Letteratura in scena | 2020-2021

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Fu Mattia Pascal da Pirandello Signorina Else da Schnitzler Idiota da Dostoevskij



Letteratura in scena

Fu Mattia Pascal da Pirandello Signorina Else da Schnitzler Idiota da Dostoevskij Teatro Sociale Cajelli Busto Arsizio Stagione 2020-21



Riprendere e continuare ...

Quest’anno noi siamo testimoni di un’altra ripresa. La prima è stata tanti anni fa, nel 1982, quando al seguito di Delia Cajelli (1946-2015) siamo tutti saliti sull’immenso palcoscenico di una vecchia sala teatrale ridotta a cinematografo da almeno tre decenni per iniziare le prove di “Questa sera si recita a soggetto” di Luigi Pirandello. Da allora, altri tre lunghi decenni di ricostruzione del teatro e, dentro il teatro, di un teatro di produzione ... La seconda è questa, dopo (e ancora dentro) la peste del 2020, quando tutti i teatri, e così il nostro, sono stati ridotti per mesi e mesi al vuoto e al silenzio. Come dare continuità al Teatro Sociale, ora “Cajelli”? A bassa voce, com’è giusto.

Alberto Oliva, Il teatro ai tempi della peste, Jaca Book, Milano 2020 (in copertina, Mino Manni nel Fu Mattia Pascal)

Una piccola stagione di prosa, solo tre titoli, un solo progetto, il racconto di un solo regista, giovane. E, per continuità, iniziando ancora da Pirandello. Il primo titolo, appunto quello da Pirandello, vuole essere un frammento di quelle Giornate Pirandelliane, che ogni anno allestiamo nella settimana precedente la Domenica delle Palme e che anch’esse sono state drasticamente zittite. Con gli altri due titoli iniziamo poi una nuova collaborazione con ScenAperta, importante realtà teatrale.

Compagnia teatrale Atecnici “Questa sera si recita a soggetto” regia di Delia Cajelli, scena di Daniele Geltrudi, Teatro Sociale, 1982

Il Teatro Sociale, fondato nel 1891, avrà centotrent’anni nel 2021: è proprio dalla profondità storica, dalla complessa e discontinua vicenda -di riprese e di continuitàche si configura il suo ruolo, attuale e insostituibile, di “Teatro Civico”, e non solo per la città alla quale intimamente appartiene ma per l’intero Alto Milanese. Educarte, ottobre 2020


Letteratura in scena

“Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire” Italo Calvino

di Alberto Oliva “Letteratura in scena” è un progetto che vuole portare sul palcoscenico del Teatro Sociale Cajelli i grandi romanzi della tradizione europea adattati per il teatro. Il linguaggio letterario risuona di nuovi significati quando si trasforma in azione visiva ed entra nel corpo degli attori che lo interpretano, facendo del teatro uno strumento vivo ed efficace per una trasposizione attuale ed emozionante. Tre grandi testi di tre grandi autori diventano spettacoli suggestivi e capaci di leggere i classici della letteratura con uno sguardo nuovo, personale ma rispettoso del valore degli originali. Il progetto nasce da una collaborazione di Educarte con ScenAperta, associazione da anni attiva sul territorio Altomilanese. La rassegna si apre con Il Fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, forse il suo romanzo più famoso, che gli valse il Premio Nobel per la Letteratura. Opera del 1904, precedente di gran lunga ai suoi più importanti testi teatrali, contiene in embrione già tutte le grandi tematiche e i personaggi brillanti, folli, straordinari che costellano le sue pagine di teatro. Lo spettacolo torna a Busto Arsizio dopo il successo delle Giornate Pirandelliane 2019, in una nuova edizione rinnovata nel cast, e avrà un’anteprima a Legnano per valorizzare la collaborazione in atto.


Segue Arthur Schnitzler con il suo breve, intensissimo romanzo La signorina Else, che mette a tema la violenza psicologica sulle giovani donne, tra il gioco d’azzardo, la perversione erotica e i debiti, sullo sfondo dell’Europa della Belle Epoque. La rassegna si chiude celebrando i 200 anni dalla nascita di Fedor Dostoevskij, ricorrenza preziosa del 2021, con l’arrivo a Busto Arsizio de L’Idiota secondo I Demoni, la compagnia guidata da Mino Manni e da me, che all’autore russo ha dedicato ben sei spettacoli dal 2011 a oggi. E si festeggiano anche i 10 anni della compagnia, quindi, attraverso il nostro personale e forte adattamento dell’Idiota, che stringe il fuoco sui tre protagonisti mettendone a nudo fragilità, passioni e sentimenti in uno spettacolo di grande impatto.


Fu Mattia Pascal da Pirandello

Domenica 22 novembre 2020, ore 16:00 Giornate Pirandelliane 2020 “Il fu Mattia Pascal – l’uomo che visse due volte”, forte di due stagioni di repliche, prende spunto dal grande romanzo sulla crisi dell’io, in cui Pirandello mette in campo il desiderio di cambiare identità, di avere una seconda possibilità dalla vita, che ci consenta di cancellare tutto il passato e ricominciare da zero una nuova esistenza. È il sogno di azzerare la memoria e ripartire, più leggeri e liberi dal fardello di quello che è accaduto prima, ma forti di una coscienza di vita, che ci consenta di non commettere più gli stessi errori.

Drammaturgia Alberto Oliva e Mino Manni regia Alberto Oliva con Mino Manni, Gianna Coletti, Andrea Carabelli, Valerio Bongiorno e Margherita Lisciandrano scenografia e costumi Maria Paola di Francesco assistenti alla regia Cristina Garavaglia e Michela Tosi produzione Teatro de Gli Incamminati – Compagnia I Demoni Un ringraziamento particolare a Fabrizio Montecchi – Teatro Giocovita

Il mondo di cui Mattia Pascal è prigioniero è un mondo di ombre, marionette nere che si agitano contro un fondale bianco come le apparizioni spettrali del Mito della caverna di Platone. Il magico ed evocativo linguaggio del teatro delle ombre nel suo dialogo con gli attori in carne ed ossa ci aiuterà a dare vita a tutte le illusioni di Mattia – Adriano nella sua vana ricerca di una nuova vita. "Siamo io e l'ombra mia qua sulla Terra e me la sono portata a spasso quest'ombra di qua di là, continuamente". Così l’ormai esausto Adriano Meis racconta la sua vita, descrivendo la sua solitudine e l’evanescenza della sua identità. E continua, guardandosi riflesso su un muro bianco come in uno specchio che gli mostri il suo lato oscuro: “Chi è più ombra di noi due? io o lei? Due ombre! E ciascuno può passarci sopra: schiacciarmi la testa, schiacciarmi il cuore: e io, zitto; l'ombra, zitta. L'ombra d'un morto: ecco la mia vita... Ecco quello che resta di Mattia Pascal, morto alla Stìa: la mia ombra. Ma ha un cuore, quell'ombra, e non può amare; ha una testa, ma è la testa di un'ombra, e non l'ombra d'una testa”. In scena c’è un grande cilindro di seta bianca, capace di catturare le ombre e le luci come una lanterna magica, attraverso cui si possono costruire mondi immaginari e provare a viverci dentro, cullandosi nell’illusione che quella sia la vita vera. Tra lanternini, sedute spiritiche “di poco spirito”, bizzarre teorie filosofiche e strani incontri, Mattia conosce l’amore e cerca di dare concretezza alla sua nuova identità. Oggi, nel linguaggio delle nuove tecnologie, si direbbe “resettare il sistema”. Sono proprio le nuove tecnologie ad averci dato l’illusione di poter vivere una vita diversa da quella che stiamo realmente vivendo. Le piattaforme social come Facebook e Instagram sono invase dai cosiddetti “profili fake”, ovvero identità inesistenti dietro cui si celano persone molto diverse dall’immagine virtuale che vogliono dare di se stesse. Il perché della scelta nel percorso della Compagnia I Demoni. Con Fu Mattia Pascal i Demoni portano avanti il loro percorso di esplorazione del lato oscuro dell’uomo, del mistero dei sensi e delle pulsioni irrazionali, rileggendo i testi classici con sguardo contemporaneo e con una poetica personale sempre più orientata


verso un teatro di parola e d’immagine, classico e innovativo insieme, che rispetta i testi nella loro integrità, ma li attraversa con un immaginario forte dal taglio cinematografico. A Pirandello ci lega un rapporto particolare, che nasce dal Premio Internazionale Luigi Pirandello vinto da Alberto Oliva nel 2012 come regista emergente, da cui è nato lo spettacolo Enrico IV nel 2013/2014, che ha ottenuto il Premio Delia Cajelli come miglior allestimento pirandelliano. Vogliamo tornare a questo autore, i cui temi sentiamo risuonare molto forti nella nostra sensibilità, affrontando non uno dei suoi testi scritti per il teatro, ma il suo romanzo più famoso. Lavorare su un materiale letterario che va adattato per la scena ci consente di scegliere un punto di vista personale che ci rende in parte autori del testo e avvicina le parole allo spettacolo che vogliamo realizzare. Con l’esperienza di cinque adattamenti dai romanzi di Dostoevskij, ci avviciniamo a Pirandello con rispetto e fascino, per dare vita teatrale ai personaggi da lui immaginati.


Signorina Else da Schnitzler

Venerdì 22 gennaio 2021, ore 21:00 “Prima di scendere fra quella volgare accozzaglia, vorrei gridare all’aria un addio. Ma a chi sarebbe rivolto? ... Mi sento così sola…” In questa accorata esclamazione della giovane Else stanno il senso e la grande forza del testo di Schnitzler, dramma della solitudine e dell’indecisione scritto nel 1924, ma di straordinaria attualità.

Traduzione Enrico Groppali adattamento e regia Alberto Oliva con Federica Sandrini scene Marco di Napoli costumi Giuseppe Avallone musiche originali Gabriele Cosmi disegno luci Cesare Accetta direzione di scena Melissa de Vincenti Per l’interpretazione di Signorina Else l’attrice Federica Sandrini ha vinto il Premio Maschere del Teatro 2016 come migliore attrice emergente.

Nell’anno in cui è scoppiato lo scandalo Weinstein e qualcuno ha cominciato a denunciare con piena convinzione gli abusi sessuali compiuti dai potenti a danno delle donne, soprattutto giovani, in cambio di opportunità lavorative, ha un valore speciale proporre Signorina Else. Grande classico della letteratura della Belle Epoque, questo racconto di Schnitzler adattato per il teatro da Alberto Oliva e Federica Sandrini, denuncia con la potenza verbale di uno dei massimi scrittori del primo Novecento, un caso emblematico di proposta indecente ai danni di una ragazzina, perpetrato da un uomo maturo, ricco e potente. Un flusso di coscienza inarrestabile e pieno di sincerità, sofferenza, dubbio, paura, senso di colpa, ci accompagna a riflettere su un tema scottante vissuto dal punto di vista della vittima. Else non riesce a resistere allo sguardo morboso di quel “porco” di Herr Von Dorsday e il gesto che arriva a compiere è definitivo e senza appello, monito forte e irreversibile per noi superstiti, chiamati a non accettare più comportamenti simili. È giunto il tempo di far risuonare le parole di questo testo in un tempo in cui ancora sono attualissime e ci chiedono giustizia. La giovane protagonista del testo di Schnitzler incarna tutte le incertezze di una società in crisi, quella mitteleuropea tra le due guerre mondiali, non distante dalla nostra, anch’essa viziata da un recente, fantasmagorico boom economico che ha consentito a tutti di rivedere al rialzo le proprie aspettative e che adesso chiede ai giovani un conto salato, mentre sprofonda ogni anno di più, divorato dall’aquila della speculazione finanziaria e della crisi dei valori. Else dice ripetutamente nel testo di essere in alto, e letteralmente lo è (alloggia ai piani alti di un albergo di montagna a oltre 1600 metri di altezza) ma si sente in alto anche rispetto agli altri, i suoi coetanei come gli adulti che la guardano dall’alto in basso e pretendono di giudicarne impulsi e comportamenti, ma non la capiscono e non la potranno capire mai più. Else fluttua per aria, in alto, sospesa tra l’hotel e il cielo, seduta sul davanzale della finestra, sovrastata solo dall’ombra del monte Cimone, che la sovrasta col fascino sublime della sua Bellezza nei colori del tramonto Per raccontare questa sospensione, la scenografia è fatta solo di bianche altalene che ondeggiano in uno spazio vuoto, circondato di specchi neri che moltiplicano e dilatano i confini, facendo perdere la percezione della realtà. È lo spazio interiore di Else, che racconta, in un vertiginoso flusso di coscienza, le angosce e le paure, ma anche i sogni, le illusioni, le fantasie di un’adolescente che avrebbe voluto un futuro diverso. O, almeno, un futuro, che l’ipocrisia della famiglia e dell’ambiente in cui è costretta a vivere le impedisce di avere.


Le suggestioni relative all’ambientazione e all’atmosfera nostalgica e avulsa dalla realtà derivano da quanto scrive il traduttore, Enrico Groppali, a commento del testo, partendo da una battuta di Else che richiama il tema del doppio: “Peccato che quel vetro gelido ci separi… che accordo perfetto regnerebbe tra noi” mormora Signorina Else alla sua immagine riflessa allo specchio per abbandonarsi, subito dopo, a una constatazione sommessa, una terribile lacerazione della psiche: “Ci sono telegrammi e hotel e montagne e stazioni e boschi ma le persone non esistono. Siamo noi ad immaginare l’esistenza”. Else è un’ombra, forse è già morta prima ancora che si alzi il sipario su questa Commedia di Fantasmi che si rappresenta nel luogo deputato della degradazione e dello smarrimento contemporaneo dove ogni suono, ogni parola, ogni frase obbedisce alla legge freudiana della perdita della coscienza, all’absence dell’attacco isterico, allo smarrimento dell’io frantumato nella serie infinita delle fantasie di seduzione… Forse davvero Else è lo spirito dei nostri tempi, un fantasma che aleggia sopra tutti noi, memoria del passato e anima che vaga indecisa senza trovare un approdo di pace interiore e ci scuote come un soffio di vento per spronarci ad agire.


Idiota da Dostoevskij

Venerdì 19 febbraio 2021, ore 21:00 «È meglio essere infelici, ma sapere, piuttosto che vivere felici in una sciocca incoscienza. È così difficile conoscere la bellezza; la bellezza è un enigma».

Il lungo addio / Crudeltà e bellezza a lume di candela Drammaturgia Alberto Oliva e Mino Manni regia Alberto Oliva con Mino Manni, Giuseppe Attanasio e Emilia Scarpati Fanetti scene Francesca Ghedini costumi Marta Ossoli disegno luci Alessandro Tinelli assistente alla regia Francesco Colombi Con questo spettacolo L’Associazione I Demoni, fondata da Alberto Oliva e Mino Manni, prosegue il suo approfondimento su Fedor Dostoevskij, che l’ha vista realizzare negli scorsi anni cinque spettacoli tratti da questo autore: La Confessione, Ivan e il diavolo, Il Giocatore, Il Topo del sottosuolo e Delitto e castigo. In occasione di quest’ultimo lavoro, la compagnia ha pubblicato il libro Prospettiva Dostoevskij (Cue Press) che raccoglie i cinque adattamenti che precedono questo nuovo capitolo.

Partendo dalle ultime pagine dell’Idiota, Alberto Oliva e Mino Manni immaginano un incontro tra i due protagonisti dopo la fine del testo scritto da Dostoevskij, una resa dei conti finale che ripercorre le pagine più salienti e va anche oltre. I Demoni portano così avanti la loro esplorazione del grande autore russo in chiave di universale e crudele riflessione sulle conseguenze della Bellezza sull’animo umano. Senza pietà, ma con infinita compassione, come insegna Dostoevskij nei suoi romanzi, in cui non giudica mai i suoi personaggi, ma lascia che ne emerga il lato oscuro in tutto il suo fascino. Non occorre avere letto il romanzo per lasciarsi travolgere dalla forza espressiva del dialogo serrato e poetico che porta le due anime a confrontarsi sulla bellezza, sull’arte, sulla religione e sul senso della vita, ma soprattutto sula difficoltà dei rapporti tra uomo e donna, i pericoli di una relazione non chiara, che può purtroppo degenerare nella violenza di genere. Il principe Myskin incontra Rogozin a casa sua, dove va a trovarlo per avere notizie della bellissima Nastasja Filippovna, di cui è perdutamente innamorato. A lume di candela, come in un rituale ad alta tensione, con la fioca luce di una pallida luna che filtra dalla finestra, i due amici si confrontano, litigano, finché comincia a trapelare un angosciante sospetto sul destino di Nastasja Filippovna, presente nella sua assenza. Il colpo di scena finale mette fine a un’atmosfera di suspense abilmente costruita dall’autore per tenere il pubblico in sospeso fino all’ultimo, quando si scopre la tragica verità e Myskin può vedere il corpo di Nastasja, senza vita, nella stanza accanto, vittima di una violenza mascherata d’amore. L’angelico ed etereo principe Myskin, che sembra non essere mai scalfito dai colpi della vita, si confronta in un duello fisico e verbale con il maledetto Rogozin, tormentato e incapace di resistere alle tentazioni della vita, sempre sull’orlo del precipizio. Dostoevskij mette a tema il grande conflitto tra apollineo e dionisiaco, pulsioni estreme che sono presenti in ciascuno di noi, tra l’aspetto che mostriamo e accettiamo di noi stessi e il lato oscuro di cui ci vergogniamo e che cerchiamo di nascondere, ma che appare misterioso e pericoloso agli occhi di chi ci guarda dall’esterno. Lavorare su questo materiale è l’occasione per intraprendere un percorso di approfondimento sull’Idiota, attraverso un punto di vista inedito e originale, di forte suggestione emotiva e letteraria. Gli attori si muoveranno in una scena semplice ma efficace, fatta di cornici e quadri che incombono su di loro, con vani da cui entrano luci taglienti e specchi che riflettono immagini distorte, portando l’immagine di un esterno che li sovrasta e li chiude all’interno di una cantina buia e umida, in cui si consuma il duello all’ultimo respiro tra i due innamorati di Nastasja Filippovna.


Lei è una presenza fondamentale, tanto più forte in virtù della sua assenza. Non è in scena ma è presente e condiziona ogni parola dei due uomini, come vera protagonista nascosta dello spettacolo, che solo ogni tanto appare, lasciando l’illusione che sia stato solo un sogno. Il percorso della Compagnia I Demoni. La capacità di innamorarsi del proprio destino, accettandone tutti i colpi e vivendo al massimo tutte le esperienze senza mai giudicare o essere giudicati nel bene o nel male: è questo uno dei principali obiettivi del nostro modo di intendere il teatro. E questo è il senso dell’opera di Fedor Dostoevskij, capace di interpretare le anime umane come nessun altro prima e dopo di lui, grazie all’assenza di giudizio, e quindi a una comprensione universale di ampio respiro. Chi lo ha letto o, meglio, chi lo ha incontrato sulla propria strada, non riesce più a separarsene. Oggi va di moda un teatro in cui i testi si scrivono sulla scena o addirittura non si scrivono proprio. Questo ha allontanato i classici dal palcoscenico e dai gusti di certa intellighenzia influente nell’ambiente teatrale. Ma noi non demordiamo, convinti che la Bellezza e l’altezza di queste opere siano il veicolo più importante e forte per comunicare.


Alberto Oliva classe 1984, si laurea in Scienze dei Beni Culturali alla Statale di Milano, si diploma in regia alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi nel 2009, realizza diversi spettacoli, fra cui Il venditore di sigari (Teatro Litta, Milano), Baccanti di Euripide (Teatro Astra, Torino), Il giocatore da Dostoevskij e Mozart e Salieri da Puskin (Teatro Out Off, Milano) e tiene laboratori per allievi attori. Nel 2012 vince il Premio Internazionale Luigi Pirandello come regista emergente. Nel 2014 vince il Premio Biennale College per la realizzazione di un’opera lirica originale e nel 2017 cura la regia di Inori di Stockhausen per la serata inaugurale della Sezione Musica della Biennale di Venezia.

Mino Manni classe 1969, si laurea in Lettere alla Statale di Milano, si diploma alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassman nel 1991, lavora con alcuni grandi registi del panorama teatrale e cinematografico italiano, tra cui Massimo Castri, Giancarlo Cobelli, Franco Però, Cesare Lievi, Glauco Mauri, Antonio Calenda, Armando Pugliese, Jerome Savary, Luca De Fusco, Marco Bellocchio. È coprotagonista del film Casomai di Alessandro D’Alatri, partecipa al Grande sogno di Michele Placido e lavora con Dario Argento in Non ho sonno. Nel 2017 vince il Premio Franco Enriquez per Cleopatras di Giovanni Testori con Marta Ossoli.

Fotografi di scena: Beppe Bisceglia per Fu Mattia Pascal; Marco Ghidelli per Signorina Else; Leonardo Arrisi per Idiota.


Educarte nasce nel 2004 da un’idea di Delia Cajelli (1946-2015) come naturale proseguimento di realtà precedenti, il cui fine è sempre stato la divulgazione del "verbo" teatrale, attraverso la realizzazione di corsi, seminari e spettacoli indirizzati a un pubblico variegato per età e interessi e sempre privilegiando il “valore educativo”. L'associazione culturale, presieduta da Simone Menato, è animata da Danilo Menato e Daniele Geltrudi e risiede da sempre presso il Teatro Sociale di Busto Arsizio.

L'Associazione Culturale ScenAperta Altomilanese Teatri organizza il Polo Teatrale dell'Altomilanese nato, come Metropolo della Provincia di Milano nella stagione 1999/2000, dall'aggregazione delle amministrazioni comunali per la progettazione artistica e organizzativa delle attività culturali integrate su un territorio omogeneo. Nel 2004 diviene Circuito Teatrale Lombardo operando su un bacino di oltre 300 mila abitanti. Dalla stagione 2013/14 diventa partner del CSBNO per le attività teatrali e di spettacolo e organizza la gestione del Teatro Città di Legnano Talisio Tirinnanzi nelle stagioni 2016–16/17– 17/18. Produce e ospita spettacoli con importanti realtà teatrali e culturali nazionali. È una delle realtà italiane che nel 2015 vince, con il progetto “SENSES: the sensory theatre” - capofila Università degli Studi di Milano - il bando Creative Europe. La sua scuola di formazione teatrale rappresenta una delle più longeve esperienze del territorio.

L’ingresso agli spettacoli è di € 12,00 (posto unico), prevendita biglietti su www.ticketone.it o presso il botteghino del teatro, via Dante 20, Busto Arsizio, (dal lunedì al venerdì dalle ore 16:00 alle ore 18:00) telefono 0331 632 912 INFORMAZIONI Teatro Sociale Cajelli, piazza Plebiscito 8 (ingresso uffici) o via Dante 20 (ingresso sala e botteghino), Busto Arsizio tel. 0331 679 000 e-mail segreteria: info@teatrosociale.it



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