Nel vortice del tempo

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- Che stai facendo? - domandò Umberto. - Voglio scrivere un breve riassunto di quello che ho vissuto fino ad ora, cioè da quando sono capitato qua da voi, mi tornerà utile nel caso di una nuova perdita d’identità. Non vorrei peggiorare ancora di più la mia situazione Si mise a sedere con un senso di apprensione e inquietudine per quello che si apprestava a scrivere e più che altro a compiere. Prese un foglio di pergamena e intingendo la penna d’oca nell’inchiostro iniziò a scrivere, cercando di elencare più dettagli possibili: nomi, luoghi, chi poteva essere lui, senza dimenticarsi del vortice. Umberto pazientemente gli sedeva accanto e leggeva ciò che Giovanni scriveva, senza interromperlo. Alla fine, soffiò sulla pergamena per far asciugare in fretta l’inchiostro e si alzò dalla sedia. Osservò la sua immagine riflessa nello specchio appeso alla parete - Ma chi sarò mai? Giovanni Miroglio o Lorenzo Belviso? - pensò tra sé, ignorando per un attimo l’amico. Infilò la pergamena sotto la camicia: doveva essere sicuro di non smarrirla in caso di riperdita di memoria, la sentiva sulla pelle, i bottoni erano ben chiusi, sì, era al sicuro. Si infilò il pugnale nella cintura. - Umberto! Io sono pronto; tu hai qualcuno che ti aspetta a casa? - chiese al ragazzo che lo guardava pensieroso. - No, io vivo solo, nessun problema in quel senso - Meglio così, Umberto. Ascolta, usciremo dalla porta principale come se andassimo in giro a farci una passeggiata. Imboccheremo il sentiero che abbiamo percorso qualche ora fa fino ad arrivare sul posto dove spero tanto che si manifesti ancora lo strano fenomeno. Ti nasconderai tra gli alberi e mi aspetterai. Spero che tutto vada bene, mi raccomando, osserva tutto quello che succede perché poi mi dirai quello che hai visto, non andartene per nessuna ragione, mi raccomando! Umberto lo guardò e annuì - Stai tranquillo Lorenzo! non so più come ti devo chiamare, maledizione - Chiamami ancora Giovanni per un po’, poi vedremo. Non dobbiamo rivelare a nessuno quello che sta succedendo. Chiamami Giovanni e dimenticati di Lorenzo, si sapesse in giro questa storia ti lascio immaginare cosa succederebbe Diede ancora una controllata alla pergamena sotto la camicia. - Ed ora andiamo, comincia a fare buio... per fortuna! Si avviarono scendendo le scale nella penombra con il rumore dei loro passi che echeggiava nel salone deserto. Giovanni aprì il battente della pesante porta 65


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