Promemoria - storie e figure della Memoteca Pian del Bruscolo, numero 1

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Il senatore Stefano Jacini, dal 1881 al 1886, fu presidente della commissione d’inchiesta sulle condizioni dell’agricoltura in Italia, e pubblicò nel 1884 un voluminoso rapporto, tutt’ora noto come Inchiesta Jacini: tra gli altri rilievi, si metteva in evidenza l’incidenza negativa dell’onerosità e farraginosità del sistema fiscale. Urgeva l’istituzione di un catasto unico, geometrico-particellare, che fissasse nelle mappe tutto il territorio italiano, base del riconoscimento della rendita, con l’esatta conoscenza della situazione della proprietà, strumento per la perequazione, ma anche di orientamento per l’agricoltura. Il progetto di legge del nuovo catasto terreni fu presentato alla Camera nel 1885 dal Magliani e prevedeva la perequazione generale tra i contribuenti fondiari, da attuarsi mediante il rilevamento di tutte le proprietà direttamente a cura dello Stato, per il tramite di periti incaricati dall’Amministrazione del Catasto, con la collaborazione di Comuni e Province. Le commissioni censuarie comunali furono particolarmente impegnate nelle operazioni di delimitazione delle proprietà. La legge constava di 54 articoli e fu approvata nel 1886. La rendita fondiaria veniva determinata in base a qualità e classe e per unità di superficie. L’imposta era fissata al 7% della rendita. Atti del catasto furono: tavola censuaria, registro delle partite, matricola dei possessori, ma indubbiamente l’elemento di novità era rappresentato dalle mappe particellari. Di solito era adoperata la scala 1:2000, anche se per maggiori frazionamenti si utilizzavano le scale 1:1000 e 1:500. Per cercare di contenere i costi fu ammessa la possibilità di continuare ad avvalersi delle mappe esistenti, se ancora utilizzabili. Le disponibilità previste ammontavano infatti a 60 milioni di lire dell’epoca, ma quando tutte le operazioni furono completate, nel 1956, 70 anni dopo, la spesa sostenuta complessivamente fu di 88 miliardi di lire (tenendo conto della valuta degli anni Cinquanta del ‘900). Il lavoro svolto fu notevole, proficuo ed interagì positivamente 20

con il dibattito tecnico scientifico coevo. La Commissione Censuaria Centrale, con le sue numerose e puntuali massime, venne definendo, delineando e precisando la portata delle leggi. Sul piano squisitamente speculativo si sostituirono gli approfondimenti metodologici - alla base della nascita e sviluppo della Scuola Italiana di Estimo - ai grandi dibattiti giuridici ottocenteschi. Durante il periodo fascista il catasto italiano, primo al mondo, applicò il metodo aerofotogrammetrico alla rilevazione catastale. Nel 1931 venne pubblicato un testo unico delle leggi sul catasto terreni e due anni dopo l’ultimo regolamento attuativo che aggiornava il precedente, datato 1905. Le Direzioni Generali interessate erano due: quella delle imposte e quella del catasto. È suggestivo ipotizzare, come aspirazione e prospettiva feconda delle penetranti e puntigliose operazioni catastali, l’idea di passare da procedure di supporto a interventi di mediazione e di riequilibrio da parte dello Stato e dei poteri locali nei confronti dei vecchi mali ereditati dagli arretrati Stati preunitari (latifondo/polverizzazione fondiaria/patti colonici). A fine anni Trenta negli Uffici Tecnici Erariali venne concentrata tutta la procedura di conservazione del Nuovo Catasto Terreni, oltre a quanto rimaneva dei catasti precedenti. L’Agenzia delle Imposte deteneva solo una copia fedele degli atti aggiornati. Nel 1939 si procedette anche alla revisione generale degli estimi dei terreni, nonché all’istituzione del Nuovo Catasto Edilizio Urbano. Necessitava infatti una perequazione per il cattivo uso fatto del vecchio catasto fabbricati ed il nuovo strumento si prestava a divenire mezzo di regolamentazione dei fitti, oltre che di conoscenza economico-giuridica per il controllo del settore immobiliare. Tirando le somme di un dibattito che data dall’Unità d’Italia, a distanza di 150 anni si può dire che il catasto, nato come mero inventario di beni a fini fiscali, finisce per fornire uno stato significativo della realtà sociale ed economica del territorio. promemoria_NUMEROUNO


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