Mestieri d'arte e design 12

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Decoratori di attimi

incidendo il metallo, la luce può rifrangersi ed effondersi

Nel quattordicesimo tomo dell’Encyclopédie, pubblicato nel 1751, il termine «sigillo» viene definito come l’impronta di una figura, simbolica o allegorica, apposta a un atto per garantirne l’autenticità e per darvi esecuzione. Di lì a quattro anni, a Ginevra, Jean-Marc Vacheron avrebbe iniziato la propria attività di costruttore di orologi con un sigillo un po’ diverso: non un marchio in ceralacca apposto su un brevetto, e nemmeno una patente regia (tutti gli illustri riconoscimenti sarebbero arrivati più avanti), ma un contratto di apprendistato. Nel 1755, infatti, il ventiquattrenne maestro ginevrino ingaggiò Esaïe Jean François Hetier per affiancarlo nella realizzazione di orologi: e con quella firma ha avuto inizio l’avventura della Manifattura di alta orologeria più antica e prestigiosa al mondo. Una nascita che aveva dunque già in sé la visione del futuro, e la consapevolezza della trasmissione nel tempo: elementi che Vacheron Constantin ha da sempre integrato alla propria filosofia. E che ancora oggi trovano espressione concreta ed efficace nell’incessante ricerca artistica, culturale e tecnica che porta alla nascita di modelli sempre più stupefacenti e preziosi; ma anche nell’attenzione davvero unica alla formazione, all’educazione e al passaggio di consegne tra maestri e allievi, che la Manifattura sostiene e incentiva non solo nel settore dell’alta orologeria, ma più in generale nel mondo fragile e prezioso dei mestieri d’arte. Per celebrare i propri 260 anni di attività ininterrotta, Vacheron Constantin ha quindi scelto di risalire alle origini della propria identità e di far realizzare un sigillo in oro:

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quel sigillo che forse mancò a Jean-Marc Vacheron, ma che idealmente ha da sempre accompagnato la storia della Manifattura, rappresentata dal motto «Fare meglio se possibile, ed è sempre possibile». Un oggetto unico di straordinaria raffinatezza, inciso dal maestro francese Gérard Desquand: custode di una tradizione antica e nobile, docente all’école Estienne e presidente dell’Institut National des Métiers d’Art di Parigi, Desquand ha lavorato sul cilindro aureo per incidere 24 simboli di straordinaria efficacia. Ventiquattro come gli anni di Jean-Marc Vacheron quando iniziò la sua avventura: e la scelta iconografica della Maison e del maestro incisore ha infatti privilegiato i punti di partenza, le innovazioni, così come gli esiti straordinari raggiunti dalla Maison in termini pionieristici. Non solo ripercorrendo i successi della costruzione orologiera in senso stretto, ma anche riprendendo le peculiarità artistiche di Vacheron Constantin: in primo luogo, la sua attenzione ai mestieri d’arte e alla ricerca artistica. Perfettamente rappresentati dalla figura di Gérard Desquand e dalla sua opera. Il maestro ha infatti realizzato un capolavoro di oreficeria e precisione, lavorando soprattutto con il bulino: uno strumento che non solo taglia ma che permette anche di rimuovere la materia. A seconda dell’inclinazione che il maestro dà alla punta, infatti, la quantità di metallo che si intende togliere varia: ogni gesto deve dunque lasciar trasparire la perfetta padronanza della mano che lo utilizza, e che segue un tracciato meticoloso e dettagliato. I bagliori delle 24 figurazioni sono

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