisogno di ricorrere a fonti energetiche aggiuntive. i dati sono davvero emblematici: test reali già effettuati dimostrano che un pannello theBreath di 10 mq è in grado di assorbire indicativamente in un anno le emissioni di 15 caldaie o procurate dal passaggio di 1.450 auto diesel e da 3.635 auto benzina. da Milano a Londra, da Roma a Bruxelles passando per Monaco di Baviera le maxi affissioni amiche dell’ambiente svettano per le strade di tutta Europa.


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LE AZIENDE CITATE Anemotech Srl tel 02.47951759 E-mail info@anemotech.it

Enea – Lab. Tecnologie FV tel 06.30484405 E-mail mario.tucci@enea.it

CoReVe tel 02.48012961 E-mail segreteria@coreve.it

Gardner Denver Italy Srl N.C.R. Biochemical Spa tel 0521.274911 tel 051.6869611 E–mail cristina.cavazzini@gardnerdenver.com E-mail info@ncr-biochemical.it

Crocco Spa tel 0445.428428 E-mail info@crocco.com

Gramaglia Srl tel 071.7108700 E-mail info@gramaglia.it

PulVirus project tel 06.36271 E-mail ufficiostampa@enea.it

EBS tel 06.97790300 E-mail info@ebs.it

Graphene Flagship project tel +44.1223.762391 E-mail flagpress@graphene.cam.ac.uk

SNPA tel 06.50072916 E-mail pres.snpa@isprambiente.it

Enea – Lab. Cross Technologies tel 051.6098111 E-mail luca.luccarini@enea.it

Guabello tel 015.2565111 E-mail info@guabello.it

Zeiss Vision Care tel 02.87255221 E-mail s.contini@chilipr.it

Minsait-Indra tel 06.4121101 E-mail stampaitalia@minsait.com

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AMBIENTE

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