Lotte Unitarie 10/2015

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Lotte Unitarie OTTOBRE 2015

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Attualità

La Cgil che cambia davvero Alla conferenza di organizzazione nazionale tenutasi a Roma erano presenti: 921 delegati, di cui 426 donne e 459 uomini. Il 60.94% dei delegati erano espressione dei luoghi di lavoro o delle leghe dello SPI. 50 interventi tra delegate e delegati. Sono state circa un centinaio le conferenze territoriali nel mese di giugno, alle quali hanno partecipato 19.851 delegate/i I temi fondamentali: 1. Per una contrattazione inclusiva. 2. Democrazia e partecipazione. 3. Territorio e strutture. 4. Profilo identitario e formazione sindacale.

L

a conferenza di organizzazione della Cgil ha prodotto dei cambiamenti che diventeranno subito esecutivi. Lavoratori e pensionati eleggeranno la segreteria. Il governo vuole imbavagliarci, ma noi ci rinnoviamo per continuare a batterci per il lavoro. Il direttivo ha approvato un dispositivo per cui tutte le decisioni assunte dalla Conferenza sono diventate immediatamente esecutive, e ha anche avviato la procedura di approvazione delle modifiche allo statuto necessarie per attuare alcune di queste decisioni.’ La nuova assemblea generale dovrà essere composta obbligatoriamente del 50% più uno di iscritti provenienti dai luoghi di lavoro e dalle leghe dello Spi’.In questo modo i lavoratori e pensionati hanno la maggioranza assoluta e la facoltà di decidere anche sui propri organismi dirigenti a tutti i livelli.

È un cambiamento fondamentale per la Cgil Le assemblee, quindi, eleggeranno i vertici sindacali. Mentre il comitato direttivo continuerà a mantenere la sua funzione di indirizzo politico. Continuerà a fare il proprio mestiere, che è quello di avere in mano la direzione ordinaria della struttura che è chiamato a dirigere. Continuerà ad approvare i bilanci, a discutere le iniziative, ad approvare le proposte della segreteria. Farà le cose che fa sempre tranne che dare l’indirizzo generale. Questo lo farà l’assemblea generale che eleggerà o sfiducerà, nel caso ci sia un problema di sfiducia, il segretario generale e la segreteria. Negli interventi di Cisl e Uil alla nostra conferenza si sono letti segnali importanti e sinceramente orientati. In-

terventi tesi, a costruire le condizioni per una iniziativa unitaria. Li abbiamo molto apprezzati per il tono e per la scelta degli argomenti. Non si è passato un colpo di spugna sulle differenze che esistono fra Cgil, Cisl e Uil, ma i due segretari generali hanno scelto di ragionare sulle cose che ci possono unire a partire dal tema delle pensioni. La legge Fornero è una ferita aperta per tanti pensionati, lavoratori e soprattutto per i giovani. Chiedere che la riforma, il cambiamento della Fornero entri in legge di stabilità significa occuparsi di quelli che oggi lavorano, di quelli che oggi sono in pensione e dei giovani. È un’operazione che tiene assieme le generazioni e dà una ragione di mobilitazione, un obiettivo vero, concreto all’insieme di coloro che rappresentiamo.

Jobs Act: ma ce la raccontano giusta? Al di là Daniela Emiliani Segreteria Generale CDLT Alessandria

N

el mese di dicembre 2014 è stata approvata la c.d. Legge delega sul Jobs Act (Legge 10 dicembre 2014, n. 183) che - proprio in quanto Legge delega - ha stabilito l’adozione da parte del Governo, nei mesi successivi, di ulteriori provvedimenti sulle materie individuate (riforma degli ammortizzatori sociali e riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, semplificazione e razionalizzazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese, riordino delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro, misure volte a tutelare la maternità e le forme di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro).

La cancellazione dell’Articolo 18 e lo scambio fra le tutele e i (pochi) soldi A partire dal mese di marzo sono entrati via via in vigore i decreti attuativi: in tutto otto provvedimenti, fra i quali il più noto è il decreto legislativo sul cosiddetto contratto a tutele

crescenti, che, sotto un titolo all’apparenza accattivante (e fuorviante) ha al contrario cancellato per i lavoratori coinvolti (in primo luogo quelli assunti dal 7 marzo 2015, ma anche altre tipologie di lavoratori) l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e quindi il diritto ad essere reintegrati nel posto di lavoro a seguito di un licenziamento illegittimo. In ‘cambio’ è stato introdotto il principio della monetizzazione dell’ingiustizia subita, stabilendo, in caso di licenziamento illegittimo, un risarcimento commisurato all’anzianità di servizio (risarcimento in molti casi inferiore a quello previsto dalle norme precedenti): quindi non di tutele crescenti bisognerebbe parlare, ma di monetizzazione crescente, in uno scenario in cui il lavoratore è destinato, nei fatti, a rimanere precario a vita. Il decreto in questione è stato accompagnato dalla norma che ha istituito un ulteriore regalo alle aziende (con un costo rilevantissimo per i contribuenti), regalo rappresentato dallo sgravio contributivo per tre anni nei confronti dei datori di lavoro che nel corso del 2015 abbiano effettuato assunzioni a tempo indeterminato (con un risparmio fino a euro 8.060

annui per ciascun lavoratore). In altri termini, i datori di lavoro per tre anni non verseranno i contributi per i lavoratori neoassunti, ma la copertura previdenziale a favore dei lavoratori interessati sarà comunque riconosciuta, con aggravio della fiscalità generale: un regalo da 5 miliardi di euro che ha premiato tutti i datori di lavoro che hanno deciso di avvalersene, quelli che lo meritavano e quelli che, per così dire, hanno fatto i furbi: ■ chi ha creato nuova occupazione, ■ e chi invece ha licenziato chi era già dipendente, lo ha tenuto a bagnomaria per sei mesi (magari facendolo transitare da una agenzia di lavoro interinale per avvalersi comunque della sua prestazione) per poi riassumerlo avvantaggiandosi degli sgravi, pagati da tutti noi; ■ chi intende dare continuità al rapporto di lavoro anche quando i tre anni di sgravio saranno conclusi, ■ e chi invece licenzierà (per tornare a sfruttare lavoratori precari) perché, anche in caso di licenziamento ingiusto, potrà cavarsela con due soldi (o per la precisione con un risarcimento di

Periodicamente ci vengono propinate statistiche sull’occupazione che ci mostrano i benefici effetti di queste misure: dopo la figuraccia da parte del Ministero del lavoro che aveva sfornato numeri gonfiati e, dopo essere stato smascherato, era stato costretto ad ammettere l’errore, è evidente che un bilancio attendibile dei risultati della riforma potrà essere compiuto solo nei prossimi mesi, quando saranno disponibili i dati anche territoriali sulla disoccupazione, in particolare giovanile.

sei mensilità al massimo), dopo aver risparmiato anche 24.000 euro.

Gli altri decreti del Jobs Act di riforma del mercato del lavoro Quello appena descritto è lo scenario realizzato dal decreto di gran lunga più noto; ma altri provvedimenti sono stati emanati, e, forse ancor più del decreto sulle ‘tutele’ crescenti, smentiscono i proclami circa una presunta lotta alla precarietà che sarebbe tra le priorità dell’esecutivo. Se una lotta è messa in campo sembrerebbe quella nei confronti dei lavoratori e dei loro diritti. Una disamina approfondita delle varie misure richiederebbe uno spazio anche più ampio: ci limitiamo qui ad alcuni cenni, in particolare ai decreti che riguardano gli ammortizzatori sociali, il riordino delle tipologie contrattuali, i demansionamenti e i controlli a distanza.

La riforma degli ammortizzatori sociali Gli ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria Nei fatti, alla progressiva precarizzazione di quello che una volta era il contratto a tempo indeterminato non si è neppure contrapposto un adeguato sistema di protezione sociale nei confronti di coloro che perdono il posto di lavoro.

Esempio per retribuzione media lorda di 1.500 euro Confronto fra la precedente misura (ASpI) e la NASpI nell’ipotesi che siano corrisposte entrambe per 18 mesi a un disoccupato che avesse in precedenza percepito una retribuzione media lorda di 1.500 euro. Le celle con sfondo grigio evidenziano i casi in cui la differenza è penalizzante: alla fine del periodo saranno stati riconosciuti circa 430 euro in meno. ASpI

NASpI

Differenza

1° mese 2° mese 3° mese 4° mese 5° mese 6° mese 7° mese 8° mese 9° mese 10° mese 11° mese 12° mese 13° mese 14° mese 15° mese 16° mese 17° mese 18° mese

972,69 972,69 972,69 972,69 972,69 972,69 826,78 826,78 826,78 826,78 826,78 826,78 680,88 680,88 680,88 680,88 680,88 680,88

972,50 972,50 972,50 943,33 915,03 887,57 860,95 835,12 810,07 785,76 762,19 739,32 717,14 695,63 674,76 654,52 634,88 615,84

-0,18 -0,18 -0,18 -29,36 -57,66 -85,11 34,17 8,34 -16,72 -41,02 -64,59 -87,46 36,27 14,75 -6,12 -26,36 -46,00 -65,04

Totale

14.882,08

14.449,61

-432,47 Importi lordi

La ‘nuova’ misura introdotta dal decreto con il nome di NASpI, la cui durata è commisurata ai periodi coperti da contribuzione nei quattro anni precedenti, penalizza in particolare i cosiddetti lavoratori discontinui: inoltre il meccanismo di progressiva riduzione (a partire dal quarto mese) può comportare rispetto alla precedente indennità una diminuzione dell’importo complessivo erogato (v. esempio in tabella).

Gli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro: la riforma della cassa integrazione Facciamo una premessa per quanto ovvia: la cassa integrazione è una misura che consente all’azienda di affrontare periodi di difficoltà (garantendo un sostegno economico ai lavoratori la cui prestazione è sospesa o ridotta) con l’obiettivo di evitare soluzioni più traumatiche (licenziamenti).


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