Nel4 2014

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Numero 4 novembre 2014

in primo piano Oscar Wilde poesia Giuseppe Conte musica Luca Colombo

recensione Cinzia Tocci autori Lorenzo Spurio arte e poesia Ivan Tresoldi


PROEMIO Citizen Journalist Rivista on-line di Arte e cultura Novembre 2014 - N°4 Immagine di copertina Alessandra Cesari Grafica e web Maria Capone Info E-mail espressionelibrinews@yahoo.it Sito internet http://www.newespressionelibri. altervista.org newespressionelibri.altervista.org/ blog/ Facebook - pagina Per questo numero si ringraziano: Rossana Lozzio, Serena Carnemolla, Tiziana De Pace, Roberta Zingaretti, Elisabetta Bagli, Roberto Baldini, Floriana Porta, Giovanni Garufi Bozza, Pietro Loi, Maria Capone. 2 New Espressione Libri

Il nostro anno insieme è volato. Ringrazio chi ha creduto nel progetto “New Espressione Libri” ed ha contribuito ad arricchirlo con articoli e interviste interessanti. Ringrazio te che ci stai leggendo, se non ci fossi la passione non basterebbe a nutrire la costante voglia di metterci in gioco. Ringrazio gli autori, gli artisti, i fotografi, i pittori, i performer e tutti quelli che hanno voluto utilizzarci come mezzo di presentazione. Ringrazio chi continua a credere nel nostro gruppo, “perchè l’unione fa sempre la vittoria”. Grazie a chi ha contribuito a mettere le ali a questo progetto nella convinzione che presto si volerà insieme. In una società dove il lavoro non c’è e bisogna inventarselo nascono dei progetti, sono sogni che a volte rimangono soltanto tali, oppure in casi rari, ma non per questo improbabili, si tramutano in realtà. Il nostro è sicuramente un sogno in crescita che ci vede uniti e coinvolti in qualcosa che ancora non sappiamo classificare.


SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO

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in primo piano

OSCAR WILDE

21

interviste

GIUSEPPE CONTE

29

interviste

MAURA MANTELLINO

39

recensione citizen

VINCENZO MONFREGOLA

51

interviste

ANDREA MARCHETTI

59

interviste

LORENZO SPURIO

67

17 25 35 43 55 65

recensione

CINZIA TOCCI recensione

GIANLUCA GIUSTI musica

LUCA COLOMBO poesia

- arte

IVAN TRESOLDI recensione

FABRIZIO AGO recensione

PAMELA MOORE

interviste

ALESSANDRA CESARI

New Espressione Libri 3

SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. Erano passati oltre trentasei anni da quel diciotto settembre del millenovecento settantacinque, giorno della morte della madre, e non c’era giorno che Sandro, ai suoi sessantun anni, non aprisse lo scrigno di quei ricordi per riviverli come se fosse il primo giorno della sua scomparsa. Aveva trascorso la notte a vegliarla. I suoi lamenti non gli davano pace anche perché non riusciva a trovare un lenimento a quelle sofferenze. Quelle strozzature al petto che facevano tanto soffrire quella donna a lui tanto cara, dilaniavano anche il suo cuore di figlio. Sandro aspettò giusto le primissime ore del mattino per chiamare il medico affinché accorresse al capezzale della madre. (incipit di 1975, racconto della raccolta Racconti di Vita)

Stralci 1. La primavera era ormai iniziata e i colori del mondo si erano fatti più vivaci e splendenti. Il mare della mia isola cominciava a prendere le varie tonalità di azzurro turchino e di verde smeraldo, nonché le celesti trasparenze della pietra acqua marina. Era proprio quel mare che per la sessantunesima primavera mi abbracciava e conduceva nei meandri dei ricordi. Quel mare che era stato il protagonista della mia vita sin dalla mia tenera età e che era stato il mezzo di sostentamento della mia famiglia, donando i suoi frutti al mio genitore così come a tante famiglie di pescatori del mio rione natio. (incipit tratto da Eravamo undici a tavola. Io e… racconto della raccolta Racconti di Vita) 4 New Espressione Libri

3. Il mio mare, quello della mia isola, che mi aveva accolto sempre benevolo nelle sue onde sin da piccolo, quella sera, con l’oro del tramonto ormai evanescente, sembrava volesse comunicare con me con particolare intensità. Il suo rumore aveva qualcosa di insolito, i suoi movimenti erano particolarmente sinuosi, le sue lucentezze particolarmente purpuree e il suo infrangersi contro l’arena bianca era particolarmente carezzevole. Mi sentivo soggiogato dalla sua forza, ma anche dalla sua grazia. Avevo da sempre sguazzato nei suoi flutti e lo avevo sempre sentito amico, ma quella sera lo sentivo particolarmente vivo e vicino. Sembrava invitarmi ad entrare nelle sue confidenze e che era pronto ad accogliere le mie sofferenze. Aveva percepito che ero lì, seduto sulle sue rive, a riflettere sulla mia esistenza. La mia vita aveva subito la sua prima grande sofferenza: la perdita della mia adorata madre. ( dal racconto Il mio mare, inserito nella raccolta Racconti di Vita).


IN PRIMO PIANO

FEDE E ARTE

nel “de profundis” di Oscar Wilde di Pietro LOI Con questo personale studio non é mia intenzione far conoscere Oscar Wilde, già noto da più di un secolo a livello internazionale da un pubblico colto, ma anche meno colto, dato che alcune sue opere come Il ritratto di Dorian Gray o L’importanza di chiamarsi Ernesto, giusto per citarne due tra le innumerevoli, sono state anche oggetto di produzioni cinematografiche e teatrali. Lo stesso De Profundis, opera in forma di lunghissima lettera, é straconosciuto, sia fra gli addetti ai lavori sia fra quelli che si avvicinano a quest’opera per curiosità o per un semplice interesse di lettore. La motivazione a uno studio più approfondito di questo capolavoro letterario, nasce da un mio interesse verso l’Uomo Wilde, con le sue debolezze, con le sue crisi interiori, con le sue proiezioni vitali, con le sue riflessioni sul Dolore, sull’Arte, sull’Uomo/Dio per eccellenza: Gesù Cristo. Tutto questo l’ho ritrovato nella mia lettura e analisi del De Profundis, ma la mia speculazione si e’ rivolta principalmente al rapporto che esiste, per Wilde, tra Fede e Arte. Prima di entrare nello specifico della mia analisi, solamente due righe di questa forma epistolare di scrittura. L’apparente lettera che Wilde scrive dal carcere al suo giovane amico/ amato, in realtà la possiamo con-

siderare come un lungo monologo interiore, dove i protagonisti, lui stesso, il giovane amato, il padre di quest’ultimo, gli amici di Wilde, sono strumenti di ricerca interiore e di analisi introspettiva della sua vita, della sua arte, della sua religiosità, intesa come fede nel Cristo della Croce, che sublima il Dolore e lo trasforma in Amore, in Spirito d’amore. Io la definirei come un’opera biografica in cui il monologo interiore fruga tra i ricordi e scuote l’anima di Wilde, addentrandosi nei meandri della psiche umana dove l’arte e la fede si mescolano, elevando la scrittura a una sorta di lunga seduta psicoanalitica. Ma entriamo nel vivo del mio studio. Inizia la sua Lettera rivolgendosi direttamente al suo apparente destinatario, Lord Alfred Douglas, il suo amico/amante che tante pene gli aveva causato e la cui relazione l’aveva fatto finire in carcere, in seguito a un processo intentatogli dal padre di lui, peraltro odiato dal figlio stesso. Sin dalle sue prime pagine il tono della lettera é di rimprovero per il suo indegno amico, ma anche e principalmente per se stesso per aver permesso: “…che la mia vita fosse dominata da un’amicizia così poco intellettuale: un’amicizia il cui primo scopo non era la creazione e la conNew Espressione Libri 5


templazione del bello”. Questo era il suo cruccio, non tanto che il giovane lord lo avesse rovinato economicamente, sfruttandolo sino al midollo, ma che non fosse riuscito ad avere con lui quella comunanza d’idee, quella atmosfera intellettuale di quiete, di solitudine, di pace, che lui, come artista, andava cercando. Non era solamente la sua vita che stava devastando, ma era la sua Arte. Lo stare con lui inibiva la sua Arte, perché doveva stare appresso al suo amato nella soddisfazione di piaceri materiali, dei suoi desideri, dei suoi divertimenti, uniche cose che interessavano il suo temperamento privo di ben altre esigenze e bisogni che Wilde ricercava nel loro rapporto. Questa fu la sua grande debolezza: “Mi rimprovero senza riserve la mia debolezza. poiché si tratta soltanto di debolezza. Una mezz’ora con l’Arte significava per me sempre di più che un’ eternità con te. Niente, in effetti, in qualsiasi periodo della mia vita, fu mai più importante per me dell’Arte. Ma nel caso di un artista, la debolezza é poco meno d’un delitto, quando si tratti di una debolezza che paralizza l’immaginazione”. É da subito chiaro che il dramma e la sofferenza di Wilde non stanno nella constatazione di una relazione amorosa fallita, ma soprattutto nella cruda realtà di un rapporto basato solo su interessi materiali, mascherati da sentimenti e dimostrazioni amorosi. Un sodalizio che era privo di quella sintonia intellettuale, di quella empatia dell’anima, di quella Immaginazio6 New Espressione Libri

ne che fa dell’Artista una persona speciale. Il suo maggior tormento sta proprio in quel essersi annullato come artista, privilegiando i desideri dell’amato che avevano di tutto, ma non quell’attenzione e quella disposizione d’animo per l’Arte. Uno dei toni più alti del suo sconforto, durante la sua relazione, fu quando il giovane amico gli scrisse, alla fine di una sua lettera, dopo una penosa malattia: “Quando non sei sul piedistallo non sei interessante. La prossima volta che ti ammali me ne andrò via subito.” Quella frase insulsa e ingrata fu per Wilde di una volgarità e una crudezza nauseabonde, specialmente per il fatto che il Nostro si ammalò proprio per assistere l’amato durante una sua infermità. La lettera/monologo continua con un tono accusatorio, di rimprovero per i guai che il suo giovane amante gli aveva causato. Arriva persino ad illudersi che nonostante tutto il suo amato provasse per lui sentimenti d’amore, ma che erano offuscati dalla presenza nel suo cuore di un sentimento opposto: l’odio. Quell’odio che albergava nel suo cuore, quel sentimento tanto forte e brutale che provava per il proprio padre. Ma l’odio e l’amore non possono convivere nella stessa anima e a soccombere fu l’amore, quell’amore che Wilde era certo che provasse per lui, in una sorta di consolazione illusoria. L’Amore é per lo scrittore il motore della vita, il sentimento più nobile che l’uomo può avere: “L’Amore si nutre di immaginazione, per mez-


zo della quale diventiamo più saggi di quanto sappiamo, migliori di quel che sentiamo, più nobili di ciò che siamo; per mezzo della quale vediamo la vita come un tutto unico; per mezzo della quale soltanto possiamo comprendere gli altri nei rapporti reali non meno che in quelli ideali. Soltanto ciò che é nobile, e nobilmente concepito, può servire di nutrimento all’Amore.” Una concezione dell’Amore che si avvicina al Sommo Bene, ma la realtà materiale, gli interessi, il lusso, il vizio, il denaro, i banchetti, i divertimenti, nutrono l’anima e la ingrassano, dice il Nostro, di Odio, che non é altro che il Male, il male dell’esistenza. E così continua: “L’Odio acceca. Di questo non ti rendevi conto. L’amore sa leggere ciò che é scritto sulla stella più lontana, ma l’Odio ti accecava al punto di non lasciarti vedere più in là dell’angusto giardino, chiuso da mura e già avvizzito dalla lussuria, dai tuoi volgari desideri. La terribile mancanza di immaginazione che é l’unico difetto veramente funesto del tuo carattere, era interamente dovuta all’Odio, che viveva in te.” Una concezione dell’Odio, come risulta evidente, che equivale al Male, a tutto quello che presuppone l’allontanamento dall’Amore, inteso come il Bene dell’Altro, della donazione di se stessi per la felicità dell’altro. L’Odio é Egoismo, l’Odio é Vanità, l’Odio é il Piacere fine a se stesso, l’Odio é Lussuria… il Male che vince sull’Amore. Quell’Odio/ Male che non salva neppure la sua Arte, quando il padre del suo

giovane amico, spinto dall’odio per Wilde, medita di interrompere un lavoro teatrale dell’artista, con l’intenzione di insultare lui e gli attori che recitavano il copione. In quell’occasione, dice l’autore, Alfred avrebbe dovuto salvaguardare la sua Arte, il suo bene supremo, il suo valore assoluto, fermando i progetti insani del padre. Dice, infatti, nella sua lettera: “Avesti allora la tua buona occasione, quello sarebbe stato il tuo momento. Non ti rendi conto adesso che avresti dovuto coglierlo al balzo, farti avanti e dichiarare che la mia arte, quella almeno non doveva essere danneggiata per colpa tua? Sapevi che cosa fosse per me la mia arte, come fosse la grande nota fondamentale per mezzo della quale avevo rivelato, me stesso prima a me stesso, poi al mondo; la vera passione della mia vita; l’amore al cui confronto tutti gli altri amori erano come acqua di palude paragonata a vino rosso, o il fuoco fatuo della palude al magico specchio della luna. Non comprendi, adesso, che la mancanza d’immaginazione, é stato il vero e funesto difetto del tuo carattere?.“ L’Arte per Wilde é sacra, é la forma più pura di espressione dell’anima umana. Rimprovera aspramente il giovane amico quando riceve una sua lettera in cui gli comunica che ha intenzione di pubblicare un articolo “sul caso di Mr Oscar Wilde”. Quell’articolo si basava principalmente sulle lettere scritte dallo stesso Wilde dal carcere e New Espressione Libri 7


a lui indirizzate. Lettere intime, di natura strettamente privata, che il baldo lord intende pubblicare solamente per uno scoop giornalistico e letterario da feuilleton. Il dolore del nostro diventa acuto e ricorda al suo amato i suoi versi che scrisse quando furono rese pubbliche e messe in vendita in un’asta pubblica le lettere di un grande poeta, John Keats. Wilde in quell’occasione scrisse un sonetto di pochi versi per esprimere la sua profonda indignazione per l’avvenimento: “Non credo che ami l’arte / chi spezza il cristallo di un cuore di poeta / perché occhi miopi e meschini lo scrutino cupidi e torvi.“ Pochi versi ma molto significativi per capire cosa significasse l’Arte per Oscar Wilde, quello specchio dell’anima che rende palesi i sentimenti, le passioni, gli istinti, i desideri dell’Artista. Sulla sua concezione dell’Arte lo scrittore ritornerà spesso nel De Profundis e ne delinea i tratti salienti. Il suo Genio gli fa dire: “Gli dei mi avevano concesso quasi tutto. Avevo il genio, un nome illustre, un’alta posizione sociale, una mente brillante, un intelletto audace; facevo dell’arte una filosofia e della filosofia un’arte; mutavo la mente degli uomini e il colore delle cose; nulla di quel che io facevo o dicevo lasciava la gente indifferente. Presi il dramma, la più obiettiva tra le forme artistiche, e ne feci un mezzo d’espressione altrettanto personale quanto la lirica 8 New Espressione Libri

o il sonetto; nel medesimo tempo ne allargai il raggio e ne arricchii la caratterizzazione. Dramma, romanzo, poesia in prosa, poesia in rima, dialogo ingegnoso o fantastico, qualsiasi cosa io toccassi, la abbellivo di una bellezza nuova; alla verità stessa diedi in legittimo dominio ciò che é falso non meno di ciò che é vero, e mostrai che il falso e il vero non sono che forme di esistenza intellettuale. Trattai l’Arte come la suprema realtà e la vita come una forma di invenzione artistica, destai l’immaginazione della mia epoca così che essa creò intorno a me il mito e la leggenda. Seppi riassumere tutti i sistemi in una frase e l’esistenza intera in un epigramma.“ Una concezione dell’Arte che non poteva che avere una conseguenza: il Dolore, la Sofferenza. Se la vita diventa un invenzione artistica e l’Arte é la suprema realtà, essa non può che esprimere quel sentimento di melanconia e di sofferenza che permea la vita stessa. Niente di più stringente in quel momento contingente della prigionia. Il Nostro arriva a dire: “Sono passato attraverso ogni possibile forma di sofferenza. Meglio di Wordsworth stesso, so quel che egli intendeva quando scrisse: La sofferenza é permanente, oscura e cupa e ha la natura dell’Infinita. Ma mentre vi sono state ore in cui mi sono rallegrato all’idea che le mie sofferenze dovessero essere infinite, non avrei potuto sopportare che fossero prive di significato.


Ora trovo nascosto in fondo alla mia natura qualche cosa che mi dice che nel mondo intero niente é privo di significato, e tanto meno la sofferenza. Quel qualche cosa nascosto in fondo alla mia natura, come un tesoro in un campo, é l’umiltà.” E con questa convinzione, questo suo tesoro nascosto in un campo, di memoria evangelica, con questa umiltà, riesce a metabolizzare la sua sofferenza e a dargli un alto significato, quello di punto di partenza per una evoluzione nuova, di una nuova vita, o Vita Nuova. Questo nuovo sentimento a cui é giunto gli fa affermare: “La ragione non mi serve. Essa mi dice che le leggi da cui sono stato condannato sono errate e ingiuste, e il sistema sotto il quale ho sofferto, un sistema errato e ingiusto. Ma in qualche modo devo renderli entrambi giusti e buoni per me. Come in arte ci concerne unicamente ciò che una cosa particolare é per noi in un particolare momento, precisamente così avviene nell’evoluzione etica del nostro carattere. Debbo far si che tutto ciò che mi é accaduto sia un bene per me. Il tavolaccio, il cibo ributtante, le dure funi da sfibrare, in stoppa, finché i polpastrelli diventano insensibili dal bruciore, i compiti umilianti con cui inizia e finisce ogni giornata, la divisa squallida che rende il dolore grottesco a vedersi, il silenzio, la solitudine, la vergogna, tutto questo io debbo trasformare in una esperienza

spirituale. Non vi é una sola degradazione del corpo di cui io non debba tentare di fare una spiritualizzazione dell’anima.” In questa nuova visione la sofferenza e il dolore sono per Wilde le essenze di un Nuovo Mondo, come lui stesso lo definisce, sempre nella sua lettera: “Voglio vivere per esplorare quello che é per me niente meno che un mondo nuovo, Vuoi sapere che cosa sia questo nuovo mondo? Credo che tu possa indovinarlo. É il mondo in cui sono vissuto ultimamente. Il dolore, dunque, e tutto ciò che esso insegna, é il mio nuovo mondo. Io vivevo unicamente per il piacere, evitavo il dolore e le sofferenze di ogni genere. Li detestavo. Avevo risoluto di ignorarli fin dove era possibile, di trattarli cioè come forme di imperfezione. Non facevano parte del piano della mia vita, non avevano posto nella mia filosofia. Mia madre, che conosceva la vita nella sua completezza, soleva spesso citarmi i versi di Goethe, trascritti da Carlyle, in un volume che questi le aveva dato molti anni prima, e credo addirittura tradotti da lui: “ Chi non mangiò mai il pane del dolore, / chi non passò mai le ore della notte / a piangere e a sospirare il mattino, / quegli non vi conosce, o potenze celesti.” Quel dolore che lui aveva sempre aborrito, diventa adesso il significato della vita stessa. É perciò anche la massima espressione New Espressione Libri 9


dell’Arte che esprime la vita. L’artista, l’anima dell’artista, sente il dolore del mondo e lo esprime nelle sue creazioni artistiche. Mentre il corpo é fatto per il piacere, l’anima é la percezione della sofferenza dell’essere, una sofferenza che si traduce nel desiderio dell’artista di combinare l’anima con il corpo, la sostanza con la forma, la realtà esterna con l’interiorità. Il passaggio da tale concezione dell’Arte che esprime la vita e la sua sofferenza alla contemplazione e ammirazione per la figura di Cristo é una conseguenza naturale, quasi scontata. Il Cristo della sofferenza, del dolore, sublimati nell’Amore della Croce, diventa per Wilde la figura perfetta del Poeta. In Lui infatti s’incarna quell’unione di personalità e perfezione che lo rende precursore del romanticismo. Quel romanticismo nella vita che, attraverso l’immaginazione, lo rende capace di quella simpatia ed empatia con l’umanità intera, nella comprensione e condivisione della sofferenza. E così può dire ”…Egli comprende la lebbra del lebbroso, l’oscura notte del cieco, l’infelicità selvaggia di coloro che vivono per il piacere, la strana povertà dei ricchi”. Arriva a dire che il segreto di Cristo sta nell’affermazione ”ciò che accade al prossimo accade a noi stessi”. Per il vero cristiano il dolore e la sofferenza dell’Altro diventano motivo di empatia che si esprime attraverso la solidarietà, la condivisione, la consolazione, la donazione di sé in atti d’amore. L’amore di Cristo 10 New Espressione Libri

implica quell’atto di mistica sofferenza che si sublima nell’estremità della Croce, che racchiude in sé tutto il dolore del mondo. Cristo é quindi per Wilde un modello da seguire, essendo Egli stato l’emblema dell’Artista, avendo assunto in sé, fino all’immolazione, il Male del mondo per la sua liberazione totale attraverso l’indicazione di una Nuova Vita, quella vita che Lui ha messo in pratica. D’ora in poi il Nostro dedicherà delle pagine magnifiche a decantare e descrivere la figura di Cristo. Lo definisce un Poeta, ma arriva a dire che “la sua vita stessa e’ il più stupendo dei poemi”. Tutta la tragedia greca non ha espresso niente di simile. Niente é paragonabile alla Passione di Cristo, per intensità e sentimento. Viene fuori un profilo della figura di Gesù totalizzante, che rappresenta per l’autore il massimo ideale da seguire. L’ultimo atto della Passione di Cristo é in assoluto il capolavoro dell’Artista Gesù. In esso c’é rappresentata l’anima del mondo, quell’anima che raccoglie tutte le sofferenze dell’umanità intera. Cito: “La parca cena con gli amici, uno dei quali l’ha già venduto per denaro; l’agonia dell’uliveto silenzioso illuminato dalla luna; il falso amico che gli si accosta per tradirlo con un bacio; l’amico fino allora fedele sul quale, come su una roccia, egli aveva sperato di costruire una casa di rifugio per l’umanità, che lo rinnega mentre il canto del gallo annuncia l’alba vicina; la sua completa solitudine, la sua


sottomissione, il suo consenso totale; e insieme a tutto ciò, scene come quella in cui il gran sacerdote dell’Ortodossia si strappa le vesti per lo sdegno e il magistrato della giustizia civile chiede acqua nella vana speranza di lavarsi da quella macchia di sangue innocente che fa di lui la figura scarlatta della Storia; la cerimonia di incoronazione del Dolore, una delle scene più stupende nell’intero corso del tempo; la crocifissione dell’Innocente davanti agli occhi di sua madre e del discepolo che amava; i soldati che gettano i dadi per tirare a sorte le sue vesti; la morte atroce per mezzo della quale egli diede al mondo il suo simbolo più duraturo; e infine il seppellimento nella tomba del ricco, avvolto in lini egiziani, con spezie rare e profumi come un figlio di re”. Nella lettura del suo racconto/descrizione della Passione di Cristo, é impossibile non percepire l’assoluto coinvolgimento dell’autore, come se volesse far suoi quei momenti di sconvolgente sofferenza. Ma per lo scrittore, tutta la vita di Gesù é una fusione di Dolore e Bellezza tanto da definirlo un Idillio, anche se termina con la sua tragica morte. Egli infatti é come: “un giovane sposo con i suoi compagni, come del resto lui stesso si definisce in alcuni passi, o come un pastore che passi nella valle con le sue pecore, in cerca di prati verdi o di freschi ruscelli; o come un aedo che voglia innalzare col

canto le mura della città di Dio, o un amante per il cui amore il mondo intero sia stato troppo piccolo. I suoi miracoli mi appaiono squisiti come l’arrivo della primavera e altrettanto naturali. Non provo alcuna difficoltà a credere che l’incanto della sua personalità fosse tale da dar la pace alle anime tormentate con la sua sola presenza; che coloro i quali toccavano le sue vesti o le sue mani dimenticassero il dolore; o che mentre passava per la via la gente che non aveva mai visto nulla dei misteri della vita d’un tratto li vedesse distintamente, e altri che erano stati sordi a ogni voce fuorché a quella del piacere udissero per la prima volta la voce dell’amore e la trovassero “melodiosa come il liuto di Apollo”; o che le cattive passioni fuggissero al suo avvicinarsi, e uomini la cui vita sorda e vuota di immaginazione era stata una forma di morte, si levassero per così dire dalla tomba alla sua chiamata: o che quando insegnava sulla montagna la moltitudine dimenticasse la fame e la sete e le cure di questo mondo, e che i suoi amici che lo ascoltavano seduti a tavola con lui il rozzo cibo sembrasse raffinato e l’acqua avesse il sapore di ottimo vino, e la casa intera profumasse della dolcezza del nardo”. C’é in queste righe una completa e profonda fede in Gesù, nella sua strabiliante vita e nella sua Grandezza, nella sua Divinità. Le sue note su Cristo, sulla sua vita e il suo messaggio sono così sentite New Espressione Libri 11


che il lettore non può che percepire una certa immedesimazione dell’autore con il personaggio che sta descrivendo. La sofferenza di Cristo é la sua sofferenza. La ricerca dell’anima dell’uomo da parte del Nazareno, diventa la ricerca della sua anima. Il Regno di Dio é quel regno dove l’anima si libera da ogni passione per le cose terrene, dei propri egoismi, dei propri possessi, buoni o cattivi che siano. Il Regno di Dio non é quindi nei cieli, ma é il regno in terra dove l’essere spirituale ha trovato la forza di elevarsi dai suoi bisogni materiali. E così arriva a dire: “Io sopportai ogni cosa con volontà tenace, anche se la mia natura spesso vi si ribellava, finché non mi restò altro al mondo all’infuori di Cyril. Avevo perduto nome, posizione, felicità, libertà, ricchezza, ero un carcerato e un pezzente. Ma mi rimaneva ancora questo bene meraviglioso: il mio figliolo maggiore. D’improvviso la legge me lo tolse. Fu un colpo così spaventoso per me, che non seppi reagirvi: così mi buttai in ginocchio, e chinai il capo, e piansi, e dissi:” Il corpo di un bimbo é come il corpo di Dio: non sono degno nè dell’uno nè dell’altro”. Quel momento fu la mia salvezza. Vidi allora che la sola cosa da fare era accettare ogni cosa. Da allora - per quanto strano possa sembrare - sono stato molto più felice. Ciò che avevo raggiunto, era naturalmente la mia anima nella sua essenza suprema. Per molti versi le ero stato nemico, ma la trovai 12 New Espressione Libri

ad attendermi come un amico. Quando si viene in contatto con l’anima si diventa semplici come i bambini: come ci avrebbe voluti Cristo”. É a questa accettazione e consapevolezza del dolore che l’uomo Wilde arriva. La sua anima si é liberata dai vincoli terreni e nella sofferenza, nell’accettazione del dolore, paradossalmente é più felice. É quello stato dell’anima che lo conduce alla comprensione dell’altro, al perdono, alla compassione: quello stato che gli impedisce di farsi travolgere dall’odio per il nemico, perché l’odio avrebbe distrutto la sua anima che per sua natura é portata al Bene, all’Amore. Il parallelo con Cristo e’ inevitabile. Dice infatti a tale proposito: “Vivere per gli altri come scopo cosciente e definito non era il suo “credo”, non era la base del suo credo. Quando Egli dice “perdonate ai vostri nemici, non lo dice per i nemici, ma per la salvezza dell’anima nostra: e perché l’Amore é più bello dell’Odio. Nel consigliare al giovane ricco di vendere tutto ciò che possiede e darlo ai poveri, non é alla condizione dei poveri che pensa, bensì all’anima del giovane, quell’anima che le ricchezze stanno contaminando… Ma, mentre Cristo non diceva agli uomini “Vivete per gli altri”, egli insegnava loro che non vi era differenza alcuna tra la vita degli altri e la propria. In tal modo egli dava all’uomo una personalità estesa, da Titano. Dalla venuta di Cristo


la storia di ogni singolo individuo é - o può venir considerata - come la storia dell’umanità. Naturalmente la Cultura ha incrementato la personalità dell’uomo: l’Arte ci ha dato una mente molteplice.” Ma chi é dotato di temperamento artistico, dice lo scrittore, sa “quanto sappia di sale il pane altrui, e quanto siano amare le altrui scale”. L’artista, supremo percettore del sentore dell’umana sofferenza, concepisce la vita come espressione, che é l’essenza di tutto ciò che é vivo. Per l’artista “tutto ciò che é muto é morto”, dice Wilde. Fa seguito una delle più belle immagini e descrizioni di Cristo, infatti di Lui dice: “Ma per Cristo non era così. Con una vastità e una potenza di immaginazione che ci riempie quasi di sgomento, egli fece il suo regno di tutto il mondo inarticolato, del muto mondo del dolore: e di se stesso fece il suo portavoce. Scelse per fratelli coloro di cui ho detto, coloro che sono muti sotto l’oppressione e “il cui silenzio e’ udito da Dio soltanto”. Egli volle farsi occhi per il cieco, orecchie per il sordo, voce per le labbra di coloro cui era stata legata la lingua. Per le miriadi che non avevano trovato espressione egli volle essere la tromba stessa con cui potessero gridare al cielo. E poiché la sua era la natura artistica di colui per il quale Sofferenza e Dolore sono manifestazioni che gli consentono di esprimere il suo concetto di Bello, e sapeva che un’idea non ha valore finché non s’incarna e non

si fa immagine, egli fece di se stesso l’immagine dell’Uomo dei Dolori; e come tale affascinò e influenzò l’Arte, come nessun dio greco era mai riuscito a fare.” Cristo diventa quindi l’emblema dell’Arte e il modello da seguire per l’artista. Il suo credo, le sue parole, il suo essere figlio dell’Uomo e figlio di Dio, il suo incarnare le sofferenze del mondo, la sua passione, il suo calvario, la sua croce, sono esse stesse espressione artistica. La fede allora non può che esprimere l’arte, che si incarna nella figura di Gesù. Dirà infatti più in là: …”Dalla bottega del falegname di Nazareth venne una personalità infinitamente più grande di quante fossero mai state create dal mito o dalla leggenda; e destinata, strano a dirsi, a rivelare al mondo il significato mistico del vino e la vera bellezza dei gigli del campo come nessuno, nè sull’Etna nè sul Citerone, avevano ancora fatto. …e non appena l’Arte ebbe compreso ciò che significava, eccola dischiudersi come un fiore alla presenza di colui nel quale il vero in Arte si era personificato come mai per il passato. Non é forse il vero in Arte, come ho detto, “ciò che fa dell’esteriore l’espressione dell’interiore; in cui l’anima é fatta carne; e il corpo é spirito e istinto; in cui la Forma si é rivelata”? L’immedesimazione dell’autore con il Cristo diventa quasi totale. Il suo essere immaginazione pura ed espressione dell’anima, quell’espressione New Espressione Libri 13


del vero che fa dell’esteriore l’espressione dell’interiore, gli fanno dire: “…Ma ovunque si produca un movimento romantico in arte, lì, in qualche modo, e sotto una qualche forma, é Cristo, o l’anima di Cristo…”. É l’immaginazione, secondo Wilde, l’essenza dell’arte, specialmente quella romantica, e quindi della vita. Quell’immaginazione di cui Cristo é la suprema espressione. Il suo Cristo é Amore Supremo, é Sommo Bene, é Giustizia Altissima, é Vita Etica, é Libertà Vera, ma é anche sublimazione della sofferenza e del dolore del mondo. E l’immaginazione coincide con l’anima che esprime tale sofferenza nella Croce, sublimata nell’Amore per l’umanità. Solo un animo artistico, della più alta arte, poteva esprimere la Bellezza della passione e morte di Gesù. La sua Arte, la sua ricerca della Bellezza, diventa una ricerca dello Spirito, affinché la sua anima riesca a trovare pace. Dice infatti: “Tuttavia, sento ora che dietro questa Bellezza, pur soddisfacente che sia, si nasconde uno Spirito di cui le forme e i contorni dipinti non sono che modi di una manifestazione; e proprio con questo spirito intendo entrare in contatto. Mi sono stancato delle espressioni articolate dell’uomo e delle cose. Il Misticismo in Arte, il Misticismo nella Vita, il Misticismo nella natura: questo cerco. É assolutamente 14 New Espressione Libri

necessario per me che lo trovi.” La sua adesione e la sua immedesimazione alla figura di Cristo é totale. L’uomo Wilde del passato é ormai morto, per resuscitare nel Wilde mistico del presente. Questa sua “resurrezione” gli fa concludere la lunghissima lettera con questi versi: “Ciò che a me e al mondo sembrava essere il mio futuro, io lo perdetti quando mi lasciai istigare a intentare causa a tuo padre; forse, anzi, l’avevo perduto molto prima. Ciò che ho davanti a me adesso, é il mio passato. Devo indurmi a guardarlo con altri occhi: devo indurre Iddio a guardarlo con altri occhi. E questo, non posso fare ignorandolo, o designandolo, o lodandolo, o rinnegandolo; posso farlo solo accettandolo, come una parte inevitabile dell’evoluzione della mia vita e del mio carattere; chinando il capo di fronte a tutto ciò che ho sofferto. Quanto io sia lontano dalla vera indole dell’anima mia, lo dimostra molto chiaramente questa lettera, coi suoi umori incerti e mutevoli, il suo sdegno, la sua amarezza, le sue aspirazioni, e la sua incapacità a realizzarle: ma non dimenticare in quale terribile scuola io sieda al mio compito; e per incompleto e imperfetto che io sia, tu, da me, hai ancora molto da imparare. Venisti a me per imparare il Piacere della Vita e il Piacere dell’Arte. Forse sono stato scelto per insegnarti qualcosa di più splendido: il significato del Dolore, e la sua bellezza.“


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE

contiene copertina NEWS La cadrà” oesia “Ac la video p

2. Incastri Si incontrano anime perfetti incastri di noi opposte latitudini che lente percorrono le nostre identità E sugli intimi percorsi affanni ansiosi di te stringono emozioni che dense scivolano nelle buie cavità Si scavano distanze nel recuperare sensi distrattamente persi da mani indifferenti a laghi trasparenti

1. Lune di ghiaccio

E si posa sulle ciglia della mia ingenuità una lacrima d’amore volata con il vento su nubi di poesia

Guardandomi attorno girando lo sguardo ascolto le idee

3. Il passo del mondo

Leggendomi dentro cercando un mio senso comprendo la via

Vivo di dense emozioni, vivo di verità non riesco a comprendere come si possa nuotare in fiumi di banalità

Disegnando nel vuoto ascoltando silenzi coloro le assenze

Antepongo le solitudini, alle falsità non costruisco affettività, su tele dipinte in tono con le ambiguità

Sporgendomi in me ritrovo calore in lune di ghiaccio disciolte nei sé

Ferma a pensare, sul passo del mondo a un riflesso di tempo, afono grido di libertà libertà di mostrarsi diversi, più veri bambini, persino, in un’altra realtà. New Espressione Libri 15


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. Un vuoto immenso dove le parole si erano arenate su una spiaggia senza conchiglie, inghiottite dal liquido trasparente di un mare in tempesta. Una tempesta emotiva che non si poteva placare: Liol.

Stralci 1. Tre settimane! Dio che eternità! Ventuno giorni di ferie senza poterti leggere o parlare con te. Già, parlare… Magari potessi veramente guardare i tuoi occhi che si riflettono nei miei. Certo, come tu scrivi, i punti internet, i quaderni pigna da portarsi dietro per gli appunti, tutto quello che vuoi, ma so già che mi mancherai tanto, anzi TROPPO! Questo era quello che Luana avrebbe voluto scrivere a Liol nella risposta alla sua e–mail che preannunciava le ferie. Invece… PUNTI INTERNET, QUADERNI PIGNA E APPUNTI, MA DICO SCHERZI? GODITI LE TUE FERIE E NON PENSARE A ME. IO MI GODRÓ LE MIE! Due bugie in una sola frase! 16 New Espressione Libri

3. Era appena entrato nel cortile di casa con la macchina e già Liol non vedeva l’ora di ripristinare i collegamenti del computer per poter finalmente accarezzare con la mente Luana, complici le dita impazienti e i tasti ormai impolverati. Dovette però desistere da questo impulso quasi primordiale per procedere nel solito rito d’ogni arrivo dalle vacanze. Al rumore delle portiere, che si chiudevano, gli anziani genitori di Liol fecero subito capolino in terrazza per i saluti di bentornato, i commenti sulle loro abbronzature e per constatare con sollievo come il rientro fosse avvenuto regolarmente. 4. “Mia cara Luana, adesso ti devo salutare perché la notte sta quasi finendo e prima che schiarisca del tutto almeno un paio di ore di sonno me le devo proprio fare, quindi ti faccio le solite strizzatine, baci e abbracci a ripetizione ma, consentimelo, ti aggiungo un bacio speciale, uno di quelli che non si danno fra amici… Sì, hai capito… Un bacio che un uomo dà ad una donna tenendo gli occhi chiusi e il cuore aperto, questo mio bacio a voler assaporare le tue labbra. Ecco… L’ho fatto davvero… Ci sei ancora? Tuo e ancora TUO Liol.”


RECENSIONE

CON LA MUSICA DENTRO la vittoria di mario

di Maria CAPONE È stato definito un “inno” per tutti i medici. Ha vinto Mario di Cinzia Tocci, Edizioni C’era una volta, non è il diario personale di una figlia alla ricerca della verità. È un libro scritto col cuore, che arriva al cuore e che sprona a non arrendersi davanti ai muri. Sarà perché tratta una storia vera, sarà che chiunque potrebbe diventare protagonista di questa storia o l’ha già vissuta, ciò che colpisce è come l’autrice sia stata capace di parlare di una tragedia con “leggerezza” e semplicità, nonostante si possa ben comprendere il suo stato d’animo. Poteva essere un j’accuse ai medici - per quanto sarebbe stata la prima reazione umana di fronte al caso di malpractice che ha coinvolto Mario, suo padre – invece l’autrice (che è anche editore delle Edizioni C’era una volta) rovescia la medaglia e dichiara: “Difenderò sempre la categoria dei medici, perché se qualcuno sbaglia non devono essere accusati tutti. Perché esiste anche l’eccellenza ed è in quella direzione che occorre andare”. Fa riflettere, perché all’esito della causa contro la struttura ospedaliera, è emersa la negligenza dei medici nei confronti del paziente, suo padre. Ecco allora che Mario non è solo il nome del papà, ma è anche il nome di tutti i “Mario”, tutti i padri, i fratelli, i figli, gli amici, che

hanno vissuto, direttamente o indirettamente, e sono stati oggetto di esperienze simili a quella da cui è nato questo libro. Ecco dunque che le emozioni che emergono da Ha Vinto Mario non sono più solo personali bensì diventano collettive. Nel libro Cinzia Tocci ha trasferito tutto ciò che appartiene alla sua sfera personale, in un viaggio durato sei anni, dal 2007 fino a quando, alla notizia dell’avvocato che le comunicava la vittoria della causa contro la malasanità, l’autrice ha preso il pc e ha iniziato a scrivere le prime parole di Ha Vinto Mario. New Espressione Libri 17


“Non sapevo ancora quale sarebbe stato il titolo, né come lo avrei impostato, ma lo avevo dentro di me, ho dato sfogo alle emozioni e ai ricordi, trasportata anche dalle note musicali che mi hanno accompagnato, di notte, nella stesura del libro. Mi guardavo nello specchio dei ricordi mentre la mente ripercorreva lo spazio del tempo che non c’è più e le pagine prendevano vita assumendo i colori dei ricordi stessi. Forse è stato il primo vero momento in cui sono uscita dall’apnea in seguito alla notizia improvvisa della morte di mio padre. E ho pianto, anche nella consapevolezza della difficoltà (e del dolore) del percorso che avevo intrapreso per conoscere la verità. Non che questa mi abbia ridato mio padre, ma a lui lo dovevo”. Commenta così l’inizio di questa seconda esperienza di autrice, lei che aveva iniziato a scrivere favole per bambini proprio durante le notti insonni dopo la morte del padre, fondando poi la casa editrice che porta ancora lo stesso marchio, Edizioni C’era una volta, sebbene nel tempo abbia aperto le porte anche a opere destinate ad un pubblico non solo di piccoli lettori. “Svolgere la professione di medico è una responsabilità”, continua Cinzia Tocci, “sorprende e fa commuovere la recente notizia del ragazzo cinese di 11 anni, Liang Yaoyi, che a conoscenza del male incurabile che lo ha colpito, decide di donare gli organi per aiutare altre vite. Ha fatto il giro del mondo la notizia, insieme all’immagine 18 New Espressione Libri

dei medici e degli infermieri che si sono inchinati nel rispetto di questa giovane vita e della sua grandezza umana. Quando mi è stato comunicato che mio padre era morto, la persona al telefono non ha avuto mezzi termini: Lei è la figlia? Suo padre è deceduto, venga subito”. Questa frase secca, senza mezzi toni, è ciò che si legge di quella cronaca che in questo libro scorre con un ritmo incalzante tra i ricordi, senza i toni della tragedia, seppur di una tragedia si tratta, complice anche la musica (l’autrice consiglia di leggerlo con in sottofondo le canzoni che hanno dato il titolo ai capitoli, le stesse che ascoltava lei quando li scriveva). Da leggere tutto d’un fiato, agile e coinvolgente, con la speranza che tutto ciò non sia vero. Perché non può essere vero. Una notizia che ti piomba senza alcun minimo preavviso, una fiducia tradita riposta nelle mani sapienti dei medici a cui Mario era stato affidato la sera prima e che gli stessi, nascondendo la verità, il giorno dopo liquideranno i parenti con un superficiale “l’autopsia è invasiva”, senza immaginare che quello sarebbe stato il tarlo che avrebbe scavato nei pensieri di Cinzia fino a voler capire la Verità. “La dolorosa battaglia di Cinzia, ha reso giustizia a Mario, che è stato derubato di tempo, amore, calore. Ha dato senso all’accaduto, un senso che non può accontentarsi e fermarsi di fronte il rifiuto di qualunque responsabilità. Il libro è una sintesi di tutto ciò e una rivendicazione di giustizia e un tri-


Cinzia Tocci buto d’amore” è uno dei riscontri dei lettori, che sintetizza il perché di questo libro che sì, nasce da un dramma, ma dove l’Amore è il filo conduttore, non solo filiale, nella ricerca della Giustizia nel nome della Verità, ma anche personale, perché la vita continua e l’Amore ha diversi volti. Anche quello che Cinzia ancora non ha trovato per sé. Alla fine Ha Vinto Mario, l’Amore con la A maiuscola. A Mario, grande amante della musica, è stata inoltre dedicata la canzone “Questa dedica è per te”, scritta da Cristian Calienni, le cui note si possono ascoltare nel sito dedicato al libro: http://ctox46.wix.com/ cinziatocci. Come dice il ritornello, perché ti porto dentro il cuore anche se tu non sei più qui!!! Perché porteremo sempre nel nostro cuore chi ci ha dato la vita e chi ci ha portati al mondo: i nostri genitori.

Cinzia Tocci, classe 1970, romana, fondatrice di EDIZIONI C’ERA UNA VOLTA, ha studi umanistici alle spalle, volontariato e un background lavorativo dall’organizzazione di eventi e congressi, passando poi al mondo del petrolifero, delle tlc, del bancario e del gaming, con grandi soddisfazioni personali e di arricchimento professionale. Dopo “Accendi una stella!” scritto a quattro mani con Federica Guina nel 2010, nel 2013 esce “Ha vinto Mario”, da una storia vera. Qui trovi: ANTEPRIMA BOOK TRAILER SITO del libro CASA EDITRICE New Espressione Libri 19


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. Tu La sussurrerò al mare la tua bellezza, nei golfi segreti di lune d’oblio. Tu per sempre, tra le onde. Tu nella salsedine. Proprio in quel mare consumato dal tempo e mai vissuto, che a poco a poco si risveglia. Il tempo ci scorre dentro, nascosto e sospeso nei capricci dell’immortalità. Tu sbocci dal mare, dai filamenti di luce dove tutto è già accaduto. 3. Nessuna voce dal mare 1. Isole Isole velate, coperte, chiuse sui crinali del silenzio nel tempo senza tempo. Nascono e rinascono su altri volti, nel tepore equoreo non so su quale spiaggia. Isole quasi rubate, precedono i respiri alle nostre spalle. Isole, ancora isole mi attendono. 20 New Espressione Libri

Non hanno parole i corpi distesi e paralleli di terre nuove. Ridisegnano i loro confini, nel respiro di enormi crateri, fra vocali e consonanti. Un mare che non sente le parole che conducono al cielo. Un moto obliquo di taciturne corde vocali, da lingua a lingua. Si sono perse fra i poeti le voci del mare.


INTERVISTA

LA POESIA OGGI - giuseppe conte -

di Floriana PORTA Abbiamo parlato di poesia e di molto altro in questa intervista con Giuseppe Conte, scrittore poeta e critico letterario. Perché oggi, secondo Lei, ha ancora senso parlare di poesia? Per me la domanda andrebbe capovolta: perché oggi non dovrebbe avere più senso parlare di poesia? Che cosa è successo nel mondo, nella società, nel linguaggio e nell’anima di ogni singolo essere umano per arrivare a dubitare che sia legittima l’esistenza della poesia? Nessuno chiederebbe se ha ancora senso respirare, amare, mangiare, dormire, vivere. La poesia è tutto questo: nel linguaggio, nel canto del linguaggio, è l’essenza della vita stessa, le domande supreme intorno alle nostre origini, ai nostri desideri, ai nostri dubbi, al mistero del nostro essere nell’universo. La società fondata sul primato dell’economia, e dunque della comunicazione, della pubblicità, della moda, crede di poter fare a meno della poesia e riduce l’esistenza dell’uomo a una piattezza insensata, a volte ilare, spesso lugubre, sempre miserabile. Oggi bisogna parlare sempre più di poesia. Leggerla ad alta voce, impararla a memoria, esercizio che Italo Calvino riteneva il primo di

una resistenza dell’umano contro le forze della barbarie. A che età ha iniziato a scrivere i suoi primi versi? I miei primi interessi da bambino sono andati verso l’astronomia e la musica, in particolare il jazz. Questo sino a quattordici anni. Poi al Ginnasio cominciai a leggere le antologie di poesia con un altro spirito. Cominciavo a desiderare di misurarmi con quella musica del linguaggio così incantevole e arcana. Ho scritto la mia prima poesia, un sonetto carducciano, New Espressione Libri 21


a quattordici anni: un assoluto esercizio di imitazione. Subito dopo ho scritto endecasillabi catulliani per una ragazza del Liceo che aveva due anni più di me e mi sembrava irraggiungibile. Capii presto che la poesia non era né imitazione né effusione di sentimenti spesso momentanei. E mi dedicai a scrivere un abbozzo di romanzo alla Sterne e tante opere teatrali (il teatro era la mia passione dominante). Tornai ai versi soltanto intorno alla trentina, in un momento di crisi esistenziale, culturale e spirituale spaventosa. Mi aggrappai alla poesia come all’unica cosa vera, perché intanto stavo riscoprendo il mito, la sua energia, il suo potere, la sua circolare immensità. E con il mito la natura, la grande assente dalla cultura di tanto Novecento. Da allora, dai trent’anni in poi, non ho più smesso. Qual è stato il suo percorso formativo? L’ho detto, l’astronomia, il jazz, gli studi liceali, la passione per il teatro, la lettura dei poeti maledetti e dopo dei Beat. E’ stato leggendo Baudelaire e Mallarmé che ho desiderato per la prima volta di essere un poeta, e di vivere da poeta. Cioè una vita alchemica, che trasforma angoscia, ansia, sofferenza in gioia vitale, canto, piacere. Poi gli studi di Lettere alla Statale di Milano. Poi l’incontro con Anceschi a Bologna e con Barberi Squarotti a 22 New Espressione Libri

Torino. Un lungo apprendistato sulle riviste culturali maggiori di quegli anni. Sono stato uno studioso da giovane. Poi ho preferito vivere anarchicamente senza ancoraggi, senza tetti e protezioni, fidandomi soltanto della scrittura. Sono stato anglofono sin dal primo viaggio in Inghilterra del 1962. Poi ho virato verso la Francia e ho abitato quindici anni a Nizza, con soggiorni lunghi in Bretagna e a Bordeaux, e frequentissimi a Parigi. Quanto ha influito la sua città nella sua poesia? Non so bene qual è la mia città. Sono nato e ho vissuto i primi diciannove anni della mia vita a Imperia, in una casa a Porto Maurizio, antico centro della Repubblica di Genova, e poi andando al Classico di Oneglia, antica enclave sabauda. Ho studiato a Milano. Ho abitato più di un anno a Torino. Ho vissuto poi a Sanremo, poi a Capo Berta, poi ho comperato a Nizza la mia prima casa, al 19 di rue Massena. Nella mia poesia hanno influito molti di questi luoghi. Più altri che ho percorso nel mio continuo viaggiare di quel tempo e che mi hanno smosso immagini interiori a partire dall’esterno, come dovrebbe capitare ai veri viaggiatori. Città dell’Islam. Pueblo dei Nativi Americani, piramidi azteche, gopuram dei templi indù, tutto è entrato nel mio linguaggio e nella mia immaginazione. In una specie di globaliz-


Giuseppe CONTE Poeta, narratore e saggista, Giuseppe Conte è nato ad Imperia nel 1945. Durante tutti gli anni del Liceo scrive molti testi teatrali e poesie. Gli autori che incidono di più sulla sua formazione d’adolescente sono Omero, Shakespeare, Sterne, Goethe, Foscolo, Shelley. Le letture di Mallarmé, di Baudelaire, di D. H. Lawrence, di Henry Miller lo spingono a desiderare in maniera irresistibile di fare lo scrittore. Si è laureato in Lettere presso l’Università Statale di Milano, ed è stato collaboratore di riviste letterarie, redattore della rivista Il Verri e docente. Abbandonato l’insegnamento, si è poi dedicato a tempo pieno all’attività di scrittore. I suoi interessi che si focalizzano intorno ai grandi temi del mito e della natura, trovano la loro espressione più alta nei suoi primi libri. Esordisce nel 1972 con il volume “La metafora barocca” a cui seguiranno nel 1983 le poesie “L’Oceano e il ragazzo”, salutate da Italo Calvino come un libro fondamentale nel rinnovamento della poesia italiana. In seguito, ha pubblicato altre raccolte di poesia, romanzi, saggi, libri di viaggio, libretti d’opera, testi teatrali. Nel 1995 ha contribuito a fondare il Mitomodernismo con Tomaso Kemeny e Stefano Zecchi. Nel 2006 vince con “Ferite e rifioriture” il Premio Viareggio sezione poesia. Ha collaborato e collabora a riviste come “Il Verri”, “Nuova corrente”, “Sigma” e ai quotidiani “La Stampa”, “Il Giornale”, “Il Secolo XIX”. New Espressione Libri 23


zazione innocente e creante, al contrario di quella economica che è spesso distruzione colpevole. L’ultimo lavoro, com’è nato? Il mio ultimo lavoro è un romanzo, Il male veniva dal mare, nato dalla mia osservazione della misteriosa vita delle meduse, dalla mia preoccupazione per la salute del mare, e dalla volontà di raccontare una storia nuova e fantastica ma ancorata ai problemi e alle tragedie della società contemporanea. Per la poesia (io parlo più volentieri della mia opera nella sua completezza, non amo la specializzazione poetica), l’ultimo libro è Ferite e rifioriture, del 2006. Nato dal ritorno all’ispirazione dei miei primi libri, in particolare de L’Oceano e il Ragazzo, dal ritorno alla Liguria, ai temi della natura, dopo aver sperimentato tanti altri temi e stili. Cosa ne pensa dell’autopubblicazione, la nuova frontiera dell’editoria? Ma l’autopubblicazione non è una nuova frontiera. Per la poesia è sempre esistita. Nel 1975 io pagai 100 000 lire per pubblicare Il processo di comunicazione secondo Sade, che poi tanti anni dopo sarebbe stato rieditato con un corposo saggio storico di Francesco Napoli. Poi ho sempre avuto grandi editori. Ma la poesia circola in tanti modi diversi. Le antologie. I poster (una mia poesia riprodotta su un poster 24 New Espressione Libri

ha circolato per una estate su 1000 autobus di linea in Scozia, nella campagna Rediscovering Poetry). Oggi poi c’è internet. Poesia dappertutto nel cyberspazio. La mia poesia intitolata Energia mutabile è stata riprodotta e piratata in non so quanti siti. Persino in quello di un intraprendente wedding planner (e pensare che io non amo né i matrimoni né le canzoni melodiche che ne fanno da colonna sonora). Dove si rifugia quando ha un po’ di tempo libero? Non ho mai tempo libero dalla creazione letteraria. Diciamo che mi rifugio in una specie di solitudine necessaria e non dolorosa. Mi piace sostare nei caffè. Guardare il mare. Camminare. Nuotare. Viaggiare. Le idee migliori mi vengono muovendomi. O in quel particolare momento in cui il sonno diventa veglia, un momento di passaggio, tortuoso e nello stesso tempo illuminante. C’è già un nuovo progetto nel cassetto? Nel 2015 compirò un certo numero di anni (che purtroppo non mi sento addosso) e allora raccoglierò tutta l’opera poetica, con qualche inedito. In prosa lavoro sempre alla mia saga sulle meduse (che forse diventerà una tetralogia, come quella di Wagner che ascolto spesso scrivendo).


RECENSIONE

LA CONOSCENZA

il primo passo per la libertà di Maria CAPONE Quando si prende un libro che parla di misteri, religione, paranormale religioso e paranormale in generale, scritto in chiave scettico-razionale, viene subito da pensare: “ecco il classico razionalista che non crede a nulla e si ostina a farlo proponendo le solite cose già lette, sentite e risentite. La solita minestra riscaldata o peggio ancora tiepida. Lasciamolo pure lì dov’è, sullo scaffale”. Questa volta invece no! Qualcosa non torna è un libro diverso perché scritto in maniera diversa. Diretto, chiaro, ironico al punto giusto, capace di coinvolgere il lettore sia per la sua originalità di stile, sia per la trattazione delle tematiche, che possono essere più o meno conosciute, e che rivela un profondo studio durato trent’anni. D’altronde un libro così non si improvvisa ed è un’occasione super invitante per chi vuole confrontarsi o approfondire misteri che da sempre affascinano l’uomo suscitando interesse e curiosità. Come riporta Marco Cappadonia Mastrolorenzi nella sua Prefazione al libro, “esistono soltanto misteri inspiegati, non inspiegabili”. La sua unicità sta proprio nel modo rivoluzionario con cui vengono presentati gli argomenti, per molti

aspetti già trattati con approcci diversi. Il segreto è nella tecnica, tanto semplice quanto efficace: Giusti mette al centro del suo libro il lettore. Il vero protagonista infatti non è lo scrittore ma proprio il lettore con cui instaura un’interazione continua e dinamica. Una volta tanto chi scrive non pontifica, non insegna e non sale in cattedra ma riflette insieme a chi legge. In questo modo si percepisce subito che il dialogo non è monolaterale, ma l’esatto contrario, perché evitando qualunque imposizione, diventa capace di raggiungere New Espressione Libri 25


un grande obiettivo: stimolare la riflessione. In ogni passaggio l’ottica è sempre costruttiva, perché alla fine ciò che conta è quel mattoncino in più di consapevolezza e conoscenza che il libro offre al lettore, che potrà servirgli per rafforzare le sue convinzioni consolidate oppure cambiarle. Giusti pone domande e dialoga con il lettore sulle contraddizioni che i misteri del mondo si portano dietro. Quali sono i punti deboli delle religioni e perché siamo portati a credere? La Sindone: oltre ai test scientifici complicati, quali sono gli insospettabili dettagli che sfuggono? Paradiso o Inferno: ma chi siamo veramente? Miracoli, apparizioni, possessioni diaboliche, tunnel illuminati che preparano il nostro trapasso: come uscire dall’angolo dell’inspiegabile? Fenomeni paranormali, ufo, alieni e i loro messaggi, strane scie nel cielo: dobbiamo arrenderci all’evidenza o forse…? Contraddizioni che sono tanto evidenti da non farci più caso! Eppure quante volte ci siamo fatti domande simili? Quante volte il dubbio ha provato a cercare un varco? Magari molte, per poi lasciar perdere o non approfondire. Il dare per scontato spesso prevale, ma dare per scontato non è una risposta. Ed è qui che l’acutezza del libro porta il lettore a spingersi, su un terreno nuovo e intrigante, a vedere quello che per qualche ragione è sfuggito e non vediamo, arrivando a chiedersi cose che magari prima di questa lettura non ci sia26 New Espressione Libri

mo mai chiesti e di conseguenza a trovare quelle risposte interiori che fino adesso non siamo stati stimolati a cercare. Il testo è scorrevole, semplice, accattivante nel suo alternare serietà e ironia, a tratti provocatorio nel suo stimolare la curiosità e la riflessione. Non ci sono termini inaccessibili, scientifici o incomprensibili ai più, non c’è la noia nel voler dimostrare una certa teoria con dati astrusi in fila per due senza resto, non c’è nulla che allontani il lettore. Al contrario, Qualcosa non torna è un vero caso di “abduction” letterario: ti rapisce sin dalle prime righe ed è come la cioccolata: se cominci non smetti più finché non la finisci. E Giusti te la serve con un tocco di panna morbida e raffinata. Se cominci a leggerlo devi finirlo, per scoprire pagina dopo pagina cosa l’autore riserva ai vari argomenti e quali sono le conclusioni che propone. Se c’è un libro da tirar giù dallo scaffale e decidere di leggere è proprio Qualcosa non torna, per capire qualcosa in più sui misteri del mondo. Come conclude Armando De Vincentiis nella sua Introduzione al libro: “Osservare e comprendere quanto un fenomeno cosiddetto sovrannaturale possa essere infondato non significa chiudere le porte a realtà alternative ma aprire le porte della conoscenza poiché questa osservazione ci permetterà di capire la vera natura dei fenomeni, e in questo, “Qualcosa non torna” ci porta il suo contributo.”


Stralci (da alcuni capitoli ) RELIGIONE: “Dio e l’Universo sono lo stesso linguaggio. Di sicuro questo progetto però è tanto bello quanto sfuggente nella sua logica.” I MIRACOLI: “Se oggi è diverso da ieri e il domani lo sarà rispetto a oggi, è proprio grazie alla scienza che ha sconfitto le apparenze con le osservazioni, le domande e le successive scoperte.” POSSESSIONI:”Siamo imprigionati nei nostri castelli di carte, nelle nostre credenze che diamo rigorosamente per scontate solo perché ce le raccontano così da sempre.” LE SCIE CHIMICHE: “Le cose sono come sono e non come vorremo che fossero.” PARANORMALE RELIGIOSO: “Desidero farti una domanda e vorrei che tu rispondessi di getto, senza pensare. Non preoccuparti, buttati con la prima cosa che ti viene in mente, pronto? La domanda è: Tu, chi sei?” ….non immaginerai mai dove ti porteranno le conclusioni. Dalle parole dell’Autore: “Leggere cambia la vita. Leggere con intelligenza ancora di più. Leggere Qualcosa non torna porterà un cambiamento di nuova generazione.” - Gianluca Giusti

Gianluca GIUSTI Qualcosa non torna Edizioni C’era una volta, Collana Luce – www.c1vedizioni.com Contatti: C1Vedizioni@gmail.com Prefazione a cura di Marco Cappadonia Mastrolorenzi Introduzione a cura di Armando De Vincentiis La conoscenza è il primo passo per la libertà. Il bello è che non serve neanche spostarsi più di tanto per averlo: un’e-mail di richiesta alla casa editrice (www.c1vedizioni. com) e Qualcosa non torna arriva a casa tua, comodamente, in tutta Italia, oppure se ti piace fare un giro in libreria, se non lo trovi tra gli scaffali puoi sempre ordinarlo anche lì, come puoi trovarlo ugualmente nelle migliori librerie on-line. New Espressione Libri 27


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. «Vieni qui…» Lo baciò dolcemente. Ora non erano più seduti, ma coricati. «Spegni la luce?» disse Marg con un filo di voce. Claudio tastò il muro, alla ricerca dell’interruttore. La luce svanì di colpo. Claudio non impiegò molto tempo ad abituarsi al buio. Distingueva chiaramente la sua amata e la vide togliersi il maglione. Solo una canottiera, quella canottiera arancione che gli piaceva tanto. Lei cominciò a slacciargli la camicia. «Marg…» «Non dire niente…» Gli baciò il collo. Claudio non capiva più niente. Gli sembrò di essere all’esterno della scena e vedeva lei che lo baciava dolcemente.

Stralci 1. Quarta liceo: troppo grandi per poter fare le stupidate che si facevano in prima, ma altrettanto lontani dal centro del potere, detenuto avidamente da quelli di quinta. Un limbo. O un oblio, dipende dai punti di vista. Claudio aveva iniziato l’anno carico come una molla, aveva la media del sette abbondante, zero assenze e un lavoretto per permettersi qualche divertimento. Era tutto a posto... beh, quasi tutto. Gli mancava una ragazza, una persona che lo amasse e da amare a sua volta. 28 New Espressione Libri

3. «Ti è così facile rinunciare a me?» Si alzò. Si tolse il maglione. E il top. Quindi i pantaloni della tuta. Solo le mutandine rosa erano rimaste, come difesa. Aveva fatto tutto lentamente ma così velocemente per Claudio che non aveva avuto il tempo di connettere. Il corpo di Karen, il meraviglioso corpo di Karen, era di nuovo di fronte a lui. Abbassò lo sguardo. «Guardami…» «Perché?» «Guardami.» «Perché?!» La guardò. «Karen, cosa vuoi? Vuoi che faccia l’amore con te? Se è quello che ti serve, lo farò, ma sappi che domattina me ne andrò. Ti basta? Se ti basta allora ok…» L’afferrò deciso. Lei sentì di nuovo il calore che il corpo di Claudio emanava. Non era quello troppo intenso e profumato di Roman e nemmeno quello slavato di Stewart. Era quello del suo amore. Lo voleva. Lo voleva da morire. Stanotte. E sempre. Con fatica, ma si staccò da lui.


INTERVISTA

REGALARE EMOZIONI racconti e fiabe

di Roberto BALDINI Appassionata di fotografia, soprattutto in bianco e nero, Maura Mantellino ha viaggiato a lungo attraversando vari continenti e ha conosciuto posti indescrivibili come l’Australia, la Namibia, l’Oriente e l’America del Nord. Attraverso l’obiettivo ha catturato momenti, volti, sensazioni e immagini che hanno arricchito la sua mente e il suo cuore. Adora la musica jazz, classica e il blues, la emozionano cantautori quali Dalla, De Gregori e Renato Zero. Amante di stampe antiche e libri di grandi autori del Novecento, ha cominciato a maturare il desiderio di scrivere e raccontare emozioni. Nei suoi scritti l’elemento principale è l’emozione del vivere umano. Ciao Maura! Grazie per il tempo che ci dedichi. Parliamo della tua ultima pubblicazione “Racconti e fiabe”, come nasce un tuo personaggio? Di solito sono i personaggi che vengono a bussare alla porta della mia mente e prepotentemente vogliono vivere la loro storia. Cos’hai provato quando hai preso in mano il tuo libro per la prima volta, realizzando di avercela fatta? Un’emozione grandissima, anche perché il mio primo libro, “Racconti e Fiabe”, pubblicato

da Rupe Mutevole, è un libro per bambini e io amo lavorare con loro e per loro. Cosa fai per spronare gli altri? Bisogna credere nei sogni e nei desideri, cercare di cambiare il mondo, di crescere con principi quali l’autostima, il senso critico e la propensione alla conoscenza e al confronto. Cosa significa per te donare qualcosa agli altri? Aprirsi al mondo cercando di essere sempre se stessi. New Espressione Libri 29


Da un problema può nascere un’opportunità? Un’opportunità nasce sempre da un momento di difficoltà che si deve affrontare con coraggio e determinazione, perché la speranza è un bene da coltivare. Le fiabe come metafora della vita? Ogni mio personaggio è il custode di un’idea, di un progetto da realizzare, e le fiabe sono sicuramente una metafora della vita. Hai disegnato tu la copertina del libro? La copertina del libro “Racconti e Fiabe” è stata realizzata dalla bravissima disegnatrice Alessandra Cesari, che ringrazio per aver creato un mondo coloratissimo con tutti i personaggi delle mie fiabe. La tua reazione alla prima dedica? La mia prima dedica l’ho scritta a una bimba di otto anni di colore e ho visto nei suoi occhi la felicità e la gioia per avermi potuto conoscere. Con il mio primo libro mi sono avvicinata al mondo dei più piccoli e ho notato nei loro sguardi un qualcosa che non vedevo più da tempo: la felicità di poter ancora sognare. Regalare emozioni alla gente: come hai scoperto questo tuo magnifico dono? Grazie a mio nonno che mi raccontava episodi della sua gio30 New Espressione Libri

ventù, regalandomi emozioni impreviste. Scrivere è uno sfogo o una magia? Per me scrivere è sfogo e magia insieme: sfogo perché quando sono triste, lasciare che la mia mente venga assorbita da una storia o da un personaggio mi aiuta. Allo stesso tempo è pura magia perché i miei racconti nascono dal cuore e dalla fantasia. Social network. Maledizione o fonte di opportunità? Sono approdata nel mondo dei social network da pochi mesi e credo che, se utilizzata in modo corretto, la rete possa essere una bella opportunità. Un tema che vorresti affrontare in un prossimo libro? Un tema che affronterò nel mio prossimo libro è la capacità dei bambini di reagire al mondo degli adulti, facendosi ascoltare. Infatti quest’anno in una scuola primaria di Torino (Scuola primaria Giuseppe Mazzini) è stato accettato il mio progetto pilota “Adottiamo una scrittrice” La scuola primaria G. Mazzini è una delle più antiche scuole di Torino, ma da sempre realizza progetti innovativi ed entusiasmanti. Ed è in quest’ottica che quest’anno, la scuola, dopo aver adottato, l’anno scorso, il mio libro “Racconti e fiabe” edito da Rupe Mutevole e aver portato in teatro


alcuni miei scritti per ragazzi, ha deciso di sperimentare il progetto-pilota altamente qualificante e unico nel suo genere in Italia, da me ideato e presentato che s’intitola “Adottiamo una scrittrice”. Verranno coinvolti gli alunni, le maestre, i genitori, il quartiere. Il progetto nasce dalla voglia d’insegnare ai bambini che, attraverso la lettura e la scrittura, crescono, maturano la consapevolezza di sé, l’autostima e il senso critico. L’azione educativa è efficace solo se si crea un clima che favorisca la propensione all’amicizia e al confronto. All’interno di questo progetto si realizzerà una rivista interamente ideata e sviluppata dai bambini che creeranno pagine di: cronaca, informazione, poesia, racconti, cultura, sport, con disegni e scatti fotografici. Nascerà anche un laboratorio, “Tutti a teatro”, dove vi sarà la creazione e l’elaborazione di un racconto da rappresentare in teatro, senza mai dimenticare l’insegnamento della recitazione e della postura. Per me questa esperienza significa molto, in quanto lavorare con i bambini dagli otto ai dieci anni vuol dire imparare ad ascoltare, a rivivere l’infanzia, a credere nella magia dei sogni e della fantasia. Una fiaba può farci crescere? Una fiaba può farci crescere, maturare, emozionare, commuovere, affrontare momenti difficili con leggerezza e gioia. Il tuo ultimo libro parlerà di un

Maura MANTELLINO simpaticissimo criceto, Ulisse. Ce ne vuoi parlare un po’? Ulisse è un eroe d’altri tempi: nasce libero ma vive la sua vita in una gabbia, a contatto con gli umani. Affezionandosi e amando Francesca, la bimba che lo cura, riuscirà a superare il dramma di essere rinchiuso e sarà spettatore involontario della vita quotidiana di una famiglia e dei suoi problemi. Spesso interloquisce con gli umani facendo dei piccoli grandi discorsi molto divertenti. Dove si può acquistare il tuo libro? In tutte le maggiori librerie e catene librarie quali inMondadori, Bol Amazon, IBS Macrolibrarsi e sul sito della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni www.rupemutevoleedizioni.com New Espressione Libri 31


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE come ho fatto con l’autore di questo romanzo, per rivelarti ciò che è sotto il tuo sguardo e che non puoi vedere, una visione nuova per uscire da un copione fatto da sguardi distolti e catene negate.

Mi chiamo Alina, ho diciassette anni e sono una prostituta. Sono nata a Praga, ma le catene di questa schiavitù mi tengono prigioniera a Roma. Questa è la mia storia, un racconto dove una farfalla, simbolo di libertà, diventa uno stemma di schiavitù, dove l’eroina non è la protagonista, ma uno strumento di sottomissione. Tra le violenze, gli stupri e gli inganni, tra le mura di un lager nascosto e di un CIE legalizzato, ti narrerò come una donna può essere trasformata in un oggetto per soddisfare le voluttà del dio denaro. Attraverso il mio desiderio di libertà e la mia lotta per restare donna, ti svelerò che nel terzo millennio le schiavitù non sono ancora terminate. Ti donerò i miei occhi, le mie lacrime e la mia voce, 32 New Espressione Libri

‹‹ Cosa vedi?›› mi chiese ironica. ‹‹ Prostitutka... ›› balbettai in ceco, guardando l’irriconoscibile figura riflessa. ‹‹ Ottimo, è quello che sarete da questo momento in poi›› rispose ancora più soddisfatta, intuendo quello che avevo detto nella mia lingua. ‹‹ Volete vedere il vostro tatuaggio?›› chiese poi. ‹‹ Potete scoprire la garza e dargli un’occhiata.›› Scoprii lentamente la garza, osservando il disegno tatuato sulla mia pelle: una piccola farfalla dai molti colori sgargianti. Sarebbe stata anche graziosa, se non avessi intuito da subito il tetro significato che aveva. ‹‹ Perché disegno?›› balbettò in uno strano italiano Miriam, osservando la sua farfalla, identica alla mia. ‹‹ Indica a chi appartenete ora. ›› Trentamila euro. Ecco quanto valevano il mio corpo e la mia anima. Ecco il prezzo speso per assoggettare la mia esistenza a una macabra schiavitù. Il mio corpo è diventato una macchina esterna a me, capace di produrre piacere agli altri, mentre io sto lì, ad aspettare che quelle bestie finiscano di scoparselo, osservando la scena come se quel corpo non fosse il mio. Mi sembrò di morire e persi i sensi. Nel riprendermi, avvertii un peso sul corpo e un forte bruciore nelle parti intime: Igor era entrato dentro di me con forza e continuava a spingere senza pietà e bloccandomi il


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE corpo con la sua mole. Provai una dolore che sembrò squarciarmi, ma ero talmente stremata dalle torture che non ebbi la forza di ribellarmi. Rimasi immobile, a farmi uccidere dentro e fuori. Mi fecero cambiare e ricambiare posizione, trattandomi come l’oggetto del loro piacere. Non so quanto durò. A me sembrò comunque un’eternità, che cessò solo col raggiungimento del loro piacere, uno dietro l’altro, e tutti sul mio corpo. Mi lasciarono dolente, sudata e sporca su quel materasso. Ci lasciarono lì, come oggetti usati e dimenticati a terra, dopo aver martoriato i nostri corpi e averci strappato l’anima. Marco era riuscito a ridurmi a una larva, incapace di controllare il mio corpo. Ero completamente diversa dai giorni precedenti, vivevo come una macchina priva di emozioni, uscivo la sera sui marciapiedi e tornavo all’alba, in tempo per la dose, diventata il mio unico obiettivo di vita. Un’amante inebriante, che mi stuprava l’anima.. Procedevo come un animale da traino, sottomessa al marciapiede, in attesa di quel premio che solo il mio padrone poteva darmi. Non ero più al comando della mia vita e neanche della mia morte, l’estate volò senza che neanche riuscissi a percepirla. Ingiallirono le foglie degli alberi a cui mi appoggiavo per riposare tra un cliente e l’altro. Iniziò la fredda brezza di ottobre. Di tanto in tanto mi cadeva vicino una foglia ingiallita, uccisa da quell’autunno impietoso. La giostra della natura. Mi accucciai verso il finestrino e continuai a osservare quella Roma che sfilava lì fuori. Una bella donna, Roma, non c’è che dire, ma in fondo anche molto puttana.

Giovanni Garufi Bozza è nato il 18 agosto del 1985 a Roma, città in cui vive e lavora. Laureato con lode in Psicologia, dal 2010 è iscritto all’Albo degli Psicologi del Lazio. Frequenta la scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute a Orvieto. Dal 2011 è vice-direttore di una web-radio, Radiovortice.it. Dal 2012 è autore e conduttore della trasmissione Crisalide, dedicata agli autori emergenti, e dalla stessa emittente ha condotto per più di un anno il programma GPS (Giovani, Politica e Società). Si assume il rischio di promuovere una nuova psicologia, che superi la visione classica del terapeuta che scava nel passato e che si affermi come scienza delle relazioni, che aiuti l’uomo a promuovere le sue risorse, le sue competenze, le sue qualità. In breve una psicologia che promuova il benessere dell’individuo e del contesto in cui vive, che veda il sintomo come una risposta adattiva, occasione di crescita. New Espressione Libri 33


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE dermi nel discorso fra i ringraziamenti. Indossa abiti molto diversi da quella sera e ha diciotto anni in più.

Stralci 1. Mi sono perdutamente innamorata di un uomo sposato, padre della mia più cara amica e molto più grande di me… ho dovuto scegliere di farmi meno male possibile e ho tentato, nel modo ritenuto il migliore, di togliermelo dalla testa e dal cuore. A distanza di diciotto anni da quella sera, quando me lo sono trovato davanti per la prima volta ed ho scoperto quanto potesse essere fulminante l’amore, mi rendo amaramente conto di aver compiuto un sacrificio inutile. Lui è nella stessa sala dove siedo, anche se molto distante dal tavolo che occupo e ha fatto a meno di rivolgermi la parola, anche dopo aver ascoltato la figlia inclu34 New Espressione Libri

2. Mi limito ad osservare le braccia che appoggia accanto alle mie, senza osare sollevare lo sguardo per puntarglielo in viso ma lui non sembra scoraggiato dal mio inevitabile silenzio. “Hai trovato quello che cercavi?”. Domanda ancora, perdendosi a fissare quello scorcio di un lago meravigliosamente accarezzato dalla luce di un sole che ha accompagnato l’intera giornata. Sospiro e probabilmente, lo indurrò a pensare di stare assumendo un atteggiamento di circostanza ma dopo tutto, continuo a credere che non si sia fatto una buona opinione di me, negli anni che ho trascorso a Milano e quindi, cerco il coraggio per rispondere. «Non so ancora oggi che cosa stessi cercando…» affermo soltanto, senza distogliere lo sguardo da una barca a vela che ondeggia lentamente, parecchio distante dal punto dove ci troviamo. 3. Ho scoperto che non sono il solo caso di donna innamorata di un uomo che non si è mai accorto di lei e che non sono la sola che continua a soffrire per un sentimento tanto forte da resistere ad ogni altro evento di una vita che rende difficile ma anche colma di speranza. A volte, credo di essermi talmente abituata a vivere nel costante desiderio di Stefano e nella sua assenza, sapendo che tale rimarrà e non si tramuterà mai in una relazione, da pensare persino che non potrei vivere diversamente.


MUSICA

PALCOSCENICO CONDIVISO con luca colombo

di Rossana LOZZIO Chitarrista, arrangiatore, che ha collaborato con moltissimi artisti, il meglio del mondo musicale italiano ed anche internazionale, ha registrato tre CD come solista e collaborato a varie opere didattiche, endorser ufficiale per l’Italia per Gibson Guitars, Vox Amps, Ernie Ball strings. Vanta anche collaborazioni in numerose colonne sonore di film e pubblicità televisive. Tiene numerosi seminari e masterclass in scuole di tutta Italia di chitarra rock- fusion, effettistica, improvvisazione e di turnista. Un onore e un piacere, intervistare per voi Luca Colombo. Buongiorno Luca, benvenuto sulla nostra rivista e grazie per aver accettato il nostro invito. Artista poliedrico, con diverse esperienze nell’archivio della vita professionale. Quanto hanno pesato, nella vita personale? Ci vuoi raccontare chi è Luca Colombo secondo Luca e come si è evoluto, con la musica? Il lavoro di musicista è qualcosa che ti coinvolge costantemente, esiste una fusione tra la vita professionale e quella privata. Sin da piccolo mi sono capitati tra le mani tanti strumenti musicali, ero uno dei pochi che era attento durante la lezione di musica

Luca COLOMBO alle elementari, con il maledetto flauto dolce. Poi la scelta si è fermata sulla chitarra, prima acustica, poi elettrica, affascinandomi attraverso tutti i suoi più grandi esponenti, Jimi Hendrix, Carlos Santana, Pat Metheny, Eddie Van Halen, Jeff Beck, la lista sarebbe infinita… L’evoluzione è ancora in corso, non si finisce mai di studiare musica ed uno strumento musicale. Quando hai scoperto la tua passione per la musica, nello specifiNew Espressione Libri 35


co, per la chitarra e quando hai deciso che sarebbe diventata la tua professione? La mia passione per la musica è nata intorno agli 8 anni e non mi ha mai abbandonato, poi la musica è diventata un lavoro in modo naturale, non per scelta, mi succedevano intorno delle cose, richieste per concerti, serate e dischi sin dall’età di 16 anni, la grande scelta è arrivata verso i 20 anni dove ho abbandonato il mio lavoro di informatico e mi sono dedicato alla musica, con passione, dedizione e divertimento, faccio un lavoro che mi diverte, la considero una fortuna.

ta l’insegnamento, per te e a chi ritieni che possa essere più indicato, questo metodo di cui ti invito a parlarci? “Vita da chitarristi” è una trilogia, a giorni uscirà il terzo volume, racchiude tutto quello che ritengo debba sapere un chitarrista che esercita la mia profesione ed è un trattato di armonia, tecnica e lettura. Penso che l’insegnamento sia una grossa responsabilità e pubblicare un libro una necessità da realizzare in una fase matura, per essere certi di tramandare informazioni efficaci, ho 48 anni, penso sia il momento giusto.

Hai collaborato con molti interpreti italiani, condividendo palchi e città nei loro tour. C’è un episodio che ricordi con più piacere o che comunque ti ha particolarmente toccato e che ti andrebbe di condividere con noi? Episodi ce ne sono tanti ma non mi piace parlare degli artisti con cui lavoro o ho lavorato, per discrezione, posso dire che ho girato il mondo ed ho visto luoghi e culture che forse non avrei mai visitato per mia scelta, sarebbe bello mettere delle bandierine su un mappamondo ed accorgersi che ce ne sono anche su paesi come l’Australia, il Kazakistan, gli Emirati Arabi, la Bulgaria, il Puerto Rico e chissà quanti altri che non ricordo.

La tua Pagina Facebook è estremamente attiva. Chi si rivolge a te e cosa consigli a coloro che ti ritengono un importante punto di riferimento e vorrebbero intraprendere la professione di chitarrista? La risposta è complessa, di solito ne parlo ai miei seminari le cui date pubblico sulla mia pagina fb lucacolomboofficial. Trovo che la pagina facebook sia uno strumento indispensabile per promuovere le attività didattiche e concertistiche che non trovano più spazi convenzionali di diffusione. Per tenere alta l’attenzione spesso pubblico microlezioni video o audio gratuitamente, mi diverto e riscuotono successo, a volte anche solo una foto dove espongo un collegamento o una diteggiatura riscuote successo, penso che sia importante con-

Hai pubblicato il libro didattico “Vita da chitarristi”. Quanto con36 New Espressione Libri


dividere informazioni di pubblico interesse, invece di scrivere solo cosa si è mangiato o di come ci si è tagliati i capelli o la barzelletta del giorno. Radio, Internet e Televisione… quanto, secondo te, hanno contribuito alla crisi che sta attraversando il settore musicale e soprattutto, quello discografico? Mah non saprei dirti con certezza quale sia l’origine della crisi del mercato musicale, se la masterizzazione, lo scaricamento illegale, la produzione di tanti dischi low cost o privi di contenuto artistico spacciati per capolavori. Certo che una volta la musica o l’ascolto di un disco era un’attività in mezzo

a poche, ora la musica è spesso un sottofondo e si ascolta in modo distratto, persino ai concerti la gente fa foto filmini e selfie dall’inizio alla fine, senza prestare attenzione al momento ma cercando qualcosa da condividere in seguito, ci vorrebbe un corso di educazione musicale anche solo per capire come ascoltare, per capire che musica fa bene e che cosa comprare. Tutti dovrebbero studiare uno strumento musicale, come imparare una lingua straniera, fa bene all’emotività, allo sviluppo dell’attenzione e come è dimostrato allo sviluppo del quoziente intellettivo, ma è bene sapere che costa fatica e non ci sono scorciatoie. New Espressione Libri 37


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE sapeva di avere, aveva realizzato che stava diventando padre. […] Ma quando si scopre che si sta diventando padre... è come nei cartoni animati, quando il pianoforte cade dal centesimo piano e si schianta sulla testa del protagonista. O almeno così era stato per lui. Il protagonista di questa storia.

1. [dalla prefazione] “...Storie di padri, certo, ovviamente imperfetti. Ma anche di famiglie interrotte, fragili, sofferenti. […] Un libro che parla di padri, narrato da un padre che convoca nel racconto una moltitudine di altri padri. Perché questa è la paternità, un intreccio indissolubile di rimandi e di senso che non può evitare il suo destino […] 2. [dal prologo] Si era ritrovato davanti ad uno strano aggeggio bianco e rosa, simile ad un termometro elettronico, con due righette rosa parallele. Si era sentito un po’ idiota ad ammetterlo con gli amici, ma ci aveva messo decisamente più di qualche secondo per capire che cosa fosse. Poi però ci era arrivato e, con una scossa elettrica fino a terminazioni nervose che nemmeno 38 New Espressione Libri

3. - Non ti dà fastidio che ti chiami per nome? - Andrea aveva probabilmente interrotto il flusso dei suoi pensieri, ma la domanda lo attanagliava da un po’. - Un po’ sì. Ma almeno mi chiama. Se preferisce così per me va bene. Credo sia giusto lasciar decidere a lei. - - Io non credo. Non credo proprio, - lo aveva interrotto seccamente Andrea. - Credo anzi che su questa cosa dovresti insistere almeno quanto insisto io. Non hai notato che ogni volta che parlo con lei di te uso sempre la parola “papà” e mai il tuo nome? Tu sei suo padre ed è anche da queste piccole cose che si passano messaggi di affetto e di ruolo.- - Non so. Ho paura che... - - Paura di cosa? Sei suo padre? - - Sì - - Vuoi essere chiamato papà? - - Sì. - - Allora comincia a pretenderlo. Certo non deve essere un atteggiamento coercitivo il tuo. Però hai tutto il diritto di esprimere il tuo parere, il tuo bisogno. 4. Mattia non aveva mai avuto un padre e aveva perso la madre improvvisamente. Se mai era stata sua. E quegli incontri in una stanza fredda glielo ricordavano ogni volta. Ecco perché era così nervoso. Perché incontrare sua madre in quel modo gli ricordava che era orfano, un orfano monco. Se i suoi genitori fossero morti, con il tempo sarebbe riuscito a farsene una ragione. La morte è ineluttabile e nessun essere umano, per quanto geniale o campione, è in grado di sconfiggerla. Ma i suoi genitori non erano morti, erano entrambi in vita. Eppure nessuno dei due assolveva al suo ruolo.


CITIZEN - RECENSIONE

SENZA MASCHERE - vincenzo monfregola -

Scrivo questa recensione alla silloge “Maschera, ci trucchiamo ai confini del cuore”, dopo essere stato letteralmente scombussolato dai voli pindarici che il poeta Vincenzo Monfregola mi ha donato. Tante le speranze racchiuse in questi versi, che forse assumono l’aspetto di utopie, se accostate al genere umano, ma è noto che tentare di fermare le utopie di un poeta comporta lo stesso risultato della pretesa di fermare le nuvole. Ho molto apprezzato la concezione dell’essere autori in prefazione. Essere scrittori non significa per forza essere bravi a farlo, ma se lo sei o lo diventi è perché le fatiche e l’umiltà ti portano ad esserlo o a diventarlo, ma se non hai niente da raccontare la gente non ti ascolta. Se non siete di questa idea non siete poeti, né scrittori, né tantomeno autori... siete attori (...) semplici comparse della vostra vita. Lo scrittore vive appieno, a tal punto da non riuscire a non narrare. Colui che narra senza saper cosa dire, e tanti sono gli esempi oggi si questa particolare posizione presuntuosa, sta semplicemente partecipando alla sua esistenza, senza viverla appieno. In tutta la silloge, Monfregola lascia volare l’Io metaforicamente

di Giovanni GARUFI BOZZA

e stilisticamente e regala tematiche profonde e il sapore di versi incastonati ad arte, come nella poesia “Mi regalo”. In “Semplicità”, il poeta sottolinea come tale caratteristica sia il principio cardine che conduce all’essenza di una vita, all’essere e, come noterà nei versi di “Senza riserva alcuna”, bisogna veramente essere per riuscire a volersi vivere. Ancora in “Tutto o niente” rincalca la dose, affermando che anche quando si ha tutto, ci si accorge che nulla è come una New Espressione Libri 39


vita che continua ad essere (essere inteso e come flusso vitale e come autenticità). Da ultimo, in “Sei” richiama il concetto, collegandolo a doppio nodo con la vita: vivendo si impara ad essere, solo se “sei” riesci a godere di questo meraviglioso spazio di tempo chiamato vita. A questa prima sezione della silloge appartiene “Sognando”, nell’ipnos tutto è possibile: Porto i sogni di una vita agli occhi della notte, porto le speranze alla luna e le paure alle stelle, mentre grido di disperazione, e “Mi vesto di silenzio”, dove compare disarmante la voglia di tirare i remi in barca e uscire dal caotico vivere. Nella seconda sezione, dedicata all’amore, Monfregola lascia scivolare la penna sul foglio nel presentarla. Concordo con lui sulla necessità di un amore come atteggiamento verso la vita, ma si rischia di intendere questo sentimento come amore per l’amore, che non esiste e appartiene alla falsa retorica. L’amore necessita del Nome proprio che ne sia destinatario, grazie alla sua unicità e irripetibilità. Lodevole in tale sezione è “Affettusità” che ben esplica il già citato amore come atteggiamento verso la vita, alla quale Monfregola dedica anche “Buongiorno vita!”, un inno di vera lode verso l’unica e fedele compagna di tutti i giorni. In “Ci sarò per sempre”, il poeta esalta la completezza della dualità del rapporto amoroso. L’amore necessita di un 40 New Espressione Libri

tu che lo celebri, perché diventi “Fusione di anime”: Cercami (...) Accarezzami con la polvere delle stelle e rendi unica la fusione delle nostre anime per qualsiasi giorno che verrà e in qualsiasi notte che sarà. Monfregola sottolinea poi l’importanza delle emozioni, testimoni de “La pellicola più fragile della vita (...) segnano il cuore, sono impronte indelebili di un’essenza che vive nel tempo. (“Pellicola fragile”). L’emozione che raccoglie i sentimenti di un’essenza (“Sentimenti”). Tematica centrale, a tal punto da dare il titolo a tutta la silloge e complementare all’importanza dell’essere, è il non apparire, mascherandosi. Sono tutti lì a guardare quell’ombra e non il cuore che la riflette (da “Un cuore nel mio destino”). E la parte più intima dell’essere, l’emozione, va vissuta senza maschere, Nessuno dei sentimenti va messo in panchina. Di emozioni si veste, di emozioni si vive, esorta Monfregola in “Nessuna panchina”. Ma cosa sono queste maschere? Monfregola ce lo spiega nell’introduzione alla terza e omonima sezione: sono ciò che distrugge ciò che la vita ha regalato (...) diventiamo così prototipi, schiavi di una società che bada alle apparenze e non alla sostanza. Quanto bello è vestire della propria anima, grida Monfregola, ed è il silenzio e non la maschera a difendere il proprio esser da coloro che definisce ironicamente i


giocolieri di anime. Potremmo pensare che la maschera sia tra il nostro sguardo e quello dell’altro, facile da svestire con le mani. Ma Monfregola ci avvisa che essa è molto più intima: ci trucchiamo ai confini del cuore, per nascondere emozioni di vita (...) per schermirsi, ma da cosa? Nella quarta sezione dedicata al nostro tempo, Monfegola utilizza la metafora del volo in più poesie (“Ali”, “Come i gabbiani”) E come i gabbiani, vorrei toccare con le loro ali questo spazio chiamato tempo. O ancora: portami lassù con le ali di angelo (in “Di fianco alla luna”). Reclama poi una melodia dolce che travolga l’anima e la porti sulle pagine ingiallite dal tempo, perché ogni nota resti indelebile e non si perda, raccontando quanto sia vita la vita. (in “I do... faccio”) Un tempo dunque che non si perda, ma che sappia narrare lo splendore dell’essere e del vivere, senza dimenticare nulla. Nella sezione Vita solo vita, il poeta narra le sfumature dell’essere in (“a trecentosessanta°”) e l’aridità della terra dove giace la disperazione di chi ha cessato d’essere (“Aride terre dell’anima”) metafora che non appartiene a chi è morto ma a chi si perde l’essenza del vivere. E la vita diventa “Fiume di emozioni” il cui senso è avvolto nel silenzio (“Il senso di una vita”), un silenzio che per non essere vano deve realmente essere “Libero

dai rumori”, che arrivano dal passato e comportano un drammatico risultato: sfugge agli occhi del presente il sapore di un tempo sereno (da “Prospettiva”). Ah vita... regali tanto e poi ti riprendi tutto calcolando gli interessi, urla il poeta, ma la notte (ovvero nella morte) regali le stelle e la speranza che nulla finisce. (tratto da “Nulla finisce”) E appaiono infine anche i silenzi a urlare: non è la vita a far rumore, non è la vita a far confusione, sono i silenzi ad urlare senza che nulla cambi (da “Senza che nulla cambi”). Ho voluto ripercorrere e commentare quelli che considero i passi più salienti di questa silloge. Il lettore potrà scoprire altro e dalla lettura della stessa e dall’intervista radiofonica che Vincenzo Monfregola mi ha gentilmente concesso per la trasmissione Crisalide, su Radiovortice.it (trentesima puntata, edizione 2013-2014). Come notazione finale, tengo a sottolineare come, a differenza di altri poeti e spacciatori di parole, Vincenzo abbia il pregio di rendere lampante il messaggio trasportato dai suoi versi. Maschera diventa così per il lettore un viaggio introspettivo, volto a scardinare le proprie maschere, alla ricerca delle proprie emozioni e dunque della propria essenza e autenticità. Un viaggio che non ha l’aspetto di una discesa nella profondità del proprio intimo, ma piuttosto il sapore di un volo, sostenuto dalla leggerezza dei suoi versi. New Espressione Libri 41


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE e ponendosi al Suo servizio. Canta, Fahryon, e che il Suono Sacro protegga il nostro cammino”.

2. “Il Suono Sacro non è l’anima del Mondo? Esisterebbe la luce senza il sole? O il calore senza il fuoco?”, le chiese la voce del Magh, staccandosi dalla sinfonia celestiale e librandosi come una luminosa farfalla di luce. “Il Suono Sacro ha creato il Mondo e noi partecipiamo della sua natura, noi facciamo parte del suo canto e ognuno di noi può udirlo dentro di sé, anche senza l’Armonia, basta volerlo ascoltare. In questa dimensione nulla può essere conosciuto e definito con i nostri sensi o parole o immagini perché ciò che è il Suono Sacro, è al di là di ogni categoria che la mente umana può concepire e il nostro corpo sentire. Questa è l’Armonia, figliola, non dimenticarlo mai: cuore, mente e anima che si aprono con fiducia al Suono Sacro, accogliendolo, rispettandone le leggi 42 New Espressione Libri

2. La giovane donna avanzò di alcuni passi nell’acqua, lasciandosi lambire le vesti. Chiusi gli occhi, si concentrò sul mormorio rasserenante e costante del flusso del fiume, accordando il suo respiro a quello del Mondo. Quando la sua voce si dispiegò nelle arcane note dell’inno sacro, la pietra di luna del suo Uroburo vibrò e la sua Armonia si distese sulle acque del fiume, come una bruma iridescente. Poco per volta, la nuvola nera, che da giorni offuscava la sua mente, si dissolse, spazzata via dal senso di pace che la stava pervadendo. Seguendo ipnotizzata il suono della sua voce, Fahryon si sentì sfiorare dalla vibrazione del Suono Sacro, mentre la presenza di Tyrnahan ritornava a farsi vivida e vibrante, avvolgente e dolce come una carezza. Rimasero alcuni istanti in silenzio, godendo di quell’unione profonda, più intensa di quanto avessero mai sperimentato fino a quell’istante, immersi nella vibrazione del Suono Sacro che si riversava nel loro essere, portandovi la forza vivificatrice. 3. Ora, che il Silenzio e l’Oscurità erano diventati parte di lei, poteva compiere la visione. Non era possibile conoscere la luce se non si conosceva l’oscurità, non era possibile sapere cosa fosse il suono se non si conosceva il silenzio, non c’era ombra se non nella luce: uno nasceva dall’altro e a sua volta ne era generato, uno aveva bisogno dell’altro senza il quale non sarebbe potuto esistere nell’eterno ciclo della Vita simboleggiato dall’Uroburo, ma era l’armoniosa unità degli opposti l’ineffabile Mistero del Suono Sacro.


POESIA/ARTE CONTEMPORANEA

STREET-ART IN POESIA - ivan tresoldi -

di Roberta ZINGARETTI

La nostra è in assoluto l’epoca del fast: fast food, fast web, fast video, realtà con cui i giovani e i meno giovani d’oggi sono costretti a confrontarsi. Un mondo di cibi precotti e inscatolati, già pronti e confezionati che lasciano a noi solo il compito di acquistarli, scaldarli e consumarli in maniera altrettanto “fast”, dandoci così l’impressione di riuscire ad recuperare il bene più prezioso e sempre più difficilmente godibile a nostra disposizione: il tempo. I ritmi frenetici che scandiscono le nostre giornate hanno portato a dare un maggior predominio allo spazio del fare riducendo così quello del pensare: fermarsi a godere un panorama o la luce dei tramonti d’estate che

rendono aranciato e inverosimile tutto ciò che ci circonda sono lussi che l’uomo moderno, un po’ per sbadataggine, un po’ per noncuranza, non si può più permettere. La possibilità che ci viene offerta dalle moderne tecnologie di raggiungere qualsiasi posto del mondo si voglia solo con clic e magari osservare l’aurora boreale in HD sul maxischermo del nostro televisore comodamente seduti sul nostro divano e con un bicchiere di vino in mano, si mostra come emblema della faccia positiva del progresso porta con sé, la possibilità di ampliare senza limiti le nostre conoscenze e condividerle con chiunque in qualsiasi momento o situazione; ma come ogni cosa ha New Espressione Libri 43


Ivan Tresoldi http://www.poesiaviva.it/ivan/

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il suo rovescio, bisogna ammettere che c’è una certa stasi di fondo in questo processo e che tale stasi coinvolge la mente e il corpo dell’uomo, a cui non viene richiesto nessuno sforzo: ma se è vero quanto sostenevano i latini, “mens sana in corpore sano”, allora bisogna cercare di utilizzare i mezzi a nostra disposizione come stimoli e non solo come agevolazioni. Il rapporto con le moderne tecnologie determina l’ambiente sociale in cui ci muoviamo ogni giorno e la comunicazione in entrambe le sue forme verbale e scritta non può esimersi dai cambiamenti: l’essere umano è per sua natura dotato di un forte spirito di adattamento: ci si abitua senza troppo sforzo e troppe domande al nuovo e ci si plasma su quello senza chiedersi effettivamente quanto di buono ci fosse nel vecchio che fino allora giudicavamo nuovo e migliore. Lo stesso vale per la comunicazione: abbiamo accettato passivamente che il francobollo e la carta da lettere fossero sostituiti dalle e-mail e dal tasto Enter del nostro computer, che fosse la musica leggera a


parlarci d’amore e non più i versi dei poeti e che al posto dei libri subentrassero gli e-book. Senza volere e dover necessariamente parlare di evoluzione o involuzione e di causa o conseguenza di come gli esseri umani si rapportano tra loro al giorno d’oggi, è bene però prendere atto del fatto che il rapporto tra gli esseri umani sta mutando anche in virtù del cambiamento del linguaggio che sta subendo in questa direzione delle contaminazioni. Per capirlo basta un semplice esempio: tutti noi abbiamo dei cellulari che ci offrono la possibilità di inviare messaggi istantanei, i cosiddetti SMS: proprio per questa loro istantaneità, gli SMS richiedono al fruitore o la capacità di esprimere un concetto sintetizzandolo o di sintetizzare il numero dei vocaboli utilizzati o in alcuni casi addirittura quello delle lettere, per questo parole come comunque, come, perché, vengono snaturate della loro italianità per divenire piccoli codici fiscali la cui comprensione si basa ormai sulla velocità con cui gli occhi trasmettono il messaggio letto al cer-

vello che lo rielabora e lo traduce rendendolo logico e di facile comprensione a chi legge agli occhi di chi legge; spesso le emozioni che proviamo vengono espresse con le cosiddette emoticon, faccette tristi o sorridenti che sinteticamente veicolano lo stato d’animo del mittente al destinatario. Quando però anche il pensiero diventa fast inevitabilmente si incappa in uno scontro tra le modalità cognitive cui siamo abituati e forme espressive antiche che ancora oggi cercano di resistere e ritagliarsi spazio in un mondo che corre senza sosta. Il punto allora è come possiamo godere, ad oggi, della bellezza della parola letta in tutta la sua lunghezza, la sua complessità e rotondità, se l’abitudine ci porta a scambiarci informazioni come se fossimo delle macchine che trasmettono codici cifrati o potenzialmente decifrabili? Come si può godere di una poesia? La complessità insita in un componimento di stampo, diciamo, classico, richiede non solo una predisposizione d’animo e di mente, una capacità di astrazione e concentrazione New Espressione Libri 45


più elevata rispetto a quelle di una pubblicità e di un’applicazione per telefoni cellulari, ma soprattutto ci richiede di regalarle un po’ del nostro tempo. Si va così delineando uno scenario in cui l’intera storia della letteratura e delle forme di comunicazione saranno poste di fronte ad un bivio: o generi come la poesia saranno destinati a scomparire oppure dovranno necessariamente evolversi in una forma diversa, nuova, plasmata sulle nuove esigenze. Questo il tentativo del poeta di strada Ivan Tresoldi, nato a Milano il 12 maggio del 1981, il quale si è probabilmente posto, all’inizio della sua attività, il problema di come “salvare” la poesia dalle forme comunicative di massa e soprattutto di come riavvicinarla al pubblico e ai giovani figli dell’epoca post-moderna. Egli si definisce un poeta di strada e definisce le sue azioni assalti poetici: “La poesia di strada nasce gettando parole tra le vie, pugni di semi nel vento, è sensazione precipitata in sassi d’assalto tra lo snocciolarsi scomposto di questa città. Versi come pioggia tra le genti, inzuppate fin’oltre l’orlo dell’attenzione, senza corte di dotti ne corona, perché d’ovunque e da sempre, una pagina bianca è una poesia nascosta”. Questo il manifesto di apertura che si può leggere sulla prima pagina del suo sito web. La sua carta stampata sono i muri rovinati delle periferie milanesi, le saracinesche dei negozi del centro dove egli lancia le sue pillole poetiche che si muovono a 46 New Espressione Libri

metà tra una forma di street art prettamente grafica e la poesia nel senso classico del termine. Profondamente convinto che la poesia appartenga a chi legge piuttosto che a chi scrive, in quanto in tal modo subisce un processo di ricreazione nelle coscienze dei singoli, e che la libertà di parola e delle parole sia il presupposto essenziale della sua libertà poetica lo ha addirittura condotto a lasciare i suoi componimenti senza nessuna protezione o copyright. Quello di Ivan è un nuovo modo di produrre e pensare alla poesia, visiva, e proprio come avveniva con la Neoavanguardia degli anni sessanta le componenti di critica sociale e di invettiva al sistema, sottese ma palesi nella sua opera, si fanno impronte predominanti: egli ha infatti viaggiato molto e nei suoi poemi ci racconta delle esperienze fatte in Chapas in Palestina,Haiti,Libano e Cuba, dove ha rappresentato l’Italia al XII festival internazionale di poesia dell’Avana e da subito, sin da quando la sua attività inizia nel 2002-2003 e comincia a catturare l’attenzione dei media, si capisce


che l’intento primo è quello di trasformare l’arte poetica in una sorta di performance la cui temporalità si perpetua nel tempo tra le vie della sua città natia nella speranza di stimolare l’interesse e le menti della gente comune aggradandone magari il percorso da casa in ufficio e facendola, perché no, riflettere, o strappandole un sorriso. Un modo di avvicinare le forme creative alle persone che richiamano alla mente le azioni-performance di Pistoletto fuori dallo studio, operazioni volte a stimolare l’interesse e la curiosità dei passanti come in Scultura da passeggio, un’enorme palla di giornale che l’artista fa rotolare per le vie di Torino coinvolgendo in questa azione anche i passanti. La differenza sta nel fatto che Michelangelo Pistoletto progetta queste serie di azioni come preludio all’ apertura del suo studio ai giovani artisti e abitanti della città piemontese, lo studio di Ivan è la città, con i suoi parapetti e la sua arte è potenzialmente sempre sotto gli occhi di tutti, purché si sia così intelligenti da dedicargli uno sguar-

Piazza Rossetti - Vasto

do. Lo studio di Ivan non esiste, è il mondo. È Haiti, è la metropolitana di Milano, sono le mura di Trastevere, è il suolo libanese. E’ il mondo che si apre alle possibilità che Ivan ha di interpretarlo e che generosamente sceglie di regalare a tutti noi. Non uno studio, chiuso, dove far accorrere i curiosi, ma le vie di una città che tutti attraversiamo e che egli trasforma sperando di stimolare in noi curiosità. Lo studio di Ivan è la strada, e quello che noi ci auguriamo è che lui possa percorrerne ancora molta perché le sue “Scaglie” sono i veri semi che gettati nel vento faranno fiorire il cielo. New Espressione Libri 47


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE pelle, resa ancor più scura dalle ore trascorse in campagna a raccogliere erbe medicamentose. 2. L’odore buono delle carni e delle chiome accese il suo desiderio e strinse il laccio ancor più forte. Lo strinse finché il corpo della donna fu un inerme fantoccio che egli lasciò cadere al suolo. Tra le note della musica proveniente dal parco, Paolo udì il rumore di passi veloci che si allontanavano. Sputò verso quei passi, poi si chinò sulla morta e le abbassò le palpebre sugli occhi strabuzzati. Prima di andarsene, ammirò con compiacimento quel laccio intessuto di margherite, ormai allentato: sotto la pallida luce lunare, pareva una collana di fiori sul tumido petto traboccante dalla scollatura.

Stralci 1.«Buonasera, signori» risuona all’improvviso la voce melodiosa di una donna. La riconosco subito: è madonna Ginevra, la guaritrice. Mi volto per guardarla entrare, incantato da quel suo solito incedere lieve e determinato. «Maestro, lo fate lavorare troppo questo povero ragazzo. Guardate com’è pallido. Alla sua età avrebbe bisogno di divertirsi un po’». Mi strappa un sorriso, largo e spontaneo; Ginevra ricambia prontamente e mi appare ancor più fascinosa: incurante degli insulsi dettami della moda in fatto di colori dei capelli e dell’incarnato, ostenta con orgoglio il nero lucido della propria capigliatura e la sfumatura olivastra della 48 New Espressione Libri

3. «Voi applicate la magia alla materia attraverso la sperimentazione, Marsilio la applica allo spirito attraverso la meditazione. Io invece sono convinto che la magia è uno scrigno di conoscenze tecniche molto antiche da poter applicare sia alla materia sia allo spirito». So cosa vuole intendere: «E siccome l’atto creativo è una mera operazione di magia, per realizzare questo dipinto avremo bisogno sia di voi, madonna, che di padre Marsilio». Parlo alla donna, ma è il mio amato che guardo. E vedo balenare dai suoi occhi verso di me un lampo di tale armonica sintonia, che vengo pervaso da un sensuale piacere. Come se tra noi due si fosse verificata un’orgasmica fusione di intelletto e di cuore. Mi dispiace cara Simonetta, ma questo è qualcosa che può accadere solo tra un allievo e il suo maestro!


Un libro sogna. Il libro Ê l’unico oggetto inanimato che possa avere sogni. (Ennio Flaiano)

Disegno di Maria Sciarnamei facebook Matite-Pencils New Espressione Libri 49


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE Se solo sapesse quale incredibile viaggio sarebbe per lei, che avventura potrebbe vivere se avesse il coraggio, la forza di intraprendere il suo cammino verso tutta quella luce, ma nulla, lei si ostina a rimanere aggrappata alla comoda fluorescenza fioca di una lampada artificiale. Morirà così, senza aver capito bene il perché di tanto darsi da fare attorno a qualcosa incapace anche di scaldare.>> 3. Sfocai lo sguardo per osservare la mia immagine riflessa sul vetro della finestra, era fuori prospettiva con il mondo che s’affacciava al di là di essa. Sembrava l’esatta rappresentazione di tutta la mia vita.

Stralci 1. Non esiste un momento nella vita che non sia necessario alla vita stessa, tutto serve a prepararci per arrivare esattamente dove siamo diretti. È la vita a prendersi cura di se. A noi non resta che attraversarla con attenzione e rispetto cercando per quanto possibile, di non farci male. 2. Mi indicò una vecchia lampada al neon appesa alla parete del corridoio, proprio di fronte all’entrata della stanza. Intorno ad essa gironzolava una falena impazzita. <<Guardi quella stupida farfalla com’è attratta da quella luce consumata, Con il sole che c’è fuori lei si ostina a rimanere lì. 50 New Espressione Libri

4. La guardavo distrattamente mentre di tanto in tanto buttavo un occhio alla tv, dove scorrevano immagini di guerre lontane, corpi straziati da bombe, madri che piangevano mariti e figli uccisi da perfetti sconosciuti. “Forse è nella nostra natura” pensai “Siamo pronti a odiarci prima che a conoscerci”. Forse era ciò che stava accadendo anche a noi due, forse saremmo arrivati a odiarci prima di conoscerci, allora ucciderci sarebbe stato molto più facile. 5. La solitudine è come la tua ombra, a mezzogiorno ce l’hai sotto i piedi e pensi di poterla cavalcare ma con il passar del tempo, quando arriva il tramonto, è così grande e lunga dietro te, da oscurare persino i tuoi ricordi. 6. Di questa vita vorrei gridare a squarciagola tutto il non senso e invece devo trovarne uno ogni giorno per viverci dentro.


INTERVISTA

MILLE VOLTE GRAZIE - andrea marchetti -

di Maria CAPONE

Andrea Marchetti Abbiamo messo in palio un’intervista per il millesimo fan della pagina facebook dedicata alla nostra rivista on-line. Eccolo, ve lo presentiamo. Andrea Marchetti, classe 1966, vive e lavora a Grottaferrata nel ristorante di famiglia, dove svolge la professione di cuoco. La sua passione per la scrittura risale agli anni giovanili quando si dilettava a scrivere racconti, poesie e brevi introduzioni a opere teatrali. É autore di due libri: i racconti “Le vicende del maresciallo Leonardi”, auto prodotto, e il romanzo giallo “Le nebbie del passato”, stampato dalla casa editrice Tullio Pironti di Napoli. Fa parte dell’associazione Castelli di Scrittori

e del circolo I. P. LAC. Insieme Per La Cultura. Tra i riconoscimenti la finale nella seconda edizione del concorso per opere edite IoScrivo del Giallista e il secondo posto nel concorso letterario nazionale di narrativa e saggistica Opera Uno del 2013, oltre al Diploma di Merito nel concorso nazionale Alberoandronico 2014. Infine Menzione Speciale al Premio Internazionale Di Arti Letterarie Thesaurus, tutti riconoscimenti ottenuti con il romanzo Le Nebbie del passato. New Espressione Libri 51


Le nebbie del passato si è classificato secondo, nella sezione opere edite, del Concorso di Narrativa e Saggistica Opera Uno 2013. Per lei deve essere stata una grande soddisfazione, ci racconta qualcosa di quella giornata? Certamente una giornata indimenticabile e di grande soddisfazione personale e la consapevolezza di aver scritto un bel romanzo. Con la mente ho ripercorso i due anni che ho impiegato a scriverlo, le fatiche e le notti insonni rubate alla mia famiglia per una passione che mi porto dietro da anni, e mi sono detto, senza ripensamenti, che ne è valsa la pena. La giusta ricompensa e lo sprone ad andare avanti. Probabilmente avrei continuato a scrivere, ma non con lo stesso entusiasmo. Sulla base di questa sua esperienza consiglierebbe ai giovani autori di partecipare ai concorsi letterari? La mia esperienza è stata sicuramente positiva e mi sento di consigliare ai giovani di partecipare ai concorsi letterari, almeno a quelli seri e di livello. Di concorsi fasulli, però, ce ne sono parecchi, soprattutto quelli organizzati da case editrici che hanno tutto l’interesse di far privilegiare i loro autori o quelli di case editrici compiacenti. Non scopro l’acqua calda se affermo che dietro a concorsi anche importanti ci sia uno stucchevole mercimonio, un mondo che, assicuro, non vale la pena di conoscere. Un consiglio che vorrei dare 52 New Espressione Libri

ai giovani è quello di non lasciarsi mai scoraggiare, di lavorare seriamente e con passione, e di accettare le sagge critiche ai propri lavori perché sono molto più importanti delle lusinghe e aiutano a crescere artisticamente. E infine, non sentirsi mai arrivati. In quale filone potremmo inserire il suo libro “Le nebbie del passato?” Be’, è una domanda difficile da rispondere. In realtà il romanzo Le nebbie del passato si muove su più piani e non solo l’ovvio poliziesco. É un racconto che unisce, nelle 224 pagine, la storia, la cultura, le psicologie dei personaggi di una epoca del nostro passato. Una epopea di quello che eravamo e saremo diventati con il tempo. Un romanzo che possiede diverse chiavi di lettura e che la trama gialla mi ha aiutato a ricostruire. Tutta la trama si dipana a Montebello, una piccola cittadina arroccata tra gli Appennini. Per la scelta del luogo e dei personaggi possiamo definirlo un romanzo tutto italiano? Sicuramente italiano e l’ambientazione lo testimonia ampiamente. Quanti paesi medievali come Montebello con il suo castello esistono in Italia? Moltissimi e quasi tutti con le stesse caratteristiche con una paese arroccato intorno. Quindi non è azzardato parlare di un omaggio, in un periodo in cui ci siamo un po’ persi, al Nostro Bel Paese.


La sua narrazione è stata definita “pacata”. Ci troviamo davanti ad una sorte di thriller dove la suspense è più morbida? Questa definizione “pacata” data al mio romanzo in una recente recensione non è che mi soddisfi molto, nel senso che questo ritmo della narrazione è stato dato da me appositamente per ricreare le atmosfere di vita di un piccolo paese degli Appennini e, ricordo, agli inizi degli anni 50 del dopoguerra. Qui non c’è il sensazionalismo e la frenetica ricerca di un assassino di certi thriller d’oltreoceano, la vita a Montebello scorre lentamente tra consuetudini abitudinarie, nonostante siano accaduti delitti che sconvolgono la piccola comunità. Il protagonista del racconto, il maresciallo Antonio Leonardi, si muove con la stessa pachidermica solennità perché i ritmi sono dettati dallo scandire dell’orologio del centenario monastero benedettino, che domina il paese. Ogni cosa ha il suo tempo e in questa ottica la giustizia non fa eccezione. Quanto secondo lei è importante che il lettore rimanga rapito dall’evoluzione degli eventi? Credo che l’attenzione del lettore all’evoluzione degli eventi sia importante e per far ciò penso che sia fondamentale saper ricostruire le atmosfere del tempo in cui il romanzo è ambientato, quindi la realtà in cui vivono i personaggi dando credibilità agli stessi e infine saper ricamare una trama avvincente che sappia catturare l’at-

tenzione dei lettori. Se dovessi chiederle di leggerne uno stralcio su quale ricadrebbe la sua scelta? Questa è una domanda che una volta si chiamava delle Cento Pistole. L’autore, almeno a me così succede, ha difficoltà a scegliere una parte del libro da leggere, la considera parte di un tutto uno. Ogni riga risulta fondamentale, ogni virgola imprescindibile e il punto non la fine ma l’inizio di qualcos’altro. Detto questo, sono molto affezionato alle parti del romanzo dove il maresciallo dei carabinieri si trova in imbarazzo come alla cena del castello dove viene invitato dal conte Pier Maria Alfredo signore di Montebello o quando si trova di fronte alla splendida vedova del paese Donna Assunta, di cui è seNew Espressione Libri 53


gretamente innamorato, e infine ai dialoghi macchietta che il maresciallo ha con il suo sottoposto l’appuntato Riccoboni. Quali sono le sue letture e i suoi autori preferiti? Ad essi si è mai ispirato nei suoi racconti? Le letture e gli autori preferiti sono molti e vanno dal Don Chisciotte di Cervantes a Edgar Allan Poe con i suoi meravigliosi racconti; dai romanzi francesi I Miserabili di Hugo al Papà Goriot di Balzac e al Thérèse Raquin di Zola a quelli inglesi come il David Copperfield di Dickens o Il libro della Giungla di Kipling. Per non parlare della letteratura russa con Gogol e i suoi I racconti di Pietroburgo, o il Delitto e Castigo di Dostoevskij oppure l’Anna Karenina di Tolstoj, per non tacere a quella americana con l’Addio Alle Armi di Hemingway, o il romanzo Furore di Steinbeck, o il Tropico del Cancro e del Capricorno di Henry Miller. . Ed infine Simenon con i suoi numerosi racconti attorno al suo commissario Maigret, che hanno stimolato la mia passione per il genere noir. Probabilmente da questa nutrita schiera di romanzi è nata la passione per la scrittura e non escludo che non mi abbiano influenzato. In Italia, purtroppo, si legge molto poco. Se avesse davanti a sé una platea di giovanissimi che cosa si sentirebbe di dire per incentivarli maggiormente? In Italia il problema della lettura è molto antico; certamente la 54 New Espressione Libri

letteratura non è stato mai un fenomeno di massa e la si è sempre guardata con diffidenza e ad appannaggio di pochi eletti. Non è un segreto affermare che l’alfabetizzazione sia avvenuta nel dopoguerra e attraverso la televisione. Oggi il fenomeno è amplificato dalla crisi non solo economica ma anche di valori. Se mi trovassi davanti a una platea di giovanissimi ascoltatori parlerei del mio personale avvicinamento alla lettura e a quanto mi ha affascinato e trasmesso. Credo che sia importante far capire quanto sia fondamentale per la loro educazione conoscere il pensiero degli uomini illustri che li hanno preceduti. Ci sarebbe da aprire un dibattito sulle condizioni della scuola, sul valore degli insegnanti, sulla famiglia, ma ci vorrebbe del tempo con il pericolo di diventare noiosi. Che cosa ha in progetto per il suo prossimo futuro d’autore? In cantiere ho pronto il mio secondo romanzo, il seguito de Le nebbie del passato e ho allo studio altri racconti e romanzi appena abbozzati con personaggi in via di definizione. Proprio mentre sto terminando di scrivere l’intervista mi è arrivata la notizia di un importante riconoscimento, un quinto posto ex aequo nel prestigioso Premio Internazionale Di Arti Letterarie Thesaurus con il mio romanzo Le nebbie del passato. Una grande soddisfazione e un ottimo motivo per continuare la mia carriera letteraria.


RECENSIONE

MAGIA E MISTERO

la scomparsa della gioconda Un romanzo fantastico, a tratti surreale, che mette in discussione la concezione comune della realtà. Fabrizio Ago ci regala un romanzo che abbraccia il gusto per il fantastico, la passione per la storia dell’arte, l’incanto delle bellezze d’Europa. Un viaggio mistico nella vita di un personaggio noto a tutto il mondo, l’esplorazione del trionfo del femminile. Una location d’eccezione per l’apertura di questo romanzo: il maestoso e affascinante Museo del Louvre. L’aura di magia e mistero coinvolge sin dalle prime pagine il lettore in una spirale di colpi di scena che lo condurranno lungo tutta la vicenda. Non ci si aspetterebbe mai di trovarsi di fronte alla Monnalisa in carne e ossa nelle vesti di una giovane donna in fuga dal luogo in cui il suo ritratto è stato esposto per decenni. Con una fantasia fuori dal comune, l’autore crea un vero e proprio universo parallelo fatto di eventi magici e di personaggi mistici senza tempo che incuriosisce il lettore pagina dopo pagina. Il romanzo si apre con un’atmosfera di suspense e tensione: nelle sembianze di una donna dai tratti vagamente balcanici, Liza si prepara a cambiare, o meglio, a prendere vita. Nel mondo che l’autore crea le ore notturne vedono, lontano da occhi indiscreti, i personaggi dei

di Serena CARNEMOLLA

quadri di tutto il mondo prendere vita e confidarsi le vicende della propria esistenza trascorsa, o per meglio dire, della vita degli umani che incarnavano. Ed è in questo contesto che, dopo un lungo dialogo sulle tecniche di rilassamento e concentrazione con una vicina di dipinto, la Gioconda si prepara a sfoggiare il suo enigmatico sorriso come donna reale, in mezzo agli umani. Infatti, grazie alla facoltà magica di materializzarsi fuori dalla propria cornice, assumendo inizialmente una consistenza incorporea e solo successivamente realistica e tangibile, i protagonisti New Espressione Libri 55


delle opere d’arte di tutto il mondo possono mescolarsi insieme agli umani e prendere vita. Apprendere come svolgere le più normali attività quali camminare, indossare degli abiti e mangiare, gestire le emozioni, diventano delle vere e proprie sfide per i personaggi fuoriusciti dai dipinti. Tuttavia, la voglia di imparare e di conoscere la vita darà loro una grinta che nemmeno gli esseri umani dopo un’intera esistenza possiedono, spingendoli a conoscere quanto più possibile del mondo attraverso viaggi, esperienze sensoriali e profondi itinerari interiori. Tutto ha inizio con un’evasione che nel corso della vicenda diventerà una fuga non solo fisica, ma anche dai limiti psicologici che la protagonista si pone e dai traumi scaturiti dai traumi della sua vita precedente. Molto gradevole il linguaggio e ricercato l’utilizzo dei termini all’interno dei dialoghi, i quali rendono perfettamente l’idea di conversazioni fuori dal tempo della modernità. L’universo che l’autore propone stupisce e meraviglia il lettore, proponendogli una realtà in cui ogni attività quotidiana possa implicare il contatto con personaggi delle opere d’arte incarnati in esseri mortali, dotati di capacità magiche e di virtù mentali sorprendenti. Il romanzo di Fabrizio Ago non è soltanto un’opera di eccezionale fantasia e cura linguistica, ma si propone anche come una piccola guida ai luoghi più belli d’Europa, alle opere d’arte a cui pittori di altri tempi hanno donato l’immortalità, alle tradizioni enogastronomiche dei luoghi 56 New Espressione Libri

coinvolti nella storia e alla scoperta dell’interiorità femminile di cui Liza è una vivida manifestazione. I personaggi che popolano i musei, e in questa vicenda anche le città di tutto il mondo, hanno vissuto per secoli osservando l’umanità e sono in grado di comprenderne molti aspetti e di ottenere dei confronti con i secoli in cui sono stati ritratti. Da ciò deriva la profonda consapevolezza della vita che queste anime incarnate possiedono, immerse nello scorrere del tempo verso nuovi orizzonti moderni e a tratti alienanti. Quando ci si ritrova in un museo si osservano i dipinti e le opere d’arte con distacco, prendendo semplicemente atto della bellezza estetica dell’opera e della sensibilità artistica del pittore che le ha immortalate, ma questa storia cambierà la prospettiva di molti lettori in merito, in quanto aprirà un orizzonte probabilmente mai esplorato, ovvero quello della storia e dell’esistenza dei personaggi impressi su quella tela. Probabilmente grazie alla vicenda di Liza in molti inizieranno a interrogarsi sulla vita reale di questi soggetti, sulle loro emozioni, su quanta verità sia celata all’interno delle belle cornici ornamentali e su quante bugie l’artista abbia dovuto intervenire con la propria arte. Una nuova umanità, una nuova popolazione, una generazione di potenziali immortali offre in queste pagine una visione diversa del mondo, proponendo al lettore molteplici spunti di riflessione su ciò che lo circonda e su quanto possa imparare dalle bellezze dell’arte e della storia.


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE come da una forte raffica di vento, da un devastante uragano. Era un pragmatico, non certo un visionario, lui. Il suo cervello era pieno di spazi vuoti, là dove il pensiero non riusciva più a collegarsi alle parole di Liza. Gli ci vollero più di due ore per capire cosa gli stesse dicendo. Dovette farselo ripetere più volte. Alla fine si arrese; la situazione doveva essere come l’aveva descritta. Ora, cosa poteva voler dire essersi innamorato di un dipinto, di qualcuno che aveva oltre cinquecento anni; innamorato niente meno che della Gioconda, il quadro più famoso al mondo?

Stralci 1.“Come siete care; se permettete, rimanderei la questione sui miei propositi per l’avvenire. Per ora vorrei godermi la scoperta delle meraviglie di questo nuovo millennio, di cui alcune me le avete già mostrate; e ve ne sono grata. Vorrei adesso piuttosto imparare a muovermi meglio in questo mondo che non conosco, e che dalle poche ore in cui mi ci trovo, si va rivelando pieno di sorprese. Un’altra questione, forse più urgente, è comprendere la portata e i limiti di queste nostre «particolari doti», come ho sentito che vengono definite le capacità che acquisiamo al momento del prender vita”. 2. Si sentì investito, da quanto aveva udito,

3. “Se pensi che possa interessarti, uno di questi giorni vorrei presentarti Concetta Rivetti, che ha messo su una cooperativa, che si pone come momento d’integrazione e accoglienza per bambine di età prescolare, con situazioni familiari particolarmente difficili e traumatiche. Non solo si cura delle piccole ospiti, ma in collaborazione con altri gruppi, cerca di fornire assistenza anche ai loro parenti”. Liza notò, che mentre parlava, il tatuaggio sotto l’orecchio destro le si era illuminato: “Te la sentiresti di riversare sogni alla pioggia battente, che non sa più come irrigare la terra? In altri termini di operare in una struttura così? Ti vedrei bene ad insegnare a quelle povere creature qualcosa sul modo di vedere oltre le apparenze. Sono sicura che potresti essere di grande aiuto pure alle loro madri, con il tuo spirito combattivo da spadaccina che infilza la falsa aurora boreale dell’intolleranza e del razzismo”. New Espressione Libri 57


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE viamente, incapace di qualsiasi finzione, non ha usato. Maturità. Ripete la parola ad alta voce, quasi potesse contenere una magia tra le lettere, che solo attraverso la voce funziona. Maturità, mentre passa ad uno scatto di Giovanni Lindo Ferretti. Cranio rasato. Magrissimo e altero come un non umano. Alla base di tutto i compromessi, quelli inevitabili per il quieto vivere. Ci avrebbe volentieri rinunciato, ai compromessi, lei. Al quieto vivere no, le è necessario. Come il pane quotidiano. Sua madre le ha concesso di avere quella stanza tutta per sé, per un anno, un anno solo. Scolastico, non di trecentosessantacinque giorni come ogni altro. Un tempo limitato in cui esistere in tutta la sua pienezza, dare sfogo alla creatività, sentirsi libera.

1. Inizia dai castelli della Scozia, stupendosi del blu del muro. Non ricordava fosse così, così blu. Il volto di Jim la fissa con sguardo immobile e viene più semplice, in quella stasi eterna, riuscire a staccarlo in un solo colpo. Senza rimpianto. Ha affrontato la commissione, nessun tremore. Tutti si aspettavano il contrario. Che vincesse la timidezza, una scena muta. Un’ora e un quarto a dialogare, assemblare frasi, nuotare tra collegamenti, divagare, invece. Gli ultimi mesi passati rinchiusa tra quelle quattro mura, a battere sui tasti di un vecchio pc, stampare, impaginare, illustrare. Ha impostato tono e atteggiamento, che ov58 New Espressione Libri

Sua madre in quella stanza non ci è mai entrata, rispettando la promessa. Ora, tutto va verso il cambiamento. L’esame è passato, l’estate scalpita, il mondo fuori la reclama e lei dovrà tenere fede al patto. Liberare e accartocciare il suo mondo per fare spazio ad altro. Crescere. Da lì a breve il primo giorno di lavoro e benvenuta nel mondo degli adulti, babe. Cicli e ricicli. Tappe convenzionali. Al pensiero emozione mista ad un senso di nausea a risalire, spingendo verso l’alto, per sfociare nel tumtum. Dal cuore alle tempie, attraverso chissà quali circuiti. Maturità. E via a strappare uno scatto di Oliviero Toscani dalla parete. Ritagli tenuti su dal biadesivo, quello in eccesso, avanzato dalle tavole da disegno, che ha minuziosamente preparato nelle notti insonni.


LA SCRITTURA

INTERVISTA

bisogno costante di ricerca Lorenzo Spurio è uno scrittore, un saggista, un poeta, un critico letterario di notevole spessore che ama spaziare nel mondo della scrittura e della letteratura con fine curiosità e con entusiasmo mirato alla conoscenza di quanto è intorno a lui, ma soprattutto di quel che è all’interno dell’animo umano. Ha un modo di scrivere che cattura e riesce a essere sempre se stesso in ogni situazione, in ogni espressione linguistica e letteraria. Uno scrittore, ma io direi, una persona da conoscere e da seguire e noi di New Espressione Libri abbiamo avuto l’onore di intervistarlo. Hai scritto molti libri di eccellente livello e di vario genere. Cosa ti spinge a scrivere saggi, raccolte di racconti e, ora, anche poesie e a navigare nelle acque della scrittura a 360º? La scrittura è un’esigenza che ormai sento da vari anni come componente inscindibile delle mie giornate. É un bisogno costante di ricerca e di analisi del mondo, fatto attraverso varie prospettive e mosso da molteplici intenzioni. Ho cominciato con la critica letteraria: il primo saggio, Jane Eyre, una rilettura contemporanea è del 2011 e ad esso sono seguiti vari altri saggi -soprattutto su autori anglosassoni- e delle raccolte di racconti. Trovo che il

di Elisabetta BAGLI

Lorenzo Spurio metro prosaico sia il mio principale mezzo espressivo, quello con il quale riesco a veicolare con più precisione e compiutezza un messaggio. L’approdo alla poesia, come giustamente osservi, è abbastanza recente, direi localizzabile nell’ultimo anno più o meno e Neoplasie civili è la prima raccolta organica di pensieri, squarci lirici e vedute sul mondo odierno. Quando hai compreso che il mondo della letteratura era così importante per te? L’ho compreso almeno una decina New Espressione Libri 59


di anni fa quando, uscendo dalla Maturità di indirizzo Scientifico, ho deciso di interessarmi a tutt’altri argomenti iscrivendomi alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Lì ho scoperto un mondo nuovo fatto di scrittori, poeti, correnti letterarie, tendenze, influenze e quant’altro che mi ha affascinato molto. Ho cominciato così a studiare seriamente e con entusiasmo la letteratura (alle Superiori non è che gli dessi molto peso), ho preso a leggere avidamente e poco dopo a scrivere i primi commenti o saggi ad alcune opere letterarie che andavo analizzando. Nella tua tesi di laurea in Lingue e Letterature Moderne l’argomento prescelto é stato la letteratura inglese e, nello specifico, Ian McEwan, scrittore controverso, amato e odiato nel contempo per alcune posizioni di contenuto oltremodo realistico-visionarie della vita. Da dove deriva il tuo forte interesse per questo scrittore che ti ha portato persino a scrivere un saggio su di lui, intitolato Ian McEwan: sesso e perversioni? Partendo dal fatto che Ian McEwan è un genio della scrittura e uno dei padroni indiscussi del romanzo nella nostra realtà contemporanea, devo dire che forse non l’avrei conosciuto se non grazie a una professoressa di letteratura inglese che aveva previsto la lettura e lo studio del suo romanzo Atonement (Espiazione) del 2001 in un suo corso di laurea. Non fu tanto la storia che mi lasciò particolarmente sug60 New Espressione Libri

gestionato ma lo stile e l’impiego di tecniche narrative, se non del tutto innovative, utilizzate in maniera inedita e con un grande effetto sul pubblico. Da quel momento ho fatto un più serio lavoro sull’intera produzione dell’autore, andandone a studiare l’intera opera narrativa partendo dalle due iniziali raccolte di racconti (Primi amori, ultimi riti del 1975 e Tra le lenzuola del 1978) trovandolo un narratore estremamente sagace, di rottura con il vecchio e in grado di saper tenere testa ai maggiori romanzieri del secolo. Da qui è nata la mia analisi dell’universo dei comportamenti deviati e moralmente illeciti nella sua produzione con particolare attenzione alle devianze sessuali, che poi è stato il tema della tesi di laurea magistrale che tu citi. Una rivisitazione della tesi e un ampliamento della stessa (soprattutto per comprendere l’analisi dell’ultimo romanzo dell’autore, Sweet Tooth tradotto in italiano con Miele) ha portato alla pubblicazione di questo saggio, nel 2013, dal titolo Ian McEwan: sesso e perversione dove si dà una lettura diacronica all’interno del suo percorso narrativo di tematiche di non facile trattazione. Se mi è concesso fare un piccolo appunto in relazione alla domanda, non credo che sia possibile parlare di visionarietà limitatamente a McEwan in quanto lo considero un autore profondamente concreto, la cui prosa è frutto di un lavoro di ricerca e analisi delle realtà che descrive, immensamente realistico e vivido nelle descrizioni con la nar-


razione di vicende comuni, possibili e altamente fedeli alla loro incidenza nel nostro oggi. Il tuo primo libro Ritorno ad Ancona ed altre storie, pur essendo una raccolta di racconti, è stato elaborato a quattro mani con Sandra Carresi. Com’è scrivere in tandem? Anche se il primo libro di narrativa lo scrissi a quattro mani con Sandra Carresi, devo osservare che non ero nuovo al genere del racconto breve in quanto avevo pubblicato già vari racconti su numerose riviste di letteratura, sia online che cartacee. L’incontro di penna con Sandra ha rappresentato, comunque, una fase nuova di scrittura, sperimentale e poco congegnata, nella quale uno dei due scriveva un pezzo della sto-

ria ed inviava poi all’altro quanto aveva prodotto. L’altro, secondo la sua sensibilità e desiderio di far evolvere la storia, lo continuava a suo piacimento e lo rimandava all’altro come una sorta di ping pong quasi giornaliero. É stato un esperimento curioso, una sorta di gioco letterario in cui magari uno aveva in mente un certo proseguo per il personaggio principale che poi via via è stato di continuo rivisto, riscritto, stravolto o costruito in maniera diversa. Consiglio questo tipo di scrittura a quanti vogliano provare qualcosa di diverso, rendendosi disponibile a condividere l’atto della scrittura -che solitamente è qualcosa di prettamente personale- con qualcuno. Certo è che si deve essere disposti ad accettare idee e intuizioni dell’altro e a lavorare in una sorta di piccolo New Espressione Libri 61


team, altrimenti non si riuscirebbe. Arriviamo a La cucina arancione, silloge di racconti che ho avuto l’onore di recensire e che mi ha favorevolmente impressionato. Ci racconti storie estreme di persone turbate da desideri ossessivi che diventano visioni, quasi reali più del reale. Quanto è importante per te, mettere in discussione il mondo in cui vivi? La cucina arancione è il libro che -eccettuati i saggi- considero più importante per la mia attività di scrittore e al quale sono più legato per una serie di motivi, primo tra tutti il fatto che contiene una serie di racconti scritti e rivisti in un tempo abbastanza esteso e per il fatto che propone al lettore un percorso concettuale all’interno di un mondo del quale spesso si fa difficoltà a parlare con serietà. Affrontare tematiche legate al disagio psichico (la depressione, le manie, le fobie, le perversioni sessuali,…) e sociale (l’emarginazione, la mancata integrazione, la solitudine,…) presuppone una grande attenzione nei confronti del mondo contemporaneo dove -ce ne rendiamo conto ascoltando i telegiornali- la cronaca nera con i suoi casi di violenza, sopraffazione e di delirio, è all’ordine del giorno. Non ho cercato di dare risposte con questo libro (non ne avrei la capacità e penso che non sia compito dello scrittore cercare di risolvere qualcosa), né tanto meno giudizi di sorta su azioni o caratteri deviati, piuttosto ho inteso sottolineare 62 New Espressione Libri

come sia un certo tipo di società malata (e una famiglia disattenta) ad essere spesso la culla di drammi e situazioni d’ingiustizia. Non è stato questo un modo per “mettere in discussione il mondo in cui vivo”, ma un desiderio di raffigurarlo nelle sue luci ed ombre, nelle sue tinte fosche, enfatizzando una materia dura da accettare, rendendola disponibile a tutti i palati. Quando scrivi, sei tu che ascolti i tuoi personaggi, sviluppi i loro caratteri seguendo quel che ti dettano, mentre prendono vita in forma autonoma o sono loro che ascoltano la tua anima e seguono una scaletta ben determinata? I miei personaggi nascono sulla carta da un procedimento cognitivo che non saprei ben spiegare nel quale ha di certo peso le conversazioni che ascolto intorno a me, la visione del mondo che mi circonda, l’ispirazione tratta da un brano di una canzone piuttosto che da un personaggio di un romanzo. C’è sempre una base caratteriale del personaggio dalla quale parto per sviluppare una storia. Però non é tanto il personaggio in sé stesso al quale penso per sviluppare la storia, ma piuttosto a una tematica, al mondo concettuale che intendo affrontare. É in base al taglio del racconto, al tipo di storia che intendo costruire che il personaggio si costruisce ed attua, diventando così una mia creazione working-in-progress con l’intera storia.


“La letteratura è sempre visionaria”, afferma Corrado Augias in una sua intervista. Eppure la tua poesia nelle Neoplasie civili, che ho appena finito di leggere, non lo è, ma anzi in questa silloge si avverte la necessità del poeta Spurio di porre l’attenzione su deteminati temi di coralità storico-sociale. Credi che la poesia, al giorno d’oggi, possa tornare a ricoprire anche quel ruolo civile e politico che ha avuto in altre epoche? Cosa può fare il poeta per la società? Così come non noto nulla di visionario in Ian McEwan, non sono d’accordo con la citazione di Augias ma spesso le citazioni hanno un loro senso se sono inserite in un giusto contesto e, forse, Augias intendeva impiegarla in una determinata maniera anche perché sono tendenzialmente restio a usare termini estremi e inconfutabili quali sempre/mai. Ciò detto, per quanto concerne Neoplasie civili, hai proprio colto nel segno nel senso che si tratta di una silloge di poesie che affrontano la storia, la società e i drammi di oggi. Ancora una volta non lo fa con un intento recriminatorio o vendicativo nei confronti di particolari ideologie, paesi o capi politici (la mia poesia è apolitica e universale), ma con la libertà intellettuale di chi ha voglia di denunciare e togliere ciascun tipo di bavaglio sulle nefandezze dell’uomo (sia esso uno stupro o una guerra), per solidarizzare con le vittime, per coscienziare (permettetemi questa licenza poetica) su realtà che non sono distanti da noi e delle quale è

necessario informarsi, parlare, considerare e discutere. Se una guerra scoppia a duemila chilometri da noi, non deve essere il fattore della distanza o il fatto che si tratti di un’altra cultura, a farci concludere che è qualcosa che non ci interessa. Perché una guerra, un sopruso, un’offesa perpetuata nei confronti di un singolo o di una comunità deve necessariamente richiamare l’attenzione e l’indignazione di ogni abitante di questo paese che ha a cuore l’amore verso l’altro. Quali sono i progetti futuri di Lorenzo Spurio? Ce ne sono vari. Per quanto concerne le attività concorsuali organizzate, sarò impegnato quale Presidente del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi” (giunto alla sua terza edizione) che donerà dei proventi all’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), quale Presidente di Giuria del I° Premio di Letteratura “Ponte Vecchio” – Firenze che sposa, invece, un’altra causa umanitaria donando parte dei proventi alla Fondazione Meyer di Firenze che si occupa di malattie pediatriche. Per quanto concerne, invece, la mia attività letteraria, ho messo a punto una nuova raccolta di racconti che è in attesa di una risposta da parte di un editore al quale è stata presentata e poi, un lavoro complesso e che mi impegnerà abbastanza tempo volto alla creazione di una antologia di poeti marchigiani a partire dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi. New Espressione Libri 63


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE mi baci donandomi luce, mi parli con le tue pupille e mi ami regalandomi colori. Mi vuoi con le tue parole che come sguardi alimentano la mia anima in bilico. Tristezza è non poter amarti 2. “L’addio” Sei doloroso come le promesse rotte, come i falsi sogni d’amore, sterili più dell’arida terra ove i nostri piedi si son baciati, ove le nostre membra hanno vibrato di una forte ma illusa passione.

1. Dipingimi Dipingimi prima che diventi giorno, prima che la luce rischiari le mie curve sottili distruggendo la magia del tuo sguardo notturno, anelante amore e tremori sulla mia innocente pelle di luna. Traccia sulla tua tela la mia malinconia, denudami con i tuoi occhi vellutati e distruggi questo mio cuore innamorato. Mi offro a te come rossa ciliegia pronta a ricevere i tuoi denti. Non ti avvicini più a me, mi sfumi con il tuo pennello, 64 New Espressione Libri

Sei la tristezza di un mattino scolorito, del rifiuto dei nostri sapori, lambiti intrecciando le ore nel segreto delle tue stanze ove mai ho abitato il tuo letto, ove mai ho vissuto il tuo cuore. Sei amaro come le maschere di fiele sui nostri volti privi di respiro, stillanti gocce di morte e veleno per lavar l’anima tua dal peccato, mentre, fiero, hai sporcato la mia. Ora son nella pozza di sangue di ricordi vani e selvaggi di un errore che mai ho commesso ma che intingi nell’odio profondo del tuo inverno senza più primavere.


RECENSIONE

PAMELA MOORE

le parole che ci cambiano Vivo in una città industrializzata e grigia, anno 2014, e a guardarmi un po’ indietro viene facile pensare che l’era del futuro abbia toccato anche me. Il progresso, la tecnologia, nuove materie, vecchie storie. Vecchie storie, sì, perché in realtà, come nel passaggio di un bellissimo pezzo della Donà, “niente è cambiato, anche se tutto sembra diverso.” Sono anni difficili questi, mesi bui. Mi ha raggiunta qualche brutta notizia di troppo e una come me sulle brutte notizie è capace di starci a pensare giorni. A sommarli diventano anni e non c’è mai una risposta che valga quanto una verità. Allora succede, come spesso mi accade, che un libro riaffiori per consolarmi. Ho ritrovato, in un giorno fumé, un’autrice, una storia, molte verità: “ E i piccioni di St. Mark’s Place”. Inizio a rileggere questo libro di Pamela Moore e già dalle prime pagine tutto mi suona familiare. La periferia, il degrado, l’abbandono esterno e interno, la fatica e l’affanno di restare in piedi quando tutto è dolorante, anche i muri. Lo rileggo e pagina dopo pagina penso che ho sotto gli occhi un libro intenso

di Tiziana De Pace

e vibrante, non di suoneria da cellulare ultimo modello, ma di emozione selvaggia e tristezza consapevole. Descrive la faccia scura della Grande Mela, che è anche la faccia della mia Taranto di oggi. I suoi disparati e disperati abitanti, i suoi immigrati che newyorkesi non sono e non saranno mai. Fa penombra sugli artisti malcontenti, repressi, anche un po’ depressi, persi dietro a una bottiglia di vodka. Fa luce su chi sceglie la vita, un figlio da “tenere”, nonostante New Espressione Libri 65


le brutture e uno sguardo corto e miope su un futuro che non offre, toglie speranza. Regala volto e voce ai ragazzini, che ancora credono nell’amore da grande schermo, che rischiano, forti di un’incoscienza che non teme la morte, la rifugge. Un’incoscienza che posa le mani sugli occhi per non far vedere quanto si possa divenire spietati quando si è giovani e forti, in un posto dove il grigio del cielo ha ricoperto anche i cuori ed è più semplice adattarsi al cinismo e cedere alla rassegnazione, che seminare il buono e con fatica coltivare e stare ad aspettare, sperando tra i frutti marci nasca quello dal buon sapore. “E i piccioni di St. Mark’s Place” è un libro che parla di amore e di vita, ma soprattutto del dolore che quest’ultima causa quando gli uomini vengono toccati dalla morte e della forza di una speranza che pare quasi utopica e improponibile e che, tuttavia, riesce comunque a farsi strada e illuminare fino a qualche passo più in là dei propri piedi, il sentiero. Quanto basta per risvegliarsi un altro giorno e stare a vedere cosa succede. “E i piccioni di St. Mark’s place” è una pagina di attualissima cronaca, a conferma che i tempi cambiamo, ma i cicli e ricicli, non solo storici, anche intimi, sono immutabili. Una sottolineatura che evidenzia come ci siano da sempre il bene e il male, due facce della stessa 66 New Espressione Libri

medaglia. Un racconto dolce e amaro di quel microcosmo che è l’antitesi dei quartieri alti newyorkesi. In primo piano i portoricani che hanno il coltello facile e i polacchi che picchiano ancora le loro donne, “per il troppo amore”, come sostiene uno dei personaggi. Sullo sfondo la necessità, il bisogno di avere ancora sogni, la sensibilità accecante di un amore giovane, la malinconia di un uomo nel ricordo di una donna perduta, la vita che si riaccende nel coraggio di una scelta, quella di andare altrove, cercare e cercarsi, con la voglia di un domani migliore. Un libro che meriterebbe di certo molta più attenzione, fosse solo per la vicinanza con quello che quotidianamente viviamo, la stessa attenzione che manca oggi, a ogni singola persona, in quest’era dell’umanità dimenticata. L’attenzione che è mancata alla Moore ai suoi tempi, convincendola forse, che non valesse più la pena vivere a ventisette anni, nemmeno per aspettare cosa potesse ancora accadere, un altro giorno ancora. Arrivata alla fine, richiuso il libro, ancora mi restano troppe domande, ma ho la solitudine in compagnia, un desiderio di riscatto a raddrizzarmi le spalle e la convinzione sempre più forte che scrittori si nasce, non si diventa, ché le parole, a leggerle, cambiano il mondo.


IN COPERTINA

INTERVISTA

alessandra cesari

Sono illustrazioni colorate dalle linee sinuose e morbide quelle di Alessandra Cesari che sanno catturare immediatamente l’occhio dei piccoli lettori, ma anche colorare l’anima dei più grandi. Tutto gira intorno ai gatti, principali protagonisti dei suoi disegni, realizzati a matita e ripassati a china nelle linee di contorno. Gatti e paesaggi ricchi di particolari: fari, case, alberi, strade rotondeggianti e svolazzanti, mondi reali che vengono avvolti in una magia di colori per diventare subito fantastici. Scelti come copertine di alcuni libri per ragazzi i disegni iniziano a girare sino a coinvolgere i piccoli con i primi laboratori. Nascono naturalmente altri disegni e altre storie fantastiche, così simpatiche da lasciare tutti a bocca aperta. Ed è gioco, ed è sorrisi, ed è magia. Diplomata presso l’Istituto Statale d’arte G. Giovagnoli di Sansepolcro, Alessandra Cesari collabora con aziende del settore orafo come modellista e come illustratrice per la casa editrice Rupe Mutevole. Disegni di copertina e illustrazioni realizzate: “Volando tra fili d’erba e nubi

di Maria Capone

Alessandra Cesari rosa” - Autori vari, “Racconti e fiabe” - Maura Mantellino, Manuale per non cadere dalle nuvole - Francesca Mugelli, Anna Laura S. H. Rinniti - Sara De Bartolo, Il sole ha rubato i colori alla coda del gallo - Autori vari, Ulisse - Epopea di un cricetino Maura Mantellino Per contatti; Pagina fb ‘Gatti di Alice profilo fb Alessandra Cesari New Espressione Libri 67


Ciao Alessandra, grazie per averci concesso questa intervista, grazie per il tempo che ci hai dedicato e per la realizzazione del disegno che abbiamo avuto il piacere di inserire nella copertina di questo numero. Raccontaci qualcosa di te e dei tuoi meravigliosi gatti. Hai realmente dei gatti in casa? Se sì, qual è il tuo rapporto con loro? Grazie a voi per questa bellissima presentazione. Essendo cresciuta in campagna ho apprezzato fin da piccola la compagnia degli animali, in particolare i gatti mi hanno conquistata, un po’per il loro modo di vivere con placido distacco dal mondo che li circonda e un po’ per la capacità che hanno di esprimere affetto conservando e difendendo la loro indipendenza, qualità che apprezzo anche nelle persone. Così ho vissuto con questo magico animale un rapporto speciale e ho avuto quasi costantemente dei gatti in casa. Sono convinta che gli animali siano in grado di aiutarci a ritrovare quella spontaneità che crescendo tendiamo a perdere, e sono riconoscente ai gatti e a tutti gli animaletti che ho avuto con me perché con la loro compagnia hanno migliorato le mie giornate e la mia vita. Come nasce l’idea di queste magnifiche illustrazioni? Prendi 68 New Espressione Libri

spunto da scene o immagini reali? Qualche anno fa ho cominciato a disegnare dei gatti cercando di coglierli nelle loro posizioni più “classiche” inserendoli in paesaggi fantastici e un po’ fiabeschi. All’inizio realizzavo questi disegni a china poi ho cominciato a colorarli ad acquerello. Diciamo che questa attività è cominciata come un passatempo e rimane per me un hobby rilassante e riconciliante. Sappiamo che i tuoi disegni sono diventati le copertine di alcuni libri, te l’aspettavi? Sinceramente il pensiero che i miei acquerelli potessero diventare delle illustrazioni mi sfiorava ma mi sembrava quasi impossibile poter trovare la strada per realizzare questa aspirazione, quindi ho continuato a coltivare questo passatempo con grande riservatezza. Poi ho incorniciato i primi quadretti che sono stati notati da alcuni pittori che mi hanno incoraggiato ad esporli. Così ho partecipato ad alcune collettive e anche ad iniziative di beneficienza. Proprio ad un’asta di beneficienza i miei disegni sono stati notati dalla collaboratrice di una casa editrice che mi ha contattata e così sono stati pubblicati. Il primo libro per il quale ho disegnato la copertina, una raccolta di racconti e favole, è stato presentato in


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Campidoglio... più di così non avrei potuto sperare!.... diciamo pure che la realtà ha superato la fantasia. Oltre a disegnare scrivi anche storie per ragazzi? Ogni tanto provo a scrivere brevi racconti e filastrocche. Due mie favole sono state selezionate ad un concorso e pubblicate in un’antologia. Adesso sto rileggendo le favole classiche e le sto scoprendo molto significative. Quali soddisfazioni stai ricevendo per il tuo lavoro? Grandissime soddisfazioni, veramente insperate e inaspettate. Spero di poter continuare con questo lavoro che mi permette di fare anche dei laboratori con i bambini organizzati da librerie e biblioteche. Ogni volta è una piccola avventura molto emozionante. Che cosa pensi ti stia riservando il futuro? Francamente non lo so. Non mi aspettavo di poter entrare nel mondo dell’editoria per merito dei miei ‘Gatti’, sono contenta e per ora mi piace. Cerco di affrontare ogni lavoro con impegno e poi vedremo... intanto sto cercando di migliorami, continuo a partecipare ad esposizioni di pittura per avere nuovi contatti ma anche e sopratutto perché questo mi diverte e mi porta ad un continuo 70 New Espressione Libri

confronto con veri artisti. Hai un sogno nel cassetto? Ce ne vuoi parlare? Mi piacerebbe continuare a realizzare disegni per l’editoria per ragazzi e magari vedere pubblicato un racconto o una favola scritta e illustrata da me.....chissà!... Se l’illustrazione che abbiamo inserito in copertina potesse parlare che cosa ci narrerebbe? Inizierebbe con il classico c’era una volta? Il disegno è un piccolo racconto che parla di un gatto bianco che si illumina nella magica notte di Natale e guarda un po’ interdetto il vorticoso vivere di questi giorni: una continua corsa ad acquistare e organizzare. Spesso gli addobbi e le luci che ci preoccupiamo di accendere intorno a noi ci fanno dimenticare il significato di questo giorno che è quello di riaccendere la vera luce, quella della nostra interiorità; non a caso l’albero è addobbato con cuori e luci. Vorrei con questo disegno ringraziarvi e augurare a tutti un Natale illuminato. Noi ti auguriamo un felice Natale e tanti giorni del nuovo anno da dedicare al lavoro, ci sembra un buon augurio di questi tempi.


PROPOSTE DI LETTURA PAROLA DI AUTORE 2. “Succede così” Ed è così che succede mentre quel nome sorprende come un ricordo lontano in vuote stanze planato; un amore senza fine, nel suono di un sostantivo, visto in quell’ultimo sole prima di nebbie sorprese e guardi il cerino spento scoprendo più freddo il buio e pensi che ti era vita prima che distanza venne in punta di piedi scalzi sui ponti illusi di verbo bastando solo il silenzio a dividere i due mondi.

1. “Orme sull’acqua”

Fa male quando succede, o meglio, quando ti accorgi, che tutti i futuri sordi d’inascoltati presenti

E’ l’impronta che vuole incidere il fiume di vita fluida mai doma a sé stessa non visibile da immobile scoglio mentre rifugge il letto ogni presente

morirono senza l’eco o un ultimo tentativo di sanguinare una scelta tra spine di rosa vinta.

tracce vane di un noto paradosso, di lascito bugiardo in superficie, anelito che nulla poi consegna se non i futili passi a svanire

E allora è così che cade nel buco di un tuo singulto l’odore della sua pelle in notti senza difesa;

Sono orme sull’acqua ciò che porgo il saper nuotare mostrato invinto forse parole i segni dei miei passi nel fermo scorrere all’unico mare.

insieme più non sarete e a volte questo barlume acceca lo sguardo spento in onde di sale sciolto.

Poesia

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