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Anzio: record sui Settecentomila Grande eccitazione a Villa Sarsina. Dieci anni di tribolazioni e finalmente la Regione Lazio assegna al Comune di Anzio la concessione per il nuovo porto, che ovviamente prevede un pagamento. Nel caso specifico 700.000 euro. Il pagamento della somma viene fatto in tempi da record. Il Comune, pur avendo le casse vuote, in una ventina di giorni trova il sistema per avere in prestito il denaro da una banca, ponendo a garanzia un immobile comunale. In poco tempo il problema è risolto. L’amministrazione ha dimostrato di saper trovare soluzioni a tempi da record quando in ballo ci sono cose importanti. Cogliamo l’occasione di questa efficiente azione politico-amministrativa cercando di stimolare prossime azioni, che assieme a tanti cittadini riteniamo urgenti per il progresso e lo sviluppo della nostra città. E per le quali si dovrebbero battere altri record. Con settecentomila euro si potrebbe avviare la messa in funzione di un asilo nido comunale o togliere l’onere del pagamento della mensa a tante famiglie che non ce la fanno. Con altri settecentomila euro si potrebbe realizzare un teatro, che la città chiede da anni. Con altri settecentomila euro si potrebbe aumentale la cubatura delle nostre scuole, dato che ogni anno sale la richiesta di iscrizioni e i dirigenti scolastici sono costretti a chiudere laboratori per realizzare nuove aule. Con altri settecentomila euro si potrebbe realizzare un centro polifunzionale per i giovani e fare una politica seria di orientamento al lavoro e allo studio volta a favorire l’inserimento del giovane nella società. Con altri settecentomila euro si potrebbero avviare i lavori per migliorare le strutture urbane dei vari quartieri diversi dal Centro Storico (marciapiedi, segnaletica, viabilità ). Con altri settecentomila euro si potrebbe migliorare l’arredamento urbano della città, che è scarso e per lo più di cattivo gusto. Ci auguriamo che, per queste e per molte altre cose, vengano trovate le risorse con altrettanto tempismo. E speriamo che la vicenda del porto vada bene in porto. Non vorremmo correre il rischio di perdere un bene pubblico messo a garanzia del prestito perché il Comune non riesce a far fronte alle tante spese. Magari proprio una scuola. Andrea Mingiacchi

CASA DI PROPRIETÀ IN CRISI Cresce il numero delle vendite degli immobili all’asta

PENDOLARI: TUTTO DA RIFARE

Respinta la class action contro Trenitalia, il comitato va avanti

“QUESTO PORTO NON CI SALVERÀ” Intervista a Petriconi, esponente Pd. Dubbi sul progetto

ACQUA: UN DIRITTO PER POCHI Nonostante la vittoria referendaria, agli utenti morosi cartellino rosso sui contatori

LO SBARCO DI ANZIO IN MOSTRA AL VITTORIANO A Roma 300 foto inedite, mappe e filmati ricordano l’arrivo degli alleati


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CASA DI PROPRIETA’ IN CRISI Aumenta il numero delle vendite di immobili all’asta e si taglia tutto, anche i beni necessari A fine settembre è stata presentato il rapporto, a cura dell’osservatorio delle ACLI del Lazio, dal titolo: ‘S.O.S. famiglia. Solitudini, ostacoli e speranze delle famiglie del Lazio nella quotidianità problematica’, uno spaccato su come la crisi economica che attanaglia l’Italia si ripercuota sul modo di vivere e sulle abitudini delle famiglie laziali. Dal rapporto emergono una serie di dati allarmanti: solo il 26,9% delle famiglie, infatti, si dice sicura, mentre il 31,4% asserisce di navigare a vista, ossia di prendere la vita alla giornata, non riuscendo più a fare dei progetti per il futuro e, persa la facoltà di far fronte a tutte le difficoltà economiche, ha cominciato a privarsi di beni e servizi come abbigliamento, divertimenti, vacanze. A parte ci sono poi le famiglie denominate ‘nuclei a rischio’ (27,9%) e i pensionati (13,5%), che colpiti già da parecchio tempo dalla crisi, hanno ridotto sensibilmente il loro status vivendi, arrivando a privarsi anche dei beni di prima necessità. Da tutto questo si delinea anche un nuovo e inedito tipo di famiglia, sempre meno tradizionale: diminuiscono i matrimoni, si fanno meno figli mentre aumentano le separazioni e la presenza sempre più massiccia dei così chiamati ‘bamboccioni’. Solo che, se una volta erano i 18-30enni a restare nelle case paterne, ora invece la fascia d’età si è sensibilmente alzata, arrivando a colpire anche i 35-44enni, con un dato che nel giro di vent’anni si è più che raddoppiato, passando dal 4,6 del 1990 all’attuale 10,8%. “Lo studio delle ACLI dimostra che le famiglie sono state lasciate da sole davanti alla crisi” si lamenta a fine convegno il senatore del PD Di Giovan Paolo “Bisogna intervenire sui redditi, basta con la promessa, non mantenuta, del quoziente familiare. Per ora l’unica cosa certa è che il Lazio ha le addizionali Irpef e Irap più alte d’Italia”. Già lo scorso anno, dalle colonne del nostro giornale avevamo lanciato il grido d’allarme sull’emergenza crisi e sulla povertà crescente dei cittadini di Anzio. Lo avevamo fatto provando a trovare quelle cartine-tornasole che potessero in qualche modo darci delle indicazioni su come questa emergenza fosse ormai dilagante nel territorio. Questa volta, partendo invece dal rapporto delle Acli, ci siamo chiesti se ci fossero dei nuovi parametri da individuare, per capire quanto la crisi economica stia colpendo la nostra città, e li abbiamo trovati nelle case che vengono

messe all’asta nel Tribunale di Velletri. Le aste giudiziarie che vengono allestite dal tribunale di competenza - nel nostro caso quello di Velletri - sono uno strumento per attuare la vendita forzata di un bene appartenente a un privato o a una società aggravati di debiti. Se prendiamo in esame solo le 610 procedure fallimentari attualmente in corso che si riferiscono alla categoria degli immobiliresidenziali (villette e appartamenti), arriviamo a conclusioni impressionanti: ben 123 di esse, infatti, sono relative a costruzioni presenti nel comune di Anzio e 92 in quello di Nettuno (seguono nell’ordine Ardea con 80 e Velletri con 43), per uno score complessivo che, per le nostre due cittadine, si aggira intorno al 36% dei casi. Analizzando caso per caso ci siamo resi conto che quasi tutte queste unità immobiliari sono state messe all’asta dalle banche o istituti di credito per inadempienze nei pagamenti dei mutui concessi ai vecchi proprietari. Se pensiamo che fino a poco tempo fa il sogno dell’italiano medio era quello di acquistare una casa propria, questo ci può far comprendere l’entità dell’emergenza sociale che la crisi ha creato e il dramma che viene vissuto da tutte quelle famiglie che non riescono più a trovare ogni mese i soldi per pagare il mutuo che, dopo un periodo di tregua, a causa del tanto nominato spread bancario (termine tra i più inflazionati in questo periodo, ma di cui ben pochi conoscono la ripercussione che il loro aumento produce sulle tasche della gente), sono tornati a salire. Si tratta di persone che per anni hanno lavorato e messo da parte una buona quota

per il tanto sperato bene di proprietà e che, improvvisamente, con un colpo di spugna, vedono spazzati via i sacrifici di mezza vita e rischiano di vivere in mezzo a una strada, nel senso letterale del termine. Dietro questo vero e proprio mercato speculativo, stanno tutti i più importanti istituti di credito: BNL, Unicredit e Monte Paschi di Siena. Molte volte, però, a causa delle vecchie norme risalenti al 1942, nella rete delle aste fallimentari si trovano invischiati anche coloro che hanno pagato regolarmente la loro abitazione; purtroppo le cronache si sono occupate troppe volte di famiglie coinvolte, loro malgrado, nel crack di società costruttrici. La legge parla chiaro, se una ditta costruttrice fallisce, le unità immobiliari da essa vendute nell’ultimo anno possono entrare a far parte del capitale fallimentare ed essere messe all’asta per soddisfare i creditori. Norme certamente superate che il legislatore ha deciso, in parte, di rivedere con il D.Lgs. 122/2005, tentando di trovare una serie di garanzie per l’acquirente (come la fidejussione obbligatoria), ma queste innovazioni sono ancora per lo più disattese, sia perché c’è da parte dei costruttori una certa ritrosia ad applicarle (soprattutto per un fatto di costi), ma anche perché il compratore non conoscendo perfettamente i propri diritti, non sempre li fa valere alla firma del contratto. A proposito di costruttori in crisi, c’è da segnalare la presenza, tra i beni messi all’asta, anche di un intero complesso immobiliare, quello posto tra viale Roma e via degli abeti, con ben 14 villette… ancora in costruzione. Maurizio D’Eramo


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NUOVO PORTO:

LA CITTÀ CHIAMA LA CAPO D’ANZIO RISPONDE PARLA LUIGI D’ARPINO PRESIDENTE DELLA CAPO D’ANZIO

Per dirla come il sindaco Luciano Bruschini, quella del 21 settembre 2011 “è stata una giornata storica”. Finalmente dopo tanti rinvii e polemiche la Regione, quasi un anno dopo la firma dell’accordo di programma, ha rilasciato la concessione demaniale per la costruzione del nuovo porto. Per registrare l’atto e cioè far sì che questo sia valido, il Comune ha dovuto pagare una “piccola tassa” di seicentoquarantamila euro; soldi richiesti alla Banca Popolare del Lazio mediante finanziamento e ai quali devono essere aggiunti quattrocentomila euro per far partire la gara d’appalto, per un importo totale di circa un milione e centomila euro. Il Comune doveva decidere se ripagare il finanziamento tramite una fideiussione o ipoteca di un bene patrimoniale. Di questo e molto altro siamo andati a fare una chiacchierata con il presidente della Capo d’Anzio (società pubblica incaricata di fare il porto e controllata al 61% dal Comune di Anzio e al 39% da Italia Navigando, incaricata di costruire porti in tutta Italia,) Luigi D’Arpino, che in un’ora e mezza ha chiarito molti aspetti: dal cda al costo dell’opera, passando per la vendita dei posti barca e l’impatto sulla città. “La concessione demaniale è stata registrata ieri pomeriggio e per pagarla abbiamo optato per un mutuo pro quota che verrà rimborsato in 24 mesi sia dal Comune, che da Italia Navigando in base alle quote della Capo d’Anzio che questi posseggono” esordisce il Presidente, che prosegue: “so perfettamente che Italia Navigando è stata inserita nella short list di vendita da parte del Ministero dell’Economia, come so bene che il suo 7% è detenuto da un privato; il rischio che la società vada completamente in mano ad un privato attualmente non c’è, perché la Capo d’Anzio, in caso di vendita, ha un diritto di

prelazione che intenderà esercitare”. In questo ultimo periodo ci sono state molte polemiche anche sulla composizione del cda della stessa Capo d’Anzio. “Innanzitutto devo dire che noi siamo passati da otto a cinque consiglieri e possiamo rimanere anche così perché rientriamo nei parametri della legge (quella in questione dice che le società con un capitale sociale pari o superiore ai due milioni possono avere cinque consiglieri di amministrazione, la Capo d’Anzio ha cinquecentomila euro).” C’è dell’altro su cda e nomine: “Ognuno ha il diritto di pensare e credere quello che vuole, sono stati fatti dei ragionamenti all’interno della maggioranza ed è stato scelto Mauro Fantozzi. Io ho lavorato sia con lui che con Eugenio Ruggiero (l’altro contendente) e non avevo preferenze a riguardo”. Poi continua “per essere nominato consigliere della Capo d’Anzio bisogna essere un cittadino italiano, è questo l’unico requisito. I consiglieri sono di estrema fiducia delle società, loro non fanno altro che attuare il progetto presentato dall’ing. Ievolella: se sbaglia non è un problema nostro, ma suo”. Proprio per questo quindi non crede sarebbe più adatto che nel cda ci siano delle persone con dei requisiti tecnici? “Una volta presentato, il progetto del porto è passato al vaglio dell’ufficio tecnico che l’ha valutato; fatto ciò, se è stato dato l’ok significa che si può andare avanti. Ripeto la Capo d’Anzio ha solo il compito di attuare il progetto che le è stato presentato”. La Capo d’Anzio non ha anche il compito di reperire i soldi tramite la vendita dei posti barca? O i soldi ci sono già? “L’opera si autofinanzia attraverso la vendita dei posti, nel settore della nautica c’è crisi, se immagino il bicchiere mezzo pieno vedo che

in due mesi abbiamo venduto poco più di cento posti e vedo che ci sono cento persone che credono nell’operazione. Non credo che a Genova avremmo ottenuto risultati diversi. Ci sono due tipologie di persone interessate: quelle della provincia di Roma, che sanno del porto e le società charter che ci vogliono andare con i piedi di piombo. Ci rimane da fare pubblicità sulle riviste di settore. Per il momento abbiamo raggiunto tutti quelli che erano interessati. Era impossibile vendere 600 posti, ma se l’avessimo fatto sarei stato contento”. Poi commenta anche le possibili voci che vorrebbero il porto gestito dai privati. “Abbiamo iniziato le procedure per la gara d’appalto, il bando sarà pubblicato anche sulla Gazzetta europea, il porto costerà complessivamente 180 milioni; la società che realizzerà il porto verrà pagata con i posti barca: cioè avrà tanti posti barca quanti gliene serviranno a coprire il costo dell’opera. Gli altri rimarranno alla Capo d’Anzio che gestirà il porto”. Infine conclude: “i rischi ci sono, è normale, non so dire con esattezza quali siano, noi ci occupiamo della parte pubblica; comunque il porto porterà anche benessere alla città e mi spiego: ad Anzio ci sono tre grandi imprese che danno lavoro e queste nell’ordine sono la Palmolive, il Comune e la ditta che si occupa del servizio rifiuti. Il porto si andrebbe a collocare al secondo posto in questa speciale classifica: attualmente ci sono cinque cantieri con al massimo venti persone che ci lavorano, domani le persone, con 1250 barche a disposizione, potrebbero essere 60\70, non so dirlo con precisione, ma il numero di operai sarà raddoppiato se non addirittura triplicato. Senza contare che le barche, se non tutte almeno la maggior parte, hanno bisogno di un equipaggio, della vernice, del lavaggio e quindi di personale e inoltre bisogna tener conto le strutture che andranno a sorgere con il nuovo porto. Infine vi rivelo che il nuovo porto produrrà anche energia, di tipo elettrico, attraverso dei sistemi rinnovabili legati al mare”. Non scordiamoci che si parla di un’opera infrastrutturale molto importante che andrà a coinvolgere anche le due riviere con il raddoppio delle carreggiate, ma si sa: parlare è facile, il difficile sta nel realizzare i fatti. Comunque sia ad majora Capo d’Anzio! Leonardo Tardioli


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PENDOLARI: TUTTO DA RIFARE Il Tribunale di Roma respinge la domanda di adeguare il servizio agli standard del contratto, ma il comitato non si dà per vinto

Come molti dei lettori sapranno, per esperienza diretta o tramite qualche conoscente, i treni della linea Roma-Nettuno non brillano certo per qualità. Nonostante gli utenti siano quotidianamente decine di migliaia, la linea ha ottenuto per ben tre anni di fila il (poco) ambito “Trofeo Caronte” di Legambiente per il peggior collegamento regionale verso la capitale. Basta un singolo viaggio nelle ore di punta per rendersene conto: treni vecchi, sporchi, con servizi inagibili, condizionamento inesistente e sovraffollamento ben oltre i limiti del sopportabile. A tale situazione un gruppo di pendolari ha provato a rispondere intentando una class action contro Trenitalia lo scorso febbraio. Per chi non lo sapesse, una class action è un’azione legale collettiva, introdotta nell’ordinamento legislativo italiano da circa due anni, che permette ad un gruppo di soggetti che condividono una stessa situazione di disagio di rivalersi su una controparte, in modo che chiunque si trovi in tale situazione sia parimenti tutelato, anche in futuro. A fine settembre è stata depositata la risposta riguardo l’ammissibilità della class action da parte del Tribunale ordinario di Roma, purtroppo per i proponenti negativa. La richiesta dei pendolari di adeguare il servizio agli standard del contratto (numero di carrozze, personale a bordo, ecc.) è stata respinta in quanto, in base alle motivazioni addotte dall’ordinanza, l’applicazione del Contratto di Servizio esulerebbe dalle competenze del Tribunale Ordinario, rientrando nelle competenze del giudice amministrativo. Riguardo a possibili risarcimenti, questi sono stati divisi in danno patrimoniale e non patrimoniale. Il risarcimento per il danno non patrimoniale, richiesto in risposta alle situazioni di sovraffollamento,

sporcizia, inagibilità dei servizi, condizioni climatiche da serra in estate e da igloo in inverno, ovvero per la totale noncuranza delle basilari norme di sicurezza necessarie per la civile convivenza, non sussisterebbe perché i disagi causati non rientrerebbero nelle tipologie di danno previste per legge. Il risarcimento del danno patrimoniale invece, che sarebbe limitato al costo del biglietto, non risulterebbe possibile per via della non riscontrata omogeneità degli interessi dei richiedenti, presupposto della class action. Effettivamente, tra chi parte da Nettuno o Padiglione o Lavinio ci sono differenze insormontabili: 0 €! Il sito di Trenitalia mantiene toni neutrali nell’annunciare il fatto, mentre lo stesso comunicato, presente sulla free-press romana alla pagina gestita da Ferrovie dello Stato, è chiosato da un commentatore, che ribadisce la veridicità della sentenza, citandone una precedente secondo la quale il risarcimento vale soltanto per una “lesione grave di un interesse di rilevanza costituzionale” e che tali non sono “i disagi e i fastidi che il vivere comune ci impone di tollerare”. Evidentemente, nel “vivere comune” di questo fine giurista sono presenti svenimenti e malori nel semplice andare a lavoro. Ovviamente il comitato che ha proposto la class action non si arrende e intende ricorrere per ottenere ciò che richiede. A tal scopo, fa notare la presidente Rosalba Rizzuto, un dettaglio renderebbe nulla l’ordinanza: è stata emessa a firma di un unico giudice, quando, per la norma che regola la class action, dovrebbe essere un collegio di togati ad esprimersi. Abbiamo chiesto un parere anche ai ragazzi che si occupano del gruppo Facebook collegato alla class action, i quali, seppur determinati a proseguire, notano una diffusa indifferenza all’iniziativa, anche da parte dei cittadini. Come esemplifica una lettera di un pendolare a Il Messaggero del 12 Ottobre, raccontando il sempre più comune dilemma se pagare o meno il biglietto in risposta al servizio offerto da Trenitalia, lo scoramento porta alla rassegnazione o a gesti che esulano dalle vie legali. Magari, lamentano da Facebook, una maggior presenza delle istituzioni locali aiuterebbe... Alla fine ci torna in mente l’articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo

e delle Libertà fondamentali: “Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Ora, la definizione di trattamento degradante è la seguente “il trattamento degradante genera nelle vittime sentimenti di paura, angoscia e inferiorità in grado di umiliarle e sminuirle”. Chi viaggia sulla FR8 sa che tale definizione è molto vicina all’indicare ciò che si prova in un viaggio da o verso la Capitale. Ai pendolari non rimarrebbe, almeno con questa sentenza, che seguire i consigli dell’AD di Trenitalia, dati nel 2009 in occasione dei disagi di allora: chi deve viaggiare con il treno “farebbe bene a munirsi di panini e coperte, o almeno di un maglione in più.” Meritano una risposta migliore. Gino Querini

BREVI:

Bando per gli albi dei presidenti dei seggi elettorali Ad Anzio e Nettuno scadrà alla fine di ottobre il bando per i cittadini che vogliono ricoprire l’incarico di Presidente di seggio elettorale. Gli interessati possono presentare domanda in carta semplice indirizzata al sindaco Luciano Bruschini. Per info su requisiti e modalità di partecipazione contattare l’ufficio elettorale del comune oppure il sito www.comune.anzio.roma.it, dove è possibile scaricare il modello della domanda da inviare.

Sanità, al Faina il nuovo reparto di senologia È stato presentato la scorsa settimana il nuovo reparto di senologia del Padiglione “Faina” dell’ospedale “Riuniti” di Anzio e Nettuno. Un reparto all’avanguardia, dotato degli ultimi macchinari ed avvalorato da personale qualificato. Nato negli anni ‘90, il reparto oggi è stato potenziato ed effettua lavoro di prevenzione e cura del tumore al seno. Presso il proprio medico di fiducia sarà possibile prenotare i vari esami clinici che oggi si possono eseguire al reparto del “Riuniti”, dove ogni donna viene accolta e seguita durante tutto il percorso: dalla diagnosi alla cura.


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PIAZZA PULITA: IL CENTRO SENZA VITA Commercianti sul piede di guerra cercano un accordo con l’amministrazione Anni fa piazza Pia nei pomeriggi e nelle serate invernali era affollata dai residenti che rendevano vivo e frizzante il centro di Anzio. Intere comitive di ragazzi si davano appuntamento semplicemente per socializzare, persino i passerotti sembravano più indaffarati col loro stridente cinguettìo. Ma proviamo a ricordare... la folla, le auto il tran tran che palpitava e stimolava l’attenzione a osservare, interessarsi delle persone, delle vetrine o per gustare un semplice caffè. Oggi tutto è cambiato: finita l’estate, partiti i villeggianti, il cuore della nostra cittadina rientra in una fase di inerzia, di triste desolazione e amaro letargo. Le cause sono note a tutti: oltra al decentramento dei residenti lasciati andare nelle periferie per poter vendere gli appartamenti a chi non li abita – anche il rifacimento-stravolgimento della nuova piazza con l’ampia isola pedonale (senza pedoni) che nei mesi autunnali e invernali rende statica questa parte della città che invece dovrebbe pullulare di vitalità. Il presidente dell’Associazione CCN Anzio in piazza (Centro commerciale Naturale), Angelo Graziosi che rappresenta 60 attività del centro, è convinto che “permettere la circolazione alle auto da via XX Settembre a Corso del popolo

e da via dei Fabbri a via Baccarini, unendo levante a ponente, potrebbe migliorare la situazione e invogliare le persone a vivere di più la piazza”. Pare, infatti, che da un incontro tra i rappresentanti del CCN con il Sindaco Bruschini e l’Assessore Perronace sia scaturito un accordo sulla viabilità della piazza. Il CCN è molto attivo negli ultimi

tempi ed è stato determinante nell’impegno di ri-animare la piazza da un punto di vista culturale (con spettacoli e mostre) ma anche da quello estetico e pratico rendendola più gradevole e ospitale. “Abbiamo ottenuto un fondo dalla Regione Lazio tramite il Comune - spiega Angelo Graziosi - che ci ha permesso di installare le nuove panchine, un

chiosco point-info, bacheche per locandine e cestini per rifiuti. La piazza è stata dotata anche di una rete Wi-Fi per poter accedere ad internet gratuitamente e stiamo lavorando per rinnovare il contratto, cercando di comprendere anche tutto il porto”. Viene da chiedersi: perchè tutto questo deve essere fatto su spinta dei commercianti e non, come invece dovrebbe essere, dall’amministrazione comunale? L’importante è che qualcosa venga fatto e i suggerimenti di chi vive da sempre la piazza diventano certo fondamentali. Le richieste dell’associazione dei commercianti per l’apertura di alcune vie di scorrimento attorno alla piazza, sembrano rappresentare una buona soluzione: l’accordo prevede l’apertura alle automobili solo nei giorni feriali (esclusa la stagione estiva) per creare un movimento come quello di molti anni fa anche se i posti auto, oggi, sono dimezzati. Infine, anche tra i commercianti serpeggia un po’ di preoccupazione per la costruzione del nuovo porto visto che la stranota mancanza di copertura finanziaria rende sicura la data di inizio dei lavori ma incerta la chiusura. Anche per questo, staremo a vedere. Alessandro Tinarelli

Molti i negozi adiacenti la piazza vittime di rapine. Alcuni il pomeriggio non aprono

L’ABBANDONO CHE GENERA PAURA E DISAGIO Mentre attendo alcuni commercianti del centro, indipendenti da associazioni, mi siedo su una delle panchine e osservo la piazza e in un attimo vedo quello che non avevo visto in questi ultimi anni: mancano più della metà degli alberi che erano nella vecchia piazza Pia. L’architetto non ha adeguato il suo progetto all’ambiente e gli alberi storici del centro non sono stati integrati. Il che ha contribuito a depauperare la piazza, visto che gli alberi fanno ombra preziosa per chi sosta, generano ossigeno e fanno parte dell’arredo urbanistico. Appena il tempo di osservare tutto ciò, che giunge il momento di accogliere la delegazione di commercianti che per

abbreviare i tempi si presentano con un comunicato stampa in cui si legge: “In merito alla possibilità dell’apertura al traffico di solo due vie laterali del centro storico, ci teniamo a precisare che siamo favorevolissimi. È una lieta aspettativa per ciò che riguarda l’aspetto economico ma anche per quello più importante della sicurezza e dell’ordine pubblico”. Sicurezza visto che, negli ultimi tempi, sono stati state molte le attività commerciali del centro depredate con estrema facilità, tra cui profumerie, ottici, la farmacia e negozi di abbigliamento. I malviventi hanno potuto agire indisturbati in una zona praticamente deserta, dove non entrano neppure le macchine della polizia.

Dodici ore di assoluto abbandono della piazza d’inverno (dalle sei del pomeriggio alle sei del mattino dopo), al punto che alcuni negozi, dopo le quattro, preferiscono non aprire o lasciano la porta chiusa a chiave. Tutto ciò ha generato un clima di paura da parte dei commercianti innescando un circolo vizioso di arroccamento che certo non permette il facile fluire di persone e commercio. Un grido di rabbia quello dei commercianti per ribadire che la piazza non può vivere solo nei fine settimana, ignorata per il resto del tempo dai cittadini ma, soprattutto, da un’amministrazione indifferente e lontana. A. T.


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UNA MURAGLIA CINESE AD ANZIO

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“dialogus tra Nerone e Incitatus”

Gli effetti devastanti del Piano Regolatore CervellatiDe Angelis-Bruschini

All’ingresso di Anzio, all’altezza della più grande rotonda della Nettunense che dovrebbe costituire l’immagine di entrata nella città vera e propria, dopo aver passato chilometri di insulse casette permesse dal Piano Regolatore, è sorto nelle ultime settimane un lungo muro a blocchetti di tufo quale recinzione dell’ennesimo complesso di villette senza qualità, come ormai sta avvenendo su tutto il territorio. Questo nuovo scempio al paesaggio e all’immagine della città sembra, da notizie che circolano, che sia la duplicazione di quel complesso dal popolo definito “le casette delle bambole”, una delle prime realizzazioni in attuazione del nuovo Piano Regolatore, sorto a suo tempo all’incrocio fra via Cupa dei Marmi e via Rinascimento, non a caso anch’esso recintato da un muro a blocchetti di tufo. Di questo passo, tutta la Nettunense, come ogni strada del territorio di Anzio, diventerà un susseguirsi di muraglie una più brutta dell’altra che avranno sì fatto fare un po’ di soldi a qualcuno, ma che avranno deturpato in maniera irreparabile la bellezza di questo posto tanto gradito agli antichi Romani, così come a Papi, Cardinali e Principi. Una muraglia cinese che di quella vera non ha alcun pregio, ma che forse ben definisce quanto sta accadendo sul nostro territorio. Sembra, infatti, che siano proprio i cinesi i protagonisti dell’ultimo episodio di sfratto commerciale al centro: in Via Matteotti, dietro la sede originaria del Comune, il Supermercato affiliato SMA è chiuso dalla fine di ottobre per scadenza di un contratto che non è stato rinnovato perché la proprietà,

a quanto si dice ad ogni angolo della zona centrale, avrebbe richiesto il raddoppio dell’affitto: si dice da 6.000 euro mensili a 12.000. Possibile? Si chiederanno i cittadini. E possibile che si è trovato qualcuno che ha accettato tali esose condizioni economiche? Sembra proprio di sì. Sembra che il locale sia stato preso in affitto da una ditta cinese, non si sa bene per la vendita di quali articoli, che ha fornito tutte le necessarie garanzie economiche, compresa, sempre a quanto si dice, una fideiussione bancaria. Una vera manna dal cielo per i proprietari e un grosso danno ai servizi commerciali che la città può offrire a residenti e villeggianti. Ormai al centro storico sono rimasti solo tre negozi di alimentari, tre frutterie, tre pescivendoli e tre macellerie. E questo proprio in una zona a ridosso del futuro mega-porto, per il quale la città da tredici anni è bloccata. Così si predispongono i servizi per le masse di turisti che si precipiteranno con le loro barche a fare acquisti e a frequentare questo nuovo paradiso del porto? In realtà così si provoca solo la morte del centro di Anzio, ormai deserto a disposizione di tutti i malviventi che si aggirano nel comprensorio, come testimoniano i recenti furti col “buco” che si sono verificati ai danni di alcuni coraggiosi commercianti del posto che ancora tengono aperti i loro esercizi. Ma il Comune che fa? Guarda che succede e non dice niente? Così tutela gli operatori locali? Si prepara solo a rilasciare una nuova licenza commerciale senza colpo ferire? O magari l’ha già garantita ai signori cinesi, mentre agli imprenditori locali crea solo ostacoli? Di certo si troveranno i metri quadrati nel più che vetusto piano commerciale, attraverso i soliti giochi di prestigio a cui ci hanno abituato i nostri Amministratori Comunali, sempre deboli con i forti, oppure ammorbiditi dai potenti. La storia del Supermercato nell’ex capannone industriale di Lavinio Scalo è emblematico in tal senso. La Cina è vicina. La Muraglia pure. Vito Colagrossi

I: Hihihihi! Nerone! Nerone! Hihihihihi!! N: Ave Incitatus, sempre trottando in giro senza Caligola? I: E che ci posso fare! Io sono un cavallo sciolto! A Nerò ma lo sai che ad Anzio ti emulano in ogni cosa? Quanto ti vogliono bene! N: So che mi vogliono bene. Ma tu, da come parli, sembra che abbia qualcosa di eccezionale da raccontarmi… Sono tutto “aures”! I: Sai la faccenda della concessione del porto di Anzio? Il comune ha preso un prestito di 700.000 sesterzi da una banca. Aho! E che pensi che abbiano fatto un bando pubblico per garantirsi il miglior acquisto? Ma de che! Hanno fatto completamente di testa loro! Nemmeno la mossa hihihihhihihi!! N: Bene! Sono contento che il mio Sindacus e tutti i pretoriani mi emulino. Loro sanno bene che quando decisi di fare i lavori migliorativi del porto a Capo d’Anzio non ho fatto nessun tipo di bando pubblico. Dopo aver sentito il mio amico Seneca, ho semplicemente dato l’incarico ad alcuni cortigiani che, con un bel gruppo di schiavi, hanno realizzato i miei desideri. Bando? Ma che bando! Ci mancherebbe. E quanto ci sarebbe voluto?! I: Hanno fatto presto pure ad Anzio! Hihihhihihi! In soli venti giorni hanno trovato tutti i sesterzi! A Nerò ma non è che sotto sotto sei tu che dai sempre le dritte ai governatori di Anzio? N: Caro Incitatus, non è così! Apprendono dalle mie gesta e non dalle mie parole! I: A Nerò! Tu poi però hai fatto una brutta fine! Ti ricordi? N: Mio caro Incitatus, nessuno sfugge al suo destino.


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CASE POPOLARI (seconda parte) L’assessore Mercuri: “è una situazione abbastan za complessa. Stiamo cercando di risolverla”

Anche questo mese si torna a parlare di case popolari: cominciamo col dire che dopo alcune verifiche abbiamo scoperto che in data 11/10/2010 il Comune di Anzio, mediante bando di gara, si era detto interessato ad acquistare alloggi, ubicati nel Comune, con destinazione residenziale. Per il pagamento di tali appartamenti sarà utilizzato un contributo regionale concesso con deliberazione n. 710 del 25/09/2009; il bando si concludeva dicendo che gli alloggi oggetto di offerta non dovevano essere già stati acquistati, costruiti o recuperati con finanziamenti pubblici. Dopo l’articolo pubblicato su Anzio-Space numero 33 del mese di ottobre 2011 invece, ci sono state alcune perplessità da parte di una persona che si trova in graduatoria e sta aspettando che gli venga assegnato un alloggio popolare da molti anni; questa persona ha voluto incontrarci presentandoci la domanda ed i vari documenti di risposta che gli sono arrivati dal Comune: ci ha spiegato la situazione ed ha cercato di avere maggiori chiarimenti al riguardo. Chiarimenti che noi non siamo stati in grado di dare, ma chi di competenza sì. Quindi, come già annunciato nel numero precedente, abbiamo fatto una breve ma significativa intervista all’assessore al Patrimonio

e Casa Giuseppe Mercuri, che ci ha spiegato: “è una situazione abbastanza complessa ma che stiamo cercando di risolvere, la graduatoria è stata aggiornata e sarà pubblicata al prossimo 30 novembre. Quella precedente è visibile sul sito del Comune ed è datata 30/06/2009”. (Come vi avevamo dato già conto). Ma non è tutto: “Il punteggio viene stilato in base ad una serie di fattori: questi sono tutti elencati sulla domanda che il richiedente presenta”, inoltre aggiunge: “colui che presenta la domanda viene aiutato nella compilazione della stessa da uno degli impiegati dell’Ufficio del Patrimonio; il tutto perché alcuni cittadini, non italiani, non conoscendo bene la lingua e non comprendendo alcune richieste barravano tutte le caselle e cosi ci si trovava davanti a domande non veritiere”, finalmente arriviamo agli alloggi: “al bando di gara – quello sopra riportato – ha partecipato una sola impresa; sono stati acquistati sette alloggi situati nella zona di Via delle cinque miglia che saranno presto assegnati: le case però non sono del tutto nostre dato che dobbiamo ancora ricevere il finanziamento regionale e non appena questo arriverà faremo il rogito e assegneremo le prime case”. Infine una precisazione a riguardo dello stabile di Via Varese che è stato costruito di recente in qualità di alloggio popolare e già abitato: “lo stabile di Anzio Colonia è stato assegnato, come di diritto, agli ex abitanti del palazzo di Viale Marconi – sempre nella stessa zona – demolito nel 2005 perché pericolante. Le famiglie, in attesa di una nuova sistemazione, erano state trasferite ad Anzio 2, sempre in degli alloggi di proprietà del Comune. Non appena ultimata la costruzione ci è sembrato giusto e doveroso chiedere a queste persone se volessero rimanere nelle case che già abitavano da qualche anno o se volessero tornare nel loro vecchio quartiere”. Ringraziando l’assessore per la sua disponibilità, vi diciamo che della questione torneremo ad occuparci nei prossimi numeri, dato anche quanto sopra riportato, ma soprattutto che in data 26/04/2010 in un avviso pubblico del Comune, nel programma dell’amministrazione c’è la realizzazione di insediamenti per edilizia residenziale pubblica attraverso la formazione di appositi piani di zona. In conclusione: siamo solo all’inizio. Leonardo Tardioli

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COSA SCRIVONO SU ANZIO… Lo Fazio pone dubbi di legittimità sul Cda della capo d’Anzio (…) La più interessante presentata dal consigliere del PD Lo Fazio e firmata da tutto il gruppo del centrosinistra. “Noi chiediamo lumi sull’ennesima manovra poco cristallina dell’Amministrazione – ha riferito Lo Fazio Alla luce delle nomine che sono state indicate per il rinnovo del consiglio di amministrazione della Capo d’Anzio, come opposizione ma soprattutto come cittadini ci piacerebbe conoscere in base a quale normativa sono stati nominati i tre rappresentanti in quota al Comune di Anzio. A termini di legge (la numero 296 del 27/12/2006) la Capo d’Anzio può avere un consiglio di amministrazione composto al massimo da tre componenti (mentre invece nella società ce ne sono già cinque). L’unica ipotesi di estensione dei componenti è prevista nel caso in cui la società per azioni abbia un capitale sociale superiore ai 2 milioni di euro. E questo non è il caso della Capo d’Anzio”. Cinque Giorni - 1 ottobre 2011 Nuovo porto, il finanziamento non convince (…) Nell’ultimo consiglio comunale il sindaco Bruschini ha ottenuto, tramite una delibera che ha trovato l’opposizione del PD, una delega per assicurare alla Banca Popolare del Lazio, tramite fideiussione o ipoteca sui beni comunali di Anzio, le garanzie necessarie per erogare alla Capo d’Anzio Spa il finanziamento necessario al pagamento degli oneri relativi alla concessione regionale, per la costruzione del nuovo porto turistico. In totale la somma ammonta a 1.200.000 euro, ma la Capo d’Anzio, società pubblica che appartiene per il 61% al Comune anziate e per il 39% a Italia Navigando, non ha il denaro necessario in cassa e quindi si è scelto

di ricorrere allo strumento del finanziamento. “Noi avevamo in mente un altro tipo di porto – spiega Paride Tulli – ma abbiamo sempre difeso la Capo d’Anzio in quanto società completamente pubblica. Ma ora c’è il rischio che la concessione possa essere venduta a un privato, per esempio nel caso in cui finito l’iter della gara d’appalto non ci siano in cassa i soldi per i lavori”. La delibera con la quale si è scelto di fornire le dovute garanzie all’istituto di credito, inoltre, potrebbe anche essere illegittima in quanto non corrispondente pienamente alle leggi in vigore che regolano l’erogazione di prestiti e finanziamenti agli enti locali da parte delle banche. La Provincia Latina - 4 ottobre 2011 Tangenti, procura indaga su “mister X” Presunte tangenti per l’appalto del servizio mensa scolastica, l’inchiesta comincia ad avanzare. I carabinieri della compagnia di Anzio hanno dato seguito all’esposto presentato alcuni mesi orsono dal sindaco anziate Luciano Bruschini, che si cautelò dopo la denuncia vibrante dell’ex capogruppo del Pdl Mario Pennata. Contemporaneamente gli investigatori della polizia stanno seguendo il filone della Serenissima, la società che gestisce il servizio nelle scuole e che presentò a sua volta una querela. Nonostante il silenzio degli ultimi mesi, fonti accreditate della procura di Velletri assicurano che le indagini stanno procedendo in modo spedito. (…) negli ultimi giorni gli investigatori hanno acquisito gli atti relativi all’assegnazione della gara, i verbali e i rapporti tra Comune e Serenissima. Si lavora in segreto per appurare se ci sia stato realmente un giro di “mazzette” e per verificare l’affidamento dell’appalto.osc Cinque Giorni - 22 settembre 2011

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DENUNCIATI I DISSENZIENTI DEl CONSORZIO Il presidente del comitato, Giuseppe Nicolò, replica alla querela con documenti alla mano I recenti sviluppi della querelle legata al Consorzio di Lavinio c’inducono nuovamente ad incontrare l’Arch. Giuseppe Nicolò, presidente del Comitato Dissenzienti che ormai da anni contesta la natura e la legittimità dell’Ente. L’occasione di tale incontro ci viene fornita dalla recente denuncia per diffamazione a mezzo stampa che Nicolò ha ricevuto dal Presidente del Consorzio Roberto Antinori, ultimo atto di un conflitto che non accenna sedarsi o a trovare soluzione. Presidente Nicolò cosa si prova ad essere denunciato? “A essere sincero in questo momento provo rabbia e indignazione, ma non certamente paura. Il Presidente Antinori con questo gesto vuole attuare un’azione intimidatoria nei confronti miei e dei Dissenzienti per ridurci al silenzio, ma può stare certo che non ci riuscirà. Sono convinto inoltre che se è arrivato a tanto, significa che ormai le nostre azioni stanno colpendo nel segno e che ormai è dalle parti del Consorzio che cominciano a serpeggiare nervosismo e paura. Del resto noi Dissenzienti abbiamo chiesto al Consorzio solo dei chiarimenti in merito a tutti quei lati oscuri che ci sembra che tale Ente mostri, solo in seguito alle mancate risposte da parte sua e del suo Presidente, abbiamo voluto informare, con le dovute pezze di appoggio, l’autorità giudiziaria e la guardia di finanza delle irregolarità amministrative e legali che secondo noi si ravvisano nella natura e nell’attività del Consorzio”. Avete ottenuto qualcosa? “Al momento attendiamo serenamente che le nostre informative abbiano esito, nel pieno rispetto dei tempi e dei modi dell’azione della magistratura”. Nel frattempo dovrete difendervi... “Lo faremo in piena certezza di essere nel giusto e di aver solo cercato di mostrare ai cittadini di Lavinio e di Anzio che il Consorzio non è pubblico e che sperpera denaro che non gli dovrebbe essere neanche erogato. In fondo perché vengo denunciato? Per aver negato la natura di ente pubblico non economico del Consorzio, ma tali enti sono stati espressamente abrogati nella Legge del 6 agosto 2008 n.133, che converte il Decreto legge del 25 giugno n.112 e nella fattispecie l’Articolo 26 detto Taglia Enti, quindi come si fa adesso a

definire di tale natura il Consorzio? Perché il Consorzio è ancora in piedi visto che la legge che ho adesso citato ha abrogato tali enti? Il Comune in merito non ha preso nessuna decisione. Inoltre se il Consorzio è di natura pubblica, i suoi dipendenti dovrebbero versare i contributi all’Inpdap, il fondo previdenziale per i dipendenti della pubblica amministrazione. Perché invece un dipendente del consorzio mi ha mostrato una sua busta paga in cui si vede chiaramente che l’ente previdenziale di riferimento è l’Inps e il contratto che lo inquadra è quello dell’edilizia?” Dubbi legittimi ma intanto il Consorzio va avanti… “In maniera del tutto arbitraria dico io! Del resto la stessa Assemblea del 26 giugno – quella in cui sono stati deliberati una serie di interventi di manutenzione stradale pari a Euro 218.423,36 - secondo noi è abusiva, dato che nel dicembre 2010 il 50% dei delegati nonché la presidenza sono decaduti”. Come fa ad accadere questo? Come può un’assemblea illegittima deliberare una spesa simile? “Eppure è successo e la spesa è stata approvata all’unanimità. La somma deliberata doveva servire per la manutenzione di via Regina Amata, via dello Scoglio, via dei Ciclamini, via delle Rose, via Stella Marina, via degli Anemoni, viale Turchese, via del Pesco, via dei Giornalisti, via Gozzano, via Manzoni, via Oriani, via Leopardi; ma i conti secondo noi non tornano. Infatti, la cifra messa in campo è eccessiva rispetto ai lavori effettivamente realizzati. Infatti, non è stata compiuta nessuna ripavimentazione, ma solo dei rattoppi laddove vi erano buche o dove erano stati effettuati i lavori per la posa delle tubature del gas. Non sono state sistemate caditoie per l’acqua piovana ai margini delle strade, né realizzati dei marciapiedi. La cifra deliberata è quindi eccessiva: per i lavori effettivamente svolti sarebbe bastata una somma di 80.000 – 120.000 Euro e non di oltre 218.000! Tutto questo lo dico con chiara cognizione di causa vista la mia professione di architetto. Le irregolarità non finiscono qui: infatti, ci domandiamo noi dissenzienti, che fine ha fatto la macchina pulitrice costata Euro 101.000 e mai messa effettivamente in uso perché troppo rumorosa e dai consumi

troppo alti? Perché nei bilanci del Consorzio c’è il capitolo di spesa carburante che oscilla tra gli Euro 8000 e gli Euro 18.000? Ci sembrano delle cifre folli! Inoltre sono state deliberate cifre per la segnaletica stradale, ma quest’ultima deve essere gestita dalla provincia ed è finanziata dalla fiscalità generale, cosa c’entra il Consorzio? Perché si devono spendere dei soldi, pagati dai cittadini di Lavinio, per adempiere funzioni già di pertinenza di un’altra istituzione? Del resto lo stesso discorso si può fare con la stessa manutenzione stradale che i cittadini di Lavinio mare pagano tramite la Bucalossi al Comune; perché tutti i cittadini di Anzio pagano solo le tasse ordinarie e i cittadini che hanno la sfortuna di avere la casa sul territorio di questo Consorzio pagano una doppia tassazione?” Intanto le cartelle della Gerit per mancato pagamento dei contributi consortili continuano ad essere recapitate… “Verissimo e molti temono per un’eventuale ipoteca sulla loro casa, ma ricordiamo a tutti che per poter ipotecare la prima casa, la Gerit, che tra l’altro dal primo gennaio 2012 non potrà più esercitare i propri diritti, deve accumulare un credito di almeno Euro 20.000, mentre devono essere almeno Euro 8.000 i debiti che un contribuente ha per vedersi ipotecata la seconda casa. In altri nostri interventi abbiamo già dimostrato che tali cartelle sono abusive. Non invitiamo nessuno a non pagarle ma alla fine questi soldi dovranno essere restituiti ai cittadini”. Ci sembrano tutti argomenti ragionevoli e seri, che pongono interrogativi meritevoli per lo meno di risposte in grado di dissipare ogni dubbio… “Invece tutto quello che ricevo sono solo denunce intimidatorie, ma non mi arrendo di certo. Noi Dissenzienti non ci stancheremo mai di denunciare simili irregolarità, continueremo a chiedere che venga fatta piena luce su questa vicenda”. Umberto Spallotta

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ACQUA: UN DIRITTO PER POCHI Nonostante la vittoria referendaria, agli utenti morosi cartellino rosso sui contatori

Sembra che non sia cambiato nulla, eppure 5 mesi fa il popolo sovrano aveva vinto un referendum in modo netto e clamoroso, smentendo decenni di propaganda neoliberista che vorrebbe il servizio idrico in mano ai privati e al mercato. Ad Anzio la questione dell’acqua è particolarmente sentita, vista la pessima gestione della società privata Acqualatina che in pochi anni ha accumulato una montagna di debiti, nonostante le tariffe vessatorie che ha imposto ai cittadini. Proprio questa pessima gestione e la convinzione dell’inalienabilità del diritto all’accesso all’acqua da parte dei cittadini - di qualsivoglia orientamento politico - ha permesso la splendida vittoria referendaria e la speranza fondata di superare la gestione privatistica della società controllata dal gruppo francese Veolia e partecipata dai Comuni del nostro territorio. L’impegno dei movimenti per l’acqua e di tutte le forze politiche e sociali che lo hanno appoggiato non è certo mancato, ma ancora nessun passo concreto è stato compiuto. Il Comune nulla ha fatto per adempiere la

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volontà dei cittadini di uscire da Acqualatina, nonostante la delibera approvata a questo scopo dal Consiglio comunale nel 2007, la mancata sottoscrizione del contratto con la stessa società, le sentenze ripetute che legittimerebbero l’uscita da essa, le 1600 firme consegnate al Consiglio comunale per inserire nello statuto del Comune l’intangibilità del diritto all’accesso all’acqua. Così nel frattempo continuano le incursioni dei tecnici di Acqualatina presso le case di cittadini “morosi” a chiudere rubinetti e istallare riduzioni, terrorizzando famiglie intere in barba di qualsiasi rispetto dei diritti sovrani degli elettori e dello stesso diritto alla vita. A Lavinio la situazione è particolarmente grave. Moltissimi sono i distacchi avvenuti, si possono riconoscere dai cartellini rossi applicati ai contatori colpiti da tali provvedimenti. Se ne possono contare a decine punteggiare i viali del quartiere. Molti distacchi avvengono presso utenze che per anni non hanno pagato le tariffe dovute, ma spesso si vanno a colpire interi condomini, e si reclamano cifre fuori da ogni controllo che superano anche le decine di migliaia di euro. L’impressione è che Acqualatina scarichi sugli utenti l’ammontare enorme dei suoi debiti. Un condominio di Passeggiata delle sirene si è dovuto accordare per rateare una cifra pari e Euro 34.000. I condomini ammettono di non essere stati per nulla attenti al pagamento delle bollette, probabilmente favoriti dalla pessima e squalificante gestione dell’acquedotto di

Carano, ma la cifra è enorme, e ora pur avendo pagato circa la metà dell’importo non sanno più come fronteggiare il debito. “Negli anni scorsi - ci dicono - il consumo schizzò in alto anche per una perdita non rilevata, poi ci siamo accordati con il gestore per rateizzare l’importo ma è incredibile quanto debito abbiamo accumulato, e ora non ce la facciamo più. Sembra che da quei rubinetti invece che acqua esca oro fuso”. Altri cittadini chiudono il contatore con degli sportelli sigillati tramite lucchetto, sperando in questo modo di tenere lontani i tecnici della società Acqualatina. Altri fronteggiano di persona i tecnici, in un clima che rischia di diventare sempre più teso. Le persone sono impaurite di fronte alle minacce di distacco che arrivano con inquietante regolarità, il panico in questo caso aiuta Acqualatina che così può riscuotere almeno parte di quanto esige a danno spesso di famiglie già alle prese con le difficoltà tipiche di questa congiuntura economica, con il lavoro che scarseggia, le tasse che aumentano, i servizi sociali che vengono ridotti. Secondo quanto stabilito dal referendum di giugno, la società che gestisce il servizio idrico dovrebbe rinunciare ai suoi profitti. Le bollette dovrebbero essere ridotte del 7%, vale a dire di quella remunerazione del capitale investito che è stata abrogata dal referendum stesso. Dovrebbe essere l’Agenzia nazionale di vigilanza sulle risorse idriche a disporre questa riduzione, intimandola all’Ato4 e ad Acqualatina, e lo dovrebbe fare in nome dell’obbedienza alla legge. Dal Comitato acqua-pubblica ci fanno sapere che è in arrivo una mobilitazione a questo riguardo e invitano tutti i cittadini ad informarsi presso sportelli o banchetti che verranno allestiti proprio per far rispettare l’esito del referendum e dare sollievo alla popolazione. I residenti di Lavinio (come degli altri quartieri) potranno quindi disporre di punti d’informazione e azione legale. Ovviamente i debiti pregressi andranno onorati, ma per il futuro le bollette dovranno essere necessariamente ridotte, nell’attesa che l’acqua torni in mani pubbliche e venga gestita con criteri trasparenti, partecipati e senza procurare profitti o gravare sulle tasche di sfiniti cittadini. U. S.


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QUESTO PORTO NON CI SALVERÀ PETRICONI, ESPONENTE DEL PD ESPRIME FORTI DUBBi sull’opera dal piano economico all’impatto sulla città Da anni lei è impegnato, prima da comune cittadino, poi come dirigente del PD, in una lunga battaglia contro il progetto di porto del centro destra. Al punto in cui siamo cosa pensa in proposito? “Non vedo come possano realizzare il porto di cui parlano da 15 anni vista la crisi che non ha salvato la nautica e lungo le banchine vediamo solo barche in vendita per una drammatica riduzione di disponibilità di denaro, per i costi del carburante e perché la gente ha altro a cui pensare oltre la nautica. Siamo a terra, e invece che perseguire un porto misurato alla città, realizzabile rapidamente, continuano a perdere tempo prezioso con un mega progetto che difficilmente troverà compratori, ultimo sussulto di una politica fatta per faccendieri, speculatori e non per chi ha a cuore la società civile. Con l’accordo di programma la strada della privatizzazione del porto è presa: pagare con “posti barca” la ditta che eseguirà i lavori costituirà di fatto una privatizzazione, che molto probabilmente avverrà anche formalmente visto che il Comune, ancor prima di iniziare, non riesce neanche a pagare la tassa di concessione sulle aree portuali senza ricorrere al credito. Dovremmo quindi iniziare a interrogarci su quanto sia costata finora la Capo d’Anzio, su come si rifletterà la fideiussione sul futuro bilancio comunale e se si potranno sostenere i costi annuali di concessione e di continuo e-scavo di un opera gigantesca. “ Quindi secondo lei rischiamo un pasticcio? “Comincia a preoccuparsene perfino Il Granchio che inizia a esprimere dubbi sul piano economico dell’opera, e a dire che in caso di difficoltà nelle vendite dei posti barca sia meglio lasciar perdere. Ma a spaventarmi ancor di più sono gli intenti e le dichiarazioni della Capo d’Anzio quando parla di rinuncia a rendite di posizioni da parte di alcuni”. A chi si riferisce? “A chi lavora nel centro storico, perché

la città avrà un nuovo padrone privato, e i cantieri, gli ormeggiatori e tutte le attività che insistono sul porto compresi commercianti e ristoratori dovranno farci i conti. Persone a cui privatizzando di fatto il porto ruberanno il futuro e che non vorremmo vedere incatenarsi per non lasciare le proprie attività. “ A proposito di contrapposizioni, è vero che il centro sinistra non vuole che Anzio abbia il porto? “Abbiamo a cuore il rilancio della portualità, ma non accettiamo di svendere la città come avvenuto per il Piano Regolatore che ci ha

sommerso di cemento, tanto che persino l’assessore all’edilizia Garzia inizia a riconoscere che l’orrenda villettopoli stia distruggendo ogni nostra vocazione turistica. Noi abbiamo sempre cercato di trovare soluzioni condivise a favore degli interessi della città, trovando però sempre un muro di chiusure e arroganza. A dimostrarlo basterebbe ricordare di quando Montino venne ad Anzio in un’assemblea per spiegare le tesi della Regione: il centro destra invece di accettare il confronto cercò la rissa e lamentandosi su come si sarebbero potuti mettere con la “Corte dei Conti” per i soldi spesi per un progetto da rifare

daccapo, rifiutò la proposta di Montino per una soluzione condivisa.“ Non pensa che il progetto di porto del centrodestra porterebbe comunque lavoro? “Lo ha portato alla Maddalena o all’Aquila? Il lavoro è una cosa seria e non un gioco per imbonitori. È vero che il megaporto sarà un’opera gigantesca, ma credo fatta di lavori soggetti a subappalti selvaggi e che, come già avvenuto per il Piano Regolatore, alla città porterà molto poco. Quando il centrodestra sostiene che i posti barca sono appetibili perché il mercato della nautica è comunque di nicchia avrebbe dovuto porre maggiore attenzione nel misurarne l’intervento: molti imprenditori edili, per esempio, dicono che il Piano di Costruzione del PRG non doveva partire tutto insieme, per cui sarebbe stato meglio sistemare il vecchio bacino realizzando magari 600-800 posti barca a basso impatto invece di 1.200, e lasciare al futuro decisioni su possibili ampliamenti”. In che modo l’opera dovrebbe essere legata al resto della città e alle periferie? “Un porto sovradimensionato inghiottirebbe le periferie e probabilmente accentuerebbe gli storici problemi di erosione e insabbiamento. Sistemare il nostro storico porto realizzando nell’esistente “molo Pamphili” un’elegante marina turistica valorizzerebbe invece l’intera città. Hanno sbagliato distruggendo le nostre vecchie piazze, hanno perseverato con il Piano Regolatore ed ora insistono con un porto che andava dimensionato e a cui doveva corrispondere un PRG che avesse previsto al massimo mille ville di pregio e non cinquemila villette di bassa qualità. Dobbiamo puntare sulla qualità e resistere a questi fenomeni al ribasso e per riuscirci abbiamo bisogno di una nuova classe politica che sappia dare discontinuità. Questo è il compito che il centrosinistra saprà e dovrà assumersi per andare a vincere le prossime elezioni sia ad Anzio che a livello nazionale”. Red


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DOVE SI VA, COSA SI FA QUESTA SERA? Molti raggiungono le discoteche di Roma e Latina e tra quelli che restano alcuni stanno bene altri si accontentano I giovani e il divertimento... sembrerebbe una combinazione naturale. Da sempre i giovani cercano modi per divertirsi e per trascorrere piacevolmente il loro tempo libero in compagnia di amici, ed ovviamente le mete più gettonate sono i locali, in primis pub e discoteche. 
 Giovani e divertimento, però, sono un connubio difficile da trovare in una cittadina come Anzio priva, per molti aspetti, di quei luoghi che tendenzialmente vengono definiti di svago per i giovani (di discoteche vere e

proprie nel territorio neppure l’ombra). Sono pochi, di conseguenza, i ragazzi che la sera, soprattutto nel week-end, restano ad Anzio, preferendo ad esempio la vicina Nettuno, indirizzandosi prevalentemente verso il famoso “borgo”. In questo angolo della cittadina è facile incontrare un gran numero di giovani delle età più disparate, ma se gli si chiede se sono soddisfatti di quello che il luogo offre per il divertimento, la risposta è quasi sempre: “no”. Ovviamente a lamentarsi di più sono quelli che hanno dai 16 anni in su. I più “piccoli” devono accontentarsi se pure controvoglia - di quello che il posto offre; mentre i ragazzi più grandi nella maggior parte dei casi passano ad Anzio, e soprattutto a Nettuno, la prima parte della serata, intrattenendosi con gli amici in piazza o nei pub per partire poi, verso la mezzanotte, alla volta delle discoteche. Molti si spingono anche fino a Roma pur di passare una serata

in discoteca, anche se le più gettonate restano quelle di Latina, di sicuro più vicina rispetto alla Capitale. Una cittadina come Anzio, quindi, sembrerebbe più adatta a quelle persone che ai locali preferiscono una serata in pizzeria, una birra al pub e una tranquilla passeggiata per il porto; e sono molti quelli che trascorrono le serate così, anche se in molti casi sono quasi “obbligati” a impegnare il tale modo il loro tempo libero in quanto impossibilitati a raggiungere mete più lontane come Roma. C’è da dire, però, che in generale le statistiche affermano che la maggior parte dei giovani (circa il 36%) predilige pub e birrerie alla discoteca (che è invece preferita dal 18% dei giovani) e che addirittura quasi il 21% dei ragazzi resta a casa in compagnia di amici. Allora una serata in un posto come Anzio o Nettuno è davvero così insopportabile? Forse sono semplicemente i giovani che non sanno più divertirsi senza lo sballo della discoteca, la musica ad alto volume e l’alcol che scorre a fiumi? Perché, in fondo, come si dice: l’importante non è il luogo, ma la compagnia! Jessica Quaranta

Sopravvive ai cambiamenti, aiuta i giovani a conoscere il valore del denaro

LA PAGHETTA NELL’ERA DELL’I-PAD Noi giovani troviamo sempre il modo di divertirci... ma siamo poi così autonomi sotto l’aspetto economico? Le paghette settimanali, di sicuro, possono aiutare, ma analizziamo insieme dal principio. Un problema che spesso i genitori si pongono è se, quando, come e quanto dare come paghetta ai propri figli. Insegnare ai bambini di oggi il valore dei soldi è una cosa abbastanza complicata: sono troppi gli esempi negativi che la televisione, lo show biz e la società in generale ci propongono. Ad ogni modo non è un’impresa impossibile ed anzi è bene cominciare fin dai primi anni di vita del bambino a impostare un regime serio e preciso riguardo alle spese di casa e alle situazioni economiche. Quindi, non è detto che ogni desiderio del vostro bambino debba essere esaudito immediatamente solo perché così fanno tutti: è un atteggiamento sbagliato che oltre a creare figli viziati, non li rende consapevoli dell’importanza che i soldi hanno e che “non crescono sulle piante”. Lo scopo principale della paghetta è, infatti,

quello di aiutare i bambini a gestire il denaro quando ancora possono essere guidati. In alcune famiglie viene dato solo quello che chiedono e la paghetta non viene presa in considerazione; ma alcuni genitori pensano che con questo metodo i figli possano non comprendere il valore del denaro e non sapere neppure amministrarlo. Può essere un problema se in famiglia non c’è abbastanza denaro da dividere, ma basta anche una somma davvero esigua per dare un senso di responsabilità al bambino. La paghetta può essere guadagnata, facendo anche dei lavori extra in casa. Bisogna prestare attenzione, però, se la paghetta di vostro figlio è molto inferiore alla media dei suoi amici, in questo è necessario uniformarsi, sempre tenendo conto delle possibilità della famiglia. Se, al contrario, è molto più alta della media, questo può causare risentimenti e gelosie. La somma di denaro che un bambino riceve come paghetta di solito aumenta man mano che crescono la sua età e il senso di responsabilità. Crescendo si capisce che anche i divertimenti si pagano. Dai lavoretti

extra in casa si passa ai lavoretti fuori casa. Tra i ragazzi che studiano, chi no, chi lavora full-time o part-time, in qualche modo si trova sempre la soluzione per avere qualche soldo per i propri divertimenti. Ricapitolando: 1. la paghetta può essere un modo efficace per insegnare a vostro figlio a essere responsabile; 2. bisogna permettere ai figli anche di sbagliare; 3. se dimostra di sapersi amministrare bene, dategli la vostra approvazione, o un extra. La nostra società è in continuo movimento: cambia, evolve, inevitabilmente. Parte tutto da una piccola scintilla, lentamente, come le più grandi riforme della storia. I giovani devono imparare ad adattarsi. Da piccoli si indica loro la via; da adolescenti si dice loro di proseguire da soli. Tutto ha un prezzo, ma siamo sicuri di dare a tutto il giusto valore? Melania Maranesi


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Roma ricorda l’arrivo degli alleati nel 1944 con 300 foto inedite, mappe e filmati

LO SBARCO DI ANZIO IN MOSTRA AL VITTORIANO Trecento foto inedite, tutte in bianco e nero, raccontano lo sbarco di Anzio. Scatti unici che riportano la mente indietro nel tempo a quel lontano 22 gennaio 1944, quando in piena seconda guerra mondiale gli alleati americani sbarcarono sul litorale romano per liberare la Capitale. Oggi Roma ricorda quell’e vento storico con una mostra dal titolo “22 gennaio 1944. Lo sbarco”, allestita fino al 27 novembre nel salone centrale del complesso del Vittoriano di Roma. Un’o ccasione per immergersi nel racconto della nostra storia recente, ma anche per ricordare i numerosi comuni del territorio laziale che furono teatro di battaglie, di bombardamenti e di resistenza proprio come Anzio e Nettuno. L’esposizione, ideata e curata dal professor Umberto Gentiloni Silveri, segue cronologicamente le fasi dello sbarco, i difficili mesi di scontri tra l’esercito tedesco e le forze alleate nella zona tra il litorale e la campagna a sud est di Roma e infine gli avvenimenti che si snodano nelle settimane del maggio 1944, sino alla liberazione di Roma e della provincia. Una mostra unica che conduce il visitatore in una sorta di viaggio storico attraverso le foto, ma anche le mappe, i filmati e i documenti dell’e poca. Le fotografie aiutano a ricostruire quei mesi cruciali: la vita dei soldati e dei civili, la devastazione dei bombardamenti, i momenti concitati che seguirono alle due del mattino del 22 gennaio 1944, quando le truppe americane, con l’operazione Shingle, arrivarono sulle coste laziale per aggirare le linee difensive tedesche e raggiungere la Capitale. Ecco allora che l’obiettivo della macchina fotografica immortala lo sbarco dei mezzi anfibi, i civili in fuga dalle zone di guerra, un pallone di sbarramento antiaereo che sorvola il Paradiso sul mare di Anzio, via Gramsci devastata dalle bombe. Ci sono poi le foto dei prigionieri tedeschi in marcia verso il porto di Anzio, la chiesa dei SS. Pio e Antonio tra le macerie, i soldati americani in marcia verso il Colosseo. Tutto il materiale video, cartografico e fotografico esposto al Vittoriano proviene dall’Istituto Luce e dagli archivi delle principali nazioni coinvolte nel conflitto: i National Archives e l’Imperial War Museum del Regno Unito, i National Archives and Records Administration di Washington, i Bundesarchiv di Berlino. “Abbiamo messo al centro dell’attenzione due realtà come Anzio e Nettuno - ha dichiarato Nicola Zingaretti, presidente della Provincia durante l’inaugurazione della mostra - perché la storia del mondo è cambiata anche grazie a quanto avvenne quel giorno. Siamo talmente immersi nella storia che a volte non ce ne rendiamo conto, invece dobbiamo valorizzarla perché un Paese e una comunità senza memoria sono fragili e malati”. La mostra fa parte della terza edizione di ‘’La Provincia delle Meraviglie. Alla scoperta dei tesori nascosti’’, promossa dalla Presidenza della Provincia di Roma, in collaborazione con l’assessorato alle politiche culturali, l’assessorato alle Politiche del Turismo dello Sport e delle Politiche Giovanili e l’Assessorato alle Politiche dell’Agricoltura. È aperta al pubblico dal lunedì al giovedì 9.30 –19.30; venerdì e sabato 9.30 – 23.30; domenica 9.30 – 20.30. L’ingresso è gratuito. Luisa Calderaro

INAUGURAZIONE ARCHEOIMMAGINI Il 7 ottobre, nella Sala delle Conchiglie del Museo Civico Archeologico di Anzio, è stata inaugurata la rassegna fotografica “Archeoimmagini”. Giusi Canzoneri, direttore del MCA, nonché ideatrice e responsabile dell’allestimento, ha presentato ai visitatori i fotografi e i curatori dell’Associazione Culturale 00042. Lo spazio espositivo di conservazione e tutela dei reperti archeologici si è trasformato in uno spazio animato dalle “incursioni” dell’arte contemporanea e da un sistema di relazioni che coinvolge attivamente il visitatore. Gli autori delle 24 fotografie e i visitatori infatti hanno potuto riscoprire e indagare, da un punto di vista soggettivo e radicato nel presente, le tracce della nostra storia antica. L’evento realizzato dal MCA di Anzio e dall’Associazione culturale 00042 si è concluso da pochi giorni, ma vi anticipiamo che ci sarà una seconda edizione. Il Presidente della 00042, Andrea Mingiacchi, auspica nuovamente una forte partecipazione dei giovani.. Manuela Vela


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Oltre 10 anni di attività alle spalle. Il gruppo musicale conquista con le note reggae e del dub

AGRO SOUND SYSTEM

Autoctoni di nome e di fatto. Quattro ragazzi provenienti dalla palude (non solo geografica) della provincia di Latina, si fanno chiamare Agro Sound System. Convinti che la musica possa unire le persone e dar vita a riflessioni, esprimono i loro messaggi attraverso gli accordi in levare del reggae e le sonorità ipnotiche del dub. Oltre dieci anni di attività fanno degli Agro Sound una delle esperienze più importanti e più durature del panorama musicale che si autoproduce fuori dalla metropoli capitolina. Offrendo armonia e buona musica a quanti hanno la fortuna di assistere alle loro performance, Tonino, Franz, Davide e Mikol, usano la musica come strumento di socialità e di scambio, convinti che l’incontro con gli altri sia

la base della conoscenza di se stessi e del saper vivere in sintonia col resto del mondo. Le loro selezioni sono una continua ricerca di qualità sonora e compositiva con una grande attenzione ai contenuti delle liriche e ai messaggi. Il reggae che diffondono gli Agro Sound non si limita alla terra natale del genere che produce vibrazioni da ormai molte generazioni, la Giamaica, ma parte dall’Africa, arriva all’Europa e attraversa addirittura le culture Caraibiche, a dimostrazione del fatto che il Sound System pontino intende varcare in ogni spettacolo i confini di Stati e continenti, lanciando così messaggi di emancipazione, di libertà, di lotta e di pace universale. L’impegno degli Agro Sound è cresciuto notevolmente con l’apertura dell’Officina culturale EX MATTATOIO di Aprilia, luogo che negli ultimi anni ha visto la nascita e l’evoluzione di moltissime esperienze musicali provenienti dal territorio. Ed è proprio quello dell’EX MATTATOIO il palco che ha ospitato più volte

gli Agro Sound, portandoli a collaborare (molte volte come principali organizzatori degli eventi) con quanto il miglior reggae italiano (ma non solo il reggae) ha da offrire. Stiamo parlando di Bunna degli Africa Unite, dei Bisca con Zulu dei 99 Posse, dei Taxi 109, di Brusco. Negli ultimi tempi i quattro ragazzi sono impegnati nella realizzazione di un progetto radiofonico online che già produce buoni frutti, chiamato per l’appunto radioagrosound. Quest’ultima iniziativa, oltre a diffondere “on air” la musica reggae nel nostro territorio, ha l’obiettivo di offrire ai giovani talenti uno spazio dove far sentire la propria voce e favorire così la crescita delle nuove generazioni avvicinandoli al mondo musicale in genere, uno spazio dove mettere a frutto l’esperienza e maturarne di nuove, scoprendo vene artistiche spesso accantonate per carenze sociali o semplicemente per i pochi spazi attrezzati. Per saperne di più ed ascoltare i loro mixtape, nonché per assaporare la creatività e la determinazione degli Agro Sound non possiamo che rimandarvi all’indirizzo www.agrosoundsystem.wordpress.com/ augurandovi un buon ascolto e un buon giretto per il mondo che la musica vi offrirà. Valerio Bruni

Al cinema dal 21 ottobre il film di James Gunn

“Superviolenza” sotto il nome di giustizia Il protagonista di questo film comico, un ostinato uomo di mezza età, è stato derubato della sua bella moglie da uno spacciatore. Scioccato dall’avvenimento, e per combattere il male che lo circonda, decide di indossare un costume fatto a mano e diventare un supereroe dal pittoresco nome, Saetta Purpurea. In questo film troviamo la stessa idea del film catartico “Kick-Ass”, che vuole rappresentare la giustizia ideale. Allo stesso modo “Super” rappresenta la violenza sotto il nome di giustizia e lascia un po’ l’amaro in bocca. La storia comincia con due avvenimenti positivi nella vita di Frank: si è sposato con Sarah, una donna bellissima, e ha aiutato i poliziotti ad arrestare un ladro. Passati i momenti felici, Frank vive nel dolore perché perde un legame privato e uno sociale. In questa triste situazione il protagonista cerca nella società la causa della sua sofferenza e arriva a sentire addirittura la voce di Dio che lo guida e gli dice cosa fare. Frank è una persona normale ma non può vivere delle contraddizioni. È una persona seria come Bicke, il protagonista

di “The Assassination (2004)”, che non può mentire. Bicke non sopporta neppure l’attività commerciale in cui lavora e dove è costretto a raggirare i clienti. Così smette di lavorare e cerca di assassinare il Presidente Richard Nixon, ai suoi occhi rappresentante delle ingiustizie sociali. Bicke crede di non poter vivere bene a causa delle ingiustizie sociali. Ma l’ossessione di Bicke è soltanto soggettiva. Possiamo capire l’ossessione di Travis, il protagonista di “Taxi Driver” (1976) perché se non ci fosse stata la guerra del Vietnam, Travis non sarebbe mai andato alla ricerca della giustizia. Nei casi di Bicke e Frank non esiste una causa esplicita che li spinga a questa ricerca ed è solo un’emozione soggettiva che li muove. Per questo motivo gli spettatori non appoggiano sempre il loro comportamento, che sembra quasi produrre violenza sotto il nome della giustizia. Le loro azioni sono comiche ma slittano inutilmente in un sentimento amaro. Chi vuole vivere sul serio non può vivere bene nella società. Chi vive bene nella società non può raggiungere la giustizia sociale. Yoshiro Izumi


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A Roma, vicino lo stadio olimpico, la mostra dedicata all’anatomia umana

IL VERO MONDO DEL CORPO UMANO

Dal 14 settembre al 12 febbraio 2012 le Officine Farneto di Roma ospitano la mostra itinerante “Body worlds: il vero mondo del corpo umano”, che dopo aver girato il mondo fa tappa per la prima volta in Italia. L’esposizione raccoglie circa 200 “opere” dell’anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens. Le virgolette sono d’obbligo perché le opere, almeno dal punto di vista materiale, altro non sono che organi e corpi umani plastinati, ovvero sottoposti ad un processo di

conservazione ad invenzione dello stesso von Hagens che trasforma il materiale organico sostituendo ai liquidi biologici polimeri di silicone, al fine di mantenerne intatte le caratteristiche estetiche e, allo stesso tempo, interrompere il processo di decomposizione. La ovviamente controversa mostra ha scopo, a detta dello stesso von Hagens, di sensibilizzare e informare sia sulla fisiologia del nostro corpo, sia sulle adeguate cure e attenzioni da seguire per una vita sana. I “plastinati” spaziano da singoli organi, o parti di essi, fino ad interi corpi messi a nudo, in posizioni di peculiare interesse per i temi delle singole sale, che in una lezione quanto mai realistica di anatomia ripercorrono i vari apparati del corpo umano - da quello scheletricomuscolare a quello nervoso, passando per l’apparato cardiocircolatorio, centro tematico dell’esposizione romana. Al di là dei singoli organi, o apparati, gli elementi che catturano assolutamente l’attenzione del pubblico sono comunque i plastinati integrali. Intere figure umane, prive degli strati superiori di grasso e pelle, per mostrare muscoli e altri organi in

particolari figure atte a svelare la bellezza e complessità del nostro corpo, mostrando tutto quello che è “nascosto” alla vista. Una mostra del genere non è certo una di quelle che non scatenano polemiche: dalle organizzazioni religiose, che la dichiarano “irrispettosa” a chi mette in questione la legalità delle operazioni di Von Hagens, richiedendo che l’esposizione venga gestita mediante particolari quadri legislativi in quanto non composta di semplici oggetti. Nonostante le polemiche, peraltro non sedate, e le eterne discussioni che si potrebbero generare su un evento simile, restano dei dati di fatto: decine di migliaia di persone hanno fatto -e continuano a fare- la fila davanti ai plastinati, e molte migliaia di queste hanno fatto domanda per donare il proprio corpo all’esibizione ed essere loro stessi trasformati (ovviamente post mortem!) in opere da esibire, come lo stesso Von Hagens che, malato di Parkinson, ha dichiarato che farà plastinare il suo corpo per dare il benvenuto ai visitatori della mostra, è il caso di dirlo, per sempre ed oltre. Gino Querini

10 giugno 1981: Alfredino Rampi e Roberto Peci soli sotto l’occhio della tv

L’INIZIO DEL BUIO, DI WALTER VELTRONI L’inizio di tutto, l’inizio del buio. Walter Veltroni, politico e giornalista, nel suo nuovo libro, “L’inizio del Buio”, edito Rizzoli, racconta due fatti di cronaca che l’11 giugno 1981 hanno segnato l’Italia e hanno cambiato il modo di fare informazione. Due storie parallele che si intrecciano: quella di un bimbo di sei anni, Alfredo Rampi caduto in un pozzo, e di Roberto Peci, fratello di un pentito, sequestrato dai terroristi. Entrambi saranno sotto l’occhio della tv, che racconterà la loro agonia portando nelle case degli italiani dolore, speranza, paura. Tutto in diretta. È l’11 giugno 1981, poco dopo le 13, l’Italia resta paralizzata davanti alla tv. Alfredo Rampi cade in un pozzo a Vermicino, vicino a Frascati. Il suo pianto, l’urlo di paura e disperazione, entra in tutte le case del Paese. Un urlo che da trent’anni è ancora impresso nella memoria degli italiani, che per giorni sono rimasti incollati alla tv per seguire l’interminabile diretta. Anche il Capo dello Stato, Sandro Pertini, partecipa a quell’attesa comune e si reca a Vermicino. Ma alla fine ogni tentativo di salvare Alfredino fallisce, e il bimbo che aveva lottato fino all’ultimo muore risucchiato

da quel buio di cui aveva tanta paura, perché quando i “grandi” lo raggiungono ormai è troppo tardi. Mentre Alfredino precipita nel pozzo, nel tardo pomeriggio del 10 giugno Roberto Peci, fratello di Fabrizio, pentito delle Br, viene sequestrato, rinchiuso nel bagagliaio di una 127 e portato nella “prigione del popolo”, dove le Brigate Rosse l’avrebbero processato e ucciso. E sono gli stessi brigatisti ad adeguare le modalità del sequestro alle nuove regole comunicative, usando l’occhio della telecamera a loro vantaggio come faranno i terroristi di al-Qaida. “Con queste due storie – scrive Veltroni – per la prima volta le notizie travolgono il palinsesto: mettono fine a quel saggio equilibrio d’informazione, spettacolo, divulgazione, sport che aveva fatto della tv pubblica italiana un modello… La tv fa irruzione, armata della sua potenza, nella vita reale delle persone reali. Da quei giorni di giugno nessun diaframma resisterà alla pretesa del mezzo televisivo, sospinto dal crescente voyeurismo del pubblico, di entrare in ogni anfratto della vita individuale. Comincia con lo tsunami del giugno 1981, un’onda nera,

una coltre di buio che porterà a Cogne, ad Avetrana, a Brembate”. Veltroni racconta con lo scrupolo di un reporter le due storie, ripercorre i luoghi, intervista i protagonisti, rivela aspetti inediti e coglie nei due episodi l’inizio di quello che sarebbe diventata la tv: il grande occhio che trasforma la realtà in reality. Luisa Calderaro


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RITRATTI DI DONNA

FORTUNATA

Varapodio. Oppido Mamertina. Melbourne. Tre città. Due Nazioni. Tante storie. Una vita Incipit. Il giorno, senza confusione, ha da poco ceduto il suo bagliore. Non è giorno. Non è notte. Io mi trovo al di là della strada. Al di là del racconto. Al di là del viaggio. Sono le diciottoequarantaminuti di venerdì tre ottobre duemilaundici. Sono in ritardo. Non mi succede mai. Indosso le Bensimon nere che mi hanno comprato a Parigi, Saverio e Marco. Adoro le Bensimon. Di tutti i colori. Adoro le Bensimon. In tutte le stagioni. Amo i miei amici. Marco e Saverio. La notte aspetta. Ha bussato lentamente. Io aspetto. Ho suonato. Una voce maschile domanda chi sono. Pronuncio il mio nome. Mi raggiunge un’esclamazione - ah si -. Spingo il cancello. Supero la macchina parcheggiata all’interno. Mi fermo. Incontro il giardino. Silenzio. Cespugli di Ocimum basilicum segaligni. Qualche memoria di foglia lanceolata e un accenno di fiori. Bianchi. Bilabiati con il labello superiore lobato. Ciuffi di Origanum majorana. Sparsi. Sopra. Sotto. Agonizzanti. Costretti agli eventi e ai venti. Hanno ceduto il lusso della vita alla volgarità della morte. La morte è sempre volgare. Volgare e repellente. La morte e il suo prologo. Negano il corpo. Elogiano la sofferenza. Non ho più tempo di pensare. Rifletto. Chiudo gli occhi. Abbandono il giardino. Incontro una scala. Apro gli occhi. Vedo Fortunata. Bianca. Viso diafano. Capelli lisci striati di biondo raccolti dietro la nuca. Fine. Si, un appeal raffinato. No, non la conosco. E’ la prima volta che la incontro. L’ho contattata attraverso Facebook. Le ho chiesto se potevo intervistarla. Semplicemente. Lei semplicemente mi ha risposto - va bene -. Mi accoglie come si accoglie l’amica di sempre. Rimango qualche minuto sul ballatoio. In alto. Lo sguardo in direzione del giardino. In basso. Fortunata indugia a descrivere i lavori di restauro appena terminati. Mi parla del caos. Della confusione. Della dis-organizzazione. Della vita, dentro e fuori, la casa. Mi presenta Vincenzo. Suo marito. Vincenzo ha il computer acceso e indossa i pantaloni corti. E’ lui che mi ha aperto il cancello. Vincenzo mi stringe la mano senza parlare. Subito chiedo a Fortunata se per lei va bene sederci fuori. Ho bisogno di intimità. Di lasciare dentro la casa il computer. Vincenzo. La penombra. Il soggiorno. Gli odori della vernice. Gli sguardi. Fortunata mi propone l’alloggio di Mimmo, suo fratello che divide e condivide con lei la palazzina. Mimmo, Domenico per gli amici. Fratello affettuoso. Una famiglia. Grande. Tradizionale. La sua. Una famiglia. Due figli che si aiutano. Si rispettano. Si amano e si sostengono. Un fratello e una sorella che si confidano e si fidano. Mimmo e Fortunata. Fortunata e Mimmo. Entriamo a casa di Mimmo. Sono in curiosità. Si respira un’aria di ricerca. Di studio. Osservo. Commento. Annuisco. Ci sediamo. Io sul divano. Fortuna sulla sedia davanti a me. Dietro i libri di Mimmo. Mimmo non c’è ma c’è. Mimmo è sempre presente. Mimmo il fratello che le vuole bene. Che l’ascolta. Appena mi siedo mi invadono le malefiche Aedes albopictus. Mi pizzicano in ogni dove. Fortunata comincia a raccontare la

sua storia. Viaggi. Trasferimenti. Andata e ritorno. Varapodio-Melbourne. Melbourne-Varapodio. Nel millenovecentocinquantatre Elvira e Vincenzo, madre e padre di Mimmo e di Fortunata si sposano e partono subito per l’Australia. Il fratello di Elvira, Vincenzo Barca, ha avviato un ristorante ‘San Marco’ e dunque attraverso ‘l’Atto di richiamo’ riesce a far emigrare dalla Calabria i novelli sposi. Nel millenovecentosessantre Elvira ritorna a casa. Il quattordici novembre nasce Fortunata a Oppido Mamertino a settanta chilometri da Reggio Calabria. A Varapodio non c’è un presidio ospedaliero. Le levatrici che ti fanno partorire a casa non ci sono più. Dopo quindici mesi Elvira, Vincenzo e Fortunata ritornano a Melbourne. E’ il millenovecentosessantacinque. Fortunata frequenta la scuola inglese. Parla inglese. Torna in Italia nel millenovecentosettantuno. Tantitantitanti cambiamenti. Andata e ritorno. Andata e ritorno. Andata. Ritorno. L’adolescenza. Luogo della realizzazione di un’identità adeguata in un contesto in-adeguato. A volte luogo delle contraddizione confluenti. Degli opposti. Eros e Thanatos. Dei conflitti. Amore e odio. Temi antichi. Elaborazioni moderne. Non ho spazio per le domande. Non ho Domande. Non ho risposte. Fortunata è anarchica. Segue il suo percorso. Il suo destino. Il suo filo rosso. Senza indugio. Parlaparlaparla. Io la guardo. Fortunata ha quarantotto anni. Fortunata ha mille anni. Fortunata ha dieci anni. Entra Stefano. Suo figlio. La sua vita. Fortunata diventa mamma. Stefano è figlio. E’ uomo. Intelligente. Bello. Suona. Studia psicologia. Lavora. Fortunata lo guarda. Stefano. La disperazione. La speranza. Il futuro. Vincenzo. Fortunata. Stefano. Una famiglia di intese. Dialogo. Attese. Dolorose. Struggenti. Processo del mutamento che Klimt pativa profondamente. Fortunata una donna. Una vita dal decadimento alla rinascita, l’esatto contrario di ciò che scriveva D’Annunzio - ‘La prima fase della vita è caratterizzata dalla possibilità di metamorfosi infinite, l’ultima dalla immutabile uniformità, nella quale non si può sfuggire al confronto con la realtà: la prima fase è caratterizzata dal sogno...l’ultima dall’impossibilità di sognare”. Per Fortunata un percorso inverso. Come descriveva Klimt in ‘ le tre età della vita’- la senescenza-fine non rappresenta l’evento bensì la partenza, la prefazione al rinnovamento. Un processo inverso: dalla vecchiaia alla crescita. Fortunata una donna vecchiagiovanebambina. Fortunata. Occhi tristiallegriarrabbiati. Fortunata un corpo deboleforteresistente. Fortunata oggi vive ad Anzio. Ha la sua casa. Un giardino che aspetta. Dentro. Fuori. Sotto. Sopra. Fortunata adesso tacetacetace. Non ha più parole. Solo pensieri. Solo desideri. Prendo la macchina fotografica. Alcune resistenze. – Sono brutta – dice e poi con un gesto da bambina sfiora la nuca con la mano destra e subito sulle sue spalle fortifortiforti si aprono silenti i lunghi capelli lisci striati di biondo. Giusi Canzoneri Un sorriso. L’incipit.

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LA RICETTA DEL MESE

Coppe di amaretti, castagne e mascarpone

Ingredienti per 4 coppette: -50 gr di amaretti - 1 bicchierino di amaretto (liquore) - 50 gr di burro - 350 gr di castagne grandi o marroni - 120 gr di cioccolato fondente - 250 gr di mascarpone - 1 bustina di vanillina - 100 gr di zucchero a velo

Lo sapevi che.... – Qualche goccia di limone nell’olio caldo assicura una frittura croccante. – Per verificare la qualità del caffè basta versarne un cucchiaino in acqua. Se sale tutto a galla si avrà la garanzia che è buono. – Per rendere morbidi polipi e seppie basta metterli sotto sale per circa un’ora e poi sciacquarli prima di cuocerli. – La besciamella resterà più morbida se verrà preparata con metà farina e metà fecola di patate. – Spesso il grana o il parmigiano, dopo un po’ di tempo in frigo, si seccano. Per evitare ciò è sufficiente avvolgere il formaggio in un canovaccio imbevuto di acqua e vino. – Per pelare facilmente i peperoni una volta cotti metterli ancora caldissimi in un sacchetto di carta che, a sua volta, andrà in un sacchetto di plastica. Lasciarli freddare chiusi così. – Per cuocere al meglio gli gnocchi e la polenta l’acqua non deve bollire. Se hai un termometro l’acqua deve raggiungere la temperatura di 70° C. – Per evitare che i legumi non diano disturbi all’intestino non bisogna metterli a bagno. Questo perché stare molto in acqua fa sì che, al loro interno, si crei un germoglio. – Per conservare il basilico in un modo diverso rispetto al semplice congelamento, metterlo in un vasetto di vetro e coprirlo di sale grosso. Procedere a strati pressati fino a riempire il vasetto e coprire di olio extra vergine di oliva. – Per la crema pasticcera usare amido al posto della farina, si aggruma meno. – Quando si prepara l’impasto (sia esso della pizza, del pane o dolce), per verificarne lo stato di lievitazione, immergerne una pallina in un bicchiere d’acqua. Quando viene a galla è pronto. Elisabetta Civitan

PrEPARAZIONE: Intaccare le castagne e fatele lessare in pentola a pressione per 15 minuti o in una normale casseruola per 30 minuti. Quindi scolatele e sbucciatele togliendo anche la pellicina interna (si tratta di un’operazione abbastanza laboriosa, se non avete molto tempo potete acquistare delle castagne già lessate). Ponete quindi le castagne in un mixer e frullatele, aggiungete il bicchierino di amaretto, il mascarpone, la vanillina e lo zucchero a velo e frullate nuovamente il tutto. Passate la purea con un passino per eliminare grumi o eventuali tracce di pellicina delle castagne ottenendo un composto cremoso. Ponete il cioccolato a pezzetti a bagnomaria, fatelo sciogliere e aggiungete il burro a cubetti. Mescolate fino a che sia omogeneo e aggiungetelo alla crema di castagne e mascarpone. Amalgamate bene tutti gli ingredienti e ponete la crema in una sac à poche: riempite 4 coppette o dei piccoli bicchierini. Sbriciolate infine gli amaretti con un coltello e aggiungetene un cucchiaio abbondante sopra ogni coppetta. Servite le coppe amaretti, castagne e mascarpone subito o conservatele in frigorifero. Buon appetito! E. C. Il consiglio di Cesare Del Gatto L’abbinamento potrebbe essere con dei liquori di amaretto o di castagne, ma un buon vino dolce è preferibile per la qualità piuttosto che per il tenore alcolico ridotto. Un passito che è senza dubbio da provare è il Vino Santo del Trentino del produttore Francesco Poli, da uve Nosiola vendemmiate tardivamente e fatte appassire per sei mesi dopo la fermentazione. I profumi di frutta matura e confettura rivelano i quattro anni di affinamento in rovere, dolce ma equilibrato con lunghe sensazioni vellutate.


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Il circolo di Legambiente ha chiesto e ottenuto l’accesso al sito per tutelare il raro fiore

IL GIGLIO MARINO SBOCCIA tra I RUDERI DELLA VILLA NERONIANA Su segnalazione di un nostro concittadino, il circolo locale di Legambiente “Le Rondini” ha appreso che all’interno dell’area, compresa nella recinzione di protezione, sottostante la Villa di Nerone, insieme ad altra tipica vegetazione dunale si stanno riproducendo alcuni esemplari di “Pancrazio”, meglio conosciuto come Giglio marino. Quest’essenza autoctona spontanea, un tempo molto diffusa sul litorale tirrenico e sulle spiagge anziati, tanto da essere persino immortalata negli affreschi di epoca romana rinvenuti nel nostro territorio e conservati nel Museo Civico Archeologico di Anzio, è attualmente quasi scomparsa e rientra tra le specie vegetali protette. L’area sottostante la Villa Imperiale, seppur opportunamente recintata, non sfugge purtroppo a frequenti atti di vandalismo e interventi di bonifica, effettuati da personale non informato, che potrebbero vanificare lo sforzo della natura di ripristinare il suo equilibrio. Per questi motivi il circolo “Le Rondini” ha chiesto e ottenuto, dalle autorità preposte, l’autorizzazione ad accedere al sito in date concordate assumendone la tutela per la salvaguardia di questo fiore. Il Pancrazio, fiorendo in piena estate, potrà costituire un ulteriore fattore di richiamo del nostro bellissimo litorale, come già sta avvenendo in Toscana, dove la tutela del Giglio marino ha visto impegnate insieme Legambiente e le associazioni degli albergatori, a dimostrazione di come sia possibile coniugare turismo e paesaggio, affari e ambiente, fissando regole condivise di comportamento. Un basso cespuglio che punteggia la sabbia di verde e poi avvizzisce, dando vita a fiori bianchi delicati che sbocciano tra luglio ed agosto, dopo che le foglie si sono seccate, il pancrazio produce poi grandi capsule che si aprono lasciando cadere semi neri e di forma irregolare,

ricoperti da uno strato spugnoso che permette loro di galleggiare e di essere trasportati dal vento. Questo fiore è conosciuto con diversi nomi: Pancratium maritimum (Linneo), Giglio marino, Pancrazio, Giglio di San Pancrazio, Giglio delle sabbie. Appartiene alla classe dei Monocotiledoni e alla famiglia delle Amarillidaceae. Il nome Pancratium viene dal greco pàn che significa “tutto” e da kratòs che vuol dire “potere”. Ovviamente l’aggettivo maritimum deriva dal fatto che questo splendido fiore sboccia in riva al mare. Ringrazio Pino Pieri e Lidia Penza per i loro contributi. Nella prossima uscita di Anzio Space faremo conoscenza col Platanus Orientalis. Filippo Valenti


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Ronzinante e le dighe RIMANGONO LE SPERANZE Qui ad Anzio-Space abbiamo la passione per i cavalli famosi e proprio il cavallo di Don Chisciotte della Mancia ispira questo articolo che chiude e apre diversi capitoli. Da febbraio, mese in cui le ruspe hanno fatto il loro ingresso sulla scena del litorale, si sono susseguite diverse vicende, di cui questo giornale e molti altri giornali locali e nazionali, nonché TV e radio hanno riportato notizie…. Proteste, incontri, dibattiti, raccolta firme…. Tutto quello che è stato portato avanti da numerose associazioni e privati cittadini è stato frutto di un sentimento profondo di amore per il proprio territorio e rispetto per l’ambiente in generale. Mai, MAI, si è pensato che opere di protezione contro l’erosione delle coste non fossero necessarie! Ma da qui ad essere soddisfatti di un simile progetto, che prevede l’ingabbiamento di 4 e passa chilometri di costa con una barriera ininterrotta di massi…. C’era modo e modo di intervenire…. Il signor Sindaco durante il suo intervento su RaiTre si è lasciato andare a dichiarazioni spontanee di seria preoccupazione per la gravità, in senso di peso sul territorio, di questo intervento e più volte si è detto disposto a chiedere delle modifiche. Purtroppo, nonostante la sua autorevolezza,

le opere rimangono di competenza regionale e l’incontro avuto con un esponente dell’ARDIS, l’agenzia che si occupa del progetto, ci ha solo edotti della necessità di proteggere la costa con quanti più massi fosse possibile buttare a mare…. Da qui la preoccupazione è cresciuta fino all’intervento di Legambiente che, venuta a conoscenza dei fatti, ha iniziato a “spulciare” le carte. E si è venuti a conoscenza della mancanza della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Avvertita la Guardia di Finanza, le carte sono poi passate alla Procura della Repubblica. Come poteva passare la VIA un simile progetto? Solo tramite una dichiarazione di emergenza pubblica a causa di grave situazione idrogeologica! Che poi effettivamente è quello che è la realtà dove facendo una semplice passeggiata sulla spiaggia si possono vedere gli effetti dell’erosione. Ancora una volta è evidente che intervenire era ed è necessario.

Ma ancora una volta la domanda è: perché non si interviene ponderando le azioni? Un segno di inchiostro sulla carta, minimo nella sua semplicità, può altresì compromettere un intero territorio! Una casa non è altro che quattro mura e un tetto, ma chi si comprerebbe una casa senza finestre, senza un minimo di inserimento nel territorio, un pizzico di gusto estetico? Per questo andare contro i mulini a vento ormai che le ruspe inesorabilmente lavorano è quanto meno inutile…. Torniamo a parlare con il Sindacato Italiano Balneari SIB, con il Comune, con l’ARDIS sperando di poter apportare, con la comprensione di tutti, delle modifiche sostanziali che quantomeno non chiudano completamente la percezione del mare e la sua fruizione, fonte di vita per molti amanti del mare e per chi lavora di questo. Chiediamo a gran voce la rimozione della barriera soffolta che chiuderebbe per sempre i nostri sogni all’orizzonte, lasciando i pennelli che da soli risolverebbero comunque il problema dell’erosione. E forse qualcosa si potrà fare tutti insieme con il rispetto reciproco e per il proprio territorio. …. Il tempo delle speranze…. Bruno Pepe _ GreenOceanSurfing

Le 15 opere frangiflutti sono inutili e dannose. “Distruggerebbero 4 km di costa”

GOLETTA VERDE LAZIO BOCCIA I PENNELLI ANTI-EROSIONE Ostia, Civitavecchia, Anzio, S. Felice, Gaeta e Ventotene. Sono state le cinque tappe della quinta edizione di Goletta Verde nel Lazio, la campagna regionale d’informazione e analisi sul litorale e sul mare della Regione Lazio durata per tutto il mese di ottobre. Molti i temi al centro della campagna: “pennelli” anti-erosione, parchi, spiagge libere, qualità dell’acqua, divieti di balneazione e rischi idrogeologici, waterfront e fumi delle navi. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di difendere e tutelare il mare nostrum denunciando le situazioni a rischio e facendo il punto della situazione. Anzio è stata la terza tappa del viaggio di Goletta Verde, che è tornata di nuovo sulle

coste della città neroniana per sottolineare il problema dell’erosione costiera e ribadire il proprio no al progetto dei pennelli antierosione, che prevede la costruzione di 15 opere frangiflutti, lunghe 100 metri e poste a 200 metri una dall’altra, lungo il Lido Marechiaro. Secondo un recente studio Ispra nel Lazio sono in fase di erosione 63 km di costa. Un fenomeno naturale aggravato dai mutamenti climatici in corso, in particolare, all’aumento del livello del mare, le cui cause sono da ricercare nell’antropizzazione del litorale e nell’avanzata del cemento. Anzio ha risposto al problema con il progetto dei pennelli anti-erosione. Il progetto, privo

della Valutazione di Impatto Ambientale, ha ricevuto da Legambiente la Bandiera Nera, il poco ambito riconoscimento di Goletta Verde per gli scempi a danno di mare e coste. “L’opera dei pennelli – spiega Anna Tomassetti, presidente del circolo Le Rondini - distruggerebbe 4 chilometri di costa, aggravando in maniera considerevole il fenomeno dell’erosione del litorale”. L’associazione ambientalista ricorda che “date le poche risorse disponibili, la Regione debba valutare opere di minore impatto, in stretto accordo con cittadini, associazioni e imprese. Le istituzioni non possono rimanere mute di fronte a questo abuso.” L.C.


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I risultati continuano a scarseggiare. Due pesanti sconfitte contro l’Arzachena e Cynthia

ANZIOLAVINIO: GIOCO TUTTO IN SALITA Torniamo a parlare di calcio e dell’Anziolavinio in particolare che, nel numero scorso di Anzio Space abbiamo saltato per dare spazio ai fatti importanti che hanno riguardato il Nettuno baseball. C’eravamo lasciati con l’Anziolavinio che aveva superato a fatica il primo turno di coppa Italia contro il Palestrina, il campionato era alle porte e il mister della squadra era Piero Lombardi. Nel giro di due mesi, la storia è cambiata, l’Anzio è uscito malamente dalla coppa Italia perdendo al Bruschini contro il Marino e dopo 7 turni di campionato si trova in zona play out con 8 punti in classifica, frutto di 2 vittorie contro Palestrina e Bacoli, 2 pareggi e 3 sconfitte e la cosa più importante, è che dopo la terza giornata è stato esonerato l’allenatore Lombardi ed è stato chiamato a sostituirlo il palermitano Carlo Lanza (47 anni), mister navigato con parecchi campionati vinti e tanta esperienza accumulata in serie D. Molti lo ricorderanno come uno degli artefici che ha portato il Pomezia dall’Eccellenza fino alla Lega Pro Seconda Divisione nel giro di due anni. Le prime parole del neo tecnico sono state incoraggianti: “Ho sposato il progetto Anzio perché sono stato convinto

dal presidente Rizzaro. Valuteremo bene la rosa a disposizione e, se esistono dei problemi, cercheremo di risolverli nel più breve tempo possibile per migliorare la posizione in classifica dello scorso anno”. Ad Anzio ha ritrovato Lollo Amassoka,

che è stato il bomber che ha trascinato il Pomezia nei due campionati vinti con Lanza. Dall’avvento del neo mister sulla panchina Anziate i risultati e il gioco continuano però a scarseggiare. All’attivo dopo il cambio avvenuto alla terza giornata registriamo un pari in trasferta contro il Selargius, la vittoria 2-0 in casa contro il Bacoli e nelle ultime due partite prima di andare in stampa sono arrivate due pesanti sconfitte: 4-0 in Sardegna contro l’Arzachena e un 3-1 casalingo contro un modesto Cynthia che fino ad allora aveva ottenuto solo due pareggi e quattro sconfitte. I sette gol presi sono un campanello d’allarme per la società, c’è qualcosa da rivedere al più presto prima di compromettere un’intera stagione. Lo schema che adotta il Mister è un 4-3-3 che a detta di molti non è adatto ai giocatori della rosa. La speranza è che Mister Lanza riesca a correggere gli errori e riportare il sorriso ai tanti tifosi che ogni domenica seguono la squadra. A margine segnaliamo il 300° gol segnato in carriera da Stefano Antonelli che lo ha proiettato nella storia italiana dei grandi bomber. Congratulazioni e speriamo che ci regali qualche altra perla. Fabrizio Tirocchi

GIRONE C: IL PUNTO SU NETTUNO E FALASCHE La squadra di Mister Cesarini è seconda in classifica. Quella di mister Bindi è quarta Da questo numero parliamo anche del Nettuno e del Falasche.. Iniziamo con il Nettuno: tutti ricorderanno il triste epilogo della scorsa stagione con il Nettuno che perde lo spareggio e retrocede in prima categoria. La svolta è arrivata questa estate con il cambio societario grazie ad una cordata di imprenditori locali capitanata da Nocera e il conseguente ripescaggio in Promozione. Si è scelto un nuovo Mister e da lì la storia è cambiata. Dopo sette giornate il team di Neno Cesarini è secondo in classifica con 18 punti frutto di 6 vittorie consecutive e una sola sconfitta rimediata nell’ultimo turno prima di andare in stampa contro il fanalino di coda Sa.ma.gor. Un cammino entusiasmante che ha fatto tornare tante persone sugli spalti del Celestino Masin come non si vedeva da troppo tempo. La società ha operato bene sul mercato grazie alla bravura di D’Ambra e di Pietrangeli, che sono stati capaci di portare a Nettuno gente del calibro di Cassioli, Mangili e Rinaldi che è tra i più forti centrocampisti dell’intero panorama Laziale. Dunque una

rosa importante visto che anche i gioielli Giudice, Graziosi, Bernardi e Bastianelli sono stati confermati. Come dicevamo la guida tecnica di questa fuoriserie è stata affidata a Neno Cesarini, nettunese doc che dopo l’esperienza con Anziolavinio e Falasche spera di essere profeta in patria. L’inizio di campionato fa ben sperare, ci auguriamo che questo possa essere l’anno della promozione. Altro avvio di campionato importante è stato quello del Falasche, che come ogni anno cambia molto, ma affidandosi a tanti giovani di valore riesce sempre a fare degli ottimi campionati e a valorizzare i propri giocatori che spesso spiccano il volo verso società più ambiziose. Dopo sette turni il team del confermato Massimo Bindi è quarto in classifica con 15 punti, opera di 5 vittorie e 2 sconfitte. Come dicevamo è una società che lavora sul mercato estivo in maniera lodevole andando a pescare tanti bravi giovani in giro per il Lazio che danno un contributo fondamentale alla squadra, visto anche il severo regolamento che prevede ci

siano in campo almeno 3 Under (1 nato nel ‘92, 1 nel ‘93 e 1 nel ‘94). La ciliegina sulla torta è stato l’acquisto di Davide Papagna, che senza ombra di dubbio è il miglior portiere del Lazio. Con queste credenziali e con una società sana alle spalle siamo sicuri che anche a fine campionato vedremo il Falasche in alto in classifica, con l’augurio che si possa salire un gradino in più e raggiungere il traguardo dei play off. F.T.


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Rubriche

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DETTI PORTODANZESI “E mo se coce sto riso”, si dice spesso quando, per raggiungere il fine si è troppo lenti e l’obiettivo rimane molto lontano. “Chi vo’ Cristo se lo prega.” Se vuoi una cosa provvedi da solo, non delegare nessuno! “Ragno, ragno, ragno, tanto me busco tanto me magno” Godersi il guadagno istantaneamente. Un detto conforme all’idea del consumista. “Chi c’ha er comodo e nun se serve, nu trova confessore che l’assorve” Chi non approfitta dei propri privilegi non è compreso dagli altri. “Daje e daje le cipolle diventano aji”. A forza di dire una bugia continuamente questa diventa una realtà. “Acqua chiara nun c’ha paura de li toni” Anima sincera e pulita non teme i rimproveri. “È meijo na brutta verità che na bella bucia” Saggezza popolare. La verità è sempre e comunque superiore alla menzogna. “Quanno a tordi, quanno a grilli” A volte ci dice bene, altre sono peggio, accettiamolo e attendiamo con fiducia. “C’hai l’anni de chicchinnina” Misura temporale non ben definita ma certamente di un periodo dell’antichità. “Cerca d’annattene prima che te do del lei”, significa che se non vai via saranno prese le distanze in modo drastico. “Magna a sette ganasce”, persona ingorda ed egoista, incurante del prossimo. Dal gruppo facebook:”Detti popolari portodanzesi”. amministrato da Pina Salustri e Alessandro Tinarelli

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Anzio-Space dà spazio ai lettori Scriveteci un sms al: 3337350189 “Attenzione in zona Villa Claudia, Lido delle Sirene, Marechiaro un gruppetto di ragazzi adolescenti stanno compiendo furti di materiale vario (tavole da surf, mute e attrezzature sportive in giardini e cantine. Tenete gli occhi aperti” Bruno “Durante l’estate e in questi mesi sulle spiagge di Cincinnato e nelle vie limitrofe sono stati avvistati 2 ragazzi di età compresa fra i 20 e i 25 anni che facendo bella mostra dei propri attributi si sollazzavano gli stessi in prossimità di ragazze ignare. Le autorità avvertite controllano, ma meglio farlo prima noi....” BF “Credevo fosse una diceria ma effettivamente è vero che gli amanti dell’argilla producano vere e proprie voragini sulle pareti della falesia di Tor Caldara.... certamente non crollerà per questo, ma i buchi creati sono di proporzioni incredibili!” Eugenio

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Spor t e ambiente

PASTENA UN PAESE TUTTO DA SCOPRIRE Dalle grotte al centro storico medioevale, senza dimenticare i monti Ausoni Cari lettori ,oggi vi parleremo di questo splendido paese dei Monti Ausoni nella Provincia di Frosinone. Pastena è nota soprattutto per le splendide Grotte, uno dei complessi speleologici più importanti e suggestivi della nostra penisola. Esplorate per la prima volta nel 1926, si suddividono in due rami sovrapposti: uno ancora attivo (lungo 2217m) essendo percorso da un fiume ed esplorabile con piccoli battelli o a guado, il secondo invece fossile, della lunghezza di 880m ed interamente visitabile. Lo spettacolo è straordinario: cascate, laghetti, stalattiti e stalagmiti, cunicoli e grandi sale, uno scenario davvero unico per maestosità e mistero. Di origine volsca, Pastena (il cui nome deriva dall’antico vocabolo “pastinare” che significa coltivare) è caratterizzata da un centro storico tipicamente medioevale protetto da una cinta muraria munita di 15 torri a pianta quadrata e circolare che nell’XI secolo la resero un villaggio fortificato. Percorrendo oggi i suoi vicoli, le piazzette e le scalinate si possono ammirare gli antichi portali in una suggestiva atmosfera tra passato e presente. Da visitare la chiesa di S. Maria Maggiore (sec. XI), la chiesa di S. Maria del Parco dalla splendida facciata in stile barocco del XVII secolo ed il “Museo della Civiltà Contadina e dell’Ulivo”. Ubicato al di sotto della Casa Comunale ed allestito all’interno di un antico frantoio risalente alla fine dell’Ottocento, è dedicato alle tradizioni popolari e alle arti lavorative contadine: un importante patrimonio culturale che il Museo intende custodire e tramandare. Mi raccomando, non fermatevi solo nella splendida Pastena ma visitate il territorio dei Monti Ausoni, alla scoperta delle altre realtà culturali e dei sentieri immersi nei boschi che vi porteranno ala scoperta di porzioni di territorio di notevole pregio naturalistico e altri ancora saldamente legati alla tradizione contadina. Per domande e curiosità scrivete alla mail: blogasan@gmail.com Associazione Sport, Ambiente e Natura “Su e Giù” http://blogasan.blogspot.com


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Space - Comunicati

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LETTERA DAL CARACOL Spettabile Redazione, sono il nuovo amministratore di condominio, condomino e vice brigadiere dei carabinieri in servizio attivo. Ho letto l’articolo apparso sulla rivista n°33 dal titolo “Caracol il residence dimenticato di Lavinio”. Senza voler polemizzare sul contenuto dell’articolo, per altro scarso di contenuto attuale, tengo a precisare che questo residence è un residence privato i cui immobili sono stati e vengono acquistati tutt’ora con il sudore del lavoro. Il basso costo degli immobili, fa sì che gli extracomunitari e i comunitari riescano ad ottenere un mutuo e ad avere una casa, con rate mensile di 400/500 euro. Il residence è una piccola località a sé stante formata da 180 unità immobiliari, siamo decentrati come sono decentrati gli abitanti di Via delle cinque miglia che confinano con il nostro residence che non è ghettizzato da muri o muraglie innalzate nel nome della sicurezza. L’unico a far alzare un muro prima della fine della costruzione, è stato il Consorzio di Lavinio che ha voluto impedire il passaggio di

LETTERA nettuno basket Cari amici, con questa lettera mi rivolgo proprio a voi, amanti appassionati di basket, a tutti coloro che hanno seguito con perseveranza il cammino della nostra squadra in quest’ultimo anno e non solo. Il motivo che ci spinge a mettere nero su bianco la nostra indignazione, trova la sua ispirazione nel comportamento infondato e incomprensibile tenuto dalla dirigenza del Club. Abbiamo ottenuto ottimi risultati nella passata stagione, durante la quale la squadra nettunese ha raggiunto il primato nel girone di qualificazione ai play-off (qualificazione avvenuta con anticipo rispetto alla fine della regular season). Partendo da questi presupposti era lecito, se non scontato, la riconferma del gruppo e dell’allenatore Monteriù; ma per motivazioni prettamente personali non vi è stata nessuna riconferma per una squadra che tanto ha sacrificato nella stagione passata. È inutile nascondersi dietro un dito, è inutile continuare imbarazzanti prese in giro: riportiamo tutto il nostro sgomento con estrema fermezza. Siamo delusi da chi avrebbe dovuto coltivare e incitare i “suoi“ ragazzi, da chi avrebbe dovuto stimolarli a credere nel progetto (se mai c’è stato un progetto in questi anni!) del Nettuno Basket. Ma in fondo, a pensarci bene, c’è poco da rimanere delusi; bastava prestare un minuto di attenzione a quanto è accaduto negli anni passati: lo stesso copione, ma cambiavano i commedianti. Si esplicita così l’incapacità e l’inettitudine di una Società sportiva che ha già visto sfumare tre generazioni di ragazzi. Ci eravamo riproposti chiarezza e verità: perciò ci domandiamo se l’unico pensiero che attanaglia i vertici della nostra Società sia il profitto, il puro guadagno. Dovrebbe rappresentare una famiglia composta da ragazzi spronati a tagliare il traguardo della prima squadra. Qui sorge spontaneamente una

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auto e pedoni nella traversa di Via Pascoli, obbligando il Comune ad eseguire i lavori di prolungamento di via Stradone Sant’Anastasio. Le comunità presenti in questo residence sono ben integrate e composte da cittadini comunitari ed extracomunitari di cui pakistani, indiani, egiziani, marocchini, tunisini, algerini, nigeriani, liberiani, moldavi, russi, bulgari e romeni e grazie a Dio anche di Italiani come me. Qui non si soffre di razzismo ne di xenofobia, temi veri e preoccupanti della nostra attuale società. Certo che su 5000/6000 persone che abitano in questo residence, qualcuno che ha avuto problemi con la Giustizia c’è: abbiamo due persone agli arresti domiciliari per spaccio di sostanze stupefacenti, un moldavo che ha espiato la sua pena e vive oggi con la famiglia e libero nella propria casa. Avendo, grazie a Dio e ad Allah come dicono gli arabi che ci abitano, una buona crescita demografica e “figli che vanno a scuola”, gradiremo, prima di pubblicare articoli (peraltro senza una motivazione o richiesta) come quello in questione, di passarsi una mano per la coscienza e chiedersi se questo è un bene per questa società, per il popolo anziate e per i nostri figli. Se un giorno deciderete di passare per il residence, vi darò la vera storia della nascita del Caracol e non di società costruttrici e fallite del tipo Caracol (questa è l’unica società tutt’ora attiva e non presente al Caracol, la società costruttrice era la SOLEMAR che riuscì a vendere, prima di fallire, ben 170 appartamenti su 180). In quell’occasione vi mostrerò il centro sportivo con piscina che sorge all’entrata del Caracol e si affaccia sulla strada principale (da dove è stata scattata la foto)... Questo centro non appartiene al residence ma è bensì un bene pubblico abbandonato dall’Amministrazione comunale di Anzio. Buon lavoro. Giuseppe Coppeta domanda: “Se non esiste una prima squadra, se non si evidenzia un possibile punto di arrivo, perché scegliere il Nettuno?” la risposta scontata è determinata da una politica sterile sostenuta caparbiamente dai soliti personaggi, che porterà inesorabilmente al fallimento di tutta la Società. Nonostante la rabbia e la delusione, il nostro augurio è che ciò non accada e che una volta per tutte la Dirigenza lasci ad altri, magari più intenzionati e presi da questo sport, lo scettro di un potere che disgraziatamente sta annichilendo la passione sportiva della nostra compagine cittadina. Sarebbe un atto egoista perseverare su questa linea, amministrando la nostra squadra senza la volontà esplicita a fare di più; comprendiamo come sia difficile tornare sui propri passi conservando dignità e onore nel lasciare che gli eventi si concretizzino secondo una prospettiva nuova. Con l’auspicio che il messaggio sia passato, con tremenda frustrazione, ci salutiamo sperando più in un arrivederci che in un addio. Valerio Bruschini e Flavio Vignocchi

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Adempimenti societari: entro il 29 novembre Pec obbligatoria per tutte le società unita al deposito dell’indirizzo al Registro delle Imprese a cura di Marco Minoccheri L’articolo 16, comma 6, del decreto legge 29 novembre 2008 n. 185, dispone che le società devono comunicare al Registro imprese, il loro indirizzo di posta elettronica certificata. Dal 29/11/2008 pertanto le società di nuova costituzione erano già obbligate ad istituire la PEC ed a comunicarlo nel Registro Imprese al momento della costituzione, l’adempimento riguarda ora invece anche le società già costituite al 29.11.2008 le quali entro il 29/11/2011 dovranno istituire una PEC e comunicarlo al Registro Imprese. In particolare per le società di nuova costituzione la PEC è immediatamente obbligatoria e la mancata comunicazione dell’indirizzo PEC determina la sospensione del procedimento di iscrizione al Registro Imprese e in caso di mancata regolarizzazione il rifiuto dell’iscrizione. Per le società già costituite al 29.11.2008 la PEC dovrà essere comunicata al Registro Imprese entro e non oltre il 29.11.2011. Ricordiamo che la PEC (posta elettronica certificata) è un sistema di comunicazione simile alla posta elettronica standard, a cui si aggiungono delle caratteristiche di sicurezza e di certificazione della trasmissione, con un’efficacia giuridica del tutto equivalente alla tradizionale raccomandata cartacea con ricevuta di ritorno. Le principali caratteristiche e vantaggi della PEC sono: - Integrità del messaggio: l’utilizzo dei servizi di posta certificata avviene esclusivamente utilizzando protocolli sicuri, in modo da evitare qualsiasi manomissione del messaggio e degli eventuali allegati da parte di terzi. - Certificazione dell’invio - Certificazione della consegna. - Valore legale: alla PEC e’ riconosciuto pieno valore legale e le ricevute possono essere usate come prove dell’invio, della ricezione ed anche del contenuto del messaggio inviato. Le principali informazioni riguardanti la trasmissione e la consegna vengono conservate per 30 mesi dal gestore e sono anch’esse opponibili a terzi. È importante sottolineare che la trasmissione viene considerata posta certificata solo se entrambi gli interlocutori dispongono di caselle PEC, anche facenti capo a Gestori diversi. La comunicazione dell’indirizzo PEC viene effettuata attraverso la compilazione del modello S2, riquadro B, con l’indicazione della data invio e tipo atto C-Comunicazione, il riquadro 5 con l’indicazione dell’indirizzo Pec e il Modello XX note con l’indicazione della dicitura “Dichiarazione ai sensi dell’art. 16 della legge 28 gennaio 2009 n. 2. Le imprese individuali non hanno alcun obbligo di dotarsi di un proprio indirizzo PEC e di comunicarlo al Registro Imprese, tuttavia, con l’entrata in vigore dal 1° Aprile 2010 della Comunicazione Unica per tutte le imprese, anche le individuali dovranno indicare, nella distinta della pratica di Comunicazione Unica, un indirizzo PEC che non sarà pubblicato nella certificazione/visura dell’impresa e potrà quindi essere anche quello del professionista incaricato della trasmissione della pratica. I professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato hanno già comunicato ai rispettivi ordini o collegi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata entro il 29 novembre 2009. Pertanto gli ordini e i collegi sono tenuti a pubblicare in un elenco consultabile in via telematica i dati identificativi degli iscritti con il relativo indirizzo di posta elettronica certificata Le amministrazioni pubbliche devono istituire una casella di posta certificata per ciascun registro di protocollo e chiederne la pubblicazione in un elenco consultabile per via telematica (www.indicepa.gov.it).

Vogliamo contribuire a rendere Anzio una città che sia: • vivibile e interessante per i giovani • viva culturalmente • all’avanguardia nell’ecologia e la preservazione del territorio • arricchita dalla diversità etnica che la contraddistingue Non siamo convinti di avere la risposta a tutte le domande o di essere i migliori, siamo semplicemente un gruppo di persone giovani (chi di corpo, chi di spirito) che vogliono darsi da fare per migliorare il territorio in cui vivono. Al momento abbiamo tre iniziative: • Anzio Space, che puoi scaricare su www.anziospace.com • Shingle22J, Biennale d’Arte Contemporanea di Anzio e di Nettuno, info su www.shingle22j.com • Il Centro Polivalente per i Giovani e la Cultura, che vorremmo costruire.

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Registrazione presso il Tribunale Civile di Velletri, n. 7 del 12-03-2009 Direttore responsabile: Maria Chiara Mingiacchi Caporedattore: Luisa Calderaro (redazione@anziospace.com) Coordinatore di redazione: Silvia Arena Coordinatore Space Donna: Roberta Treglia (donna@anziospace.com) Garante del lettore: Avv. Enrico Maria Morelli (garante@anziospace.com) Direttore IT: Stefano Murgia Progetto e grafica: Domenico Condello Composing e grafica: Bruno Pepe Foto: Pietro Frisina Redazione: Andrea Mingiacchi, Stefano Chiappini, Maurizio D’Eramo, Elisabetta Civitan, Fabrizio Tirocchi, Publio Razza, Alessandro Tinarelli, Cristiano Di Rosa, Quirino Pollastrini, Yoshiro Izumi, Melania Maranesi, Gino Querini, Umberto Spallotta, Erjon Brachini, Valerio Bruni, Manuela Vela, Giusi Canzoneri, Serena Giardino, Leonardo Tardioli. Stampa: Tipografia Capriotti, via Pordenone 19, Pomezia (RM) -Distribuzione GRATUITA su tutto il territorio di Anzio e NettunoEditore: Associazione Culturale 00042, Via della pineta 10A, Anzio (RM) Presidente: Andrea Mingiacchi Tieniti aggiornato sulle nostre iniziative: www.00042.it www.shingle22j.com www.anziospace.com http://centropolifunzionaledeigiovani.blogspot.com/ Iscriviti al gruppo di FACEBOOK “Anzio-Space” Contatti PUBBLICITÀ: 3337350189 - pubblicita@anziospace.com Le collaborazioni sono da intendersi gratuite salvo diversi accordi scritti. È vietata ogni tipo di riproduzione di testi, immagini, foto, grafica e pubblicità; tutto quanto pubblicato è coperto dalla corrente normativa in termini di diritto d’autore e copyright.

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