KETOS/N. 6/ APRILE 2019

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K ETOS

N. 6/ Aprile 2019

JDC MAGAZINE

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GLI SQUALI


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In questo numero SCIENZA

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PESCATORI E DELFINI Una relazione complicata

NATURA

12 CURIOSITÀ

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COME E’ PROFONDO IL MARE Gli hydrothermal vents

COSÌ DIVERSI, COSÌ UGUALI

RUBRICA

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10 COSE DA SAPERE SU… Gli squali

JDC NEWS

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NUOVI

LEGAMI

SPAZIO APERTO

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LA POSTA DEI LETTORI FOTO RACCONTACI


A cura di: Carmelo Fanizza Presidente e Fondatore JDC

Vittorio Pollazzon Responsabile Team e Autore Stefano Bellomo Responsabile Team e Autore Francesca C. Santacesaria Redattore e Autore Aldo Rizzo Autore Pasquale Bondanese Autore Roberto Crugliano Autore Alessandro Console

Grafico Elena Montrasio Editor

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P

Quella tra i pescatori e i cetacei è una relazione che esiste sin da quando l’uomo si è spinto verso il mare per cercare nutrimento. Gli uni sono legati agli altri dalla medesima fonte di sostentamento, il pesce, e dall’ambiente in cui se lo procurano. E così, da sempre, i pescatori accusano i delfini di privarli del pesce e nel frattempo a causa dell’overfishing, le popolazioni di varie specie di cetacei subiscono un forte declino. Inoltre, con lo sviluppo dei nuovi sistemi e c on l’intensificazione delle attività di pesca, la frequenza e l’intensità di queste interazioni è aumentata in modo preoccupante negli ultimi decenni. Solo tra il 1990 e il 1994 il numero di mammiferi marini catturati accidentalmente a livello globale è stato pari a 653 365. Una stima che ci

Una

mostra l'enorme impatto di queste attività antropiche per la sopravvivenza delle diverse specie di cetacei e non solo. Infatti, sembra essere proprio quest’interazione la minaccia più diretta per delfini, balene, uccelli marini, tartarughe marine e squali. I livelli di interazione possono essere differenti: un’interazione di tipo ecologico, se avviene a livello dei percorsi trofici quando i pescatori ed i cetacei sono impegnati nello sfruttamento delle stesse specie bersaglio; un’interazione legata all’operatività della pesca e all’utilizzo delle diverse attrezzature in cui i cetacei vengono catturati o restano impigliati. Fortunatamente, col tempo si è 6

sviluppata una sensibilità maggiore verso i problemi ambientali sia da parte dei pescatori sia delle amministrazioni che sono spinte verso uno sviluppo sostenibile della pesca. La regolamentazione della pesca è diventata più stringente e specifica. Ogni attrezzo ha una sua propria regolamentazione che ne fissa i limiti costruttivi, le caratteristiche di armamento, le zone e i tempi in cui può essere usato.


PESCATORI

SCIENZA

E

DELFINI

relazione complicata

PIÙ DELFINI PIÙ PESCE “I delfini mangiano tutto il pesce, ci mangiano il lavoro” Questo è quello che pensano molti pescatori ma quello che non sanno è che proprio la presenza dei delfini garantisce loro la presenza di tanto pesce. I delfini, infatti, sono predatori di vertice e giocano un ruolo chiave nell’ecosistema marino e nella catena alimentare. La loro presenza permette il mantenimento dell’equilibrio e il corretto funzionamento del sistema. Se per assurdo un giorno sparissero i delfini da un’area, in un primo momento la quantità di pesce aumenterebbe ma aumentando diminuirebbero le risorse alimentari e a lungo andare la popolazione subirebbe una drastica riduzione portando così ad una serie di reazioni a catena negative. Senza i delfini, i pescatori non avrebbero di che mangiare!! 7


Reti a strascico

Draghe

Dispositivi di aggregazione del pesce (FAD)

Reti da posta

I mammiferi marini possono essere rimanere impigliati nelle reti a strascico quando nuotano in profondità durante la caccia o quando migrano. I rischi sono molto diversi tra le specie: quelle che si nutrono su o vicino al fondo marino sono soggette ad un rischio maggiore.

I mammiferi marini possono rimanere impigliati in qualsiasi rete, corda e linea utilizzata nei FAD che limitando la capacità degli animali di nuotare e nutrirsi fino all'annegamento. Inoltre, potrebbero alterare il comportamento di caccia dei mammiferi marini che trovano fonti di cibo innaturalmente aggregate.

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I rischi per i mammiferi marini del dragaggio sono simili ai rischi della pesca a strascico e quindi maggiori per quelle specie che si nutrono in profondità. Oltre al rischio di catturata, possono rimanere impigliati nelle linee di traino. La mortalità è bassa perché le velocità di rimorchio più basse consentono alle balene e ai delfini di evitare la cattura o l'impigliamento.

A seconda delle dimensioni della maglia a rete, gli animali possono impigliarsi attorno al collo, alla bocca e alle pinne. I rischi sono un'alimentazione non corretta, costrizione della crescita e infezioni. I mammiferi marini impigliati nelle reti da posta fisse possono annegare mentre quelli intrappolati nelle reti da posta lasciate alla deriva possono trascinarle per miglia accumulando una estrema stanchezza.


Reti da traino a media profonditĂ

Mentre i mammiferi marini nuotano per il foraggio e migrano, le navi da pesca a strascico possono intrappolare questi animali in reti e linee di traino o addirittura causare disorientamento a causa del rumore del natante. Molti mammiferi marini, tra cui il tursiope, si trovano ad elevato rischio di cattura.

Palangari pelagici

I mammiferi marini sono spesso impigliati o agganciati nei palangari. Nel tentativo di rubare esche e /o il pescato possono rimanere agganciati alla bocca o impigliati nelle linee. Le lesioni dovute a queste interazioni possono includere lacerazioni, ferite da puntura, esaurimento e annegamento.

Borsa sciabica Una volta che la rete è stata regolata, i mammiferi marini circondati non possono sfuggire e possono rimanere impigliati, feriti o stressati. Anche con il rapido recupero, i corpi sensibili dei mammiferi marini e gli organi interni non sono in grado di sopportare il peso della cattura o l'impatto di essere collocati sulla nave.

Reti da traino a sciabola

I tempi di rimorchio brevi consentono ai pescatori di identificare, rispondere e rilasciare piĂš facilmente i mammiferi marini impigliati. I piccoli mammiferi marini possono essere attorcigliati e avvolti nella rete mentre cercano di scappare, rendendo ancora piĂš difficile facilitare il rilascio in sicurezza.

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2018

LA CONVIVENZA È POSSIBILE? Uno studio interessante arriva dall’Università federale di Santa Caterina in Brasile dove Mauricio Cantor, biologo, ha osservato la stretta collaborazione che si è creata tra delfini e pescatori. Un gruppo di tursiopi, anziché competere con i pescatori per la preda, le muggini, ha deciso di aiutarli e di dividere con loro il banchetto. Un legame particolare osservato sin dagli anni 80. I tursiopi spingono i banchi di muggini verso riva dove ad attenderli con le reti ci sono i pescatori. Non riuscendo a vedere i pesci dall’esterno, i pescatori aspettano il segnale dei delfini, un colpo di coda o di testa. Così i delfini danno il via alle attività di pesca e i pescatori colgono il momento per calare le reti. I pesci che ne restano fuori sono una preda perfetta per i tursiopi che ottengono così la loro ricompensa! 10

Nel Golfo di Taranto, ci troviamo davanti ad uno scenario particolare: quest’area è caratterizzata da un altissimo livello di urbanizzazione e rappresenta una delle zone più produttive e storicamente sfruttate dalle attività di pesca. In questo ambiente, le popolazioni di cetacei si trovano continuamente esposte a minacce legate all’attività antropica come la pesca a strascico, le reti da posta e la collisione con le eliche delle imbarcazioni. Dalle immagini e dai video subacquei dei cetacei avvistati durante la scorsa stagione abbiamo osservato alcuni degli effetti di questa interazione: ferite e lesioni nelle diverse parti del corpo e sulle pinne. Nel migliore dei casi osserviamo pinne intaccate o sfrangiate che non procurano grandi problemi agli animali. Evidenze di una intera-


SCIENZA 2014

zione estremamente negativa sui ceta-

venza. Per questo abbiamo avviato un

cei le abbiamo osservate in 3 diversi tursiopi: due con la pinna dorsale mutilata, importante per mantenere l’equilibrio durante il nuoto, ed uno con la pinna caudale amputata, fondamentale per la propulsione e la velocità. Per quanto il nuoto di un delfino privo di pinna dorsale sia difficile e soggetto ai movimenti di rollio e beccheggio, i due tursiopi sembrano essersi adattati a questa condizione con-

nuovo filone di ricerca che mira a valutare la potenziale minaccia dovuta a queste interazioni. L’idea è quella di approfondire ed aumentare le conoscenze a riguardo in modo tale da sviluppare un valido indicatore ecologico dello stato di salute dei delfini.

tinuando a nuotare con il gruppo, sempre al fianco dei compagni. La conferma della sopravvivenza di questi individui, l’abbiamo dal riavvistamento di uno dei due dopo quattro anni accompagnato da un cucciolo. Il caso del delfino privo di pinna caudale ci preoccupa maggiormente e non abbiamo testimonianze della sua sopravvi-

rare più a lungo la risorsa stessa.

Non vogliamo fermare la pesca ma far comprendere come un corretto utilizzo delle risorse possa far du-

L’obiettivo è quello di creare delle linee guida da inserire nel processo di gestione e regolamentazione delle attività di pesca nel tratto di mare che sarà in futuro inglobato nell’Oasi Blu del Golfo di Taranto. Aldo Rizzo 11


Come è PROFONDO il mare…

Gli Hydrothermal vents George Evelyn Hutchinson, per molti considerato il padre dell’ecologia moderna, in un suo libro del 1965 intitolato “The Ecological Theater and the Evolutionary Play” teorizzò l'esistenza di organismi che avrebbero potuto vivere grazie al calore della terra. Ma nessun biologo aveva mai osservato comunità del genere. Solo nel 1977, durante una spedizione organizzata dalla National Oceanic and Atmospheric Administration, due geologi marini, Corliss ed Edmond, utilizzando il batiscafo Alvin, un piccolo veicolo sommergibile, osservarono per la prima volta la presenza di sorgenti calde abissali: gli Hydrothermal Vents. I due geologi mentre si trovavano lungo la dorsale oceanica delle Galàpagos, a circa 2.600 metri di profondità, alla ricerca di rocce basaltiche da campionare si, trovarono difronte ad uno spettacolo inaspettato. "Fu così che arrivammo in vista di uno scenario incredibile. La formazione basaltica tipica degli assi delle dorsali è proprio molto squallida: monotoni campi di cuscini scuri tagliati da faglie e da spaccature, per metri quadrati non si 12

trova un solo organismo. Eppure qui, vi era una vera e propria oasi. Vermi tubicoli alti due metri, scogliere di mitili e distese di bivalvi giganti da 30 cm ci apparvero nel tremolio dell'acqua insieme a granchi, anemoni di mare e ghiozzi. Le restanti cinque ore del tempo dedicato alla ricerca furono frenetiche [...] Lavorammo finché l'energia disponibile per le apparecchiature si esaurì" Così commentarono i due ricercatori dopo quell’incredibile esperienza. A seguito di questa scoperta Alvin venne poi lungamente impiegato nello studio delle sorgenti idrotermali che rappresentano dei veri e propri


NATURA

ecosistemi marini estremi. Siti ritrovati in altre località oceaniche, tutte tettonicamente attive.

temperatura inferiore a 4°, si solidifica formando pinnacoli di basalto dai quali si ha emissione di fumo grigio oppure

Cosa sono gli hydrothermal Vents e cosa permette l’esistenza di queste oasi in fondo al mare?

bianco.

Nelle aree tettonicamente attive il movimento delle placche può creare spaccature nel fondale con fuoriuscita di magma. La lava a contatto con l’acqua, che a quelle profondità ha una

La biodiversità associata agli hydrothermal Vents è costituita da specie altamente specializzate, sottoposte a forti stress dovuti alle condizioni ambientali proibitive.

BIODIVERSITÀ ASSOCIATA AGLI HYDROTHERMAL VENTS

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LA CHIMICA DEI VENTS Da queste sorgenti sottomarine fuoriesce acqua molto calda, ricca di gas ridotti come metano (CH4) e acido solfidrico (H2S) e di metalli tra cui ferro, rame, zinco, oro e platino. Queste caratteristiche permettono lo sviluppo di una grande comunità biologica, con alti valori di densità e biomassa.

Bathymodiolus thermophilus

Come funziona la rete trofica in questi ambienti? Quale è il ciclo energetico associato ai vents? Alla base della rete trofica c’è l’attività batterica chemiosintetica. Nella chemiosintesi, i batteri utilizzano l’ossigeno disciolto nell’acqua di mare, per ossidare i composti organici ridotti i cui legami atomici sono ricchi di energia. In questo modo l’acido solfidrico e gli altri gas vengono convertiti in biomassa (zuccheri) disponibile per gli animali dei livelli trofici superiori.

Risalendo la catena trofica troviamo alcune specie dominanti appartenenti alla classe Bivalvia, come i mitili della specie Bathymodiolus thermophilus della famiglia delle Mytilidae o Calyptogena magnifica appartenente alla famiglia delle Vesicomyidae, classificati fra i “bivalvi giganti” in quanto presentano biomasse che possono raggiungere i 10kg/m2. Fra gli animali più caratteristici degli hydrothermal vents ci sono i pogonofori, come Riftia pachyptila della famiglia delle Siboglinidae. Questi animali vermiformi sono caratterizzati da abbondanze elevate e dimensioni che possono raggiungere anche i 2.4 metri di lunghezza. Sono organismi endosimbionti, cioè che ospitano all’interno dei loro tessu-

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NATURA Calyptogena magnifica

Riftia pachyptila

ti, batteri endocellulari da cui dipendono per la sopravvivenza. Riftia pachyptila presenta evidenti pennacchi rossi dovuti alla presenza di emoglobina nel sangue. Quando la temperatura dell’acqua aumenta l’animale si ritrae all’interno del tubo, che si presenta di colore bianco. Associati a Riftia pachyptila vivono diverse specie fra cui anemoni, mitili, patelle e gamberi (soprattutto del genere Alvinocaris). Sono proprio i crostacei appartenenti al genere Alvinocaris ad essere i più abbondanti del subphylum. Fra questi ricordiamo la specie Rimicaris exoculata un piccolo gamberetto che vive in numerose comunità sulle pareti dei pennacchi dove si nutre di sostanza organica grazie alla presenza di

batteri simbionti presenti nel carapace. Questo gamberetto ha sviluppato sul dorso un’ampia placca contenete fotorecettori che servono per la ricezione della luce che arriva dalle aperture dei pennacchi, riuscendo così ad orientarsi. Una specie degna di particolare attenzione da parte dei ricercatori è Alvinella pompejana, un anellide polichete endemica degli hydrothermal vents. Questa specie è oggetto di studio per le sue capacità di sopportare temperature superiori ai 100°C. Dagli studi fisiologici è emerso un caratteristico sistema di dispersione del calore che gli permette di aggiudicarsi questo particolarissimo record. Gli hydrothermal vents supportano ecosistemi complessi i cui abitanti 15


Rimicaris exoculata

Alvinella pompejana

hanno sviluppato adattamenti biochimici unici che hanno consentito loro di vivere ad alte temperature e a condizioni ambientali che considereremmo tossiche. Questi sono ecosistemi dinamici, sottoposti a notevoli e rapidi cambiamenti, pertanto le comunità dei vents probabilmente persistono solo da alcuni anni ad alcuni decenni. Inoltre le sorgenti idrotermali fungono da sistemi idraulici naturali che trasportano il calore e le sostanze chimiche dall'interno della Terra e che aiutano a regolare la chimica oceanica globale. Studiare gli organismi che li abitano ci può insegnare tanto sull'evoluzione della vita sulla terra e sulla possibilità di vita altrove nel sistema solare e nell'universo.

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LA CITTÀ PERDUTA. Era il dicembre del 2000 quando durante lo studio di una catena montuosa sottomarina presente nell'Oceano Atlantico, un gruppo di ricercatori dell'Università di Washington scoprì circa 30 sorgenti idrotermali posizionate sulla montagna sottomarina Atlantis Massif che oprannominarono “Città Perduta”. La Città perduta si trova 15 chilometri a ovest della dorsale medio atlantica e si espande ad una profondità di circa 750m.


NATURA

Analogamente agli hydrothermal vents, anche le sorgenti idrotermali della Città perduta sostengono svariate forme di vita. Sono molto abbondanti piccoli invertebrati fra cui lumache, bivalvi, policheti e ostracodi, ma pogonofori e mitili giganti, abbondanti nelle tipiche sorgenti idrotermali, sono assenti nella Città perduta. La scoperta è stata una vera e propria sorpresa per gli scienziati, perché come abbiamo visto, di solito questi sistemi idrotermali si formano lungo le dorsali oceaniche, dove il magma del

mantello terrestre si avvicina abbastanza alla superficie da scaldare l'acqua dei mari. In queste zone, i minerali del magma vengono emessi come pennacchi neri, che raggiungono temperature fino a 300 gradi. Ma la Città Perduta si trova molto lontano dalla dorsale atlantica, emette carbonati bianchi, fluidi ricchi di metano e idrogeno e la sua temperatura è compresa fra 40 e 70 gradi. Roberto Crugliano 17


Così DIVERSI, così UGUALI C’era una volta un pipistrello e un delfino L’inizio di questa storia sembra quasi una barzelletta. Mammiferi in grado di volare a confronto con quelli che hanno conquistato il mare. I primi dotati di ali più simili ad uccelli che mammiferi terresti, prevalentemente notturni vivono tra gli alberi o nelle grotte nutrendosi di insetti. I secondi grandi e possenti hanno assunto una forma più idrodinamica paragonabile a quella dei pesci, spendono tutta la vita in mare e ne sono diventati i padroni come predatori di vertice. E allora, cosa potrebbe mai legare questi animali? Be’, qualcosa in comune i pipistrelli e i delfini ce l’hanno: entrambi si sono dovuti adattare a cacciare in condizioni di scarsa luminosità. I pipistrelli per evitare la competizione con gli uccelli hanno deciso di passare la loro vita al buio della notte. I delfini per raggiungere le prede si spingono anche oltre i 200m di profondità e arrivano lì dove la luce del sole non riesce a penetrare. 18

Ecco, è lì, dove non si può usare la vista per individuare la preda, che la natura seleziona altri caratteri e sceglie di utilizzare altri sensi. In queste condizioni sia i pipistrelli che i delfini hanno sviluppato un sesto senso: l’ecolocazione. Tutto a questo punto si basa sull’udito, sulla capacità di emettere suoni ad alte frequenze e di percepire l’eco di


CURIOSITÀ

ritorno. Il suono emesso che colpisce la preda, ritorna all’orecchio dell’animale in modo diverso permettendo di capirne la distanza e la posizione esatta. Inoltre, l’ecolocazione è uno strumento fondamentale per questi animali per orientarsi nello spazio. Questo rappresenta un esempio perfetto di convergenza evolutiva.

Due animali, geneticamente distinti e molto distanti dal punto di vista evolutivo, che per adattarsi alle medesime condizioni ambientali sviluppano lo stesso si-

stema. L’ecolocazione richiede la capacità di sentire elevate frequenze, e anche se il sistema con cui delfini e pipistrelli emettono i suoni è differente, la loro coclea (porzione dell’orecchio interno) presenta molte caratteristiche anatomiche in comune ed in particolare risulta essere più corta e rigida

COME PRODUCONO GLI ULTASUONI? PIPISTRELLI: la laringe produce brevi grida di ultrasuoni che emettono dal naso o dalla bocca aperta DELFINI: sono le labbra di scimmia, membrane presenti all’interno del capo, che al passaggio di aria vibrano e producono i click poi amplificati dal melone. rispetto a quella di altri mammiferi. Ma a ciascuna caratteristica esterna corrisponde un cambiamento all’interno del genoma ovvero a livello delle sequenze di DNA. Da uno studio è emerso che alcuni geni coinvolti nell’udito, apparentemente importanti per l’ecolocazione, e altri legati alla vista mostrano i segni di una convergenza evolutiva portando al medesimo risultato. Così diversi eppure così uguali…che cosa meravigliosa la natura e la sua evoluzione! Francesca Santacesaria

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10 1.

SQUALI A RISCHIO

Gli squali, importanti predatori, vivono nei mari di tutto il mondo da oltre 400 milioni di anni e sono essenziali per la salute del pianeta. La popolazione di squali negli ultimi 50 anni è diminuita del 90%, raggiungendo valori pari al 99% nel Mar Mediterraneo dove molte specie, tra cui lo squalo martello, il mako, lo squalo blu (o verdesca) e gli squali volpe, stanno scomparendo. Si stima che nel prossimo decennio molti di loro saranno estinti. Molta la gente immagina ancora queste meravigliose creature come cacciatori di uomini, spietati e crudeli ma la realtà è che dovremmo rispettare e ammirare queste meravigliose creature che come predatori di vertice svolgono un ruolo cruciale per la sopravvivenza dell’intero ecosistema marino e delle risorse che esso produce a beneficio di noi esseri umani. 20

Gli squali

2.

MASSACRATI MA PER COSA?

Nei nostri mari e nei nostri oceani ogni anno vengono uccisi tra i 70 e i 100 milioni di squali per ottenere: •

Pinne di squalo, usate per fare zuppe insipide;

Denti e mascelle, usati in gioielleria e per farne souvenir;

Pelle di squalo, per realizzare portafogli e cinture;

Cartilagine, per pillole o unguenti venduti come farmaci miracolosi;

Olio di fegato di squalo, come base per cosmetici o prodotti per la cura della pelle.

Gli squali crescono lentamente e raggiungono la maturità sessuale in età avanzata dando alla luce pochi piccoli. Questo li rende particolarmente sensibili allo sfruttamento ed alla pesca eccessiva perché i pochi sopravvissuti non possono riprodursi abbastanza velocemente da compensare il numero di coloro che vengono uccisi.


3.

RUBRICA SHARK FINNING

Una pratica brutale che consiste nell’amputazione delle pinne di squali vivi che vengono poi vengono gettati in mare dove, incapaci di nuotare perché senza pinne, affondano e muoiono con una lenta agonia. Le pinne sono principalmente utilizzate per la preparazione della zuppa di pinne di squalo, una specialità della cucina cinese. Mangiarla viene considerato un lusso e un simbolo di prestigio. Più di 4.000 tonnellate di pinne di squalo sono utilizzate ogni anno. Esse costituiscono il 6% del peso di uno squalo, ciò significa che 700.000 tonnellate di squali vengono pescate ogni anno. Un terzo delle pinne importate ad Hong Kong, il mercato di pinne di squalo più grande del mondo arrivano dall’Europa. Alla Spagna, principale fornitore, seguono Norvegia, Regno Unito, Francia, Portogallo e Italia. Un business milionario che rende la pesca indiscriminata ed illegale di milioni di squali una pratica diffusa ed in continua espansione.

4.

LE LEGGI PROTEGGONO GLI SQUALI?

Ancora oggi la pesca degli squali non è soggetta a ferrei limiti di catture. Alcuni anni fa l’Unione Europea ha sviluppato un piano d’azione che avrebbe dovuto migliorare la situazione, ma gran parte dei buoni propositi è rimasta sulla carta. Nonostante l’attuale regolamento europeo vieti la rimozione delle pinne di squalo in mare, una deroga consente agli stati membri di fornire ai pescatori dei permessi speciali per rimuovere le pinne a bordo delle navi, purché il rapporto fra le pinne di squalo e tutto il peso del pescato non superi il 5%. Si tratta di un rapporto superiore a quello concesso da altri Paesi, che lascia spazio a scappatoie quali, per esempio, lo sbarco di pinne e carcasse in porti diversi.

21


6.

5.

PERCHÉ GLI SQUALI ATTACANO L’UOMO?

Gli attacchi di squali contro nuotatori, subacquei e surfisti sono episodi molto sporadici. Le statistiche sono molto chiare: in tutto il mondo ci sono da 70 a 100 attacchi all'anno, di cui 5-15 sono mortali. Tutti gli attacchi consistono spesso in un singolo morso e le morti sono causate da perdita di sangue, shock o incapacità di ricevere un aiuto immediato. Le cause che generano un attacco di squalo sono numerose e sono solo raramente attribuibili a un intento predatorio: la dieta degli squali non prevede esseri umani!! La difesa del territorio, la scarsa visibilità in acqua, gli errori di valutazione dell'animale che scambia un essere umano per la sua preda abituale, l'alterazione dei fattori ambientali sono alla base della maggior parte degli attacchi. La situazione è aggravata dall'eccessiva cattura di prede naturali di squali da parte dell'uomo, dalla presenza di rifiuti, spesso alimentari, che finiscono in mare e che fungono da pastura per i pesci carnivori. 22

PAURA DEGLI SQUALI?

“Poche creature del Pianeta sono così temute e poco comprese come squali” Ron e Valerie Taylor Gli squali hanno la capacità di nutrire le nostre paure ancestrali: per gli attacchi sporadici all'uomo, il loro nome diventa sinonimo di ferocia e crudeltà e il pubblico richiede o, nel migliore dei casi, è indifferente al loro sterminio. La percezione degli squali come animali assassini si è diffusa a causa dell'enorme enfasi mediatica ricevuta attraverso film fantasiosi come la serie "Lo Squalo" (“Jaws” in inglese) in cui questi animali venivano presentati come mostri. Va ricordato che lo stesso creatore di "Lo Squalo", Peter Benchley, si dedicò al tentativo di cancellare l'immagine dello squalo come un mostro. Ma nonostante questo i media continuano a fomentare le nostre paure raccontando solo una parte della storia tralasciando il perché dell’attacco e demonizzando l’animale.


RUBRICA

7.

8. CARTILAGINE DI SQUALO E IL CANCRO

Negli ultimi anni i mass media hanno contribuito alla diffusione di un falso mito: la cartilagine di squalo e le sue proprietà antitumorali. La comunità scientifica ha prontamente negato questa teoria ed in particolare il Dipartimento di Biologia e il Dipartimento di Medicina comparata della Johns Hopkins University hanno dichiarato: "la promozione di estratti grezzi di cartilagine di squalo come nuova cura miracolosa per il cancro ha contribuito ad almeno due risultati significativamente negativi: il drastico calo delle popolazioni di squali e il dirottamento di pazienti provenienti da trattamenti per il cancro efficaci.”

ITALIANI MANGIATORI DI SQUALI

Pochi Italiani sanno che il nostro Paese è tra i più grandi importatori di carne di squalo nel mondo e che ne siamo i principali consumatori in Europa. L'importazione della carne di squalo in Italia consiste principalmente in carne di smeriglio, mako e spinarolo: questa carne è spesso commercializzata con altri nomi, che variano da regione a regione, come palombo, penna, canesca, vitello o vitella di mare. Questi sono costantemente presenti nei mercati del pesce. Inoltre, venditori disonesti spesso spacciano la carne di smeriglio o mako, venduta a pezzi e senza testa e pinne, per la carne di pesce spada venduta a costi molto più elevati, aumentandone così i margini di profitto. La carne di squalo venduta in Italia proviene principalmente dalla Spagna (il 45% di tutte le catture dell'UE), il resto da 35 paesi tra cui Vietnam, Francia e Regno Unito.

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Pesce spada Xiphias gladius

Il futuro del pesce spada nel Mediterraneo è seriamente a rischio: è soggetta a una forte sovrapesca che sta riducendo il numero delle catture e la taglia degli individui: troppi giovani finiscono catturati prima che possano riprodursi e assicurare la sopravvivenza della specie.

Il pesce spada ha corpo fusiforme, la sua caratteristica più è il grande sviluppo della mascella superiore che forma la tipica "spada", appiattita e tagliente e lunga circa 1/3 del corpo. È un predatore molto versatile capace di sfruttare diverse risorse trofiche. È presente nelle zone tropicali, subtropicali e temperate.

CARATTERISTICHE CARNE: • Liscia e priva di squame • Carne bianca tendente al rosato con muscolatura a fibre concentriche e caratteristico muscolo rosso a V • Tessuto osseo al centro

COME DISTINGUERLI SUL BANCO DELLA PESCHERIA? Squalo smeriglio Lamna nasus

Minacciato principalmente da decenni di sovra sfruttamento lo Smeriglio ha subito un grave declino della sua popolazione e viene considerato Critically Endangered nell’Atlantico nel nord orientale e nel Mar Mediterraneo

Lo squalo smeriglio, conosciuto anche come vitello di mare, è diffuso nei mari freddi e temperati fino alla profondità di 400 metri, si nutre di piccoli pesci che si muovono in banchi come sgombri, calamari e merluzzi. È un predatore vorace il cui colore varia dal grigio-blu al marrone con macchie bianche.

CARATTERISTICHE CARNE: • Pelle ruvida e zigrinata • Carne di squalo più scuro con fibre muscolari longitudinali e il muscolo rosso globoso • Tessuto cartilagineo al centro 24


RUBRICA

9.

GLI SQUALI E L’ECO-TURISMO

Secondo uno studio pubblicato in Australia, uno squalo ha più valore per l'economia locale vivo che morto. È stato stimato che uno squalo della barriera corallina, che vive vicino alle zone turistiche frequentate da snorkelers e divers, porta nelle casse dello stato circa 180.000$ all'anno, mentre uno squalo morto, sarebbe venduto a poco più di $100. La Repubblica di Palau, un piccolo stato nell'arcipelago della Micronesia, ha creato nel 2009 il primo santuario degli squali nel mondo. Molti subacquei si recano sull'isola per osservare da vicino gli squali nel loro habitat naturale portando un enorme contributo all'economia locale. La decisione della Repubblica di vietare la pesca degli squali nelle sue acque territoriali ha solide basi economiche. Prendendo come modello Palau, molti altri stati stanno puntando su attività ecoturistiche che vedono squali come protagonisti, ma nel pieno rispetto di questi animali e dei loro habitat.

10.

COME TUTELARE GLI SQUALI OGNI GIORNO

Ognuno di noi può effettivamente fare qualcosa per sostenere la conservazione degli squali con piccoli gesti quotidiani. Prima di acquistare al mercato del pesce o ordinare al ristorante un certo tipo di pesce, è necessario capire realmente cosa si stia mangiando e da dove esso provenga, se da pesca sostenibile o meno. Questo deve essere fatto sia per la tutela di queste specie protette, sia per gli effetti negativi che la scomparsa di questi animali avrebbe sugli ecosistemi marini, sia per la salute umana. Quello che in pochi sanno è che nella carne di questi animali si accumulano sostanze tossiche tra cui metalli pesanti come il mercurio. La Food and Drug Administration, infatti, ha inserito lo squalo nella lista dei pesci che bambini e donne incinte dovrebbero evitare di mangiare per i rischi legati alle intossicazioni da mercurio. Stefano Bellomo

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Un’attrazione internazionale

Dal 26 al 30 Marzo e dall’8 al 15 Aprile di quest’anno, il Golfo di Taranto si è confermato come importante centro di attrazione per lo

studio della biologia dei cetacei. Il “Marine Biology Camp” è il campo di ricerca internazionale della Jonian Dolphin Conservation che prevede la partecipazione attiva di giovani studenti ed esperti. Il primo campo è stato realizzato nel 2017 e, da allora, vi hanno partecipato giovani da tutto il mondo. È un'occasione unica e straordinaria per scoprire e vivere la biologia marina: lavorare su un'imbarcazione di ricerca fianco a fianco di esperti; utilizzare tecniche per lo studio dei cetacei e della biodiversità marina; partecipare alle attività scientifiche di monitoraggio e conservazione di queste importanti specie. Ogni anno realizziamo uno o due campi, per lo più in primavera ed autunno. 26

Quest’anno, a marzo, studenti ed appassionati, da varie regioni italiane ed una giovane partecipante da Cipro, hanno potuto osservare e studiare ben due specie di cetacei al largo di Policoro, nel cuore del Golfo di Taranto: la stenella striata e il tursiope. Dal 2018, inoltre, realizziamo questi campi di ricerca per enti di formazione che realizzano viaggi-studio per giovani studenti da varie realtà di tutto il mondo. A giugno e luglio 2018 abbiamo realizzato due campi con Broadreach, ente statunitense, con cui quest’anno realizzeremo ben tre campi di ricerca. Ad aprile 2019, dall’8 al 15, è stato il turno di Flooglebinder, ente inglese, attraverso il quale, nove studenti e formatori di college britannici, hanno affiancato il nostro team nelle attività di ricerca. Nonostante le condizioni metereologiche non estremamente favorevoli, grazie al nostro spirito positivo, siamo


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riusciti ad organizzare attività in mare, esperienze formative ed escursioni e, dal punto di vista dello studio dei cetacei, siamo stati ripagati al meglio. In una settimana, abbiamo potuto osservare e studiare tre specie di cetacei: oltre alla stenella striata, primo avvistamento dell’anno per grampi e delfini comuni. Immancabile, durante i nostri campi, uno spazio dedicato alle tartarughe marine, grazie agli amici e partner del WWF Policoro. Qui, i partecipanti ai campi, possono osservare esemplari in cura presso il Centro Recupero ed incontrare gli esperti che si dedicano alla loro tutela. Non è insolito che durante le nostre attività in mare i nostri operatori salvino degli esemplari in difficoltà, ed è proprio in

questo centro, che le tartarughe recuperate, vengono curate per poi fare ritorno in mare. L’obiettivo di questi campi è quello di aumentare il livello di internazionalizzazione delle nostre attività mostrando al mondo intero quanto sia importante il valore delle risorse naturalistiche del nostro mare. Un tesoro inestimabile

Solo così, le nostre attività avranno sempre più un impatto e arriveranno alle autorità competenti: bisogna convertire la gestione del territorio e del mare, verso obiettivi sostenibili e che portino alla valorizzazione della risorsa mare, del nostro mare. Stefano Bellomo 27


La posta dei lettori La mia fortuna è quella di aver vissuto tanti tipi di esperienze con la JDC. Ho visto cose che i miei colleghi, studenti di biologia, difficilmente prima avrebbero potuto vedere. Ho conosciuto persone che hanno solcato la storia della biologia della conservazione. Ho ricevuto l'esempio da parte di uomini, professionisti per i quali, all'alba, tutti i giorni la sveglia suona e con devozione, perseveranza e senso del dovere ricomincia il viaggio verso un posto migliore: sempre Taranto eh! Ma vista con occhi nuovi e vissuta con l'antico valore dei cittadini che la fondarono. Oggi vivo JDC come un volontario: quando possibile vado al molo da cui salpano le imbarcazioni e do una mano a svolgere le attività, qualsiasi esse siano. Ho la possibilità di vivere dei momenti magici, incredibili... e anche di avvistare i cetacei. Sì, così come accade in mare, l'avvistamento è il premio che arriva alla fine. In questi anni in cui ho assaporato JDC in tanti modi, ho imparato a viverla come un'associazione, fatta di persone con i propri valori e competenze; come una community si potrebbe dire: c'è grande dinamismo. Un tempo una matricola del primo anno di biologia avrebbe mai potuto attraversare il Golfo di Taranto fino a Corigliano, avvistando fino al tramonto? O conoscere il famoso Ric O'Barry, promotore nel mondo della 28

lotta ai delfini in cattività? Avvistare delfini, tartarughe e capodogli grandi o cuccioli? O pensare di partecipare ad un campo di ricerca come regalo di laurea per la propria ragazza? O ancora: cene, viaggi, seminari, incontri, racconti… Tutto ciò io l'ho fatto in Puglia, a Taranto e tutto ciò fa parte del mio bagaglio umano. Oggi tutti possono farlo. Sto osservando come questa realtà diventa sempre più una rete di persone che pesca sostenitori in tutto il mondo. Si creano delle connessioni nuove, anche nel tessuto sociale della città, che comincia a credere in una strada alternativa con rinnovata consapevolezza: il turismo, la sostenibilità, la ricerca. Esorto noi lettori a non fermarci solo ad essere "Ricercatori per un giorno" a bordo, ma essere "JDC members" e vivere questa realtà nelle sue tante occasioni, invitando chi ci sta accanto a partecipare. Un noto direttore di orchestra, Ezio Bosso, sostiene che la nostra anima è fatta da "stanze": luoghi che noi possiamo aprire, esplorare e richiudere. Durante la mia esperienza a bordo ho aperto delle stanze della mia anima in cui ormai passo la maggior parte del mio tempo e sono quelle dello studio dell'ecologia marina, dell'amore per il mare e dell'esempio di vita che ho ricevuto e di cui faccio tesoro.

Maurizio Ingrosso


SPAZIO APERTO

FOTO RACCONTACI Immergersi nella natura. Esplorare, con rispetto, per comprendere. Osservare il mondo con occhio più attento. Entrare a stretto contatto con i delfini, animali simbolo per eccellenza di libertà. Questo è quello che i nostri lettori-voi– avete vissuto a bordo dei nostri catamarani e che ci avete raccontato con queste foto. Per partecipare inviate le vostro foto all’indirizzo mail: lia@joniandolphin.it

Ph: Vincenzo Segreto

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1 Vincenzo Segreto

2 Andrea Grieco

3e4 Pietro Giovannelli

5 Nicla Marzano

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