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A cura della Redazione

Alfredo Bini l’eredità di uno speleologo completo

Il 30 aprile 2015 è improvvisamente venuto a mancare il professor Alfredo Bini, una delle principali figure di riferimento della speleologia lombarda e italiana, “pietra miliare” della carsologia e grande uomo di Scienza. Nell’ambito della Società Speleologica Italiana, Alfredo Bini ricoprì, per molti anni, ruoli importanti e di responsabilità. Per quasi vent’anni fu attivamente presente nel Consiglio: fino al ’90 si occupò della Commissione Documentazione e Stampa e dal ’90 al ’95 si dedicò alla Commissione Catasto. Grazie all’esempio di Giulio Cappa, Alfredo fin dall’inizio fu molto interessato alle questioni catastali. Cappa dapprima lo coinvolse nei lavori in corso e poi gli lasciò la responsabilità catastale della Lombardia occidentale; ricoprì questo ruolo fino alla sua scomparsa, dimostrandosi estremamente ordinato, puntiglioso e severo. La pubblicazione di Alfredo Bini e Giulio Cappa sulla simbologia UIS fu indubbiamente importante per la diffusione di questo tema in Italia. Infine, Bini fu tra gli ideatori e i realizzatori della rivista “Speleologia”. L’uscita del primo numero, nel 1979, lo vide ricoprire la carica di direttore responsabile. L’impegno con questo ruolo venne protratto fino al 1986, e fino al 1990 restò nell’organico di redazione. Era molto presente e attento e, pur non dimostrandosi mai troppo severo con gli autori dei potenziali contributi da pubblicare, aveva uno spiccato senso critico oltre naturalmente alle specifiche competenze per valutare la qualità dei temi proposti. Poi cominciò pian piano a tirarsene fuori, lasciando spazio ad altri, come doveva essere stato nei suoi propositi fin dal principio. Alfredo Bini aveva fatto il Corso di Introduzione alla Speleologia presso il Gruppo Grotte Milano nel 1968: da quel corso uscì un gruppo abbastanza compatto di personalità di spicco destinato, insieme ad alcuni altri speleologi giunti negli anni immediatamente successivi, a indirizzare la speleologia milanese e lombarda per oltre un decennio. Notevole il rapporto con Paolo Vismara, definito “una solida amicizia basata sul litigio”: nessuno dei due era disposto a derogare dalle proprie convinzioni. Nel 1969 diventò socio effettivo del Gruppo Grotte Milano e venne anche nominato bibliotecario. L’anno successivo venne eletto Revisore dei Conti. Nel 1972 diventò Direttore Tecnico e nel 1975 Presidente. Restò in quella carica fino al 1988. Alfredo era una persona sensibile e poco propensa a rivelarsi. Ben prima di laurearsi in medicina (forse spinto a questo corso di studi dal padre) aveva deciso che la sua vita sarebbe stata dedicata alla geologia (ed alla speleologia), e infine riuscì a raggiungere questo obiettivo. La sua eredità è stata importante ed è stata raccolta in ambito esplorativo, editoriale e di organizzazione del Catasto delle grotte. Anche attraverso discussioni e inevitabili contrasti, Alfredo Bini è stato uno speleologo indubbiamente completo e capace di “guardare avanti”. Consideriamo molto importante che lo storico Complesso del Releccio in Grigna porti ora il suo nome. Siamo certi che anche Alfredo ne sarebbe stato felice. Per ricordarlo, a un anno dalla scomparsa, la moglie Luisa Zuccoli in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio” dell’Università di Milano e la redazione della rivista Geologia Insubrica, ha organizzato l’incontro “In un pozzo di scienza”, giornata per presentare gli studi e le ricerche di 50 anni di lavoro di Alfredo Bini. L’iniziativa, svoltasi il 3 maggio 2016 presso l’Università degli Studi di Milano, ha visto la partecipazione di più di 250 iscritti, e le presentazioni di 22 relazioni e 10 poster, con la partecipazione, nel campo della carsologia, di illustri colleghi italiani e stranieri.

A fianco: luglio 1972 dopo due giorni nella Grotta Gugliemo, da sinistra: Paolo Vismara, Giorgio Fraschini, Alfredo Bini, Adriano Vanin.