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n° 51 - Novembre 2017

Il periodico dal Nost Munfrà

Nella foto: Ex voto: 1949, luglio, Serralunga di Crea (Al), Santuario Madonna di Crea. Incidente durante il lavoro di trebbiatura [foto A. Brunero, 1990]

Sommario Anche la cucina ha i suoi falsi Ex voto: quando l’arte incontra il divino (Provare) a capire la fusione nucleare La nuova legge sui piccoli comuni Movimenti indipendentisti: possibili scenari futuri Il ristorante del mese: La Chance di Gabiano

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n° 51 di novembre 2017

Alle volte ritornano

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Quello che vedete sopra sarà il nuovo logo del nostro periodico: le iniziali di Nost Munfrà sullo sfondo delle insegne Aleramiche rosso e argento.

Oltre che in formato pdf presente nel nostro sito: www.nost-munfra.it, questa edizione può essere anche letta in formato sfogliabile su: https:// issuu.com/ghigiot come tutti i primi 50 numeri del nostro periodico. Ogni volta che verrà pubblicato una nuova edizione verrà inviata una mail a coloro che lo hanno richiesto. Per essere iscritto o cancellato dalla mailing list basta richiederlo nostra e-mail. NM è anche una pagina del profilo facebook: gabianoe dintorni

Autorizzazione n° 5304 del 3-9-99 del Tribunale di Torino come Gabiano e dintorni; Direttore Responsabile Enzo GINO - Sede: via S. Carpoforo 97 - Fraz. Cantavenna 15020 Gabiano - AL - Italy phone: +39 335 7782879 e-mail: posta@nost-munfra.it Sito internet: www.nost-munfra.it Pubblicazione senza scopo di lucro, diffusa gratuitamente

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Ma non sono fantasmi

distanza di tempo torniamo con il nostro periodico. Rispetto alle passate edizioni abbiamo deciso di allargare gli orizzonti pur interessandoci sempre al Nost Munfrà che resterà comunque centrale rispetto agli argomenti trattati. L’edizione per ora sarà solo in versione telematica, più in là vedremo se tornare all’amato cartaceo. I nostri lettori potranno già da oggi leggerselo sul computer o stamparlo e leggerlo poi con comodo. Per questo siamo tornati al vecchio formato A4 (mm 210 x 290) al fine di rendere più agevole la stampa con le comuni stampanti domestiche. Chiediamo ai nostri lettori di scriverci, per comunicarci impressioni, suggerimenti, proposte ed anche, se lo ritengono, eventuali critiche. Fil rouge del mensile sarà sempre lo stesso: idee, proposte, ricerche, analisi, suggestioni per migliorare, ambiente, territorio, vita quotidiana nel Nostro Monferrato. Gli articoli anche se non strettamente localistici tratteranno argomenti che in qualche maniera influenzano il nostro òikos (in greco antico: famiglia o casa) naturalmente famiglia e casa intesa come Monferrato. Ci concederemo anche qualche facezia, tanto per non perdere il buon umore che è Enzo Gino sempre il miglior antidoto contro le crisi, le paure e le ”arrabbiature” varie. Rispetto a tante altre pubblicazioni i racconti che faremo non saranno magari straordinarie novità, ma hanno un pregio a cui teniamo particolarmente, sono rappresentazioni libere, cioè non condizionate da secondi fini, politici, economici o altro che non siano il piacere della conoscenza e della ricerca della verità. Potrà sembrare una fesseria ma nella nostra società intrisa di competizione ed interessi ad ogni livello, le voci libere, ossia non condizionate da qualsivoglia interesse venale sono rare e noi vorremmo essere una di queste rarità. Queste voci hanno una caratteristica: proprio perché prive degli occhiali deformanti degli interessi contingenti riescono, come il bimbo della favola di Andersen: Gli abiti dell’imperatore (meglio nota come quella del Re nudo) a guardare la realtà per ciò che veramente è: una statua al buio che noi con un cerino cerchiamo di illuminare, se non completamente, almeno negli aspetti più importanti.


Anche la cucina ha suoi falsi...

Dalla bagna cauda alle uova al tegamino si può incorrere in qualche imprevisto

In anni in cui il fake (il falso) va tanto di moda, dalle notizie, alle opere d’arte, anche in cucina qualche inganno può essere ...perpetrato

Peila (padella) in rame usata un tempo per la bagna cauda in cui tutti i commensali intingevano la verdura

Oggi per la bagna si usa il fôjòt individuale in terracotta

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hi sa fare la bagna cauda alzi la mano! Siam certi che fra i nostri lettori quasi tutti hanno alzato la mano. Ma quanti sanno che esiste anche una… falsa bagna cauda? E non ci riferiamo qui a quei “trucchi” per renderla un po’ meno indigesta, tipo far bollire l’aglio nel latte prima di aggiungerlo all’olio e alle acciughe, o togliere l’anima dell'aglio o anche aggiungere panna alla salsa ancora in cottura. No, parliamo di altro, parliamo, anzi scriviamo, di fake bagna cauda come direbbero gli anglofoni. Leggete la ricetta e capirete: Ingredienti 40 g di base alla lecitina 125 ml di acqua 1 testa d’aglio Pasta di acciughe Brodo di pollo ridotto Procedura per la base di lecitina Porre la lecitina granulare in una ciotola. Scaldare l’acqua e versarla sulla lecitina in piccole quantità, lasciandola assorbire. Quando la lecitina è sufficientemente ammorbidita, iniziare a stemperarla con un cucchiaio o una spatola eliminando i grani. Montare con una frusta aggiungendo l’acqua restante. La salsa base è pronta quando risulta soffice e lucida. Procedura per la bagna cauda Cuocere al forno a 180°C la testa d’aglio, tagliarla in due parti, spremerla e passarla al setaccio. Aggiungerla mescolando alla base di lecitina. Equilibrare il

sapore con la pasta di acciughe. Diluire con il brodo di pollo freddo, in modo da ottenere una salsa liquida. Et voila les jeux sont faits. Provate a prepararla una volta e servitela, vediamo quanti si accorgeranno del falso.

Per la bagna, quella vera

Se amate la Bagna cauda, quella vera, un suggerimento: alla fine dopo aver terminato le verdure, aggiungete nell'ultima bagna rimasta delle uova, semplicemente lasciandole scivolare intere oppure strapazzandole e, se possibile, aggiungere una generosa grattata di tartufo bianco, non appena si è rappreso un po’. Mmhhhhh!

Due uova al tegamino?

E che ne dite di due uova al tegamino come quelle nella foto? Peccato che si tratta di un dolce: uova trompe l’oeil che sono anche di facile esecuzione: basta un po’ di panna montata (o panna cotta) qualche mezza albicocca sciroppata ed il resto ve lo immaginate. Se siete perfezionisti aggiungete un cucchiaio di sciroppo delle albicocche, sembrerà burro fuso, e se volete strafare una grattugiata di cioccolato nero sembrerà pepe, quello al latte ricorderà le scaglie di tartufo.

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Ex voto: quando l’arte incontra il divino A Crea una delle più belle esposizioni del Piemonte

Merletti, dipinti, fotografie, ma anche altri oggetti a testimoniare l’intervento del divino nei momenti di pericolo o disperazione (Sul nostro sito: www.nost-munfra.it potrete leggere il libro sugli ex voto che potrete anche sfogliare su:

https://issuu.com/ghigiot/docs/ex-voto)

La galleria degli ex voto presso la Chiesa di Crea

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a fantasia umana si è sempre espressa fin dalla preistoria e lo ha fatto inventando infinite forme di arte. Basta pensare ai graffiti incisi sulle pietre o nelle grotte in cui trovarono ricovero i primi uomini (sapiens sapiens ) nel neolitico superiore fra i 40.000 e i 10.000 anni fa. Lo hanno fatto spesso anche rappresentando divinità a cui l’immaginario, chissà per quale motivo, sentiva il bisogno di chiedere aiuto, conforto, protezione o talvolta semplicemente per ringraziarla per qualche desiderio appagato o evento fortuito di cui il credente si sentiva beneficiato. Queste motivazioni sono state probabilmente le prime a spingere i nostri antichi avi a diventare artisti, ma quel che più fa riflettere è che 40 mila anni dopo, migliaio più migliaio meno, questa forma d’arte è più viva che mai. Oggi li chiamano - ex voto - ed in Piemonte sono decine di migliaia le opere d’arte presenti per lo più in chiese e santuari a testimoniare una fede nel soprannaturale che ha radici profonde nell’animo umano e che trascende la storia, la cultura la razionalità e, verrebbe da dire, anche o millenni. E’ una forma d’arte del tutto particolare che non trova la sua ragion d’essere nel guadagno, nel piacere, o in forme di interessi materiali, per questo la sua produzione ha seguito percorsi originali. Ha, intanto, una origine popolare, e nasce da una fatto, un episodio specifico, capitato a qualcuno che, per

ringraziare o ingraziarsi il benefattore ha voluto rendere pubblico con un dipinto, una scultura, ma oggi, anche con ben altro, il fatto o l’avvenimento attraverso cui il divino si è mostrato. Rappresentazioni che in Piemonte datano a partire dal 1500 in forma di quadri, spesso realizzati dai miracolati o da artisti specializzati, ricami, semplici fotografie o dediche, sino ad oggetti, sacri o profani, esposti al pubblico come tangibile testimonianza del beneficio avuto. In suo bel libro: Gli ex

voto: arte popolare e comportamento devozionale il prof. Rena-

to Grimaldi raccoglie i risultati di una ricerca e schedatura condotta in Piemonte su 6.500 ex voto. Vi leggiamo che per quanto riguarda gli ex voto esposti al Santuario di Crea dai fedeli, i riferimento a guarigioni sono la maggioranza. Nei quadri si rappresenta di solito il momento della richiesta della grazia, mentre in quelli di infortunistica come incidenti sul lavoro o di viaggio, si raffigura per lo più il momento del danno subito o scampato. Le tavolette che riguardano le calamità pubbliche come guerra, frane, inondazioni, raffigurano il momento del danneggiamento talvolta uniti anche ad altri momenti: la richiesta di grazia, l’intercessione e/o il superamento del pericolo. E’ il caso di ex voto dove si vede la donna che prega la Madonna, quest’ultima che invia la sua protezione sul soldato rappresentato sul campo di battaglia che viene poi ritratto anche


sull’uscio di casa al suo ritorno dalla guerra. Questa analisi consente all’autore di osservare come la fabula – l’insieme degli eventi narrati nella loro successione cronologica lineare– sia ricostruibile mediante un’unica immagine che riporta prevalentemente il momento del danneggiamento. A volte nell’ex voto si compie una deformazione del tempo facendo coincidere momenti che nella realtà sono successivi, ad esempio il miracolato rappresentato in posizione di ringraziamento mentre contemporaneamente osserva l’incidente che lo vede protagonista. Quello degli ex voto è quindi un universo simbolico e artistico del tutto originale che ci piace pensare meriterebbe di essere ripreso magari non solo in chiave divina, ma anche per rappresentare la vita quotidiana con le sue gioie e i sui dolori. Non è forse ciò che fanno i bimbi quando disegnano momenti della realtà che vivono e li circonda? Esiste anche chi ha colto lo stile di questa arte per farne una rappresentazione ironica, autori evidentemente agnostici o non credenti, tuttavia anch'essi influenzati dagli ex voto. Infine una passaggio dovuto anche a coloro come il calciatore Gilardino o tanti centauri che hanno visto l’intervento del Divino in momenti particolari siano essi la finale di Champions o lungo una strada a bordo di una motocicletta. Ma chi erano i pittori di ex-voto?

1967, 18 maggio, Serralunga di Crea (Al), Santuario Madonna di Crea. Rapina in banca [foto R. Grimaldi, 2011]

1930, 9 febbraio, Serralunga di Crea (Al), Santuario Madonna di Crea. Ugolino Negri di 24 anni di Moncalvo ha uno scontro con un’auto mentre conduce la sua moto; pittore L. Romanello di Pontestura [foto A. Brunero, 1990]

La firma di Romanello di Pontestura noto pittore di ex voto

Continua alla pagina successiva 2008, Castellazzo Bormida (Al), Santuario Madonna di Creta (dei Centauri). Motociclette, caschi e indumenti da motociclista donati alla Vergine per grazia ricevuta [foto R. Grimaldi, 2006]

L ec h Wa lesa © P.Cornieti, pittura su tavola, anni '90 Gli ex voto di Pierpaolo Cornieti appaiono come pretesti per una irriverente satira su eventi e personaggi della nostra contemporaneità.

2007, Biella (Bi), Santuario Madonna di Oropa. Maglia di calciatore; sul cartiglio si legge: Alberto Gilardino / del Milan A.C. / con devozione alla vergine Bruna d’Oropa / in occasione della vittoria della Champions League 200607» [foto R. Grimaldi, 2013]

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Citiamo alcuni dei più noti pittori di ex voto, il Grimaldi ne ha censiti circa 500, noi ricordiamo prelli presenti a Crea: Azeglio presente un po’ in tutti i santuari, e più specificatamente a Crea sono presenti ex voto dipinti da Guido Gajetti, torinese, Pane e Romanello. In un’intervista rilasciata a Catia Magnetti il 7 settembre 1996, il Pittore Aurelio Caudera da Ciriè ha illustrato alcuni momenti della committenza e dell’esecuzione dell’exvoto: “Prima di tutto chiedo la data poi come erano vestiti i protagonisti, l’abbigliamento, poi cosa e come è successo il fatto, dopo io creo. Bisogna però sempre mettere i personaggi centrali, quello che succede deve essere al centro del quadro, la parte divina, come la Madonna, Santi ecc. sul lato destro. In punta segno la data, il giorno. Quando creo aggiungo qualcosa di mio, lo arricchisco come cadute, incidenti ecc., però il fatto va messo al centro e non ai lati, poi si possono cercare i particolari (…). Nei tempi passati i quadri, come dimensione, li facevo più grandi, per esempio cm 30x40, ora sono stato a San Pancrazio e i sacerdoti li richiedono più piccoli perché non sanno più dove metterli. Il soggetto è sempre lo stesso, ma i quadri sono più ridotti. Sulla destra disegno la Madonna e sulla sinistra le scritte (…). A Torino molti ex-voto li facevano in anticipo, erano già prestampati, il pittore doveva solo più colorare e mettere la data. A Ciriè c’era lupo Giovanni che ne faceva molti, li faceva ad acquerello, io invece dipingo a olio su tela, con cornice e vetro (…). Ho conosciuto altri pittori di ex-voto come Gajetti, Vallidi, Chiara, Foriero di San Carlo Canavese (To)(…). Faccio questo lavoro da cinquant’anni; io segno tutti gli exvoto che faccio; in tutto sono 1.403 i dipinti che ho eseguito, e mi pagano in base al lavoro svolto. Lo faccio anche per passione, non come primo lavoro”.

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1920, 13 marzo, Serralunga di Crea (Al), Santuario Madonna di Crea. Ribone Ettore viene travolto da un carro che trasporta fieno; pittore L. Romanello di Pontestura [foto A. Brunero, 1990]

1940, 30 settembre, Serralunga di Crea (Al), Santuario Madonna di Crea. Incidente in cava, a Rolasco (frazione di Casale Monferrato); pittore L. Romanello. “Nel 1850 esistevano nel territorio casalese una decina di fornaci da calce: due in Ozzano, quattro a Pontestura, quattro a Casale Monferrato. Nel 1876 La società Anonima Fabbrica di Calce e Cementi di Casale mise a punto per prima in Italia la produzione industriale del Cemento Portland naturale e immediatamente si insediarono nel territorio i più importanti produttori nazionali del tempo. Il panorama economico e sociale subì grandi trasformazioni e sul territorio sorsero impianti imponenti di cui restano tuttora significative testimonianze in grado di far prendere coscienza della vita e delle attività di allora. Il tesoro del sottosuolo – “la Marna” – generò grandi ricchezze e nello stesso tempo grandi sofferenze. Nacque la figura del “cavatore”, protagonista del lavoro dell’uomo in miniera, un ambiente insalubre e ostile alla presenza umana, tra nicchie e cunicoli, in fondo ai pozzi e in galleria: un lavoro duro, svolto quasi al buio e tra mille pericoli, mentre la famiglia attendeva con ansia il ritorno a casa, a volte invano. Di questa epopea delle cave di marna, che ha segnato la vita della nostra gente per oltre un secolo, sono rimasti sul territorio segni forti e ancora leggibili che raccontano una storia che ci appartiene e che ha ancora tanto da comunicare ai giovani e ai turisti” [foto A. Brunero ‘90]


Provare a capire la fusione nucleare

In attesa della ventilata realizzazione a Casale dell’impianto di ricerca

In una serie di articoli dedicati alla fusione nucleare cercheremo di spiegarla, con parole nostre e senza velleità di sostituirci agli specialisti

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Eta Beta dalle pagine di NM ci darà una mano...

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ei mesi scorsi è comparsa sui media di Casale Monferrato la proposta di realizzare in città un impianto di ricerca sulla fusione nucleare. Si tratta di un investimento di centinaia di milioni, circa 500, per un progetto che dovrebbe rimanere attivo per 25 anni oltre a quelli per la costruzione dell'impianto stesso prevista di sette anni, con la creazione di circa 1.800 posti di lavoro. Le ricadute sul territorio sono stimate sempre secondo le fonti giornalistiche (Il Monferrato del 24 marzo 2017) in due miliardi di Euro. Ha fatto seguito all’annuncio un nota di Legambiente che solleva una serie di perplessità e dubbi sui rischi e opportunità di realizzare l’impianto. Da parte nostra abbiamo cercato di raccogliere un po’ di materiale informativo, con l’approccio di chi non dispone di sufficienti elementi per assumere posizioni pro o contro ma che vuole conoscere rischi e benefici, secondo il vecchio adagio “ben conoscere per ben deliberare”. Non è un approccio semplice in quanto la materia non è facile da tradurre in linguaggio non tecnico, e le implicazioni socio-economiche sono certamente consistenti. Coinvolgono l’economia locale ma non solo, anche il modello di sviluppo che tecnologie così complesse e influenti sotto il profilo energetico ed economico esercitano su una società ormai globalizzata. Non è un caso che per la prima volta nella storia al pro-

getto della fusione nucleare partecipano tutte la grandi superpotenze economiche dagli Usa alla Cina passando per l’Europa. Grossi dubbi vengono sollevati anche per una “cugina” delle fusione nucleare calda: la fusione nucleare fredda. Senza schierarci pregiudizialmente intendiamo in maniera laica e neutrale vedere le carte. Approcciamoci quindi alla ostica materia nucleare ed alle sue ricadute in termini di sviluppo, cercando di trovare risposte ad alcune domande: 1) Come funziona la fusione nucleare? 2) E’ pericolosa per la salute e l’ambiente? 3) E’ conveniente sotto il profilo economico e sociale? In sintesi va sostenuta o contestata tout court o può essere accolta a certe condizioni? In questo primo articolo cercheremo di dare una essenziale conoscenza di base, nelle prossime edizioni proseguiremo gli approfondimenti cercando le risposte alle domande che ci siamo posti. Approfitteremo anche per un ripasso di alcune cognizioni matematiche e fisiche utili a comprendere meglio la materia e perché no, anche per farsi un po’ di cultura scientifica spesso trascurata dalla informazione sociale e politica. Mi tocca tornare a scuola?

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Partiamo dalla teoria

Un sano ripasso di alcune nozioni di matematica e di fisica per capire di cosa si sta parlando

Sono Democrito e sono stato il primo, circa 2400 anni fa, a scrivere che la materia è fatta di atomi, ossia di particelle indivisibili. L’ho scoperto senza strumenti, solo grazie alla mia filosofia, ossia all’amore per la conoscenza. Un amore che oggi è scomparso a favore dell’interesse economico per la conoscenza… Se vi capita di incontrare qualcuno che coltiva la conoscenza per amore: seguitelo, vi farà bene... Perché come scrisse Dante, un mio amico fiorentino di vari secoli più giovane di me: “fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza…”

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L

a teoria atomica è la teoria fisica secondo la quale tutta la materia è costituita da unità elementari chiamate atomi. La teoria atomica si applica agli stati della materia solido, liquido e gassoso, mentre è difficilmente collegabile allo stato di plasma, in cui elevati valori di pressione e temperatura impediscono la formazione di atomi. L'atomo è composto principalmente da tre tipologie di particelle di dimensioni minori: i protoni, i neutroni e gli elettroni. In particolare: i protoni hanno carica elettrica positiva (p+) ed i neutroni (n0), privi di carica, formano il "nucleo" complessivamente con carica positiva. Gli elettroni con carica negativa (e-) sono presenti nello stesso numero dei protoni e ruotano attorno al nucleo senza seguire un'orbita precisa rimanendo confinati all'interno degli orbitali (o livelli energetici). Le dimensioni In proporzione, se il nucleo atomico fosse grande quanto una mela, gli elettroni gli ruoterebbero attorno ad una distanza pari a circa un chilometro ed un nucleo ha massa quasi 1800 volte superiore a quella di un elettrone. Il diametro di un capello umano corrisponde a circa un milione di atomi di carbonio disposti in fila; una goccia d'acqua contiene 2 × 1021 (1021 = 1 seguito da 21 zeri) atomi di ossigeno e 4 × 1021 atomi di idrogeno; se una mela diventasse della

dimensione della Terra, gli atomi nella mela sarebbero approssimativamente delle dimensioni della mela originale. Avendo la stessa carica positiva, i protoni del nucleo si dovrebbero respingere tra loro; ciò non avviene perché sono tenuti insieme dalla cosiddetta forza nucleare forte. La tabellina in questa pagina riassume alcune caratteristiche delle tre particelle subatomiche anzidette. Poiché la massa di un atomo deriva essenzialmente dai protoni e neutroni, la massa totale di tali particelle in un atomo è chiamato massa atomica che vale 1,67 × 10-27 kg ossia 1,67 diviso 1 seguito da 27 zeri.

Parliamo di numeri Con tutti questi zeri abbiamo già compreso che è necessario usare notazioni particolari per i numeri della fisica nucleare. Noi comuni mortali siamo abituati a leggere numeri non tanto grandi parliamo di chilogrammi (mille grammi) chilometri (mille metri) se passiamo ai soldi si può leggere di milioni o miliardi di euro. In fisica le dimensioni sono molto più variabili. Si passa dall’infinitesimamente piccolo, al grandissimo in un batter d’occhio. Inoltre gli scienziati devono misurare i fenomeni che studia-

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no, non solo qualitativamente, ma anche quantitativamente, devono darne cioè una misura quantitativa ossia numerica. Come dire prendi del salame oppure prendine 150 grammi, è diverso no? Per questo i matematici hanno inventato la notazione scientifica dei numeri che consente di gestire meglio questi numeri. Di cosa si tratta? Niente di trascendentale: se date un’occhiata alla tabella dei multipli e sottomultipli vedrete come funzionano. In pratica utilizzando le potenze del 10 (ossia 10 moltiplicato per sé stesso tante volte quanto indicato dal numerino in alto: l’esponente) si sintetizza in poco spazio un numero fatto di tanti zeri) Quindi, quando vi capiterà di leggere quei 10 con esponenti positivi o negativi comprenderete di cosa si sta parlando. Se l’esponente è positivo il numero è grande, se è negativo è piccolo, se l’esponente è 0 qualunque numero vale… 1 (questo ve l’eravate scordato).

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Unità di misura

ltro problema per la scienza sono le unità di misura. Qualcuno si ricorda ancora quando in passato esistevano per la stessa grandezza una infinità di unità di misura, alcune ancora in uso oggi: provate a parlare con i nostri contadini e chiedetegli quanta terra coltivano: vi sentirete rispondere ad esempio: dui giurnà (due giornate); e quanto vino hanno prodotto? dusent miria (duecento miria). Se poi vi capita di andare in Inghilterra le cose si complicano ancora di più, invece dei centimetri sentirete parlare di pollici, e i metri cubi diventano piedi cubi. Da qui la necessità di unificare a livello internazionale le unità di misura.

E così sono state individuate da un organismo internazionale una serie di grandezze fisiche fondamentali da cui derivano tutte le altre. Le sette grandezze fondamentali sono: Intensità elettrica: ampere - A Intensità luminosa: candela - cd Lunghezza: metro - m Massa: chilogrammo - kg Quantità di sostanza: mole - mol Temperatura termodinamica: kelvin - K Intervallo di Tempo: secondo - s Poi ci sono le grandezze derivate, che discendono cioè da alcune di queste sette combinate fra loro e che sono ampiamente utilizzate come l’elettronvolt eV, il minuto - min, il watt per la potenza, ecc.

Multipli e sottomultipli

Mi darebbe un megagrammo di gorgonzola?

Ho già corso per 2 terametri

E’ da un picosecondo che ci sto pensando

Riportiamo nella tabella sopra i multipli e sottomultipli delle grandezze fisiche utilizzati. I simboli posti davanti al simbolo della grandezza ne moltiplicano o riducono il suo valore. Es: kg = 1000 grammi; MB = mega byte = 106 byte = milione di byte; fm = femtometro = 10-15 m = biliardesimo di m; GV = 109 volt = miliardi di volt

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Facile immaginare che superficie e volume hanno rispettivamente come unità di misura il metroquadro e il metrocubo e sono derivate dalla grandezza fondamentale di lunghezza: il metro. Poi le grandezze derivate, come già detto, possono comporre fra loro quelle fondamentali per formare altre grandezze. Ad esempio la potenza che si misura nel sistema internazionale in Watt (parente dei vecchi cavalli vapore delle nostre auto) può esser espressa come: 2 W = Kg x3 m s

Spendiamo due parole per parlare di una grandezza molto importante e interessante quando si parla di fusione: l’energia. Dalle vecchie centrali atomiche alle dighe, uno dei problemi dell’uomo è sempre stato quello di disporre di grandi quantità di energia per far andare le macchine su strada, nelle fabbriche o nello spazio. Ora, visto che l’energia non si crea né di distrugge (primo principio della termodinamica), ma si può solo trasformare, la storia dell’umanità è spesso stata legata al modo più efficiente di dotarsi di energia. A partire dalla scoperta del fuoco nella preistoria, per arrivare alla nostra centrale a fusione, l’energia generata (trasformata è più corretto) segue sempre lo stesso principio scoperto da tal Einstein E = m x c2

con infinite unità di misura, ne citiamo alcune: energia meccanica, chimica, elettromagnetica, gravitazionale, termica, nucleare. Naturalmente tutte si possono esprimere con le unità fondamentali ossia: E=

Kg x m2 s2

Ma possiamo usare anche un'altra unità di misura per l’energia che nella vita quotidiana non usa quasi nessuno il Joule (J). Se vogliamo volgarizzare (nel senso di rendere accessibile al volgo) questa unità di misura vi diciamo che se alzate circa un etto di salame ad un metro di altezza voi avete accumulato in quell’etto di salame energia (potenziale) pari a un Joule (J) Per i fisici infatti:

eV di energia potenziale. Perché vi abbiamo raccontato tutto questo? Perché fra poco sentirete parlare diffusamente di eV di MeV (mega elettronVolt) o GeV (giga elettronVolt), ma adesso non vi spaventerete più perché sapete che si tratta di energia più o meno come quella del salame sospeso ad una certa altezza, all’occorrenza misurata in quantitativi di milioni (mega eV) o miliardi (giga eV). Sono James Prescott Joule e sono stato io a dimostrare che calore e lavoro possono essere trasformati l’uno nell’altro, e ogni volta che viaggiate in macchina lo potete vedere... come anche nelle centrali a fusione nucleare...

1 J=1 N x1 m Dove N sta per Newton pari a circa 1/10 di Kg ossia un etto.

1m

Parlando di fusione nucleare sentirete parlare spesso di elettronvolt, indicato con eV, che non è altro che una delle infinite forme in cui si può misurare l’energia. Questa unità è stata introdotta per il mondo atomico o sub atomico. Come potete immaginare è una quantità di energia piccolissima ed infatti corrisponde a: 1 eV = 1,6 x 10-19 J O se preferite:

Per questo hanno dato il mio nome ad una unità di misura dell’energia

Ora che abbiamo qualche vaga conoscenza degli strumenti che useremo possiamo passare a raccontare la fusione calda. Sì perché esiste anche la fusione fredda che è assai diversa. La fusione calda richiede molta energia mentre, secondo i sostenitori della teoria, la fusione fredda può raggiungere lo stesso risultato spendendo molta meno energia grazie allo sfruttamento di un catalizzatore, quale ad esempio il palladio.

__________1,6___________ 1eV = 10.000.000.000.000.000.000 J

ma di questo parleremo più avanti. Tornando alle unità di misura: è intuitivo immaginare che potendo assumere infinite forme l’energia potrà esprimersi anche

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In pratica prendete 1,6 etti del vostro salame e lo divide in diecimila milioni di miliardi di pezzi! (che corrisponde a 10-19), poi prendete uno di questi pezzi e lo alzate a un metro da terra, fra le vostre dita stringerete 1

Martin Fleishmann e Stanley Pons il 23 marzo 1989 annunciarono di aver realizzato la fusione fredda


Come ti trasformo la materia in energia Cominciamo ad entrare nel merito della fusione nucleare

Barcamenarsi fra isotopi, reazioni chimiche e nucleari

A

W

W

Dall’idrogeno ai Watt

vevamo detto che la messi in comune fra più atomi fusione nucleare è il formando i composti chimici coprocesso di reazione me ad es. l’acqua: nucleare attraverso il quale i nuclei di due o più atomi vengono avvicinati o compressi a tal punto da superare la repulsione elettromagnetica e unirsi tra loro generando il nucleo di un elemento di massa minore (o maggiore) della somma delle Reazione chimica dell’acqua: i due masse dei nuclei reagenti, nonelettroni dei 2 atomi di idrogeno ché, talvolta, uno o più neutroni sono messi in comune con i 2+6 liberi. Affinché avvenga una fudell’ossigeno formando H2O sione, i nuclei devono essere Nelle reazioni sufficientemente vicini, in modo nucleari di che la forza nucleare forte prefusione due domini sulla repulsione coulomatomi di idrobiana (i due nuclei hanno carica geno generaelettrica positiva, si respingono elio più neutroni liberi no): ciò avviene a distanze molto piccole, dell'ordine di qualche femtometro (10−15 metri). L'ePertanto l'energia rilasciata nella nergia necessaria per superare maggior parte delle reazioni nula repulsione coulombiana può cleari è notevolmente maggiore essere fornita ai nuclei portandi quella delle reazioni chimiche. doli ad altissima pressione, ossia Ad esempio l'energia di legame 7 altissima temperatura, circa 10 dell'elettrone al nucleo di idrogekelvin, e/o altissima densità. no è di 13,6 eV mentre l'energia La fusione nucleare, nei procesche viene rilasciata dalla fusione si terrestri, è usata in forma indi due atomi di idrogeno può controllata per le bombe a idroarrivare a 17,6 MeV, cioè più di geno e in forma controllata nei un milione di volte la prima! Ma reattori a fusione termonucleagli atomi, anche di uno stesso re, ancora in fase sperimentale, elemento, come ad esempio l’idi cui Casale può diventare una drogeno non sono tutti uguali... delle sedi di sperimentazione. L'energia potenziale to- Gli isotopi dell'idrogeno più diffusi; da sinistra a destra: prozio, deuterio e tale contenuta nel nucleo trizio. di un atomo è notevolmente superiore all'energia che lega gli elettroni al nucleo. Quest’ultimo tipo di legame è tipico delle tradizionali reazioni chimiche, in cui gli elettroni vengono

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Isotopi Merita a questo punto parlare degli isotopi. Cosa sono? Letteralmente isotopo significa stesso posto (ἴσος ìsos, "stesso" e τόπος tòpos, "posto"), di che posto si sta parlando? Tutte le tipologie di atomi, i cosiddetti elementi, sono stati ordinati da tal Mendelejev secondo un preciso ordine che, opportunamente corretto, successivamente ha portato a La 500 e i configurare la tavo- suoi… la periodica degli isotopi elementi.

Per chi è interessato può vederla al fondo pagina. L’idrogeno può assumere diverse forme: il prozio, il deuterio e il trizio, ma tutti e Idrogeno ed i tre occupano lo suoi isotopi: Trizio e Deuterio stesso posto nella

tavola periodica degli elementi. Come se fossero varianti dello stesso modello. Tant’è che la loro rappresentazione chimica è sempre H preceduta eventualmente da due numerini quello ad esponente indica la somma di protoni e neutroni quello al pedice il numero dei protoni.

Trizio 31H scritto anche semplicemente T; Deuterio 21H scritto anche semplicemente D; Prozio 11H scritto anche semplicemente H. Tenete presente questo tipo di rappresentazione perché vi consentirà di capire meglio come avvengono le reazioni di fusione. Quando dobbiamo fondere insieme due atomi per ottenere energia nucleare è importante utilizzare quelli che richiedono minore energia di innesco e che

generano la maggior quantità di energia come dire che è più facile accendere la benzina che il carbone no?. Gli atomi interessati dal processo di fusione nucleare, in natura e in ingegneria, sono gli isotopi dell'atomo di idrogeno, caratterizzati da minimo numero di protoni (numero atomico), a cui corrisponde la minima energia per innescare la reazione di fusione nucleare. Esistono fusioni anche con altri elementi ben più pesanti dell’idrogeno: ad esempio all'interno delle stelle più grandi è possibile anche la fusione di elementi più pesanti, si ritiene fino al ferro. Comunque con un grammo di deuterio e trizio si potrebbe produrre l'energia sviluppata da 11 tonnellate di carbone. Reazioni di Fusione Per la realizzazione di reattori a fusione, il primo problema è quello di individuare reazioni aventi una bassa energia di innesco. Il secondo problema è rappresentato dalla produzione di neutroni, difficili da gestire e elio

Tavola periodica degli elementi

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controllare. Le reazioni che non liberano neutroni, dette aneutroniche, sono di grande interesse, così come quelle che liberano neutroni a bassa energia. Quindi abbiamo capito che le reazioni fra isotopi dell’idrogeno sono quelle più interessanti e fra esse quelle che hanno bassa energia di innesco e non liberano o liberano meno neutroni. Nella tabella a fianco abbiamo riportato il confronto fra le diverse tipologie di reazioni di fusione. Proviamo a spiegarla. Innanzitutto D sta per deuterio e T sta per trizio, He indica l’elio, n indica i neutroni, p i protoni Li per litio. Nella rappresentazione delle reazioni (indicate in grassetto), a sinistra delle freccia sono indicati i reagenti di partenza a destra i prodotti della reazione. Si noti che: molte delle reazioni sono parte di processi a catena. Per esempio, un reattore alimentato con T e 3He produce del D che, se le energie in gioco lo consentono, può prendere parte alla reazione D + 3He. Nelle reazioni aneutroniche fra i prodotti della reazione non compare ovviamente n. Le due reazioni aneutroniche più studiate sono T + 3He (trizio con elio) e D + 6Li (deuterio con Litio), quest'ultima è alla base delle bombe termonucleari a fusione. In ogni caso tutte queste reazioni, anche quelle aneutroniche, non avvengono in modo "pulito", bensì in contemporanea a una serie di reazioni secondarie, in cui alcune generano neutroni. La reazione più studiata per scopi pacifici è la reazione deuteriotrizio (D-T), che è quella a energia di attivazione più bassa: ciò permette di utilizzare dei reagenti a temperature nettamente più basse che nelle altre reazioni, tipicamente, a una temperatura di 20 keV equivalente a circa… 200 milioni di gradi. Sì sì, avete letto bene, per la cronaca il Sole ha una temperatura media di 5.777 °K (5.504 °C). Apriamo una parentesi sulle

Possibili reazioni di fusione Reazioni a bassa energia di soglia Reazioni D - T (la soglia più bassa, circa 50 keV) D + T → 4He (3,5 MeV) + n (14,1 MeV) Reazioni D - D (le due reazioni hanno la stessa probabilità di avvenire) D + D → T (1,01 MeV) + p (3,02 MeV) D + D → 3He (0,82 MeV) + n (2,45 MeV) Reazione T - T T + T → 4He + 2 n (11,3 MeV) Altre reazioni interessanti, per la maggior parte aneutroniche: Reazioni dell'3He 3 He + 3He → 4He + 2 p D + 3He → 4He (3,6 MeV) + p (14,7 MeV) 3 4 T + He → He (0,5 MeV) + n (1,9 MeV) + p (11,9 MeV) (51%) T + 3He → 4He (4,8 MeV) + D (9,5 MeV) (43%) T + 3He → 5He (2,4 MeV) + p (11,9 MeV) (6%) Reazioni del 6Li p + 6Li → 4He (1,7 MeV) + 3He (2,3 MeV) D + 6Li → 2 4He (22,4 MeV) 3 He + 6Li → 2 4He + p (16,9 MeV) Reazioni generatrici di trizio, usate nelle bombe a fusione "secca" e in alcuni progetti di reattore a fusione: n + 6Li → T + 4He n + 7Li → T + 4He + n Reazioni del 11B p + 11B → 3 4He (8,7 MeV)

temperature: è opportuno segnalare che in fisica si parla di kelvin, °K che differiscono dai noti gradi centigradi °C per 273,15. Lo zero assoluto, lo 0 ° K, ovvero la soglia fisicamente insuperabile del freddo, si trova a - 273,15°C. Visto che nella fusione si parla spesso di milioni di gradi la differenza fra °K e °C diventa spesso irrilevante. Infine essendo anche la temperatura un indicatore per l’energia è possibile trasformare gli eV in °K esiste fra loro un rapporto ben preciso: 1 eV = 11604, 52500617 °k o viceversa 1 °K = 0,0000861732814974 eV Tornando alle reazioni di fusione: lo svantaggio è la produzione di neutroni ad alte energie (14,1 MeV), che essendo privi di carica elettrica non possono essere confinati da un campo magnetico e necessitano di schermature apposite (cemento ar-

mato), e tendono ad attivare i materiali metallici nelle vicinanze. Questo è uno dei principali problemi per i reattore a fusione, come ITER (acronimo di International Thermonuclear Experimental Reactor) al cui funzionamento collaboreranno gli impianti di Casale. Per ora ci fermiamo qui, sul prossimo numero di NM continueremo le spiegazioni, se qualcuno vuol inviarci domande, nel limite delle nostre conoscenze, saremo ben lieti di rispondere.

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La nuova legge sui piccoli comuni

Promossa dall’UNCEM coinvolge tutti i comuni sotto i 5.000 abitanti

Anche i nostri piccoli comuni monferrini possono cogliere interessanti opportunità di sviluppo e di rilancio del territorio Sul nostro sito www.nost-munfra.it potrete leggere il testo della legge commentato

Paesaggi Monferrini

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A

d ottobre è stata definitivamente approvata dal senato la legge sui piccoli comuni. Il titolo chiarisce le finalità: "Misure

per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni".

Sollecitata e sostenuta dall’UNCEM (unione delle comunità montane) la norma introduce per i piccioli comuni sotto i 5.000 abitanti una serie di interventi, vediamole: - favorire e promuovere lo sviluppo economico sostenibile, sociale, ambientale e culturale; - promuovere l'equilibrio demografico, favorendo la residenza nei piccolo comuni; - tutela e valorizzazione del patrimonio naturale, rurale, sto-

rico-culturale e architettonico; - favorire l'adozione di misure a vantaggio sia dei cittadini che vi risiedono, sia delle attività produttive, con riferimento, in particolare, al sistema dei servizi essenziali, con l'obiettivo di contrastare lo spopolamento e di incentivare l'afflusso turistico. Fra i comuni sotto i 5.000 abitanti possono beneficiare di contributi quelli che hanno particolari caratteristiche: a) comuni collocati in aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico; b) comuni caratterizzati da marcata arretratezza economica; c) comuni nei quali si è verificato un significativo decremento della popolazione residente rispetto al censimento della popolazione effettuato nel 1981; d) comuni con condizioni di disagio insediativo, definiti in base


all'indice di vecchiaia, alla percentuale di occupati rispetto alla popolazione residente e all'indice di ruralità sulla base di specifici parametri; e) comuni caratterizzati da inadeguatezza dei servizi sociali essenziali; f) comuni ubicati in aree contrassegnate da difficoltà di comunicazione e dalla lontananza dai grandi centri urbani; g) comuni la cui popolazione residente presenta una densità non superiore ad 80 abitanti per chilometro quadrato; h) comuni comprendenti frazioni, con talune caratteristiche precedentemente elencate, limitando gli interventi di finanziamento disposti dalla legge alle medesime frazioni; i) comuni appartenenti alle unioni di comuni montani o che esercitano obbligatoriamente in forma associata le funzioni fondamentali previste dalla normativa; l) comuni con territorio compreso totalmente o parzialmente nel perimetro di un parco nazionale, di un parco regionale o di un'area protetta; m) comuni istituiti a seguito di fusione; (aventi ciascuno popolazione fino a 5.000 abitanti) n) comuni rientranti nelle aree periferiche e ultraperiferiche, come individuate nella strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne del Paese. Centri multifunzionali Si prevede la facoltà nei piccoli comuni, anche in forma associata, di istituire centri multifunzionali per la prestazione di una pluralità di servizi per i cittadini; si fa riferimento a servizi in materia ambientale, sociale, energetica, scolastica, postale, artigianale, turistica, commerciale, di comunicazione e di sicurezza, nonché di attività di volontariato e associazionismo culturale. Si prevede la possibilità, a tale fine, anche di stipulare apposite convenzioni con i concessionari dei servizi indicati. Inoltre, la norma prevede la

possibilità del concorso di regioni e province alla copertura delle spese concernenti l'uso dei locali necessari alla prestazione dei predetti servizi. Si prevede altresì la possibilità che, per le attività dei centri multifunzionali, i comuni stipulino con gli imprenditori agricoli le convenzioni e i contratti d'appalto previsti dalla vigente normativa sulla modernizzazione del settore agricolo. Manutenzione del territorio Già esiste la norma (decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228) che disciplina la possibilità da parte delle pubbliche amministrazioni, ivi compresi i consorzi di bonifica, di stipulare convenzioni con gli imprenditori agricoli, al fine di favorire lo svolgimento di attività funzionali alla sistemazione ed alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura ed al mantenimento dell'assetto idrogeologico e di promuovere prestazioni a favore della tutela delle vocazioni produttive del territorio. Le convenzioni di cui possano consistere, anche in finanziamenti, concessioni amministrative, riduzioni tariffarie o realizzazione di opere pubbliche. Per le predette finalità, le P.A., in deroga alle norme vigenti, possono stipulare contratti d'appalto con gli imprenditori agricoli di importo annuale non superiore a 50.000 euro nel caso di imprenditori singoli, e 300.000 euro nel caso di imprenditori in forma associata. Fondo per lo sviluppo Viene istituito un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni, per il finanziamento di investimenti per una serie di finalità: - l'ambiente e i beni culturali; - la mitigazione del rischio idrogeologico; - la salvaguardia e la riqualificazione urbana dei centri storici; - la messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici;

- la promozione dello sviluppo economico e sociale; - l'insediamento di nuove attività produttive. La previsione del Ministero dell'interno presenta una dotazione di 10 milioni di euro per il 2017 e di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023. Itinerari turistici Si prevede per la progettazione e la realizzazione di itinerari turistici a piedi, denominati «cammini», per questi è autorizzata la spesa di un milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018. La norma prevede, poi, che i progetti e gli interventi anche relativi alle ciclovie turistiche, siano individuati con decreto dei ministri competenti (Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo). Ai fini dell'utilizzo delle suddette risorse si prevede la predisposizione di un Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni e un elenco di interventi prioritari assicurati dal Piano nazionale. Centri storici I piccoli comuni, possono individuare, all'interno del perimetro dei centri storici, zone di particolare pregio, dal punto di vista della tutela dei beni architettonici e culturali, da riqualificare mediante interventi integrati pubblici e privati finalizzati alla riqualificazione urbana, nel rispetto delle tipologie e delle strutture originarie. Per la realizzazione degli interventi i comuni possono anche avvalersi del Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni istituito con questa legge. Alberghi diffusi Sono previste disposizioni per la realizzazione dei cosiddetti alberghi diffusi. I comuni possono realizzare alberghi diffusi, avvalendosi delle risorse del Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni (la definizione

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di albergo diffuso è demandata alle regioni e alle province autonome). Nell'originaria formulazione, la disposizione definiva come albergo diffuso le strutture ricettive ricavate dal recupero e dal restauro conservativo degli immobili inutilizzati e in stato di degrado, che si trovano in borghi antichi o in centri storici abbandonati o parzialmente spopolati, e prevedeva che la struttura dovesse essere caratterizzata da un ufficio di ricevimento e stanze riservate all'ospitalità in uno o più edifici all'interno del borgo o del centro storico. Acquisto immobili Ora si consente ai piccoli comuni, anche avvalendosi delle risorse previste, di adottare misure volte all'acquisizione e alla riqualificazione di immobili al fine di contrastare l'abbandono di terreni e di edifici in stato di abbandono o di degrado. In particolare, per quanto concerne i terreni, si indica la finalità di prevenire le cause dei fenomeni di dissesto idrogeologico e la perdita di biodiversità nonché di assicurare l'esecuzione delle operazioni di gestione sostenibile del bosco, anche di tipo naturalistico, e la bonifica dei terreni agricoli e forestali; si fa altresì riferimento alla regimazione delle acque, compresi gli interventi di miglioramento naturalistico e ripristino ambientale. Per quanto

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attiene agli edifici in stato di abbandono o di degrado, la norma indica la finalità anche di prevenire crolli o comunque situazioni di pericolo. Stazioni e ferrovie dismesse Si prevede la possibilità per i piccoli comuni di acquisire o stipulare intese per il recupero di case cantoniere e di stazioni ferroviarie non più utilizzate, nonché di acquisire sedime ferroviario dismesso e non recuperabile all’esercizio ferroviario per finalità connesse alla valorizzazione dei propri territori. Ai piccoli comuni si applichino le disposizioni relative al riconoscimento di aspetti e caratteri peculiari del paesaggio, con particolare riferimento ai siti della lista UNESCO. Ai sensi della disposizione in esame, tali beni sono soggetti alle seguenti destinazioni d’uso, anche attraverso la concessione in comodato a favore di organizzazioni di volontariato: - presìdi di protezione civile e salvaguardia del territorio; - sedi di promozione dei prodotti

tipici locali; - altre attività di interesse comunale. I piccoli comuni potranno altresì acquisire il sedime ferroviario dismesso e non recuperabile all'esercizio ferroviario, principalmente per la destinazione a piste ciclabili, in conformità agli strumenti di programmazione della rete ciclabile eventualmente previsti a livello nazionale e regionale. Si prevede che previo accordo fra i soggetti interessati, comuni compresi, la realizzazione di circuiti e itinerari turistico-culturali ed enogastronomici, volti alla rinnovata fruizione dei percorsi connessi alla rete ferroviaria storica. Piani paesaggistici Lo Stato e le Regioni assicurano che tutto il territorio sia adeguatamente conosciuto, salvaguardato, pianificato e gestito in ragione dei differenti valori espressi dai diversi contesti che lo costituiscono. A tale fine si prevede che le regioni sottopongano a specifica normativa d'uso il territorio mediante piani paesaggistici. Tali piani con riferimento al territorio considerato, ne riconoscono gli aspetti e i caratteri peculiari, nonché le caratteristiche paesaggistiche, e ne delimitano i relativi ambiti. Per ciascuno di tali ambiti si stabilisce che i piani paesaggistici definiscono apposite prescrizioni e previsioni ordinate in particolare ad una serie di finalità. Una di queste, è orientata alla individuazione delle linee di sviluppo urbanistico ed edilizio, in funzione della loro compatibilità con i diversi valori paesaggistici riconosciuti e tutelati, con particolare attenzione alla salvaguardia dei paesaggi rurali e dei siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO. Beni ecclesiastici Viene attribuito ai piccoli comuni, la facoltà, anche in forma


associata, di stipulare con le diocesi della Chiesa cattolica e con le rappresentanze delle altre confessioni religiose che hanno concluso intese con lo Stato convenzioni per la salvaguardia e il recupero dei beni culturali, storici, artistici e librari degli enti ecclesiastici o degli enti delle confessioni religiose civilmente riconosciuti. Banda larga e ultralarga Per lo sviluppo della banda ultralarga nelle c.d. aree bianche (a fallimento di mercato , in cui sono cioè assenti interventi di investimento di operatori privati e manca un loro interesse ad investire nei prossimi anni), il Ministero per lo sviluppo economico ha redatto a maggio 2016 un Piano degli investimenti che prevede un investimento diretto pubblico per garantire a tutti una connessione a 30 Mbps e l'85 per cento di copertura oltre i 100 Mbps. Uffici postali Inoltre, sempre ai sensi del decreto ministeriale, nei comuni nei quali vi è un solo ufficio postale è vietata le soppressione dello stesso. Ciò non significa

che in ogni comune debba necessariamente esservi un ufficio postale. Infatti secondo i parametri indicati, essendovi in Italia, 7.998 comuni dal primo luglio 2016, Poste italiane deve avere un ufficio postale in almeno 7.678 comuni. Diffusione giornali e quotidiani Inoltre il Dipartimento per l'informazione e l'editoria, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, promuove la stipulazione di una "intesa" tra Governo, As-

sociazione nazione dei Comuni italiani, Federazione italiana editori giornali e rappresentanti delle agenzie di distribuzione della stampa quotidiana, onde "adottare le iniziative necessarie" affinché la distribuzione dei quotidiani sia assicurata anche nei piccoli Comuni. Si legge sempre meno Apriamo una parentesi sulla lettura dei quotidiani: secondo quanto esposto nel "Rapporto 2016 sull'industria dei quotidiani in Italia" i dati sulla diffusione e la vendita della stampa quotidiana confermano, nel biennio 2014-2015, la diminuzione della tiratura e delle copie cartacee. In base a tali dati, la produzione è passata da 4,8 milioni di copie giornaliere nel gennaio 2014 a 4 milioni di copie nel dicembre 2015, con un calo di circa il 16%. Peraltro la diffusione delle copie digitali, in crescita significativa, non riesce a compensare il calo della diffusione cartacea. Anche i dati dei primi mesi del 2016 confermano la diminuzione delle copie cartacee che, a marzo 2016, presentano un calo di 500mila copie rispetto alla fine del 2015. Commercio prodotti locali I piccoli comuni potranno promuovere il consumo e la commercializzazione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta o a chilometro utile. Nei bandi di gara indetti dai piccoli comuni, per la fornitura di servizi legati alla ristorazione collettiva, costituisce titolo preferenziale per l'aggiudicazione l'utilizzo di tali prodotti, inclusi quelli biologici; in tal caso l'utilizzo dei prodotti deve essere adeguatamente documentato. Sono «prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta» quelli che provengono da un filiera di approvvigionamento composta da un numero limitato di operatori economici, che si impegnano a promuovere la cooperazione, lo sviluppo economico locale e stretti rapporti socio-territoriali tra produttori,

trasformatori e consumatori. I piccoli comuni destineranno specifiche aree per la realizzazione dei mercati agricoli per la vendita diretta, riservando prioritariamente i posteggi ai prodotti agricoli ed alimentari provenienti da filiera corta e a chilometro utile. Gli esercizi della grande distribuzione commerciale possono destinare una congrua percentuale degli acquisti a questi prodotti. Viene fatta salva, infine, la facoltà per gli imprenditori agricoli di svolgere la vendita diretta. I piccoli comuni al cinema L’articolo 14 prevede che ogni anno il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, d'intesa con l'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI), le regioni e le Film Commission regionali, ove presenti, predispone iniziative finalizzate alla promozione cinematografica in favore dei piccoli comuni, anche quale strumento di valorizzazione turistica. Scuole L'articolo 15, prevede che il Presidente del Consiglio dei ministri, previa intesa con le regioni, predispone il Piano per l'istruzione destinato alle aree rurali e montane. Il Piano deve avere particolare riferimento al collegamento dei plessi scolastici ubicati in tali aree, all'informatizzazione e alla progressiva digitalizzazione delle attività didattiche e amministrative che si svolgono nei medesimi plessi Trasporti e logistica Nell'ambito del Piano Generale dei Trasporti e della Logistica e dei Documenti Pluriennali di Pianificazione, sono individuate apposite azioni destinate alle aree rurali e montane, con particolare riguardo al miglioramento delle reti infrastrutturali, nonché al coordinamento tra i servizi, pubblici e privati, finalizzati al collegamento tra i comuni delle aree rurali e montane, nonché al collegamento degli stessi con i comuni capoluogo di provincia e regione.

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Movimenti indipendentisti: possibili scenari futuri

In caso di successo dei Catalani potrà venire una forte spinta per i movimenti autonomisti UE

Parlamento Catalano 135 seggi

Il Parlamento Europeo con 750 membri è il più grande parlamento democratico del mondo dopo quello dell’India. Con 24 lingue ufficiali, sono possibili 552 combinazioni linguistiche, dato che ogni lingua può essere tradotta nelle altre 23. Al Parlamento europeo tutte le lingue ufficiali hanno pari importanza: tutti i documenti parlamentari sono pubblicati in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea (UE) e ogni deputato al Parlamento europeo ha il diritto di esprimersi nella lingua ufficiale di sua scelta. In questo modo viene altresì garantito che tutti possano seguire i lavori del Parlamento e accedervi.

F

ra le dichiarazioni dell’Unione europea e le discutibili iniziative del governo spagnolo si sta consumando una trasformazione politica e sociale che a molti pare sfuggire. Le richieste di indipendenza della Catalogna sono semplicemente viste da molti osservatori, ed anche da molti rappresentanti istituzionali, o come le inammissibili richieste di smembramento di uno stato sovrano democratico, o come rifiuto a versare tributi di solidarietà alle regioni meno ricche. In verità in tutta Europa più che in altre realtà nel mondo le spinte indipendentiste si sono fatte sentire in questi ultimi anni. Basta guardare sulla carta geografica europea per vedere dove sono presenti movimenti che in

Mappa dei movimenti separatisti attivi in Europa

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qualche modo aspirano ad una maggiore autonomia se non ad una vera e propria indipendenza: sono praticamente presenti in ogni stato. Un altro dato che va evidenziato è che questi movimenti, non sempre, ma spesso, sono europeisti convinti: in Scozia ed Irlanda del Nord la maggioranza ha votato contro la Brexit, la stessa Catalogna chiede l’intervento della UE per risolvere il conflitto con Madrid. Si crea così una sorta di corto circuito istituzionale per cui queste minoranze riconoscono la sovranità europea ma non quella statale. Notiamo anche che spesso, dove sono forti i movimenti autonomisti, risultano deboli quelli nazionalisti anti-europei e/o cosiddetti populisti. D’altra parte il nazionalismo chiede maggior difesa dei cittadini, dei confini nazionali, delle economie e delle culture nazionali, ma contrasta con forza quelle minoranze all’interno dello stato che rivolgono agli stati stessi richieste analoghe. Crediamo esista quindi un legame stretto fra indipendentismo, nazionalismo, statalismo ed europeismo. Nei secoli passati lo stato era un baluardo contro le invasioni militari in quanto il territorio era oggetto di occupazioni e conquiste. Oggi in presenza di una Europa che ha portato di fatto ad un superamento dei limiti territoriali, per tutti tangibile con la soppressione di dogane e dei passaporti, organizzata sul contemperamento delle diversità, le minoranze nazionali ed i popoli europei stanno riscoprendo sempre più


le loro peculiarità, le loro diversità che diventano un valore. Quei caratteri che in passato erano forieri di conflitti e scontri fra etnie (si pensi alla Jugoslavia) con l’affermazione della UE sono diventati un elemento di pregio se non addirittura un vantaggio. Aggiungiamo poi che il crescente peso della comunità europea dall’economia, al diritto, ha limitato il peso degli stati sovrani. Un'altra riflessione andrebbe fatta sulla storia che ha portato alla formazione degli stati quali oggi sono. Si sono infatti costituiti in secoli di conflitti, invasioni, con connesse carestie, epidemie in cui lo stato, con tutti i suoi limiti politici e democratici, era comunque un baluardo contro peggiori barbarie. Oggi tutto questo è stato superato, e se proprio vogliono vedere soprusi, i cittadini li vedono soprattutto nelle capitali dove legiferano quelli chiamati a rappresentarli, ma che spesso, con le loro tasse, con le loro incomprensibili, se non dannose, leggi o scandali sembrano sempre più lontani da loro. Una rappresentanza negata spesso da quella stesse minoranze elettorali che li hanno votati: minoranze rispetto a chi non va a votare o annulla il voto. Ma soprattutto con le prima citate politiche “distributive” che vanno sempre nella stessa direzione (le regioni più ricche e/o virtuose che danno, quelle più arretrate che prendono) che si rafforzano le istanze autonomiste o indipendentiste. Regioni proiettate in Europa come quelle del nord Italia percepiscono come una palla al piede le politiche solidaristiche orientate ad uno sviluppo del mezzogiorno

Il Parlamento Europeo

che costa e non arriva mai. L’Europa e gli Stati nazionali dovrebbero quindi riflettere sulla possibilità di considerare confini “flessibili”. Come previsto per le autonomie locali, Comuni e Province, per cui è possibile la fusione o la separazione, perché non considerarlo anche per gli stati nazionali? Questa possibilità consentirebbe anche una maggior coesione a livello europeo visto che il nazionalismo è un potente strumento di conflitto se non di disgregazione dell'Europa (Brexit docet). Anche sotto il profilo economico c’è da aspettarsi che una gestione “regionale” responsabilizzi maggiormente i governi, la competizione economica, ma anche dei servizi potrebbe risultare un importante elemento di miglioramento della qualità della vita per i cittadini. In fin dei conti non è stato acquisito, anche nelle nostro ordinamento, il principio della sussidiarietà che può essere definita come quel principio regolatore secondo il quale, se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l'ente superiore non deve intervenire, ma può eventualmente sostenerne l'azione. Ora chi può negare che Catalani, Scozzesi, Lombardi possano gestire da soli e meglio certe politiche rispetto allo stato nazionale? Se così è perché negar loro questa possibilità? Per contro in presenza di piccoli stati indipendenti c’è da aspettarsi un loro minor peso nelle decisioni europee che notoriamente sono condizionate dagli stati economicamente e politicamente più forti. Probabilmente si dovrebbe pensare ad una evoluzione europea che anziché ostacolare favorisca attraverso percorsi democratici istituzionalizzati in leggi e norme la possibilità di accedere ad un autonomismo o

indipendentismo “regionale” diffuso. Un ripensamento quindi dei confini, intesi non come eterne frontiere intangibili, ma territori di competenza amministrativa dotati di elevata autonomia, mantenendo a livello centralizzato europeo solo alcuni ruoli essenziali, oltre a quello legislativo comunitario, quello militare, di politica estera e valutario, che non esclude la presenza di monete complementari locali. Volendo spiccare un salto nel futuro ancor più lontano, oggi l’Unione Europea rappresenta l’esperienza più avanzata di cooperazione fra stati: il modello più prossimo a quello che dovrà inevitabilmente arrivare ad affermarsi: un parlamento unico per tutti gli stati della Terra. Restiamo infatti dell’avviso che in futuro solo una istituzione politica democratica mondiale potrà garantire benessere agli abitanti del pianeta e limitare, se non impedire, i disastri causati dalla speculazione finanziaria internazionale, dalle guerre, dalla fame, dal sottosviluppo e dalla distruzione dell’ecosistema. E’ una necessità: o così o le disuguaglianze diventeranno ancor più insostenibili. Comunque per la cronaca nel 2018 si terranno referendum indipendentisti alle isole Faroe (Danimarca) ad aprile, in Nuova Caledonia (Francia) a novembre, mentre i Corsi sono in attesa di potersi pronunciare su un distacco da Parigi, nel 2019 sarà il turno della Scozia, e persino dalle Fiandre in Belgio sede della capitale europea Bruxelles viene chiesta la secessione. E, sempre per la cronaca, se tutti le richieste di autonomia venissero soddisfate l’Europa passerebbe dagli attuali 28 (con l’Inghilterra) ai 75 stati. Da noi vedremo cosa accadrà dopo il referendum LombardoVeneto e le richieste dell'Emilia Romagna: vedremo se una soluzione all’italiana dove ”tutto deve cambiare perché tutto resti come prima” si troverà.

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Il ristorante del mese: La Chance di Gabiano

Nuova apertura su piazza Europa 7 - Gabiano - AL ; +39 331 562 3624 facebook: La Chance

D

al primo ottobre a Gabiano si è aperto un nuovo ristorante: La Chance. Abbiamo incontrato i titolari Edoardo e Ferruccio con una lunga esperienza alle spalle nel settore della ristorazione. Ferruccio che risiede a Cantavenna, una frazione del comune di Gabiano, si è fatto le ossa in giro per il mondo. E’ rientrato dopo venti anni di attività all’estero gli ultimi cinque a Singapore. Grazie a queste esperienze è oggi in grado di proporre una cucina varia che spazia dai piatti orientali sino alla tipica cucina Monferrina. E questo è probabilmente La Chance ovvero l’opportunità che il bistrot può offrire ai suoi clienti. Qualcosa d’altro e di più di un banale ristorante o bar. Qui in un ambiente intimo e accogliente i clienti possono passare ore in compagnia, non necessariamente nelle ore canoniche del pranzo o della cena, ma anche per una piacevole colazione mattutina, o una marenda sinoira o, perché no, anche una piatto di mezzanotte. Il locale dispone di una trentina di posti a sedere più altrettanti all’esterno, sulla splendida terrazza panoramica dalla quale si può ammirare lo splendido paesaggio delle colline monferrine con lo sfondo delle Alpi. L’altro membro del sodalizio è Edoardo: 25 anni ha lavorato a Torino, Asti, Perugia ma ora abita a Gabiano. Nonostante l’età è un esperto bartender in grado di confezionare cocktail originali e sfiziosi. Un percorso professionale personale che è maturato seguendo l’amore per questo lavoro. Con una punta di malizia gli abbiamo

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chiesto di proporci un cocktail così, al volo, per i nostri lettori e lui in un secondo ci ha accontentato: lo chiameremo cocktail Edoardo: Campari 30 ml Glen Grant 15 ml Saint Germain o in alternativa sciroppo do Sambuco 15 ml 1/2 Lime spremuto Top ginger beer un goccio Shakerare con ghiaccio e voilà il nostro cocktail è pronto. E per chi vuole un pranzo o una cena vera e propria vi citiamo alcune portate che potrete gustare a La Chance. Per chi ama il pesce: si va dalle ostriche passando per lo sashimi di salmone, al polipo con patate e paprika, alle capesante scottate con gazpacho o ai totani scottati con broccoli ed olive. Per chi invece ama la cucina più tradizionale andiamo ai classici: gnocchi di patate al gorgonzola, trenette al pesto, pennette alla carbonare, rigatoni all’amatriciana per citare solo alcuni dei primi disponibili. Per le pietanze, sempre per esemplificare perché la scelta è ben più ampia: faraona alle noci, pancetta di maiale arrostita, filetto ai funghi o ai ferri, scaloppa al fois gras, lumache al verde, stinco di vitello bollito-non bollito. Per i dolci poi si presentano con nomi particolari come - Decadenza

ai piedi del Monte Bianco - a base di mousse di cioccolato con marron glace oppure - Al contadin non far sapere - cheese cake morbido con pere e noci. Il conto? A partire dai 25 € in su. Ferruccio ed Edoardo ci tengono poi a segnalarci che tutto ciò che è possibile vien cucinato (o servito) a partire da materie prime locali. I salumi del tagliere sono di produzione locale, analogamente le carni, le verdure e la frutta come i vini, affiancati per i palati più esigenti, anche da etichette nobili come, leggendo nella nutrita elencazione della carta dei vini, un Barolo 2013 docg a 50 €. Il vino può esser gustato anche a bicchieri con un costo che va dai 4 ai 7 €.

La Chance organizzerà anche degli eventi dedicati, ad esempio il 29 ottobre “La festa de les muertes” con cena tematica a degustazione e cocktail bar con buffet e martedì 31 ottobre: “Halloween”, volete sapere il menu? Il loculo: a 6 € prevede, vino a bicchiere, cocktail e buffet; La bara: a 9 € aggiunge al precedente le goloserie della cucina. Infine con La cappella: a 12 € ai precedenti si aggiungono gli stuzzichini della casa. Come non approfittarne per passare una serata in compagnia?


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