Speleologia n. 57 - dicembre 2007

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N Santa Catalina

Santa Catalina la cueva dei funghi stalagmitici Sandro Sedran - Gruppo Speleologi CAI Malo

I

l complesso di Bellamar con i suoi 25 km di sviluppo, possiede una parte turistica conosciuta da oltre due secoli mentre sono pochi gli anni trascorsi dalla scoperta dei rami Nuevo Jarrito, dove i meravigliosi tesori concrezionali sono stati oggetto delle spedizioni “Immagini di speleologia cubana 3D” nel 2003 e nel 2004, guidate da Antonio Danieli, e “Sapo de Bellamar” 2004, condotta da Sandro Sedran, tutte con l’organizzazione logistica di Estaban Grau e del Comitè Espeleologico de Matanzas. A 17 chilometri dalla città, in direzione ENE verso Varadero, si trova l’area carsica di Santa Catalina che si sviluppa su 247 ettari con una con-

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figurazione rettangolare parallela alla linea di costa, da cui dista circa 2 km. Ci troviamo in una pianura carsica costiera costituita da terrazze marine. Si tratta di una zona a carso nudo, o parzialmente nudo, dove predominano campi solcati, blocchi rocciosi di differenti volumi fortemente erosi dalle precipitazioni e micro depressioni riempite da sabbia, nella zona nord, e da terra rossa, nelle altre zone. La vegetazione è stata pesantemente degradata in passato per creare spazi per il pascolo ed una magra agricoltura; ora che tutta l’area è stata abbandonata dall’uomo si osserva il ritorno di un bosco semideciduo mesòfilo tropicale di pianura che sta

La città di Matanzas, nell’isola di Cuba, con il suo incredibile reticolo di vie che scendono verso la baia, è definita la “San Francisco dei Caraibi”. Sembra quasi impossibile che a pochi chilometri di distanza da una folla di oltre 200.000 abitanti si trovino due complessi carsici di tutto rispetto: Bellamar e Santa Catalina lentamente avanzando sugli strati arbustivi ed erbacei, rendendo molto problematica l’esplorazione superficiale. Numerose sono le doline di dissoluzione e di crollo che danno accesso al sistema sotterraneo; molte di esse non sono neanche posizionate sulla carta e non sono state nemmeno esplorate. La roccia calcarea, facente parte della Formazione di Canìmar, ha una granulometria medio-grossa, con colore da bianco-giallognolo a crema e possiede una leggera inclinazione verso nord di 10-18°. L’elevata purezza in contenuto di carbonato di calcio fa sì che nelle zone vadose e nell’acqua freatica dei laghi ci sia un’elevata concentrazione di bicar-


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