AUTORI di Ugo La Pietra
Per leggere con attenzione
il lavoro progettuale di Giusto Bonanno, in relazione ai suoi oggetti nati da un processo di riciclo, dovremmo far riferimento a diversi esempi storici. Tutti sanno che la capacità di rileggere un oggetto d’uso reinventandolo con nuove forme e significati è un’operazione estetica che risale ormai alle lontane opere dadaiste di Duchamp. Ma forse il riferimento storico più adeguato per iniziare a collocare il lavoro di Bonanno è quello delle esperienze che Charles Jencks e Nathan Silver presentarono nel loro libro “Adhocism” del 1972. “Adhocismo è: usare lo spazzolino per pulire la macchina da scrivere, usare un coltello come cacciavite, un cacciavite come cesello, un cesello come pugnale. Adhocismo è: l’abusare di tutto, o l’approfittare del fatto che ogni oggetto ha più modi di essere utilizzato. L’adhocismo viene considerato eccentrico, provvisorio, usa le cose attraverso i clichèes e i sottosistemi del passato mentre gli altri usano i clichèes nel modo predeterminato e così sono noiosi”. La lezione di Jencks e Silver vuole farci notare come tutti preferiscono la stabilità, la perfezione, l’armonia e la consistenza: in questo modo, secondo i due autori, tutti “distruggono il passato, mangiano i propri antenati e negano i mutamenti”. La teoria adhocista ci invita a rifiutare il bulldozer e la fornace per i rifiuti, “strumenti barbarici”,
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Giusto Bonanno
Le opere di un designer siciliano: oggetti che ripropongono nuove funzioni attraverso un processo creativo che mantiene i valori industriali a fianco di manifestazioni artigianali.