Mestieri d'arte e design 12

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Ta l e n t i d a s c o p r i r e

«Il caos spesso genera la vita, laddove l’ordine spesso genera l’abitudine», scriveva agli inizi del ’900 lo storico americano Henry Adams. Riscontriamo ogni giorno come dal caos in cui siamo immersi stiano emergendo realtà imprenditoriali inedite, caratterizzate da una spiccata interdisciplinarità, che si propongono di riunire e sviluppare le preziose risorse del nostro tessuto creativo e produttivo, erose e disperse dalla crisi. Una nuova dimensione, nella quale un patrimonio di conoscenze antiche e moderne si incontra in un rapporto fluido, una configurazione idonea ad affrontare una situazione globale instabile e mutevole. In questa eclettica realtà si colloca un originale progetto di valorizzazione dei prodotti di alto artigianato italiano che due giovani e intraprendenti architetti d’interni hanno lanciato a Milano nel 2010. Con il marchio Segno Italiano, Alberto Nespoli e Domenico Rocca (ora affiancati anche da un terzo socio, Leo Prusicki) si sono posti l’obiettivo di dare uno sbocco commerciale ai manufatti d’eccellenza provenienti dai distretti storicamente e qualitativamente più significativi del nostro Paese. In parallelo, Segno Italiano porta avanti una prolifica attività di progettazione di interni, inserendo così, in un contesto reale, questi stessi manufatti: appartamenti e ville in Italia e all’estero, attività commerciali (loro il concept e la realizzazione di una catena di negozi nella Repubblica Ceca) e ristorazione (come il Refettorio Simplicitas a Salisburgo). «Domenico Rocca e io abbiamo in comune

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N Non disegnano quasi mai, ma rieditano l’oggetto basandosi sempre sull’archetipo italiano, in chiave contemporanea

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la formazione in Architettura d’interni al Politecnico di Milano e un amore per la moda e la sartoria italiana», spiega Alberto Nespoli. «Nel 2009, quando ci siamo incontrati, abbiamo riflettuto sul fatto che questa sartorialità non fosse espressa nel design italiano, e che andasse invece valorizzata. Da questa intuizione abbiamo creato un’agenzia in grado di selezionare, rieditare, promuovere e mettere a sistema l’artigianato d’eccellenza italiano legato all’arredo e al complemento d’arredo». Fin dall’inizio, il loro manifesto si è ispirato da una parte alla moda e dall’altra al movimento Slow food, che in quegli anni si stava concretizzando attraverso Eataly. «Ci piaceva molto questo modello, che seleziona e presenta le primizie in un unico incubatore, e abbiamo pensato di applicarlo all’artigianato», continua Nespoli. Dalla moda, invece, hanno preso il concetto di collezione e la velocità del ciclo di produzione. «Noi non disegniamo quasi mai l’oggetto, ma lo rieditiamo, alleggerendolo e riproponendolo in chiave contemporanea. Ci basiamo sempre sull’archetipo italiano, su oggetti che siano storicamente radicati nel territorio. In parallelo, sia per sostenere lo sforzo economico sia perché ci interessa riunire più sinergie possibili, lavoriamo su progetti di interni, su allestimenti e scenografie». Le collezioni partono tutte dalla definizione di uno «scenario domestico italiano»: Tavola imbandita, Vivere all’aria aperta e Il benessere. I materiali devono essere tradizionali italiani, legati all’artigianalità e alla manualità.

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