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Gabiano e dintorni

Il mensile dal Nost Munfrà

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Sommario Nost Munfrà Odalengo Piccolo: quando i santi non ci azzeccano …a cena fuori: ristorantino a Murisengo Il “giardino diffuso” Astronomia a Odalengo Piccolo

aprile 2012

Tamburello


Nost Munfrà

Enzo Gino posta@gabianoedintorni.net

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C’è molto da fare se si vuole almeno provare, a far rinascere questo nostro Monferrato. Crediamo sia un compito che spetta principalmente a chi lo abita ed a chi ci vive, e lo vive, quotidianamente. Ci è capitato di leggere studi e ricerche di blasonati professori, ricercatori, esperti che analizzavano la realtà alessandrina e per certi versi (marginalmente) del Monferrato. Abbiamo visto tanto fumo e poconiente arrosto. Statistiche, grafici, andamenti, numeri, anche proposte, talvolta banali, talvolta interessanti, ma sempre impraticabili e impraticate, rimaste quindi irrimediabilmente sulla carta. Non ci pare che le politiche portate avanti dalle amministrazioni a vari livelli, anche quando conseguenti a questi studi, spesso pagati con denaro pubblico, abbiano portato a significativi risultati. La sensazione nostra, ma ci pare di esser in buona compagnia, è che tutto alla fine, da anni, vada alla deriva. Se un tempo si criticava chi gestiva solo le contingenze e le emergenze senza prospettive, oggi ci pare che nemmeno le contingenze vengano più affrontate, basta veder lo stato delle nostre strade, o delle fognature. Ci sono ancora realtà in cui si scaricano le fogne nei… fossi. Viene da chiedersi a cosa serve la pletora di costose istituzioni con relative responsabilità se poi la situazione peggiora, né si sanno trovare soluzioni. Ma ci spingiamo ancora più in là. Perché quando si tratta di far pagare i cittadini l’efficienza istituzionale, come per incanto, viene ritrovata? Perché quando si tratta di fare controlli per verificare il rispetto di leggi, spesso incomprensibili, se non addirittura astruse, da parte di imprese, aziende, attività, l’efficienza c’è? Perché un bed&breakfast che si scorda di compilare e inviare assurdi moduli mensili alla Provincia si vede appioppare multe di oltre 300 € ? (ci dicono,

unica situazione simile in Italia). E’ dura studiare strategie più o meno raffinate o cervellotiche per far venire i turisti quando poi alle 18 del pomeriggio si viene assaliti da nugoli di moscerini, men che meno cenare o sentire musica all’aperto di sera. E che dire se qualcuno da “fuori” compra una cascinotta da ristrutturare e poi impiega mesi o anni per ottenere una concessione edilizia? Sono solo esempi, ma non ci pare rappresentino un buon modo per sostenere il territorio, anzi... Certo poi ci sono le analisi dei massimi sistemi, delle quali sono pieni gli scaffali delle amministrazioni ad ogni livello, utili, ma di per sé insufficienti. C’è infatti sempre qualcosa d’altro che manca: noi, gli abitanti, i paesani o cittadini che dir si voglia e che su queste colline ci siamo e restiamo. E fra essi in particolare i giovani che avrebbe maggiore interesse a fare qualcosa: loro che hanno decenni di vita talvolta superiori al mezzo secolo da vivere (o sopravvivere?) su queste terre. Riteniamo di poterci muovere per fare qualcosa o crediamo sia meglio aspettare che “altri” ci pensino?. Continuiamo a vivere nell’illusione che siano quelle inefficienti istituzioni con sempre meno soldi, spesso spesi sempre più male a risolvere i problemi?. Certo, spetterebbe a loro, li eleggiamo, paghiamo fior fior di tasse per mantenerle, ma i risultati sono quelli che vediamo. Non vogliamo fare di ogni erba un fascio né tantomeno criticare aprioristicamente tutto e tutti, sappiamo che vi sono sindaci che si impegnano a fondo per il loro territorio ma, evidentemente manca qualcosa, anche perché a quanto pare semplicemente delegare non sembra abbia dato grandi risultati. Forse bisognerebbe mettere un po’ di “spagnulin ” nel cuore degli istituti più inerti, che ne dite se cominciassimo a distribuirne un po? O preferiamo andare avanti così aspettando improbabili giorni migliori?


Storie della Valcerrina. Odalengo Piccolo: quando i santi non ci azzeccano Ringraziamo Don Calvo che ci ha concesso di pubblicare qualcuno dei “suoi” racconti. Invitiamo coloro che vogliono acquistare il libro, che non si trova nelle librerie, a recarsi presso le parrocchie di Zoalengo e Varengo in quel di Gabiano.

Don Calvo ha colpito ancora. Questa volta con una riedizione delle storie della Valle Cerrina. Avevamo già fatto cenno lo scorso anno al bel libro, ma leggendolo non abbiamo resistito alla voglia di pubblicare qualcunea delle….. Storie in esso pubblicate. Storie cercate e trovate e ricostruite da Don Luigi negli archivi della Curia, grazie alle note scritte da parroci e prelati che si trovavano quotidianamente ad affrontare i problemi più o meno grandi delle comunità monferrine che erano chiamati a seguire nell’ambito dei loro incarichi pastorali. Ne esce la rappresentazione di un mondo ormai scomparso in cui l’umanità con tutti i suoi estremismi nel bene e nel male era al centro della vita della comunità non ancora espropriata nel suo agire e pensare dai valori dettati dei mass-media e dalle istituzioni. Partiamo da un paio di storie consumatesi in quel di Odalengo piccolo Nella prima parte del secolo le vicende di Odalengo Piccolo non si erano discostate dal consueto andamento paesano. Un fatto soltanto aveva scosso l'opinione pubblica negli anni Quaranta, così narrato dal sindaco Chiesa: "Un caso disgustoso, non mai accorsomi prima d'ora in parrocchia, mi costringe a rivolgermi alla nota bontà di vostra eccellenza. Certa Antonia Galletto, vedova del fu Lorenzo Anzaldi, venne riconosciuta sgraziatamente gravida ed ormai pros-sima al parto. Per ovviare per quanto è possibile alli gravissimi scandali, che ne potrebbero deri-vare in questa parrocchia, ove qui ancora essa resta, non sapendo ove farla ritirare, abbiamo divi-sato di mandarla da vostra eccellenza, con preghiera di farla ritirare presso persona sicura in codesta città. Così il colpevole dalla stessa manifestato, essendo buon possidente, pagherà la debita pen-

sione, mentre la donna è povera. Questi è pur vedovo e potrebbe anche sposarla, ma non abbi probabilità che sia per farlo, attesa la disparità di condizione". Altri eventi di tal fatta, ma ben più gravi avrebbero agitato le acque del paese nella seconda parte dell'Ottocento. Il 1880 fu un anno terribile. Iniziò don Pasquale Barberis, nativo del posto e cap-pellano della Compagnia di S. Michele a mettersi contro i suoi reggenti. Secondo costoro, egli sarebbe tenuto ad abitare nella casa della confraternita posta nella frazione De Dorati e a celebrare nei giorni festivi nella chiesa parrocchiale all'altare di S. Michele, mentre invece "abita nella casa paterna, adducendo il motivo che la casa della confraternita è malsana; inoltre trascura le regole necessarie al buon andamento della masseria, per esempio la solforazione delle uve, lo zapparne i filati. Per questi motivi nella popolazione intera ora vi è grande fermento e i confratelli per il cattivo esempio del loro cappellano non vogliono più pagare l'annuale offerta". S'aggiunga che anche il parroco protesta per la poca collaborazione del don Barberis. Costui risponde cosi alle accuse: "Supplico la S. V. R. a volermi di sua autorità lasciarmi vivere in pace questi pochi giorni che mi restano di vita, senza obbligarmi ad abbreviare i miei giorni per un motivo di nessuna entità", e allega una dichiarazione medica che la casa della compagnia non è abitabile. Il vescovo in risposta gli concede di rimanere in casa propria fino a che sia restaurata quella inagibile. Contemporaneamente anche il vice-parroco don Secondo Caramellino s'impa-zientisce con il parroco don Tommaso Albera: "Sono sei anni che ho da fare — confessa al vicario generale - con un parroco” prima in parte, ora interamente imbecille, che lascia go-

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vernare il tutto dalle gonnelle, spirito avaro, per cui il bene delle anime è posposto a tutto, e io sono continuamente obbligato a vederne e udirne... Dio lo sa... Ma l'amore vince il dolore, e io ti dico sinceramente che amo tanto questa popolazione da essere disposto a superare ancora qualunque sacrificio, qualora vescovo potesse assicurarmi questi! posto, anche dopo il decesso del parroco attuale". In quello stesso periodo a pochi chilometri di distanza da Odalengo Piccolo un giovane ventitreenne maturava, invece, il proposito di abbandonare il suo paese per camminare pellegrino per le strade d'Europa. Si chiamava Casimiro Barello, il quale, assolto il servizio militare e ritornato nella sua terra natale di Cavagnolo, dava l'addio alla promessa sposa Rosina: "Io non ho amato altri che voi, e mi pareva di trovare gran contentezza nell’amarvi; ma l'amore che ora porto per Dio e la gioia che trovo in lui è mille volte più grande". Ritornerà in famiglia due anni dopo, solamente per rinunciare spontaneamente alla parte di eredità a favore del fratello e riprendere così più leggero il suo cammino per il mondo. Simultaneamente nella ristretta cerchia di Odalengo Piccolo era in corso una battaglia pecuniaria tra l'incrollabile parroco don Albera e don Giuseppe Bianco. Costui, dopo essere stato cappel-lano di S. Michele per tre anni, aveva abbandonato la cappellania per la vicecura a Zanco. "Se non che scrive il parroco al vescovo - dodici mesi dopo eccoti stabilirsi di nuovo don Bianco a casa e introdursi nell'ufficio di cappellano, percepirne le

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rendite annue e tutto questo con una festività d'uomo felice, senza neanche dire al parroco mezza parola". La lagnanza prosegue sull'antagonismo che si è creato tra le autorità religiose del paese: "Si affittano i beni della chiesa indebitamente, si fanno novità, come di traslocare campane sul campanile senza far caso del parroco. Don Bianco è venuto da Zanco a casa per farmi guerra e soppiantarmi, e pare che vi siano taluni che godano dì promuovere tale dualismo". Poi l'attacco si fa personale: "Restio egli agli avvisi, non ne fa caso: veste sempre in perfetto secolare, va alla caccia come qualunque cacciatore di professione, va al ballo, bene amante di predicare, e poi confessa anche qualche sua compagna ballerina. Il mondo è contento della sua Messa, perché in termine di mezz'ora nei giorni feriali parte da casa, va a dir la Mesa; ed è di ritorno a casa. In vista di una tal condotta si crede la gente che sia nelle maniche del vescovo: si vanta persino coi secolari di aver negato quando il vescovo lo voleva rimproverare di essere andato; a ballare a Montiglio, facendo ivi da predicatore quaresimalista. La prego e la scongiuro di provve-dere che non abbia un prete ad essere la causa della morte del suo parroco". Un'ultima stoccata Albera la riserva al suo sacrestano, in combutta con il cappellano: "Un decreto vescovile proibiva già al sacrestano di tenere oggetti che non siano di chiesa in una camera attigua ai presbiterio di questa chiesa parrocchiale, dove non si può entrare che passando in chiesa per il presbiterio e per il coro, lo feci più volte avvertito, ma non ha mai voluto ascoltare e seguita a tenere in quella camera bottiglie, bottiglioni, bottalini, cebri e tinozzi e che so io, facendone così una sua cantina, così che si sente talora in chiesa un odore che ributta e tutto perché spalleggiato da qual-

cheduno". Ma il peggio doveva ancora venire. Morto don Albera nel 1882, nel 1887 viene nominato parroco il quarantunenne don Luigi Delù, nativo di Zanco, che era stato cappellano prima a S. Ste-fano di Montemagno, poi a Sanico, dove, secondo un rapporto della curia purtroppo sottovalutato, aveva già dato cattiva prova di sé intrattenendo "numerosi e scandalosi rapporti con diverse fem-mine, delle quali tre maritate, appartenenti ai Comuni suddetti". Appena insediatosi ad Odalengo Piccolo, estromette il sagrestano dal suo alloggio. Ne segue una causa presso il pretore di Villadeati, che reintegra il sacrestano nel possesso delle due camere del Comune contro il parroco che ne aveva tolto le chiavi. Don Delù, condannato a pagare le spese della causa, rifiuta persino una conciliazione proposta dal Comune e addebita l'esborso alla Reggenza, che ne respinge la proposta, A que-sto punto egli tenta la carta della sostituzione dei membri della Reggenza stessa. Questi si rivolgono al vescovo infuriati: "In paese vi sono capi di casa aventi tutte le buone qualità, istrutti e capaci a coprire tale incarico, ma questi al sig. vicario non li convengono (gli stanno bene), giacché non potrebbe maneggiare il denaro della chiesa a suo talento, ma vi sarà chi sorveglierà sull'andamento della cosa". La sua indole impetuosa lo spinse non solo a percuotere un fanciullo, colpevole del furto di poche pere nei fondi del Benefìcio parrocchiale, ma anche a sparare con il fucile carico a pallini contro i propri mezzadri. Fu allora incaricato il parroco di Moncalvo, superiore del Delù, ad indagare su questi fatti incresciosi; ed egli relazionò in questi termini: "Le cose ad Odalengo Pic-colo non sono certamente né lievi né facili a comporre, giacché si ha da fare con un parroco di testa versatile e nello stesso più dura del marmo. Quel parroco è in odio presso la maggioranza della popolazione: ha tosto litigato con tutti e finora non ha saputo meritarsi la stima e la benevolenza di nessuno". L'interessato,


richiamato al suo dovere, reagisce tra il compunto e il seccato: "Farò il possibile con l'aiuto che spero da Dio di correggermi di tutti i miei difetti, nella fiducia che altresì la signoria vostra, nella sua saggezza, delle molte lagnanze altrui a mio riguardo farà giusto ed equo giudizio". Ma a questi buoni propositi non seguirono altrettanti fatti concreti. Il 19 agosto del 1888 don Luigi Caramellino, priore della confraternita, notifica al vescovo "un orrore straziante a cuori religiosi e una corruzione che passa i limiti per la gioventù. Ora sono due domeniche che al tempo della Messa Grande la chiesa è vuota, perché la popolazione si ricusa di ascoltare le funzioni, anzi la domenica 15 corrente, giorno della Madonna, mentre il parroco cele-brava la santa Messa, si sentiva qua e là canzoni e tumulti che in tutto rappresentavan l'eresia di Ario". Perché tanto clamore? Il 31 luglio trascorso la serva di don Barberis, Giuseppina Re, in assenza del suo padrone, che si trovava a Torcello come economo spirituale, aveva dato alla luce una bambina, che la gente diceva essere figlia di don Delù. Il misfatto fu sostenuto da diversi testi-moni, invitati a deporre presso la curia, sollecitata dal Comune "perché si prenda un qualche provvedimento atto a ridonare la pace a quella parrocchia, agitatissima per la gravità delle accuse con-tro il parroco". Dichiarerà un teste al processo canonico: "Quando il padrone della Re, don Barberis, si trovava a Torcello, il sacerdote Delù cominciò a frequentare la casa, vi andava più volte al giorno e di notte e quivi si fermava per ore intere sino anche dopo la mezzanotte e nello stesso giorno del parto e nei giorni successivi era andato dalla puerpera". Quindi il testimone approfitta dell'occasione per scavare anche nel pas-sato di don Delù, colpevole a suo parere di "una relazione adulterina con Giuseppina, moglie di Carlo Damosso, che per molto tempo andava due o tre volte alla settimana alla casa del parroco. Anche il

tuiva un letto nell'ospedale di Monmarito sospettava, sì che era in calvo in segno di imperitura riconodiscordia con la moglie e non amscenza". Le dolorose vicissitudini di metteva la sua paternità riguardo don Delù riconducono ad un suo ad un bambino nato circa due lontano, luminoso passato e spinanni or sono". Di fronte a tali degono ad un'amara riflessione. Dununce la macchina curiale si metrante una delle sue passeggiate te in moto e ad ottobre ottiene da autunnali in Monferdon Delù la rinuncia rato, don Gio-vanni alla parrocchia, alla Bosco con i suoi racondizione da lui gazzi, passando per posta che gli sia asla strada Zancosicurata una pensioVilladeati diretto ad ne, vita natural duAlfìano, in regione rante. Ma a distanza Fontanina s'incontrò di due mesi, don con il giovane quindiDelù ritira le sue cenne Luigi e lo invitò dimissioni. Questo a recarsi con lui a pro-voca il processo Torino. Era verosimilcanonico contro di mente l'anno 1859 o lui, che culmina nel1860. Luigi accettò la l'aprile seguente con proposta e divenne la condanna emanata alunno di Valdocco dal vicario generale Chiesetta, Odalengo Piccolo dal 1860 al 1863 e can. Gaspare Seggiaro. Tra le motivazioni della sentendopo altri anni trascorsi nella coza, oltre al lungo concubinato e munità salesiana, nel 1869 entrò alla tresca continuata, si leggono nel semina-rio di Casale, dove due anche quelle di aver atteso a anni dopo fu ordinato sacerdote. E "negoziazioni e opere troppo aliene sconcertante come la lunga convie disdicevoli al suo grado, di aver venza con un santo della portata di intrapreso "varie liti ingiuste, sino don Bosco non abbia lasciato traca mostrarsi disposto e pronto allo cia nel suo animo". Merita invece spergiuro, di aver vio-lato la cenun cenno pietoso la sorte di Giusepsura ecclesiastica, celebrando la pina Re. Allontanata dal paese e Messa in parrocchia e ascoltando rifugiatasi a Torino, scrisse al vele confessioni, nonostante la soscovo poco tempo dopo il parto, spensione infertagli dal vescovo e supplicando un biglietto di presenconosciuta da tutti". Finalmente il tazione: "Povera me, avevo un po31 agosto 1890 don Delù lascia la sto così buono... Sono già quattro parrocchia garantito da una pensiogiorni che ho mangiato della minene di lire 600, gra-vitante per metà stra e che ho bevuto del vino... Di sui beni del Benefìcio parrocchiale certo che per l'avvenire non sarà e per l'altra metà sulla cassa diocepiù nessuno che abbia delle cattive sana. Il vescovo gliene anticipa nuove sovra la mia persona, anzi ho una parte di sua tasca. Il condanferma intenzione di fare tutto il posnato, congedandosi dal sindaco che sibile per riparare quello scandalo tor-nava a lamentarsi del fatto che ho dato. Mi trovo qui con 34 scandaloso del 31 luglio, trasse queanni disonorata, mi vergogno nel sta cinica conclusione: "Queste sono lasciarmi vedere dalla gente". Ancotutte cose da nulla, siamo tutti uora un suo desolato lamento giunge mini". Un dissimile modello di prete da Torino nel marzo successivo: fu invece don Barberis e al momen"Sono disgraziata, sono nata sotto to di sua morte, avvenuta nel 1891, una cattiva stella in grazia di quel il municipio gli dimostrò la sua devigliacco crudele senza quale, tradivozione, facendo incidere sulla sua tore con tante promesse che mi tomba questa iscri-zione: "Al venefacesse, e adesso mi ha abbandorato cittadino Barberis don Pasquanata anche lui". Il sipario si chiude le, sacerdote pio e benefico, che a (Continua a pag. 11) favore di que-sta popolazione isti-

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Il “giardino diffuso”

http://www.ecomuseopietracantoni.it/index.php?c=gallery&t=category&id=9

Amilcare Barbero e Chiara Natta

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Anche quest’anno si svolgerà l’interesante manifestazione

Ogni anno il l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni che si trova a Cellamonte, propone diverse iniziative veramente interessanti fra queste citiamo Genius Loci e Giardinio diffuso. Scriviamo qui della seconda iniziativa che lo scorso anno abbiamo potuto apprezzare visitando proprio nel Comune di Gabiano alcuni bei giardini inseriti nel circuito. L’iniziativa che quest’anno si ripete, coinvolge a partire da maggio, diversi altri comuni fa cui Ponzano. Riportiamo un estratto della presentazione che ne fanno gli organizzatori. In primo luogo le definizioni e poi il titolo. In entrambi i casi il lessico – parlato e scritto – si avvale di frasi brevi, essenziali, rappresentative, in qualche modo evocatrici di uno scenario più ampio. Partiamo dal teatro: “Il giardino è un teatro privato: personaggi e situazioni si intrecciano e segnano la scena”. Poi dalla sacralità dei boschi sacri, i nemus di antica memoria: “Il giardino è un santuario: un luogo in cui stare a contatto con le stagioni e gli elementi naturali e rinvigorire lo spirito”. Infine dalla rassicurante quotidianità dell’ambiente domestico: “Il giardino è come un prolungamento della casa: ciascuno sceglie uno stile che lo rende unico”. Per concludere con l’affermazione più perentoria e, nel contempo, più introspettiva: “Il giardino è lo specchio del proprietario”. Nel viaggio tra i giardini monferrini e nella conoscenza dei proprietari è emerso in modo forte il legame che intercorre tra loro, spazi familiari in cui leggere chiaramente un po’ delle loro vite: dalle forme, dai colori, dalla luce, da tutte le scelte che rendono speciali quei luoghi.

Essenze arrivate da lontano disegnano la mappa dei loro viaggi, alberi o piante speciali testimoniano l’attesa del loro arrivo: le trasformazioni segnano i cambiamenti. I trenta giardini presentati, diversi tra loro ma tutti particolari, sono stati per la maggior parte una scoperta, nascosti dietro mura e portoni, invisibili agli occhi dei passanti, si sono conservati per decenni e si sono presentati ai nostri occhi come una sorpresa. Il merito della loro custodia sta tutto nella passione dei loro proprietari, che traspare dai particolari e anche dalle scelte che li hanno modificati rispetto agli impianti originali. Le ricerche hanno portato alla luce una ricchezza non scontata per la nostra realtà, di un patrimonio molto importante per il Monferrato ad oggi non particolarmente noto e valorizzato. E’ un ambiente privato, non condiviso. Ma è anche rifugio degli uccelli, degli insetti, di fragranze e di semi: una ricchezza però esauribile se non la si organizza, la si mantiene, non le si presta attenzione. Questi giardini sono immersi nella campagna e nei borghi accompagnati dalla sinuosità dei vecchi coppi dei tetti o dalla partitura delle vigne, dei prati, dei coltivi. La loro armonia e la continuità con il paesaggio attorno, inizia dove essi terminano, oltre la recinzione. CALENDARIO GIARDINO DIFFUSO 2012 Andar per giardini: visite guidate al patrimonio botanico del Monferrato casalese

Domenica 15 maggio prende il via la 5° edizione de “Il Giardino diffuso. Alla scoperta dei giardini storici e di interesse botanico del Monferrato casalese.” Racchiuso e protetto da cancelli e mura di cinta, il giardino storico rappresenta l'anima di una casa, la sua intima essenza che, al pari dei materiali da costruzione tipici, rappresenta il proprio tempo e la continuità con il passato. Ogni territo-

Giardino a Gabiano foto di Crova Elisabetta


rio esprime la propria tradizione anche nella cura degli spazi esterni e quello del Monferrato casalese in provincia di Alessandria, è uno scrigno di gioielli dell'architettura botanica; angoli nascosti sono parte integrante di una architettura tipica che l'Ecomuseo della Pietra da Cantoni ha saputo scoprire e valorizzare e che oggi riunisce e promuove con il progetto Il Giardino diffuso. Nel mese di Maggio 2012 i giardini storici nel pieno della loro fioritura si apriranno a una serie di visite domenicali. Le visite guidate dai volontari dell’Associazione Orizzonte Casale, toccheranno 4 diversi comuni del Monferrato casalese e permetteranno l'accesso a importanti siti come a quelli di Ponzano Monferrato, a due passi dal Sacro Monte di Crea, e nei comuni di Rosignano e Ozzano Monferrato adagiato sulle splendide colline. La manifestazione si svolgerà secondo questo calendario: 6 maggio Casale Monferrato: Il parco

della villa dalle ore 15.00 alle ore 18.00 Villa La Mandoletta a Casale Monferrato. Impossibile non riconoscere l’imponente villa che domina la cresta della collina di fronte al Comune di San Giorgio. L’edificio è immerso in ambito paesaggistico con una storia importante: documenti archivistici testimoniano l’opera progettuale dei fratelli Roda, giardinieri molto affermati a fine Ottocento. I tanti toni di verde, del prato, dei tigli, dei tassi, delle sofore e dei numerosi esemplari arborei sono una meravigliosa cornice al paesaggio monferrino. 13 maggio: Ponzano Monferrato

I 2 giardini ai piedi del Sacro Monte di Crea dalle ore 15.00 alle ore 18.00 Il Comune di Ponzano è contraddistinto da cinque giardini storici. Tutti particolari e splendidi per le fioriture e le essenze arboree antiche ed imponenti che fanno da cornice ad altrettante belle dimore. Angoli suggestivi che si fondono con un paesaggio incontaminato

sul quale si affacciano. Villa Il Cedro sempre a Ponzano Monferrato. Splendido giardino impercettibile dall’esterno, presenta un impianto ascrivibile alla metà del secolo XIX, ed è caratterizzato da una armoniosa successione di aiuole di bosso dalle forme curve, tra cui si snodano percorsi che collegano i diversi punti del giardino. Macchie colorate di fiori stagionali, piante di rose e importanti esemplari arborei rendono questo spazio un gioiello inserito in un contesto paesaggistico unico. Villa Larbel in frazione fraz. Salabue. La bella facciata è stata valorizzata mediante l'impostazione nel suo punto centrale dell'asse principale del giardino, creando un cannocchiale ottico di notevole bellezza paesaggistica fruibile dall'affaccio del loggiato. La zona centrale del giardino ricevette un'impostazione formale, caratterizzata da una aiuola centrale presumibilmente molto simile a quella circolare ancora esistente, utilizzata come recipiente per le piante da fiore che, regolarmente sostituite in ogni stagione, dovevano garantire la presenza di macchie colorate. 20 maggio Rosignano Monferrato

Il parco del castello e il giardino formale dalle ore 15.00 alle ore 18.00 Castello di Uviglie nel comune di Rosignano Monferrato. L’antica origine del castello è legata alle importanti famiglie che si sono succedute nel corso dei secoli: Pocaparte di Celle, primi signori di Uviglie, Pico-Gonzaga, Callori di Vignale, Massel di Caresana, Cacherano di Bricherasio. Nel 1945 il castello e i terreni adiacenti furono donati ai missionari della Consolata di Torino, da alcuni anni è di proprietà privata. Il castello è circondato da un ampio parco con impianto paesaggistico ricco di esemplari arborei di rilevante interesse sia dal punto di vista botanico che storico. Relais I Castagnoni sempre a Rosignano Monferrato. Convento

Ponzano Monferrato foto di Celoria

settecentesco, di grande interesse il giardino pertinenziale. Le ampie vetrate dei due ordini di loggiati sono uno sfondo gradevole su uno spazio verde suddiviso da siepi di bosso, al centro un vialetto in asse con l’atrio della casa porta ad una vasca con splendide ninfee. Profumi e colori lo caratterizzano e di grande suggestione è la splendida veduta che lo rende una terrazza sul paesaggio monferrino. 27 maggio Ozzano Monferrato: i giardini

formali dalle ore 15.00 alle ore 18.00 Casa Barbano sita nel concentrico del borgo, l’edificio non fa presagire l’esistenza di un simile giardino. Fiori, colori e profumi. Ciò che più di tutto colpisce è la passione per il verde e la cura con cui tante specie (anche molto particolari) sono state messe a dimora in modo armonioso. L’accostamento delle specie arbustive da luogo ad una ricca tessitura cromatica . Suddiviso in ampi terrazzamenti degrada verso valle affacciandosi come una balconata sul paesaggio circostante. Castello Visconti, domina la sommità della collina con il suo antico esemplare di Cedro del Libano dalle dimensioni monumentali. Una particolare atmosfera avvolge il raffinato e curatissimo giardino formale ubicato su un antico terrazzamento. Oltre il cancello di ingresso del Castello di Gabiano la strada è un anello che percorre il parco ricco di alberi. Il cuore del parco è occupato dal labirinto, architettura verde per eccellenza.

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Tamburello di Riccardo Bonando

A rappresentare la Val Cerrina, ci sono i paesi che da sempre hanno avuto una vocazione sferistica: Gabiano, Mombello, Cerrina, Alfiano Natta e il piacevole ritorno del Solonghello...

L’amore di Cesarina per la danza fu il motore che portò a Cereseto e poi a Torino grandi novità e addirittura alla costruzione di un teatro ancora oggi attivo. Cesarina Gurgo Salice dedicò parte della sua vita alla passione per l’arte, soprattutto per la danza. Cesarina sboccerà come danzatrice dopo l'incontro con la giovane russa Bella Hutter. Figlia della ricca borghesia russa, in fuga davanti alla rivoluzione, Bella è assai più emancipata delle coetanee europee di pari censo. Salpa da Odessa, cercando la salvezza da sola, in una nave del Lloyd triestino diretta a Brindisi. Ha in tasca solo l'indirizzo torinese dei Gualino, dato da un suo zio che di Gualino è stato l'agente per Pietroburgo e la Russia. I racconti di Cesarina e di Bella convergono su quel fatidico giorno del tardo inverno 1920 quando la giovane russa, con poco bagaglio, cappellone di velluto e scarpe di stoffa suona alla porta dei Gualino. Il suo inserimento nella famiglia e nel mondo dei Gualino è facile. Nel castello di Cereseto, la sera, anfitrioni ed ospiti improvvisano balli e recite, nei ricchi costumi che i padroni di casa hanno acquistato nei viaggi in Russia e Romania. Animatrice delle serate è l'inglese Jessie Boswell che vivrà con i Gualino per una diecina d’anni prima di entrare a far parte del gruppo dei “Sei pittori di Torino”. Bella Hutter danza in quelle occasioni, conquistando Cesarina e molte delle sue amiche grazie all'arte del movimento ritmico e plastico che sta rivoluzionando il balletto in Europa, sulla scia della scuola di Jacques Dalcroze e Mary Wingman. Insieme, Cesarina e Bella s'iscrivono al collegio ginnico del capitano Hébert, a Trouville; in questa città trovano Marcelle de Montziarly, futura direttrice d’orchestra ed appassionata danzatrice. Attraverso di lei arrivano a Clotilde e Alessandro Sakharoff, la coppia più celebrata della danza

mondiale, che saranno, più volte, ospiti al castello di Cereseto. Riccardo Gualino, Guido Maria Gatti, Lionello Venturi e Gigi Chessa vengono rapidamente conquistati dal fascino di Bella e della sua danza. Saranno loro gli auspici della scuola di ginnastica e danza che Bella apre nel 1923 a Torino in Via Arsenale 14. Nell’ultimo fine settimana di marzo sono partiti i campionati di tamburello. Dopo oltre un mese di allenamenti e amichevoli, le varie contendenti hanno finalmente potuto esprimere le proprie doti tecniche in una competizione ufficiale. A rappresentare la Val Cerrina, ci sono i paesi che da sempre hanno avuto una vocazione sferistica. Gabiano, Mombello, Cerrina, Alfiano Natta e il piacevole ritorno del Solonghello, rappresentano le realtà dinamiche che portano avanti questa antica tradizione sportiva. Degna di nota, è sicuramente la nutrita schiera di giovani nelle file delle varie formazioni locali, linfa nuova e rigeneratrice di una passione, che seppur lontana dagli antichi fasti del passato, riporta sugli sferisteri un nuovo e vivace entusiasmo.

Serie D – Girone A. Prima Giornata. Subito derby tra Solonghello e RealCerrina. A spuntarla al tie-break la formazione “orafa” con il punteggio di 9 a 7. Buona la prova del reparto arretrato del Solonghello (Ariotti – Rosso – D’Onghia), anche se la formazione di Cerrina Valle avrebbe potuto gestire meglio il vantaggio accumulato fino a metà incontro. Nell’altra sfida, il Gabiano A ha dovuto cedere le armi sul campo di Chiusano. Troppo forti ed esperti gli astigiani, contro una formazione giovane e alla prima partita ufficiale nel campionato di serie D. I tre giochi racimolati, evidenziavano il netto divario tra forze in campo. Seconda Giornata. RealCerrina (Continua in ultima pagina)

Sferisterio di Gabiano

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…a cena fuori: ristorantino a Murisengo tel 0141- 693012 cell. 3312490764

Ampia scelta di vini verdure di stagione (tartufi compresi), piatti preparati su ordinazione... (www.acenafuori.net) acenafuori@libero.it)

Interno del Ristorantino

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Pare che una delle rubriche più richieste dai lettori di G&d sia Ristoranti provati, numerosi lettori hanno espresso rammarico perché in qualche numero non compariva l’articolo in cui si scriveva dei nostri migliori ristoranti. Li accontentiamo subito. Questo mese siamo tornati a Murisengo, in questo paese ci eravamo già stati (Ristorante Martini), ma sabato 24 marzo in compagnia di qualche amico siamo andati al ristorantino - …a cena fuori - che si trova proprio lungo la via principale del paese al 15 di Via Umberto I Il locale è accattivante: piccolo, intorno ai 35 coperti, curato nei dettagli che ripropongono un arredo tradizionale, come gli scalot d’una volta per l’occasione adattati a lampadari. Aggiungiamo che il locale è privo di barriere architettoniche ed è quindi accessibile anche a chi è costretto su sedie a rotelle. Sergio Ramoino da Mombello è il titolare nonché sommelier, vi accoglierà e svolgerà il servizio in sala con uno spirito che va al di là dei semplici doveri del suo ufficio. Col tipico accento monferrino, pronto ad ogni spiegazione ed all’occorrenza anche alla battuta, vi racconterà come il cuoco prepara espressamente ogni portata, e se gli date un po’ di corda anche di storie ed episodi vissuti, come ad esempio i suoi avi realizzarono l’infernot il tipico locale scavato nel tufo sotto le case d’una volta. Ci tiene a farci sapere che tutto viene preparato fresco al momento (per questo talune portate come i risotti potranno richiedere qualche minuto d’attesa in più), che la carne è esclusivamente locale proveniente la allevamenti affiliati al consorzio per la tutela della razza piemontese (Coalvi). Anche le verdure sono locali e di stagione, non vedrete quindi asparagi o fragole d’inverno. Prima di passare alla tavola è doveroso un cenno alla cantina. Da

buon sommelier Sergio ha predisposto un carta dei vini ricchissima, i clienti potranno scegliere fra oltre una 70 di rossi che vanno dai classici Barbera, Grignolino, Rubino nostrani ai meno diffusi Gamba di pernice, Gutturnio dei colli piacentini, ai palermitani U’nicu Vignevasce (che personalmente non abbiamo mai avuto il piacere di assaporare), a questi si aggiungono una ventina di bianchi, 6 rosati 7 passiti, 5 frizzanti e quelli raccolti sotto la voce “i… non sempre” che raccolgono etichette speciali come il Montefalco Sagrantino Arnaldo Caprai, il Bordeaux, il Gewurtztraminer di Sparr, il Pouilly Fume’ e il Sancerre di Brochard o lo spagnolo Pintoresco a prezzi che comunque restano sempre sotto i 30 €. Da parte nostra abbiamo optato per un Ruchè 2009 di Crivelli Castagnole Monferrato da 14,5°. Come antipasti il classico vitello tonnato che come ci racconta Sergio viene fatto con il classico girello prima arrostito e poi bollito, e la salsina con l’uovo sodo, quindi siamo passati agli involtini di cavolo (il classico Capunet) seguiti da una meno tradizionale Tarte tatin di carciofi, pinoli e miele, e la specialità sempre presente della carne salata, di vitello, di maiale, d’anatra servita con tre salse differenti. Tutto particolarmente gustoso ed apprezzato in particolare il vitello tonnato che tutti conosciamo bene ci ha particolarmente gratificato con il suo gusto delicato. Come primo abbiamo assaggiato gnocchi al ragù di salsiccia e tortelli di ricotta e spinaci. Tutto preparato dallo chef, come abbiamo potuto verificare al palato. Non si tratta certamente di piatti particolari, ma proprio per questo sono spesso i più difficili da proporre in un ristorante. Il motivo è semplice, avendo tutti pranzato o cenato con paste e sughi fatti in casa propria, diventa facile il confronto ed esprimere giudizi sulla base della propria e-


Torta nera di mele e Krumiri

sperienza. Per questo riteniamo che cimentarsi con piatti “comuni” è molto più difficile che proporre portate originali e per lo più sconosciute alle cucine dei clienti. In quest’ultimo caso l’unico parametro di giudizio diventa il piace o non piace, ma risulta più difficile entrare nel merito di preparazioni che non si conoscono. Onore quindi al nostro chef ed al Ristorantino che in questa sfida si è cimentato e l’ha vinta perché ci ha saputo far apprezzare questi semplici, ma preparati a dovere, primi. Come secondo abbiamo affrontato una tagliata di Fassone che definiamo eccellente, ottima ovviamente la carne, accompagnata con il Sale grigio di Guerande o il rosa dell’Himalaya, ottima la cottura, ottima la presentazione, sono state apprezzate non quanto la tagliata, anche le cosce di pollo ripiene. Un ripieno formato da erbe ed altro macinato che hanno saputo dare un gusto particolare al “banale” sapore del pollo. Ab-

biamo concluso con una torta di pere e un Tiramisu fatto al momento accompagnato da un bicchiere di dolcissima malvasia. Una nota particolare va spesa per Sergio ed il suo ristorantino che è probabilmente il più piccolo che abbiamo visitato in queste nostre serate dedicate al gusto. Proprio nelle dimensioni sta probabilmente il segreto del successo di questo locale, pochi clienti ma curati sia in cucina che nel servizio in sala, ed il prezzo è più che ragionevole: in quattro con una bottiglia di vino abbiamo speso sui 35 € a testa. Oltre al menù - a la carte – al ristorantino sono disponibili menù turistici a 20 € (bevande escluse) e menù bambini a 13 €. E per chi volesse invece togliersi voglie particolari basta chiedere. Su ordinazione potrete godervi una bella Fiorentina (sempre di Fassone piemontese) piuttosto che costolette di agnello, o le classiche fondue savoyarde o bourguignonne che abbiamo avuto modo di apprezzare in altra serata accompagnata da diverse varietà di carne: pollo, vitello maiale, cavallo e qualche gamberone e l’eccezionale carne salata. Sergio organizza inoltre serate a tema con i vecchi piatti della tradizione, come trippa, pesce, degustazione vini, insomma tutto ciò che a un goloso come lui possono deliziare. Occorre dire che in autunno si possono trovare eccellenti funghi del Cuneese e anche ottimi tartufi locali? siamo a Murisengo no?

Storie della Valcerrina Continua da pagina 5

così su un dramma di rovine morali, ma anche materiali. Nel settembre subentra come parroco don Serafino Casalone, appartenente alla diocesi di Vercelli, proposto dal parroco di Desana, che gode del diritto di patronato sulla parrocchia di Odalengo Piccolo. Ecco come rappresentava la situazione: "Spero di poter riparare il tetto della casa parrocchiale, ma è un lavoro lungo, sicché mi ridurrò a quest'inverno con molta probabilità di rimanere sepolto sotto le rovine del tetto. I fondi rustici sono in tale stato di deperimento da non somministrarmi tanto da pagare le imposte. A questo punto non trovo più un'uscita che quella di allontanarmi dalla parrocchia e ritornare nella mia diocesi di Vercelli".

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Tagliata di Fassone

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Tamburello (da pagina 9)

(Zanotti, Spinoglio, Bonnelo, Cane, Chiappino) corsara sul campo di Piea, dove affrontava la giovane formazione del Callianetto A. Pochi scambi e tanti falli gratuiti per i locali, hanno spianato la strada alla formazione Valcerrinese vittoriosa per 13 a 5. Battuta d’arresto per il Solonghello, sull’ostico campo di Settime, costruito all’ombra del mitico rivone in tufo. I locali, potendo contare sull’apporto di un ottimo Accomasso (nel 2011 fondocampista del Cinaglio di serie B), hanno messo alle corde la formazione di Ariotti, troppo precipitosa nel chiudere le giocate. 13 a 5 il punteggio finale per gli astigiani. Terza Giornata. Nuova sconfitta per la giovane formazione del Gabiano A. In casa del quotato Torino, la formazione monferrina, non ha saputo contrastare il maggiore tasso tecnico degli avversari, sostenuti in battuta da un potente Carosso. Timidi miglioramenti per i ragazzi di Giorgio Monferrino in attesa di partite più abbordabili. Risultato finale di 13 a 4 per la formazione torinese.

Serie D – Girone B. Prima Giornata. Si sbarazza senza

troppi problemi del Cerro Tanaro il Gabiano B. Sul campo amico, i vari Riva, Cornaglia, Mazzola non hanno per nulla faticato, contro la giovane formazione astigiana. Appena due giochi racimolati dagli ospiti, con un netto divario delle forze in campo. Esordio non fortunato del Mombello, che nella tana dell’Azzano, conquista

solamente tre giochi. Tanta emozione e falli evitabili per i giovani allenati dall’instancabile Vito De Luca. Seconda Giornata. Si riconferma il Gabiano B sul difficile campo di Camerano. Partita non facile per le particolari condizioni del terreno di gioco astigiano. I monferrini, più forti tecnicamente, hanno saputo trovare fin da subito il bandolo della matassa, fermando la rincorsa alla vittoria degli astigiani a otto giochi. Partita abbordabile per la Mombellese, che sul campo amico, non riesce però a portare a casa nemmeno un punto contro il Callianetto B. Punteggio finale di 13 a 9 per gli astigiani. Allenamenti costanti e mirati permetteranno alla giovane formazione di De Duca di ottenere sicuramente qualche vittoria nel proseguo del campionato. Terza Giornata. Trasferta amara per il Solonghello, che partito con i favori del pronostico, ha racimolato sette giochi sul campo di Coccolato. Prestazione opaca da parte del team di Ariotti e C., i quali si sono trovati davanti un’ottima formazione di giovani con tanta voglia di ben figurare. Il Gabiano B fa suo il derby con la Mombellesse allenata da Vito De Luca. Qualche buono scambio, ma il Gabiano in formato trasferta non ha lasciato scambio alla compagine di Mombello. Risultato finale di 13 a 7 per il Gabiano B e chiusura con rinfresco.

Serie C. Prima Giornata. Subito una dimostrazione di forza per il Gabiano B. A farne le spese il modesto Mombello

Il Gabiano B primo in classifica nel campionato di serie C

Torinese. Il maggior tasso tecnico della formazione monferrina, ha dato origine ad un incontro veloce e con pochi scambi. Risultato finale, Gabiano 13 – Mombello T.se 1. Si sveglia dal torpore il Gabiano A. Dopo prestazioni altalenanti nel sfide di precampionato, la formazione gabianese ha ritrovato la determinazione giusta al fischio d’inizio dell’arbitro. Impegnati sul difficile campo di Alfiano Natta, contro una formazione non irresistibile, ma di buon livello, i giocatori del Gabiano A hanno offerto una prestazione con il giusto mix di qualità-quantità. Regolare e ben calibrato il fondocampo (Ulla – Bossetto), preciso negli affondi il mezzovolo Gamarino, massima concentrazione per i giocatori al cordino. Bella partita e tre punti in cascina con il punteggio di 13 a 6 per la formazione Gabianese. Seconda Giornata. Incontro di cartello a Castell’Alfero fra i giovani del Viarigi e il Gabiano A. Entrambe reduci da precedenti vittorie, le due formazioni cercavano entrambe la posta piena. Fischio d’inizio e Gabiano senza Gamarino al centro per infortunio. Il ruolo di registra toccava quindi a Mazzola prelevato dalla serie D. Iniziale equilibrio fra le due formazioni, entrambe infastidite da un forte vento. Il Gabiano, sempre più sicuro dei propri mezzi, spingeva da fondo con un ottimo Raschio, mentre Musso stentava a prendere fiducia, Mazzola al centro giocava con intelligenza. Qualche bella chiusura di Campanella e Ongaro al cordino. Due ore e mezza di partita, con ottimi scambi e vittoria meritata del Gabiano per 13 a 7 sulla formazione astigiana. Terza Giornata. Gabiano B in scioltezza in casa del malcapitato Alfiano Natta. Gli uomini di Surian, con una buona prova corale, impongono la propria legge sul difficile terreno dell’ultima propaggine della ValCerrina. Risultato finale di 13 a 5 e Gabiano B saldamente al comando della classifica. Non riesce invece l’impresa al Gabiano A. Ospite del team guidato da Pier Carlo Cavallo, l’ambizioso Camerano. Partita che prende subito i favori della compagine della ValVersa, con un perentorio 13 a 4 che delinea la supremazia della formazione astigiana. Per i locali, bene Ulla a corrente alternata Bossetto e Gamarino al centro.


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