Il giardino di Trebbiantico - frammenti di tempo tra Galantara e Villa Guerrini

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“Il giardino di Trebbiantico”, frammenti di tempo tra Galantara e Villa Guerrini

Il territorio del Quartiere Colline e Castelli rappresenta un’ area organica e coesa, ricca di storia e peculiarità sociali dei suoi diversi insediamenti, in particolare della “rete” di frazioni. I centri frazionali sono risorse importanti nel delicato equilibrio fra tradizione e sviluppo. Rappresentano comunità connotate da una precisa identità storica ed al tempo stesso elementi strategici di uno sviluppo complessivo del territorio che, proprio in queste aree, trova spesso condizioni ideali per una migliore qualità della vita. Rappresentano una parte importante del territorio comunale, potendo offrire itinerari archeologici, storici, culturali ambientali, enogastronomici. La loro ricchezza è la originaria forma urbis, il patrimonio storico di case, vicoli, piazzette che il tempo ha contrassegnato, dotandoli di una forte identità. Il Consiglio di Quartiere rappresenta per le realtà frazionali il riferimento decentrato su cui convergere le problematiche per contribuire a dare le risposte ai bisogni rappresentati dai cittadini. Favorisce la valorizzazione della disponibilità e delle competenze di associazioni e cittadini per la realizzazione di progetti di qualità, promuovendo il “fare insieme” per porsi e raggiungere obiettivi qualificati. Partecipare al progetto di recupero della fontana e del bosco di Villa Guerrini rappresenta per noi un esempio di come, grazie a più collaborazioni, si possano raggiungere eccellenti risultati che, nel caso specifico, renderanno anche più godibile la permanenza degli ospitati nella residenza sanitaria di Galantara. Maris Galdenzi Presidente del Quartiere 3 “Colline e Castelli”

Galantara, già Villa Guerrini. Mai del tutto dimenticato, eppure mai definitivamente acquisito dalla memoria collettiva della nostra città, il complesso destinato negli anni Cinquanta a sanatorio, oggi Residenza Sanitaria Assistita, resta per molti un luogo enigmatico, poco frequentato persino dagli studi, pur così assidui nell’indagare altre dimore storiche delle nostre zone. Scarne e frammentarie sono infatti le notizie su Villa Guerrini, l’antico “palazzo di Galantara”, e quasi tutte ancora da scoprire in archivi pubblici e privati. Ciò non deve stupire, poiché il genius loci di GalantaraVilla Guerrini vive appartato, e vuole essere attentamente ricercato negli anfratti del bosco, nel roccolo o vicino a qualche pietra sfuggita alle trasformazioni che si sono susseguite negli anni. O forse abita proprio nello zampillo della fontana restaurata, primo, concreto passo di un progetto di recupero del giardino all’italiana e dell’intero parco promosso dal Soroptimist International Club di Pesaro insieme con numerosi altri soggetti. Un progetto articolato, che si pone l’obiettivo della restituzione di questi spazi verdi alla città, come auspicato da Angelino Guidi, direttore tra il 1998 e il 2007 dell’Azienda Sanitaria di Pesaro, al quale il parco è dedicato. Un progetto grazie al quale Galantara, già Villa Guerrini, potrebbe tornare a essere “il giardino di Trebbiantico”, nel ricordo dei suoi antichi signori e nel rispetto delle esigenze degli ospiti attuali. Ringrazio chi mi ha dato la possibilità di studiare e raccontare, seppure in brevi tratti essenziali, Galantara, la Famiglia Guerrini, e attraverso le loro vicende, frammenti della storia della nostra città; un grazie particolare va infine a Alessandro Benoffi e alla sua Famiglia, per la generosità dimostrata nel mettere a disposizione di questo progetto i ricordi più cari. Cristina Ortolani, ottobre 2012

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“Il giardino di Trebbiantico” frammenti di tempo tra Galantara e Villa Guerrini Esposizione fotografico-documentaria a cura di Cristina Ortolani Da un’idea del Soroptimist International Club di Pesaro Promossa da Comune di Pesaro - Quartiere 3 “Colline e Castelli” ASUR Marche - Area Vasta 1 Soroptimist Club di Pesaro in collaborazione con FAI - Delegazione di Pesaro Allestimento Comune di Pesaro Stampa Max Studio Per le immagini, le parole, i ricordi grazie a Alessandro Benoffi e alla sua Famiglia Laura Benoffi e Silvio Picozzi Silvana Mariotti Fiammetta Malpassi Loredana Ferranti Luigi Battistini Gianfranco Gabucci al personale della R.S.A. “Galantara” Maris Galdenzi Nicholas Blasi Fonti e tracce sono date di volta in volta; i pannelli che documentano il recupero della fontana, del giardino all’italiana e del parco (nn. 4-6) contengono testi e immagini di Fiammetta Malpassi e Loredana Ferranti.

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Galantara, Villa Guerrini

A differenza di quanto accaduto per altre ville dei colli pesaresi Villa Guerrini o, secondo la denominazione più antica, il “Palazzo di Galantara”, non è ancora stata oggetto di studio sistematico. Pur nella loro frammentarietà, le notizie disponibili consentono comunque di ricomporre l’immagine di un edificio imponente, progettato a regola d’arte, di un complesso sempre caratterizzato da quel parco e da quel giardino all’italiana così presenti anche nelle memorie di Renato Benoffi, figlio di Laura Guerrini, insieme con la sorella Lucrezia ultima proprietaria della Villa, al quale si deve la struggente raccolta di fotografie che ha ispirato la trama di questa esposizione. Fatto costruire tra la fine del XVII e i primi decenni del XVIII secolo dai figli di Gabriele Galantara e Margherita Mosca, il “palazzo” è documentato tra l’altro in un manoscritto della Biblioteca Federiciana di Fano, datato 1734, nel quale si rileva che “avendo lasciata l’antica villeggiatura nella possessione della Galantara... [i Galantara] a Trebbioantico si sono portati, ove hanno fatto del commodo et abbellito con giardini et altri adornamenti”. La stessa Margherita Mosca figura nel Catasto Innocenziano (1690) come proprietaria di una casa in fondo Lanfattore, mentre una “Possessione con Casino, Arativa, Piantata, Vignata con olivi 122 nel fondo di Panfattore” compare, intestata ai “fratelli Galantara da Fano”, anche nel Quaderno di appasso di Trebbiantico, conservato presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro (1684). Già dalla seconda metà del Seicento i Mosca si distinguono per i loro profondi interessi culturali:

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di origine bergamasca, la famiglia si trasferisce a Pesaro alla fine del XVI secolo, e per due secoli sarà protagonista della storia culturale e politica cittadina. La famiglia Mosca aveva la sua residenza estiva a Villa Caprile, costruita a partire dal 1640, dove tra Sette e Ottocento saranno ospitate alcune tra le personalità più in vista del momento, da Casanova a Stendhal fino a Napoleone Bonaparte. I Galantara - o Galantary - secondo la tradizione di origine francese, erano invece esponenti di spicco della nobiltà fanese: nel XIV secolo il capostipite Giovanni Galantara divenne signore di Montemaggiore al Metauro grazie al matrimonio con la figlia naturale di un Malatesta.Tra gli ultimi discendenti della famiglia si segnala Gabriele Galantara (1865-1937), noto con lo pseudonimo di Ratalanga, nato a Montelupone (MC), socialista convinto e caricaturista di fama europea tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.

Nel 1950 l’edificio è destinato a sanatorio, proprio grazie alla presenza del grande parco che, incurante della storia, continua a dominare il complesso. Dedicato al professor Mario Accorimboni il sanatorio è inaugurato nel 1952: dell’antico palazzo di Galantara è forse ancora individuabile il tracciato della planimetria, proteso verso il giardino all’italiana; per rispondere alle esigenze di un moderno istituto di cura, la struttura fu infatti radicalmente modificata.

Nel 1820 i fratelli Galantara vendono la proprietà a Guerrino Guerrini: la famiglia Guerrini resterà proprietaria della Villa fino al 1940, anno in cui Laura e Lucrezia Guerrini, nipoti di Guerrino, la cederanno all’Istituto Postelegrafonici “Costanzo Ciano”, per farne una colonia riservata ai figli dei dipendenti dello stesso Istituto, in aggiunta a “Villa Marina”, la cui sede è tuttora visibile a Pesaro, in viale Trieste. La colonia collinare non verrà mai realizzata, e nel 1944 Villa Guerrini accoglierà alcuni reparti dell’Ospedale “San Salvatore” di Pesaro, sfollati a Trebbiantico per sfuggire ai bombardamenti.

Negli anni Settanta il sanatorio si fonde con l’Ospedale di Pesaro, e fino ai primi anni Ottanta Galantara diviene sede di alcune sue divisioni, tra le quali Dermatologia e Ematologia. Dopo il trasferimento di questi reparti presso il nuovo ospedale di Muraglia, l’Azienda Sanitaria Locale avvierà nel 1997 una nuova ristrutturazione dell’edificio. Il 1° giugno 2001 Angelino Guidi, allora direttore dell’ASL, inaugurerà la nuova Residenza Sanitaria Assistita “Galantara”: testimoni dell’evento, ancora una volta, gli alberi secolari del parco e i cipressi che svettano nel giardino all’italiana.

Il Palazzo di Galantara

Chiesa semplice dei signori conti Galantara

La villa poi della nobile famiglia Galantara di Fano edificata da fondamenti dal Capitano [ ] Avo de presenti è una delle più grandiose che abbia la provincia. I punti di vista sono in essa Teatrali. La casa deve chiamarsi piuttosto Palazzo, tanta è la sua vastità, ed ornamento. I giardini sono grandi, ed i paseggi dell’ultima magnificenza. L’edificatore cominciò dal render piana la sommità di una collina per collocarvi la sua villa; ciò anunzia quanto grande fosse il dispendio per l’efettuazione di un tal progetto. Le muraglie soterranee, i profondissimi fondamenti, le spaziose vasche, e recinti per custodir le acque piovane, onde aver proporzionato alimento ai giardini sono spese grandiose, ma nessuna di esse si vede.Tutta la facciata esteriore, le fontane, sono di pietra d’Istria. A mano dritta del Palazzo vi è la Chiesa publica, che corrisponde nella sua eleganza a tutto il resto. Carlo Emanuele Montani, 1789 circa

E’ stata visitata la chiesa semplice dei signori conti Galantara di Fano eretta nel distretto della cura di Trebbiantico, dedicata a Dio ed alla Visitazione della Beata Vergine. Sono state fatte al ministro di detti signori replicate istanze per sapere in qual’anno e sotto qual vescovo sia stata eretta, ma non è stato possibile ottenere l’intento. La chiesa è stata ritrovata in tutte le sue parti in ottimo stato, e ben fornita di sagre supellettili e di molta biancheria, con calici d’argento e d’ottone con coppa dorata e loro patene simili. Si è confermato il decreto di unirsi al messale le messe dei santi nuovi, e di tenersi un libro ove si notino le tre messe che celebransi ogni anno per obligo nel giorno della solennità della visitazione. (Dalla relazione redatta dal parroco di Trebbiantico per la visita pastorale del cardinale Gennaro Antonio De Simone, 1776)

Gli olivi di Trebbiantico Furono individuati nel territorio di Trebbiantico, 81 fondi più o meno vestiti (da un minimo di 2 a un massimo di 380 piante) e in complesso furono contati 5026 ulivi. (...) I cinquemila olivi di Trebbiantico costituivano una risorsa assolutamente ragguardevole tanto per l’economia privata che per quella pubblica, e per quest’ultima sotto il duplice profilo annonario e fiscale. (...) Quasi la metà (47,5%) dei suoli è arborato, occupato cioè da “piantate” e oliveti: è il dato più alto in assoluto, contro il 39,7% del territorio cittadino e il 28,3% generale. (...) Trebbiantico può ben considerarsi, con le sue colture di pregio e il suo fitto insediamento, la perla delle colline che coronano Pesaro. Girolamo Allegretti, Enrico Gamba, 1998

La Residenza Sanitaria Assistita “Galantara” (fotografia Luigi Battistini) e, in bianco e nero, un panorama di Villa Guerrini negli anni Quaranta del ‘900. A sinistra, in alto: un’immagine di Villa Guerrini realizzata da Renato Benoffi componendo quattro diversi scatti fotografici degli anni Quaranta del ‘900 (raccolta Alessandro Benoffi). Al centro: l’inaugurazione del sanatorio “M. Accorimboni” nel 1952 (fotografia raccolta Silvio Picozzi). Fonti e tracce. P. Persi, E. Dai Prà, Ville e villeggiature pesaresi a sud del Foglia, Fano 1994; G. Allegretti, E. Gamba, Il quaderno di appasso di Trebbiantico, in “Città e contà”, rivista della Società Pesarese di Studi Storici, n. 9, 1998; G. Allegretti, S. Manenti, Catasto innocenziano (1690): tabulati, Fondazione Scavolini e Società Pesarese di Studi Storici, Pesaro 1998; G. F. Allegretti (a cura di) La visita pastorale del cardinale Gennaro Antonio De Simone alla diocesi di Pesaro, Pesaro 2007; C. E. Montani, Memorie Istoriche Ecclesiatiche e Civili della città di Pesaro e suo territorio, tomo II a cura di G. Stroppa Nobili, Pesaro 2012; su Gabriele Galantara - Ratalanga: www.galantara. it/Ricerche/autori/GALANTARA_biografia.pdf. Per le notizie e le segnalazioni ringrazio inoltre Alessandro Benoffi, Silvio Picozzi, Fiammetta Malpassi e Gianfranco Gabucci.

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“Il giardino di Trebbiantico”. Intorno a una fontana

Una particolare descrizione merita il giardino, a cui facevano da sfondo undici arcate di cipresso addossate alla galleria di separazione delle terrazze. Da questo belvedere coperto, caratteristico di tutti i giardini settecenteschi, si potevano ammirare le aiuole del giardino, a livello più basso, da cui saliva il profumo dei fiori misto a quello dei limoni e del bosso disposto in doppia bordura secondo il classico disegno all’italiana. La fontana barocca che sorge al centro è arricchita nei quattro fianchi panciuti da quattro tipici mascheroni, mentre l’allegro zampillo nel mezzo e alcuni getti d’acqua a sorpresa nelle pietre di base ricordano quelli più ricchi e imprevisti di Villa Caprile. Quattro vasche in forma ottagonale sono poste simmetricamente intorno a quella descritta. Delimita il complesso a sud una lunga balaustra in pietra dai caratteristici lombardini, divisa al centro da una costruzione rotonda a berceau dominata da una coppia di secolari cipressi. La villa per la sua notevole maestosità e ricchezza di verde e di fiori era piacevole meta di gite dei pesaresi amici dei proprietari, fra questi ricordiamo il M° Pietro Mascagni, allora direttore del Liceo “G. Rossini”, il violinista Frontali e, in tempi più recenti, il M° Riccardo Zandonai. Renato Benoffi, 1968

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Le immagini riprodotte in questo pannello sono state raccolte negli anni Settanta da Renato Benoffi, figlio di Alessandro e Laura Guerrini; gran parte di esse sono ordinate in due album, accompagnate da annotazioni e ricordi datati “Trebbiantico, ‘La Meridiana’, 7 ottobre 1976”.

Dal racconto delineato in questi album, amorevolmente custoditi da Alessandro Benoffi, figlio di Renato, prende le mosse il nostro lavoro, nel tentativo di restituire almeno in parte l’atmosfera della vita a Villa Guerrini tra la metà dell’800 e il 1940, anno in cui la Villa viene venduta all’Istituto Postelegrafonici. Le immagini del giardino all’italiana si riferiscono quasi tutte agli anni TrentaQuaranta del ‘900; le tre fotografie in alto a destra ritraggono rispettivamente Santa Gramolini (figlia di Guglielmo, giardiniere della Villa), il giovane Renato Benoffi con il cane Paoloni e Clara Gabrielli, figlia di Nazzareno, fondatore dell’omonima ditta di pelletteria. Qui a destra, una delle vasche ottagonali del giardino all’italiana e, sopra, foto di gruppo davanti alla fontana centrale. “Sotto la balaustra del giardino ci sono anche io, con cappello di paglia a fianco di mia sorella Cina [Cesarina] in attesa della primogenita Vanna”, scrive invece Renato Benoffi a commento della fotografia in basso a destra, datata “settembre 1917”. A sinistra, un ritaglio di giornale datato 8 settembre 1978, conservato da Renato Benoffi insieme con le fotografie per documentare le affinità stilistiche tra la fontana di Villa Guerrini e quella di Cagli, disegnata nella prima metà del secolo XVII dall’architetto Anton Francesco Berardi.

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“Una famiglia gentile”. Guerrino, Domenico e Pietro Guerrini

La Villa Guerrini è stata testimone per oltre un secolo delle vicende or liete or tristi di ben quattro generazioni... Tutto questo patrimonio di ricordi ho ritenuto non dovesse dissolversi col tempo e il desiderio di lasciarne traccia, anche sommaria, con il racconto tradotto in immagini di persone e festosi episodi della “vita in villa”, mi ha spinto a raccogliere, rispettando per quanto possibile la cronologia, queste fotografie commentate. Non vi è tutto, naturalmente, ma chi ha conosciuto questi ameni luoghi proverà dalle immagini un po’ ingiallite dal tempo, quelle suggestioni che il mutar delle mode ha reso superflue e inconsistenti come tutto ciò che sa di passato, ma resterà pur sempre un dono prezioso. Renato Benoffi Trebbiantico, “La Meridiana”, 7 ottobre 1976

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Dal 1820 l’antico “palazzo di Galantara” diventa proprietà della famiglia Guerrini, come ricorda la targa recentemente apposta all’ingresso della Residenza Sanitaria Assistita di Trebbiantico. Guerrino Guerrini è annoverato tra gli uomini più influenti della Pesaro del primo Ottocento; tra i suoi molti possedimenti, oltre a vasti terreni nella piana del Foglia vi erano palazzo Zongo e parte del palazzo Baviera, che ospitò per qualche anno anche un giovanissimo Gioachino Rossini (lì abitava infatti il nonno materno del compositore, il fornaio Domenico Guidarini). Secondo le notizie raccolte dagli eredi Guerrini sembra che la villa sia stata acquistata in condizioni non buone, con il parco deprivato delle statue e dei marmi, precedentemente venduti. Dal matrimonio di Guerrino con Lucrezia Gerunzi il 29 agosto 1822 nascono i gemelli Domenico e Pietro; in quella stessa estate Guerrino è già residente nella “Villa di Galantara”. Nel 1855 i due fratelli risultano proprietari della Villa di Trebbiantico, e alla seconda metà dell’Ottocento risalgono le trasformazioni che daranno all’edificio l’aspetto documentato dalle fotografie raccolte da Renato Benoffi. La villa fu ampliata con l’aggiunta di un secondo corpo e di una ‘galleria’; il nuovo edificio fu abitato da Domenico con la sua famiglia, mentre Pietro, sposatosi in età più matura, occupò la costruzione originaria, più piccola e vicina al bosco. Se Domenico è passato alla storia come primo sindaco di Pesaro dopo l’Unità d’Italia, Pietro fu sindaco di Novilara dal 1873, come testimonia una curiosa “Tarantella alla romana” composta per l’occasione. Dalla moglie Elisabetta Rimatori, scomparsa a soli quarantanove anni, Pietro Guerrini ebbe Ruggero, Lucrezia e Laura. Proprio Laura, insieme con il marito Alessandro Benoffi e i figli Cesarina e Renato continuerà ad abitare la Villa fino al 1940, quando con la sorella Lucrezia deciderà di venderla all’Istituto Postelegrafonici “Costanzo Ciano”.

L’albero genealogico della famiglia Guerrini realizzato da Renato Benoffi (1908-1991). In alto a sinistra: il dettaglio di una lettera del conte Odoardo Machirelli indirizzata a Guerrino Guerrini, Villa di Galantara (23 luglio 1822). Da sinistra a destra: un ritratto di Pietro Guerrini in età giovanile; Ruggero Guerrini, tenente dei RR. CC. (1866-1899) e, sotto,“Gruppo di Signore sul prato: da sinistra mia madre Laura, la N.D. Eleonora Ferri dei Conti Machirelli Giordani degli Abbati Olivieri, la piccola Cesarina con mazzetto floreale e in piedi sua zia Lucrezia”. La didascalia è di Renato Benoffi, che aggiunge: “...come erano piccoli e radi il cipressi del Viale sullo sfondo!”. Ancora a destra, la pagina dell’album di Renato Benoffi dedicata a Ruggero, Lucrezia e Laura Guerrini; nell’ultima fotografia Lucrezia e Laura sono ritratte insieme con la madre Elisabetta Rimatori, scomparsa nel 1891. Nelle due immagini riquadrate in verde: “Suocera, cognati e nipoti con mia sorella Cina, lungo un bellissimo filare di pini d’Aleppo, abbattuti durante la Grande Guerra perché (a dire del Comando militare) offrivano un ben individuabile punto di riferimento al nemico dal mare Adriatico (questa è la versione ufficiale” (R. Benoffi); l’ingresso di Villa Guerrini ai primi del ‘900.

Al bel chiarore D’antica stella Questa ascoltate Mia tarantella;

Ed è si gaio Il territorio Che non val tanto Montecittorio

E Novilara Qual rediviva Griderà al Sindaco Evviva Evviva.

Udite voi Di mente sana La tarantella Alla romana.

L’esposizione ch’è così varia Gli diede nome Di Nobilaria

Cui faran eco Fra suoni e canti Pure gli evviva De’ villeggianti.

C’è un bel castello In un’altura Che più brillante Mai fe’ natura (...)

Da tal castello Si vede il mare Si vede il sole Tosto che appare (...)

Fa che si avveri Amica stella Il voto mio La tarantella. D. Carletti, 1873

In basso a sinistra: Pietro Guerrini in età matura (fotografia A. Bertulli, Pesaro). Eletto sindaco di Novilara nel 1873 (ricordiamo che Novilara fu comune autonomo fino al 1929), Pietro Guerrini risulta essere presidente della Congregazione Oliveriana, attuale Ente Olivieri, dal 1888 al 1890; morì nel 1901. In basso a destra: Domenico Guerrini con la moglie Giuseppina Nagliatti e il primogenito Guerrino e, in sovrapposizione i tre figli di Domenico e Giuseppina: Guerrino, Lavinia e Olga (fotografie raccolta Alessandro Benoffi); infine, Giuseppina Nagliatti in una fotografia del 1865 circa (raccolta Silvana Mariotti).

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Fonti e tracce. Su Pietro Guerrini e la sua famiglia: notizie raccolte da Renato e Alessandro Benoffi. Sulla figura di Domenico Guerrini: R. P. Uguccioni, Fano e Pesaro dopo l’Unità, in Camillo Marcolini, da www.fondazionecarifano.it/Progetti/CamilloMarcolini e L. Baffioni Venturi, Cento strade per cento pesaresi, vol. I, Pesaro 2012.

Domenico Guerrini Domenico Guerrini fu uno dei protagonisti della vita politica pesarese nel secondo Ottocento. Dopo aver preso parte in gioventù ai moti del 1848 e del 1859, nel 1861 venne eletto primo sindaco di Pesaro dell’Italia unita, ma nel 1863 sarà destituito dal prefetto De Rolland, in seguito a contrasti tra l’ala moderata e l’ala democratica del Consiglio comunale, dalla quale Guerrini era sostenuto. Nello stesso anno fu, insieme con il repubblicano Mario Paterni, tra i fondatori della Società dell’Unione Cittadina di ispirazione mazziniana, e un anno dopo tentò di essere eletto senatore nelle elezioni politiche, ma fu battuto dal conservatore Sansone d’Ancona. Dal 1893 Domenico, insieme con la sua famiglia, visse nell’attuale Villa Guerrini Mochi (Le Limonaie); morì nel 1904: sino agli ultimi anni la sua figura fu caratterizzata dalla lunga barba, che gli valse da parte dei pronipoti l’appellativo di “gran vecchio”.

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Villa Guerrini, il parco. Visioni scenografiche di Romolo Liverani “Roccolo”, 1724

Romolo Liverani, 1859. A destra, sopra il testo: “Progetto per una Celletta e Romitaggio alla Villa Galantara de’ Signori Fratelli Guerrini di Pesaro”. Al centro, dall’alto: “Torre con ponte rustico ridotta a Belvedere. Progetto per la villeggiatura di Galantara de’ Signori Fratelli Guerrini di Pesaro”. “Progetti per la Villa Galantara de’ Signori Fratelli Guerrini di Pesaro”. “Rovine antiche. Abitazione dell’Alchimista. Progetto per la Villa di Galantara de’ Signori Fratelli Guerrini di Pesaro”. A destra, in basso: il roccolo negli album di Renato Benoffi (Raccolta Alessandro Benoffi).

Intorno alla metà dell’Ottocento Domenico e Pietro Guerrini apportano alcune modifiche all’impianto della Villa. Anche gli spazi verdi sono coinvolti in queste trasformazioni: per dare un nuovo assetto al parco e al giardino all’italiana i due fratelli si avvalgono della collaborazione di Romolo Liverani, che prepara alcuni schizzi dal sapore teatrale. Difficile ritrovare nelle strutture attualmente presenti intorno all’ex sanatorio le tracce delle visioni scenografiche del Liverani, leggibili forse nel roccolo, la piccola costruzione destinata alla caccia sul limitare del bosco; indiscutibile è però un certo clima oscuramente romantico che avvolge chi si inoltri nel parco, dove resti di panchine e pietre sbucano dalla vegetazione, suggerendo un’affinità con i cromatismi dei notturni per i quali Liverani andava famoso presso i suoi contemporanei. I bozzetti, datati 1859, appartengono oggi alla collezione di Alessandro Benoffi; in attesa di ulteriore documentazione, che consenta di precisare il rapporto tra Liverani e i Guerrini, ci limitiamo qui a proporre le indicazioni apposte dal faentino in calce ai disegni. Senza trascurare, ancora una volta, la testimonianza di Renato Benoffi, che al roccolo - “una fra le poche opere, se non l’unica, rimasta indenne dopo il rimaneggiamento della villa” - dedica ampio spazio nei propri album.

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Non saprei dire, se la denominazione del Roccolo sia ricavata ò dalla parola Roccia, che significa un’erta, e scoscesa rupe, per essere anch’egli per lo più situato in monti selvosi, ed erti colli; ò dalla parola Rocchio, con cui si chiama un pezzo di qualsivoglia materia, ch’abbia la figura cilindrica, attesoche il Roccolo è pure figurato in forma rotonda; ò dalla parola Rocco, che propriamente significa il bastione Vescovile, che è ritorto in cima, come anche il Roccolo si gira in doppio cerchio; ò dalla parola Rocco, qual è una delle figure, con cui si giuoca a scacchi, detto così, perche a guisa di torricella stà sù la frontiera dello scacchiere, serbata la proporzione del Roccolo, che s’erge su la costiera de monti, e sù la fronte delle campagne. Mà a mio credere il Roccolo si nomina tale dalla parola Rocca in significazione di luogo forte in eminenza collocato, a cui si rassomiglia il Roccolo e per l’altezza del sito, e per la disposizione della figura, mentre rassembra nella sua frondosa palificata un circuito di Fortezza da la sua eminente vedetta guardato, dove l’Uccellatore stà come in sentinella spiando gl’augelli, che vi s’avvicinano, e donde contro loro scaglia alcuni legnetti per abbassargli, e cacciargli nella rete. Giovanni Battista Angelini La discrizione dell’uccellare col roccolo, 1724

Romolo Liverani Una parte importante della produzione di Romolo Liverani (1809-1872), scenografo, decoratore e vedutista è dedicata alla città di Pesaro e ai suoi dintorni. Nato a Faenza da Gaspare, macchinista del locale teatro, formatosi alla scuola comunale di disegno con Pietro Tomba, Liverani è a Pesaro per la prima volta nel 1840, quando dipinge il secondo sipario per il Teatro Nuovo (poi Teatro Rossini). Fino al 1864 la sua presenza nella nostra città è costante, per ragioni familiari (a Pesaro si era sposata sua figlia Matilde) e professionali: nel 1851 è per esempio a Sant’Angelo in Lizzola, impegnato nella realizzazione del Teatro “G. Perticari” insieme con il fratello Antonio. Al 1850 risale il disegno della chiesa di San Giuliano di Trebbiantico, corrispondente nella prospettiva allo scorcio tuttora visibile da “La Meridiana”, abitazione della famiglia Benoffi, un tempo casa colonica di pertinenza di Villa Guerrini. (Le notizie su Romolo Liverani sono tratte da Omaggio a Romolo Liverani a duecento anni dalla nascita, http://pinacotecafaenza.racine.ra.it/ita/sale_1b.htm; il disegno è tratto da L’Isauro e la Foglia, Pesaro e i suoi castelli nei disegni di R. Liverani, Pesaro 1986).

il termine Roccolo deriva da Rocco, torre con osservatorio... Infatti dalla sommità del Capanno del Roccolo si lanciavano gli spauracchi, come si fa ancora nel Roccolo da montagna. P. Farini e A. Ascari, Dizionario della lingua italiana di caccia, Milano 1941

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Mia dolce Ninì. Il Novecento

Villa Guerrini, gli anni Trenta-Quaranta del ‘900

Passatempi, recite e arte varia. Non s’ha da credere che i nostri divertimenti in villa si esaurissero con i giochi a palla, il tamburello, a “cu” [nascondino], a bocce ecc. oppure con le ardimentose volate sul carrettino. La nostra attività spaziava anche nel campo artistico, folcloristico e teatrale. Un altro carrettino, quello di Tespi, riuscimmo a realizzare. Una sola recita in Villa, ma sufficiente a galvanizzare noi e i nostri amici per più ardui cimenti, che culminarono nell’allestimento di una vera e propria rivista

Le opere del “regime”. Parodiando il rituale del ventennio littorio, in cui vivevamo, ogni anno o quasi a Villa Guerrini si inauguravano le cosiddette “opere del regime”. Era un motivo per sistemare e mettere in luce elementi di pietra lavorata che giacevano dimenticati e vedevano in me (già preso dal mal della pietra) l’archeologo progettista e nello zio Nino l’autorità politica che presiedeva la cerimonia inaugurale col taglio del tradizionale nastro tricolore. L’avvenimento era predisposto in coincidenza dell’arrivo da Roma dello zio Nino per le sue brevi vacanze d’estate; sempre più brevi quando passò a Genova e a Trieste. (...) Ognuno si investiva della sua parte e spesso ci scappava anche il discorso.

L’ingresso al giardino. A sinistra la casa colonica di cui si scorge un tratto della rampa cordonata di accesso, su cui i nostri buoni villici suolevano fermarsi per la siesta o intrattenersi in conversari dopo il lavoro. A destra una folta glicine copre il “parterre” della casa padronale, adibito a cucina e servizi all’epoca del prozio Domenico e successivamente ad abitazione del “Pagnotta”, un massiccio, servizievole muratore che la vedova Linda aveva sistemato insieme alla famiglia con le funzioni di procaccia e di guardiano perché il Salvatore Serfilippi, buon cacciatore, aveva maneggio di fucili. Uno me ne vendette per il tiro alle palombe nel bosco. Infine i locali furono ceduti ai Gramolini, nuovi giardinieri. Renato Benoffi, 1976

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“Colline e Castelli”

che il 16 gennaio 1934 ebbe il battesimo e il successo con replica al Teatro “Duse” di Pesaro, e che restò famosa nelle cronache mondane della città in quanto gli interpreti erano della migliore gioventù della Pesaro-bene. Ancora oggi viene ricordata con nostalgia dai protagonisti ancora in circolazione. Avevamo cominciato quasi per scherzo a provare caratteristici travestimenti saccheggiando i vecchi guardaroba di casa, per il gusto di parodiare personaggi celebri del cinema, dell’operetta o di pura fantasia... Renato Benoffi, 1976

Mia dolce Ninì. Laura Guerrini e Alessandro Benoffi Il 21 dicembre 1895 Laura Guerrini, terzogenita di Pietro ed Elisabetta Rimatori, sposa Alessandro Benoffi, nato a Milano nel 1869 da Terenzio detto Cesare, pesarese in trasferta di lavoro (è agente di commercio di oggetti d’arte) e Francesca Canzani di Tradate. Diplomatosi nel 1884 alla Scuola tecnica commerciale di Milano, Alessandro è nominato nel 1891 Applicato presso la Società Italiana per le Strade Ferrate del Mediterraneo, dove era impiegato già da qualche anno. Sin dal 1890 Alessandro, chiamato familiarmente ‘Bigetto’, frequenta Villa Guerrini, come dimostra una lettera inviatagli da Lucrezia, sorella di Laura, all’epoca sposata con il dottor Aroldo Romagna. Alessandro, che è imparentato con i Guerrini, trascorre parte dell’estate a Pesaro e, come altri ospiti della Villa, scende quasi quotidianamente in spiaggia per i bagni di mare, dei quali anche nella nostra città si va scoprendo il valore terapeutico. Quasi subito Alessandro e Laura intrecciano una fitta corrispondenza e, nel settembre 1894, possono finalmente dirsi “ufficialmente fidanzati”.

Nel 1896 nasce Cesarina, la loro primogenita; nel 1905 la famiglia si trasferisce a Roma per un breve periodo e nel 1908 nascerà Renato. Solo dopo la pensione, però, Alessandro si stabilirà definitivamente a Trebbiantico. Le vicende familiari assegneranno a Laura, donna di carattere, il ruolo di ‘sovrintendente’ della Villa. Racchiuse in uno scrigno, come in un romanzo legate con nastri rosa, le lettere di Alessandro e Ninì sono state trascritte dal figlio di Renato Benoffi, Alessandro, che porta lo stesso nome del nonno. Con infinita cura Alessandro ha ordinato questo epistolario, importante per le notizie sulla società dell’epoca (la visita all’Esposizione di Parigi del 1900, il viaggio in Sicilia di Ruggero con l’anziano Pietro, per non parlare dei dettagli riguardanti il menage di Villa Guerrini, un vero spaccato di ‘vita in villa’), ma forse ancor più prezioso per il tono e le atmosfere che lascia trasparire. Parole che evocano un mondo fatto di attenzione, rispetto, affetti sinceri: uno spirito che Alessandro Benoffi ben coglie, oggi, nel definire la sua una famiglia gentile.

Anni Trenta-Quaranta del ‘900. Qui sopra, la locandina della rivista Onde corte, andata in scena al Teatro “E. Duse” di Pesaro il 16 gennaio 1934 e Ely Riganti, che Renato Benoffi definisce “la dinamica regista” dello spettacolo (1934). In senso antiorario, a sinistra della locandina: il debutto della Compagnia “Pochi ma buoni”, avvenuto a Villa Guerrini il 26 settembre 1933 con la commedia Lui, lei lui di Roberto Bracco; Giuseppe Zuccoli (“zio Nino, lo zio per antonomasia”), presidente della Società di Navigazione Lloyd Triestino e, successivamente, della Italia Navigazione insieme con il futuro re d’Italia Umberto II; riquadrato in verde, “lo zio Nino con noi alla russa” (il riferimento è alla casacca indossata da Renato), ancora davanti alla fontana di Villa Guerrini. In alto, Renato Benoffi nei panni di Ettore Petrolini, in due “parodie petroliniane: Gastone, i Salamini”, dalla rivista Onde corte. Al centro, l’anziano Pietro Guerrini, sua figlia Laura (1873-1942) in una fotografia giovanile e Alessandro Benoffi (1869-1935); a sinistra, infine, una veduta d’insieme di Villa Guerrini e l’ingresso al giardino negli album di Renato Benoffi (fotografie raccolta Alessandro Benoffi).

“Il giardino di Trebbiantico”, frammenti di tempo tra Galantara e Villa Guerrini


Villa Guerrini. Il ricordo

07

Il racconto degli album di Renato Benoffi si avvia alla conclusione con alcune immagini dell’inverno 1940, “l’ultimo prima di lasciare per sempre Villa Guerrini”, per chiudersi sull’”ultimo sguardo fotografico all’incantesimo dei luoghi” che, assai saggiamente, Benoffi lega alla realtà della giovinezza. Nel tentativo di fissare il ricordo della vita in villa nell’Ottocento, la famiglia commissiona al pittore fiorentino Innocenti due dipinti, realizzati ‘animando’ altrettante fotografie (raccolta Alessandro Benoffi). In basso a sinistra, la gatta Lilly osserva nel giardino de “La Meridiana” lo scorrere dei giorni (17 ottobre 2012).

Questo è l’esempio di tutela di un patrimonio culturale ed artistico di chi crede nel valore della testimonianza storica ed artistica e si adopera quanto possibile per la salvaguardia e la conservazione di opere grandi e piccole prodotte dall’uomo. Ringrazio di cuore chi con tanta perizia ha riportato all’antico splendore la fontana centrale di Villa Guerrini dimostrando amore, passione, ma soprattutto sensibilità, riconsegnando alla comunità un patrimonio storico d’indiscusso interesse. Un ringraziamento particolare dedico a Cristina Ortolani che attraverso il suo percorso fotografico ha permesso di far conoscere chi, per quattro generazioni, ha vissuto ed ha potuto godere la singolare bellezza di questo luogo ameno.

con la collaborazione

Comune di Pesaro

Assessorato alla Partecipazione

Quartiere 3

“Colline e Castelli”

Ecco che, queste foto uscite dall’oblio del tempo, quasi per magia si animano attorno alla vecchia fontana, riappropriandosi della loro passata esistenza per farci partecipi del loro mondo, ritornando a vivere il quotidiano per noi. E se oggi, osserviamo l’allegro zampillo, ci par di scorgere ancora lo stesso universo di allora che rimase imprigionato dentro quella magica acqua, in un pomeriggio d’estate... Addio, dunque, Guerrino, Domenico, Pietro, Lucrezia, Ruggero, Laura, Alessandro. Ancora grazie a chi ci ha dato la possibilità di ricordarvi e grazie a voi per quello che avete saputo donarci. Alessandro Benoffi, ottobre 2012

“Il giardino di Trebbiantico”, frammenti di tempo tra Galantara e Villa Guerrini


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