Promemoria - storie e figure della Memoteca Pian del Bruscolo, numero 1

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1860 - 1871. IL DIARIO DI MARCO DAMIANI Tra le memorie conservate con passione da Bruno Olivi e la sua famiglia c’è, oltre al Diario di guerra di Antonio Olivi, un libretto prezioso, che incuriosisce il lettore sin dalla prima occhiata al titolo: Sventura di un giovane per il tempo di undici anni. Pubblicato nel 2007 in un’edizione limitata, riservata a pochi amici, il libretto riproduce il Diario di Marco Damiani (1841 - 1924, bisnonno di Paola, moglie di Bruno), renitente alla leva del neonato Regno d’Italia, disertore nella III guerra d’indipendenza, soldato tra il 1868 e il 1870, fino al ritorno a Ca’ Ventura di Pietralata, oggi frazione di Acqualagna, zona dove tuttora vivono alcuni suoi discendenti. Un racconto prezioso perché scritto da un contadino in un’epoca nella quale i contadini erano perlopiù analfabeti, e che ci offre dunque uno sguardo raramente documentato sugli eventi di quegli anni: Del 1859, il giorno 8 Settembre, venne atterrata detta bandiera [la bandiera pontificia] e fù inalzata questa bandiera itagliana col nome di V.E. [Vittorio Emanuele]. Il detto giovane aveva lettà di 18 anni circa. Quanto giunse a letta di 20 anni, fu iscritto nella lista di leva come tanti altri. Siccome lo saprai che nel suo paese, sotto il governo ponteficio, non usava mai leva, li pareva piuttosto forte di dover partire soldato. Ma invece fu la sua rovina. Lui si dispone renitente: durò quella vita circa 3 anni. Come nota Sergio Pretelli nella postfazione al Diario di Marco Damiani, in quegli anni la provincia di Pesaro e Urbino acquista una sua peculiarità, perché presenta il più alto numero di renitenti alla leva, ma anche il più alto numero di volontari nell’esercito italiano. Volontari probabilmente indotti a entrare nell’esercito dalla ricerca di vitto sicuro, alloggio decente, panni non

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laceri. A differenza di questi diseredati, Damiani può però contare su una famiglia che quotidianamente si inoltra nell’ombrigiosa selva dei boschi del Furlo per assicurargli il cibo necessario, mentre il ragazzo matura nei due anni di latitanza la decisione di partire per Roma, dove spera di trovare un rifugio che gli consenta di evitare l’arresto. A Roma arriverà attraverso l’Umbria (troppo pericolosa la frequentata via Flaminia): in cotesta città vi dimorò lo spazio di dieci mesi circa, dall’agosto 1863 all’aprile 1864; ancora latitante nella primavera del 1864, il 10 luglio Marco Damiani verrà arrestato nei pressi di Ca’ Ventura per un omicidio non commesso. Dimostratosi innocente, il giorno del S. Natale del 1864 è liberato, ma lo aspetta il processo per renitenza alla leva, dopo il quale, il 25 Aprile del 1865 viene destinato soldato di linea nel 61° Reggimento, e quindi parte di Ancona e prende la volta di Regio Emiglia... traversando le Romagne, il Ducato di Modena, e quindi giugnì al destino. (…) Dunque lui è soldato, ma lo fa con malo cuore, non si fa capace del melitar servezio; ma però, apoco apoco, comincia di fare amicizia con laltri compagni e così tirava avanti. Il 20 Giugno 1866 l’Italia presenta la dichiarazione di guerra all’Austria per motivo del tereno venit [veneto], giache stava sotto la bandiera ustriaca, come è di giusto che apartiene alla bandiera itagliana. Marco, che aveva sempre visuto nella gnorantità, presta fede alla diceria che litaglia dovessi perdere, e con altri suoi compagni risolvè di disertare.Tra il 1866 e il 1867 Marco vive in Tirolo e in Svizzera, con i compagni

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