Promemoria - storie e figure della Memoteca Pian del Bruscolo, numero 1

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i racconti del focolare

el Sparvengol DI

GIANLUCA CECCHINI E GIANLUCA ROSSINII

METTI, UNA SERA D’AUTUNNO, INTORNO AL FOCOLARE.

TRA REALTÀ E SOGNO,

I RACCONTI DELLE ‘VEGLIE’, POPOLATI

DI MAGICHE CREATURE COME EL SPARVENGOL

Chi come noi ha avuto la fortuna di avere dei nonni che hanno visto la guerra, che erano stati sfollati, che avevano vissuto t’là pussion [pussion = podere], insomma quei nonni che hanno vissuto la loro giovinezza o l’età adulta nel periodo che va dal 1944 al 1955 circa, nelle nostre zone, probabilmente si sarà almeno una volta sentito raccontare che una volta s’vedeva parchè i mort i n’era custodit come ogg [si vedeva, si sentiva]. Di cosa parliamo? Ma naturalmente delle credenze popolari di un tempo, di quando non c’era la televisione, si viveva nei casolari di campagna e tutti insieme si faceva la veglia, raccontando ai più piccoli storie terrificanti di visioni diaboliche e fatti incredibili. Davanti al camino, mentre la mamma e la zia cucivano o filavano, la nonna raccontava ai nipoti storie paurose ma realmente accadute a conoscenti o parenti. E così si passavano le serate, soprattutto quelle lunghe dei mesi invernali, educando allo stesso tempo i bambini a temere di ogni accadimento strano che potesse capitare loro. Tra tutti questi racconti molto diffuso era un personaggio veramente fastidioso e spaventoso: lo sparvengle o sparvengol a seconda se si risiedeva a Ripe anziché alla Tomba, a Ginestreto invece che a Montecchio. Di cosa si tratta? Di un esserino infernale, nel vero senso della parola, che veniva descritto in vari modi. Secondo mia madre (che sostiene di averlo visto da piccola!) è - o era? - un esserino tutto rosso, con i denti aguzzi e le corna 78

che sghignazzando in modo tetro saltella sulla pancia del malcapitato che si è addormentato supino. Altri lo descrivono peloso, goffo e pesante, insomma a ognuno il suo! Questo essere diabolico era il colpevole di bruschi risvegli, i cosiddetti stolzi, soprattutto per chi aveva mangiato in modo un po’ eccessivo o si era addormentato troppo presto dopo averlo fatto. Secondo il Dizionario della lingua dialettale pesarese di Marcello Martinelli lo sparvengolo (per dirla all’italiana!) non è altro che un incubo. Cioè viene così chiamato un personaggio immaginario che potremmo definire folletto, molto brutto però (ma perché, i folletti sono carini?). Invece, secondo il Dizionario dei termini pesaresi di Paolo Cappelloni il nostro non è altro che una immagine onirica, flebile ed evanescente che appare a chi si addormenta dopo aver mangiato abbondantemente…. Ovviamente ci si può credere o meno, così come si può credere o meno ad altre visioni o esseri luciferini che spesso e volentieri riempivano le storie narrate al caldo tepore del focolare; rimane comunque una esperienza tenera e indimenticabile il racconto che tanti nonni, che ora non sono più qui, ci hanno tramandato e che vale la pena ricordare. Qui di seguito potete leggere alcuni esempi di quelle storie, narrate attraverso il filtro dei nostri ricordi che ad alcuni potranno sembrare note e ad altri del tutto puerili e “sempliciotte”. Per noi che le raccontiamo sono sicuramente un dolce ricordo di persone meravigliose. (g.r.) promemoria_NUMEROUNO


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