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Gabiano e dintorni

Pensando globalmente Agire localmente

&

In Copertina:

Vigne d’autunno

settembre 2011

Ezio Zanetti

di Piero Zannol

il poeta delle nostre terre

Sosteniamo

Giovan Battista Boetti a

le piccole attività locali

I 90 anni di Lidia Brusasca Panizzi

Mansur Sheik Oghan Oolò (2 parte)

Ristoranti provati Al Monte di Verrua Savoia (TO)


Il panettiere pittore ci ha scritto... Ciao G&D, sono Piero Zannol, vivo a Brozolo e lavoro a Cavagnolo dove ho un panificio dal 1971 prima insieme a mio padre, poi con mia moglie, ora con mia figlia. Ogni mattina attraverso il vostro Comune e i dintorni per lavoro, la mia passione è dipingere e la vostra zona mi ispira molto. E' bello ed interessante il giornale. Vorrei con questa mia spezzare una lancia a favore di tutti, ormai pochi, piccoli negozi che resistono malgrado tutto e continuano a dare un servizio anche nei piccoli paesi e frazioni. Definirei queste persone che dedicano all'attività 12 ore al giorno (spesso anche la domenica) dei veri eroi dei nostri tempi moderni. La grossa distribuzione sta continuando a desertificare centri di città e paesi e questo non mi sembra per niente costruttivo. Non voglio assolutamente fare polemica vorrei solo sen-

Albero co n

troluce

sibilizzare tutti ed invitarli a pensare che il negozietto vicino a casa anche se un poco meno conveniente è sempre comodo. E' tardi accorgersene engo u Var s e v Papaveri e pioppi solo quando ha chiuso. Ne Ancora complimenti per il Vs. lavoro, mi permetto di allegare alcuni dei mie dipinti colti nella vostra ridente Gabiano e dintorni.

In questa pagina e in copertina quadri di Zannol In copertina: Vigne d’autunno

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Per i novant’anni di Lidia Brusasca Panizzi … un immaginario cerchio aperto i cui lembi, finché ci sarà spazio per qualcun altro di continuare, si avvicinano sempre senza mai chiudersi. E’ una storia che dura da sempre e che chiamano Vita.

Michele Brusasca con Lidia, i tre figli, Clara a sinistra, Giovanni al centro, Federica a destra, negli anni '60.

Passando al negozio di alimentari in una frazione di un paese disteso sulla cresta delle ultime colline che dall’alto guardano la pianure, uno di questi giorni ho letto un annuncio originale:

Lidia Brusasca ha compiuto 90 anni. Siamo felici di invitare a festeggiarla tutti i Cantavennesi che la conoscono, il giorno 10 settembre a Cà Stocco in via San Carpoforo 180.

Seguiva il programma dei festeggiamenti con rinfresco finale a firma dei tre figli Giovanni, Federica e Clara con un poscritto: per la mamma deve esser

una sorpresa contiamo sulla vostra discrezione. Sapendo che praticamente

tutti conoscono la famiglia Brusasca c’è da aspettarsi una folta presenza di compaesani, ma quello che ha attirato la nostra attenzione è la lodevole iniziativa che ha un sapore d’altri tempi quando gli anziani erano considerati un valore e non un peso come purtroppo oggi spesso accade. Come abbiamo già avuto modo di scrivere spesso gli anziani sono veri e propri giacimenti di conoscenze, memorie, ricordi che andranno persi perché nessuno sa raccoglierli. Nel caso poi di famigliari, e fra essi prima fra tutti: la mamma, a questo si deve aggiungere non solo e tanto la vita che ci ha dato, per cui i figli esistono perché qualcuno si è preso l’onere (più che l’onore) di metterli al mondo, ma tutto quanto essa ha fatto per metterli poi in condizioni di avere una vita più agiata possibile. Chi potrebbe mai affermare che qualcun altro ha fatto per noi più di mamma e papà? Sotto questo aspetto la storia di Lidia ci sembra rappresentativa. Sposata con Michele Brusasca fratello del noto Onorevole Pinin, per motivi di lavoro ha risieduto a Milano pur non mancando di tornare quando possibile alla casa che sorge nella frazione che da loro prende il nome in quel di Cantavenna. Nonostante la differenza di età, 18 anni, e il relativamente breve periodo di durata del matrimonio interrotto dall’imprevista e prematura scomparsa di Michele avvenuta nei primi anni ’60 a soli 10 anni dal loro Sì davanti all’altare, Lidia non si è mai risposata avendo trascorso ad oggi quasi 50 anni di vedovanza. Fu un matrimonio certamente solido. Dopo la perdita del marito Michele

con tre figli ancora in tenera età, Lidia, laureata in lettere e con il tipico pragmatismo ligure delle sue origini, si è rimboccata le maniche ed ha ripreso a lavorare riuscendo a portare i tre figli alla laurea e gestendo anche i delicati e non sempre facili rapporti famigliari con la spesso ingombrante famiglia. In frazione Brusasca, con l’aiuto prima di Vittorio Mondani (per anni sindaco di Gabiano), poi di Luigi Cantamessa (per anni gestore della Locanda del Rubino) e sempre di Pierino e Maria Mussone, Lidia da sempre ha seguito l’attività agricola in cui si allevavano vitelli e si coltivavano le vigne. La sua permanenza al paese si è intensificata dopo la perdita di Michele sia per andare incontro alle esigenze dei tre figli, che per mantenere viva la presenza della famiglia nel borgo d’origine. In particolare Maria Mussone dal 1955 ha iniziato la sua collaborazione con la famiglia che ancora oggi continua tanto che per Giovanni, Federica e Clara è diventata una sorta di vice-mamma sempre attenta e presente. Michele fu fra i fondatori della Cantina del Rubino, all’epoca Cantina sociale, e promotore col fratello Pinin di numerosi interventi in quel di Cantavenna. Lidia fu sempre al suo fianco e collaborò anche aiutando i fratelli Monti ad ottenere la concessionaria dei motocoltivatori Motom al tempo tra i più avanzati e, dopo la morte di Michele alla creazione delle Opere Sociali, dimostrando sempre attenzione e partecipazione sincera a Cantavenna e ai Cantavennesi. Oggi, il figlio Giovanni, ingegnere, sempre in quella casa, in quella frazione di quel paese sempre disteso sulla cresta delle ultime colline che dall’alto continua a guardare la pianura, è tornato a fare l’imprenditore agricolo, come sempre aveva sognato di fare suo padre Michele, aggiungendo così un segmento ad un immaginario cerchio aperto i cui lembi, finché ci sarà spazio per qualcun altro di continuare, si avvicinano sempre senza mai chiudersi. E’ una storia che dura da sempre e che chiamano Vita. Che dire altro? Lidia, la tua parte l’hai fatta e la stai ancora facendo; grazie e Auguri da tutti noi per tuoi novant’anni !.

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Sosteniamo le piccole attività locali di Enzo Gino

ogni volta che spendiamo qualcuno dei nostri sudati “euri”, se resta sul nostro territorio in parte ci ritorna contribuendo ad arricchire in qualche modo la collettività locale e quindi ciascuno di noi...

Per la legge gli esercizi di vicinato, o commercio di vicinato, sono quelle attività che nei comuni sotto i 10.000 abitanti hanno una superficie inferiore al 150 mq. Sono in pratica quei piccoli negozi che troviamo spesso nei piccoli paesi dove si può reperire di tutto un po’: dagli alimentari, ai giornali ed ai principali prodotti per la casa, il giardino, l’orto o la cantina. Spesso essi costituiscono il principale se non l’unico esercizio pubblico del paese; una volta prima che le automobili diventassero un mezzo di trasporto diffuso ed i paesi erano ben più popolosi, essi erano il principale centro dove le famiglie potevano acquistare il necessario per i bisogni quotidiani; era spesso presente persino il telefono pubblico e la posta per le lettere. Saltuariamente mercati e ambulanti si affiancavano a questi esercizi nella distribuzione di tutti quei beni alimentari e non, che non era possibile reperire in questi esercizi. In anni più recenti l’avvento della grande distribuzione con mega, super, iper mercati, uniti alla facile acces-

Qui sotto: Bar Emporio Alimentari Panificio in Borgo San Giuseppe 33 a Castelletto Merli - A destra Ornella che gestisce Al Negosi alimentari in Sessana di Gabiano - Sotto a destra il furgone per la vendita itinerante e fissa su aree pubbliche di alimentari: Anna Maria l’Anciué (0141-917878)

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sibilità fornita dalle auto ha causato la scomparsa di molti di questi piccoli esercizi per lo più a conduzione famigliare. Nei nostri paesi infatti ne sono rimasti ben pochi come si può vedere dai dati estratti dai documenti dell’Osservatorio sul Commercio della Regione Piemonte per il 2010. La chiusura dei piccoli negozi sta già creando non pochi problemi alle persone anziane che non possono muoversi in macchina, ma non solo. In tanti paesi ormai non vi è più nessun tipo di attività pubblica commerciale. Dobbiamo pensare che per il commercio come per ogni altra attività umana, oltre allo scopo principale oggetto della presenza di quella attività, vanno sempre considerate anche tutte le funzioni indotte che sono spesso socialmente addirittura più importanti di quella principale. Si pensi alle città ad esempio. La presenza di negozi evita il degrado nei quartieri. Il commerciante infatti nell’intento di favorire l’accesso al proprio negozio della clientele chiede strade ordinate, pulite, illumina-


te, segnalate e che non si svolgano attività illecite. Non a caso nei quartieri degradati si possono vedere intere vie con serrande abbassate e privi di ogni esercizio (lecito). Nei nostri paesi la situazione è diversa ma l’importanza del negozio di vicinato è altrettanto se non ancora più importante che per le città. Spesso infatti esso diventa l’unico luogo in cui i compaesani possono incontrarsi scambiando due chiacchere, dando e ricevendo informazioni sulle novità della piccola patria che è il nostro paese e chi lo abita, diventa una specie di punto d’incontro per chi non ha certo molte altre occasioni o momenti conviviali, giusto qualche saltuaria festa o commemorazione. Cosa ci può esser di peggiore per un turista o un viandante che attraversando un paese, pur collocato nella splendida cornice naturale del nostro Monferrato non può trovare un negozio, un bar, un ristorante, un esercizio commerciale aperto nel quale, magari con la scusa di acquistare qualcosa, può scambiare due parole, fosse solo per avere qualche informazione. Un esercizio commerciale aperto è quello che ti fa vedere che una realtà è viva, il commercio infatti dalla notte dei tempi, è stato l’anima di ogni società piccola o grande che fosse. Qualcuno si lamenta che in questi esercizi i prezzi sono maggiori di quelli praticati nella grande distribuzione: è inevitabile, sui grandi numeri si possono praticare ricarichi minori. Ma si è mai pensato ai chilometri di strada percorsi (con quel che costa la benzina) ed al

tempo dedicato per arrivare nei grandi centri, si è mai pensato a quanta spesa, spesso inutile, inducono i grandi scaffali dei supermercati da dove non si riesce ad uscire senza aver prima riempito un carrello. E vi è mai capitato di non poter usare l’auto a causa di una forte nevicata o di un banale guasto? allora si comprende quanto faccia comodo un negozio a portata di passeggiata. E che ne dite poi di tornare alle abitudini dei nostri nonni e nonne che ogni giorno o quasi in tutte le stagioni dell’anno si facevano la loro salutare passeggiata per arrivare al negozio del paese. Loro che di movimento nelle nostre campagne ne facevano ben più di noi sedentari che ne avremmo più bisogno di loro. Grazie a quel negozio poi una famiglia può risiedere, lavorare, vivere sulla nostra terra, magari dar lavoro a qualcuno del posto, ed il denaro che lì spendiamo, almeno in parte, resta qui, sul nostro territorio. Può esser investito qui, vuoi per far crescere l’attività stessa, magari per crearne un’altra o semplicemente per ristrutturare qualche casa o qualche portico dando magari lavoro a manodopera locale. Un aiuto alle altre professionalità, alle altre imprese, alle altre attività, in sintesi alla vita del paese. Non si dimentichi poi che la presenza di servizi è una delle componenti che va ad accrescere anche il valore immobiliare di un territorio. Capita spesso di non far più caso alle cose abituali come ad esempio le persone che ci stanno vicine, o quell’albero che da anni ci regala la

Osservatorio sul Commercio della Regione Piemonte per il 2010.

sua ombra o quel sentiero tanto comodo o quel negozio dove trovi di tutto un po’; solo quando vengono a mancare ne senti il vuoto e magari poi ti dispiaci perché non c’è più e con loro perdi un po’ di quelle comodità che rientrano nella voce: qualità della vita. Per questo, finché ci sono, cerchiamo di fare in modo che restino, aiutando loro aiutiamo soprattutto la vita nei nostri paesi e quindi noi stessi. Il Piemonte, nonostante la crisi, rimane una delle regioni italiane più attive dal punto di vista commerciale con una rete distributiva consistente, ciononostante ci auguriamo che le autorità competenti limitino i grandi centri commerciali che hanno già portato alla chiusura e rischiano di portare alla chiusura ancora tanti negozi sia nei paesi che nei quartieri cittadini o, quantomeno, ci pensino prima di autorizzare l’apertura di nuovi super o ipermercati evitando di arrivare realmente alla completa desertificazione commerciale e di riflesso anche sociale. A livello locale poi sarebbe importante che in queste stesse piccole attività commerciali si favorisse, per quel che è possibile, la vendita di prodotti locali, quelli legati alla campagna ed alle attività del posto. Come consumatori si pensi che ogni volta che spendiamo qualcuno dei nostri sudati “euri”, se resta sul nostro territorio in parte ci ritorna contribuendo ad arricchire in qualche modo la collettività locale e quindi ciascuno di noi. E dove non ci sono negozi? Esistono infatti diversi comuni dove non ci sono negozi in questi casi si può favorire il passaggio di ambulanti. A tutti sarà capitato di vedere quei furgoni-negozio con tanto di bancone stracolmi di ogni merce. Ve ne sono di alimentari, altri di vestiario e merce per la casa. Girano per paesi e frazioni, si fermano per qualche decina di minuti secondo l’interesse dimostrato dalla gente del posto e poi ripartono. Credo che se opportunamente informati e richiesti, magari da qualche sindaco, non abbiano problemi a inserire nei loro itinerari anche le frazioni più piccole. Unica esigenza, ovvia, che qualcuno vada a comprare!.

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Ezio Zanetti… il poeta delle nostre terre

Poeta, ma anche autore di teatro e di musica. Da una frazione di Alfiano Natta un artista che celebra le nostre terre, che sa raccontare le emozioni che da esse nascono...

Forse è solo una mia impressione che varia a seconda delle stagioni, ma c’è qualcosa di magico in questi luoghi: l’incantevole scenario che, in primavera, da Moncestino, Gabiano e Camino si apre sulle risaie e sulle monumentali alpi; la straordinaria vastità dei boschi incolti, che, da Murisengo a Serralunga di Crea, scendendo a valle e percorrendo le pianure, si alterna ai campi rigorosamente coltivati, dove… alle volte, tra i filari di un vigneto, una semplice cascina emana più emozioni di un castello o di una sontuosa villa. Ecco il motivo per il quale, partendo dalla frazione in cui vivo (Sanico di Alfiano Natta) a testimonianza del mio passaggio su queste terre e sulle pagine di questa rivista ho scelto dalla mia vasta e multiforme produzione poetica queste semplici liriche prettamente agresti.

Il poeta e il contadino All’ombra di una grande quercia guardo l’aratro che solca la terra trainato da un lucente e forte bue meccanico. Il mio vanto Per queste terre del Monferrato, così vere, così vive, così ampiamente diversificate. Per queste terre è il mio vanto alla sua gente.

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Le uve, i vini, il meglio ottenuto semplicemente amando.

Vita rurale Vita di terra e di fasi lunari. Di rispetto e pazienza sacrificio ed amore. Vita che ha il sapore del vino e dell’uva del pane e del grano. Vita che da un ramo ora riempie barattoli stracolmi di colori e profumi. Vita che odora di fiori e frutti e di ortaggi appena colti. Vita che ovunque ti volti si diffonde nell’aria, delle pianure ai dolci nidi degli uomini arroccati tra le colline.


Il mio vino Se qui, su queste pregiate terre del Piemonte, c’è un vino che più di ogni altro prediligo questo è, senza alcun dubbio, la Barbera. Dolce amara misteriosa scura profumata a tratti dura ma sempre piacevolmente vellutata. Ah, che vino… la Barbera

Ezio Zanetti è nato ad Asti nel 1964, risiede a Sanico, una piccola frazione di Alfiano Natta in provincia di Alessandria. Ha pubblicato le raccolte di poesie In grembo alla Luna (1994), Nel giardino del re (1999), Il cielo degli uomini (2006) con l’editrice Blu di Prussia di Piacenza e, con la Diffusione Immagine Editore di Asti, L’angolo nascosto (2011). Di grande autorevolezza sono i molti riconoscimenti che ha ottenuto in diversi concorso letterari e le recensioni dedicategli da riviste ed antologie nazionali, che, nel vasto panorama poetico contemporaneo, lo ritengono una delle voce più eloquenti. Zanetti, oltre ad occuparsi di teatro, è anche un apprezzato e stimato compositore di musica atonale, quel genere musicale che caratterizzò il primo 900 francese. Recentemente Zanetti, unendo assieme le due arti (la musica e la poesia), ha realizzato, con l’ausilio di due interpreti, uno al violino e uno al pianoforte, una performance che, proprio per il suo considerevole prestigio, ha riscosso, sia da parte della critica che da parte del pubblico, un notevole successo.

Impressioni d’autunno Come stanco è il sole che tra la spessa nebbia espande a fatica la sua luce, il suo colore; nascondono così effetti suggestivi di un autunno inoltrato che sopra le grandi braccia nude, dagli imponenti corpi, al cielo si scagliano. Di essi, al suolo dell’arcaica terra, la folta chioma estiva tristemente giace. Haiku* divino Gioielli di grappoli d’uva nei calici. Magiche notti di uve e colline astigiane. Regalandoti un haiku di vino per un brindisi.

Non risiede più qui Ti hanno visto far su fagotto e andar via così, senza una parola. Chiesi di te ricalcando la tua storia, ma nessuno ha saputo più dirmi nulla. Hanno deciso che non servi più e così ti hanno sfrattato. Eri il tutore degli acini d’uva e delle spighe di grano. Mi ricordo, quando percorrendo i viottoli di campagna, ti scorgevo, stavi lì giorno e notte, mentre loro si beffavano di te, ma non ti davi per vinto perché quello era il tuo lavoro. Ora forse risiedi laggiù, dove l’uomo ha smarrito la sua poesia, nella frenetica vita dei tempi moderni. Quanto vorrei che fosse come allora, mio caro Spaventapasseri.

* L’haiku è un breve componimento poetico giapponese di 5-7-5 sillabe, per un totale di 17 sillabe

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Mansur Sheik Oghan Oolò alias Giovan Battista Boetti (seconda parte) Per approfondimenti www.gabianoedintorni.net

proseguiamo con la seconda e ultima parte della storia di Boetti da Piazzano (Camino)

L’esercito del “profeta Mansur” occupava, dopo un saccheggio sanguinoso, Tiflis. I feudatari georgiani si affrettarono quindi a pagare tributi e lo stesso Eraclio, privo dell’aiuto russo, fu obbligato a venire a patti. Con ostentata dignità il Boetti riceveva questi omaggi ed elargiva amicizia e protezione. Anche il sultano Selim fece il possibile per ingraziarsi questo bizzarro condottiero: da Istanbul arrivavano al campo di Mansur doni e ambascerie. Il sultano ottomano cercava evidentemente di spingere le orde fanatizzate, cresciute nel frattempo a 80.000 uomini, contro il suo nemico storico, l’impero russo. Tentava inoltre di distogliere il Boetti dal proposito di marciare su Istanbul. Durante un sermone alle sue truppe, questi si era espresso in tal senso: “ Chi predicò la caduta di

Ninive era uno ed ora non è più. Io predico quella di Istanbul: sono un altro! Ho visto le rovine di Ninive: le esaminai bene quando ci giunsi, ma Giona non c’era più! Però io vedrò le rovine di Istanbul…“. Sem-

bra incredibile che l’avventuriero piemontese mirasse tanto in alto, ma è proprio a Istanbul che pensava, Boetti riteneva il sultano Selim “ inappropriato per i tempi”, e questo suo giudizio politico appariva fondato. Durante un colloquio con i dignitari del sultano, uno di questi sembra avesse alzato la voce, mancandogli di rispetto. Boetti lo fece impalare e consegnò la testa al c a p i g i bascià, ordinando di portarla ad Istanbul e riferire alla Porta che avrebbe trattato così ogni altro

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ambasciatore se gli si fosse arrecata offesa. Fu il sultano Selim a piegarsi all’affronto ed inviare nuovi e vistosi doni. Mansur accettò di rinviare la conquista della capitale ottomana. In questo periodo assunse anche il nome di Sheik Oghan Oolò, temine di cui è dubbia la traduzione. Ad Off sul Mar Nero, ottenne munizioni e cannoni dai turchi e giunsero in gran numero al suo servizio ingegneri e fonditori europei. Dopo aver sfidato l’impero ottomano, Mansur si rivolgeva contro la Russia. Appena giunse col suo esercito nella regione del Caucaso , ricevette il tributo del principe di Gori. Diversamente si comportò un aghà curdo, sovrano di Bitlis, che tentò di contrastarlo reclutando truppe. Mansur lo prevenne, massacrando i suoi uomini e devastando la città. Finalmente fu l’esercito russo a farsi incontro al Boetti vittorioso, al comando del generale Apraksin: ma venne respinto. Nelle corti europee cresceva intanto la fama delle imprese di Sheik Oghan alias Mansur alias Boetti da Piazzano. Le notizie più fantasiose riguardavano la sua personalità: alcuni riferivano fosse un inviato del Gran Lama tibetano, altri un bramino apostata, un granatiere piemontese rinnegato proveniente da Algeri. Correva anche voce che fosse un domenicano inviato in missione in Persia. La confusione era comprensibilmente notevole. Ma la preoccupazione maggior per i russi riguardava gli sconvolgimenti che stava arrecando nella regione tra il Caspio e il Mar Nero: Mansur appariva ai militari qualcosa di simile a un “Pugaciov ceceno” , colui che pochi anni prima aveva guidato la grande rivolta cosacca. Inoltre il sospetto di un coinvolgimento della Sublime Porta nella ribellione era consistente. Il Caucaso del XVIII secolo era un vulcano


in ebollizione, una mistura di popoli e religioni su i confini dell’impero turco, russo e persiano. I russi, padroni della Crimea e della Tartaria avevano posto i loro confini a due giorni da Istanbul e col possesso del Kuban si erano assicurati lo sbocco verso l’Asia. L’impero di Caterina perseguiva un progetto geopolitico ambizioso, era perciò fondamentale eliminare la minaccia delle orde del Mansur. Il Caucaso, ieri come oggi, era terra di influenza e scontro tra le potenze. La “modernità” del Boetti sta anche in questo. Sul finire del 1786 le fortune di sheick Mansur iniziarono però ad esaurirsi. Una serie di disfatte inflittegli dall’esercito russo lo costrinsero a rifugiarsi tra i monti del Caucaso con i sopravvissuti della armata a lui ancora fedeli. Iniziava quindi una incessante guerriglia nel territorio della odierna Cecenia. La guerra tra l’impero ottomano e russo, conclusasi in seguito con la pace di Jassy del 1792 , offrì a sheick Mansur la possibilità di supportare le operazioni dei turchi. L’avventuriero piemontese sperava ancora di conquistare un regno, a tal fine occupava la città di Anapa e organizzava la resistenza. Qui doveva concludersi la sua straordinaria vicenda. I suoi seguaci furono infatti massacrati dall’artiglieria del generale russo Gudowitz. Secondo le cronache, l’ex domenicano si difese come un leone ma fu catturato mentre tentava una sortita. Condotto a Pietroburgo al cospetto dell’imperatore, gli fu risparmiata la vita e venne imprigionato nel monastero – fortezza di Solovetsk sul Mar Bianco, poco distante dal circolo polare artico, dove Lenin, dopo la Rivoluzione d’Ottobre avrebbe cre-

ato il suo primo gulag. Da tale luogo avrebbe scritto un’ultima lettera alla famiglia nel settembre del 1798. Il parroco di Piazzano che vide quella missiva, sostenne che in essa Boetti chiedeva

“perdono ai genitori, ai fratelli, alle sorelle dei dispiaceri che loro aveva procurato e si raccomandava caldamente alle loro preghiere, in quanto prossimo alla morte”. Questa è

l’ultima notizia riguardo la sua sorte. Dopo la sconfitta del condottiero piemontese, i russi dovettero faticare molto per conquistare il Caucaso. La Circassia cadde nel 1881, e cosi l’Ossezia. L’Abkhazia , la Mingrelia, il Daghestan e il Nagorno-Karabak furono russi nel 1825. Georgia e Armenia furono definitivamente occupate nel 1855. A Boetti-Mansur rimase il merito di avere per primo coniugato la resistenza nazionalista al fattore religioso. Altri capi seguirono il suo esempio: Khazi Mullah, Gamzat Bek, nel 1834 il leggendario imam Samyl (di lui scrisse perfino A. Dumas), ai giorni nostri gli indipendentisti ceceni Basaev e Maskhadov. Lo sceicco rimane ancora oggi l’eroe del Caucaso: nel 1991, quando la Cecenia proclamò la sua indipendenza, piazza Lenin, nel centro della capitale, divenne «piazza Al Mansur». Da allora non passò anno senza che i russi dovessero fronteggiare una nuova ribellione. Questa è la storia raccontata e riportata in varie fonti storiche. E’ doveroso però segnalare che altre fonti citano, con minor dovizia di particolari e di riferimenti storici, di tal Shaykh Mansur Ushurma nato in Russia nell'aul di Aldy, presso il fiume Sunža a cui fu dato il nome di Ushurma “l’elevato” e che divenne noto come Shaykh Mansur.

Secondo dette fonti sarebbe lui il rivoluzionario di cui abbiamo scritto. Ma visti i secolari rapporti fra russi e ceceni ne dubitiamo… (La prima parte è stata pubblicata sul numero di Luglio 2011 G&d)

Gabiano e dintorni è su Facebook Da sabato 27 agosto G&d è su Facebook ed ha già oltre 200 amici. Ringraziamo da queste pagine tutti coloro che ci hanno richiesto o hanno confermato la loro amicizia. Per la maggior parte di tratta di giovani ragazze e ragazzi di Murisengo, Alfiano Natta, Serralunga di Crea, Cereseto e ovviamente Gabiano, oltre a tante/i altre/i di altre città e paesi. Prossimamente G&d proporrà interessanti iniziative per tutti i nostri amici.

G&d Autorizzazione n° 5304 del 3-9-99 del Tribunale di Torino; Direttore Responsabile Enzo GINO; Sede: via S. Carpoforo 97 Fraz. Cantavenna 15020 Gabiano; Editore: Associazione Piemonte Futuro; P. Iva 02321660066; per informazioni e pubblicità tel. 335-7782879; fax +391782223696; www. gabianoedintorni.net; e-mail posta@gabianoedintorni.net

Puliamo il mondo, a partire da “casa nostra” E’ partito il conto alla rovescia per la più grande mobilitazione del pianeta per salvare parchi, boschi, fiumi e città da immondizia e abbandono. Nell’anno europeo del volontariato riparte infatti “Clean up the world” (Puliamo il mondo), fissata per il weekend dal 16 al 18 settembre in tutta Italia e il 23 e 24 anche nelle scuole. La manifestazione, nata a Sidney in Australia nel 1989, è la più importante campagna di eco-volontariato del mondo al quale partecipano centinaia di paesi e più di 35 milioni di persone. Un ottima occasione anche per le nostre associazioni e comuni per ripulire almeno qualcuna delle quelle discariche abusive che capita di vedere lungo stare e sentieri. Un modo oltre che per migliorare il territorio anche per difenderlo e diffondere la cultura del rispetto. Ci piacerebbe sul prossimo numero riportare un articolo con fotografie di qualche iniziativa svolta in tal senso.

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Gabiano e dintorni

G&d

E’ un mensile che si interessa del territorio, delle sue genti, della sua storia e delle sue tradizioni, è redatto da una associazione senza scopo di lucro, può essere “scaricato” liberamente dal sito www.gabianoedintorni.net, insieme ai numeri dei mesi precedenti e distribuito liberamente, è possibile la libera riproduzione degli articoli citandone la fonte. E’ aperto alla collaborazione libera di tutti, collaborazione che prevede anche la distribuzione ad amici e conoscenti interessati. I cartacei dei numeri precedenti (salvo in numero di gennaio esaurito) sono sempre reperibili presso la Cantina del Rubino a Cantavenna di Gabiano o su richiesta (spedizione a carico del richiedente). Questo numero può essere reperito o letto presso le sedi sottoriportate Gabiano - Giornalaio Zanotto in via Torino 23 fr. Piagera; - Salumeria Colombano in piazza Libertà fr. Cantavenna; - Alimentari di Ongaro Ornella in via S. Sebastiano 69/bis fr. Sessana; - Cassa di Risparmio di Alessandria via Vittorio Veneto, 12 in Gabiano. Cerrina - Giornalaio Bonello in Via Nazionale, 66 in Cerrina; - Pizzeria L’Orchidea Via Casale Ghiaie. 12c Coniolo - Macelleria, alimentari - via F.lli Bandiera, 45 in Coniolo. Pontestura - Giornalaio corso Italia 2 in Pontestura; - Tabaccheria Edicola Caniccio S.S. Casale Torino 39 - fr. Castagnone Camino - La Butega alimentari - Via Roma 1 in Camino; - Vellano Alimentari Roberto Via Del Centro, 29 fr. Castel San Pietro. Solonghello - Moretti & Orio alimentari p.zza Dante, 3 in Solonghello Mombello - F.lli. Caramellino Alimentari Macelleria - Via Gaminella, 3 fr. Gaminella Serralunga di Crea - Ristorante, Pizzeria La Foglia D'Oro V. Madonnina, 33 fr. Madonnina

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Murisengo - Tabaccheria, giornali Turino Lucia via Umberto I, 3 in Murisengo Cereseto - Minimarket Broggi via Casale, 1 in Cereseto. Alfiano Natta - Alimentari Cerrato Gabriella Corso Umberto I, 25 in Alafiano Natta Castelletto Merli - Penna Alimentari via San Giuseppe, 33 fr. San Giuseppe Verrua Savoia - Alimentari l’Articioch, Localita' Ronzo, 114 fr. Ronzo - Bar Ristorante della Rocca 313 Presso i municipi di: Villadeati, Moncestino, Ponzano, Odalengo Grande, Odalengo Piccolo. E in alcuni degli altri municipi sotto riportati: Comunità Collinare Colli e Castelli : 1 - ALFIANO NATTA; 2 - CAMINO; 3- CERESETO; 4 - MOMBELLO M.; 5 - MURISENGO; 6 – SOLONGHELLO; 7 - VILLADEATI. Comunità Collinare Valle Cerrina : 1- CASTELLETTO MERLI; 2 - CERRINA; 3 - GABIANO; 4 - MONCESTINO; 5 - ODALENGO GRANDE; 6 - ODALENGO PICCOLO; 7 - PONZANO; 8 - SERRALUNGA DI CREA; 9 - VILLAMIROGLIO. Altri Comuni : 1 – CONIOLO; 2 - VERRUA SAVOIA; 3 - PONTESTURA.

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Aspirante esperto fotografo... offresi Eugen Tudor : 48enne rumeno, per tanti anni fotografo a Craiova, padre di due figli, è in Italia da quattro anni e mezzo con la moglie. In patria ha fatto fotografie, per 10 anni nel negozio del padre e poi per altri 9 come fotoreporter in diversi giornali. Il sogno è quello di poter tornare a fare il fotografo, attività che ama e che lo ha portato anche a fare una mostra dei suoi scatti. Vorrebbe riprendere qui da noi la sua attività, ci ha chiesto di aiutarlo e noi ben volentieri ci prestiamo. Nella pagina a fianco potete vedere una delle sue foto scattate in un servizio ad un concorso di bellezza… Eugen Tudor: fotografo, per servizi fotografici di matrimoni, battesimi, comunioni, cresime, compleanni, e ogni altro tipo di eventi. e-mail: etudor98@yahoo.com Cell.3490055364 Tel. 0142955752


Agriturismo Al Monte località Monte di Verrua Savoia

Qui non si fa solo agriturismo ma, per tre giorni alla settimana: venerdì, sabato e domenica, c’è il servizio ristorante anche per chi non beneficia dell’ospitalità alberghiera. Per arrivarci abbiamo imboccato la strada che dal ponte di Crescentino porta a Gabiano, passata cascina Margheria poco dopo il campetto di volo per ultraleggeri abbiamo svoltato a destra verso Sulpiano. Qualche tornante, pochi chilometri e

chiare indicazioni con la scritta Agriturismo Al Monte per poi lasciare la strada principale ed arrivare con una ripida salita nel parcheggio della struttura di accoglienza. Ci sono voluti solo pochi minuti. Per gli avventori la prima sorpresa sarà il paesaggio. L’immobile, sempre la classica cascina ristrutturata, sorge sul cocuzzolo di una collina dal quale si guarda la pianura e persino il castello di Verrua, lo vediamo laggiù, più in basso di noi. Perfettamente curato il giardino antistante il locale è già di per sé un piacere a vedersi, qui all’occorrenza vengono allestiti banchetti matrimoniali o per ogni altra ricorrenza. Noi che lo abbiamo visitato la sera del 20 agosto abbiamo avuto modo

Ristoranti provati

di assistere ad uno splendido notturno con mezzaluna che si affacciava sul lungo guanto scuro della pianura sul cui palmo erano sparsi migliaia di brillantini luminosi. Scendiamo per una scaletta ed entriamo nella reception antistante due salette coi soffitti delle vecchie tipiche case coloniche Monferrine in mattoni a vista, ad arco ribassato. Veniamo accolti dai titolari, Cristina Ansinelli ed il marito Luigino. Anche qui una conduzione famigliare con l’aiuto del cuoco Maurizio che collabora con la coppia sin dall’inaugurazione del locale che risale al dicembre 2007. Diversamente da tanti altri ristoranti che abbiamo visitato qui non ci troviamo davanti a conduttori che da generazioni si tramandano il mestiere. Cristina ci racconta che ha sempre svolto un’Continua in ultima pagina

Sopra da La Stampa del 9 agosto u.s. il riconoscimento di Pro-loco eco-sostenibile agli amici di Ponzano

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Agriturismo Al Monte

Ristoranti provati

(continua dalla pagina precedente) Interni dell’agriturismo

altra attività, ma che da sempre desiderava dedicarsi all’accoglienza e finalmente il suo sogno, qualche anno fa, si è avverato. Una tenacia ed una volontà che evidentemente hanno saputo tradurre in impegno e risultati che, come vedremo fra poco hanno dato ottimi

Coniglio alle nocciole frutti. Cucina tipica Monferrina, con una peculiarità, i conduttori allevano maiali di razza Cinta Senese con cui preparano diversi piatti del loro menù e coltivano anche 500 piante di ulivo con cui fanno il proprio olio. Lo si tenga presente al momento della scelta delle portate. Partiamo con 3 Antipasti: lardo disteso su focaccia al rosmarino, carpaccio di Fassone con crema al gorgonzola, e rotolo alle erbe farcito al SaiMaiali Cinta senese di Al Monte

specialità del posto il Coniglio alle rasso. Ottimo il lardo di nocciole e il Cosciotto di maiale con loro produzione, anche le composta di prugne e patate rustifettine di carne cruda legache. Abbiamo preferito il coniglio no ottimamente con la creanche se entrambe erano di ottima ma di gorgonzola ma il preparazione. Unico dubbio per rotolo alle erbe è quello quanto riguarda il cosciotto di maiale che abbiamo apprezzato di tenero e gustoso le cui fettine erano più. Fra le erbe spicca l’aricoperte del sugo di cottura che non roma dell’Erba di San Pieci pare lasciasse spazio alla rossa tro (usata per i friciulin composta di prugne. L’abbiamo apverdi). Insieme col Sairasprezzata allora intingendovi le fettine so, una sorta di ricotta che di patate cotte nel forno e mantenucome diceva Farassino in una sua C'è chi ci piace, c'è chi ci fa canzone: senso e chi lo mangia coi crostini, a noi è piaciuto. Ci è stata poi portata una giardiniera della tradizione servita in simpatiche piccole “burnie”, diversa da come la conoscevo ma altrettanto buona. Prima di passare alle portate successive un cenno al vino: il 20 agosto, sera della nostra visita, faceva un caldo afoso, che inevitabilmente si sentiva anche a tavola, abbiamo Cosciotto di maiale... quindi scelto un vinello leggero fresco aromatizzato alle erbe, un Erbate nella loro buccia. Come dolci, tutti luce di Caluso Fiordighiaccio (anche i preparati “in casa”, Bunet, Torta di nomi alle volte influenzano le scelte) mele e semifreddo al Torroncino. di 12 gradi servito in cestello con Abbiamo assaggiato quest’ultimo ghiaccio che bene si sarebbe accomche, nonostante le portate precedenpagnato con il risotto all’Erbaluce ti avessero saturato ogni appetito ha che ci apprestavamo a gustare. saputo farsi apprezzare. Il riso è certamente fra le materie Prezzo 27 € con il vino sfuso della prime alimentari più versatili, si può casa, altrimenti 25 con vino a parte fare in mille maniere e grazie alla a prezzi accessibili: il nostro apprezconsistenza ed alle sue caratteristizato Erbaluce 13 €. che lega con quasi tutto. Se non è Un rapporto qualità prezzo… sbilandifficile preparare un buon risotto è ciato, visto l’ambiente ed il servizio assai più difficile, proprio a causa riteniamo che qualche € in più quedelle grandi varietà di risotti possibista cena li valesse tutti. li, trovare gli ingredienti che più e Per la cronaca circa 60 sono i copermeglio lo insaporiscono. Abbiamo ti, 6 le camere dell’agriturismo oltre riconosciuto in quello che doveva alla suite. Il sito internet www.agriturismoalmonte.com, teleesser il soffritto di base, carote, cifono 0161-846187 cell. 3474162817 polle, rosmarino ed ovviamente l’innaffiata di vino Luigino, Maurizio e Cristina in cucina bianco con aggiunta di parmigiano finale, il tutto con una cottura ineccepibile che ha posto questo risotto certamente il pool position fra le infinite alternative possibili. A seguire una


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