Mestieri d'Arte e Design n°9

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che non sorprende, se si pensa che l’edificio fu costruito nel 1905 come residenza per il direttore della camera dell’Industria, all’interno della Concessione francese di Shanghai. Sgomberato dopo la Seconda guerra mondiale, l’edificio ha ospitato il primo ufficio dell’Organizzazione mondiale della sanità nell’area dell’Asia-Pacifico. Poco dopo la liberazione della città ha ripreso brevemente il suo ruolo di residenza, ospitando il primo sindaco di Shanghai, Chen Yi; e fu proprio lui a spingere il governo municipale affinché l’edificio fosse dedicato alla conservazione delle arti e dei mestieri tipici della città. Grazie a Chen, dunque, tra i diversi tesori di alto artigianato che il museo oggi contiene vi sono i sorprendenti bambù scolpiti Jiading, i ricami detti Gu e numerosi altri esempi di arti applicate cinesi, come i manufatti in carta, o gli intagli su giada o su legno di Huang Yang. Le rare abilità artigianali necessarie per creare questi manufatti sono state trasmesse da una generazione all’altra; e per assicurare la sopravvivenza di attività così profondamente radicate nella cultura e nella storia cinese, l’Istituto di ricerca sulle arti e i mestieri di Shanghai organizza corsi di formazione per i giovani che desiderano seguire le orme degli antichi e abili maestri. In seguito a un’ampia opera di rinnovamento, avvenuta nel 2001, fu deciso che il museo dovesse essere organizzato nell’edificio principale. Oggi è un vero e proprio spazio artistico multifunzionale in cui vengono esposte le opere di oltre 50 venerati artisti e artigiani, con tre aree tematiche di riferimento: il ricamo, l’incisione e l’arte popolare. Coerentemente con la focalizzazione del museo sull’educazione artistica, la maggior parte degli oggetti

esposti non sono custoditi sotto teche di vetro: i visitatori possono così ammirarli da vicino. Coloro che desiderano saperne di più in merito ai processi di creazione e realizzazione di queste incantevoli opere d’arte possono anche chiedere di visitare gli atelier degli artigiani, per una chiacchierata. Tra i capolavori più importanti esposti nel museo vi è sicuramente la pietra da inchiostro detta Mushroom per la sua forma a fungo, l’ultimo e il solo lavoro non finito di Chen Duanyou, recentemente scomparso e celebre per le sue incisioni su questo tipo di manufatti. Conosciuto per la capacità di creare incisioni realistiche, che sembrano prendere vita, Chen fu un artista rivoluzionario che, durante il regime del Kuomintang, interruppe la lunga tradizione di incidere soggetti su un solo lato della pietra. È considerato il padre della scuola Hai, germogliata dalla tradizione cinese di intaglio. Un altro pezzo che ispira ammirazione è la riproduzione della Madonna Sistina di Raffaello, conservata allo Zwinger di Dresda, realizzata come tappezzeria parietale dalla famosa maestra ricamatrice Liu Piezhen e dalle sue sorelle. Il pannello, che nel ’57 venne esposto a Lipsia, misura 169 centimetri di altezza per 122 di larghezza ed è interamente realizzato a mano, con straordinaria fedeltà ai colori originali: tecnica cinese a confronto con un capolavoro occidentale. La cosiddetta Corona di vera giada è un altro tesoro su cui gli occhi indugiano. Progettata per un attore che avrebbe dovuto interpretare il ruolo dell’imperatore in un’opera Huju (altra tradizione di Shanghai), la corona è rivestita di foglia d’oro e di piume di martin pescatore; colori che, come le arti e i mestieri esposti nel museo, durano nel tempo e nella memoria.

Sopra e in alto, alcuni oggetti esposti all’Arts and crafts museum di Shanghai, progetto fortemente voluto dal primo sindaco della città Chen Yi. Il museo rappresenta un polo artistico multifunzionale, che dà spazio alle opere di oltre 50 artisti. I manufatti che custodisce sono un ponte tra il passato della Cina e la contemporaneità, grazie alle iniziative culturali volte a promuovere l’artigianato (www.shgmb.com).

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