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Trasparenza (parte terza)

È ormai noto e ben chiaro a tutti, che i nostri amministratori non vogliono rispettare le regole della legge sulla trasparenza, che prevedono l’obbligo di deposito delle dichiarazioni dei redditi di chi governa una città superiore a 50000 abitanti, rendendole, così, pubbliche di fronte all’intera comunità di Anzio. Riteniamo che questo atteggiamento sia un cattivo esempio di civiltà per tutti e che alla luce delle possibilità che la nuova manovra finanziaria offre ai comuni riguardo la lotta all’evasione fiscale, ciò creerà un precedente che porterà pesanti penalizzazioni economiche alle casse della nostra città. Un capitolo della manovra offre ai comuni la possibilità di partecipare all’attività di accertamento tributario, con la possibilità di incassare direttamente tutte quelle somme recuperate con la lotta all’evasione fiscale. Più semplicemente, con la nuova manovra, le amministrazioni comunali possono sollecitare controlli nei riguardi di quei cittadini che dimostrano un tenore di vita sovradimensionato rispetto alle dichiarazioni dei redditi presentate e ottenere così una boccata d’ossigeno per le proprie entrate. La domanda nasce spontanea. Avranno la forza i nostri amministratori, pur non avendo depositato le proprie dichiarazioni dei redditi, di spulciare quelle dei propri concittadini? E se così fosse, come dovrebbe sentirsi il cittadino indagato da chi nasconde il proprio reddito? Noi ci immaginiamo il seguente scenario. Tutti potranno,almeno per quanto riguarda le competenze del Comune, tranquillamente evadere e non dichiarare l’effettivo guadagno, perché l’amministrazione non utilizzerà quest’opportunità tributaria. E visto che ad Anzio siamo tutti “cugì”, ci si coprirà l’un l’altro. Cugini e cuginetti così, a favore dell’amicizia e della clientela tra singoli, ma a sfavore delle esigenze collettive, perpetueranno gli usi che hanno portato la città di Anzio ad essere al primo posto, tra i comuni del Lazio, per i consumi procapite e al centesimo posto per quanto riguarda il reddito del singolo cittadino. Al diavolo la manovra! Ad Anzio piace il “nero” dell’abbronzatura. Andrea Mingiacchi

LUCI E OMBRE SULLE CASE POPOLARI Graduatoria ferma dal 2009 e 800 persone in attesa

PESCHERECCI UN MESE DI STOP PER IL RIPASCIMENTO Dubbi sulla misura e la possibile eliminazione dei fondi

CARACOL, IL RESIDENCE DIMENTICATO DI LAVINIO

Il complesso agli onori della cronaca tra arresti e blitz

LA CONSULTA GIOVANILE STENTA A DECOLLARE

Intervista all’assessore Succi: “Ripartiremo a breve”

SPORT, GLI OLD RUGBY AMATORI ANZIO Veterani sì, ma con la passione di un tempo


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CASE POPOLARI (PARTE PRIMA) Storia in più capitoli della costruzione e assegnazione degli alloggi popolari con la graduatoria ferma al 2009 e 800 persone in attesa Quello dell’assegnazione delle case popolari ad Anzio è un argomento che fa (e ha fatto) discutere molto. Nella città neroniana si iniziò a parlare di alloggi popolari dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: correva l’anno 1954 e si cominciò a costruire sui primi lotti di terreno che riguardavano la zona chiamata “Bottaccio”, l’attuale Anzio Colonia. Il quartiere - situato a circa quattro chilometri dal centro cittadino, si estende fino alla zona interna adiacente la caserma dei militari situata in Via Ardeatina - presenta numerosi palazzoni quasi tutti costruiti in qualità di case popolari e successivamente riscattati, per la maggior parte, dagli stessi abitanti o eredi, dopo un determinato periodo di anni dall’assegnazione. Gli ultimi stabili vennero finiti di costruire nel 1966. Per molti anni la questione sembrava terminata, invece è tornata prepotentemente d’attualità nell’ultimo decennio: il flashback è datato settembre 2002 quando sette consiglieri comunali dell’allora Ulivo chiesero con un’interrogazione all’allora Sindaco di Anzio un chiarimento sulla vicenda che riguardava otto famiglie di cittadini profughi dallo Zaire nel 1991 e residenti presso uno degli stabili di Corso Italia dal 1993 divisi in cinque appartamenti, nei quali vivevano (si legge nel documento) in una condizione disagiata dovuta al sovraffollamento. I cittadini in questione si videro recapitare lo sfratto per “non aver più pagato l’affitto solo dopo il fallimento della società proprietaria degli immobili nonché il successivo licenziamento dei capifamiglia”, così come riportato nel testo del documento stesso. Questo, nonostante fossero nella graduatoria per l’assegnazione delle case popolari stilata nel 1996. Il SICET (Sindacato Inquilini Casa e Territorio) invitò l’allora amministrazione comunale a non far procedere all’e secuzione degli sfratti per queste famiglie. Ma all’ultimo dei quattro punti dell’interrogazione presentata dai consiglieri si chiedeva se l’amministrazione di allora fosse interessata all’acquisto dell’immobile e quante sarebbero state le offerte. Nei mesi successivi, nel territorio anziate

e dintorni ne successero delle belle sull’argomento “case popolari”: venne fatta esplodere una bomba carta contro il negozio dell’allora assessore ai Servizi Sociali, l’auto di un consigliere comunale venne colpita con dei colpi di arma da fuoco dopo che qualche mese prima un incendio doloso aveva danneggiato il suo stabilimento balneare e il Sindaco fu addirittura aggredito da uno squilibrato (altre forme di protesta si ebbero nei comuni di Pomezia e Ardea). Inizialmente si pensò a intimidazioni ai fini di estorsioni, ma secondo gli inquirenti (e il primo cittadino) alla base di tutto c’e ra l’assegnazione degli alloggi popolari. Infatti le domande presentate per l’assegnazione di una casa erano oltre 500 ma ne potevano essere accolte soltanto 50 perché il Campidoglio aveva acquistato 200 alloggi ad Anzio da assegnare ai senza casa della capitale, nell’attesa però alcuni appartamenti furono occupati da una quarantina di famiglie e la cosa creò attrito con chi era in graduatoria. La vicenda era e rimane molto confusa: si parlava di un finanziamento da parte della Regione per sostenere l’arrivo di 400 persone ad Anzio, il comune di Roma era pronto all’acquisto di altri 127 alloggi nel territori di Nettuno, Pomezia, Ardea e Anzio stessa che chiesero all’e x governatore della Pisana, Storace, di revocare il finanziamento per l’acquisto di case popolari nei confronti del Campidoglio e di devolverlo a loro. Il presidente della Provincia Gasbarra auspicò presto di trovare una soluzione ma l’interesse per la vicenda andò sempre più scemando. L’ultima graduatoria pubblicata riguardante l’assegnazione delle case popolari è datata 30/06/2009 e conta più di ottocento persone in attesa. Ormai dal 1999 le competenze inerenti l’assegnazione delle case popolari sono state trasferite dalla commissione provinciale ai comuni che, a loro volta, esercitano questa funzione tramite tre dipendenti pubblici esperti in materia. Questa ai fini dell’assegnazione degli alloggi popolari, deve indire un bando da pubblicizzare nelle forme previste dalla legge e predisporre il tutto finalizzato alla

formazione della graduatoria dalla quale attingere per l’assegnazione delle case popolari. Questo è quanto riportato sul sito del Comune di Anzio. Concludiamo dicendo che siamo stati all’Ufficio Patrimonio e casa del Comune ma il responsabile della commissione che dovrà stilare la nuova graduatoria ha preferito non rilasciare dichiarazioni e ci ha consigliato di chiedere direttamente all’assessore competente che, al momento di andare in stampa, si trovava ancora in ferie. Contiamo di farvene sapere di più nei prossimi numeri del nostro mensile. Alla prossima puntata. Leonardo Tardioli

Qui Radio Nerone

Ah! Che bello capo d’Anzio! L’aria è sempre mite e iodata e proprio non posso lasciarla! E poi che regali che mi fanno il mio Sindacus e i governatori! Mi amano talmente che mi hanno dedicato un monumento e la città! Ma dell’ultimo dono sono rimasto proprio stupito! Per farmi sentire a casa hanno cosparso la città di un odore a me familiare, che mi riporta alla mia infanzia quando mamma Agrippina mi faceva le bistecchine e le condiva con una bella dose di “garum”, una salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato fermentato, che noi usavamo come condimento. Ah! Come è bello navigare nei pensieri che questo odore intenso e acre mi suscita. Non posso non ringraziare il mio gran pari Lucianus e tutta la sua pretora di comandanti per il privilegiato trattamento e i sudditi anziati in quanto tollerano in mio onore, un odore d’altri tempi!


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PESCHERECCI FERMI UN MESE PER IL RIPASCIMENTO Tra dubbi sulla misura e la possibile eliminazione dei fondi, parte a ottobre lo stop delle barche da pesca

Da molti anni ormai, nei nostri mari, in questo periodo dell’anno si attua il fermo biologico dei pescherecci per ripristinare l’ecosistema marino da modalità di pesca violenta come lo strascico che, insieme a tutti gli altri, ha certo contribuito alla decimazione delle specie di pesce nostrane. L’operazione - che prevede un rimborso minimo per marinai e armatori - per il 2011, e per tutto il mese di ottobre, interesserà i mari Tirreno e Ionio (da Imperia a Brindisi); mentre l’Adriatico (da Bari a Trieste) riprenderà le sue attività dopo aver fatto ben due mesi di fermo biologico dal 1° agosto fino alla fine di settembre. Il raddoppio del periodo è stato programmato su esplicita richiesta dei pescatori dell’Adriatico che auspicano iniziative simili anche dai colleghi del Mar Tirreno, come strategia per il ripopolamento ittico che garantirebbe un futuro redditizio ai pescherecci. La Sardegna e la Sicilia, regioni a statuto speciale, potranno invece decidere autonomamente quando e come attuare lo stop delle barche da pesca. Di sicuro restano le grandi difficoltà per riuscire a tenere un bilancio in pareggio per i nostri pescherecci: ad aggravare la situazione, l’aumento del carburante, il costo dei marinai imbarcati e, soprattutto, la costante diminuzione della quantità di pesce

nei nostri fondali. I pesci del Mar Tirreno sono considerati – e non a torto - tra i più saporiti e la loro tutela sta diventando oggi una priorità. Quali sono, allora, le specie che possiamo trovare in pescheria nel periodo del fermo? Insieme all’immancabile pesce di allevamento e di importazione, per le altre tipologie si riforniranno sicuramente dall’Adriatico e questo potrebbe comportare un inevitabilmente aumento dei prezzi medi. Quello che più preoccupa, però, è cosa succederà dal prossimo anno, quando, probabilmente, i fondi europei saranno esauriti. Visto che il nostro governo sembra interessarsi davvero poco a questa problematica, è probabile che nella scure rientrino anche i finanziamenti previsti per il fermo biologico e a quel punto per chi vive di pesca sarà dura; oppure potrebbe accadere che la misura venga addirittura abolita dall’agenda dei programmi, aumentando così il rischio di estinzione di molte specie di pesci del nostro mare. Dalla piccola pesca, esclusa dal fermo, Alfredo Arseni vicepresidente della cooperativa SS. Pio e Antonio dà il suo parere: “Sarebbe giusto coinvolgere anche noi nel fermo biologico, perché anche questa pesca provoca piccoli danni al sistema ittico. Poi, se volessimo

che il fermo desse veramente i frutti sperati, favorendo quindi il ripopolamento delle specie marine, dovremmo applicarlo per almeno sei mesi. Sarebbe dispendioso in rimborsi ma proficuo per tutti”. È importante che i cittadini siano informati su ciò che accade in mare perché è un bene comune ed è fondamentale ascoltare i pescatori che possono dare le informazioni più giuste e più mirate, indispensabili per evitare il collasso. Già aver bandito le derivanti per i pescispada, cioè le reti galleggianti che pescavano pesci in amore pieni di uova (delfini e tartarughe), in pochi anni sembra aver tamponato il rischio estinzione: gli avvistamenti di cetacei sono aumentati e i pescispada vengono ugualmente pescati ma con tecniche diverse. La ricerca di un nuovo equilibrio delle risorse marine, insieme alla necessità di sopravvivenza delle famiglie dei pescatori è una sfida che impegnerà le amministrazioni locali e comunitarie in quanto il problema è all’ordine del giorno e non può più essere rimandato. Alessandro Tinarelli


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METÀ DEGLI STUDENTI CON i LIBRI DI TESTO USATI CARO-LIBRI ALLE STELLE, IL 50% DEI RAGAZZI OPTA PER L’USATO GARANTITO

Ogni anno è la stessa storia. A settembre inizia la battaglia per i libri scolastici, con i consueti giri carichi di testi da rivendere e sperando di trovare i necessari per il nuovo anno ad un buon prezzo. Tuttavia la situazione economica è critica, come sappiamo tutti, e anche in questo mercato vediamo le conseguenze. Secondo un’ indagine condotta da KRLS Network of Business Ethics ai primi di settembre, siamo passati dal 36% al 49% degli studenti che comprano usato a tutti i livelli scolastici. Le motivazioni sono principalmente economiche, il 41% del campione compra usato esplicitamente per ristrettezze economiche, il 21% per combattere il caro vita ed il 6% perché più conveniente delle fotocopie. Addirittura, secondo studenti.it, al libro usato ricorreranno il 76% degli studenti (tra chi vende e chi compra). Abbiamo chiesto un commento ad alcuni librai della zona. Ovviamente tutti i commercianti sono d’accordo nel riconoscere che il mercato del libro rappresenta una grossa percentuale dei loro affari e, come ci dice Andrea di Libri e Fumetti a Nettuno, a seconda che la libreria venda solo nuovo o usato, o entrambi, per tutte le scuole o solo per alcune fasce di età la questione può diventare vitale. Difatti, a seconda delle librerie il mercato si diversifica. Libri e Fumetti è specializzato da anni sull’usato ma vende anche il nuovo, Pagina 33 di Anzio stima in un 15% massimo coloro che acquistano esclusivamente nuovo (cioè che lo richiedono anche se è disponibile l’usato) e Rita Sparagna dell’omonima libreria considera i due mercati equivalenti A questo punto chiediamo che forme di offerte vengano proposte al cliente. Le risposte rispecchiano il malessere diffuso: al massimo si arriva, da Libri e fumetti, ad uno sconto del 10% sui libri del primo anno di medie. Situazione causata, a detta dei librai, sia dai costi dei testi all’ingrosso, sia dal particolare mercato in cui si trovano (la provincia), una combinazione che non lascia particolari margini di manovra. In effetti notiamo che nelle grandi città l’offerta si moltiplica (assicurazioni sulle copie, buoni-libro) perché con un maggior numero di scuole sul territorio un libro usato può venire più facilmente piazzato, e quindi il rivenditore può permettersi di rimborsare le copie in caso di sostituzione, fare sconti maggiori, ecc., mentre su un territorio ristretto, un acquisto sbagliato, o un reso, rischiano di rivelarsi completamente infruttuosi, obbligando i rivenditori a limitarsi con sconti minori. A tutto questo si aggiunge che anche il tetto al prezzo dei libri imposto dal Miur non è servito, visto che il codacons denuncia sforamenti da parte di almeno il 30% delle scuole, mentre secondo adiconsum si arriva a una scuola su due. In conseguenza, alcuni hanno proposto l’informatizzazione per ridurre il caro-libri, ma anche su questa possibilità la situazione si presenta piuttosto curiosa. Già rispetto ai

semplici supporti multimediali come audio-cd e contenuti on-line, dei quali gli educatori sembrano decantare le qualità, non c’è alcuna chiarezza riguardo all’utilizzo e alla distribuzione. Del resto l’Italia è fanalino di coda europeo per numero di connessioni a banda larga e per l’informatizzazione in genere, senza contare la confusione tra edizioni, aggiornamenti, e simili, un mix che getta nello sconforto docenti, librai e studenti al punto che, sul territorio locale, una partese non la maggior parte- delle persone che compra i libri non si cura affatto di questa componente del prodotto. Ovviamente di ebook non si parla minimamente. A questo punto, per aiutarvi negli acquisti, abbiamo stilato un piccolo elenco di consigli per gestire tranquillamente la compravendita dei libri di testo. Gino Querini

CONSIGLI UTILI PER L’ACQUISTO DEI TESTI SCOLASTICI Abbiamo stilato un piccolo elenco di consigli per gestire tranquillamente la compravendita dei libri di testo. 1- Sono poche le librerie che permettono cambi dopo gli acquisti, quindi fate i vostri controlli prima, non dopo! 2- Controllate che il codice ISBN del testo coincida con quello della lista della classe, in quanto a codice diverso corrispondono edizioni diverse (il codice ISBN è quella serie di numeri che si trova sul codice a barre, generalmente in quarta di copertina). 3- Attenzione, il codice ISBN sulla lista potrebbe essere riferito al singolo volume per l’anno di corso, o all’opera completa, e quindi non coincidere con quello che vi trovate davanti: in caso di dubbio confrontate con una copia che il professore avrà confermato come giusta. 4- Verificate l’integrità del prodotto, sia in quanto libro di testo (leggibilità, pagine mancanti), sia in quanto appendici, eserciziari, numero di volumi, cd. Nulla vieta che usiate gli extra per vostro interesse personale, e comunque la loro assenza potrebbe essere problematica in caso di ri-vendita del testo stesso. 5- Per legge un libro va indicato per ogni materia, anche se può non servire, o non c’è effettiva necessità di una specifica edizione: chiedete ai professori se il testo va effettivamente comprato (es. come libro di narrativa potrebbero andar bene la “Divina Commedia” o “I promessi Sposi” che abbiamo in casa, senza bisogno di una nuova edizione). 6- Se di un testo è richiesta una nuova edizione, ma usate si trovano solo le precedenti, confrontate edizione vecchia e nuova e chiedete al professore se in caso di coincidenza è possibile usare la vecchia edizione. Magari basta semplicemente confrontare l’impaginazione o fotocopiare l’eserciziario per avere libri nuovi al prezzo dell’usato! 7- Internet può essere d’aiuto, i siti utili sono migliaia. I più fidati come ebay.it, amazon.it e libraccio.it sono certezze, e consentono risparmi molto elevati 8- Oltre alle librerie della zona, ci sono nelle grandi città, librerie che offrono scelte più vaste e servizi utili: se aveste l’occasione, a Roma Melbookstore (Via Nazionale 254 - 255), Maraldi (Viale dei Bastioni di Michelangelo, 7) e il mercatino di Lungotevere Oberdan potrebbero avere il libro che vi manca! G.Q.


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ESSERE IMPEGNATI NON VUOL DIRE ESSERE CONTRO. DIDATTICA E AMBIENTALISMO PER UN MONDO MIGLIORE

GOSblog Il nostro mezzo più immediato attraverso il quale comunicare aggiornamenti o pubblicare articoli riguardanti i tanti argomenti che trattiamo dall’ecologia alla salvaguardia del territorio, al mondo del surf e a tutte le attività ad esso legate (pulizia delle spiagge e del verde, eventi sportivi....). GreenOceanSurfing.com Il nostro sito, online dal 2010 con tutta la nostra didattica ed il nostro mondo fatto di video, articoli, immagini e fatti. Da qui partono le nostre iniziative.... Sempre aggiornato e da poco con una veste grafica ed un’impostazione rinnovati che lo rendono ancora più fruibile e dinamico. L’immagine dell’associazione. Corso Surf online Il primo corso di surf ONLINE totalmente gratuito con il nostro istruttore di surf da onda Andrea Bonfili, attualmente COACH della Nazionale Italiana Junior di Surf da Onda. Lo scopo del corso sarà quello di insegnarti ad andare su una tavola da surf da onda. GOS Pro Wave Non c’è modo migliore per imparare direttamente dai pro-surfers. Per questo GOS ti dà un metodo: ti spiega la maniera migliore per studiare la tecnica dei pro e come poter analizzare una surfata, che sia anche la tua. Inizia studiando i migliori e passa poi a studiare te stesso.... con metodo. GOS Against Pollution & Indifference Attraverso il sito, il blog e le collaborazioni con altre realtà (associazioni, gruppi....) cerchiamo di allargare i nostri campi di azione opponendoci con ogni mezzo lecito all’indifferenza per l’ambiente ed il mare in particolare. Pulizia ambientale, presidi, informazione. Sempre e comunque. Shoot Hell Un’immagine dice più di mille parole, per questo vorremmo col vostro aiuto creare una galleria di immagini che raccontino il degrado dilagante, ma allo stesso tempo che testimonino come molti si stanno muovendo fattivamente per cambiare le cose. Pian piano....

CONTATTI www.greenoceansurfing.com - gosblogsurf.blogspot.com Informazioni: info@greenoceansurfing.com - Associazione: asd@greenoceansurfing.com Facebook: GreenOcean Surfing - Canale YouTube: greenoceansurfing


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QUANDO LA PIAZZA PIANGE E IL PASSATO SI RIMPIANGE A quasi dieci anni dal suo rifacimento, lo spazio del centro cittadino, tutto pedonale, è sempre più vuoto e sporco

Si diceva che con la costruzione della nuova piazza la città di Anzio avrebbe avuto un cambiamento: con la chiusura al traffico ci sarebbe stata più gente a passeggiare per il centro storico e tutti commercianti e cittadini o turisti ne avrebbero tratto solo che beneficio. A nove anni dalla costruzione la situazione è ben diversa da quella paventata: in piazza c’è sempre meno gente e a farla da padrone, oltre alla fontana, c’è la sporcizia. È facile notare pacchetti di sigarette vuoti sulle panchine, bottiglie di plastica nelle fioriere ed escrementi di animali in bella mostra. A conferma di questa situazione c’è la

testimonianza di una commerciante: “La situazione ormai è diventata insostenibile, al centro ci sono sempre meno persone e quei pochi turisti che vengono poco dopo aver messo piede in piazza scappano. È una cosa inaccettabile, ma a nove anni dal suo rifacimento, esiste una piazza in Italia che sia cosi sporca?” si chiede la signora che prosegue: “Il centro storico è il biglietto da visita di un paese e invece siamo abbandonati a noi stessi: non ci sono né pulizia né vigilanza, siamo noi a cacciare chi importuna i clienti e spesso veniamo anche insultati e malmenati. Qualcuno aveva sperato che con l’avvento del Centro commerciale Naturale le cose sarebbero potute cambiare e invece? Il CCN è attivo? Nessuno sa niente. Aspettiamo da tempo che l’amministrazione intervenga, confidiamo nella sensibilità del nostro sindaco visto che è lui il nostro primo difensore civico e lo stesso che ha adottato lo slogan: un’Anzio più pulita e più ordinata. Anzio è stata dotata di una bellezza naturale, ma mancano tante, troppe cose per valorizzarla”. Un appello però è doveroso farlo anche ai cittadini e ai turisti più “pigri”: in piazza ci sono i cestini della spazzatura, se invece di per terra le cicche di sigaretta e le bottigliette vuote si usasse la decenza di utilizzare gli appositi contenitori, forse la piazza principale della città potrebbe almeno essere più pulita. La bellezza del paese passa anche da voi, intanto noi aspettiamo la pioggia. Leonardo Tardioli

BREVI: Nuovo Porto d’Anzio, via libera dalla regione Lazio La Regione Lazio ha rilasciato al comune di Anzio la concessione per la realizzazione del nuovo porto. Soddisfatto il sindaco Bruschini: “La realizzazione del nuovo Porto restituirà alla città neroniana un ruolo di primo piano nell’ambito della portualità regionale e nazionale”. Il rilascio della concessione è l’atto fondamentale che consentirà alla società Capo d’Anzio di completare tutte le procedure per arrivare all’avvio dei lavori.

Viabilità, nuovo look per lo stradone S. Anastasio Nuovo manto stradale, marciapiedi e rete d’illuminazione per lo Stradone S. Anastasio, nel tratto che collega piazza del consorzio con via delle cinque miglia in zona Sacida. I lavori in questione sono stati ultimati. “Con questi interventi – dice l’assessore ai lavori Pubblici, Alberto, Alessandroni - abbiamo messo in sicurezza un’arteria stradale particolarmente trafficata. Nei prossimi giorni verrà realizzata la nuova segnaletica stradale. Entro fine anno saranno ultimati i lavori che prevedono la nuova rete d’illuminazione pubblica lungo la Statale Nettunense e la sistemazione di Viale Mencacci”.


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COSA SCRIVONO SU ANZIO… centro (Udc e FLI non riescono ancora a prendere una posizione netta), a sinistra si comincia a respirare un’aria nuova. -17 settembre 2011

Per il day hospital di oncologia la Regione apre uno spiraglio

Treni, interrogazione del pd

Le stazioni ferroviarie di Anzio e Nettuno finiscono nell’occhio del ciclone. Sotto accusa ci sono le condizioni in cui si trova la tratta Nettuno-Roma, le sue fermate di Anzio, Anzio Colonia, Marechiaro, Villa Claudia, Lavinio e Padiglione. La Fr8 è da sempre una delle tratte più disastrate del Lazio, ma il passaggio chiave è il consiglio comunale del 30 luglio 2008, nel corso del quale il PD aveva proposto un ordine del giorno votato all’unanimità. Nel documento erano riportati sostanzialmente due obiettivi: le commissioni consiliari dovevano svolgere approfondimenti economici e tecnici per individuare definitive proposte progettuali; il lavoro delle stesse commissioni sarebbe dovuto concludersi entro ottobre 2008. (…) Da allora poco o nulla è cambiato all’interno delle stazioni ferroviarie del Comune di Anzio e la linea ha subito ulteriori peggioramenti. Provincia Latina - 2 settembre 2011

Padiglione in rivolta contro i rifiuti

Hanno il dente avvelenato i residenti di Padiglione, quartiere a metà tra Anzio e Nettuno. A far scattare l’ira degli abitanti della zona, una manutenzione ordinaria che non rispecchia quelle che sono le necessità dei residenti, e che spesso viene effettuata col contagocce. (…) “Non possiamo andare avanti così – spiegano – perché ormai non sappiamo più a chi dobbiamo rivolgerci per risolvere questa situazione. I problemi sono di varia natura: alcune strade sono

state adibite a discariche a cielo aperto, con resti di mobili, copertoni di auto e tanto altro ancora. (…) Una situazione al limite della sopportazione per i residenti della zona di Padiglione, che hanno più volte telefonato ai due comuni per segnalare il degrado del quartiere ed ottenere un intervento tempestivo. Ad oggi però nulla è cambiato, anzi: i cumuli di spazzatura a ridosso della strada provinciale PadiglioneCampana aumentano giorno dopo giorno, e le voragini si fanno sempre più grandi. - 14 settembre 2011

Clima da resa dei conti nel Pdl

Pdl nella tempesta, Pd in fase di rinnovamento. Ad Anzio, dopo molti anni di egemonia del centrodestra, lo schieramento che fa capo al sindaco Bruschini comincia a mostrare segni di scollamento. Le recenti dimissioni del coordinatore Giorgio Zucchini, respinte al mittente dal neo capogruppo Romeo De Angelis, non fanno altro che evidenziare la crisi dei pidiellini. Tra le cause scatenanti degli ultimi scossoni, la spartizione dei posti nel consiglio di amministrazione della Capo d’Anzio, che come corollario ha visto anche la lettera di minacce pervenuta a Eugenio Ruggiero. Appare evidente ormai che la coalizione di centrodestra non ha più la compattezza dei giorni migliori, anche a causa delle scarse risorse rimaste a disposizione. (…) Anche nell’ultima riunione interna del Pdl sono volate parole grosse tra alcuni esponenti del partito, in un clima da resa dei conti. In attesa di sapere il destino delle forze di

Il day hospital di oncologi di Anzio e Nettuno dovrebbe essere salvo. Infatti le battagliere donne dell’Andos (Associazione donne operate al seno), capofila della protesta contro il taglio di questo servizio, hanno ricevuto un fax dalla presidente della Commissione regionale sanitaria, Alessandra Mandarelli, che annuncia la revisione della decisione. Il Comitato, che ha raccolto oltre 15.000 firme, organizzerà un incontro in piazza Pia, ad Anzio, il 1 ottobre per mantenere ancora viva l’attenzione finché la revoca non sarà ufficialmente firmata. - 20 settembre 2011 Ostia - Litorale

Il nuovo porto ora è più vicino

A quattordici anni dalla partenza dell’iter per il nuovo porto, Anzio inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. È stata firmata ieri mattina dal Presidente della Regione Lazio Renata Polverini, la concessione per la realizzazione del nuovo bacino. Dopo la consegna delle aree demaniali marittime dal Ministero delle Infrastrutture al comune di Anzio, e la firma dell’accordo di programma tra l’amministrazione neroniana e la Regione Lazio, il rilascio della concessione regionale rappresenta l’atto fondamentale che consentirà alla società Capo d’Anzio (società pubblica del Comune di Anzio con il 61% delle azioni) di completare tutte le procedure per arrivare all’avvio dei lavori. (…) Tempi previsti per la conclusione dei lavori: cinque anni. - 22 settembre 2011

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I DISSENZIENTI DEL CONSORZIO DI LAVINIO RISPONDONO “Il Consorzio è illegittimo e non può essere il punto di partenza per far ripartire Lavinio” Siamo andati a trovare i rappresentanti dei Dissenzienti del Consorzio di Lavinio - l’architetto Giuseppe Nicolò e il dott. Riccardo Brio - e gli abbiamo chiesto se intendevano rispondere alle ultime prese di posizione da parte di Ettore Magliocchetti, delegato del Consorzio stesso, che in numerosi interventi e articoli ha sempre difeso la natura e le finalità del tanto discusso ente, fino ad arrivare a definirlo in una lettera al direttore del “Il Litorale” “l’unico (soggetto ndr) che ha preso coscienza di vivere nel terzo millennio ed è gestito da persone i cui orizzonti non si fermano al GRA”. L’Architetto Nicolò a queste parole risponde quasi trasecolando.“Sono un professionista e non un politico, di conseguenza non faccio mai demagogia, ma prima di esprimere i miei pensieri devo documentarmi. Il signor Magliocchetti, che pare sia un Generale in pensione, probabilmente non ha mai notato particolari anomalie nei bilanci del Consorzio che approvava in quanto consigliere eletto. Se l’avesse fatto, si sarebbe accorto della differenza tra i bilanci Previsionali e bilanci Consuntivi: dal 2001 fino al 2009, infatti, il Comune sovvenzionò il Consorzio con una cifra pari al 30% della somma destinata ai lavori stradali per Lavinio. Ma il Consorzio non ha mai speso quella cifra, ha speso infatti, solo il 70% circa della cifra avuta dal Comune. Il Consorzio inoltre complessivamente ha speso una media annua di Euro 150.000 per la manutenzione stradale quando avrebbe dovuto spenderne Euro 550.000, ciò significa che ha speso in parte o interamente solo i soldi che riceveva dal Comune e non quelli che riscuoteva dai Consorziati. Il Comune in questo modo finanziava totalmente i lavori che l’Ente realizzava sulle strade di Lavinio, e questo – anche il Generale Magliocchetti dovrebbe saperlo – è contro la legge!”. Ma non è strano che un membro dell’Assemblea dei Delegati del Consorzio, nell’atto di approvare i bilanci, non si accorga di queste irregolarità? “Eppure voglio credere che sia così – ribadisce Nicolò – voglio credere alla buona fede del Generale Magliochetti! Evidentemente non ha analizzato i bilanci che approvava e in buona fede continua a difendere a spada tratta l’Ente in questione. Ma dovrebbe invece chiedere spiegazioni al Presidente del Consorzio sul perché non sono state stanziate cifre pari a Euro 550.000 per la manutenzione stradale tali da giustificare lo stanziamento del 30% da parte del Comune. Se controllasse questi benedetti bilanci, il Magliocchetti si accorgerebbe che soltanto il 10-15% di essi sono investiti in lavori stradali, il restante 85-90% sono impiegate per spese relative al personale, forniture e consulenze. Quando si sarà convinto di ciò spero che faccia un esposto alla Guardia di Finanza”. Il collega di Magliocchetti, Gen. Franchi, si è invece dimesso sia dalla carica di relatore della commissione per la revisione dello statuto del Consorzio che da quella di delegato. Secondo lei perché? “Da quanto ho potuto leggere, sempre su “Il Litorale”, ha capito l’illegittimità della doppia tassazione a cui sono sottoposti i residenti di Lavinio i quali, pagando la tassa relativa alla legge Bucalossi se compiono opere edilizie e pagando le tasse ordinarie, dovrebbero avere esaurito il loro dovere di contribuenti in relazione alla manutenzione di strade, aree verdi, opere di

urbanizzazione e fognature. Invece, sono costretti poi a onorare le gabelle che il Consorzio gli impone per le stesse finalità già previste dalla Bucalossi e dalle altre tasse”. Il Comune dichiara che si tratta di pratiche regolari, il Consorzio ha natura pubblica e obbligatoria secondo lui, su questo fa leva Magliocchetti. “Evidentemente tutti i nostri interventi su questo tema sono stati vani, o vengono sistematicamente ignorati dagli esponenti della Giunta e dal Gen. Magliocchetti. Eppure, dichiarare che il Consorzio sia di natura pubblica e obbligatoria è un falso. Il Comune, è vero, ha sempre cercato di legittimare la natura pubblica dell’ente, prima ispirandosi al D.L. luogotenenziale n°1446 del 1915 e sue conseguenti modifiche, successivamente abbandonando quelle posizione per abbracciare e interpretare soggettivamente la Legge n° 267 del 18/08/2000, applicandone un articolo che consente il finanziamento ad associazioni e ad aggregazioni persino di quartiere, omettendo però di citare un articolo della stessa legge che consente tali finanziamenti solo ad aggregazioni e/o ad enti sociali purché siano partecipati dagli enti locali. In questo modo il Comune, negli ultimi anni, ha sempre cercato di far credere che si tratti di un Ente pubblico e obbligatorio, quando invece siamo di fronte a un Ente privato e volontario secondo la Delibera dello stesso Comune di Anzio datata 25/07/1951. A questo punto sorge pure una domanda: come mai un Ente privato riceve l’appalto della manutenzione stradale senza gara pubblica?” Quindi? “Quindi, secondo noi - intervengono all’unisono Giuseppe Nicolò e Riccardo Brio - la tassazione consortile è illegittima, e su questo come sugli altri elementi critici attendiamo fiduciosi le risposte della Procura alla nostra informativa; mentre per tutelare il territorio non si può di certo, come auspica il Gen. Magliocchetti, appoggiarsi ad un ente la cui natura giuridica è quanto meno dubbia, e la cui amministrazione è tutto fuorché trasparente ed efficiente. Stando ai bilanci, se fosse un’impresa che opera sul mercato, il Consorzio di Lavinio sarebbe già fallito!” Umberto Spallotta VI ASPETTIAMO DAL 26 SETTEMBRE 2011 PER LA PROVA GRATUITA DEI NOSTRI CORSI!!!


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CARACOL IL RESIDENCE DIMENTICATO Storia delle chiocciole di Lavinio, il “ridente” complesso costruito venticinque anni fa oggi agli onori delle cronache per i blitz delle Forze dell’Ordine

Da più di vent’anni, chi più chi meno, abbiamo tutti sentito parlare del Caracol: un complesso residenziale costruito alla fine dello Stradone S. Anastasio dopo l’impervia discesa. Caracol in spagnolo significa chiocciola e molto probabilmente a questo significato è dovuta la forma degli edifici circolari divisi in spicchi; progettato e costruito circa venticinque anni fa con le migliori intenzioni per un

ridente complesso residenziale che avrebbe dovuto accogliere centottanta appartamenti, piscina, area verde con parco, vista mare, campi da tennis e tanto di sala congressi a prezzi correnti. Unico svantaggio, quello di trovarsi fuori dal centro e mal collegato alla via Ardeatina e Nettunense e avere anche una forma particolare non molto funzionale all’arredamento. Vendendo solo il 20% degli appartamenti, l’omonima società edile Caracol fallì e la rivalsa dei creditori organizzò più aste per gli appartamenti invenduti senza ottenere i risultati sperati. Per questo, col passare degli anni, molti immobili furono abbandonati alla mercé di chiunque, attirando extracomunitari e persone che vivevano di espedienti, i quali abusivamente occupavano ed occupano tuttora “le proprietà di nessuno”, salendo spesso e volentieri agli onori della cronaca cittadina per i blitz dei carabinieri e della polizia, più volte intervenuti per placare risse prima e scovare pregiudicati, malviventi e trafficanti di cocaina poi. All’interno del residence ci sono tuttora poche persone che hanno avuto la sfortuna di dover

convivere con questo ambiente malavitoso venutosi a creare successivamente, le quali, da un lato vorrebbero risollevare l’immagine del residence, ma dall’altro vorrebbero scappare tenendo costantemente in vendita la loro casa. Fortunatamente grazie alla discesa è un complesso abbastanza isolato che coinvolge chi abita nelle vicinanze dal lato S. Anastasio in modo indiretto solo attraverso il ricorrente suono delle sirene delle forze dell’ordine, mentre i vicini più prossimi dal lato Cinque Miglia hanno innalzato un muro più alto sul muretto di divisione già esistente. L’isolamento però è un’arma a doppio taglio perché passeggiare nei dintorni non è molto prudente, tanto meno sostare con la propria auto per non incorrere in atti di bullismo. Circa otto anni fa sono stati fatti dei lavori per allacciare lo Stradone S. Anastasio alla retrostante via delle Cinque Miglia e la Via Ardeatina, favorendo così lo smistamento del traffico di Via di Valle Schioia e agevolando i residenti “caracolliani”, ma è stato un intervento tardivo che non ha migliorato la fama delle chiocciole. Serena Giardino

A LAVINIO BOOM DI VILLETTE RIMASTE INVENDUTE. E ORA? Il lido invaso da nuove costruzioni che nessuno compra: mancano parcheggi e soluzioni per la viabilità A distanza di anni dall’attuazione del piano regolatore che prevedeva l’incremento edilizio, la nostra città si è modificata: una valanga di cemento, di villette carine e costose hanno occupato le aree ancora non edificate. Gli interventi hanno interessato principalmente le zone periferiche di Lavinio, laddove i nostri ricordi vedono distese di campi e di verde e magari anche qualche cavallo scorrazzare liberamente. Nonostante la crisi economica che, come abbiamo appreso da tutti i media, incombeva sulle spalle di tutti gli italiani - compresi gli anziani - per molto tempo, girare per le vie di Lavinio era come addentrarsi in un paesecantiere ed ora, quando il boom edilizio si è concluso perché il territorio è in parte saturo e il mattone si sta svalutando, ci troviamo con una miriade di nuove villette a schiera, bifamiliari a più livelli e, a volte, nei casi più

sfavillanti, enormi unifamiliari ad un solo livello rimaste invendute (vedi la zona S. Anastasio in entrambe le direzioni, la zona di Lavinio mare etc). Anzio ha sempre goduto e gode di un’enorme attrattiva, sia dal punto di vista turistico che residenziale e anche di insediamenti extracomunitari. Magari l’intervento edilizio che il piano regolatore aveva previsto puntava principalmente su questa attrattiva. Il problema è che già all’epoca l’area laviniense brulicava di case di villeggiatura, interi quartieri residenziali a vocazione turistica - come per esempio lo era (e lo è ancora) “Lavinio 71” - trasformando il paese d’inverno in un paese-fantasma e d’estate in una ridente e sovraffollata località turistica, ma comunque sostenibile. Ora la vendita di molte nuove villette e la trasformazione di seconde in prime case per la migrazione

avuta dalla capitale hanno incrementato considerevolmente la popolazione di cui la maggior densità sta proprio a Lavinio, rendendola d’inverno più viva (sempre con un deficit di aree di aggregazione), ma d’estate improponibile. Mancano aree di parcheggio e non esiste un intervento adeguato sulla viabilità: il disagio è notevole e ci si trova a dover parcheggiare a più isolati di distanza da casa propria (come succede nelle grandi città come Roma). Oppure si impiegano tre quarti d’ora per raggiungere zone vicine come Anzio e Nettuno, quando normalmente ci vogliono venti minuti, a causa dell’intasamento delle vie principali che ormai anche le innumerevoli rotonde fanno fatica a smaltire. Si rasenta l’insostenibilità di una località turistica che andrebbe opportunamente regolata, per non incorrere in un effetto contrario a quello sperato. S.G.


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A LAVINIO INCONTRO E INTEGRAZIONE MULTICULTURALE Cresce il numero delle comunità immigrate che chiedono il diritto al voto ma mostrano poca voglia di integrarsi e la colpa forse è anche nostra

Tutti i cittadini di Anzio sono ormai abituati alla presenza di numerose comunità immigrate sul loro territorio. I fenomeni migratori, infatti, hanno massicciamente interessato l’Italia e la nostra città almeno da un ventennio e stanno trasformando rapidamente e in modo sorprendente l’ambiente sociale in cui viviamo. La maggior parte dei cittadini immigrati che vivono sul nostro territorio sono persone giunte da diverse nazioni per cercare delle opportunità di vita e di lavoro, che nei loro paesi di origine, attraversati da contraddizioni sociali enormi, oppure devastati da guerre e calamità naturali, non era possibile ottenere. Come sappiamo, non sempre i rapporti tra le comunità locali e quelle immigrate sono rosee: non mancano diffidenze reciproche, difficoltà di comunicazione e dialogo, pregiudizi da una parte e dall’altra. Del resto i lavoratori immigrati vanno ad occupare segmenti del mercato del lavoro, caratterizzati da bassi salari e spesso da condizioni disumane di sfruttamento. Tutto ciò purtroppo ha contribuito e contribuisce ad abbassare la media salariale generale e porta a vedere in loro, da parte di molti lavoratori italiani precari mal pagati e disoccupati, dei pericolosi concorrenti. La crisi di una sana cultura di classe, spinge infatti molti cittadini italiani in difficoltà a scaricare la loro rabbia sociale, invece che contro un sistema iniquo e ingiusto socialmente ed economicamente, contro i più poveri di loro, gli ultimi arrivati e i più esposti alle difficoltà. Del resto le campagne razziste della Lega e della destra xenofoba fanno leva proprio su questi fattori ed anche il nostro territorio purtroppo non ne è immune.

È quindi essenziale costruire sempre maggiori opportunità di confronto e di dialogo, che aiutino a superare da una parte la ghettizzazione delle comunità immigrate e il rischio di razzismo ad essa connessa e dall’altra la sprezzante autosufficienza sociale e culturale di queste stesse comunità, tese a rivendicare una loro presunta superiorità morale e a non praticare nessuna forma di integrazione. Per tentare di capire i fenomeni sopra accennati, siamo andati nel quartiere con maggior presenza di immigrati di Anzio, dove fioriscono ormai da anni numerose attività commerciali gestite da loro: Lavinio stazione. Lì abbiamo avuto il piacere di incontrare diverse persone, immigrate e non, con cui è stato possibile confrontarci per ottenere un quadro realistico della situazione osservata. Si tratta di una realtà multiforme: uno accanto all’altro convivono esercizi gestiti da indiani, pachistani, turchi, marocchini. Sono soprattutto queste le nazionalità di provenienza degli esercizi commerciali, mancano attività gestite da rumeni o bulgari e sempre di meno sono quelle gestite dagli italiani. Il motivo è dovuto ai legami solidaristici che caratterizzano le comunità asiatiche e nord africane, rispetto a noi o agli immigrati di origine europea, inoltre vi è una maggiore predisposizione in quelle culture alla intraprendenza commerciale. I commercianti indiani e pachistani affermano anche che loro prendono il posto degli italiani, dato che questi ultimi non amano più fare sacrifici, non hanno più voglia di lavorare. Si tratta di una risposta solo parziale secondo noi: alla radice della crisi delle attività gestite dagli italiani, si possono individuare

diversi fattori, dal fiorire indiscriminato di centri commerciali, dal dilagare della crisi economica, dall’eccesso di prelievo fiscale per le piccole attività, all’affermarsi di modelli di consumi sempre più massificati, o dal fatto che i figli dei commercianti vogliano intraprendere una carriera diversa da quella del padre, secondo una legittima aspirazione alla crescita sociale. Eppure è un fatto che le attività gestite da immigrati stiano avendo un discreto successo e sembrano immuni almeno per ora ai fattori di crisi che portano alla chiusura delle attività italiane. Entrare in una di essa è come fare un piccolo viaggio nei paesi di origine dei gestori, si possono ammirare immagini di origine indiana, versetti del corano in bella mostra, prodotti alimentari esotici e vestiti di buona fattura e prezzo basso. I gestori mostrano entusiasmo e intraprendenza, sono in buona relazione con il quartiere, tendono a minimizzare i fattori di criticità che la nostra società e il nostro territorio mostrano. C’è il negoziante di abbigliamento marocchino, che lavora sette giorni su sette e che ha un figlio che segue le sue orme; c’è il negoziante indiano ormai in Italia da venticinque anni, coinvolto in prima persona nelle vicende che interessano il territorio. Grande impressione suscitano i pachistani di seconda generazione, esperti di computer, grande padronanza sia dell’italiano che del pachistano, mentalità aperta ma una certa diffidenza per le nostre domande. Sono gestori di phone center di internet point. La maggior parte delle persone interrogate, parlano un italiano dialettale. Alle mie domande sul loro eventuale interesse per la cultura italiana e di Anzio in particolare, rispondono che non hanno mai avuto molto tempo per queste cose. Costretti per anni a lavorare per pochi euro l’ora e ad adattarsi a vivere in condizioni durissime, considerano un lusso gli interessi culturali, anche se riconoscono l’importanza di imparare la lingua e la cultura italiana, per una buona riuscita nel lavoro e nella vita nel nostro paese. Adesso che sono in condizioni più agiate fanno ancora fatica ad aprire la loro mente ad interessi culturali più ampi, anche se sono orgogliosi dei loro figli che sanno parlare già tre lingue all’età di sette anni e che godranno di maggiori vantaggi rispetto a loro


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quando saranno adulti. Non bisogna tuttavia dimenticare che i ricavi di questi negozi sono pari ad uno stipendio medio a fronte di un impegno gravoso e quasi ininterrotto. Quasi tutti sarebbero d’accordo sull’estensione a loro del diritto al voto e molto hanno da recriminare su come la legge italiana non funzioni, li costringa spesso a delle pratiche inique e vessatorie, senza colpire le reali problematiche che deturpano il nostro paese. Reclamano più regole e certezza della legge. Ma non tutto secondo noi va per il meglio. Un lavoratore di origine tunisina infatti, alla nostra domanda sul suo mancato interesse per la cultura del nostro paese, ci risponde che lui non ha nulla da imparare da un paese che va alla deriva moralmente e socialmente, che produce fenomeni come l’illegalità diffusa, e il qualunquismo. Il tono sembra risentito e in parte rancoroso, “l’Italia è senza leggi – dice – c’è troppo permissivismo, i figli non rispettano più i padri, gli italiani sembrano attratti da falsi valori e quando uno di noi prova ad alzare la testa, viene zittito ed emarginato: cosa devo imparare da chi mi tratta in questo modo, da chi mi perseguita per il permesso di soggiorno, mentre il delinquente, italiano bulgaro o romeno compie crimini indisturbato?” Un simile atteggiamento denota frustrazione per una condizione di subalternità, che lede la dignità personale, va senz’altro condannato, anche se bisogna riconoscere i molti elementi di verità che contiene, ma bisogna anche costruire dei ponti di comunicazione e dialogo per poter fare entrare esso in forme di dialettica democratica, che evidentemente agli immigrati viene negata. In fondo essi chiedono regole e legalità e vogliono continuare a contribuire ala crescita di un paese che considerano anche il loro. Finora le istituzioni hanno fatto poco o nulla in questa direzione e i risultati sono il continuo rischio di ghettizzazione o di tensione con i cittadini locali. Anche il governo del territorio in ambito locale può far molto. Ci ricorda un ingegnere che ha il suo studio proprio a Lavinio stazione, “che l’integrazione è a rischio sia se gli immigrati subiscono un regime di segregazione e sia se finiscono per invadere alcune zone emarginando in esse le comunità stanziali. In fondo in questo quartiere l’eccesso di costruzioni ha deprezzato i valori immobiliari, favorendo l’instaurarsi di queste comunità di povera gente in situazione degradata”. Un governo oculato dell’urbanistica deve invece favorire l’incontro e la multiformità di culture e identità in maniera armonica, nell’ottica del rispetto della legge e della dignità di ciascuno, in vista della progressiva estensione della democrazia, e non una situazione da guerra tra poveri. Umberto Spallotta

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REFERENDUM

UN SUCCESSO ANNUNCIATO la città si mobilita per l’abolizione del “porcellum”

Nonostante la scarsa informazione da parte dei mass media, solitamente poco avvezzi all’approfondimento, la mobilitazione della società civile per cambiare la legge elettorale è stata di grande impatto. In tutta Italia sono sorti comitati spontanei di cittadini, sulla scia di quanto già verificatosi in occasione dei referendum dello scorso giugno. D’altronde la politica ufficiale ha solo invitato a raccogliere le firme, senza prodigarsi in una scelta netta di campo. Una soluzione piratesca, anche se gran parte del centrosinistra si è esposto a favore dell’annullamento della legge elettorale in vigore. Si tratta del famigerato “porcellum”, un sistema voluto dal ministro leghista Calderoli, che poi fu il primo a contraddirsi ribattezzando la legge una “porcata”. Chi sta raccogliendo le firme intende raggiungere quota 500.000mila, per poter così proporre il referendum, che richiederebbe come prima istanza il ripristino della vecchia legge elettorale (ovvero il Mattarellum). Una legge non perfetta, ma sicuramente più equa e democratica, che consentiva (e consentirebbe…) una scelta diretta dei candidati da parte dell’elettore. Il contrario di quanto avviene con il “porcellum”, dove a prevalere è il sistema proporzionale con

premio di maggioranza e in sostanza i parlamentari vengono scelti direttamente dalle segreterie dei partiti, senza possibilità per l’elettore di esprimere preferenze. Questa in sintesi la spiegazione pratica dei meccanismi elettorali, mentre tornando alla mobilitazione della gente, non va trascurato il dato elevato registratosi anche nelle nostre città. Lo scorso 18 settembre Anzio è stata invasa da gazebi allestiti dai vari comitati in tutte le zone principali della città. Molta gente si è fermata spontaneamente, anche perché l’abolizione dell’attuale legge elettorale rappresenterebbe un’altra spallata alla casta politica, sempre più ripiegata su stessa. “Crediamo fermamente in questa battaglia- ha dichiarato Alberto P,- uno degli esponenti del Comitato “No al Porcellum”. Anche la città di Anzio ha mostrato una forte sensibilità a questo tema, e come in occasione dei referendum di giugno si sta registrando la vittoria del civismo e della partecipazione popolare. Un dato incoraggiante riguarda l’afflusso di giovani e donne, apparsi decisi a cambiare una volta per tutte il sistema politico italiano ormai agonizzante.” Quest’ultima è probabilmente la notizia più confortante. Marcello Bartoli


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ALCOL E DROGA I KILLER DEI GIOVANI Ogni anno milioni i morti e sono in aumento gli incidenti provocati da stati di ubriachezza Un problema che da sempre turba i giovani: alcol e droga. Sono due mali strettamente connessi. L’abuso di alcol è ormai un problema globale; lo dimostrano i due milioni e mezzo di decessi ogni anno per cause alcol-correlate. Le persone intossicate danneggiano loro stesse, ma mettono a rischio anche la vita degli altri provocando incidenti o mostrandosi in atteggiamenti violenti. Così l’impatto dell’uso nocivo dell’alcol raggiunge tutta la società. Ma perché lo fanno? Non sono più in grado di divertirsi in altri modi? Molti giovani hanno trovato la morte sulle strade. Bastano piccole quantità di alcol per aver colpi di sonno, riflessi lenti e vista annebbiata. Incidenti dovuti all’alcol si verificano in modo particolarmente frequente la notte, durante i fine settimana. Sui giovani l’alcol ha un effetto fortemente disinibitore e può peggiorare notevolmente atteggiamenti fuori luogo già in atto. Per i neopatentati l’alcol può essere particolarmente fatale, poiché spesso ne sottovalutano gli effetti sulla capacità di guida. In Italia, la quasi totalità degli incidenti stradali è causata da comportamenti scorretti (93,5%) e da alterati stati psicofisici del conducente (3%). Fra i

comportamenti errati di guida: il mancato rispetto delle regole di precedenza, la guida distratta e l’eccessiva velocità costituiscono quasi la metà dei casi, mentre la causa di gran lunga principale dello stato psicofisico alterato è l’ebbrezza da alcol (63%), seguita dal malore improvviso (10,8%), dall’assunzione di droghe e/o farmaci (9,7%) e dal colpo di sonno (8,5%). Ciò vuol dire che, fra i rischi legati all’uso scorretto o all’abuso di alcol, quello di provocare incidenti è assai elevato: Ogni anno, ben 3.691 di essi (più di 10 al giorno) hanno come unica causa l’abuso di alcol e l’assunzione di droghe; inoltre, poiché un alterato stato psicofisico costituisce una frequente concausa anche all’interno dei comportamenti scorretti al volante, si stima che in Italia un incidente su tre (75 mila all’anno, oltre 200 al giorno) abbia tra le cause scatenanti l’assunzione di alcol o di droghe. Infine, tanto in Italia quanto in Europa, l’alcol alla guida è la prima causa di decesso fra i giovani. Il rischio di incidenti aumenta in modo esponenziale quando la concentrazione di alcol nel sangue raggiunge i 0,5 grammi di alcol per litro di sangue (0,5 g/l), valore che rappresenta il limite consentito nella maggior

parte dei paesi europei (Italia compresa). Risulta ulteriormente moltiplicato quando al consumo di alcol si somma l’assunzione di sostanze stupefacenti (cannabinoidi, cocaina, estasi, oppiacei, ecc.) e/o di farmaci. Riflettere prima di salire in automobile. L’alcol non rende sicuri, l’alcol disinibisce; l’alcol non dà forza è un sedativo e produce soltanto una diminuzione del senso di affaticamento! Ora tocca a noi, dobbiamo essere responsabili della nostra vita e anche per quella degli altri! Melania Maranesi

Anche se attiva da qualche mese stenta a decollare. Succi: “Ripartiremo a breve”

CONSULTA GIOVANILE: “NOI SIAMO ANCORA QUA” Era Aprile quando ad Anzio veniva presentata, da parte del sindaco e altri tra assessori e consiglieri che avevano sposato il progetto, un’idea innovativa: la Consulta Giovanile. Dalla prima assemblea svoltasi nel periodo quaresimale sono passati quasi sei mesi; in questo lungo tempo c’è stato qualche altro incontro, ma passano i giorni, passano le settimane, passano i mesi della consulta non si è più parlato. Quindi siamo andati a fare quattro chiacchiere, a riguardo di questo argomento, con l’assessore alla cultura e al turismo Umberto Succi. Assessore a che punto siamo con il progetto della consulta giovanile? “La consulta è attiva, la seguo da lontano, con l’arrivo dell’estate si è un po’ fermata: ma conto che ripartiremo a breve”. Quante assemblee si sono svolte dalla costituzione? Sono già state presentate alcune proposte? “Dalla presentazione dello scorso Aprile si sono svolte due/tre assemblee, ma come tutte le cose che iniziano ci sono

sempre alcuni rallentamenti, dovuti al periodo estivo. Quella della consulta è una macchina che deve assimilare progetti e persone: una volta partita credo che non ci saranno più intoppi”. A proposito di proposte, quella presentata dall’Associazione 00042, riguardante l’istituzione di un Centro Polifunzionale a che punto è? “Sicuramente quello del Centro è una bella idea, ma come vale per tutti i progetti bisogna trovare un’area che non è stata ancora individuata e, soprattutto, avere un quadro chiaro della situazione. Inoltre va visto quante risorse ci sono a disposizione. Comunque quello di capire se c’è la possibilità per la realizzazione del Centro sarà uno dei primi punti di cui discuterà la consulta”. Recentemente ci sono state delle voci che parlavano di presunti accordi sulle votazioni, voci che hanno portato alle dimissioni di alcuni membri: lei che idea si è fatto? “Sinceramente sono polemiche che non

comprendo: quando un candidato chiede di essere votato si deve esporre. Non so come siano avvenute le votazioni, però tutti devono partecipare senza scopi politici e personali; altrimenti perché si partecipa?” In conclusione cosa si aspetta dalla Consulta? “Mi aspetto quello che tutti cercano e cioè che la Consulta sviluppi idee e sia un punto di riferimento per i giovani: per fare questo però bisogna che la Consulta si faccia pubblicità per coinvolgere tutti. Un’idea potrebbe essere quella di un appuntamento annuale, una sorta di giornata della gioventù ad Anzio: in questo modo potremmo far conoscere la consulta a tutti”. Ad oggi la Consulta Giovanile di Anzio è composta da 24 membri: 20 appartenenti alle associazioni presenti sul territorio, mentre gli altri quattro provengono dalle scuole del territorio in qualità di rappresentanti d’istituto. Leonardo Tardioli


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Dal 7 al 16 ottobre la mostra fotografica che racconta l’archeologia

00042 organizza “Archeoimmagini” Coscienti di questo, in collaborazione con la responsabile del Museo Civico Archeologico di Anzio, Giusi Canzonieri, l’Associazione Culturale 00042 organizza, dal 7 al 16 ottobre all’interno del Museo della città neroniana, una mostra fotografica dal titolo “ArcheoImmagini”: numerose fotografie in bianco e nero, scattate da fotografi non professionisti il cui soggetto sono i reperti e i particolari archeologici conservati all’interno del Museo. La mostra allestita da Giusi Canzoneri, con un metodo sperimentale già da lei messo pratica per altre mostre: Metodo di relazione d’aiuto oggettuale. Questo sistema di allestimento ha lo scopo e consiste nel creare un dialogo, una relazione, tra l’opera remota, il contesto,

e l’opera contemporanea, poiché questa, inserita nella parte lacunosa dell’oggetto antico, viene a interagire con un ambiente ormai passato. L’elemento contemporaneo, in questo caso la foto, viene a creare così una nuova memoria archeologica, diventando ponte tra passato e presente. Vedremo, infatti, che le foto realizzate dai fotografi, saranno inserite accanto all’opera reale, facendo così calare l’opera fotografata nel concreto e nel contesto; inoltre gli scatti in mostra daranno risalto al particolare invisibile del Museo, in quanto la priorità dell’artista è stata quella di fotografare l’elemento più nascosto, su cui cade meno l’attenzione, per dare maggior valore al materiale archeologico. Elisabetta Civitan

L’immagine è da sempre strumento fondamentale per la ricerca storica e archeologica, poiché ci aiuta a comprendere e a illustrare una realtà, ci offre un supporto definitivo di conservazione dei dati e permette la diffusione delle conoscenze scientifiche, storiche e archeologiche, non solo agli esperti del settore, ma anche al grande pubblico. Ai giorni nostri le immagini non servono più solo a dare una percezione del monumento antico o scomparso, ma consentono di calarsi in un mondo, in una realtà virtuale, dandoci così la possibilità di immergerci sempre più nel passato.

Fino al 2 ottobre le opere del pittore Bourgoz esposte al museo civico

I COLORI DELLA MUSICA TRA ARCHEOLOGIA E MARE Pittura e musica, colori e note musicali sono l’espressione artistica di Françoise Vidal Bourgoz. Al pittore francese, nato nel ’53 nell’Île-de-France, è dedicata la mostra dal titolo “Anzio-Parigi. I colori della musica tra archeologia e mare” visitabile fino al 2 ottobre al Museo Civico Archeologico di Anzio. Un viaggio pittorico per scoprire il modo di dipingere dell’artista, un tuffo tra i “colori” della tavolozza e della musica tra miti e antiche leggende. La rassegna s’ispira alla leggenda di Troia coniugando il tema dell’acqua e quello mitologico - archeologico. Bourgoz parte dalla nascita di Venere dalla schiuma del mare per poi passare alla guerra di Troia,

interpretata come mito di distruzione e rifondazione. Attraverso i suoi quadri, l’artista dipana un “fil rouge” che, correndo attraverso il Mediterraneo, unisce le coste dell’Asia Minore, teatro dell’epico conflitto e luogo dell’annientamento, ai lidi anziati dove, approdato Enea, può avere inizio una nuova fondazione. Quella della città di Roma. Le musiche ispiratrici di questo ciclo pittorico sono: Preludio dell’Oro del Reno, Lohengrin, Vascello Fantasma, La Valchiria di Richard Wagner; la Sinfonia d’apertura dell’Italiana in Algeri di Gioacchino Rossini. Bourgoz adotta una tecnica ispirata da, e realizzata con, l’ascolto della musica. L’artista la definisce metamorfosi, nel senso

ovidiano di atto creativo che, partendo dalla materia bruta - o se si vuole, dal Caos Originario - procede verso la creazione artistica. Nell’esecuzione dell’opera, il gesto artistico è sorretto dall’ascolto di musica sinfonica o lirica che, con il suo linguaggio poetico simbolico, accompagna l’ispirazione. “Pittura e musica – spiega l’artista - sono le mie fedeli amiche. Quando ascolto la musica, pennelli in mano, non temo nessun pericolo, sono invulnerabile, mi sento legata ai tempi lontani nel passato, e allo stesso tempo il futuro mi è vicino”. La mostra rimarrà aperta dal 23 settembre al 2 ottobre. Tutti i giorni 10.30-12.30 e 16-18. red


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I DETTI DI ANZIO “…E l’omo campa…male, ma campa”; “Meijo lavorà co’ chi nun te paga che co’ chi nun te capisce”; “Il polpo se coce nell’acqua sua”… Sono alcuni dei tanti proverbi portodanzesi raccolti nel libro “ I detti di Anzio”, presentato lo scorso sabato alla stampa. Un volume nato dall’idea e l’impegno di Pina Salustri e Alessandro Tinarelli e reso possibile grazie al contributo di cittadini che hanno segnalato proverbi locali. La pubblicazione, curata dall’Associazione Culturale 00042, ha ottenuto il patrocinio del Consiglio Regionale, della provincia di Roma e del comune di Anzio. “I detti – spiega Andrea Mingiacchi, presidente dell’associazione - sono nati per esprimere concetti profondi in modo semplice: sono la verità schietta e senza filtri del popolo, sono l’esperienza che diventa consiglio perché la storia si ripete e a volte quella umana sembra davvero tutta uguale. Per questo motivo il libro sarà da noi donato a tutte le scuole del territorio di Anzio”. Il libro si propone così come un viaggio nella tradizione popolare di Anzio. I proverbi della città neroniana hanno origini variegate e si sono diffusi dal dopoguerra agli anni ottanta, anche se non è escluso che qualcuno possa avere origini anche più lontane ed altri ancora siano stati oggetti a “rivisitazioni”. Ad esempio l’immigrazione dal sud Italia e il turismo romano hanno influenzato l’idioma locale arricchendone il

carnet. Per questo non è sbagliato supporre che, insieme ai veraci portodanzesi, siano subentrati altri modi di dire conosciuti a livello regionale e

nazionale, ma talmente ripetuti e noti ad Anzio da diventare “portodanzesi” a tutti gli effetti. red

Dal 29 settembre la rassegna fotografica di Carlo Mari

“WILD NATURE FINE ART PHOTOS” Dal 29 settembre al 4 ottobre la biblioteca multimediale “Chris Cappell”di Anzio ospita la mostra fotografica dal titolo “Wild Nature Fine Art Photos”. 19 fotografie realizzate da Carlo Mari raccontano e immortalano la bellezza della natura: dal blu intenso del mare e degli oceani per arrivare alle foreste africane. Un viaggio unico per cogliere attraverso l’obiettivo del fotografo una natura incontaminata. Carlo Mari ha girato il mondo ma nel suo cuore un posto speciale è riservato all’Africa, terra conosciuta da bambino quando seguiva il padre per viaggi di lavoro e luogo dove vive per diversi mesi all’anno a stretto contatto con la natura e le popolazioni tribali. Per anni è stato inviato della “The Harvill Press” di Londra in Est Africa per documentare la vita selvaggia di questa terra. Da questa collaborazione sono nati due importanti volumi: “The Great Migration” e “Pink Africa”. Mari ha al suo attivo molti libri fotografici

pubblicati in tutto il mondo di cui sei riguardano l’East Africa, tra Kenya e Tanzania. “My Africa” è una delle sue ultime creazioni ed è entrato a far parte della lista dei best sellers fotografici (2004). Per molti anni, ha lavorato per le più importanti riviste di mare realizzando servizi subacquei di grande spettacolarità. Da molti anni è conosciuto per le sue fotografie FineArt di nudo e di Africa a tiratura limitata, presenti in molte collezioni private di tutto il mondo. Ritrattista e paesaggista, nel 2009 ha realizzato per la “ Leonardo International” un libro su Papa Benedetto XVI, in visita all’Abazia di Montecassino. La mostra, organizzata dall’Associazione Idria, dal comune di Anzio e dall’AQ International, rientra nell’ambito della sesta rassegna culturale dedicata al mare “Luci nel Blu 2011” ideata da Salvo Cacciola. Giovedì 29 settembre, alle 21.00, ci sarà l’inaugurazione. La rassegna fotografica si può visitare dal lunedì – venerdì 9.00-13 / 15–18; sabato:

9–18; domenica 10–18. L’ingresso è libero. red


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Un mix di reggae, ska, rock steady e roots

LA MUSICA DEI KICK DOWN BABYLON

Se negli ultimi anni la musica e la cultura reggae sono cresciute in maniera esponenziale nel nostro territorio, il merito è di tutte quelle espressioni che hanno creduto e lavorato per progetti di diffusione di culture alternative a ciò che il mercato musicale e artistico propone e, a volte, impone. Tra queste c’è senz’altro l’esperienza dei Kick Down Babylon. Un Sound System che armato semplicemente di piatti, cuffie, casse e, logicamente, dischi rari e originali, ha regalato e continua a regalare serate indimenticabili ai giovani del litorale. Iniziato nel 2007 dai selecta Fabio e Francesco accompagnati dalla voce di Vito “Billah”, nel 2010 l’arrivo del “piccolo” Arturo completa la formazione e dà la fisionomia definitiva ad un progetto che, tuttavia, sembra sempre in evoluzione. Il KDB Sound ha avuto, sin

dall’inizio, l’obiettivo di unire la passione musicale e la voglia di divertirsi, ad un impegno sociale, promuovendo una visione di tolleranza e rispetto delle diverse culture, partecipando a molte iniziative per la difesa dei diritti umani, per la lotta della salvaguardia dei beni comuni, per la rivendicazione di spazi di socialità. La collaborazione con la Rete No Turbogas di Aprilia, con la Cooperativa Sociale “Insieme Per” e con le diverse associazioni del territorio che lottano per la difesa dell’ambiente, sono solo alcuni degli esempi che dimostrano come i quattro ragazzi non si limitino semplicemente a fare musica, ma a diffondere messaggi, attraverso la musica e il divertimento, che vanno ben oltre la semplice performance musicale. Il loro repertorio è caratterizzato da una miscela che unisce armonicamente le nuove espressioni del reggae, con le quali viaggiano generalmente la maggior parte delle dancehall, a quelle più “original” come lo ska, il rock steady, il roots. Girando di volta in volta in territori diversi, i

KDB hanno irrotto nella scena reggae romana con determinazione e tenacia, suonando in importanti centri sociali come l’Auro e Marco di Spinaceto e il Villaggio Globale di Testaccio. In quasi cinque anni di attività, hanno collaborato con alcuni dei più importanti esponenti del reggae italiano ed europeo, come RastaBlanco dei Radici Nel Cemento, Brusco, Taxi 109, e ancora LampaDread del OneLove e BabaBoomTime. Nell’estate del 2010 la collaborazione con Sir David Rodigan (storico dj, da molti ritenuto il numero uno al mondo), ha dato ai KDB il battesimo definitivo per la loro affermazione nella scena nazionale. Con tre compilation all’attivo e un seguito abbastanza numeroso dimostrato dal fatto che quando c’è una serata molte volte non occorre neanche fare locandine, i KDB si preparano ad entrare nella nuova stagione invernale con l’obiettivo di scaldarla quanto più possibile a ritmo di Capleton, Morgan Heritage, Junior Kelly, ma senza dimenticare che Shanty Town di Desmond Dekker e Freedom Sound degli Skatalites sono gli ingredienti che molte volte danno uno smalto che altrimenti la serata non avrebbe. Per conoscerli meglio è possibile consultare le omonime pagine di facebook e il loro myspace. Valerio Bruni

Dal 14 ottobre nelle sale italiane il film d’esordio di Yonebayashi

Arrietty Film d’animazione dello studio Ghibli, uscito in Giappone nel 2010, rappresenta l’esordio del regista Hiromasa Yonebayashi. L’anziano Hayao Miyazaki ha lavorato soltanto alla sceneggiatura. Con colori vividi e verdi brillanti la trama racconta la vita quotidiana di una famiglia alta appena dieci centimetri che abita sotto le assi del pavimento di una villetta di campagna. Arrietty, la piccola protagonista, è una ragazza di quattordici anni che inizia le sue avventure notturne insieme al padre alla scoperta della casa. Durante la notte infatti, quando gli abitanti sono tutti addormentati, le piccole creature vanno a prendere in prestito prodotti di prima necessità. La regola è soltanto una: non essere scoperti dagli esseri umani. In questo modo il prestito diventa una caccia e i luoghi comuni per gli umani, abitanti della villetta, diventano avventurosi per la famigliola nana. Quando Arrietty esce per la prima volta insieme al padre alla scoperta della casa, gli spettatori seguono con il fiato sospeso il loro viaggio avventuroso. Passando attraverso un ‘percorso

alternativo’ accessibile soltanto a loro, Arrietty e il padre arrivano fino al secondo piano ed entrano in una camera da letto. Mentre Arrietty sta ‘prendendo in prestito’ dei fazzoletti, incontra lo sguardo di Sho, un ragazzo umano in convalescenza a casa della nonna. Fuggendo spaventata, Arrietty perde una zolletta di zucchero che aveva preso dalla cucina. La mattina del giorno successivo, Sho lascia la zolletta e un biglietto nel passaggio tra il giardino e il pavimento, fornendo la scusa e lo stimolo ad un incontro. L’incontro tra Arrietty e Sho non è un incidente ma un avvenimento inevitabile. Quando una ragazza entra nell’età della pubertà, ha bisogno di essere vista dagli altri, di comunicare con gli sconosciuti e con il resto del mondo. Nel processo della maturità è importante uscire nel mondo nuovo e grande. Quindi quando Arrietty si arrampica fino alla camera di Sho, indossa degli abiti colorati come se desiderasse inconsciamente essere scoperta. Il film rappresenta l’iniziazione di Arrietty e lascia, alla fine, una sensazione dolceamara di ricordi di gioventù. Yoshiro Izumi


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RITRATTI DI DONNA

GLADYS Veneris dies. Hora quinta. Suono. Qualche minuto e la porta spalanca un sorriso. Mi viene incontro il profumo di ordine. Il silenzio di una donna che aspetta. - Ciao, buongiorno - mi saluta. Rispondo e muovo dentro la stanza. Il sorriso è breve. La porta si chiude. Esclude il mondo. Gli altri. Le invenzioni e le convenzioni. Sul tavolo del soggiorno brillano pietre colorate. Fili intrecciati. Mi fermo e osservo. Un lavoro interrotto. Qualche domanda. Una breve distrazione. Gladys mi precede sul terrazzo. Un dialogo en plein air. Il nostro. Gioco. Immagino di essere Berthe Morisot, allieva di Corot, artista impressionista più volte ritratta da Manet, pronta a trattenere le nuances che il mattino concepisce sugli angoli di un terrazzo che aspetta. Attrezzi stanchi, sparsi là e qua. Le sedie sono tante. Scelgo la prima a sinistra, sul lato più lungo del tavolo, quello che apre lo sguardo sul Parco del ‘Residence Elena’. Ne ho facoltà. Un tavolo rettangolare. Grande. Coperto di stoffa. Ci sediamo. L’estate spiegata trascina un effluvio di Jasminium auriculatum. L’ultimo. Guardo Gladys. E’ inquieta. Vuole raccontarsi. Circostanza che accolgo come si accoglie un regalo. Con gioia e riconoscenza. Vestita di simil modano ‘rosso-opaco di fiore nuovo’ abbottonato sul davanti, Gladys Camal Boudou anzi, Marie-Gladys Camal Boudou sposata Massarella, nasconde i suoi ricordi dietro gli occhiali marronetartaruga. Le faccio qualche domanda con levità, senza né inquisire, né indagare. – Sono nata a Port Louis, il 1 maggio 1946 – sussurra con un abbozzato rotacismo melanconico. Un sospiro. Una pausa. La osservo con impegno. Mi accorgo che indossa orecchini lunghi di avorio e corallo. Intorno al collo una catenina d’oro trattiene il simbolo della sua fede. Alle dita alcuni anelli. Di famiglia. Quelli che si indossano in occasioni particolari. Quelli che si ereditano e si lasciano in eredità. Resto in silenzio. Corre tra noi un’apprensione che solo a distanza di qualche giorno riesco a collocare. - Sono partita dall’aeroporto di Plaisance nel 1972 - continua - Ho viaggiato con Alitalia. Primo volo in linea diretta Mauritius–Italia - . Il suo primo volo. Gladys è arrivata a Roma a 26 anni orfana di tutti. Di sua madre, morta quando ne aveva quattro. Di suo padre e di sua nonna quando ne aveva compiuti appena diciotto. - Dopo la morte di mia madre mio padre mi abbandonò. Non si occupò più di me. Né di me, né di mia sorella Edvige, né di mia sorella Ghislaine -. Era stato bravo il padre di Gladys, non aveva scontentato nessuno. Era andato e basta. Con ragione e senza abbracci. Portandosi dietro la speranza. Lasciando la disperazione. Le tre sorelle Edvige, Ghislaine

e Gladys Camal Boudou, avevano continuato a vivere nonostante tutto. Nonostante il lutto. L’assenza. Il vuoto. Gli esperti la chiamano resilienza: ‘la capacità umana di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente’ ( Grotberg). - Siamo cresciute, con mia nonna Charlisa, la mamma di mia mamma - . Ogni mattina Charlisa ci portava in chiesa. Alle sei. Dalle sei alle sette. Tuttetuttetutte le mattine della

trasformano in dolore. Il dolore di Gladys – Nel 1960 l’uragano Ophelia ci devastò la casa di legno nella quale abitavamo. Restammo imprigionate per diversi giorni e alcune notti. Ci salvammo grazie a mia nonna la quale arrangiò una protezione con il letto di ferro. Paura. Buio. Ricordi indelebili. Perdemmo la casa e tuttotuttotutto -. Mentre Gladys racconta sento la sua paura. Vedo il suo buio. Leggo la sua disperazione. – Ho potuto frequentare fino alla sesta elementare e poi nel 1957 a undici anni ho cominciato a lavorare in fabbrica. Una fabbrica cinese. Ero la più piccola del gruppo. Incartavo le caramelle. A volte di nascosto mangiavo quelle che non erano riuscite bene. Era proibito. Avevo undici anni. Mi alzavo alle cinque. Alle sei andavo a messa fino alle sette. Dalle sette alle sei di sera lavoravo in fabbrica. A casa non avevamo l’acqua. Mangiavamo riso e legumi -. Si ferma. Tace. Sospira. Gladys oggi vive ad Anzio. Ha due figlie, Consuelo e Letizia. Due generi che l’adorano. Tre nipotini che la chiamano nonna. Nonna Gladys. Ha vissuto a Palermo prima e a Roma dopo. Io di Gladys conoscevo la sua erre moscia. Il colore della sua pelle. I suoi occhiali marronetartaruga. Il suo sorriso spento. Oggi conosco la sua paura. Il suo Buio. Il suo lutto. Il suo vuoto. La sua vita. Grazie Gladys. Giusi Canzoneri

mia vita. Della nostra vita – In chiesa le suore francesi trascrivevano sul registro i nostri nomi. Una sorta di registro delle presenze. Trascorsi sei mesi, se eravamo state sempre presenti ci regalavano qualche metro di stoffa. Rigorosamente a quadretti. Giusto per un vestito -. Nel raccontare la messa, le suore francesi e la stoffa a quadretti Gladys scopre i pantaloncini che indosso e indicandoli mi dice: - ecco la stoffa simile a questa. Una coincidenza. Una casualità. La sua stoffa. I miei pantaloncini. Io amo i quadretti. Gladys no. Per Gladys la stoffa a quadretti rappresenta un ricordo vincolato. Per me l’estate. La libertà. Continua. A tratti la glottide le si restringe inibendole il respiro e rendendola quasi afona. – Mia nonna con i soldi della sua pensione a volte ci comprava la stoffa bianca. E così anche io, come le altre bambine, potevo indossare il vestito bianco. Solo la domenica. Solo in occasioni particolari -. Il vestito bianco. Il vestito della festa. Il vestito che non si eredita e non si lascia in eredità. Il vestito bianco. La stoffa bianca. Nonna Charlisa. Mentre ascolto osservo. Mentre osservo e ascolto, penso. Mi sta succedendo qualcosa. Gladys parla lentamente e a tratti i ricordi si

La Casa Famiglia la Coccinella cerca materiale scolastico I bambini della casa-famiglia di Anzio hanno bisogno di quaderni, penne e matite per la scuola. La lista è la seguente: Album F4 ruvidi e lisci, quaderni per le scuole medie a righe e a quadretti grandi e piccoli, pennarelli, matite 2H e HB, gomme bianche, gomma pane, penne blu, nere e rosse, compassi, goniometro, squadre, bianchetto, quaderi ad anelli, fogli con buchi grandi e piccoli a righe e a quadretti, temperini con contenitore, pastelli acquerellabili, tratto-pen nero, blu e rosso, colla stick, quaderni pentagrammati, foderine per libri, cartoncini bristol 50x70 cm di vari colori, fazzoletti in carta, carta igienica, DAS e quant’altro. Contattare S.Ten. Silvio Marsili, Guardie Zoofile Ecologiche Città di Nettuno oppure la Casa Famiglia Villa Paradiso, via dei Volsci 23, Anzio.


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LA RICETTA DEL MESE

AL D I LA Q PR UE ES ST EN O TA CO Z UP ION O E N

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Crocchette di tagliolini

Ingredienti: - Usare tagliolini all’uovo già pronti (qualsiasi marca) - 100g di burro - 100g di grana grattugiato - 6 uova - 100g di farina bianca - 100g di prosciutto cotto - 100g di fiordilatte - 100g di pangrattato - olio per friggere - sale

Lo sapevi che.... - Per fare le cotolette perfette, che siano di pollo, di manzo o di maiale, basta passare le fette prima nella farina, poi nell’uovo e infine nel pangrattato, così non si staccherà la panatura. – Un pizzico di cannella nell’acqua di cottura della pasta limita l’uso del sale e aromatizza. – Un pizzico di sale grosso sulla superficie dei dolci ne esalta il sapore, specie se sono ricoperti di cioccolato. – Nelle salse e nei sughi che richiedono l’utilizzo della panna, usare quella liquida per dolci non zuccherata, si otterrà un risultato più cremoso. – Il tartufo bianco va utilizzato crudo per non perderne l’aroma, quello nero va aggiunto a metà cottura per ottenere il massimo rendimento. – Per non danneggiare la lievitazione delle torte non battere il cucchiaio sul bordo della teglia. – Le chiare d’uovo vanno montate con un pizzico di sale e qualche goccia di acqua fredda. – Se si hanno avanzi di formaggio in frigo ridurli a cubetti, metterli in un vasetto di vetro e coprirli di grappa. Dopo 30 giorni si avrà una gustosa salsa di formaggio. – Se si ha dello spumante aperto in frigo e ha perso le bollicine… niente paura! Versarlo negli stampini del ghiaccio e congelalo. Ne risulteranno dei cubetti deliziosi che daranno sapore a pesce e risotti. – Per ammorbidire il sapore forte dell’aglio tenerlo immerso nel latte per almeno un’ora prima di utilizzarlo, o sbollentarlo qualche istante. Altrimenti, se piace il sapore o si ha difficoltà a digerirlo, basta schiacciarlo con l’apposito strumento. Elisabetta Civitan

Procedimento: In una pentola portate a ebollizione l’acqua salata e cuocetevi i tagliolini lasciandoli molto al dente. Scolateli e versateli in una ciotola, conditeli con burro ammorbidito, il grana e 3 uova sbattute con un pizzico di sale. Lasciate raffreddare su un vassoio. Distribuite un velo di farina sulla spianatoia e disponetevi tanti mucchietti di tagliolini; farcite ogni porzione con dadini di prosciutto cotto e fiordilatte. Con le mani inumidite cercate di raccoglierli formando delle grosse crocchette: passatele nella farina, nelle uova rimaste, sbattute e salate, e nel pangrattato. Friggete in abbondante olio, scolatele su carta da cucina e servitele ben calde. Buon appetito! E. C. Il consiglio di Cesare Del Gatto L’abbinamento a queste crocchette dovrà essere un bianco con un discreto tenore alcolico e di media intensità e persistenza gusto-olfattiva. Un ottimo vino ma ricercato soprattutto fuori dall’Italia è il pinot grigio. In Friuli c’è il clima prediletto dall’uva che deriva da una mutazione gemmaria del pinot nero. L’azienda Villa Russiz ne ottiene una versione splendida: olfatto raffinato e penetrante con note di gelsomino, pesca bianca e mela golden; gusto elegante e di grande equilibrio.


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DETTI PORTODANZESI “Ma n’do’ vai scazzamugnanno la fiera?” detto a chi va girovagando. “Ma che voi ‘mparà er Pater Nostro a Gesù Cristo?” Lo dice chi pensa di essere consigliato inutilmente perchè già esperto nella materia di cui si discute. “A cuggì!! Cuggio!!” Una stretta cerchia di abitanti originari di Anzio si chiamavano spesso usando questo appellativo per sentirsi uniti o ,meglio, tutti in famiglia. “Stamo in un ventre de vacca” si usa dire quando ci sentiamo protetti da crisi di ogni natura da quella economica a quella affettiva. Spesso si dice anche per Anzio stessa perché la sua posizione a valle è favorevole alle condizioni climatiche, meteorologiche rispetto ad altre città anche se vicine. “Co’ la fortuna che c’hai se caschi a mare esci co’ la zuppa n’ saccoccia”, sta a evidenziare il massimo della fortuna come quello di prendere pesci involontariamente mentre si cade in mare. “Chi nun risica ...nun rosica”, chi non rischia non ottiene nulla. “Fa acqua da poppa”, appellativo riferito ad una tendenza sessuale, usato spesso per scherzare tra amici. “A chi tocca nun se ‘ngrugna”, se a qualcuno è andata male non se la prendesse... non tenesse il muso lungo se è toccata a lui la vicenda sfortunata. “Chi magna da solo se strozza”, molto popolare anche se non originario di Anzio, questo detto rappresenta l’effetto collaterale dell’ingordigia. Dal gruppo facebook:”Detti popolari portodanzesi”. amministrato da Pina Salustri e Alessandro Tinarelli

SMS - Space

Anzio-Space dà spazio ai lettori Scriveteci un sms al: 3337350189 “Dalla metà di giugno dinanzi al civico 66 di via del tridente a Lavinio c’è un lampione da sostituire. Malgrado i quotidiani solleciti la situazione non cambia. L’ufficio tecnico del comune è pregato di intervenire subito perchè ciò è un pericolo pubblico. Grazie.” Alberto “Qualcuno si è mai chiesto quali danni alla salute possa procurare l’antenna posta accanto Villa Sarsina e a ridosso di due scuole?” Anna “L’ufficio tecnico del Comune due anni fa ha promesso agli abitanti di via verri di fornire la strada di lampioni. Quanto tempo bisogna ancora aspettare?” Michele “Probabilmente un giorno sarà il caso di pensare alla viabilità sull’’Ardeatina, da Lavinio ad Anzio, per renderla fruibile anche a pedoni, ciclisti e chiunque voglia godere del lungomare....” Francesco

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Spor t e ambiente

LA RISERVA NATURALE TEVERE FARFA

Uno splendido angolo verde sulle sponde del Tevere Cari lettori, oggi vi parlerò di questa bellissima realtà istituita nei comuni di Nazzano, Torrita Tiberina e Montopoli di Sabina al confine tra le province di Roma e Rieti lungo il basso corso del fiume Tevere. L’area è estesa per circa settecento ettari, metà dei quali occupati dalle anse del fiume, dal lago di Nazzano e dal tratto terminale del torrente Farfa che confluisce nel Tevere in riva sinistra. Scorrendo lentamente nell’alveo, le acque del Tevere lambiscono i vasti canneti allineati lungo le sponde perdendosi nei numerosi stagni, dove creano un complesso di ambienti popolati dalle più svariate forme viventi; al di sotto e al di sopra della superficie dell’acqua vivono numerosissime specie di pesci, uccelli, anfibi, insetti e piante acquatiche. Un apposito camminamento rialzato, interamente realizzato in legno, permette ai visitatori della riserva di addentrarsi comodamente, nel pieno rispetto della natura, in un’ampia area occupata da questo ambiente così insolito e affascinante. Ci si può trovare, così, a diretto contatto con i tronchi che emergono dall’acqua o dal suolo acquitrinoso. Dal fiume ai campi coltivati o ai centri abitati, passando per il canneto e per vari tipi di boschi: il paesaggio della riserva è caratterizzato dalla presenza di molti ambienti diversi, a cui corrispondono, naturalmente, altrettante associazioni vegetali, tutte estremamente interessanti. Nella riserva ci sono diversi sentieri percorribili sia a piedi che in bicicletta, numerosi sono i servizi offerti tra cui due battelli ecologici che effettuano due percorsi sul fiume. Ora una breve descrizione dei tre paesi nel cui comprensorio vi è la riserva. Nazzano: la splendida posizione panoramica sulla valle del Tevere e il caratteristico assetto urbanistico a spirale fanno di Nazzano un piccolo gioiello di architettura. Attraverso un’unica strada, che si snoda per il centro storico, si giunge fino al castello duecentesco che domina dall’alto il grazioso abitato. Torrita Tiberina: su una cresta collinosa, in posizione strategica sulla valle del Tevere, si erge Torrita Tiberina, la cui origine del nome deriva dalle numerose torri che controllavano il traffico commerciale sul fiume. L’ubicazione panoramica sulla Sabina e la tranquillità del borgo fecero di Torrita l’amato luogo di soggiorno del giurista Aldo Moro, le cui spoglie riposano nel piccolo cimitero. Montopoli: il paese di Montopoli, situato a quota 331 metri s.l.m., vanta il privilegio di offrire la visione di una ininterrotta sequenza di magnifici panorami per la sua particolare collocazione sulla cresta di una verde collina che consente di spaziare l’intero orizzonte. La storia narra che intorno al mille passò sotto l’Abbazia di Farfa e da quell’epoca in poi risentì di tutti gli eventi che riguardarono la famosa Abbazia, restando coinvolta nelle lotte fra imperatori e papi dove gli abitanti si distinsero per il loro comportamento da fedeli guerrieri. Per domande e curiosità scrivete alla mail: blogasan@gmail.com Associazione Sport, Ambiente e Natura “Su e Giù” http://blogasan.blogspot.com


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VETERANI SÌ, MA CON LA PASSIONE DI UN TEMPO L’Old Rugby Amatori Anzio le vecchie glorie della palla ovale della nostra città

Benché di partite ne disputino parecchie, negli annali non si riuscirà mai a saperne il risultato, questo perché alla base della loro ‘filosofia’ c’è solo la voglia di divertirsi, di mettersi ‘ancora in gioco’, di dimostrare che il rugby è uno sport che si può fare ad ogni età, al di là del risultato che può scaturire sul campo. “L’unica gara dove siamo imbattibili” – ci dice Marco Betti, addetto stampa e pilone destro degli Old Rugby Amatori Anzio - “è quella del terzo tempo”. Ma c’è una particolarità da dire, che il ‘terzo tempo’ di cui parliamo non si gioca sul campo, ma con i cosiddetti “piedi sotto il tavolo”, ossia a cena. Sono memorabili, infatti, le cene organizzate dagli Old Amatori Anzio a fine gara, dove insieme ai propri familiari, ai giocatori e agli accompagnatori delle squadre ospiti, si recuperano tutte le calorie perse sul terreno di gioco grazie ai superbi piatti cucinati dal cuoco sociale Attilio Pasienza. E tutto questo dimostra come lo sport del Rugby è “sinonimo di aggregazione e di amicizia”. In questa particolare gara, a sentire Betti, le vecchie glorie di Anzio sono capaci di battere chiunque, anche gli All Blacks neozelandesi. Non tutti, infatti, conoscono la realtà rugbistica anziate (c’è una squadra, la ‘Neroniana’ diretta da mister Cuttitta, che milita nella serie B e l’Anzio Rugby che è in serie C), e ancora di meno conoscono questi veterani della palla ovale che nel 2003 decisero di dar vita ai ‘Old Trotters’, una squadra dove poter continuare a giocare e a divertirsi, loro che per ‘raggiunti limiti d’età’ erano ormai fuori dal giro delle grandi squadre. “Siamo sempre i soliti ragazzacci di circa 20-25 anni fa, certamente con qualche chilo e qualche capello bianco in più, che hanno deciso di continuare la pratica di questo che per noi, è lo sport più bello del mondo. Tutto questo grazie, soprattutto alla complicità e alla pazienza delle nostre mogli che ci assecondano

e ci sopportano, soprattutto quando torniamo a casa con i nostri panni sporchi di fango”. E il loro divertimento va oltre le partitelle sul campo di viale Marconi, ad Anzio Colonia, e superando i confini regionali, li ha portati più d’una volta alla disputa di tornei anche internazionali con gli over 35, i cosiddetti ‘veci’, di altre squadre italiane ed europee. Per due anni, infatti, i nostri gagliardi eroi sono stati invitati all’annuale torneo internazionale che si svolge sul campo di una delle squadre che hanno fatto la storia del rugby nazionale, il Rovigo. Dopo una ‘dolorosa’ scissione, un paio d’anni la maggior parte del gruppo lasciò gli ‘Old Trotters’ per dare vita agli attuali ‘Old Rugby Amatori Anzio’. Oltre al divertimento personale, quello che l’associazione si è prefissa, continua a dirci Marco Betti, è l’inserimento dei giovani in questo sport; certamente un’impresa non è facile in una ‘Italia calciofila’ come la nostra, ma per fortuna i ragazzini che vogliono giocare al rugby non mancano. Oltre ad essere di esempio, di faro, per le nuove generazioni, i veterani dell’O.R.A.A., cercano di aiutare l’Anzio Rugby in questo tentativo, facendo ogni tanto qualche partitella con loro e ricoprendo il ruolo di dirigenti accompagnatori delle formazioni giovanili. Ma, soprattutto gli Amatori Anzio, oltre all’attività prettamente sportiva, vogliono dimostrare che il rugby, è molto lontano da quello sport rude e violento con cui è stato da sempre stereotipato; anzi, è uno degli sport con il maggior fair-play rispetto a tanti altri. Uno sport dove le regole ferree la fanno da padrone, dove la concezione di gruppo, di ‘noi’, sostituisce quella individuale di ‘io’. Decisamente di colpi se ne danno e se ne ricevono a bizzeffe, ma dopotutto in azioni di

gioco come le ‘mischie’ e i ‘placcaggi’ sarebbe impossibile non farlo, ma al fischio finale dell’arbitro, ci si abbraccia e l’avversario torna ad essere un amico, un amico da invitare a farsi ‘una mangiata tutti insieme’, nel terzo tempo. Per essere soci, poi, basta solo la buona volontà, la voglia di calcare un campo e di portare una palla ovale al di là della meta e… soprattutto, un fisico “che ancora ti regge”, documentato da un certificato medico di sana e robusta costituzione, valido per le attività non agonistiche, che viene richiesto all’iscrizione. La tecnica, passa in secondo ruolo, dopotutto sono pochi i grandi campioni che giocano nella squadra, quasi tutti hanno praticato questo sport a livello più che dilettantistico. “Decisamente il più bravo e il più famoso tra di noi, è Umberto Pierimarchi”, una seconda linea con un passato da serie C con il Rugby Roma, dove collezionò 40 presenze a cavallo degli anni ottanta. Chiunque voglia assaporare quest’aria di divertimento che viene sprigionata durante i loro allenamenti o che fosse intenzionato a questa disciplina, può recarsi tutti i lunedì e giovedì sera, dopo le ore 20 direttamente al campo comunale di viale Marconi (dietro la Caserma). Gli allenamenti sono divisi generalmente in due fasi, la prima dedicata all’attività fisica e la seconda, prettamente tecnica seguita da una “leggera” partitella Maurizio D’Eramo

Informiamo i gentili lettori che la seconda parte dell’articolo sulla nascita della scherma ad Anzio verrà pubblicata sul prossimo numero di novembre. La redazione


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7 incontri combattuti, 7mila spettatori ad ogni incontro. Ma alla fine vince il San Marino

DANESI NETTUNO SFUMA IL SOGNO SCUDETTO

Sfuma il sogno tricolore della Danesi Nettuno. Lo scudetto va a San Marino al termine di sette incontri combattuti e con qualche rimpianto soprattutto in gara 6. C’è da dire che i pronostici davano tutti San Marino vincente in 5 match, invece i ragazzi di Bagialemani hanno venduto cara la pelle e sono riusciti a portare la corazzata T&A San Marino fino al 9° inning di gara 7. Eppure la serie era iniziata benissimo per il Nettuno, primi due incontri al Serravallle di San Marino e subito doppietta nettunese che, al di là di ogni più rosea aspettativa, si porta avanti 2-0 e trasferisce la serie allo Steno Borghese di Nettuno, dove si è registrato il sold out in tutti e tre i match disputati. Sette mila spettatori presenti ad ogni incontro di Imperiali e compagni, rumoreggianti e decisi a spingere il Nettuno alla conquista del tricolore, incoraggiati anche dalla bella doppia vittoria esterna nelle prime due partite. In casa però non tutto va secondo i piani e il San Marino pareggia subito i conti, vincendo gara 3 per 5-3 e gara 4 per 10-7. Gara 5 giocata sabato 3 settembre, la possiamo definire la partita dell’orgoglio nettunese. Dopo essere stato sotto per 7-0 al terzo inning, Masin e compagni, spinti all’inverosimile dalle tribune, riescono a ribaltare l’incontro vincendo così gara 5 per 11-7. Il cuore e la grinta dei ragazzi e di coach Bagialemani non ha eguali, dopo una stagione piena di vicissitudini e dopo essere dato per spacciato troppe volte, è sempre riuscito a risollevarsi. Ogni volta che è stato messo con le spalle al muro, ha sempre

reagito e lottato fino all’ultimo eliminato con il coltello tra i denti. E così, sul punteggio di 3-2 per la Danesi, la serie si trasferisce nuovamente al Serravalle di San Marino, dove sarebbe bastata una sola vittoria per diventare la squadra più giovane della storia del baseball a vincere un campionato. L’impresa, che risultava difficile con le rose al completo, è diventata un’impresa impossibile a causa del regolamento IBL che prevede diverse “leggi” per ogni incontro. Gara 6 è la gara del rimpianto, dove coach Bagialemani rischia Pezzullo a causa della squalifica di Richetti sul monte di lancio come partente, invece del veterano Masin. Una scelta che ha lasciato dei dubbi al numeroso pubblico nettunese che ha raggiunto San Marino con ogni mezzo. Non è con i “se” e con i “ma” che si scrive la storia di una partita, resta il fatto che prima di vedere Masin sul monte, dopo Pezzullo hanno lanciato Modica e Pizziconi, due giovani di belle speranze che in stagione regolare hanno lanciato poco e niente. Gara 6 la vince San Marino per 7-2 e pareggia la serie. A questo punto, lo scudetto si decide con gli ultimi 9 inning. Il giusto epilogo al termine di una stagione spettacolare che ha visto le due squadre protagoniste in regolar season e nei playoff. I tanti appassionati di baseball che non hanno potuto raggiungere San Marino (nelle ultime due partite erano circa 700 i supporter nettunesi), si sono radunati davanti al maxischermo posto davanti al Comune per vedere gara 7 pronti a festeggiare in caso di scudetto. Ma si sa, il Nettuno storicamente

non ha un buon rapporto con la “partita decisiva” e anche quest’anno come gli altri anni ne è uscito sconfitto. Anche in questa stagione non è riuscita a sfatare il tabù. Lo scudetto va al San Marino. Resta però la splendida stagione del “giovane” Nettuno che, vista l’età media della rosa, avrà modo di togliersi parecchie soddisfazioni. L’elogio più grande va allo splendido e civile pubblico Nettunese che in casa e in trasferta non ha mai fatto mancare il proprio apporto e il sostegno ai ragazzi. Archiviato dunque il campionato 2011, il Nettuno è riuscito comunque a dare una gioia al proprio pubblico vincendo la Coppa Italia contro Bologna al termine di due partite giocate allo Steno Borghese e vinte per 4-2 e per 5-4. Una soddisfazione minore rispetto alla vincita di un campionato, ma è sempre un trofeo importante che mancava nella bacheca Nettunese da tredici anni. Mazzanti ha alzato la coppa al cielo davanti al proprio pubblico, meno numeroso rispetto alle partite finali ma un buon numero considerando che si è giocato a metà settimana e alle ore 16. La soddisfazione per questa vittoria è doppia visto che il line up di partenza in gara 1 era composto da 9 “nettunesi” con un’età media di 22 anni. Con questa bella vittoria si archivia dunque la stagione 2011 della Danesi Nettuno, una stagione entusiasmante ed emozionante. Ci sarà tempo e modo di rifarsi già nella prossima stagione che ci auguriamo possa riportare lo scudetto a “casa”. I giovani nettunesi e coach Bagialemani sono pronti ad accettare la sfida e far vedere a tutti il vero valore del Nettuno, patria del Baseball. Fabrizio Tirocchi


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L’impossibile uscita di Anzio dalla gestione di Acqualatina Da anni periodicamente si torna a parlare dell’uscita di Anzio dalla gestione del servizio idrico affidata ad Acqualatina, società mista pubblico-privata con il 51 % delle azioni in possesso dei 38 Comuni inclusi nell’ATO4 e il 49% detenuto dalla società francese VEOLIA. I problemi da risolvere sono complessi in quanto l’uscita dall’ATO 4 presuppone una legge regionale che trasferisca Anzio nel vicino ATO di Roma e Provincia. Trasferimento improbabile in quanto il gestore ACEA non è ancora riuscito ad includere tutti i Comuni della Provincia (figuriamoci se sarebbe contento di assorbire un Comune con un altro grado di morosità quale è Anzio!). Il Comune inoltre possiede il 6,7% del capitale di Acqualatina e per uscire dalla società dovrebbe trovare un acquirente per le sue azioni, che non può essere il socio privato francese non potendo questi superare la percentuale già posseduta del 49% (che siano acquistate da un altro Comune è inimmaginabile perché non avrebbe alcun vantaggio). Teoricamente Acqualatina potrebbe limitarsi a vendere l’acqua ad Anzio consegnando al Comune la gestione della distribuzione idrica, delle fognature e degli impianti di depurazione. Questo sarebbe andare incontro ad una ripetizione della disastrosa gestione intercomunale dell’Acquedotto di Carano in liquidazione da 9 anni, sempre rimandata per non scaricare su Comuni di Anzio e Nettuno il pesante debito esistente. Anzio dovrebbe inoltre assumere nuovo personale e reperire le risorse per la manutenzione e ampliamento delle strutture, con tutti i problemi connessi al rispetto del ferreo patto di stabilità che vincola i Comuni. In sostanza perseguire la strada dell’uscita significa solo perdere tempo e spendere soldi per gli avvocati, che in passato si sono cimentati nell’impresa senza successo. La legge che istituiva

gli ATO è stata importante in quanto ha consentito di ridurre a 90 le centinaia di gestioni esistenti. Il punto debole sono state le Autorità degli ATO costituite dai Sindaci dei Comuni compresi nell’ambito territoriale. Di fatto questa Autorità costituita da decine di membri, si è rivelata nella maggior parte dei casi incapace di avviare e controllare gestioni efficienti ed economiche. Per questo è stata emanata una legge che prevede la soppressione di questa Autorità, prevista per marzo 2011 e rinviata a gennaio 2012. Con la prevista (anche se lontana) abolizione delle Province di fatto si è orientati alla creazione di un’Autorità regionale, lasciando invariato il numero degli ATO o meglio, unificandoli in un unico ATO per ciascuna Regione. Sull’entrata in funzione dell’Agenzia e sulle nomine delle nuove Autorità sono riposte le speranze di gestioni efficienti del servizio idrico, non certo sugli effetti dei referendum approvati. Ad esempio è inutile chiedere l’eliminazione immediata nella tariffa della componente relativa alla remunerazione dei capitali investiti, in quanto gli ATO sono obbligati a determinare le tariffe sulla base del Metodo normalizzato in vigore. Solo l’Agenzia ha la facoltà di predisporre un nuovo metodo tariffario, nell’attesa del quale le tariffe non possono essere variate. Nel nuovo metodo è da includere la nuova componente tariffaria (in aumento!) per il recupero dei costi ambientali cosi come di componenti che consentono, mediante aumenti tariffari, la disponibilità di risorse finanziarie per gli investimenti futuri (64 miliardi di euro stimati per i prossimi 20 anni). Sperare che queste risorse arrivino da Stato o Regioni significa rifugiarsi nel mondo dei sogni. Guglielmo Natalini, Consulente Ambientale


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Obbligo di scontrino fiscale anche per gli stabilimenti balneari tra i possibili emendamenti della “Manovra di ferragosto”? Tra i vari emendamenti al DL 138/2011 finalizzati alla lotta all’evasione, presentati alla commissione bilancio del Senato dal ministro dell’economia Giulio Tremonti, è passata quasi inosservata una misura che prevede l’obbligo di certificazione dei corrispettivi conseguiti dagli stabilimenti balneari, tramite emissione di ricevuta o scontrino fiscale. A prevederlo è il comma 36-vicies semel introdotto all’art. 2 del DL, con una assai sintetica formulazione, si limita ad abrogare la norma che prevedeva l’esonero dall’obbligo di certificazione dei corrispettivi delle prestazioni di servizi rese sul litorale demaniale dai titolari dei relativi provvedimenti amministrativi rilasciati dalle autorità competenti, escluse le somministrazioni di alimenti e bevande e ogni altra attività non connessa con quella autorizzata. Tale disposizione consente attualmente ai gestori degli stabilimenti balneari di non emettere alcun scontrino o ricevuta fiscale ai clienti. È sempre stata evidente la difficoltà da parte del Fisco di controllare attività che non sono tenute all’emissione di alcun documento certificativo dei corrispettivi, tanto che, ancora quest’estate, si sono susseguite le notizie di ripetuti controlli in questo settore anche nei nostri lidi. Di fatto tuttavia le posizioni fiscali dei titolari degli stabilimenti balneari potevano essere verificate dall’amministrazione finanziaria solo attraverso un’attenta ricostruzione presuntiva dell’intero volume d’affari dei contribuenti non potendo ricorrere alla verifica dello strumento della emissione di scontrino o ricevuta fiscale. L’abrogazione della disposizione esonerativa dovrebbe avere un effetto sensibile nel settore balneare, giacché, essendo ora obbligati all’emissione dello scontrino o della ricevuta fiscale, in caso di ripetuta omissione, si renderebbe applicabile la sanzione accessoria di cui all’art. 12, comma 2 del DLgs. 471/1997, per cui, qualora siano state contestate, nel corso di un quinquennio, quattro distinte violazioni dell’obbligo di emettere la ricevuta fiscale o lo scontrino fiscale, compiute in giorni diversi, è disposta la sospensione della licenza o dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività ovvero dell’esercizio dell’attività medesima per un periodo da tre giorni ad un mese. Resta inteso che la disposizione fino alla definitiva approvazione di Camera e Senato ed i continui stravolgimenti ad oggi ancora in atto rimane ancora ipotetica rimaniamo quindi in attesa della sua definizione anche alla luce delle note polemiche in materia sorte questa estate.

Falsi controlli del Fisco: segnalato l’invio di false comunicazioni di incongruità per i redditi 2007, 2008 e 2009 Ennesimo tentativo di raggiro organizzato a danno dei contribuenti e a difendere la propria identità. L’ultima disonesta trovata, messa in atto questa estate, si è concretizzata con il recapito, a diversi cittadini, di lettere che segnalano la presenza di incongruità rispetto ai redditi 2007, 2008 e 2009 per l’affitto di immobili e annunciano l’imminente visita dei funzionari dell’Agenzia. Sono false e, con molta probabilità, vogliono colpire contribuenti inermi, come ad esempio le persone anziane durante il periodo estivo. L’Agenzia delle Entrate è assolutamente estranea a questo tipo di comunicazioni e invita gli eventuali destinatari delle infondate missive a rivolgersi, tempestivamente, a qualsiasi ufficio delle Entrate e alle forze di Polizia. a cura di Marco Minoccheri

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