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Antonio Trocino, Angela Rizzi

Santa Catalina la cueva dei funghi stalagmitici

Sandro Sedran - Gruppo Speleologi CAI Malo

La città di Matanzas, nell’isola di Cuba, con il suo incredibile reticolo di vie che scendono verso la baia, è definita la “San Francisco dei Caraibi”. Sembra quasi impossibile che a pochi chilometri di distanza da una folla di oltre 200.000 abitanti si trovino due complessi carsici di tutto rispetto: Bellamar e Santa Catalina

Il complesso di Bellamar con i suoi 25 km di sviluppo, possiede una parte turistica conosciuta da oltre due secoli mentre sono pochi gli anni trascorsi dalla scoperta dei rami Nuevo Jarrito, dove i meravigliosi tesori concrezionali sono stati oggetto delle spedizioni “Immagini di speleologia cubana 3D” nel 2003 e nel 2004, guidate da Antonio Danieli, e “Sapo de Bellamar” 2004, condotta da Sandro Sedran, tutte con l’organizzazione logistica di Estaban Grau e del Comitè Espeleologico de Matanzas. A 17 chilometri dalla città, in direzione ENE verso Varadero, si trova l’area carsica di Santa Catalina che si sviluppa su 247 ettari con una configurazione rettangolare parallela alla linea di costa, da cui dista circa 2 km. Ci troviamo in una pianura carsica costiera costituita da terrazze marine. Si tratta di una zona a carso nudo, o parzialmente nudo, dove predominano campi solcati, blocchi rocciosi di differenti volumi fortemente erosi dalle precipitazioni e micro depressioni riempite da sabbia, nella zona nord, e da terra rossa, nelle altre zone. La vegetazione è stata pesantemente degradata in passato per creare spazi per il pascolo ed una magra agricoltura; ora che tutta l’area è stata abbandonata dall’uomo si osserva il ritorno di un bosco semideciduo mesòfilo tropicale di pianura che sta lentamente avanzando sugli strati arbustivi ed erbacei, rendendo molto problematica l’esplorazione superficiale. Numerose sono le doline di dissoluzione e di crollo che danno accesso al sistema sotterraneo; molte di esse non sono neanche posizionate sulla carta e non sono state nemmeno esplorate. La roccia calcarea, facente parte della Formazione di Canìmar, ha una granulometria medio-grossa, con colore da bianco-giallognolo a crema e possiede una leggera inclinazione verso nord di 10-18°. L’elevata purezza in contenuto di carbonato di calcio fa sì che nelle zone vadose e nell’acqua freatica dei laghi ci sia un’elevata concentrazione di bicar

bonato di calcio con relativa formazione di calcite galleggiante. La cavità è molto secca; solo in occasione di intense e prolungate precipitazioni si sono registrati degli inondamenti nel blocco situato più a valle, che poi spariscono gradualmente assorbiti dal livello basale.

Protezione, turismo, ricerca e tesori di roccia Santa Catalina, Area Protetta già dal 1984, è stata dichiarata Monumento Nazionale nel 1996 e per questo ogni visita deve essere autorizzata ed effettuarsi obbligatoriamente assieme ai membri della Sociedad Espeleologica Cubana che si occupano anche dell’accompagnamento dei turisti in visite guidate ad una parte del sistema sotterraneo. Quest’ultimo ha come nucleo principale un reticolo di circa 11 km di sviluppo che è stato esplorato, per la prima volta, nel 1963 da una spedizione mista polacco-cubana. Nel 1969 è stata realizzata la cartografia nonché uno studio completo su tutti gli aspetti naturalistici, fisici, climatici ed antropici raccolti in una pubblicazione inedita di Ercilio Vento. Le gallerie sotterranee si sono formate secondo lo spostamento verticale ed orizzontale del livello freatico e si estendono, prevalentemente pianeggianti, sotto una crosta rocciosa di pochi metri in un dedalo labirintico di ambienti con numerose doline d’accesso. Non si presenta quindi nelle forme a noi familiari, tipiche dell’escavazione di corsi d’acqua lungo fratture, ma piuttosto come un ambiente unico separato da pareti rocciose, concrezioni, colonne. La cavità è stata suddivisa in quattro blocchi. Il primo blocco è quello più prossimo alla costa; risente molto delle influenze climatiche esterne ed il vento, onnipresente in questa parte di Cuba, concorre ad areare le gallerie mantenendo una temperatura tra i 21 ed i 24 °C, con un tasso d’umidità del 75-80%. Questo blocco, il più facilmente raggiungibile, è quello con il livello di protezione più basso ed è

Foto sopra: concrezioni gluteiformi, di chiara formazione subacquea

Foto pagina a fianco: nella Cueva di Santa Catalina gli ambienti sotterranei si presentano quasi come un unico ambiente, labirintico, separato da colonne e concrezioni.

Foto sotto: l’incredibile “chiodino”, alto circa tre metri, situato nella zona degli “ombrelli” con la luce esterna che entra da una dolina di crollo

quindi l’unico in cui è consentito effettuare visite turistiche ed accompagnamenti di scolaresche. Qui, come anche nei blocchi 2 e 3, si trovano i “tesori” della cavità, qualcosa di unico al mondo: gli “hongos estalagmiticos de arena de calcita y aragonito”, i funghi stalagmitici composti da sabbia di calcite ed aragonite. La loro formazione è stata “disturbata” dall’innalzamento del livello della falda acquifera che ha costretto la calcite a depositarsi a pelo d’acqua, sulla sommità della stalagmite, formando una sorta di cappello. Il lento e progressivo abbassamento del livello idrico ha fatto sì che, oltre ad allargarsi, questo cappello si sia anche abbassato conformandosi ad ombrello e donando l’aspetto di un fungo. Lo stesso “disturbo” è stato arrecato anche ad alcune stalattiti che si sono conformate a campana o a ombrello, mentre nella stessa zona sono presenti delle favolose concrezioni gluteiformi originatesi in ambiente completamente allagato.

Ragni e un fungo poco raccomandabili Numerose sono le tarantole che hanno la tana da queste parti, ma pur avendo dimensioni ragguardevoli, i loro movimenti lenti, infastiditi dalla nostra presenza, incutevano ammirazione piuttosto che paura. Il loro morso è molto doloroso, ma non letale per l’uomo. Molto peggio è l’essere morsi dal frinus, uno spaventoso quanto affascinante ragno, dotato di scudo e tenaglie, quasi 20 cm di larghezza, zampe comprese, e velocissimo negli spostamenti: il super-predatore di Santa Catalina. Al confine tra i blocchi 3 e 4 si trovano gli unici ecosistemi d’acqua dolce della caverna dove si registra la presenza del pesce cieco endemico Lucìfugas poeyi. Il blocco 4 è denominato “trampa termica” in quanto, essendo situato nella parte più alta del sistema ed avendo poche aperture con l’esterno, funziona da trappola per il calore arrivando a 40 °C e 98% d’umidità. Come se non bastasse una numerosa colonia di pipistrelli ha de

ciso di mettere casa da queste parti. Oltre a contribuire all’aumento della temperatura, con i loro escrementi hanno creato terreno fertile per il fungo dell’Histoplasma Capsulatum. Per noi europei è quindi un’area ad altissimo rischio di contrazione della malattia dell’Istoplasmosi e ne sanno qualcosa i componenti del Gruppo Speleologico S. Marco quando si ammalarono tutti durante la visita nel 2003. Nonostante ci siano grandi possibilità esplorative, sarà meglio lasciare ai colleghi cubani il piacere di scoprire nuove gallerie da queste parti!

La cultura dell’acqua carsica passa dalla divulgazione Come accennato in precedenza, le esplorazioni del sistema carsico si sono limitate agli 11 km del complesso centrale (tra l’altro fermi dal 1969!) e nei dintorni sono state esplorate poche altre cavità di cui poche rilevate. E’ qui che il gruppo di Matanzas intende proseguire con i lavori, con l’appoggio di gruppi esterni, per incrementare le conoscenze dei territori carsici della Provincia di Matanzas. Questa attività rientra fra quelle previste dal “Projecto Bellamar” che ha come scopo primario quello di veicolare nella popolazione locale la

Foto sopra: queste concrezioni a forma di campana si sono sviluppate a pelo d’acqua.

Foto sotto: il “lucifugas” è totalmente privo dell’apparato visivo e vive numeroso nelle zone allagate di tutte le grotte facenti parte di questo complesso. Qui nuota sotto chiazze di calcite flottante.

cultura dell’acqua carsica, bene prezioso ed abbondante in questa zona del Caribe. Il progetto, curato da Danieli e Grau, parte dai risultati delle precedenti spedizioni Italo-Cubane che hanno consentito di raccogliere parecchio materiale che verrà esposto in un centro polivalente dalle parti di Matanzas. Mostre, cartelloni, proiezioni 3D interattive illustreranno il fenomeno carsico mentre altre spedizioni si occuperanno di avviare i cubani all’analisi ed al monitoraggio delle principali sorgenti carsiche della provincia, nonché di continuare assieme con le esplorazioni dei principali complessi sotterranei. N

Fotografie di Sandro Sedran in collaborazione con Simona Tuzzato, Esteban Grau e Fernando Arenciba

Per saperne di più: “Progetto Bellamar”, http://www.italia-cuba.speleo.it http://www.youtube.com/profile?user=sedsan

Bibliografia: “Caverna Santa Catalina, Plan de Manejo Área Protegida Elemento Natural Destacado”. Fundación la Naturaleza y el Hombre “Antonio Núñez Jiménez”, Sociedad Espeleológica de Matanzas.