Mestieri d'arte e design 12

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I templi del savoir-faire

A fine giornata il lavoro viene coperto con un telo rosso per proteggerlo, quasi come un bimbo avanzate. Un elemento importante per capire le qualità delle nostre lavorazioni è il cassetto: è in massello con gli incastri a coda di rondine; i ripiani hanno sempre portaripiani e le cerniere sono per il 90% progettate e realizzate appositamente per noi. d. è affascinante entrare nel vostro showroom e capire la qualità del vostro lavoro, anche solo sentendo il profumo naturale del legno. r. Le armadiature, ad esempio, sono realizzate in legno massello e multistrato di cedro. La finitura, a cera od oli naturali, viene data esclusivamente a mano. Un aspetto per me fondamentale è l’ordine, diventa quindi una regola anche nelle nostre fabbriche: le scope sono rosse e si appendono, le palette vanno messe a posto. Riordinare è l’ultimo compito della giornata di tutti coloro che lavorano con me: tutto il lavoro realizzato durante la giornata si lascia sul banco e viene coperto con un telo rosso, alle 18.20 suona la campana e tutti insieme, nelle tre fabbriche, si fa la pulizia generale. Perché il telo rosso? Il telo rosso serve a coprire e proteggere il prodotto come se fosse, non dico un bambino, ma quasi, perché noi stiamo lavorando per il prossimo. Questa attenzione per me ha un inestimabile valore, e su di essa investiamo tanto. d. è la manifestazione estetica di una metodologia rigorosa e di un’etica del lavoro? r. Sì, è un simbolo. L’altro simbolo è una mazza rossa, appesa all’interno di ciascuna delle tre fabbriche che serve a distruggere il prodotto con basso contenuto di qualità. Tutti i dipendenti, all’ingresso in fabbrica, si trovano davanti questa mazza rossa di cui spieghiamo il significato e diventa quindi per tutti un simbolo che rappresenta il valore della qualità del lavoro. Io sono rigoroso, questo è il mio rigore. E sono un estremista. Non scendo a patti. Ormai l’industria del legno in Italia non conosce il legno. L’industria del mobile in Italia è tutto fuorché legno. Ho guardato e guardo con molta attenzione alle cose, a come sono fatte, e presto particolare cura al legno: come si può creare un grande tavolo in legno massello, per poi finirlo

con una verniciatura? Fino a 10-15 anni fa, il legno doveva essere risultare perfetto, senza nodi. Che cosa significa avere un tavolo in legno massello senza nemmeno un nodo? Il nodo lo rende vivo. d. L’etica e il valore del lavoro traspaiono anche da altre iniziative di cui Riva 1920 è promotrice e protagonista. Penso agli appuntamenti culturali che organizzate nel vostro museo (e che sono seguiti ogni volta anche da 600 persone), ai concorsi per giovani designer che periodicamente istituite, alle attività in associazione con altre imprese del mobile... r. Il mio lavoro consiste ormai per il 50% in comunicazione; ho un’anima che è metà azienda e metà sociale. Il rapporto con gli artigiani e i designer con il progetto Brianza Design, le attività nelle scuole e nelle università... sono tutti ambiti che ho cercato di coltivare e far dialogare tra loro; spesso sono stato osteggiato perché il mio atteggiamento è di cercare autonomamente una strada nella quale poi tanti altri confluiscono e tutto ciò dà fastidio ai poteri forti e precostituiti. La mia tensione è aiutare il prossimo e ho grande cura verso i giovani: molti di loro mi contattano per chiedere consigli o sottopormi delle idee e cerco sempre di richiamarli o di rispondere loro personalmente. Vado in 15 università a parlare ai giovani e sono molto arrabbiato con i docenti perché non si parlano e non si aiutano l’un l’altro, e comportandosi così non aiutano gli studenti. È chiaro che questi docenti non sanno spiegare i materiali, né le tecnologie. Continuo a combattere contro questa mancanza accogliendo nelle mie tre fabbriche tantissimi studenti e spronandoli ad andare a vedere le fabbriche, a visitare le fiere specializzate sui materiali. I docenti devono assolutamente uscire dall’università e portare i giovani nelle aziende per far capire loro come si lavora. Siamo noi che dobbiamo impegnarci per lasciare una strada ai giovani; essere imprenditore significa avere un dovere. Chi può e chi ha un’idea deve adoperarsi per offrire qualcosa alle prossime generazioni. È il dovere di impresa.

Nella pagina a fianco, poltrona «Kairo» di Karim Rashid. La particolare forma a doppio arco scavata trae ispirazione da un suo viaggio in Egitto. La poltrona viene realizzata in un blocco di cedro massiccio, precedentemente squadrato, e poi posizionato all’interno di una macchina che modellerà il legno fino a ottenere la forma desiderata. Per ottenere la forma finale, la macchina lavorerà ininterrottamente sul singolo blocco di cedro per oltre otto ore. Per la levigatura, sempre fatta a mano, sono necessarie altre quattro ore di lavoro.

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