Artigianato 52

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AUTORI

di Tiziano Dal Pozzo (Foto di Sergio Montanari)

Le ceramiche di Mirta Morigi Terra di Romagna e femminilità le due grandi risorse del trentennale lavoro di una eclettica ceramista faentina

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al 24 al 26/10/2003 si è tenuto a Faenza un grande convegno, indetto dall’Associazione delle città italiane della ceramica, dal titolo “La rete dei Musei”, che ha coinciso con un momento importante: il trentennale della “Bottega di Mirta Morigi” e della gestione Servadei della “Bottega Gatti”. I due laboratori hanno deciso di realizzare congiuntamente un oggetto che celebrasse la ricorrenza. La Bottega Morigi ha proposto inoltre una mostra celebrativa a Palazzo delle Esposizioni di Faenza. L’esposizione della sua migliore produzione attuale è divenuta anche occasione per una riflessione sul trentennale lavoro di una delle principali botteghe faentine. Il lavoro di Mirta Morigi si può sintetizzare in alcuni punti: Romagnolo: la componente romagnola non viene intesa nella sua accezione riduttiva di localistico, incapace di leggere quanto avviene in scala più allargata, bensì di capacità salda di mantenere un rapporto con la cultura del luogo e la cultura che -nel luogo- deriva alla materia. Alla Biennale Arte 2003 sono state esposte alcune architetture di Hassan Fahty che, sul fronte architettura e urbanistica, si basa su simili principi. Femminile: la femminilità deriva dalla capacità di seguire la materia nella propria espressività precipua, dalla capacità di far sì che finga altro da sé. Per storica necessità. Così le capacità connaturate alla ceramica di morire e rinascere in forme diverse, divengono proprie del lavoro della Morigi. Per lo stesso motivo queste caratteristiche sono state l’alimento e l’elemento di difficoltà dei suoi

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rapporti con la cultura del progetto derivata dal design. Questa cultura, astratta, perché legata principalmente alle storie del design, mal si adatta alla cultura dell’esperienza fabbrile ereditata in bottega. La cultura del design è assiomatica (si pensi alla stupidità di professori e studenti, ripetuta per anni, che “la forma segue la funzione”), come può conciliarsi con una cultura dell’esperienza, spesso casuale di tutta la storia della ceramica? La cultura del design, industriale ed internazionale, nasce nell’Inghilterra del XVII/XVIII sec. per diffondere i prodotti in tutto il mondo, per catalogo. Il design moderno, per limitarci alla ceramica,

nasce per imitazione del valore presunto (il vaso e la fabbrica Etruria) valido per tutti, in ogni luogo. L’esatto contrario dei prodotti della Bottega Morigi, nati dall’esperienza più immediata e importante: quella conosciuta e verificata direttamente. Le prime esperienze della Bottega con il mondo del design sono dei primi anni ’80. I progettisti vengono ritenuti “presuntuosi e scorretti, di una diversità incolmabile”, senza conoscenza della peculiarità del materiale. “Distribuiscono in giro progetti non belli e si rivolgono a noi perchè l'industria non li tiene in considerazione (...) non c'è nulla di peggio d’un progettista frustrato”.


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