iNBiCi magazine anno 9 – 01 Gennaio/Febbraio 2017

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Anno IX n°1 • gennaio - febbraio 2017

RALLY DI ROMAGNA

1/2/3/4/5 GIUGNO 2017 RIOLO TERME





Giro dItalia 2016 - Opera d’arte by Bettiniphoto


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INBICI PASSIONE SUI PEDALI

RIPARTE

LA STAGIONE TELEVISIVA

Il campione FrancescoMoser e Elda Verones direttrice dell’ dell’APT T Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi

S

i consolida il rapporto editoriale tra il Magazine InBici e San Marino Rtv, l’emittente dell’Antica Repubblica per il 50% di proprietà della Rai. Dopo la prima stagione televisiva - partita ufficialmente nel febbraio 2016 - l’emittente di Stato di San Marino ha infatti confermato nel palinsesto 2017 la trasmissione sul ciclismo curata dalla redazione del Magazine. Quaranta puntate da 54 minuti (non più solo 40) sul mondo composito delle due ruote, come al solito, declinate nelle sue infinite varianti, dal professionismo ai cicloamatori, passando per turismo “green”, eco-sostenibilità, benessere e urbanistica ciclo-pedonale. Il format ideato e prodotto dalla redazio-

ne giornalistica di InBici, in onda tutti i giovedì sera, è incastonato in un palinsesto di assoluto prestigio, in cui figurano autentici “mostri sacri” della televisione, come Pippo Baudo, Maurizio Costanzo e Paolo Mieli. Il primo ciak è previsto per il 16 febbraio in prima serata (ore 20) sulle abituali frequenze di San Marino Rtv (canale Sky 520) “Il salto di qualità sulle frequenze di San Marino Rtv - aggiunge il direttore generale del magazine Maurizio Rocchi - è stato, come immaginavamo, un grande successo. Sotto la conduzione di Gianluca Giardini, supportato in redazione dai nostri giornalisti, abbiamo confezionato 39 puntate di grande valore, ospitando anche alcuni ‘mostri sacri’ del ciclismo, come France-

sco Moser, Davide Cassani, Marino Basso, ma anche personaggi che, a vari livelli, lavorano nel segmento della mobilità sostenibile, come ad esempio il dottor Sgalla. In virtù di professionalità di primissimo ordine - sia sul piano della qualità che della copertura del segnale - San Marino Rtv ed il suo formidabile direttore Carlo Romeo ci hanno garantito quella visibilità che il ciclismo, in primis, merita. Per questo, essendoci da ambo le parti la medesima volontà, con grande entusiasmo abbiamo confermato i nostri impegni editoriali, riproponendo questa fortunatissima serie televisiva anche per il 2017. L’auspicio è che il prodotto cresca ancora, di pari passo con un’emittente che, sul piano delle ambizioni, ci offre solidissime garanzie ed


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A cura della Redazione

Da febbraio, tutti i giovedì sera, sulle emittenti di San Marino Rtv, torna il format dedicato alla cultura ciclista. Il direttore generale Maurizio Rocchi: “Totale condivisione progettuale con l’emittente ed il suo direttore. E nel 2017, ne sono certo, cresceremo ancora”

esaltanti prospettive”. Dopo la prima stagione, confermatissimo alla guida del programma il giornalista Gian Luca Giardini, coadiuvato in alcune puntate da Nicola Zama. Il Direttore di produzione sarà Danilo Berardi, in regia Carlo Brenda, mentre Rossano Pelliccioni sarà il tecnico addetto all’audio e ai servizi video: “Ma poiché il successo di una trasmissione dipende sempre dal ‘gioco di squadra’ - conclude Rocchi - è doveroso un ringraziamento, per la disponibilità ed il prezioso supporto giornalistico, al caporedattore dello sport di San Marino Rtv Palmiro Faetanini, al vice-caporedattore Elia Gorini ed al giornalista Roberto Chiesa”. Alcuni ospiti del programma - il CT della nazionale di ciclismo Davide Cassani


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GRUPPO EDITORIALE INBICI Direzione e Amministrazione

Via del Monte, 810 - 47521 Cesena (FC) Direttore Responsabile Mario Pugliese Direttore Generale Maurizio Rocchi In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Riccardo Magrini, Wladimir Belli, Gian Luca Giardini, Fabio Panchetti, Silvano Antonelli, Prof. Fabrizio Fagioli (Equipe Velosystem), Iader fabbri, Paolo Mei, Silvia Baldi, Claudia Maffi, Nicola Zama, Dr. Alexander Bertuccioli, Silvano Antonelli, Carlo Gugliotta, Roberto Zanetti, Bruno Filippi, Manuela Ansaldo, Dr. Maurizio Radi Fotografi Playfull, Bettini Photo, Newspower, Andrea Magnani Bikenews.it Archivio fotografico Gianni Rocchi

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MENTE IN SELLA

a cura di Wladimir Belli e Fabio Panchetti

Distribuzione Italian Business Management LTD Progetto Grafico Starter Responsabile Marketing Sara Falco Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio Srl

Per la tua pubblicità: Maurizio Rocchi Cell.: +39 393.9838319 E-mail: commerciale@inbici.net Roberta Malmusi Cell.: +39 333.1430265 Marco Santini Cell.: +39 333.5877143 Ezio Brambilla Cell.: +39 373.7201133 Ufficio Marketing: 0547.300826 Website: www.inbici.net E-mail: info@inbici.net Diritti e proprietà GRUPPO EDITORIALE INBICI - Reg imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni del GRUPPO EDITORIALE INBICI.

Inbici magazine

Inbicimagazine

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EDITORIALE

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INBICI TOP CHALLENGE

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L’INTERVISTA ALLESSANDRO PETACCHI

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L’OCCHIO DI MAGRINI

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MONDO ACSI

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L’ATLETA DEL MESE

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IL PUNTO DI VISTA

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10 DOMANDE A...

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a cura di Maurizio Rocchi

a cura della Redazione

a cura di Fabio Panchetti

a cura di Riccardo Magrini e Fabio Panchetti

a cura della Redazione

a cura di Paolo Mei

a cura di Gian Luca Giardini

a cura di Mario Pugliese

LA PREPARAZIONE DELL’ATLETA

a cura di Wladimir Belli e Fabio Panchetti

DONNA INBICI

a cura di Paolo Mei

E-BIKE UN MONDO INTORNO A TE a cura di Roberto Zanetti

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IL COACH

a cura di Iader Fabbri

SICUREZZA IN PRIMO PIANO a cura della Redazione

LA GESTIONE FISICA DELL’ATLETA a cura di Bruno Filippi

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COME NUTRIRSI

a cura del Dr. Alexander Bertuccioli Scarica Layar


CERCHIO: Full Carbon 40mm per Copertoncino o Tubolare FINITURA: Finitura Carbonio UD COMPATIBILITÀ: 10/11 Velocità PESO: Tubolare 1.320 g/ paio Copertoncino 1.495 g/ paio CERCHIO: Full Carbon 55mm per Copertoncino o Tubolare FINITURA: Finitura Carbonio UD COMPATIBILITÀ: 10/11 Velocità PESO: Tubolare 1.400 g/ paio Copertoncino 1.595 g/ paio CERCHIO: Full Carbon 81mm per Copertoncino o Tubolare FINITURA: Finitura Carbonio UD COMPATIBILITÀ: 10/11 Velocità PESO: Tubolare 1.460 g/ paio Copertoncino 1.790 g/ paio



La Vuelta a EspaĂąa 2016 - Photo by Bettiniphoto


IN PULLMAN GRAN TURISMO SU E GIÙ PER

L’EUROPA

Archiviato un 2016 ricco di soddisfazioni, InBici Magazine riparte, con l’abituale entusiasmo, brindando al suo ottavo anno di vita. Un traguardo che, noblesse obblige, vogliamo condividere con i nostri affezionati lettori che, dal 2009, ci seguono con immutato affetto. Otto anni di esaltante progressione, come quel passista alle falde della montagna che, col suo forcing ostinato e costante, sgrana il plotone e, alla fine, trionfa. Il 2017 per il nostro gruppo editoriale sarà un anno di consolidamento, ma anche di nuove scommesse. Con orgoglio annunciamo la seconda stagione del nostro programma televisivo su San Marino Rtv, così come è ormai alle porte la nuova edizione dell’InBici Top Challenge, ormai considerato il più spettacolare circuito granfondistico del nord Italia. Ma la grande novità dell’anno sarà il nuovo pullmanhospitality, sul modello dei grandi Pro Team, un progetto di marketing itinerante che, ci auguriamo, possa rivoluzionare il mondo delle gran fondo. Dal 26 febbraio, infatti, partirà l’InBici Top Challenge “European Tour”, viaggio a tappe nel Vecchio Continente su Pullman Gran Turismo. Un’iniziativa promozionale innovativa e dalla forte connotazione commerciale, coordinata - oltre che dallo staff di InBici - anche da Claudio Brusi, fondatore del marchio Frw e, da sempre, raffinato esperto del mercato ciclistico globale. Maurizio Rocchi



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INBICI TOP CHALLENGE

IN GRAN TURISMO PER L’EUROPA A cura della Redazione

Un pullman-hospitality, sul modello dei grandi Pro Team, sarà la grande novità della seconda edizione del circuito granfondistico organizzato dalla nostra testata. Dalle tappe internazionali alle opportunità commerciali, ecco il progetto itinerante destinato a rivoluzionare il mondo delle gran fondo

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naugura nel 2017 l’InBici Top Challenge “European Tour”, viaggio itinerante nel Vecchio Continente su Pullman Gran Turismo. Un progetto promozionale innovativo e dalla forte connotazione commerciale, coordinato - oltre che dallo staff di InBici - anche da Claudio Brusi, fondatore del marchio Frw e, da sempre, raffinato esperto del mercato ciclistico globale. Il circuito InBici Top Challenge racchiude, come noto, alcune tra le più prestigiose manifestazioni granfondistiche italiane in rappresentanza di cinque regioni: Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Lombardia e Trentino Alto Adige. Ma il tour in Gran Turismo amplierà il suo Risiko a due ruote,

toccando anche altre località della Penisola e varcando gli italici confini con tappe in Germania, Olanda, Austria e Croazia. Il progetto ha una mission precisa: creare un forte concetto di continuità tra il mondo “bike” - di cui InBici è un’importante key player - ed il territorio, divenendo uno strumento di marketing di promozione e comunicazione in una chiave innovativa e originale. Per raggiungere questo obiettivo si è deciso di puntare su quelle che sono le macro-aree che compongono il fenomeno cicloturistico: l’enogastronomia, l’ecologia e l’intrattenimento musicale. Un filone della vacanza che, in montagna così come al mare, favorisce la destagionalizzazione

dei flussi turistici, aumentando l’appeal delle località. Il cicloturismo, sia vissuto in chiave “performante” che in chiave “slow”, permette infatti di scoprire la bellezza dei luoghi per comprenderne e godere il tipico e unico lifestyle; vivere l’esperienza enogastronomica, valorizzando la rete di ristoranti, aziende agricole e vinicole con la rivalutazione dei prodotti e del “saper fare”; viaggiare in maniera ecologica ed eco-sostenibile grazie alla facile trasportabilità della bicicletta. Il suo basso impatto ambientale, la libertà e l’autonomia ad “emissione zero” ne fanno il mezzo ideale di trasporto nel rispetto dell’ambiente, andando a stimolare una serie di comportamenti “green” nelle strutture ricettive,


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Expo Village Granfondo via del Sale - Selle italia

lungo i percorsi e durante le gare. Tutto questo, dal 2017, avrà una nuova consolle, quella del Top Challenge Gran Turismo, un mezzo ospitalità - sul modello utilizzato dai team Pro Tour - che sarà allestito e personalizzato per ospitare aziende, istituzioni, ma soprattutto per veicolare strategie promozionali e di marketing, accorciando la filiera tra aziende ed utente finale e portando - attraverso un tour internazionale - i progetti commerciali incentrati sul ciclismo nei luoghi consacrati alla bicicletta. Il Top Challenge Gran Turismo debutterà il 26 febbraio 2017 con la Granfondo Internazionale di Laigueglia e terminerà con la fiera della bicicletta Cosmo Bike Show Verona a settembre 2017. Il mezzo darà vita ad un vero e proprio bike-village con areahospitality, comfort room, maxischermi e screen interattivi per talks, conferenze, presentazioni, showcooking e tutorial. Al suo esterno un’area espositiva per ospitare i prodotti enogastronomici con eventuale cooking-corner e momento assaggio ed un’area “experience” con attrezzature e prodotti commerciali dedicati al mondo bike. Il Tour partirà, come detto, da Laigueglia il 26 febbraio 2017 e proseguirà a Cervia (2 aprile), a Valkenburg in Olanda (16 aprile), a Colle Val d’Elsa il 7 maggio, a Cesenatico per la Nove Colli il 21 maggio. E poi ancora a Nevio Valcic in Croazia (28 maggio), Predazzo (4 giugno), Baviera in Germania

Expo Village Granfondo Gavia e Mortirolo - Aprica

(23 giugno), Aprica (il 25 giugno), Trento (9 luglio), Austria l’8 settembre e Cosmo Bike Show di Verona dal 15 al 18 settembre. L’efficacia del progetto nasce proprio dalla sua forma itinerante: i visitatori del Top Challenge Gran Turismo saranno infatti tutti gli appassionati del mondo ciclistico presenti alle manifestazioni in calendario, accompagnatori, turisti, oltre agli organizzatori, alle associazioni sportive, ai tour operator che potranno essere opportunamente invitati in una confortevole location di incontro per un’attività di engagement. Si stima una partecipazione dei soli atleti iscritti alle 11 gare superiore ai 40.000 e l’indotto di presenze superiore a 300.000. Il progetto, benché al suo debutto assoluto, ha subito attirato l’attenzione di importanti brand che hanno deciso di scommettere su questo format per diffondere,

nel modo più efficace, le loro strategie promozionali. Tra questi citiamo il Cosmo Bike di Verona Fiera, la più importante manifestazione espositiva dedicata alla bicicletta, la Fsa (Full Speed Ahead) che si occupa di componenti per il grande ciclismo, Prologo, il celebre produttore di selle. E ancora Argon 18, le biciclette 2017 dell’Astana distribuita in Italia da Beltrami Tsa, Velosystem, centro leader in Italia nel settore della biomeccanica, gli integratori Inkospor, il marchio di abbigliamento tecnico Pissei, l’industria romagnola di materassi Doreland, San Marino Rtv, l’emittente di Stato dell’Antica Repubblica e Acsi Ciclismo, il più importante ente di promozione sportiva per le due ruote. Un pool di sponsor di grande prestigio che hanno sposato, con entusiasmo, il progetto dell’InBici Top Challenge.


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IL RALLY DI ROMAGNA DIVENTA UNA

CORSA-CHARITY

I

l Rally di Romagna non è solo una manifestazione ciclistica. Ma è anche un progetto sportivo avvinto alla passione di un gruppo di uomini che vivono il ciclismo a 360°. Per questo, a Riolo Terme, la cultura delle due ruote valica sempre più spesso i confini del ciclismo per abbracciare nuove progetti e nuove iniziative. L’ultima di questa è il Dys-Trophy Tour, un’avventura in mountain bike per contribuire a supportare la battaglia contro la distrofia muscolare di Duchenne e Becker. Un evento charity che, dal 1 al 5 giugno 2017, si svolgerà in questo lembo di Appennino faentino in occasione del Rally di Romagna: i biker avranno la possibilità di vivere un momento unico di sport insieme alle famiglie di Parent Project, l’associazione di genitori di bambini e ragazzi con la distrofia muscolare di Duchenne e Becker, patologia genetica rara che si manifesta nella prima infanzia. In pratica, tutti i biker coinvolti negli eventi sportivi raccoglieranno, nel periodo precedente l’evento, dei fondi che saranno interamente devoluti a Parent Project onlus, per sostenere progetti di ricerca scientifica sulla patologia e servizi associativi dedicati alle famiglie. Si potrà partecipare come singoli o come squadra. La raccolta fondi e la partecipazione ad una delle tappe permetteranno ai partecipanti di guadagnare punti per poter divenire biker Super, Extreme ed Epic. Ad ogni tappa del tour, infatti, ogni biker guadagnerà 100 punti che verranno sommati a quelli ottenuti grazie alla raccolta fondi: in questo caso per ogni euro raccolto verrà aggiunto 1 punto.


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Giro dItalia 2016 - Opera d’arte by Bettiniphoto


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L’INTERVISTA

ALESSANDRO PETACCHI: VI DICO TUTTO SULLA SANREMO A cura di Fabio Panchetti

La grinta del campione Alessandro Petacchi Photo by Bettiniphoto

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l ciclismo si appresta a celebrare la 108ª edizione della Milano-Sanremo, la numero 10 corsa in data 18 marzo (sabato 18 marzo in questo 2017). Era sabato anche nel 2006, quando Pozzato colpì da finisseur e pure nel 2000, la terza volta di Herr Zabel. Altri 7 precedenti, oltre ai 2 del nuovo millennio, partendo da Bartali che vinse la quarta nel 1950. Merckx è stato l’unico ad imporsi per 2 volte in questa data, nel ‘72 in maglia iridata, che pure Gimondi ebbe nel ‘74. Nel ‘78 il terzo squillo belga in data, De Vlaeminck. Nel 1989 e poi ancora nel ‘95 le due illustri firme francesi, Fignon e Jalabert. LO STADIO FINALE IN VIA ROMA, PER LA 54ª VOLTA – Battezzato da Coppi, nel suo terzo e ultimo acuto (1949) “l’arrivo più classico” e battuto dalla Classicissima ci ha sorriso 15 volte. A Coppi e Bartali, 2 volte di fila a Loretto Petrucci. Qui Dancelli pose fine a 17 anni di

digiuno italiano, cominciato dopo il bis di Petrucci. Gimondi vi ha esultato in maglia iridata, come Saronni e, un anno dopo, Moser ma senza l’iride. Sprint vincente in Via Roma anche per Pierino Gavazzi (80), Cipollini (2002) e Petacchi (2005). Successo in loco anche per Furlan (94), la sorpresa Colombo (96), lo straripante Bettini (2003). Via Roma si è ripresa la Classicissima, da quando lo ha fatto (2015) ha fatto da teatro a due volate mozzafiato, premiando il tedesco Degenkolb e, ultimo, il francese Demare. Ma si è davvero attaccato all’ammiraglia sulla Cipressa, senza essere beccato? La risposta ufficiale è no, la realtà, a sentire chi c’era e vide, sarebbe diversa. IL PERCORSO, NON TOCCATELO PIU’ – 7 anni. Sufficienti per dire che quel toboga in riva al mare, Lungomare Italo Calvino, sminuisce il fascino della Classicissima, che pure su questo finale ha assistito a

grandi vittorie: il colpaccio di Cancellara o lo sprint perla di Cavendish. Su questo arrivo si è poi conclusa la Sanremo ‘tregenda’ del 2013, snaturata perché divisa in due atti (da Ovada, sotto la bufera, i corridori furono trasportati in pullman sino ad Arenzano, per poi ripartire) e firmata dal teutonico Ciolek. Anche l’ultima Sanremo calviniana è stata gelida ma senza bufera, ben griffata dal vichingo Kristoff. Il percorso dunque. Il Turchino c’è da sempre ma conta sempre meno. Nel 1960 il battesimo del Poggio, la Cipressa nel 1982, l’anno della mitica fuga bidone di Marc Gomez, carneade di Francia. Quel tracciato, col Turchino e la Cipressa, nel mezzo i Capi e infine il Poggio con arrivo in Via Roma, sarà adottato per la 21ma volta, anche terzo anno di fila. Si è rivelato perfetto per Saronni e Moser, e ancora per Furlan, Colombo, Cipollini, Bettini, Petacchi e Pozzato.


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“Il mio nome per il 2017 è Gaviria: se l’anno scorso non si fosse voltato, toccandosi con Van Avermaet, avrebbe vinto e gli altri non sarebbero neppure entrati nella foto”

50 SANREMO, L’ITALIA DOMINA MA E’ A SECCO DA TEMPO - Che altro aggiungere prima di sentire il racconto del penultimo dei nostri ad averla fatta sua? Che la prima edizione si disputò in aprile, 14 del 1907. Che il primo vincitore fu un baffuto francese (Petit Breton), che mandarla in scena di domenica, tra il 2012 e il 2015, è stata una stonatura. Che i successi italiani sono 50, per cui dominiamo, ma dal 2007 siamo a secco. Il 49° fu quello di Alessandro Petacchi, che l’ha vinta al settimo assalto, per poi sfiorarla e salire quindi un’ultima volta sul podio (2010). Alessandro, se ti dico Milano-Sanremo qual è la prima cosa che ti viene in mente? “La prima che corsi, nel 1998 in maglia Scrigno. Mi feci condizionare dal chilometraggio e alla fine capii che per vincerla hai poche carte da giocare. Ricordo che ero coi migliori e decisi di tentare. Scattai

Alessandro Petacchi con la maglia della Fassa Bortolo vince la Milano Sanremo 2005 - Photo by Cor Vos

in fondo a Imperia. Feci una pazzia, ma fu più forte di me. Sto bene e devo provare, mi dicevo da km. Invece avrei dovuto aspettare, magari la volata”. Fu il 4° posto conquistato in volata nel 2004, lì ti mancò qualcosina, a farti capire che eri pronto per vincerla? “Sì e fu anche la mia delusione più grande, legata alla Sanremo. Ci ero arrivato vincendo abbastanza, ma non avevo corso molto e un po’ di fondo mi mancava. Me ne accorsi in volata: mi lanciai ai 150 metri, ma già al cartello dei 100 non ne avevo. Mi dispiacque tanto perché quel giorno avevo quattro compagni a pilotarmi e che compagni: Vandenbroucke, Pozzato, Velo e Trentin. Non la buttai via, mi mancarono proprio le gambe. E capii che per vincerla dovevo arrivarci con tanti km di corsa nelle gambe. Più forte il Petacchi che vinse nel 2005 o quello messo in scacco dalla Quick Step nel 2006? “Forse quello del 2005, anche se di poco. Stavo bene anche nel 2006 ma esitai. C’era Pozzato davanti di pochi metri, io avevo Boonen a ruota e rimasi nella loro morsa. Partii ai 200 metri e arrivai a un soffio da Pozzato, che vinse. Fossi partito un po’ prima, come nel 2005, sono convinto che avrei concesso il bis. Forse era destino, forse erano troppe 2 Sanremo di fila. Ebbi paura di venir fregato da Boonen e invece me lo tolsi praticamente di ruota”. C’eri anche te nella folle Sanremo del

2013, con la neve? “C’ero e non c’ero. A Milano non pioveva neppure, quando ci dissero che avremmo trovato la bufera stentai a crederci, ma accadde davvero. Mi congelai e anche quando ripartimmo ero intirizzito. Fu un caos totale quel giorno, mi demotivò, non fu una vera Sanremo secondo me”. E’ stato un errore spostare l’arrivo sul Lungomare? “Sì. Era un’altra volata, anche da kamikaze con tutte quelle curve. Addirittura misero in quegli anni una salita in più, Le Manie. Per me fu una scelta sbagliata”. Concordi che la versione più autentica della Milano-Sanremo sarà anche quella del prossimo 18 marzo: percorso classico e arrivo in Via Roma? “Sì. La Sanremo che vedevo in tv da bambino terminava in Via Roma e per me deve essere quella: percorso classico, Cipressa e Poggio e arrivo in Via Roma. Ha un fascino unico e vinci solo se hai grandi gambe, perché un minimo tira. Puoi provare ad inventare o anticipando o ritardando. C’è spazio, è un arrivo splendido”. E allora chi vince sabato 18 marzo? “Sagan partirà forse come uomo da battere, anche se secondo me a inizio stagione, negli ultimi anni, fa più fatica a trovare da subito la condizione. Il mio nome è Gaviria. Se l’anno scorso non si fosse voltato, toccandosi con Van Avermaet, avrebbe vinto e gli altri non sarebbero neppure entrati nella foto”.



Campionati Europei Pista 2016 - St. Quentin en Yvelines - Francia - Inseguimento a squadre - Italia - Photo by Bettiniphoto


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HOTEL ON BIKE

NASCE IL PORTALE DELLE STRUTTURE

BIKE-FRIENDLY A cura della Redazione

Sara Falco: “Non solo un contenitore di proposte, ma anche un marchio certificato che indichi al turista-biker gli alberghi realmente in possesso di certi requisiti”

S

i chiama “Hotel On Bike” (abbreviato HOB) ed è il nuovo portale online dedicato alle strutture alberghiere “bike-friendly”, vale a dire quegli hotel che presentano un carnet di servizi indispensabili per chi sceglie - e sono sempre di più - una vacanza sui pedali. Il progetto, del resto, è nato e si svilupperà in base alle indicazioni del mercato turistico, sempre più proiettato verso i format della cosiddetta “vacanza green”. Un filone che necessita di strutture ad hoc, con servizi specifici ed una filosofia gestionale non “improvvisata”, ma realmente proiettata verso un turismo smart ed eco-sostenibile. “Hotel On Bike” - nato dalla collaborazione fra INBICI MAGAZINE e la società di servizi marchigiana AG Selling - è un contenitore d’informazioni costantemente “working in progress” in cui il ciclista-viaggiatore può trovare, selezionati per categoria, tutti i migliori bike-hotel d’Italia e d’Europa. Una piattaforma non aperta a tutti, ma soltanto a quelle strutture ricettive realmente in possesso dei requisiti necessari per ospi-

tare i ciclisti: dalla bike room alle guide per le uscite in bicicletta, dall’officina meccanica per la manutenzione ordinaria fino alla possibilità di portare la propria bicicletta in camera. Dunque, non solo servizi pratici, ma anche una politica gestionale che assecondi realmente la mentalità e le abitudini culturali del ciclista-tipo. Il portale è stato ideato, in maniera equilibrata, tanto per le strutture ricettive quanto per i potenziali turisti: i primi infatti possono reclamizzare la propria struttura rivolgendosi ad un pubblico selezionassimo di biker-tourist, mentre questi ultimi hanno la possibilità di consultare, in maniera veloce e selezionata, tutte quelle strutture certificate dal marchio “HOB” che possiedono i requisiti per una vacanza a misura di ciclista. “Il biker - spiega Sara Falco, editrice di InBici Magazine - è un turista particolare con delle esigenze non negoziabili perché viaggia con biciclette spesso molto costose che non possono essere parcheggiate in una raggiera davanti all’hotel. Lavorando tanti

anni nel mondo del ciclismo e viaggiando negli alberghi di tutta Europa ci siamo fatti una cultura piuttosto approfondita su quelle che sono le aspettative generali del turista biker. Da qui abbiamo redatto una sorta di protocollo con quelle che, a nostro avviso, rappresentano i punti salienti che una struttura che si definisce ‘bike-friendly’ deve assolutamente possedere. E nel nostro portale abbiamo inserito solo quegli alberghi in possesso di tali requisiti. Hotel On Bike, del resto, non vuole essere solo un contenitore di proposte, ma anche un marchio certificato che viene assegnato solo a chi, realmente ed in maniera verificabile, s’impegna ad offrire al ciclista un certo campionario di servizi”. “Hotel On Bike”, oltre ad essere un sito web, è anche una APP che si può scaricare gratuitamente su tutti gli apparecchi android e presto anche sulle piattaforme Apple. Un modo semplice per restare sempre aggiornati ed avere sul proprio smartphone, in teampo reale, le proposte ed i last minute che gli alberghi offrono. Info www.hotelonbike.com


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Giro d’Italia 2016 - Opera d’arte by Bettiniphoto


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GRANFONDO LAIGUEGLIA INTERNAZIONALE

L’EDIZIONE DEL RISCATTO A cura della Redazione

Dopo l’ultima rassegna funestata dal maltempo, la classicissima ligure torna alle origini. La corsa del 26 febbraio aprirà ufficialmente l’InBici Top Challenge. Vittorio Mevio: “Primo, la sicurezza dei ciclisti…”

Un’immagine della Granfondo Laigueglia Internazionale – Photo by Play Full

L’

obiettivo, per una volta, è dimenticare l’ultima edizione, quella che - per colpa del maltempo che flagellò la Liguria obbligò gli organizzatori della Granfondo Laigueglia a posticipare la manifestazione, creando non pochi problemi sia alla logistica che ai partecipanti. E fu sempre il maltempo a provocare alcune frane lungo il percorso, che obbligarono gli organizzatori ad accorciare di alcuni chilometri il tracciato. Insomma, mesi e mesi di preparazione certosina vanificati dai dispetti del meteo che, nel 2016, trasformarono la “festa di apertura” del calendario granfondistico nazionale in un’avventura organizzativa davvero complessa e temeraria. Nella prossima edizione, che si svolgerà il 26 febbraio 2017, la granfondo si presenterà nella sua classica location e il percorso tornerà lo storico tracciato di 111 chilometri con partenza da Laigueglia e arrivo a Colla Micheri. Un’edizione del riscatto per ricordare al grande popolo dei ciclo-amatori che, quando Giove Pluvio non ci mette lo zampino, la festa in questo spicchio di Liguria è sempre garantita.

La Granfondo Laigueglia Alè sarà la prima confermatissima prova che aprirà le danze del Gran Trofeo Gs Alpi 2017. Si ricorda che, abbonandosi al Gran Trofeo Gs Alpi, si avrà la possibilità di partecipare alla Granfondo Laigueglia Alè e a tutte le altri importanti prove che ne fanno parte, godendo di uno sconto del 20% su ogni singola manifestazione. Inoltre l’importante manifestazione ligure, che anche per la prossima edizione si prepara ad accogliere 3.000 granfondisti, sarà la prima prova del Prestigio e, soprattutto, dell’InBici Top Challenge, il nuovo circuito granfondistico organizzato proprio dal nostro magazine Alla consolle gestionale della gf Laigueglia Alè, come sempre, il vulcanico Vittorio Mevio, anima e cuore del Gruppo Sportivo Alpi, che commenta così il debutto nell’INBICI Top Challenge: “Credo sia uno dei circuiti più belli del panorama nazionale con sei gare di altissimo livello. Per quanto riguarda poi la prova jolly, piace quel tocco di ulteriore internazionalità”. Il “marchio di fabbrica” di Vittorio Mevio è l’attenzione maniacale alla sicurezza del ciclista: “Oggi - dice - puoi risparmiare su

tutto ciò che ruota attorno a un evento, ma non si può rinunciare alla sicurezza. Oggi ancor più di ieri, con il traffico sempre più caotico che troviamo sulla strade, con gli automobilisti che dopo tre minuti di coda cominciano a imprecare, con una sopportazione che ormai non c’è più. E’ un buon organizzatore colui che investe sulla sicurezza e che investe tanto. Se ne partono in duemila ne devono tornare duemila perché tutti hanno una famiglia da ritrovare la sera e un cartellino, magari, la mattina dopo da timbrare”. E quando si parla di sicurezza s’intende anche la sicurezza dei mezzi. I granfondisti, una volta terminata la gara, potranno infatti lasciare la propria specialissima nel parcheggio custodito allestito in piazzale San Sebastiano a Laigueglia, nelle adiacenze del pasta party e della zona premiazioni. Un’iniziativa utilissima per evitare i furti seriali di bici in auto. Intanto sono aperte le iscrizioni per partecipare alla Granfondo Laigueglia Alè. Tutte le informazioni sulle modalità d’iscrizione si trovano sul sito ufficiale della manifestazione alla pagina dedicata costantemente aggiornata.


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Il circuito granfondistico nazionale che racchiude in sé alcune tra le più prestigiose manifestazioni ciclistiche italiane. In rappresentanza di cinque regioni - Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Liguria e Trentino Alto Adige - include sei Gran Fondo di assoluto rilievo.

LE GARE DEL CIRCUITO

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GRAN FONDO DAVIDE CASSANI

SI CORRE PER I GIOVANI

Il C.T. Davide Cassani sarà presente alla 23ª edizione della Granfondo - Photo by Bettiniphoto

A cura della Redazione

Il 19 marzo a Faenza la rassegna dedicata al Ct della Nazionale. Tra le novità il Bike Village di InBici, la gara per le biciclette a scatto fisso e, dopo la Gran Fondo, la competizione riservata agli Juniores

I

l diktat del Ct Davide Cassani è chiaro e non negoziabile: “Si corre per i giovani”. E su questo solenne comandamento prosegue il consolidamento della Gran Fondo a lui intitolata che, il prossimo 19 marzo, a Faenza, celebrerà la sua 23ª edizione: “Siamo orgogliosi - spiega l’anima della rassegna Franco Chini - che questo messaggio rivolto all’attività giovanile, partito anni fa proprio da Faenza, sia stato oggi recepito da molte manifestazioni. Del resto, se vogliamo davvero dare un futuro a questa splendida disciplina sportiva, la strada può essere solo quella indicata dal nostro Ct”. La Gf Davide Cassani rappresenta, da oltre quattro lustri, la “classicissima” d’apertura della stagione amatoriale, l’evento che - come detto - il commissario tecnico della nazionale italiana ha ideato con una mission ben precisa: d’accordo lo spirito di aggregazione e la voglia di tornare a pedalare assieme dopo un inverno sui rulli, però

l’incasso della manifestazione, al netto delle spese, va impiegato tassativamente per lo sviluppo del ciclismo giovanile. Grazie a questo evento, infatti, ormai da diversi anni, la S.C. Ceretolese di Casalecchio di Reno e la Polisportiva Zannoni di Faenza - i due team che organizzano l’evento - sono riusciti a mettere in piedi un vivaio rigoglioso che comprende ormai una sessantina di ragazzi. Nella macchina organizzativa anche il Gruppo Cicloturismo di Castel Bolognese, il Gruppo Cicloturismo Avis e Bike Passion. Quest’anno, fra l’altro, sono previste alcune novità. Il pacco-gara potrà essere infatti ritirato il sabato precedente (dalle ore 15) nella piazza del Popolo di Faenza dove, in collaborazione con InBici Magazine, verrà allestito un bike-village con alcuni stand in rappresentanza delle più prestigiose marche di articoli per il ciclismo. In calendario anche, all’imbrunire, una singolare competizione riservata alle biciclette con scat-

to fisso che si snoderà lungo un tracciato cittadino di circa un chilometro. In serata, nella tensostruttura di piazza del Popolo, è in programma una cena aperta a tutta la città. Il via alla Gran Fondo verrà dato domenica 19 marzo in mattinata (alle ore 9.30) e, a seguire, è in programma la corsa riservata alla categoria Juniores che arriverà in piazza del Popolo (sotto lo stesso striscione della Gran Fondo) e partirà, con ogni probabilità, da Solarolo per inerpicarsi poi lungo uno spettacolare tracciato disegnato sui Monti Coralli. Intanto, proseguono a gonfie vele le iscrizioni. Da oggi e fino al 15 gennaio, per altro, è in vigore una promozione speciale che, al costo di soli 29 euro, dà diritto all’iscrizione alla Gran Fondo, ma anche all’accesso a tutti i servizi connessi alla manifestazione, compreso il Pasta Party e - novità assoluta di questa edizione - il “File foto” della Gran Fondo inserito nel pacco gara.


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Tour de Langkawi 2016 - Photo by Bettiniphoto


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GRANFONDO VIA DEL SALE - SELLE ITALIA

A CERVIA

TI ASPETTA UN MARE DI FELICITÀ A cura della Redazione

Questo il tema scelto dagli organizzatori della 21ª edizione della manifestazione ciclistica che il prossimo 2 aprile invaderà con ruote e pedali la riviera romagnola. E per chi non è riuscito ancora a prenotare un pettorale, a febbraio scatta l’opzione “charity”

È

già partito il conto alla rovescia della 21ª edizione della Granfondo Selle Italia Via del Sale, in programma a Cervia il prossimo 2 aprile. Un evento di grande richiamo internazionale che abbina all’elemento sportivo il filone turistico della “vacanza attiva”, un mantra per la terra di Romagna, dove il bagno Fantini - epicentro della kermesse - rappresenta da sempre un punto di riferimento. In questo spicchio di riviera, infatti, è nato il beach volley “made in Italy” e, sempre su questa battigia, nel corso degli anni sono sbocciate mode che, col tempo, in molti casi, sono diventate discipline sportive di successo. Per questa edizione, l’organizzazione della Gran Fondo ha voluto diffondere un messaggio di grande speranza e, in controtendenza con le difficoltà di un’epoca segnata da profonde tensioni e dal pessimismo cosmico, ha scelto come tema per il 2017 quello della felicità: “Possiamo conquistare la felicità con le nostre azioni quotidiane

- spiega Claudio Fantini, anima della rassegna - dedicandoci a ciò che ci piace, non reprimendo le nostre emozioni, imparando ad apprezzare di più quello che abbiamo, condividendo con gli altri la nostra felicità. Messaggi importanti che ci piacerebbe diffondere, in maniera virale, nel corso del fine settimana dedicato al nostro evento”. Tante infatti sono le iniziative “a tema” che, oltre al canovaccio classico, coinvolgeranno i partecipanti. Una di queste sarà il concorso “Pedala felice” che, per l’intero weekend dell’evento, offrirà omaggi a tutti coloro che vorranno consegnare un proprio pensiero sul tema della felicità. Le frasi più belle saranno poi pubblicate sulla pagina facebook della #granfondoselleitalia. Dopo i primi mille posti riservati ai prescritti e altri mille esauriti in pochissimo tempo, dalla mezzanotte del primo dicembre si è aperta la corsa agli ultimi numeri per la ventunesima edizione della Granfondo Selle Italia Via del Sale, che si svolgerà come

ormai da tradizione nello straordinario palcoscenico offerto dalla Riviera e dalle colline dell’Emilia Romagna e dallo splendido hospitality ‘vista mare’ del Fantini Club di Cervia. La quota d’iscrizione è di 50 euro ed include il pacco gara comprensivo di gadget tecnico “griffato” Selle Italia, Kit borraccia e barrette Enervit, Sale Dolce delle saline di Cervia e buono-omaggio per i servizi spiaggia offerti dal Fantini Club. Per prenotare un pettorale è sufficiente visitare il sito internet granfondoselleitalia.com, dove è possibile effettuare iscrizione e pagamento, tutto online e con pochi clic (per chi preferisce restano disponibili anche i moduli in pdf, da inviare unitamente alla ricevuta di pagamento). Per chi non riuscirà ad aggiudicarsi uno dei posti disponibili, duecento ultimissime iscrizioni ‘charity’ saranno vendute nel mese di febbraio a prezzo maggiorato, con il ricavato interamente devoluto in beneficenza. Info granfondoselleitalia.com


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L’OCCHIO DI MAGRINI

FOCUS SUL WORLD TOUR

COSÌ CAMBIA IL RISIKO DEI TEAM Giuseppe Saronni general manager del nuovo team UAE Abu Dhabi - Photo by Bettiniphoto

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a Nibali ad Aru, passando per tanti altri. Non mancano gli italiani da caccia più o meno grossa o da fatica, nel grande circuito World Tour. Mancano purtroppo le squadre italiane, dopo il cambio d’abito cui si è sottoposta l’ormai ex Lampre, unica delle nostre in lizza sino al 2016. Ottenuta infine l’agognata licenza in data 20 dicembre, la squadra, sempre sotto la regia di Beppe Saronni, naufragati i progetti cinesi, si chiamerà UAE Abu Dhabi con affiliazione dunque negli Emirati. La nostra chiacchierata sull’Italia del World Tour 2017, con Riccardo Magrini, parte proprio dal risolto caso ex Lampre. “I miei complimenti a Saronni, ha saputo tirar fuori il classico coniglio dal cilindro. Il ritiro della sponsorizzazione cinese, improvvisa, poteva rappresentare un problemaccio. Beppe lo ha risolto trovando subito una valida alternativa. Avrà fatto un quintuplo salto mortale, ma ce l’ha fatta e gli dico ancora bravo. Tecnicamente si continuerà a puntare su Ulissi cercando di far ambien-

tare al meglio quei giovani italiani di grande prospettiva che sono Consonni, Ganna e Ravasi. E poi c’è Mentjies, può essere l’anno della sua consacrazione nelle grandi corse a tappe. Accennavamo in avvio ai due fari del ciclismo italiano da Grandi Giri: partiamo allora da questa nuovissima Bahrein Merida Cycling Team, con tanti nomi importanti, anche italiani, a partire da Nibali… “Per come si era mossa inizialmente sul mercato, la squadra sembrava tutta costruita attorno a Vincenzo. Pian piano sono però arrivati innesti di altro tipo, buone individualità per le gare di un giorno ed è meglio così, anche per alleggerire la pressione su Nibali. Gasparotto e Colbrelli sono dei vincenti per le corse in linea, l’unico neo è la mancanza di grandi supporti per Nibali sulle grandi salite. Però c’è Visconti che può risultare di fondamentale importanza. Ha avuto un’accesa rivalità con Nibali, ma solo da dilettante, nel professionismo hanno preso strade diverse. Si conoscono da anni, si stimano e si rispettano, può essere una gran

bella coppia al Giro d’Italia. Tecnicamente hanno caratteristiche diverse, addirittura per me sono complementari”. Con l’addio di Nibali cambia invece molto il ruolo di Aru in una Astana che ha preso anche Gatto, il giovane Minali e Moreno Moser... L’assetto, in realtà, non è molto diverso dal passato. L’Astana resta sempre una bella corazzata che ha sempre vinto molto, soprattutto nei Grandi Giri. Aru avrà naturalmente più responsabilità rispetto alla passata stagione, ma l’ho visto motivato, convinto di poter assumere i gradi di capitano ed esserne all’altezza. Complessivamente mi sembra una Astana anche rafforzata, molto competitiva per le gare a tappe e i nostri Gatto e Moser la possono arricchire. Possibile che Moreno trovi l’ambiente giusto per esprimersi. Uno che ha vinto più di qualcosa al primo anno da pro ha per forza delle qualità, l’Astana può aiutarlo a tirarle fuori, penso io”. Di avere grandi qualità Diego Rosa lo ha ampiamente dimostrato e non solo al


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Chi è Riccardo Magrini Ex ciclista professionista, dirigente sportivo e commentatore per il ciclismo di Eurosport A cura di Riccardo Magrini e Fabio Panchetti

La grande novità è la squadra di Saronni affiliata ad Abu Dhabi, l’incognita è la Bora Hansgrohe di Sagan. Dal divorzio fra Nibali ed Aru all’avventura Sky di Diego Rosa, Giancarlo Magrini legge per noi gli oracoli della stagione che verrà

Giro di Lombardia. Che spazio può trovare in uno squadrone come SKY? “Sai come la penso sul Lombardia: lo ha perso lui e, in che modo, l’abbiamo visto tutti. Ma dimostrando comunque di essere all’altezza di una classica monumento e più in generale competitivo su terreni molto impegnativi. Ho la sensazione che, approdando alla corte di Froome, possa solo crescere. E’ adatto a una grande classica come la Liegi, ma è buono anche per i Grandi Giri. Può farci godere Diego, mi auguro che al Giro si parli di tre italiani che si danno battaglia, ovvero che Rosa si inserisca nel teorico duello tra Nibali e Aru”. La Trek Factory orchestrata dal bravo Luca Guercilena volta pagina con l’addio di Cancellara. Cosa ti aspetti da Nizzolo e Felline? “Prima vorrei dare alla Trek l’Oscar del mercato. Si sono mossi meglio di tutti, prendendo Contador e Degenkolb e spendendo il giusto. Degenkolb mi aspetto che vinca almeno 12-13 corse, Contador ha voglia di riscattarsi e i nostri sono più consapevoli dei mezzi che hanno. Nizzolo, dopo il titolo ita-

Fabio Aru con Aleksandr Vinokurov dirigente sportivo dell’Astana Pro Team

Peter Sagan durante la presentazione del team Bora Hansgrohe - Photo by VeloImages.com

liano, si è sbloccato e vince con più frequenza, lo stesso Felline ha mostrato una netta crescita nel 2016. Mi aspetto che continui”. Confermati in blocco gli italiani della Quick Step Floors, a partire da Trentin... “A partire da Davide Bramati, secondo me è il miglior diesse dell’intero World Tour. Lo chiamano ‘Mourinho’ non a caso. Trentin è un corridore molto stimato dai suoi tecnici, fa parte del gruppo Quick Step da diversi anni e in certe corse, la Grandi del pavè, non sarà facile neppure quest’anno trovare spazio. Sta a lui, Matteo è veloce, resistente, può essere utile alla causa sia aiutando che come vincente. Sabatini lavorerà parecchio, tra Kittel e Gaviria ne avrà di volate da tirare. E lo farà alla sua ottima maniera”. Per chiudere, due parole sull’eterno Bennati che passa alla corte di Valverde e altre due sulla ‘misteriosa’ Bora Hansgrohe imperniata su Sagan… “Più che alla corte di Valverde, il Benna passa a quella di Quintana, per il quale può essere di fondamentale aiuto al Tour. Pochi corridori sanno tenere al coperto e nelle posizioni giuste i propri capitani come lo fa

Bennati. E’ una garanzia, si è ritagliato questo ruolo di gregario di lusso con licenza di vincere che gli calza a pennello. E’ un’operazione mica casuale quella fatta dalla Movistar. La Bora Hansgrohe di Sagan è in effetti tutta da scoprire. Lui si è portato dietro diversi fedelissimi della Tinkoff e, se anche non sembra una squadra del livello di altre corazzate, non sarà un problema per Sagan. E’ abituato a vincere senza squadra, facendo tutto da solo o ricevendo giusto qualche aiuto di qualche compagno. Ha vinto due mondiali in questo modo. Vincerà ancora e molto anche nel 2017. Certo che, se devi sempre far tutto da solo, fatichi di più e ti stanchi prima. La prova del nove non è per Sagan, ma per la Bora. Dovrà dimostrare di essere un gruppo, uno staff, all’altezza di un campione del mondo, anche a livello di comunicazione, logistica e quant’altro. Altrimenti Sagan può risentirne in negativo. Anche se è l’indiscusso numero uno del ciclismo. E’ il fuoriclasse del gruppo, anzi”.


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MONDO ACSI

ACSI CONSEGNA GLI OSCAR 2016 A cura della Redazione

Lo scorso 11 dicembre a Riccione le premiazioni dell’ultima stagione. A Lanconelli, Ballestri e Fidanza i titoli assoluti GF, MF e Fondo. Vittoria di squadra per il Gianluca Faenza Team

L

o scorso 11 dicembre, all’Hotel Corallo di Riccione, sono stati svelati i calendari che animeranno la stagione agonistica di ACSI Ciclismo nel 2017. In programma anche le premiazioni di tutti i protagonisti che hanno arricchito il 2016 con avvincenti battaglie e sfide all’ultimo colpo di pedale nel corso del Campionato ACSI GranfondoMediofondo e Fondo. Quella che si sta per concludere è stata un’annata ricca di soddisfazioni per l’ente di promozione sportiva con più eventi ciclistici in Italia, pronto a ‘viziare’ ulteriormente tesserati ed appassionati aumentando il numero di manifestazioni agonistiche in vista della prossima stagione.

A presentare la giornata domenicale, interamente dedicata ad ACSI, ci ha pensato uno specialista come Alessandro Brambilla, il quale ha intrattenuto il folto pubblico ed invitato sul palco il responsabile nazionale Emiliano Borgna, vero e proprio “ambasciatore” delle manifestazioni ciclistiche di ACSI, sempre prodigo di consigli verso gli organizzatori, invitati a curare in particolar modo l’aspetto sicurezza. L’avvocato, visibilmente soddisfatto per l’esito della stagione, si è detto pronto ad affrontare nuove avventure con le sfide pedalistiche che riserverà il 2017. Borgna ha in seguito premiato anche gli organizzatori delle gare con un riconoscimento per l’ottimo lavoro svolto ed un arriveder-

ci al prossimo anno. ACSI, seguendo la propria “mission” che lo vede legato alle eccellenze ciclistiche del made in Italy, ha stretto recentemente una partnership con l’azienda faentina Biotex, specializzata nel settore dell’intimo tecnico per lo sport e rappresentata, nel corso della cerimonia, da Barbara Visani. Nelle prossime settimane verranno inoltre annunciate nuove collaborazioni con aziende leader in ambito ciclistico. Dal calendario gare di ACSI Ciclismo prendono spunto numerosi circuiti, nati proprio per racchiudere in un tutt’uno le prove più appassionanti del Campionato Nazionale Granfondo-Mediofondo ACSI. È il caso dello Zero Wind Show - il circu-


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Società vincitrice campionato fondo ASD MKG Cycling Team - Photo by Newspower

MEDIOFONDO: Molo Matilde (ASD GS Alpilatte B.R. Pneumatici Zanè) Woman 1; Bergozza Michela Giuseppina (ASD Hot Wheels Team) Woman 2; Viglione Leonardo (ASD Team UCSA) Junior; Albanese Santo (GS Falcon’s Team) Senior 1; Cariaga Michael Richard (ASD GS Ars et Robur New Energy Bike Team) Senior 2; Ballestri Cristian (Gianluca Faenza Team) Veterani 1; Ricci Raffaele (GS Falcon’s Team) Veterani 2; Mazzoli Paolo (Gianluca Faenza Team) Gentleman 1; Guidi Nevio (GS Falcon’s Team) Gentleman 2; Pisciotta Vincenzo (ASD Frecce Rosse) Super Gentleman A; Bonfigli Alberto (GC Pedale Civitanovese) Super Gentleman B FONDO: Chiappone Sara Elide (ASD Cycling Center) Woman 1; Figliola Federica (ASD MKG Cycling Team) Woman 2; Borgese Stefano (ASD Centro Fai da Te) Junior; Mantovani Fabio (ASD MKG Cycling Team) Senior 1; Fidanza Marco (ASD MKG Cycling Team) Senior 2; Ruffini Marco (ASD MKG Cycling Team) Veterani 1; Colleluori Marco (ASD MKG Cycling Team) Veterani 2; Leoni Massimiliano (ASD MKG Cycling Team) Gentleman 1; Di Davide Roberto (ASD Team 50 Fisso-Masciarelli) Gentleman 2; Masciarelli Palmiro (A.S.D. Angelini Cycling Team) Super Gentleman A ASSOLUTI GRANFONDO: 1. Lanconelli Flavio (AS Team-Forlì) Veterani 2; 2. Brilli Roberto (ASD H3O Race Team) Veterani 2; 3. Crinella Loris (ASD H3O Race Team) Veterani 1

I vincitori del Campionato Nazionale ACSI 2016, Granfondo, Mediofondo, Fondo con Emiliano Borgna

ito che premia la passione, dal prossimo anno al via con otto prove. Da un successo ad un altro, ACSI prepara il 2017 con iniziative, nuovi contest dedicati ai pedalatori e servizi ai tesserati, spiegando agli appassionati di ciclismo perché il mondo dei pedalatori in Italia ruoti sempre più intorno ad ACSI. Qui di seguito i vincitori della stagione agonistica, con Lanconelli, Ballestri e Fidanza bravi ad aggiudicarsi rispettivamente i titoli assoluti Granfondo, Mediofondo e Fondo, ed il Gianluca Faenza Team ad essere premiato come società vincitrice. Info: www.acsi.it/Ciclismo

VINCITORI CAMPIONATO NAZIONALE ACSI GRANFONDO: Cecchi Monica (Borello Cycling Team) Woman 1; Pacini Veronica (ASD Cicli Copparo Liotto) Woman 2; Merlari Alex (LGL Bike Team) Junior; Cariaga Mikhail Joseph (Gianluca Faenza Team) Senior 1; Bertuola Alessandro (ASD Cicli Copparo Liotto) Senior 2; Rezzani Michele (Gianluca Faenza Team) Veterani 1; Corsello Giuseppe (Gianluca Faenza Team) Veterani 2; Gardini Tiziano (ASD Oliviero) Gentleman 1; Donati Maurizio (ASD Oliviero) Gentleman 2; Zannoni Riccardo (LGL Bike Team) Super Gentleman A

ASSOLUTI MEDIOFONDO: 1. Ballestri Cristian (Gianluca Faenza Team) Veterani 1; 2. Scortegagna Fabio (ASD GS Ars et Robur New Energy Bike Team) Veterani 1; 3. Cariaga Michael Richard (ASD GS Ars et Robur New Energy Bike Team) Senior 2 ASSOLUTI FONDO: 1. Fidanza Marco (ASD MKG Cycling Team) Senior 2; 2. Ruffini Marco (ASD MKG Cycling Team) Veterani 1; 3. Colleluori Marco (ASD MKG Cycling Team) Veterani 2 SOCIETÀ VINCITRICI: Gianluca Faenza Team Campionato Gran Fondo; ASD GS Ars et Robur New Energy Bike Team Campionato Medio Fondo; ASD MKG Cycling Team Campionato Fondo.


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L’ATLETA DEL MESE

VENDRAME PIÙ FORTE DEL DESTINO

Andrea Vendrame in azione al Piccolo Lombardia 2016 - Photo by Solowattaggio

A

ndrea, come e quando ha incominciato a pedalare? Ho iniziato da piccolo nelle categorie giovanili. Precisamente da G1; nacque tutto per gioco perché il postino del paese, quando mi consegnava la posta, mi vedeva pedalare nel cortile di mia nonna. Essendo lui allenatore della squadra locale, mi chiese di provare a correre. Io risposi immediatamente di sì. Poi arrivò la prima gara, che vinsi. Ricevere la coppa mi rese il bambino più felice al mondo, fu così che continuai. Questo 2016 è stato incredibile per lei: l’incidente ad aprile aveva messo seriamente in pericolo la sua carriera: cosa ricorda di quel giorno terribile? Solo brevi spezzoni. Ricordo il mio DS Luciano Rui che, subito dopo l’impatto, si precipitò da me e mi disse di star tranquillo. Fu lui a togliermi le scarpe. Da corridore l’istinto è quello di rialzarsi subito, fu così anche per me, ma non è stato semplice. Ricordo i vari famigliari e la mia ragazza nella sala dell’ospedale prima della operazione; non smetterò mai di ringraziare tutte le persone che, in quei momenti, mi sono state vicine.

La sua squadra, la Zalf, uno dei vivai più prestigiosi al mondo, non l’ha mai lasciato solo... La Zalf non la definisco una squadra, è una famiglia. E le famiglie non abbandonano nessuno. Le è mai passato per la testa di dire “basta”, magari dopo l’incidente? Beh, in ospedale, appena ho visto la mia ragazza, ho detto “basta, non risalgo più in bici”, però gli amici e i colleghi, anche di altre squadre, mi hanno spinto a risalire in sella. Ero consapevole che risalire in bici e vincere sarebbe stata una cosa impossibile, però grazie a Gianni Faresin e Luciano Rui sono tornato a divertirmi e a far divertire. Prima di quell’incidente uno degli “squilli” da ricordare era stata la vittoria al Giro del Belvedere. E’ la vittoria più bella della carriera sinora? Diciamo che “vanto” un’altra vittoria più bella: quella di esser qui oggi e di correre ancora. Invece, ciclisticamente, sì è quella di Villa la vittoria più bella, sia per come l’ho vinta, sia perché correvo vicino casa sia perché il pubblico era speciale quel giorno.

La sua seconda parte di stagione è stata incredibile, una serie di piazzamenti nei primi 5 praticamente ad ogni gara. Tutto questo per rincorrere il sogno di passare professionista. Un sogno che si è realizzato, ma non è stato facile, vero? Il sogno di passare professionista al giorno d’oggi è molto difficile da realizzare, io dopo l’incidente non ci credevo più, però poi questi risultati e questa costanza hanno ripagato. Bisogna lavorare duro per ottenere qualcosa. Del terzo posto all’Europeo di Plumelec e del secondo posto al Piccolo Giro di Lombardia cosa ci dice? All’Europeo ero arrivato con una buona condizione, volevo farmi conoscere, ci sono riuscito con una medaglia di bronzo che, però, per me vale oro. Dopotutto chi se l’aspettava di esser nel podio ad un Europeo dopo quell’incidente? Del Piccolo Lombardia al giorno d’oggi tanti mi chiedono se ho sbagliato qualcosa, ma io rispondo con un bel no. Perché tatticamente ho corso come dovevo, visto che ero in minoranza (a livello di numeri) rispetto ai corridori di BMC e Lotto. Mi è


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A cura di Paolo Mei

Una brutta caduta lo scorso aprile ha rischiato di chiudere anzitempo una carriera promettente. E invece, Andrea è tornato più forte di prima. Oggi il corridore veneto ha firmato il suo primo contratto da professionista e, dopo un 2016 complicato (ma comunque ricco di risultati), prepara la prossima stagione con grande ottimismo Photo by GF

dispiaciuto un sacco arrivare a pochi passi da una vittoria prestigiosa come il Lombardia. Volevo fare un bel regalo ai miei compagni e ai direttori sportivi. La firma con Savio, come detto sopra, è arrivata in autunno inoltrato. Cosa si aspetta dal 2017 ciclistico? Savio quest’anno ha rivoluzionato l’organico con l’innesto di molti giovani, è un ottimo progetto per crescere bene. Per il 2017 mi aspetto di apprendere il più possibile, poi se arriva qualche occasione, cercheremo di sfruttarla. Sarebbe fantastico fare il centenario del Giro, visto che ci sono diverse tappe nelle mie zone. Non abbiamo ancora parlato delle sue caratteristiche tecniche: che corridore è Andrea Vendrame? Le mie caratteristiche sono quelle di scalatore. Prediligo i muri o le salite non molto lunghe, inoltre sono anche abbastanza veloce: se arrivo con un gruppetto di 30/50 unità posso dire la mia. Ed ora, chiudiamo con il sogno nel cassetto. Qual è la corsa dei sogni per lei? Il sogno nel cassetto sarebbe l’Amstel Gold Race! Andrea sul podio hai Campionati Europei - Plumelec Strada Under 23 - 2016 - Photo by Bettiniphoto


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PEDALARE AL FREDDO

L’ATTREZZATURA NECESSARIA PER PEDALARE ANCHE IN INVERNO A cura di Silvia Baldi – cicloturismo.it Photo by Bettiniphoto

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ove granfondo, la prima nel mese di marzo e l’ultima a settembre, cinque agonistiche e quattro cicloturistiche. Quando arriva l’inverno molti ciclisti sono portati ad abbandonare la bici per dedicarsi ad un periodo di riposo o semplicemente paura di ammalarsi, il freddo, il buio che arriva presto, la pioggia ed il vento, ma pedalare in inverno con moderazione è possibile e può dare anche molte soddisfazioni. Ovviamente bisogna dotarsi di alcuni accessori indispensabili per restare asciutti e mantenersi caldi. In particolare è fondamentale proteggere le estremità, mani e piedi, dal freddo. Per farlo si devono utilizzare capi d’abbigliamento specifici: • scarpe invernali idrorepellenti con rivestimento caldo all’interno • calze invernali in lana merino alte fino al

ginocchio in caso di freddo intenso • guanti con rivestimento caldo ed idrorepellenti da abbinare o meno a sottoguanti in pile • berretto antivento per la fronte e le orecchie. Non dimentichiamo però tutto il resto del corpo. L’ideale è indossare capi elastici, traspiranti e caldi come una salopette a gamba lunga e dell’intimo termico. Molto importante è anche l’utilizzo di una giacca antivento traspirante e leggera. Prestate sempre molta attenzione alle articolazioni (collo, gomiti, ginocchia) che se esposte al freddo possono sviluppare tendiniti e dolori. Oltre a proteggere il nostro corpo, bisogna pensare anche ad attrezzare la bicicletta con: • copertoni invernali con grip adeguati per terreni scivolosi o umidi

• parafanghi, per evitare che acqua e sporcizia vi finiscano sulla schiena • luci ben visibili Volendo si può applicare alla bicicletta anche una patina di lucido, di polish o di silicone per evitare che acqua e fango aderiscano al telaio e lo rovinino. Con questi piccoli accorgimenti andare in bicicletta d’inverno sarà un piacere. Inoltre, secondo la scienza pedalare per 1 ora a temperature prossime allo zero migliora e fortifica il sistema immunitario. Insomma il fisico si “tempra” diventando più resistente alle infezioni, sempre se ci si comporta come descritto sopra proteggendo il nostro organismo anche dopo l’attività fisica. In effetti è meglio rimandare la pulizia della bici e fare subito una doccia così da evitare di esporsi al freddo quando la nostra risposta immunitaria è più bassa.



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IL PUNTO DI VISTA

KEEP CALM E RIPOSA Photo byU.DaPozzo

A cura di Gian Luca Giardini

Dopo una stagione intensa, il nostro fisico ha bisogno di un break. Che tu sia un professionista o un ciclista della domenica, non dimenticare mai l’importanza vitale del riposo

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uando ci si addentra nel cuore dell’autunno o, peggio ancora, si entra nell’inverno, la nostra mente ed il nostro fisico ci richiedono di riposare, esattamente come fanno gli animali quando vanno in letargo. Non abbiamo più voglia di uscire in bicicletta perché fa freddo, cerchiamo goffamente di frequentare una palestra o una piscina ma, al primo spiraglio di sole, riprendiamo la bicicletta e torniamo a pedalare come forsennati, manco fosse già primavera. Poi alla prima perturbazione ripiombiamo in depressione, abbozziamo un po’ di corsa a piedi, magari un’altra misera seduta in palestra ma, appena si può, via di nuovo in bicicletta. Leggiamo poi, che i corridori (quelli professionisti) sono tutti in ritiro a pedalare, chi in Costa Blanca, chi alle Canarie, Tenerife, in Australia, ovunque splenda il sole, ed allora a quel punto non resistiamo più ed iniziamo la nostra “preparazione” a dicembre, in alcuni casi disperati addirittura a fine novembre. Complici di tutto questo, le nuove generazioni di indumenti tecnici. Non è più impossibile, infatti, pedalare anche con temperature molto rigide. Tutto questo però deve valere per i corridori professionisti o gli Under23, ovvero quelle categorie di atleti per i quali pedalare non è solo un diletto, ma un vero e proprio lavoro. Dal mio punto di vista, per noi semplici appassionati, e per gli amatori più “Racing”,

ritengo sia indispensabile per il nostro fisico, ma soprattutto per la nostra mente, un periodo di riposo assoluto per rigenerarci. Anche i professionisti, se prendiamo loro come esempio, archiviata la stagione agonistica e dopo un adeguato periodo di leggero scarico, passano 15 anche 20 giorni in totale relax. A detta di tutti i più grandi preparatori contemporanei, due o tre settimane sono indispensabili per “ricaricare le batterie” anche per i grandi campioni che, così facendo, possono (ri)iniziare ad allenarsi con le dovute motivazioni, gettando le basi per la stagione futura, con le energie mentali necessarie per affrontare tutti i sacrifici che questa difficile e splendida professione richiede. Questo è quello che fanno i grandi campioni, ragazzi tra i 20 ed i 35 anni, che si allenano quattro ore al giorno come minimo e che hanno una cilindrata decisamente superiore alla media di qualsiasi praticante. Se un periodo di riposo assoluto è fondamentale per loro, riusciamo ad immaginare come possa farne a meno un quarantacinquenne con un lavoro ed una famiglia, che percorre 15.000 km all’anno nei ritagli di tempo? Ricordo che per compiere quel chilometraggio occorrono almeno 600 ore di bicicletta. Alla luce di questo ragionamento il mio personalissimo e modesto consiglio è: conclusi gli impegni agonistici o raggiunti gli obiettivi prefissati, effettuate un periodo

di scarico progressivo che vi porterà lentamente a diminuire lunghezza, intensità e frequenza delle vostre uscite nell’arco di due / quattro settimane. Questo vi permetterà un recupero attivo e soprattutto di adeguare il vostro nuovo regime alimentare al diminuente fabbisogno calorico giornaliero. A quel punto sarete pronti per un periodo di riposo vero e proprio. Naturalmente non sono vietati gli hobby - tipo nuoto, camminate, palestra, caccia, sci eccetera - anzi, è un modo gradevole per continuare a muoverci senza spremere energie e rilassarci mentalmente. A quel punto potrete riprendere la bicicletta, con una gran voglia di pedalare, anche quando il tempo non sarà così bello e, dopo due o tre settimane di pedalate blande, potrete iniziare a prepararvi sul serio. A quel punto, ognuno di noi avrà i suoi obiettivi: chi La Maratona delle Dolomiti, chi la Nove Colli, altri il percorso medio de La Via del Sale, altri ancora rimanere nel gruppetto degli amici, nell’uscita della domenica mattina. Ricordatevi che arriverà anche luglio, il mese forse più caldo dell’estate, e con le alte temperature vi sembrerà impossibile gareggiare o semplicemente uscire in bicicletta. Non è assolutamente così. I corridori, professionisti in quel mese corrono il Tour de France, quindi nulla è impossibile. E’ bene semmai recuperare le fatiche durante l’inverno e programmare bene i propri obiettivi.


Prior to the advanced development of Graphene, there was always the requirement of compromising between speed, grip, durability and pucture protection. Effectively, the introduction of Graphene allows for the natural barriers of rubber to be removed, which means that there is no longer the need for such compromises. All these features are now reaching their maximum possibilities. vittoria.com #NO COMPROMISE


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L’EVENTO

MARCIALONGA LONGA LA CLASSICISSIMA La partenza della Marcialonga di Fiemme e Fassa 2016 - Photo by Newspower.it

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arafrasando dal ciclismo, è la Classicissima dello Sci Fondo, la perla italiana della disciplina. Sopra di lei solo la mitica Vasaloppett, in Svezia. Ma come lei, anche la Marcialonga è Leggenda vivente, evento mistico come le Valli che ne sono teatro: 70 km di fatica tra boschi incantati e sentieri da fiaba. Marcialonga è sport, cultura, fascino e fatica. Marcialonga è il frutto della passione del gruppo Marcialonga, presieduto da Angelo Corradini e capitanato da Gloria Trettel (general manager). Senza dimenticare gli oltre mille volontari che ogni anno si prodigano per metterla in scena. Col vernissagè milanese di inizio dicembre, nelle sale di QC Terme Milano, il conto alla rovescia può dirsi partito ufficialmente: meno di due mesi alla 44ª Marcialonga di Fiemme e di Fassa, primo dei 3 appuntamenti stagionali per il gruppo. Si comincia dunque nell’ultimo week end di gennaio, dal 27 al 29. L’appuntamento di domenica 29, la Marcialonga vera e propria, sarà il clou di una 3

giorni che includerà una versione Baby (per la fascia 0-6 anni) e che vedrà, sempre nel pomeriggio di venerdì, l’apertura ufficiale di ‘SciVolando con stile’. Cronache, mode, imprese e sogni raccontati dalle voci e dalle immagini dei protagonisti dello sci, esperti di cultura, sport e costume. Un evento di cultura e sport promosso dai Comitati delle 2 storiche gare di sci del Trentino: la 3Tre di Madonna di Campiglio e ovviamente la Marcialonga. Sabato 28 spazio agli eventi collaterali (Story, Stars, Young), il via della 44ª Marcialonga di Fiemme e di Fassa sarà dato alle 7.50 di domenica 29 (prima le donne, gli uomini alle 8). Angelo Corradini, presidente del Comitato Organizzatore comincia da un ricordo personale e rassicura quindi sull’eventuale mancanza di neve, che non sarebbe un inedito: “Ho gareggiato nel fondo - dice - anche se con pessimi risultati. Però ero iscritto alla 1ª edizione della Marcialonga, nel 1971. Purtroppo mi trovavo in Svizzera per degli esami scolastici e arrivai tardi, le 9 del mattino. Tutti già partiti. Un peccato. L’eventuale

mancanza di neve non ci preoccupa e non sarà un problema. In questo Marcialonga ha fatto la storia, già nel 1974 abbiamo dovuto fare di necessità virtù. Anche l’anno scorso mancava la neve ma siamo riusciti a garantire il percorso. Sappiamo fare di necessità virtù. Peraltro, dopo il freddo di metà novembre, abbiamo già una discreta riserva di neve. Dal 12 dicembre la distribuiamo e già dal 15 si potrà sciare. Ci tengo a sottolineare che avremo la copertura televisiva di Raisport e l’evento andrà in diretta in almeno 12 nazioni. Abbiamo già chiuso con le 3 reti nazionali scandinave: Svezia, Norvegia e Finlandia. Al via ci saranno 10 senatori, gente che ha gareggiato in tutte le precedenti 43 edizioni. Daremo loro la giusta rilevanza, anche nei giorni che precedono la gara”. Da gennaio a giugno, dal fondo al ciclismo. Il secondo impegno del gruppo, da venerdì 4 a domenica 6 giugno, è l’ 11ª Marcialonga Cycling Craft. Arricchita dalla grande novità della gara a scatto fisso, venerdì 4, suo palcoscenico Predazzo. La manifestazione di domenica 6, Gran Fondo e Medio Fon-


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A cura di Fabio Panchetti

Sci di fondo, bicicletta e podistica. Grazie all’infaticabile opera di Angelo Corradini e Gloria Trettel, la Marcialonga cresce e si consolida, spigolando tra tradizione e futuro

Ivana Vaccari intervista Angelo Corradini presidente Marcialonga durante la conferenza stampa

do sui 135 e 85 km, farà parte di numerosi circuiti. Sarà prova della nostra Inbici Top Challenge, dell’Internazionale Gran Fondo World Tour, dello Zero Wind Show. Per il 2° anno anche del campionato Nazionale ACSI granfondo/mediofondo. Monte San Pietro è Lavazè le due ascese del percorso breve, nel lungo anche San Pellegrino e Valles, prima del ritorno a Predazzo. Un grande evento che racchiude tante eccellenze, come spiega anche Emiliano Borgna, Responsabile Nazionale Acsi Ciclismo: “Il ciclismo è il traino ACSI, con circa 1800 società del settore affiliate. Siamo soddisfatti del debutto di un anno fa, è stata la prima Marcialonga con egida ACSI ed è un onore per l’Ente poter lavorare per una manifestazione che abbia i massimi standard qualitativi e di sicurezza. Organizzare il ciclismo è complicato, il problema sono i ciclisti: chiunque, con il dorsale in schiena, vuole un minimo competere. Qualcuno però perde la bussola e mette a rischio gli altri. Il nostro compito è fare in modo che domenica 6 giugno tutti si divertano, gareggiando

ma in sicurezza. E garantisco, per averlo visto, che il percorso è bellissimo, mi ha fatto scoprire magnifici posti che, lo ammetto, non conoscevo”. Dopo il fondo e il ciclismo, la corsa a piedi. Ultimo appuntamento del gruppo Marcialonga, in data 3 settembre, la 15ª Marcialonga Running Coop, vera linea di congiunzione tra la due valli trentine. Partenza del centro di Moena, tracciato di 26 km che passa poi per i centri fiemmesi di Predazzo, Ziano, Panchinà, Lago di Tesero e Masi di Cavalese, prima dell’arrivo in via Bronzetti, nel cuore di Cavalese. A fare il punto dell’evento e del lavoro complessivo che il gruppo ha già cominciato a svolgere, una signora: la general manager Gloria Trettel. “Prima cosa ringrazio tutti i nostri volontari. La maggior parte sono maschi e non è così facile tenerli a bada. Ma cerco di comprenderli e soprattutto mi fido di loro. Anche questa 15ª edizione, come tutte le altre, è dedicata in primis alla massa, alla gente di tutte le età, a tutte le persone che amano lo sport. Poi ci sono naturalmente anche gli

agonisti. Il nostro impegno è prenderci cura di tutti. Pensare ai più bravi ma ancor più, se possibile, alle migliaia che stanno nella ‘pancia’ del gruppo. Coinvolgeremo anche i bambini, avremo almeno 50 senatori in gara e li valorizzeremo. Anche dei VIP, Davide Cassani (Ct Italia ciclismo) ha promesso che farà sia la ciclistica che la podistica. Stiamo anche valutando, già per settembre 2017, di approntare 3 diverse distanze. Forse 8,10 e 26 km. Sicuramente le adotteremo in futuro, già dal 2018. Abbiamo stabilito un limite di 7mila iscritti ma credo che lo supereremo. Sarà uno stress-test ulteriore, ma ci siamo abituati e siamo pronti. Vogliamo dare il massimo a livello di disciplina sportiva, sicurezza e territorio. Offriremo competizione, divertimento, salute e soddisfazione a tutti i partecipanti dei nostri eventi”. Questo dunque il 2017 del Gruppo Marcialonga. 27-29 gennaio: 44ª Marcialonga Val di Fiemme Val di Fassa (sci di fondo). 4-6 giugno: 11ª Marcialonga Cycling Craft (ciclismo). 3 giugno: 15ª Marcialonga Running Coop (podismo).


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PERSONAGGI

ANDREA NOÈ UNA VITA DA GREGARIO Andrea Noè - Photo by Playfull

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rofessionista per 19 anni, dal 1993 al 2011. Una vita da gregario (ma anche da maglia rosa) che Andrea Noè ci racconta nell’omonimo volume curato da Andrea Ballocchi. Lo scorso 1 dicembre, al Teatro Agorà di Robecco sul Naviglio, ospite d’eccezione Vincenzo Nibali, si è svolta la presentazione ufficiale del volume. Una serata di sport, cultura, ma anche beneficienza, a sostegno della popolazione colpita dal recente terremoto in Centro Italia. “Una vita da gregario”, dunque. Ma quando è iniziata la tua vita di corridore e perché proprio il ciclismo, Andrea Noè... “E’ iniziata che avevo 15 anni. La bici per una semplice ragione: emulare ma soprattutto battere mio fratello che già correva. La scintilla è stata quella. Se ci riusciva lui potevo farcela anche io e pure meglio. Avevamo caratteristiche diverse. Lui più veloce, io più passista scalatore. Quando la prima gara e come finì?

“A Zibido San Giacomo, provincia di Milano. Avevo 15 anni, ricordo che era da poco finita la scuola, era giugno. Non ero granchè allenato, a quei tempi veniva prima lo studio e poi la bicicletta. Ma era così anche per altri, si andava un po’ allo sbaraglio, oggi è tutto diverso anche a livello giovanile. Ricordo che mi piazzai a centro-gruppo, senza fare la volata, che già allora non era il mio pezzo forte. Ricordo ancora meglio la seconda gara: c’era uno strappo duro che pagai. Mi ritirai, non avevo esperienza, ma poi me la sono fatta”. Quando hai capito che la tua vita sarebbe stata nel ciclismo? “Nel ‘91, da dilettante. Feci terzo al Giro della Val d’Aosta, forse lo vinse Wladimir Belli. Ero alla Mecair, ebbi la fortuna di avere un tecnico come Walter Pollini e, anche grazie a lui, capii che il ciclismo poteva diventare la mia vita, il mio lavoro per molti anni. L’anno successivo andò ancora meglio, finii terzo al Giro d’Italia (dilettanti) e grazie a

quel risultato ebbi la possibilità di passare professionista”. Quando hai capito, invece, che la tua vita ciclistica sarebbe stata quella del gregario? “Direi subito. Se non sei un vincente, ma solo uno buono, lo capisci presto, già nelle categorie inferiori. Capisci anche presto che se non hai sia le gambe che la testa non puoi fare il corridore. Io non mi sono mai considerato campione, ma un buon corridore. Ho capito che in gruppo ci potevo stare solo se mi fossi sempre impegnato al massimo, comportandomi da professionista”. Cosa significa una vita da gregario in una grande squadra. Quali sono i buoni consigli da dare cui accennava Nibali? “Consigli a Vincenzo magari ne do ancora, siamo amici e lavoro nello staff A&J, i suoi manager. Al di là di questo, i consigli che si danno ai giovani possono essere i più disparati, ma non riguardano certo preparazione o alimentazione, per quello ogni


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Chi è Fabio Panchetti Giornalista Sportivo e Telecronista per il Ciclismo di Eurosport

Andrea Noè

A cura di Fabio Panchetti

Andrea Noè è stato uno dei gregari più preziosi del ciclismo italiano. Generoso, ostinato e tattico, storia di un luogotenente che, dalle retrovie, ha deciso molte corse: “Chi vince il prossimo Giro? Aru o Nibali, per me fa lo stesso…”

squadra ha uno staff preposto. I miei sono soprattutto consigli psicologici, far capire quanto sia bello ma quanto allo stesso tempo possa essere duro, brutto, questo lavoro. In una grossa squadra la figura del gregario, o luogotenente come si dice oggi, è importante. Anche di riferimento per il leader. Un gregario può anche decidere una grande corsa, dando il consiglio tattico giusto, nel momento giusto, al suo leader. Vero che abbiamo le radioline, ma capiterà sempre di dover talvolta cambiare le tattiche in corsa”. A te chi li ha dati i buoni consigli? Tante persone, penso a quando sono passato pro in Mapei. Grandi campioni da cui imparare e una persona eccezionale come Aldo Sassi. Ma i primi buoni, fondamentali consigli li devo a Walter Pollini, ai tempi della Mecair. Li ho sempre portati con me”. Il peggior difetto di Vincenzo Nibali e la sua più grande qualità? “L’ho conosciuto da giovane, ci misero in

La copertina del libro “Una vita da gregario”

camera insieme e non è più successo. Russava, ecco il suo peggior difetto, nessun dubbio. Ha tante qualità, quella che preferisco è il suo essere corridore di vecchio stampo. Una stagione si programma, ma quando si è in corsa bisogna esser pronti, come dicevo già prima, a cambiare atteggiamento, a fare mosse diverse da quelle decise al mattino. Vincenzo lo fa spesso. Qualche volta gli va pure male, gli è successo anche all’ultimo Giro, a Roccaraso, quando trovò il vento contro e lo ripresero. Altre volte però gli va bene, una su tutte il Giro di Lombardia che ha vinto sorprendendo gli avversari, che non s’aspettavano quell’attacco vincente”.

Chi vince il prossimo Giro d’Italia: Nibali o Aru? “Bella domanda. Risposta facile. E’ un Giro speciale, il numero 100. Deve vincerlo un italiano e questo mi basterebbe. Sarei contento che fosse Nibali, Aru o chi altro, basta che sia uno dei nostri. Il percorso è bellissimo. E in fondo omaggia sia la terra di Nibali che quella di Aru”. Un aggettivo per il Noè corridore? “Generoso. Molte volte potevo dire la mia, ma non l’ho fatto. Il mio compito era stare al fianco dei capitani e lavorare per loro. L’ho fatto per tanti anni e spero nel miglior modo possibile”



Sei Giorni Gand 2016_Mark Cavendish - Bradley Wiggins - Photo by Bettiniphoto


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GRANDUCATO DI TOSCANA

UN 2017 RICCO DI NOVITÀ A cura della Redazione

Nove prove da marzo a settembre con appuntamenti anche nel Lazio e in Romagna. Due le opzioni per abbonarsi: una per le sole prove agonistiche e un’altra per tutte le manifestazioni. Prevista anche una quota di solidarietà con diritto alla “Griglia Vip” Il campione Mario Cipollini pedala sulle strade toscane con i ciclisti del Granducato - Photo by Play Full

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ove granfondo, la prima nel mese di marzo e l’ultima a settembre, cinque agonistiche e quattro cicloturistiche. Nove appuntamenti che nel 2017 porteranno i ciclisti non solo in Toscana, ma anche nel Lazio e in terra di Romagna. Questa in sintesi la 19ª edizione dello storico Giro del Granducato di Toscana, il circuito più longevo d’Italia, che partirà il 12 marzo 2017 con la Granfondo dei Laghi, prova agonistica che si svolgerà a Campagnano di Roma. Il secondo appuntamento, invece, è in calendario per il 26 marzo a Volterra (Pi), teatro della Granfondo Città di Volterra, prova cicloturistica. Il 9 aprile tutti a Pomarance (Pi) per la Greenfondo Paolo Bettini, mentre il 7 maggio ci si immerge nella quiete di Colle di Val d’Elsa (Si), la “Città del Cristallo”, che ospiterà la Granfondo Vernaccia (entrambe agonistiche). Il 2 giugno a Castelnuovo Berardenga (Si) spazio ancora al cicloturismo con la Granfondo Chianti Classic, mentre il 4 giugno a Capannori (Lu) va in scena l’omaggio al più grande velocista italiano della storia

con la Granfondo Mario Cipollini, manifestazione agonistica. Il 18 giugno il circuito invade la Romagna con la tappa di Bagno di Romagna (Fc), dove si rinnova l’appuntamento con la Granfondo del Capitano, prova agonistica. Il 10 settembre, invece, a Galluzzo (Fi) ci sarà la Granfondo Giro della Toscana (cicloturistica), mentre il 24 settembre chiusura in grande stile con la cicloturistica Granfondo Colli del Tartufo, che si terrà a San Miniato (Pi) e che prevederà anche una cronoscalata agonistica. Il cronometraggio sarà interamente gestito da MySdam. Una scelta fortemente voluta dal Comitato organizzatore per facilitare i ciclisti. Ulteriori dettagli sul regolamento del Granducato sono consultabili sul sito internet www.girodelgranducato.com/index.php/ regolamento. Nel 2017 è in programma anche una premiazione, dopo ogni manifestazione, per le squadre i cui iscritti affronteranno solo i percorsi cicloturistici. E in tema di novità, grazie a Bancadinamica tutti gli appassionati potranno usufruire di particolari vantaggi, ad esempio

sull’abbonamento o sull’iscrizione alle singole gare. Bancadinamica, la banca online degli sportivi (già in corsa con il Giro del Granducato di Toscana nella premiazione 2016), conferma la sua presenza a fianco dei ciclisti “dinamici” che correranno il Giro del Granducato di Toscana 2017 (www.bancadinamica.it). L’abbonamento per le sole gare agonistiche costa 115 euro sino al 31 gennaio (prima griglia) e poi 140 dal 1° febbraio alle ore 20 dell’8 marzo (seconda griglia). L’abbonamento per tutte le nove prove costa invece 145 euro fino al 31 gennaio (prima griglia) e poi 190 euro dal 1° febbraio alle ore 20 dell’8 marzo (seconda griglia). Sarà possibile abbonarsi fino al 1° marzo attraverso una “quota solidarietà” di 200 euro con diritto alla “Griglia Vip” sulle prove agonistiche. Per ulteriori dettagli basterà visitare il sito ufficiale del Giro del Granducato di Toscana (www.girodelgranducato. com), oppure la pagina Facebook - girodelgranducato.



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NOT ONLY BIKE PASSIONE SUI PEDALI L’atleta durante un test di biomeccanica - Photo by Campbell Web S.r.l.

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OB è un centro polifunzionale dedicato alle due ruote e allo sport che si apre a tutti gli amanti del pedale. L’obiettivo che i titolari si sono prefissi è quello “di soddisfare le esigenze dei ciclisti a 360°”. Qui è possibile trovare di tutto, sia per l’appassionato che si appresta a salire in sella per la prima volta e sia per chi, invece, pratica il ciclismo ai più alti livelli. In NOB conoscono perfettamente le esigenze dei biker e hanno unito al punto vendita una serie di servizi indispensabili per il benessere in bicicletta. Tutto questo perché la bici, oggigiorno, non è più un semplice hobby ma è uno stile di vita da curare e perfezionare nei minimi particolari. La storia e la filosofia di NOB NOB nasce dall’esperienza maturata nel campo del ciclismo professionistico dell’ex

pro Luca Celli insieme all’amico Francesco Bondi - preparatore atletico - esperto nel mondo del ciclismo su strada e della MTB. Otto anni di professionismo preceduti da numerose stagioni tra le file degli amatori rappresentano un background importante. La filosofia e l’impronta che Luca Celli ha voluto trasmettere all’interno del NOB è la sintesi di queste esperienze. Per questo scopo, all’officina con meccanici specializzati, in NOB è stato affiancato un Pro Shop Assos unico in Emilia Romagna con una vasta scelta di accessori delle migliori marche. NOB è infatti rivenditore ufficiale di prestigiosi marchi come BMC e Cannondale, Lightweight Point e rivenditore dei marchi AX Lightness e SRM, il meglio della tecnologia tedesca applicata al ciclismo. In oltre NOB è centro assistenza Shimano. Inoltre, grazie alla collaborazione con

Retül, in NOB i ciclisti possono trovare il miglior servizio di biomeccanica al mondo e una serie di altre iniziative che spaziano dalla preparazione atletica personalizzata alla fisioterapia fino ad arrivare alla medicina sportiva. L’innovativa tecnologia Vibra: funzionamento e risultati ottenuti NOB è il primo centro al mondo specializzato nella preparazione atletica per ciclisti e atleti che adotta questo rivoluzionario sistema specifico per incrementare le performance, la metodica Vibra (A-Circle). Esso consiste in un generatore di onde meccaniche (aria) selettive - applicate sui muscoli e percepite dal corpo come una vibrazione - già utilizzate in riabilitazione per la loro azione sul sistema neuro-muscolare. Le vibrazioni, con frequenze che variano da 50 a 300 Hz, attivano dei recettori pre-


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L’innovativa tecnologia Vibra

A cura di Roberto Zanetti

Tradizione e innovazione si incontrano nel punto vendita di San Mauro Pascoli, un grande “open space” dove la storia del ciclismo sposa la modernità

senti nei muscoli. L’informazione arriva nei centri motori superiori - sede del comando motorio - che reagiscono differentemente a frequenze diverse, determinandone l’applicazione. Ad esempio, le frequenze medie stimolano un migliore reclutamento delle unità motorie e delle sue fibre muscolari con effetto benefico sulla capacità plastica muscolare, mentre quelle basse generano uno scarico veno-linfatico per post gara o post allenamento intenso. Le frequenze alte, invece, generano miglioramenti del gruppo muscolare stimolato assimilabili a quelli indotti da un allenamento di forza tradizionale. Gli effetti del trattamento sono visibili entro 24/48 ore dalla seduta e proseguono fino a quindici giorni successivi all’applicazione, aumentando di intensità, se l’atleta svolge attività fisica durante e dopo il trattamento stesso.

una immagine dello showroom NOB

NOB - Not Only Bike Via Bellaria Nuova, n.514 San Mauro Pascoli (FC) Tel. +39 0541 933413 Web site: www.nob.bike



Tour de Suisse 2016 - Photo by Bettiniphoto


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LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL

TRITTICO DA SOGNO Immagini de La Leggendaria Charly Gaul 2016 - Photo by Newspower

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PT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi ed ASD Charly Gaul Internazionale in rampa di lancio con le emozioni del trittico ipercompetitivo composto dalla velocissima cronometro di Cavedine (TN) di venerdì 7 luglio lungo gli affascinanti scenari della Valle dei Laghi, poi ecco la passione per le due ruote d’epoca con la terza edizione della ciclostorica “La Moserissima” di sabato 8 luglio, mentre domenica 9 luglio si festeggerà finalmente la dodicesima edizione de “La Leggendaria Charly Gaul”, un appuntamento tra i più sentiti e “cliccati” dello stivale cicloamatoriale. Due i percorsi che ricalcheranno l’impresa dell’Angelo della Montagna targata 8 giugno 1956, con partenza da Piazza Duomo a Trento ed arrivo sul Monte Bondone in località Vason. Il primo sarà il formidabile granfondo, di 141 km e ben 4000 metri di dislivello con i punti ristoro situati a Ville di Giovo, Ravina, Garniga Terme, Viote, Sarche, Ciago, Sopramonte, Candriai, Vaneze e Vason, mentre il mediofondo di 57 km e 2000 metri di dislivello permetterà di rifocillarsi a Ville di Giovo, Piedicastello, Sardagna, Candriai, Vaneze e Vason. La Città del Concilio sarà la vera artefice di tutto ciò, Trento venne fondata dalle popolazioni celtiche prima di essere conquistata dai romani e denominata “Tridentum”. In seguito il comando andò al principato

vescovile, sino all’arrivo delle truppe napoleoniche sul finire del ’700. La successiva denominazione austro-ungarica diede un forte impulso alla città tridentina, rendendola un importante centro amministrativo e commerciale. Trento offre tutto ciò che uno sportivo è in grado di desiderare, da sontuose montagne a monumenti, palazzi e castelli, oltre ad un’atmosfera rilassante e coinvolgente, completando il parterre di opportunità con una varietà incredibile di musei ed iniziative. Le tariffe di partecipazione alla cronometro di Cavedine, a “La Moserissima” e a “La Leggendaria Charly Gaul”, rispettivamente di 42 euro per i percorsi mediofondo o granfondo, di 60 euro per uno dei due con l’aggiunta della prova a cronometro e di 30 euro per la sola ciclostorica, sono comprensive di numerosi benefici e servizi, come prodotti tipici del territorio trentino, gadget tecnici, la Trentino Guest Card per accedere a musei e usufruire dei trasporti all’interno della città tridentina, dorsale personalizzato e non solo, i partecipanti della dodicesima perla dell’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi ed ASD Charly Gaul Internazionale potranno beneficiare anche del trasporto indumenti da Trento al Monte Bondone e del servizio navetta per i ciclisti che, a sfida conclusa, vorranno rientrare dal Monte Bondone a Trento tramite l’utilizzo di un autobus

riservato. La situazione si ripeterà in mattinata per chi avrà pernottato negli alberghi del monte trentino che ha reso il lussemburghese Charly Gaul una figura di riferimento per tutto il mondo delle due ruote. È inoltre disponibile l’offerta “Una vacanza leggendaria – A legendary holiday”, a partire da 49 euro e comprensiva di una notte con trattamento in B&B, oltre a visite guidate e a tutti i vantaggi della Trentino Guest Card. La dodicesima edizione sarà ancora una volta l’unica tappa italiana dello spettacolare circuito internazionale UCI Gran Fondo World Series, che concederà la possibilità di qualificarsi alle finali dei Campionati del Mondo Amatori e Master, oltre ad essere la sesta prova di InBici Top Challenge ed Alé Challenge, un gradito ritorno, quest’ultimo, che attirerà anche i corridori stranieri. Per quanto riguarda l’UCI Gran Fondo World Series le categorie fra i Master donne e uomini saranno così suddivise: Master 1 19/34 anni, Master 2 35/39 anni, Master 3 40/44 anni, Master 4 45/49 anni per la categoria granfondo e Master 5 50/54 anni, Master 6 55/59 anni, Master 7 60/64 anni e Master 8 65 anni e oltre per quanto riguarda i mediofondisti. Verranno premiate le prime cinque società con almeno cinque atleti classificati, i primi tre assoluti classificati del percorso granfondo e mediofondo, i primi tre di ogni categoria del percorso granfondo e mediofondo,


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A cura della Redazione

Si parte con la cronometro di Cavedine, si prosegue con la ciclostorica “La Moserissima” e si conclude con “La Leggendaria Charly Gaul”. A luglio preparatevi a vivere un indimenticabile weekend in alta quota

mentre l’ambito Trofeo Charly Gaul verrà consegnato al primo classificato assoluto maschile e alla prima classificata fra le donne. Sfide prestigiose che concederanno anche al ‘pubblico’ l’opportunità di divertirsi, con tante iniziative di contorno e gare palpitanti che, come una tappa da Giro d’Italia, raccoglieranno numerosi appassionati di ciclismo sulle strade trentine, coinvolti dalla passione del comitato organizzatore che da tanti anni segue passo dopo passo le vicende ciclistiche delle proprie gare nel mese di luglio, giornate che ormai sono diventate un appuntamento fisso per i corridori di tutt’Europa, con tanti atleti provenienti anche dalle nazioni confinanti, attirati da contest dal sapore internazionale. La direttrice dell’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi, Elda Verones, in collaborazione con l’ASD Charly Gaul Internazionale, farà nuovamente affidamento su istituzioni, collaboratori e volontari che hanno reso grande la scorsa tre-giorni de “La Leggendaria Charly Gaul”, a cominciare dalla sfida a cronometro, con la spettacolare salita conclusiva in direzione Castel Madruzzo e Lasino ad esaltare le doti dei cronomen, una prova tecnica e suggestiva, capace di abbinare la velocità di una gara di questo tipo ad un’erta finale inusuale per una cronometro, con anche qualche ragio-

Il campionissimo Francesco Moser e Elda Verones, direttrice della Apt Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi, alla partenza della La Moserissima 2016

Un’atleta impegnata nella cronometro di Cavedine

nevole dubbio per gli atleti su quale tipologia di bicicletta utilizzare, da cronometro o una normale da strada. Di tutt’altro sviluppo ed atmosfera invece “La Moserissima”, adunata ciclostorica dedicata al ciclista italiano più vincente di sempre, lo “sceriffo” Francesco Moser. La quale non comporterà nessun tipo di agonismo o classifica, questa prestigiosa tappa del Giro d’Italia d’Epoca prevede anche ristori con prodotti locali del Trentino e vini prelibati, dislocati fra la cantina Cavit di Trento e quella di Maso Villa Warth, l’azienda agricola di Francesco Moser nella frazione di Gardolo di Mezzo. Tanti i corridori che nelle scorse annate hanno affollato lo start, regalandosi una giornata vintage fatta di caschi in cuoio, maglie di lana, puntapiedi e cinghiette, pantaloncini d’un tempo e biciclette d’acciaio, a ricordare il ciclismo dei tempi passati assieme ai tanti

campioni che furono i simboli di un ciclismo senza tanti fronzoli. Lo scorso anno Francesco Moser, Gianni Motta, Marino Basso, Franco Bitossi, Palmiro Masciarelli e Luciano Armani hanno dato spettacolo sfoderando anche qualche prezioso consiglio ai giovani pedalatori. La dodicesima edizione de “La Leggendaria Charly Gaul” metterà nuovamente in scena un evento altamente spettacolare, all’insegna di competitività ed agonismo, premiando l’organizzazione esemplare di una manifestazione granfondistica da sempre in grado di animare ciclisti d’ogni genere ed età, fra prove per velocisti, passeggiate vintage in bicicletta e percorsi mediofondo e granfondo da togliere il fiato, tutto questo in sintesi è riassunto ne “La Leggendaria Charly Gaul”, dal 7 al 9 luglio sulle strade di Trento e dintorni.


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IL CICLISMO SI RINNOVA

ISCRIVERSI È PIÙ FACILE CON IL BADGE A cura della Redazione

Il nuovo dispositivo elettronico sostituirà, la prossima stagione, la cara vecchia tessera cartacea. Ecco tutti i vantaggi dell’importante innovazione

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CSI Ciclismo continua a stupire, regalando ai propri affiliati una nuova piattaforma di tesseramento 2017, abbandonando la cara ma vecchia tessera cartacea in favore di un nuovo badge elettronico. ACSI Ciclismo ha sempre avuto l’impronta avanguardista di un ente di promozione sportiva proiettato nel futuro, pronto a rinnovare il mondo del pedale e a rinnovare se stesso per migliorare e proseguire la propria inarrestabile marcia che lo vede dominare lo Stivale in quanto a numero (e qualità) di manifestazioni ciclistiche proposte. Ma ACSI Ciclismo ha prima di tutto un occhio di riguardo nei confronti dei propri tesserati e la novità assoluta in vista della prossima stagione è stata varata all’unanimità in occasione dell’assemblea nazionale. Come anticipato, nel 2017, gli abbonati ACSI ed i nuovi iscritti godranno di una nuova piattaforma di tesseramento: la tessera cartacea, infatti, verrà abbandonata in favore di un badge elettronico. Ogni corridore potrà caricarvi i propri dati ed accedere al nuovo sito web www.myacsiciclismo. it monitorando il proprio stato di tesseramento. Una volta completata questa pro-

cedura ed ottenuto il badge l’atleta potrà scaricare la tessera sullo smartphone ed averla dunque sempre con sé. Ed ora arriva il ‘punto clou’ della nuova piattaforma di ACSI Ciclismo, il vero motivo di un così forte segnale di rinnovamento, una scelta che mira a salvaguardare ed alleggerire da eventuali problematiche tutte le parti in causa, dai presidenti di società, agli organizzatori delle gare, sino agli atleti: all’interno del badge si caricheranno i documenti da presentare obbligatoriamente per partecipare alle competizioni agonistiche, come nel caso del certificato medico, una mossa che faciliterà il compito dei presidenti delle varie A.S.D. che spesso dovevano ‘rovistare fra le scartoffie’ per verificare la validità corrente del certificato medico dei propri ciclisti e degli organizzatori stessi, soprattutto nel caso in cui questi debbano gestire manifestazioni il cui ampio numero di atleti necessiti un’iscrizione largamente anticipata. Con questa nuova procedura, a 30 giorni dalla scadenza della validità del certificato, ciclisti e presidenti riceveranno un ‘alert’ che li avviserà della necessità di effettuare un rinnovo. Nel caso in cui ciò non av-

venisse, la tessera verrà immediatamente sospesa. In questo modo si eviterà anche l’eventuale e sottile possibilità di veder gareggiare atleti privi di certificato medico valido, che dunque metterebbero a repentaglio la propria salute e quella degli altri concorrenti. Una scelta che dimostra ancora una volta la professionalità e competenza di ACSI Ciclismo, organizzazione che si candida ulteriormente ad essere l’ente di promozione sportiva più ‘appetibile’ del panorama nazionale dedicato agli amanti del pedale. ACSI è al servizio dei propri tesserati, per i quali confeziona iniziative di ogni genere ed una quantità di gare che non ha eguali nel palcoscenico cicloamatoriale nazionale. Ora, ciliegina sulla torta, ecco questa importante innovazione che mira a salvaguardare tutte le figure che animano il tessuto di gare ciclistiche del Belpaese, restando sempre ‘umili’, come sottolinea il responsabile nazionale Emiliano Borgna, poiché “la bicicletta somiglia, più che ad ogni altra macchina, all’aeroplano: essa riduce al minimo il contatto con la terra, e soltanto la sua umiltà le impedisce di volare” (Mauro Parrini).


Egor Silin -VueltaSpagna 2016 - Photo by Bettiniphoto


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I GRANDI DUELLI DEL CICLISMO

BUGNO CONTRO CHIAPPUCCI Il campione Gianni Bugno in maglia tricolore con Claudio Chiappucci alla partenza di una tappa del Giro di Catalonia 1995 - Photo by Bettiniphoto

A cura di Mario Pugliese

Il primo schivo e riservato, il secondo sfrontato e guascone. Eppure tra i due non c’è mai stata vera antipatia e quegli screzi raccontati dai giornali, secondo El Diablo, “erano soltanto invenzioni alimentate ad arte dai rispettivi entourage”

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laudio Chiappucci, ancora oggi, se lo chiede: “Non capisco per quale ragione i giornali abbiamo sempre insinuato che, tra me e Pantani, ci fosse dell’astio. In realtà, io e Marco eravamo amici. Diversamente, se due si detestano non vanno in vacanza assieme…”. E lo stesso, più o meno, è capitato con Gianni Bugno, suo “acerrimo nemico” secondo i media dell’epoca e, invece - dice lui - “anche quella rivalità è stata montata ad arte da un certo tipo di stampa che, chissà perché?, sa dare un senso al ciclismo solo se esistono delle rivalità. Vere o presunte, poi, non fa alcuna differenza”. Dunque, ormai 25 anni dopo le ultime schermaglie sui pedali, la storica rivalità fra Bugno e Chiappucci si riduce - secondo “El Diablo” - ad una semplice boutade giornalistica. Gli ingredienti classici per allestire il duello, però, c’erano tutti: due corridori agli antipodi sia caratterialmente che sui pedali: Bugno discreto e riservato nella vita, Chiappucci sfrontato e guascone. E sui pedali, Gianni timoroso di andare all’attacco ed attento a dosare le forze, Claudio invece sempre pronto a gettare il cuore oltre l’ostacolo, aggredendo le salite anche a costo di scop-

piare. Due corridori fantastici, che hanno vinto molto e che hanno avuto soltanto una disgrazia comune: quella d’imbattersi negli anni ‘90 in un mostro del ciclismo come Miguel Indurain, l’uomo che - in maniera equa - ha tolto ad entrambi più di un Giro e più di un Tour. Ma torniamo alla presunta rivalità fra il monzese ed il varesino. Il nastro della storia va riavvolto fino al 1990, quando Bugno - dopo quattro anni di digiuno - riporta l’Italia a vincere un Giro. Per Gianni è la ciliegina su una stagione trionfale, già segnata per lui dai successi al Giro dell’Appennino, della Milano-Sanremo e del Giro del Trentino. Quello stesso anno, nella corsa rosa, si fa notare un grimpeur semi-sconosciuto che, attacco dopo attacco, s’impone nella classifica degli scalatori. Il suo nome è Claudio Chiappucci e, anche se in bicicletta ha una postura poco elegante, si capisce subito che ha le stigmate del predestinato. Si arriva al Tour de France, edizione numero 77, dove Bugno - noblesse obblige - parte con i favori del pronostico. A sparigliare le carte una fuga-bidone che lancia proprio Chiappucci in maglia gialla. Il corridore varesino, con il simbolo del primato addosso, per una settimana viene celebrato dai me-

dia di tutto il mondo, mentre Bugno, relegato ad un ruolo di comprimario, perde fiducia e minuti in classifica. In Italia, i giornali parlano già di “avvicendamento al vertice” e di “passaggio di consegne”, ma tra Bugno e Chiappucci non ci sono livori né particolari antipatie, se non quelle fisiologiche che, da sempre, accomunano i campioni che corrono per squadre avversarie: “In realtà - spiega oggi Ed Diablo - a metterci contro furono semmai i nostri due entourage. Ma tra me e Gianni, fuori dalle corse, non c’è stato mai un vero screzio, tant’è vero che, oggi, ci frequentiamo regolarmente e siamo diventati anche amici”. Alla fine, tra due litiganti il terzo gode, ed il Tour 1990 se lo aggiudica Lemond dopo avere ordito una trappola contro Chiappucci a Saint Etienne ed aver completato il suo capolavoro tattico sul terreno a lui più congeniale della cronometro. Chiappucci riporta dopo 18 anni l’Italia sul podio della Gran Boucle, mentre Bugno, malgrado un successo di tappa a Bordeaux, torna a casa deluso per un settimo posto in classifica generale che non poteva appagarlo: “Ma io corsi per me stesso - conclude Chiappucci non certo contro Gianni Bugno…”.



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NUOVI TALENTI

PRESENTATO IL TEAM BELTRAMI TSA Il team Beltrami TSA – Argon 18 – Tre Colli

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ontinuare a crescere per occupare un ruolo di primo piano nel panorama dilettantistico italiano. È questo l’obiettivo primario del Team Beltrami Tsa – Argon 18 – Tre Colli, che lo scorso mese di dicembre - all’Hotel delle Rose di Monticelli Terme (Parma) - ha presentato la squadra per il 2017. Nata un anno fa tra Parma e Reggio Emilia, la società del presidente Emanuele Brunazzi e del team manager Stefano Chiari ha ampliato l’organico a sedici corridori (di cui undici nuovi) e tre direttori sportivi. Ai confermati Gasparrini (due successi l’anno scorso), Giampaolo, Scerbo, Debenedetti e Pasini, si sono aggiunti atleti del calibro di Davide Plebani (vicecampione europeo nell’inseguimento a squadre su pista tra gli Under 23 e stabilmente nel

giro Azzurro), Filippo Fiorelli, Andrea Cancarini, Alberto Tocchella, Simone Piccolo e Francesco Delledonne, oltre a promettenti “primo anno” quali Michele Bertaina, Giosuè Mattio, Emanuele Tarozzi, Alex Ponti ed Enrico Olivero. Ad affiancare Giancarlo Raimondi nella direzione sportiva saranno Daniele Contrini (altra novità) ed Enea Farinotti. Per la prima volta i ragazzi hanno anche indossato le nuove divise da gara, disegnate e realizzate dall’azienda Pissei, mentre l’abbigliamento da riposo anche per il 2017 è firmato Navigare. Una delle novità è la collaborazione con la Ciclistica Gattatico, storica società reggiana impegnata nel ciclismo giovanile (a nome della quale è intervenuto il dirigente Mirco Bertolani), che dal 2017 entra nell’orbita del Team Beltrami Tsa – Argon 18 – Tre Colli (pur

mantenendo una sua indipendenza a livello dirigenziale e tecnico) nell’ottica di prestare sempre maggior attenzione alle realtà giovanili del territorio e con l’intento di riproporre il Trofeo Papà Cervi per Elite e Under 23 il prossimo primo maggio. “Dopo un primo anno in cui non sono comunque mancate vittorie e soddisfazioni – ha detto il presidente Brunazzi - pensiamo di aver posto le basi, con una campagna acquisti importante, per fare un salto di qualità. Doveroso ringraziare i nostri sponsor, che hanno sposato il nostro progetto e lo sostengono con entusiasmo”. Anche il team manager Chiari ha parlato di una campagna acquisti che ha portato al Team Beltrami Tsa – Argon 18 – Tre Colli “corridori in grado di fare bene su tutti i terreni e che possono darci grandi soddi-


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Il campione Vittorio Adorni ospite della cerimonia

A cura della Redazione

A Monticelli Terme si è tolta i veli la nuova formazione per il 2017. Graziano Beltrami: “Squadra dotata di bici, materiali ed accessori di altissima gamma. Sarà la prima formazione dilettantistica europea ad utilizzare un cambio elettrico e wifi” La sala gremita di ospiti

sfazioni. Il Giro d’Italia Under 23? Partecipare è il primo obiettivo, con l’auspicio poi di essere protagonisti. La pista? Abbiamo assicurato al ct Villa tutta la nostra disponibilità per quanto riguarda Plebani”. Sulla collaborazione con la Ciclistica Gattatico, Chiari ha aggiunto: “Si tratta di una realtà del territorio che da sempre lavora con i giovani e ci pareva giusto sostenerla. L’obiettivo è quello di riproporre già nel 2017 il Trofeo Papà Cervi per Dilettanti, un grande appuntamento della nostra tradizione”. Alla presentazione hanno partecipato anche i commissari tecnici della Nazionale Marino Amadori (Under 23) e Marco Villa (pista), l’ex campione del mondo (e Membro Cio) Vittorio Adorni, personaggi del mondo professionistico quali Roberto

Reverberi della Bardiani-Csf e Alexandre Shefer dell’Astana, oltre naturalmente ai rappresentanti degli sponsor che hanno permesso prima la nascita e poi la crescita del Team. Tra questi Graziano Beltrami, titolare della Beltrami Tsa, ha sottolineato che “questa squadra è dotata di bici, materiali ed accessori di altissima gamma. Sarà la prima squadra dilettantistica europea ad utilizzare un cambio elettrico e wifi, lo Sram Red eTap, e più in generale il Team sarà anche utile per testare materiali e componenti di nuova generazione”. Giuseppe Maurizio, amministratore delegato di Navigare, ha spiegato: “Il nostro obiettivo è quello di affiancare il brand Navigare a realtà e progetti di qualità, e dopo il primo anno di vita possiamo dire che questo lo è a tutti gli effetti”.

IL TEAM BELTRAMI TSA – ARGON 18 – TRE COLLI NEL 2017: Presidente: Emanuele Brunazzi Team manager: Stefano Chiari Direttori sportivi: Giancarlo Raimondi, Daniele Contrini, Enea Farinotti Atleti confermati: Davide Debenedetti (’95), Rino Gasparrini (’92), Moreno Giampaolo (’91), Kevin Pasini (’96), Christian Scerbo (’94). Nuovi: Michele Bertaina (’98), Andrea Cancarini (’97), Francesco Delledonne (’93), Filippo Fiorelli (’94), Giosuè Mattio (’98), Enrico Olivero (’98), Simone Piccolo (’97), Davide Plebani (’96), Alex Ponti (’98), Manuele Tarozzi (’98), Alberto Tocchella (’93).


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DOMANDE A... A cura di Mario Pugliese

ROSARIO RANNISI

Rosario Rannisi, nelle biografie di wikipedia, viene ricordato come ex “inquilino” della Casa del Grande Fratello 6 e come vincitore di un’edizione del reality “La Fattoria”. Dieci anni dopo quell’esperienza, Rosario è diventato un cantautore di successo, uno dei più promettenti “one man show” del mondo dello spettacolo italiano.

Rosario, se dico bicicletta cosa ti viene in mente? Penso alla libertà di una passeggiata nella natura, al privilegio di scoprire luoghi e scorci panoramici che, con l’automobile, di solito, non raggiungi mai. Ricordi dell’infanzia? Purtroppo brutti. Come quelli della mia prima, amatissima bicicletta Bianchi che, una mattina, non trovai più sotto casa. Come ti sei ripreso? Smisi di piangere solo quando mio padre si presentò a casa con una Bmx Atala. Desenzano, dove vivi, è una località bike-friendly? Direi proprio di sì. Passeggiare sul lago, del resto, è un lusso non da tutti.

Però tu sei nato a Catania… Dove andare in bicicletta era un po’ più complicato per via di quelle strade che, in un modo o nell’altro, pianeggianti non sono mai. Il campione del ciclismo che più ti ha appassionato? Pantani. Se non ci avessero già pensato in troppi, gli dedicherei volentieri una canzone.

L’idolo dell’infanzia? Avevo 5 o 6 anni e rimasi folgorato in tv davanti a Francesco Moser sulla bici ‘lunare’ utilizzata per il record dell’ora… Pratichi ciclismo? Appena posso salgo sui pedali, anche se il mio sport prediletto resta il tennis. Chi vince il prossimo Giro d’Italia? Vincenzo Nibali, of course… Un ciclista ideale per un reality? Dico due nomi: Filippo Pozzato e Mario Cipollini.

Rosario Rannisi


L’imprenditore Matteo Marzotto e l’avvocato Claudio Pasqualin alla partenza della g.f. Liotto - Photo by Newspower.it


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MENTE IN SELLA

SI VINCE

(O SI PERDE)

CON LA TESTA Fabian Cancellara - Photo by Bettiniphoto

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a cosa più dura è stata la sera prima della gara olimpica. Ero in camera mia, da solo, sul letto ed è iniziato tutto. I dubbi nella mia mente: è la mia ultima corsa, sono le olimpiadi, voglio vincere, ma ce la farò? Improvvisamente non sapevo dove andare, non sapevo cosa pensare, mi sembrava di essere alla prima corsa della mia vita” (Fabian Cancellara)

A distanza di qualche mese dall’avventura olimpica mi sono imbattuta sul web in un’intervista, successiva al successo di Rio, in cui Fabian Cancellara si racconta ai giornalisti sottolineando il ruolo di rilievo giocato dalla mente nella gestione del proprio sport. Sempre più spesso, negli ultimi anni, si sente parlare di atleti che decidono di assumere dei professionisti, psicologi dello sport o mental trainer, che li accompagnino nel percorso di preparazione della stagione agonistica. Infatti, è ormai risaputo il ruolo

giocato dalla mente nell’ottimizzazione della performance e, se in passato la mente e le emozioni venivano considerate variabili imprevedibili ed ingestibili, ad oggi sappiamo che esiste una scienza, la psicologia dello sport, che non soltanto studia l’influenza della mente sulla performance sportiva bensì mette a punto tecniche e strumenti mentali utili agli atleti per allenare e gestire la propria mente, guidandola verso l’obiettivo. Nella frase riportata, in apertura Fabian


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Chi è Claudia Maffi Laureata in Psicologia all’università Cattolica, specializzata in psicologia dello sport presso Psicosport di Milano. Conosciuta nel mondo sportivo come Psicologa dello sport e Mental Training per atleti.

a cura di Claudia Maffi

Un’idea un po’ bizzarra, una cena tra vecchi compagni e poi la prima uscita in bicicletta. Così l’ex professionista Fulvio Frigo si è “inventato” un nuovo progetto di aggregazione familiare. Con tante speranze e qualche talento

Cancellara esprime come i pensieri, i dubbi possano rendere il corpo teso e l’animo inquieto in vista degli appuntamenti importanti; la sicurezza può vacillare anche per un atleta che è in forma, con le carte in regola per giocarsi la vittoria. Ci sono momenti in cui, al di là dello stato di forma ottimale e dei pronostici favorevoli, la mente del ciclista vaga e insinua l’incertezza di non essere pronto per la competizione imminente. Il valore attribuito dall’atleta alla gara, il forte desiderio di tagliare il traguardo con le

Fabian Cancellara - Photo by Bettiniphoto

braccia alzate al cielo in segno di vittoria o il timore di mancare l’ennesimo obiettivo: è dalla combinazione di queste e altre motivazioni che deriva l’atteggiamento mentale con cui il ciclista si avvicina ad ogni competizione. “Per fortuna avevamo un mental coach. Gli ho mandato un messaggio - per favore vieni perché ho bisogno di fare una chiacchierata -… abbiamo parlato di come mi sentivo, mi ha aiutato a capire che ciò che sentivo, era un buon segno, mi ha tranquillizzato la nostra chiacchierata, dirmi che questa agitazione era positiva mi ha aiutato e ho dormito bene, ho ritrovato la concentrazione…”. Per prevenire e gestire l’ansia pre-gara è necessario spostare l’attenzione dai dubbi alle certezze, ovvero focalizzare la mente soltanto su ciò che è sotto il proprio diretto controllo e quindi su tutto il lavoro fatto per arrivare fin lì, le abilità fisiche, tecniche e mentali sviluppate nei mesi e negli anni precedenti, i punti di forza che ti contraddistinguono, la voglia di mettere in scena una gara che è stata preparata con mente, corpo e cuore in ogni singolo allenamento, in ogni singolo gesto fino al giorno della competizione tanto attesa. Essere guidati in questo percorso da un professionista aiuta gli atleti a sviluppare auto-consapevolezza circa il funzionamento dei processi mentali sulla prestazione, passando quindi dal “subire la mente” al “gestire la mente”. “Ero davvero concentrato; sono partito e ho dato tutto, tutto quello che avevo… mi sembrava quasi di essere una macchina che potevo spingere fino al 100 per cento come

se tutto fosse pianificato, tutto era a posto. Ho cancellato tutto dalla mente, ero nel mio mondo, una specie di tunnel e volevo solo arrivare alla fine del tunnel nel modo migliore…”. Quando un corridore percepisce equilibrio fra le proprie capacità e la sfida da affrontare, allora la chiave d’accesso allo stato di Flow è a portata di mano; è il momento in cui la parte critica della mente viene messa a tacere per lasciare spazio all’istinto, alla memoria scritta nel corpo, quella parte che dentro di sé sa esattamente cosa fare e dove andare per raggiungere l’obiettivo costruito e coccolato, giorno per giorno, nella propria mente. Cancellara descrive bene le sensazioni associate allo stato di Flow, uno stato psicofisico in cui mente e corpo si fondono in un tutt’uno e i gesti appaiono fluidi e scorrevoli. La chiave di accesso allo stato di Flow non la si trova nelle gambe bensì la si crea nella testa giorno per giorno, ancora prima di montare in sella alla bici: è un lavoro prima di tutto mentale. Gestire la propria mente in gara significa tenere alto il livello di motivazione, controllare l’ansia, convertire le emozioni negative, gestire la tensione e, soprattutto, mantenere la concentrazione sulla performance. E tu cosa aspetti? Allena la tua mente ad una miglior performance. Visita il mio sito www.claudiamaffi.it e se vuoi saperne di più o per richiedere una consulenza puoi contattarmi all’indirizzo mail info@claudiamaffi.it


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Tour of Croatia 2016 - Photo by Bettiniphoto


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LA PREPARAZIONE DELL’ATLETA

RICOMINCIO DAL RIPOSO Il riposo attivo

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ome recuperare da una stagione intensa? Come rimettersi in moto e in che modo scongiurare i rischi di una “stagione no”? Ne parliamo con l’ex professionista Wladimir Belli, anzi ne scriviamo a “quattro mani”. Dal riposo psicofisico ai test di valutazione, ecco il percorso da seguire per smaltire le scorie di un’annata massacrante e ripartire con le energie necessarie per una stagione vincente. IL RIPOSO PSICOFISICO, ALMENO UN MESETTO - Una stagione di corse significa, per un professionista, percorrere anche 35mila chilometri, affrontando anche fino a 90 giorni di gare, rimanendo spesso lontano dalla famiglia. Per questo, l’inverno è - in primis - un “toccasana” per recuperare energie mentali. Un mesetto a casa coi propri cari, in relax, è necessario per smaltire lo stress da competizione, magari con una bella vacanza, al caldo, per assaporare quel profumo d’estate che, nella stagione ciclistica è invece un periodo di pieno lavoro. Normale anche mettere su qualche chilo, il

limite giusto, per poi lavorare senza incorrere in problemi, è quello dei 3-4 kg. Stressante è peraltro anche la stagione del granfondista, l’amatore. Costretto a trovare la forza di allenarsi dopo magari una dura giornata lavorativa, l’obiettivo è rimanere in forma per sfidare in primis i propri limiti e poi amici e avversari, nelle tante Gran Fondo che ogni stagione propone. Il recupero psico-fisico è una necessità cosi come per gli amatori in età avanzata è fondamentale svolgere delle uscite di mantenimento, un paio a settimana. Con l’età, infatti, si tende a perdere elasticità muscolare e cardiaca, quindi si perdono battiti a frequenza alta. Rimanere fermi troppo a lungo significa poi faticare enormemente per tornare ai livelli pre stop. SI RICOMINCIA, CAMMINANDO IN SALITA E IN MONTAGNA - Esaurito il mese di recupero è il momento di ricominciare, a salire di condizione. Considerando le poche ore di luce di autunno e inverno, sia i pro che gli amatori usano poco la bici e la strada e adottano molto la pratica delle cammina-

te in salita e in montagna, utili per fare comunque un po’ di fatica ma in mezzo alla natura, nel silenzio, senza traffico e smog. A differenza della bicicletta, che fa usare poco gli arti superiori, con la camminata si coinvolge nello sforzo anche la parte alta del busto e delle braccia, alzando velocemente la frequenza cardiaca. Oltretutto il corpo, camminando, si scalda velocemente e la velocità, molto ridotta, non fa patire il freddo, che invece in bici sarebbe un nemico molto fastidioso. Da evitare la corsa in pianura, che va ad impattare la muscolatura con il terreno, andando ad infiammare tendini e quant’altro. LA MTB - Un po’ come la camminata, è utile per recuperare dal punto di vista psicologico, per il contatto con natura e silenzio, ma anche per divertirsi facendo qualche salto, qualche mulattiera, giusto per ritrovare anche un po’ di concentrazione. Dal punto di vista cardiaco, anche con la MTB i battiti salgono velocemente, per la difficoltà dei percorsi e per la scarsa aderenza al terreno delle ruote.


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L’allenamento indoor sui rulli

Chi è Wladimir Belli Ex ciclista professionista e commentatore per il ciclismo di Eurosport A cura di Wladimir Belli e Fabio Panchetti

Come recuperare da un’annata massacrante e, soprattutto, come prepararsi alle fatiche della stagione successiva? Ecco i consigli per non sbagliare

PISCINA E ALPINISMO – Per chi ama il nuoto, si tratta di un attività breve ma intensa. Sia il trascinamento del corpo in acqua che l’intero suo movimento sono un’ottima alternativa agli sport invernali. Chi ne ha però le capacità e la possibilità può fare sci alpinismo, altro sport alternativo e sicuramente complementare al ciclismo, che non si può però improvvisare. LA PALESTRA – Una tendenza molto in voga negli ultimi anni. Non bisogna farsi tentare e cadere nell’errore di carichi eccessivi di lavoro, meglio utilizzare macchinari che tonifichino la muscolatura senza esagerare. Ricordiamoci che il peso ce lo dobbiamo poi, per una stagione, trascinare sulle salite. Bene tonificare la parte alta del busto, tranne che per gli amatori che svolgono, durante la giornata, lavori manuali. In quel caso è inutile lavorare ancora su una muscolatura che già usano quotidianamente. E’ molto importante lo stretching e fare lavori specifici per addominali e dorsali, muscoli che poi servono per avere stabilità in bici e riuscire a scaricare il giusto nume-

ro di watt sui pedali. Ok anche gli esercizi a corpo libero, che danno potenza esplosiva e migliorano l’elasticità. ALLENAMENTO SUI RULLI – Le ultime tecnologie ci mettono a disposizione ciclosimulatori con programmi virtuali. L’allenamento sul rullo è diventato così finalmente anche divertente, si può rimanere nel proprio box ma gareggiare, sfidando avversari virtuali. A differenza dei ciclosimulatori di vecchia generazione, i più nuovi riproducono un tipo di pedalata che è molto simile a quella della strada. Però attenzione, fare attività statica, alla lunga, può logorare. USCITE DOMENICALI – Si fanno spesso anche con freddo e temperature rigide. Basta avere l’accortezza di un buon riscaldamento, affrontando qualche salitella, senza mai esagerare, cercando di tenere una frequenza cardiaca sui livelli dell’estate. Il freddo vasocostringe, dunque si perdono battiti. TEST DI VALUTAZIONE - Necessariamente svolto da un professionista del settore, è fondamentale per avere le soglie cardiache sulle quali poi lavorare. Dunque: fondo

lento, fondo lungo, fondo medio, soglia e soglia salita. La tabella da seguire non può essere una sorta di copia & incolla di quelle altrui, le variabili sono tante e divergono per ogni ciclomotore: dalle caratteristiche fisiche agli obiettivi, passando per il tempo che si ha a disposizione. Diverso il discorso per i professionisti, che già a dicembre fanno i primi raduni. Molto gettonato il sud della Spagna, località quali Benidorm e Calpe vengono, da qualche anno, prese d’assalto dalle squadre, per iniziare a pedalare a temperature miti e costanti, senza ad esempio gli sbalzi climatici che si possono avere a Tenerife (gettonata sino a qualche anno fa). Nei primi raduni si effettuano i test medici, si “fa gruppo”, si testano materiali tecnici, bici, ruote, scarpe selle e quant’altro. In più ci si confronta con diesse e preparatore, cominciando a stilare il calendario di gare. Per i primi test di valutazione, per iniziare a lavorare con le giuste soglie, nei pro si usa ormai da anni il misuratore di potenza. Ma questo è un discorso che affronteremo nelle prossime puntate.


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DONNA IN BICI

GIOVANNA BONAZZI

IL RITORNO Giovanna Bonazzi in azione

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l 2016 è stato un anno particolare per la mountain bike, in quanto anno olimpico. Ma il 2016 è stato anche l’anno del Mondiale di Downhill in Val di Sole. E sulla pista di Daolasa sono stati assegnati anche i titoli Master. Gli italiani hanno fatto grandi cose con Corrado Herin e, manco a dirlo, con Giovanna Bonazzi. Ed è di lei che vi parleremo. Forse non tutti sanno che la “Giò” è stata, prima di essere downhiller, una valida atleta del cross-country, nella cui disciplina ha vestito anche la maglia di campionessa italiana nell’epoca d’oro della storia italiana della MTB. Ha fatto parte della prima spedizione azzurra ai Mondiali di Durango nel 1990, dove chiuse all’ottavo posto (ovviamente migliore azzurra). Lei che a Durango aveva il polpaccio con sopra una scritta

rosa: “Italy”. Lei che ha dedicato una vita alla velocità in sella, lei che ha deliziato i tifosi e gli appassionati con una bici fatta in casa dall’inseparabile Princy, una bici che ancora lei oggi esibisce davanti agli appassionati, ovviamente con il Disk Drive, altro simbolo dei “good old times” della mountain bike. Oggi la Giò non è più un’atleta professionista ma, ciò nonostante, seppur con pochissime ore di allenamento alle spalle, dopo 17 anni di inattività, si è portata a casa la medaglia, ovviamente d’oro, nella categoria femminile ai Mondiali di Daolasa, Val di Sole. Una medaglia che si aggiunge alle più prestigiose ottenute al Ciocco nel 1991 e a Métabief nel 1993 (il mondiale migliore della storia per i downhillers italiani), oltre ai due bronzi ottenuti negli Stati Uniti nel 1994 e in Germania nel 1995. Chiusa la

carriera, si è immersa totalmente nell’universo famiglia-lavoro. Una famiglia a cui è ovviamente legatissima e un lavoro, nella sua gelateria a Verona che, se c’era bisogno di conferme della sua competitività, le ha regalato anche il titolo di miglior gelato europeo. A buon intenditor poche parole. Giovanna, ci racconta come è stato schierarsi al cancellato di partenza di un Mondiale (questa volta Master, n.d.r.) dopo 17 lunghi anni di inattività? Dal mondiale di Are nel 1999 non avevo più le condizioni necessarie per fare l’atleta, mancavano tutte quelle componenti che ti permettono di essere al 100%. Forse mancava anche la motivazione, non mi vergogno a dirlo. Ho pedalato pochissimo in questo periodo, soprattutto su strada, in un anno non coprivo più di 200 km: ho


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Chi è Paolo Mei Giornalista sportivo e speaker ufficiale del Giro D’Italia

A cura di Paolo Mei

Dopo 17 anni si torna a parlare di un mito della discesa italiana: Giovanna Bonazzi, medaglia d’oro agli ultimi Mondiali Master di Downhill in Val di Sole

detto tutto. L’anno scorso mio figlio Eddy ha iniziato a fare BMX e mi sono aggregata, solo per fare movimento. Ma la svolta è arrivata a maggio: con Eddy e mio marito Roberto abbiamo provato le E-Bike ed è stato amore a prima vista! Poi ho ritrovato Bruno Zanchi e Pippo Marani, che mi ha convinto a rientrare al mondiale Master. In seguito ho ritrovato Camilla Bertossi (che da quando è diventata mamma in bici ci va pochissimo) e le ho proposto di andare in Val di Sole per il mondiale: io nella DH, lei nell’XC. Dopo essere stata a Daolasa per provare il percorso ho poi incontrato una ex avversaria, Ivana Sparano, che mi ha spronato e mi ha accompagnato nella prova del percorso. La Black Snake (il percorso del mondiale) non perdona! Un’apparizione destinata a rimanere

tale oppure c’è un programma di gare per il 2017? Al momento non ho nessun programma per il 2017 anche se, visto che ho ricominciato a muovermi, sto cercando di fare un po’ di attività un paio di volte a settimana. Con il lavoro che ho, così concentrato d’estate e durante i fine settimana, riuscire a partecipare ai mondiali è già stato davvero un impegno colossale. In una sua recente intervista lei ha dichiarato che in Val di Sole ha trovato, anzi ritrovato, il suo ambiente. Come se il tempo si fosse fermato ad aspettarla. Giusto? E’ stato fantastico! La ‘mia’ Lapierre DH team (prestatami per l’occasione da Alan Kalja e Romano Favoino) aveva bisogno di una seria messa a punto e Pippo Marani ha

chiamato Paolo Caramellino (ex stella della DH) per aiutarmi. In un attimo la mia bici era pronta. Quando smisi l’attività per me fu durissima uscire dal “giro”. Qui ho davvero ritrovato il “mio ambiente” ed è stato fantastico. Ci racconti la sua gara… Sinceramente puntavo al titolo: “quante cinquantenni vuoi che si buttino giù da lì?” mi sono detta. Pochi giorni prima Camilla Bertossi aveva vinto il titolo nell’XC con una bici che non era nemmeno sua. Dovevo fare il risultato anche io! Ho provato il percorso con Ivana e con Beatrice Migliorini (figlia del grande “Miglio”) per affinare la guida a ridosso della gara. La gioia più grande è stata abbracciare mio marito e mio figlio dopo l’arrivo: non mi avevano mai visto in azione se non in qualche foto e video.


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Val di Sole 2016 è stato il quarto mondiale italiano, dopo il Ciocco (dove lei vinse l’oro), Livigno e ancora Val di Sole. Fatte le dovute proporzioni, i ritorni (vincenti) di Bonazzi e Hérin hanno fatto più “rumore” dei risultati della nazionale. Perché secondo lei? Fa un immenso piacere sapere che siamo sempre nei cuori e nella memoria di chi magari da bambino ci vedeva correre. Erano anni che non mi venivano a chiedere l’autografo. Purtroppo, dopo la fine degli anni ‘90, non ci sono stati più risultati eclatanti degli Italiani nella DH e probabilmente io, Herin, Migliorini, Zanchi, Caramellino e Bonanomi abbiamo davvero fatto la storia. Anche per questo sono veramente contenta che finalmente una giovane azzurra, Alessia Missiaggia, sia tornata ad indossare la maglia iridata a 25 anni dal Ciocco. Io sono cresciuta molto quando in Italia avevo delle avversarie formidabili come Linda Spiazzi e Daniela Gavasso che non mi facevano mai abbassare la guardia nemmeno nelle gare meno importanti. Le azzurre, a cui faccio un grosso in bocca al lupo, devono cercare di fare squadra e sfruttare al massimo questa possibilità di crescere insieme. Quanto e cosa è cambiato nella Downhill rispetto agli anni ‘90? Non credo che la DH sia così cambiata. C’è stata un’evoluzione di mezzi e materiali. Le bici attuali permettono di arrivare maggiormente al limite grazie alle escursioni. Il tempo di Herin lo avrebbe proiettato, a 50 anni, nei Top 40! Questo significa che anche i “vecchietti” che avevano “manico”, ci sanno fare anche sui percorsi attuali, che richiedono meno doti ciclistiche (a mio avviso si potrebbe scendere quasi senza catena), ma elevate doti tecniche. Ora facciamo un passo indietro e raccontiamo ai lettori come e quando ha inco-

minciato a praticare MTB e, soprattutto, ci racconti da quale sport “arrivava”, perché i pionieri della Mtb si distinguevano proprio anche grazie al loro passato... Iniziai nel 1988. Allora esisteva solo l’XC, accompagnando il “Princy” (che sarebbe diventato mio cognato) ad una gara a Bormio. La prima donna (Linda Spiazzi) si era portata a casa un bagagliaio pieno di premi e da lì è scattata la molla. Dopo 3 gare ho vinto il titolo italiano XC Bassano del Grappa. Nel ’91 ho fatto tutte e 2 le specialità vincendo 4 campionati italiani: velocità, cronometro, XC, 2 campionati Europei DH e combinata, poi un bronzo all’europeo XC e il mondiale DH. Poi è arrivato il primo mondiale della storia, a Durango. Forse l’evento che ha davvero proiettato la MTB in una dimensione davvero mondiale. Cosa ricorda di quella trasferta? Ero emozionantissima solo per il viaggio: non ero mai salita su un aereo. Eravamo 15 atleti in tutto, di cui 4 donne: Maria Giulia Cannello, Patrizia Spadaccini, Paola Pezzo ed io. Per quasi tutti era la prima esperienza internazionale e quindi non sapevamo a che livello eravamo. Ricordo che dovetti convincere i tecnici della nazionale ad iscrivermi anche nella DH, poiché ero stata convocata come campionessa italiana di XC e forse avevano paura che potessi farmi male in una disciplina che non conoscevano. La bici era rigida, con una forcella ammortizzata con corsa di soli 30mm da montare solo per la prova di DH, che era uno sterrato velocissimo. In gara, a causa di un problema meccanico, staccai l’ottavo tempo assoluto. Chissà cosa sarebbe successo senza l’inconveniente! Nell’XC siamo partite tutte e 4 con la scritta ITALY sui polpacci, ricordo che Paola era partita molto bene, ma si riti-

rò per un guasto meccanico. Io, chiusi al 17° posto e fu motivo di soddisfazione. Ora una domanda particolare: è vero che, prima dei Giochi Olimpici 1996, aveva fatto più di un pensierino per parteciparvi (ovviamente nell’XC)? Il giorno dopo i mondiali di Metabief, il C.T. della nazionale ci comunicò che le Olimpiadi sarebbero state di XC. Inizialmente pensai di ricominciare con l’XC, d’altra parte 9 titoli li avevo vinti, poi l’amore per il gravity ha prevalso. Vorremmo chiudere con un pensiero rivolto ad una persona che non c’è più. Siamo sicuri che il pensiero dopo l’ultima vittoria è andato a lui... Claudio Princivalle, “Princy” per tutti, è stata una persona specialissima: mi ha fatto diventare maestra di sci e mi ha messo in sella. I primi anni, anche insieme a mia sorella Lucia, andavamo a fare le gare di cross country con il suo furgone. Mi faceva da meccanico e da cuoco, un tuttofare insomma. E se ho avuto una splendida carriera è grazie a lui. Se n’è andato con un incidente stradale nel 2005. Questo Mondiale è sicuramente dedicato a lui. A questo proposito vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato a ritornare in pista, con la speranza di non dimenticarmi di nessuno: mio marito Roberto e mio figlio Eddy, Camilla Bertossi, Luca Poltronieri, Ivana Sparano, Fabrizio, compagno di allenamento, Cristiano, Bruno Zanchi, Stefano Migliorini, Paolo Caramellino con Olhins, Alan Kalja Romano Favoino, Antonio Rullo, per l’aiuto con la bici, Muflone, Lividini e tutti quelli che sono corsi ad assettarmi la bici, Paolo Mei per gli splendidi commenti, ma soprattutto un grandissimo grazie a Pippo Marani per averci coinvolto in questa splendida avventura e ad aver organizzato la legend dowhill.

Giovanna Bonazzi con il marito Roberto e il papa Tito



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Wout van Aert_Ciclocross Superprestige 2016 - Opera d’arte by Bettiniphoto


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LE ONDE D’URTO

DOSSIER SPORT E MEDICINA

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e onde d’urto sono, in molti casi, una valida opzione terapeutica per la cura di molte patologie, anche in fase acuta, grazie alle sue proprietà benefiche di tipo antinfiammatorio, antidolorifico ed “anti-edema” (cioè per contrastare il “gonfiore”), nonché per stimolare la riparazione tissutale. In tempi più recenti, infatti, si sono mostrate efficaci anche nell’ambito della rigenerazione cutanea, accelerando il processo di guarigione di piaghe, ulcere e ferite “difficili” di varia origine, anche post-traumatica. Negli ultimi anni questa terapia è stata ap-

plicata con successo nell’ambito della medicina dello sport e dell’ortopedia. In questi campi le patologie trattate sono quelle a carico dell’apparato muscolo scheletrico: strutture osteo-tendinee, a livello delle calcificazioni intramuscolari ed a livello delle discontinuità ossee, nelle fratture con mancata saldatura dei monconi ossei. LE ONDE D’URTO SONO TUTTE UGUALI? Assolutamente no, abbiamo due tipi di onde d’urto: L’onda d’urto focalizzata, quando dispositivo genera un impulso che ha la forza di penetrare i tessuti fino ad ele-

vate profondità (55 – 60 mm) ed arriva con tutta la sua energia alla sede di lesione con precisione ottimale soprattutto se guidata dall’ecografia; nel secondo caso (onda d’urto radiale) l’impulso si disperde radialmente attraverso la cute, si arresta in superficie (20 – 22 mm) e pertanto l’energia non può essere concentrata alla sede di lesione e diviene praticamente inutile se la stessa è profonda. Molte strutture non sono in possesso dell’attrezzatura che eroga onde d’urto focali in quanto sicuramente più costosa e più complessa ed utilizzano indifferentemente onde d’urto radiali anche per patologie non appropriate. Questa è la semplice spiegazione per cui molti pazienti restano delusi dopo il trattamento: non sono rispettate le indicazioni terapeutiche. Con le onde d’urto focalizzate è possibile quindi regolare esattamente la profondità di penetrazione e focalizzare l’energia direttamente sull’area patologica da trattare. Questo è impossibile con le onde d’urto radiali che vengono utilizzate in genere per patologie molto superficiali. Le apparecchiature radiali richiedono inoltre un numero maggiore di onde d’urto e


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a cura del Dr. Maurizio Radi e Dr. Marco Frattini centro Fisioradi

Cosa sono, a cosa servono, quando usarle. Tutto quello che dovete sapere sulla più innovativa terapia ortopedica

QUALI SONO LE PRINCIPALI PATOLOGIE SU CUI SONO APPLICATE LE ONDE D’URTO? - Tendinopatia o borsite calcifica di spalla -Psudoartrosi/mancato consolidamento delle fratture - Fratture da stress - Tendinopatie inserzionali croniche - Fascite plantare - Sperone calcaneare - Osteonecrosi in stadi precoci

ideostampa.com

di ritrattamenti per la risoluzione di una patologia. Un altro effetto importante delle onde d’urto è quello di provocare la scomparsa delle calcificazioni muscolari prodotte da traumi muscolari. Il meccanismo d’azione è legato alla frammentazione ed alla cavitazione all’interno della calcificazione stessa che porta alla sua disorganizzazione e frammentazione. In seguito la scomparsa dei detriti è legata al passaggio nei vasi neoformati.

- Osteocrondite dissecante in stadi precoce - Sindrome miofasciale Pur non essendo una miracolosa panacea adatta a chiunque e applicabile in qualsiasi patologia, possono veramente rappresentare una valida soluzione per molte condizioni patologiche ortopediche, acute e croniche. In mani esperte ed in presenza di una corretta indicazione terapeutica, le onde d’urto possono rappresentare una valida alternativa all’intervento chirurgico.

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E-BIKE UN MONDO INTORNO A TE

STACCA LA SPINA E VAI! L

a bicicletta a pedalata assistita (detta anche “pedelelc”), regolamentata dall’articolo 50 del Codice della Strada e dalla normativa europea EN15194 dalla quale viene catalogata come E.P.A.C (Electric Pedal Assisted Cycle), è una bici alla cui azione propulsiva del ciclista si aggiunge quella di un motore elettrico. E’ un mezzo di trasporto molto silenzioso e come tale va considerato a tutti gli effetti; non ha nessuna emissione inquinante durante il funzionamento ed assicura una buona autonomia sfruttando l’assistenza del motore. Addirittura, nei modelli più evoluti con batterie al litio di ultima generazione, si possono superare anche i centoventi/centocinquanta chilometri di distanza con un coefficiente di ripartizione del lavoro - fra motore e ciclista - variabile e selezionabile dal ciclista stesso. Principali componenti della bici elettrica a pedalata assistita In aggiunta ai componenti di una bicicletta tradizionale, quella a pedalata

assistita è composta da: - Motore - Batteria - Caricabatteria - Freno - Centralina e blocco di accensione - Sensore di pedalata - Indicatore dello stato di carica della batteria Andiamo ad analizzare, nello specifico, quelli che riteniamo i più importanti: motore e batteria. Il motore Vi sono in circolazione motori elettrici in corrente continua con tensioni da 12 a 48 V, integrati sull’asse di una delle due ruote (solitamente su quella posteriore); oppure possono anche essere installati assialmente ai pedali, nel movimento centrale del telaio, tramite un ingranaggio e la catena di trasmissione. Si possono così dividere in due categorie: 1) con le spazzole (brushed); 2) senza spazzole (brushless).

I motori brushless senza spazzole hanno il gran vantaggio di non necessitare di alcuna manutenzione e sono, in genere, più costosi. La potenza dei motori attualmente in commercio va da 180 ad oltre 1000 Watt. Tanto per rendere l’idea in ordine di grandezza, un motore da 250 Watt permette ad un ciclista di circa 80 kg, partendo da fermo ed arrivando fermo, di percorrere una pendenza del 10% (circa 100 metri con un dislivello di 10 metri) ad una velocità media di 9 km/h. In effetti, dai dati emersi, questi motori sono in grado di erogare potenze di picco (cioè per un breve lasso di tempo) nettamente maggiori della loro potenza nominale continua. Da ciò si deduce che, sotto sforzo, possono assistere anche al di sopra della soglia dichiarata: diverse potenze di picco e diversi sistemi di gestione dell’assistenza consentono prestazioni anche molto diverse da motore a motore. Collocamento del motore Nella vasta scelta di modelli circolanti, a seconda del collocamento del motore, le


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A cura di Roberto Zanetti

Dalle batterie al sensore di pedalata, dal motore ai freni, tutto quello che c’è da sapere prima di salire su una bicicletta elettrica

performance possono variare il comportamento dell’E-Bike con vantaggi e svantaggi, dipende dai casi. Caso 1: il collocamento del motore nel mozzo della ruota anteriore ha il vantaggio di una relativa facilità di implementazione del sistema elettrico propulsivo (con relativa riduzione dei costi di realizzazione) e una migliore distribuzione dei pesi, specie se la batteria si trova collocata sul portapacchi posteriore. Tuttavia si contrappone una possibile scarsa manovrabilità in fase di partenza su fondi scivolosi o su salite ripide dovuti alla presenza della trazione motrice sulla ruota anteriore. Inoltre, le forti sollecitazioni di trazione a carico della forcella anteriore direttamente collegata al motore, possono concorrere alla sua rottura specie se ammortizzata. Per questo motivo, i motori che vengono collocati nel mozzo anteriore, non dispongono generalmente di coppia elevata. Non è una soluzione idonea per tragitti con frequenti e lunghe salite perché il motore non può sfruttare – se presente – i rapporti del cambio e pertanto

potrebbe non essere in grado di contribuire efficacemente all’avanzamento del mezzo. Caso 2: Il collocamento del motore nel mozzo della ruota posteriore ha il vantaggio di sfruttare la trazione motrice sul retro dell’E-Bike, migliorandone la guidabilità e la stabilità. Di contro la bici rimane sbilanciata con il peso sul retrotreno, cosa che si accentua maggiormente se la batteria è montata sul portapacchi posteriore. Tuttavia il collocamento della forza motrice sulla ruota posteriore favorisce la possibilità di installare motori di coppia motrice maggiore senza inficiare la stabilità e l’integrità del veicolo. Anche in questo caso però, non potendo sfruttare il cambio e i rapporti nelle bici in cui il sistema non è predisposto o montato, il mezzo in questione non è particolarmente adatto per i percorsi tortuosi e montani. Nello specifico, a lungo andare, si potrebbe arrivare al surriscaldamento del motore o dei componenti elettrici con conseguenti possibili guasti. Caso 3: Il motore collocato sull’asse dei pe-

dali ha la possibilità di usufruire del cambio di velocità presente nella bicicletta, sfruttando lo stesso principio del cambio degli autoveicoli. Tutto questo si traduce in un grande vantaggio principalmente nelle salite ripide dove, grazie all’uso di adeguati rapporti, è possibile superare notevoli pendenze. Di contro necessita di telai studiati e costruiti appositamente con specifiche geometrie adatte al loro collocamento e con costi di realizzazione più elevati. Inoltre, essendo il motore direttamente collegato alla catena di trasmissione, si ha una maggiore usura degli organi di trasmissione. Comunque, considerando l’esigua potenza di 250 W ammessa dal codice della strada, la possibilità di poter sfruttare il cambio fa di questi motori degli ottimi “scalatori” anche su percorsi di montagna. Si tratta di una soluzione adottata soprattutto su biciclette di alta gamma, soprattutto mountain bike e fat bike di elevato livello tecnico. La maggioro parte delle biciclette che adottano questa soluzione sono generalmente equipaggiate con un sensore di sforzo sul movimento rotante dei pedali.


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La batteria e la sua autonomia Esistono diversi tipi di batterie in base ai componenti chimici e alle loro capacità. Il costo dell’E-Bike dipende moltissimo dalla scelta dalla batteria. Le batterie più affidabili sono quelle agli ioni di litio da 10-15 Ah da 24 a 36 V. Con prodotti di questa capacità (200-250 Wh o 0,72-0,9 MJ di energia immagazzinata) si possono percorrere, secondo il livello di assistenza, del peso del veicolo e del ciclista, dai quaranta ai centocinquanta chilometri e oltre; distanze impensabile fino a poco tempo fa. In passato, nei primi anni di produzione, si utilizzavano, ed esistono ancora in commercio batterie al piombo e NiMh da 12V-24V 10Ah molto più pesanti e molto meno performanti di quelle agli ioni di litio. Le biciclette elettriche che adottano ancora queste batterie costano molto meno dei modelli recenti più evoluti e, talvolta, si possono trovare delle ottime offerte in stock sui principali canali internet. L’autonomia di una batteria di nuova generazione - tanto per capirci quella agli ioni di litio – dipende da molteplici fattori: il percorso e l’asfalto sul quale si pedala, il peso (bici + ciclista), la velocità con cui si affronta la strada, la postura del ciclista e il suo stile di guida, lo stato della batteria stessa e la sua carica residua e la pressione delle gomme. Di solito, nelle varie recensioni e nei valori

di riferimento dichiarati dai costruttori riguardanti l’autonomia, i dati si riferiscono a un percorso quasi privo di dislivello. Normalmente si prende come esempio un ciclista di circa 70 kg di peso che pedala in posizione eretta o leggermente inclinata in avanti, una media di 20 km/h su un asfalto in buono stato e poco ruvido. Cosa molto

importante: ricordiamoci sempre che, per tutte queste reali valutazioni, le batterie si intendono cariche e in piena efficienza. Un batteria con insufficiente autonomia, deteriorata o priva di manutenzione non potrà mai esprimere la propria reale capacità e garantire l’efficienza idonea alla circolazione.


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CENTRO CITTÀ Una vista della città di Amsterdam

AMSTERDAM DOCET A cura di Silvia Baldi (cicloturismo.it)

Il nuovo tunnel ciclopedonale che attraversa la stazione è un esempio perfetto di mobilità sostenibile e di “smart city”

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o scorso anno Amsterdam, capitale europea della bicicletta per antonomasia, ha inaugurato una nuova infrastruttura dedicata in via esclusiva a ciclisti e pedoni. Si tratta di un tunnel ciclopedonale che attraversa la stazione centrale permettendo di raggiungere agilmente il terminal dei traghetti situato proprio nei pressi. L’attività di costruzione, iniziata nel 2011, ha richiesto alcuni anni di lavoro e diverse modifiche alla viabilità delle auto, ma è stata portata a termine con successo. Il tunnel è lungo 110 metri, largo 10 e alto 3. Lo spazio interno è equamente diviso tra pedoni e biciclette: da un lato la pista ciclabile bidirezionale e, dall’altro, legger-

mente sopraelevata, la passerella pedonale. Ben illuminato e dotato di segnaletica orizzontale, percorrere il tunnel a piedi o in bici è molto piacevole sia per evitare il caos che per ammirare la parete interna decorata con maioliche bianche su cui spicca il disegno di una flotta settecentesca nel mare in tempesta. Si stima che dal tunnel transiteranno circa 15.000 ciclisti e 10.000 pedoni al giorno. Un bel passo avanti se si considera che prima della realizzazione del tunnel per raggiungere i traghetti era necessario camminare attraverso l’affollata stazione o fare un giro di 3 minuti in bicicletta. Oggi tale spostamento impegna meno di un minuto. Il tunnel ciclopedonale di Amsterdam



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Photo by Alessandro Billiani

MASTER CROSS SELLE SMP

GRAN FINALE VITTORIO VENETO A cura di Sandra Pinato

Il 22 gennaio si conclude a Treviso la terza edizione del circuito di ciclocross. Dopo le prime quattro tappe al comando ci sono Enrico Franzoi ed Alessia Bulleri

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a stagione del Ciclocross procede a pieno ritmo e, tra i vari circuiti e gare in Italia, un posto particolare se lo ritaglia il Master Cross Selle SMP, nato tre anni fa da una costola del Trofeo Triveneto Ciclocross, un circuito regionale tra i più seguiti d’Italia. L’idea del Master Cross Selle SMP è partita dallo stesso gruppo di lavoro del Trofeo Triveneto, capeggiato da Giacomo Salvador, con l’intento di coinvolgere maggiormente lo sponsor storico, Selle SMP, nell’offrire un prodotto di respiro più ampio e di elevati contenuti agonistici ed organizzativi. E’ nato così il Master Cross Selle Smp con

una prima edizione (2014-15) di sei gare, quattro nazionali e due internazionali per arrivare alla terza edizione (2016-2017) di cinque gare solo internazionali: il 1 ottobre il 10° Memorial Jhonathan Tabotta Internazionale (fuoristrada) a Buja (Ud), il 27 novembre l’8° Trofeo Cooperativa Edile Brugherio 82 a Brugherio (MB), l’8 dicembre il Ciclocross Internazionale Del Ponte 2016 a Faè di Oderzo (Tv), il 10 dicembre 2016 il 12° Trofeo Città Di Gorizia - Selle Smp Master Cross a Gorizia (Go) ed il 22 gennaio 2017 il 32° Gp Città Di Vittorio Veneto a Vittorio Veneto (Tv). L’elemento che ha contraddistinto tutte le

gare finora svolte, è stato senz’altro l’alto numero di partecipazione, si parla di circa 500/600 corridori a gara tra cui molti stranieri. Ma vediamo nel dettaglio il Master Cross Selle SMP partendo dalla prima gara di Buja in provincia di Udine. Una gara caratterizzata da pioggia e fango che ne ha condizionato lo svolgimento e, soprattutto, i mezzi meccanici degli atleti. La gara Open femminile ha visto, fino a metà gara, la svizzera Lise Marie Henzelin al comando, tallonata dalle due giovani Francesca Baroni e Sara Casasola, passate poi al comando negli ultimi giri. Bellissima la vo-


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Photo by Alessandro Billiani

Photo by Alessandro Billiani

lata tra le due, con la Casasola che esce davanti dal tratto erboso e si porta alla parabolica finale in testa. Gran finale con la gara Open dedicata agli Elite e Under 23 scattata sotto un timido sole. Il fango, reso più duro e pericoloso (per i cambi meccanici) in buona parte del tracciato, ha notevolmente tagliato fuori molti pretendenti alla vittoria finale e ha esaltato l’esperienza e la classe di Enrico Franzoi, autentico dominatore di giornata fin dalle prime pedalate. La seconda gara di Brugherio in provincia di Monza-Brianza ha visto la partecipazione di oltre 600 atleti. Nell’open maschile molto attesa era la sfida tra il Campione Italiano Gioele Bertolini e gli atleti del Gs Forestale. Dopo un avvio veloce davanti, la lotta è stata tra il tricolore e l’olimpionico Luca Braidot, l’unico apparso in grado di reggere il ritmo del giovane under, 4° il

giorno prima in Coppa del Mondo. Nel finale però si spegneva anche l’azzurro della Forestale lasciando via libera a Gioele Bertolini che vinceva nettamente su Luca Braidot e su Mirko Tabacchi. Gara donne con la partenza forte della juniores Sara Casasola che nel finale ha pagato un po’ l’alto ritmo e l’esperienza della Campionessa Europea U23 Chiara Teocchi, che va a vincere la gara con una condotta intelligente. Terza gara a Faè di Oderzo in provincia di Treviso con oltre 500 partecipanti. La gara Open maschile al via con il rientrante Marco Aurelio Fontana , il campione italiano Gioele Bertolini, l’olimpionico Luca Braidot e gli stranieri Marcel Meisen e Francis Mourey è stata tiratissima dall’inizio alla fine basti pensare che la media finale ha superato i 25 km/h. A un giro dal termine Francis Mourey

transita per primo al suono della campana con Meisen e Bertolini. Cerca Gioele di staccare gli avversari ma alla fine si stacca solo Mourey, con Meisen che lo attacca nel finale e va a bissare il successo dello scorso anno. Secondo un ottimo Gioele Bertolini, terzo Mourey, quarto Luca Braidot, quinto Enrico Franzoi che mantiene la leadership del Master Cross Selle SMP. Tra le donne era attesa in Italia Alice Maria Arzuffi, reduce dal bellissimo podio di Coppa del Mondo e dalle ottime prestazioni in Belgio ed Olanda. L’atleta della Guerciotti non ha disilluso le attese, ma ha dovuto vedersela con una pimpante Chiara Teocchi, l’unica in grado di reggere il ritmo della Arzuffi nelle prime tornate. Era però un assolo finale quello della Arzuffi, che vinceva qui a Faè sotto gli occhi del Ct Scotti e del folto pubblico presente. Seconda (e prima Under 23) la Campionessa Europea Chiara Teocchi a 36 secondi, quindi a un minuto Alessia Bulleri, che resta leader del Master Cross La quarta e penultima prova si è svolta subito dopo a Gorizia con il grande ritorno di Marco Aurelio Fontana che vince su un coriaceo Luca Braidot. Un duello piuttosto agguerrito di scatti e controscatti, lungo i saliscendi e le pendenze di un percorso molto tecnico. All’ultimo giro allunga deciso Marco Aurelio Fontana che vince nettamente su Luca Braidot, terzo Mirko Tabacchi. Enrico Franzoi con il suo sesto posto, resta in maglia di leader Master Cross Selle SMP. Diversa invece la gara donne dove è stato un assolo per la Campionessa Europea Chiara Teocchi, in testa fin dalla prima tornata. In attesa dell’ultima prova, in programma a Vittorio Veneto in provincia di Treviso il 22 gennaio, che decreterà ufficialmente i vincitori del terzo Master Cross Selle SMP, i leader del Circuito dopo quattro prove sono: Enrico Franzoi (Wilier Force squadra corse) con 96 punti seguito da Luca Braidot (Forestale Cicli Olympia) con 83 punti e terzo Mirko Tabacchi (Forestale Cicli Olympia) con punti 79. La classifica donna, invece, vede in testa Alessia Bulleri (Aromitalia Vaiano Fondriest) con 112 punti ma seguita a ruota da Chiara Teocchi (Bianchi Countervail) con 100 punti, terza Lise Marie Henzelin (Ktm Selle Smp Alchemist Dama) con 96 punti.



La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme 2016 - Photo by Newspower.it


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IL COACH

IL FATTORE

K S

i definiscono “naftochinoni” quel gruppo di sostanze liposolubili conosciute fin dal 1929 nella forma della vitamina k1, note in ambito scientifico per gli effetti regolatori sulla coagulazione del sangue. La k1, che è la sua forma naturale, si trova nelle piante e fornisce la principale fonte di vitamina k all’uomo che la assume con l’alimentazione. I composti della k2 sono prodotti dai batteri dell’intestino umano, sono nutrienti essenziali e forniscono un apporto non sufficiente rispetto al fabbisogno umano. Le tre forme di vitamina k che interessano la salute umana sono: la vit K1, la vit k2 (MK-4) e la vit K2 (MK-7). La vit k1 si trova nelle piante ed è considerata la meno efficace, mentre la seconda, che è la forma più studiata - presente in alimenti quali uova, carne e latticini - è efficace per la protezione delle ossa e ha un rapido assorbimento da parte dell’organismo. Anche la terza tipologia, che si

trova nella soia, ha l’enorme vantaggio di rimanere attiva nel corpo oltre le 24 ore. Purtroppo è necessario ricordare che la presenza di vit k nella carne proveniente dagli attuali allevamenti intensivi è assolutamente insufficiente per il fabbisogno umano: soltanto con la carne allevata “ad erba” (grass fed) infatti si potrebbe ritrovare il giusto apporto di questa vitamina essenziale. Le diverse forme di vit k vengono assorbite con le stesse modalità dei lipidi e quindi necessitano della formazione di micelle in presenza di bile e succo pancreatico. La coagulazione del sangue avviene come una reazione a catena in cui i vari fattori entrano in azione secondo un preciso ordine cronologico, ognuno attivando quello successivo, alla fine del quale il fibrinogeno si trasforma in fibrina consentendo così la formazione del coagulo. La vitamina k è necessaria per la coagulazione del sangue perché il fegato ne ha assoluto bisogno per la produzione di quei fattori

che vengono considerati indispensabili all’organismo affinché il processo di coagulazione si compia regolarmente. Dove si trova in natura: ortaggi a foglia verde (cavolo riccio, spinaci, bietole, broccoli cavolo cappuccio, cavolini di bruxelles, prezzemolo, cime di rapa, lattuga romana e cavolo), fagioli, soia, carne, cereali, olive, colza e prodotti caseari Effetti benefici e conseguenze in caso di carenza: il deficit di vitamina k è raro, ma può portare principalmente a problemi e deficit di coagulazione con sanguinamento eccessivo ed emorragie. In caso soprattutto di assunzione di farmaci che alterano la funzione epatica o che influiscono negativamente sulla produzione della normale flora batterica intestinale, ci possono essere livelli insufficienti di vit k. Nelle decadi passate è divenuto chiaro come la vit k rivesta un ruolo importante


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A cura di Iader Fabbri

E’ la vitamina meno studiata, ma è una componente essenziale per la coagulazione del sangue, per la protezione delle ossa, dell’apparato cardiocircolatorio e del sistema nervoso

I broccoli sono tra gli alimenti di origine vegetale con la più alta concentrazione di vitamina K

Chi è Iader Fabbri E’ consulente nutrizionale di tutte le Nazionali italiane di ciclismo e commentatore tecnico, in ambito nutrizionale, per la testata giornalistica Rai Sport, per la quale – nell’ultimo Giro d’Italia – ha curato e condotto una striscia quotidiana. E’ relatore in convegni e seminari su sport e alimentazione e collabora, nel settore ricerca, con le Università di Firenze e Pavia. Coach di diversi atleti professionisti di livello mondiale, collabora con diverse riviste giornalistiche nazionali, per le quali cura personalmente rubriche dedicate allo sport, alla nutrizione e al benessere.

nella salute umana e, in particolare modo, nel miglioramento della salute delle ossa. Gli studi, infatti, hanno dimostrato che la vit k non solo aumenta la densità ossea nelle persone che soffrono di osteoporosi, ma riduce anche le eventuali fratture. Inoltre si è dimostrato che le vitamine K e D lavorano sinergicamente a favore della cosidetta “densità ossea” (Effects of vitamin K on calcium and bone metabolism, Zitterman A, er al. Curr Opin Clin Nutr Metab Care. 2001) Esistono interessantissime ricerche recenti che dimostrano come la vitamina k sia un efficace deterrente anche alla calcificazione delle arterie, uno dei fattori più importanti nelle patologie cardio-vascolari che, come noto, imperversano tra le popolazioni occidentali. Uno degli studi che evidenzia in maniera più evidente questa correlazione, in particolare, ha dimostrato che, in un gruppo di donne che assumevano regolarmente un farmaco che blocca la vit k (Warfarin, farmaco an-

titrombotico), si è riscontrato ben il 50% in più di calcificazione alle arterie rispetto a quelle che non lo assumevano (Tantisattamo E, Han KH, O’Neil WC, Increased vascular calcification in patients receiving warfarin, Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2015 Jan; 35(1); 237-42.). Ma, secondo le ultime autorevoli ricerche, la vit k riveste un ruolo importante anche nella protezione del sistema nervoso. In uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Maturitas, condotto su 160 adulti con più di 65 anni, ricercatori dell’Università di Angers, in Francia, hanno osservato una relazione diretta fra elevate assunzioni di vitamina K nella dieta e minori problemi di memoria. Ma la vit K è consigliata a tutti? Chi, ad esempio, segue una terapia con anticoagulanti cumarinici dovrebbe evitare il consumo di cibi ricchi di questa sostanza? Le risposte, in questo senso, divergono: c’è chi sostiene che i cumarinici, essendo anticoagulanti orali, contrastano l’azione

della vitamina K impedendo l’attivazione di alcuni fattori della coagulazione. Altri, invece, continuano a suggerire, il consumo abituale di verdura a foglia verde anche a chi segue queste terapie, a patto di controllare la coagulazione periodicamente: se necessario, infatti, sarà poi il medico ad adeguare la terapia. Concludendo, per quanto si tratti di una delle vitamine meno studiate e dunque dagli effetti non ancora unanimemente codificati, la vitamina K è senza dubbio responsabile della coagulazione del nostro sangue, ci protegge dalle problematiche cardiovascolari e dalle calcificazioni delle nostre arterie. Ergo, il consiglio del nutrizionista rimane lo stesso: consumare tante verdure prevalentemente verdi e a foglia larga, aggiungendo però ciclicamente anche qualche alimento di origine animale che sia allevato preferibilmente in maniera naturale per aumentare la concentrazione di questa vitamina nei loro derivati alimentari.


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LE CITTÀ DELLA BICICLETTA

LOSANNA ELEGANZA A CINQUE CERCHI A cura della Redazione

Sul lago di Lemano, dominata dalla sua imponente cattedrale gotica, sorge una delle città più affascinanti della Svizzera. Importante sede universitaria e commerciale, da oltre un secolo ospita anche la sede del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) Photo by www.diapo_.ch

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Losanna, la seconda città per importanza sul Lago svizzero di Lemano, unisce il carattere di una dinamica metropoli commerciale con la posizione di una località di villeggiatura. Il capoluogo del Cantone di Vaud è inoltre una vivace città universitaria e un apprezzato centro per congressi. La posizione di Losanna è molto pittoresca: quindi, non c’è da stupirsi se il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) ha impiantato qui la sua sede dal 1914. La città si è sviluppata su tre colline, circondata da vigneti, e il Lago Lemano ai suoi piedi. Sulla sponda francese di fronte s’innalzano imponenti le Alpi Savoiarde. Lo stupendo centro storico è per lo più chiuso al traffico. I piccoli vicoli con caffè e boutique caratterizzano l’immagine del cuore medievale di questa città.

Il centro storico è dominato dalla cattedrale, una delle opere più impressionanti in stile primo gotico della Svizzera. Per più di un millennio Losanna è stata sede episcopale. Le vie commerciali si sviluppano attorno alla cattedrale e nel quartiere portuale Ouchy. L’unica «metro» della Svizzera unisce i quartieri cittadini ed agevola gli spostamenti nella città collinare. La città è anche una meta molto apprezzata dai cicloturisti elvetici. Per un itinerario panoramico adatto anche ai meno sportivi - la città è tutta un saliscendi - l’ideale è partire dalle Quais d’Ouchy, le rive del Lemano, e costeggiare il lago. Non mancano percorsi alternativi: attraversano la città dal lago al Bois de Sauvabelin e si estendono per tutto il Canton Vaud. Perché a Losanna lo sport ce l’hanno

nel dna e l’offerta di biketour non può che essere ampia. I ciclisti “slow” al lago possono muoversi indisturbati. Tra barche a vela, miriadi di gabbiani, cigni, giovani in monopattino e rollerblade. Nei dintorni, meritano una visita il Museo olimpico e il suo parco. All’esterno tante sculture atletiche immerse tra le sfumature autunnali e la vegetazione mediterranea Addentrandosi nella struttura, rinnovata di recente, c’è la storia dello sport da Olimpia ai giorni nostri, tra percorsi interattivi e multimediali, collezioni filateliche e numismatiche. Per gli amanti del brunch il ristorante del Museo olimpico è il posto giusto per gustare un buffet internazionale di tutto rispetto, accostando a pancake e poulet aux épices una vista mozzafiato.



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LA GESTIONE FISICA DELL’ATLETA

LA FRATTURA DEL FEMORE PARTE 1 A cura di Bruno Filippi

Come riconoscerla, come curarla, quando intervenire con protesi, placche e fissatori

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a frattura del femore è, purtroppo, un infortunio frequente nel ciclismo a causa del pesante impatto che può verificarsi nelle cadute laterali e non solo. Sinteticamente classifichiamo le fratture di femore in due categorie, ossia le DIAFISARIE, cioè quelle che interessano la parte centrale dell’osso; e quelle distali EPIFISARIE, che coinvolgono la zona articolare prossimale dell’anca (collo del femore ed acetabolo) oppure la zona articolare distale del ginocchio(condili femorali e piatto tibiale). Inoltre le fratture possono essere composte, cioè senza perdita di continuità fra i due monconi; oppure scomposte, dove invece i monconi si spostano perdendo di continuità e deformando, più o meno gravemente, la normale morfologia dell’osso. Nel momento in cui uno o più monconi perforano i tessuti fino ad uscire dalla cute si parla di frattura scomposta esposta.


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Frattura diafisaria scomposta

Frattura epifisaria scomposta

COME RICONOSCERE LA FRATTURA DEL FEMORE

Chi è Bruno Filippi Romagnolo di Rocca San Casciano in provincia di Forli, matura la sua esperienza di fisioterapista alla corte del dott. Costa nell’equipe della Clinica Mobile. Numerose sono le esperienze professionali svolte al fianco di atleti in numerosi sport attualmente è il fisioterapista della squadra di ciclismo AG2R la Mondiale. Oggi svolge la sua attività di professionista presso il suo studio a Rocca San Casciano (Fc).

Quando il malcapitato cade a terra, non riesce ad alzarsi e a caricare peso sulla gamba. Accusa un forte dolore che solitamente parte dall’inguine verso il ginocchio attraverso la faccia anteriore della coscia. Nella maggior parte dei casi l’arto leso è visibilmente accorciato rispetto a quello sano e girato verso l’esterno, in modo che il piede tende a toccare il terreno con il suo margine esterno. Se assistete ad un evento del genere, cercate di evitare che il traumatizzato si muova e a maggior ragione che venga mosso; allertate il sistema di

soccorso e attendete l’arrivo dell’ambulanza. Purtroppo capita spesso che passanti occasionali si improvvisino esperti soccorritori e compiano gesti dannosi e pericolosi che compromettono ulteriormente la gravità della situazione; i monconi scheggiati e puntiformi, durante un movimento scorretto potrebbero lesionare un vaso sanguigno o un nervo limitrofo creando un gravissimo danno. Nella seconda parte, che troverete nel numero di marzo, parleremo dei trattamenti specifici delle fratture del femore



Val di Non Bike 2016 - Photo by Newspower.it


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UN MONDO CHE SI MUOVE CON ACSI

NUOVE SINERGIE PER CRESCERE A cura della Redazione

Siglata una partnership con la prestigiosa azienda faentina Biotex specializzata nel settore dell’intimo tecnico. Firmata un’intesa anche con “Sessantallora”, realtà unica nel panorama ciclistico nazionale

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CSI Ciclismo nuovamente sugli scudi, questa volta allestendo partnership di livello, in favore dei propri tesserati e del mondo delle due ruote in generale. ACSI Ciclismo è l’ente di promozione sportiva con più eventi in Italia, ma non per questo si siede sugli allori, anzi, continua la propria marcia tambureggiante con nuovi e significativi brindisi d’unione ciclistica. È il caso di Biotex, azienda faentina fondata nel 1990 e specializzata nel settore dell’intimo tecnico, un marchio vicino agli appassionati dello sport in generale e del ciclismo in particolare. ACSI monitora il mercato ‘alleandosi’ con chi meglio si avvicina ai precetti del mondo ciclistico, sia per professionalità e competenza, che per modo di pensare comune, al fine di ‘aiutare’ gli sportivi sui pedali nel coronare i propri sogni. L’ente di promozione sportiva e Biotex accompagneranno i tesserati ACSI con iniziative, promozioni sui prodotti, pacchetti natalizi e numerose altre sorprese, con i rappresentanti del marchio Biotex presenti anche in alcuni degli eventi di ACSI Ciclismo attraverso l’allestimento di appositi stand. “Nel 2017 metteremo in campo assieme ad ACSI – afferma Barbara

Visani di Biotex – una serie di iniziative curiose che sveleremo nel dettaglio durante il corso della stagione. Non mancheranno le promozioni per gli associati ACSI e una attività charity per aiutare le persone più bisognose”. ACSI Ciclismo, del resto, è da sempre in prima linea per quanto riguarda la beneficenza, lo dimostrano le iniziative che hanno accompagnato appassionati ed ex campioni al calar del 2016, quali la “2xBene” di Longiano (FC), “Pedalando coi Campioni” di Casazza (BG) e “Valpolicella con i Campioni” di Verona, pedalate assieme a tanti protagonisti del ciclismo del passato con un unico grande intento: aiutare il prossimo raccogliendo fondi in favore delle Onlus. Biotex, invece, è un marchio molto noto nel mondo del ciclismo che, nel corso degli anni, ha vestito e portato alla vittoria anche numerosi campioni, come nel caso del “Re Leone” Cipollini, di “Gibo” Simoni e del “Falco” Savoldelli. Come detto, le eccellenze italiane sono l’obiettivo primario dell’ente di promozione sportiva, per questo ACSI Ciclismo ha deciso di legarsi con una nuova partnership anche a “Sessantallora”, una realtà unica in Italia nel settore del ciclismo. La corsa di Sessantallora è partita come centro di posi-

zionamento biomeccanico all’avanguardia, con l’ex professionista Fabio Gilioli e tutto lo staff a mettersi anima e corpo al servizio dell’amatore, offrendo consulenze sportive e programmi d’allenamento personalizzati. Il marchio Sessantallora ha uno spirito evocativo: per ogni ciclista, infatti, raggiungere quella velocità è davvero difficile, si tratta dunque di un numero ipotetico, ideale fusione tra il ciclista e la sua bicicletta, fra armonia e prestazione. In breve tempo il piccolo nucleo storico composto dai primi sei atleti della squadra ASD Sessantallora inizia a crescere esponenzialmente e si ritrova oggi a vantare circa 300 atleti che condividono la filosofia degli storici fondatori. Ora Sessantallora ha un’officina meccanica di assistenza e riparazione, sfoggia biciclette acquistabili ed altamente performanti, spesso “scontate” per i tesserati ACSI; un team che si occupa praticamente di qualsiasi ambito concernente il mondo a due ruote, un club di servizi dedicati a chi vuole vivere la bicicletta con divertimento, spirito di sacrificio e tanta buona volontà. Sessantallora lavora con passione per creare un mondo (del ciclismo) migliore, intento che rispecchia al 100% la filosofia di ACSI Ciclismo.


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ORTLER BIKE MARATHON

GLORENZA CAPITALE DELLA MTB Photo by Newspower.it

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ormire bene per vivere meglio: è questo da 50 anni il principio cardine di Dorelan. Nata a Forlì nel 1968, su un’idea dei soci fondatori, Pietro Paolo Bergamaschi e Diano Tura, l’azienda, leader del settore, è specializzata in produzione di letti, materassi, sommier, basi letto, guanciali e complementi. Squadra che vince non si cambia: questo il diktat della Ortler Bike Marathon, il prossimo anno in scena il 3 giugno, sempre con start dalle mura di cinta di Glorenza (BZ), in alta Val Venosta. Fra la storia e le bellezze culturali del borgo medievale altoatesino partiranno le gioie ed i ‘patimenti’ degli atleti che, con grinta e passione, si presenteranno sugli sterrati venostani per dar sfogo alle proprie emozioni ed ambizioni di classifica. La mountain bike, del resto, regala sempre sensazioni impagabili, ed è per questo che il presidente Gerald Burger e tutto lo staff del comitato organizzatore proseguono la propria marcia, per far sì che gli sterrati e gli scenari immaginifici di queste zone possano esaltare all’ennesima potenza lo spirito competitivo dei poderosi atleti sulle ruote grasse.

Alla Kulturhaus di Malles lo scorso dicembre si è svolto l’incontro che ha presentato la terza edizione della Ortler Bike Marathon del 3 giugno. Una data, tiene a sottolineare il comitato organizzatore, che non muterà nei prossimi anni a venire: “Dal 2017 in poi la Ortler Bike Marathon si svolgerà sempre il primo sabato del mese di giugno, una scelta che mira a far diventare la nostra gara un punto di riferimento assoluto per le sfide in mountain bike per amatori e non solo”, sottolinea il presidente Gerald Burger. La presentazione è stata arricchita da un divertente talk show che ha visto protagonisti l’ex campione del mondo marathon Roel Paulissen (due vittorie su due alla Ortler Bike Marathon) e l’altoatesino Hannes Pallhuber, più affine alle distanze corte e giunto sul gradino più alto del podio nel percorso classic dello scorso giugno. I due hanno intrattenuto i presenti con curiosità riguardanti il proprio sport, sia come professionisti che come amatori, parlando di quale sia l’alimentazione più appropriata in prossimità delle gare e di quanto piacciano loro i percorsi di 90 e 51 km della Ortler Bike Marathon, decisamente “alla portata di tutti” e perfetti sia per i cam-

pioni delle ruote grasse che per i principianti. Numerose anche le domande degli appassionati ai due protagonisti, dal numero di chilometri di allenamento necessari per essere competitivi alla Ortler Bike Marathon a quali siano le tecniche migliori da adottare nelle sfide di mountain bike. I circuiti di cui la Ortler Bike Marathon farà parte il prossimo 3 giugno saranno ben tre, a cominciare dall’austro-tedesco Ritchey mountainbike Challenge passando per i nostrani Il Prestigio e Bike World Zerowind Cup. Tante anche le iscrizioni che sono pervenute al comitato organizzatore durante la serata, circa 70 in poche ore, con gli appassionati precipitatisi in massa per sfruttare le quote agevolate, nel segno di una fedeltà sempre più sostenuta nei confronti della competizione altoatesina. Le tariffe di partecipazione in questo mese di gennaio ammontano invece a 65 euro, immutate fino al 31 marzo prossimo. Assieme alla registrazione, inoltre, chi vorrà potrà anche ordinare una maglietta con il logo della Ortler Bike Marathon al costo aggiuntivo di 30 euro, prodotto che potrà essere acquistato anche nella giornata di gara.


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A cura della Redazione

Sugli sterrati del borgo medievale, il prossimo 3 giugno, tornano gli appassionati delle ruote grasse per la terza edizione della rassegna altoatesina

Il comitato organizzatore informa inoltre che il certificato medico o la tessera agonistica potranno essere consegnati il giorno della gara durante il ritiro del pettorale o tramite upload durante l’iscrizione online, mentre i concorrenti non in possesso dei documenti potranno partecipare solamente nella categoria non agonistica “Just for Fun”. Ogni partecipante della Ortler Bike Marathon dovrà decidere quale percorso affrontare al momento dell’iscrizione (la scelta nel corso della gara non sarà più possibile). I tracciati classic e marathon sono stati entrambi confermati in toto rispetto alla passata edizione, il primo si compone di 90 km e 3000 metri di dislivello, attraversando i seguenti comuni ed attrazioni turistiche: Glorenza, Malles, Burgusio, Monastero di Monte Maria, Chiesa di Santo Stefano, Klostersäge, Lataschg, Prämajur, Plantapatsch, malga Platzeralm, malga Bruggeralm, maso Greinhof, Resia, Curon, San Valentino alla Muta, Dörfl, Alsago, Planol, Malettes, Mösl, Mazia, maso Schlosshof, maso Lochhof, Castel Coira, Glorenza. L’itinerario classic sarà invece ben più abbordabile, con 51 km di

lunghezza e 1600 metri di dislivello, sempre con partenza dal caratteristico borgo di Glorenza, attraversando poi nell’ordine: Malles, Burgusio, San Valentino alla Muta, Dörfl, Alsago, Planol, Malettes, Mazia, maso Schlosshof, maso Lochhof, Castel Coira, Sluderno, prima di tornare nuovamente a Glorenza. I concorrenti non avranno molto tempo per godersi le bellezze turistiche proposte dai percorsi di gara, ma non sono molte le competizioni che permettono di passare all’interno di manieri storici o monasteri secolari, come nel caso di Castel Coira e dell’abbazia di Monte Maria. Lo scorso anno fu un grande successo, capace di richiamare oltre 1200 appassionati di ruote grasse, ma non ce n’è stato per nessuno, il belga Roel Paulissen fu indomabile conducendo la seconda edizione dall’inizio alla fine ed alzando le braccia al cielo in solitaria nel percorso di 90 km e 3000 metri di dislivello, bissando il successo ottenuto l’anno precedente. Al secondo posto, distanziato di una trentina di secondi, è giunto il livignasco Mattia Longa, con il podio completato dall’altoatesino Klaus Fontana, compagno di squadra di Paulissen nel

Torpado Factory Racing Team. Per quanto riguarda la prova femminile vinse altrettanto “facilmente” la tedesca Birgitt Hühnlein, davanti all’altoatesina Elisabeth Steger e ad un’altra tedesca, Katja Walz. Nella distanza di 51 km e 1600 metri di dislivello, invece, si aggiudicò la contesa il rider altoatesino Johann Pallhuber, sul compagno di squadra Johannes Schweiggl e Daniel Kiebacher. Donne classic in prima linea con Ulrike Nischler davanti alla tedesca Carina Weidler e all’altoatesina Andrea Tasser. L’Asv Ortler Bike Marathon venne supportata dal lavoro encomiabile di oltre 600 volontari impegnati sui percorsi e nel centro di Glorenza. I ‘viaggi’ sui pedali della Ortler Bike Marathon regalano dunque anche numerose ‘suggestioni’, proiettando i bikers in uno dei regni più adatti a valorizzare le abilità degli atleti della mountain bike, esaltati dalla competenza del comitato, uno staff organizzatore che non lascia mai nulla al caso. L’affluenza dei bikers stranieri è consistente, la sfida altoatesina è situata nel triangolo fra Svizzera, Austria ed Italia, con la Germania non molto distante, per questo i concorrenti non italiani si aggirano attorno al 25% e


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ITINERARI

SULLE COLLINE DEL MONTALBANO

Una visuale del centro abitato di Vinci

A cura di Silvia Baldi (cicloturismo.it)

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l Montalbano è un piccolo gruppo collinare dell’Appennino situato nel nord-est della Toscana. Le colline fungono da spartiacque tra due pianure: la piana di Firenze-Prato-Pistoia a est, la Valdinievole e la Valle dell’Arno a ovest. Si tratta di un territorio abitato fin da epoche remotissime che i Medici utilizzavano come riserva di caccia. Il percorso proposto permette di visitare alcune delle più belle città toscane evitando le trafficate strade della pianura ma anche gli sterrati collinari. Il tracciato sfrutta per lo più strade secondarie asfaltate che presentano continui saliscendi. Data la lunghezza e le frequenti salite, quest’itinerario è consigliato a cicloturisti allenati.

IL PERCORSO Partendo da Firenze si percorre un primo tratto lungo Eurovelo 7 attraverso il Parco delle Cascine per poi dirigersi a ovest verso Poggio a Caiano su una strada statale piuttosto trafficata, unico tratto “pericoloso” dell’intero percorso. Una volta arrivati potete fare una sosta alla villa medicea costruita nel 1480 da Lorenzo il Magnifico. Il percorso prosegue in leggera salita per circa 5 km e poi si inoltra nella campagna attraversando diverse piccole località fino a Quarrata. Qui si trova un’altra villa dei Medici, Villa La Magia, assolutamente da visitare. Non siamo ormai lontani da Pistoia, piccola e graziosa cittadina toscana con un centro storico di tutto rispetto. Per visitarla dovete

però deviare dalla traccia proposta. Pochi km più avanti arriva il momento di attraversare il Passo di Serravalle e raggiungere la Valdinievole: è una salita dura, ma breve seguita da una dolce discesa che termina a Monsummano Terme. Da qui si prosegue in direzione sud verso il Padule di Fucecchio per poi tornare sul Montalbano presso Vinci, paese natale del famoso Leonardo. Continuando a pedalare verso sud ci si lasciano di nuovo alle spalle le colline del Montalbano in favore della pianura di Empoli. Attorno al km 85 si incontra quindi la pista ciclabile dell’Arno che ci riporta verso Firenze, il punto di partenza. Poco prima di arrivare non perdete l’occasione di visitare il borgo medievale di Artimino.


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FOCUS SULLE AZIENDE

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“BED IN ITALY” DI DORELAN TRA QUALITA’, RICERCA TECNOLOGICA E GREEN ECONOMY

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ormire bene per vivere meglio: è questo da 50 anni il principio cardine di Dorelan. Nata a Forlì nel 1968, su un’idea dei soci fondatori, Pietro Paolo Bergamaschi e Diano Tura, l’azienda, leader del settore, è specializzata in produzione di letti, materassi, sommier, basi letto, guanciali e complementi. Un progetto all’insegna della qualità, con 70 punti vendita ufficiali Dorelanbed in tutta Italia, una presenza in 25 Paesi esteri e uno staff di 170 dipendenti. Cresciuta nel segno delle grandi imprese manifatturie-

re italiane, all’amore per la tradizione ha affiancato costanti investimenti sul piano della ricerca tecnologica, attraverso importanti partnership con istituti di ricerca e atenei, per far conoscere il “Bed in Italy” nel mondo. Da sempre Dorelan, leader del settore, investe molte energie nella ricerca del “sistema letto” perfetto, che si adatti, come un guanto alle esigenze di ognuno. “Sistema letto”, e non semplicemente letto: il giusto materasso, infatti, deve essere abbinato a un guanciale e a una rete che ne esaltino le caratteristiche. Dorelan è responsabile dell’intera filiera di

produzione – totalmente e rigorosamente italiana – dal letto al materasso alla rete, dal guanciale agli accessori. Ognuno di questi elementi è disponibile in diverse versioni, per creare il proprio sistema letto completo e su misura. Grazie alla ricerca scientifica e tecnologica i prodotti Dorelan sono in grado di venire incontro alle esigenze degli atleti, che necessitano di un sonno ristoratore per migliorare le proprie performance sportive in allenamento e in gara. L’azienda ha un cuore verde: negli ultimi anni l’attenzione all’ambiente e l’adozione di politiche so-


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A cura della Redazione

Il “bed in italy” della prestigiosa azienda romagnola tra qualita’, ricerca tecnologica e green economy

stenibili sono cresciute in modo esponenziale. La sede attuale inaugurata nel 2012 - 32mila metri quadrati circondati da quasi altrettanto verde – è a ridotto impatto ambientale, alimentata da pannelli fotovoltaici che immettono energia anche nella rete pubblica di Forlì. Ma il benessere ambientale non può prescindere da quello dei dipendenti: tutti i prodotti vengono trasportati lontano da terra, su rulli, mentre il riscaldamento è a pavimento per evitare la diffusione nociva delle polveri. Recentemente Dorelan è diventata partner di GEO, Green Economy

Immagine aerea dell’Azienda Dorelan

Observatory, un progetto avviato dall’Università Bocconi con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente. L’Osservatorio si propone di sviluppare i principali temi del dibattito sulla green economy, avviando una piattaforma di dialogo tra mondo istituzionale e imprese. Dorelan ha chiesto e ottenuto di aderire al progetto di Iefe-Bocconi per la rilevazione dell’impronta di carbonio: un modo per conoscere l’impatto ambientale del processo produttivo e dell’intero ciclo di vita del prodotto, dalla scelta delle materie prime allo smaltimento finale.

IL FUTURO DELL’ALLENAMENTO: Twin System® e Myform® Il sonno è da sempre uno dei migliori alleati degli atleti, un vero e proprio asso nella manica per chi è alla ricerca della migliore prestazione sportiva. Così come si desidera utilizzare, per la pratica sportiva, il materiale più performante, sicuro e adatto alle proprie esigenze – scarpe, abbigliamento, attrezzature - è importante dedicare pari attenzione al riposo, funzione fondamentale che occupa un terzo della giornata. All’allenamento “attivo”, costituito dall’ attività fisica, corrisponde infatti un allenamento “passivo”, che riguarda l’alimentazione e soprattutto il sonno. Un sonno discontinuo ha conseguenze negative sull’attenzione, le performance fisiche e l’umore, come dimostrano accurati studi scientifici (ad esempio, “Metabolism during normal, fragmented, adn recovery sleep” pubblicata in Journal of Apllied Physiology): un “sistema letto” su misura - materasso, guanciale e rete – permette al contrario di aumentare la soglia di fatica neuromuscolare, ovvero ridurre la difficoltà da parte del nostro organismo di compiere un lavoro volontario nel tempo. Un buon sonno, con il tempo, conduce a un miglioramento delle prestazioni – come un vero e proprio training – e accresce le possibilità di ottenere risultati ottimali, in allenamento e in gara. Non solo: con una soglia di fatica più alta, si riduce il rischio di infortuni, perché l’organismo sopporta meglio gli stress fisici. Addio overtraining: i tempi di recupero fisico e mentale diventano più brevi. Di notte avvengono una serie di processi neuro-metabolici fondamentali per creare, recuperare e anche accantonare le energie necessarie per allenarsi e gareggiare al massimo delle proprie potenzialità. In sostanza il sonno diventa il primo integratore naturale: di conseguenza, se il materasso è lo strumento più importante per massimizzare questo processo integrativo, la sua qualità diventa determinante. Ed è qui che scende in campo la tecnologia: Dorelan ha ideato e brevettato dei supporti e dei materiali esclusivi, capaci di migliorare sensibilmente la qualità del sonno, e di conseguenza la probabilità di esprimere al meglio le proprie potenzialità atletiche. Due le tecnologie di punta: la linea a molle Twin System e il Myform. Twin System® è un sistema basato su “doppie molle a spirale”, perfettamente


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La linea di molle Twin System rappresenta l’eccellenza dell’innovazione dei brevetti Dorelan in ambito di tecnologie applicate al riposo.

ergonomico e personalizzato, in grado di soddisfare l’esigenza di chi ricerca i livelli più alti in termini di qualità del sonno. La sua qualità principale è il fatto di reagire in modo differenziato e calibrato con estrema precisione alla pressione che riceve, offrendo un sostegno che varia proporzionalmente al peso applicato su ogni singola molla. La funzionalità va a pari passo con la comodità. Anche Myform® nasce nei laboratori di ricerca e sviluppo di Dorelan: i tecnici erano alla ricerca di un materiale termovariabile a rientro graduale, in grado di modellarsi perfettamente alla forma del corpo, riducendone la pressione e di conseguenza i movimenti notturni. Quattro differenti tipi di Myform lavorano in sinergia: il Myform Clima, materiale di ultima generazione in grado di garantire sempre una perfetta termoregolazione, il Myform Extension, elastico e duraturo, il Myform HD capace di fornire ad ogni muscolo del corpo il sostegno ideale. Il Myform Air, innovativo materiale anallergico e perfettamente traspirante – brevettato in esclusiva da Dorelan – permette al corpo di sfruttare al massimo le funzioni metaboliche dell’organismo che avvengono durante la notte, massimizzandone i benefici psicofisici. Dall’unione delle tecnologie Twin System®

e Myform® nasce un materasso in grado di sostenere in maniera precisa e personalizzata ogni zona del corpo. Grazie alle sue caratteristiche di alta traspirabilità permette allo sportivo, che soffre di scompensi ormonali, il mantenimento della microclima ideale. Per queste e altre innovazioni Dorelan ha ricevuto, come sigillo di garanzia, la certificazione Ergocert: i suoi materassi hanno ottenuto un Indice di Comfort medio elevato, superiore alla Specifica Tecnica ErgoCert ST-10, e pertanto sono Certificabili per quanto concerne l’area biomedica. Quali caratteristiche deve avere il letto perfetto? Deve possedere la giusta ergonomia (unione di sostegno e accoglienza) per adattarsi alle caratteristiche anatomiche. Ma non basta: il valore ergonomico, la tipologia e i materiali, combinati tra loro, devono trovare perfetta corrispondenza alle caratteristiche del dormiente, il suo peso corporeo e la posizione, supina, prona, laterale, assunta. La fodera accogliente offre poi il comfort necessario per aumentare la qualità del sonno diminuendo i punti di pressione e garantendo un temperatura costante (funzione di termoregolazione). Unendo tecnologia e capacità di tenere in considerazione le esigenze specifiche dell’atleta si ottiene così un materasso che facilitando il riposo e il recupero diventa un

valido sostegno per le sfide di ogni giorno, in allenamento e in gara. A riguardo, è importante citare il professor B.H. Jacobson, professore all’Oklahoma State University. Nel suo articolo “Changes in back pain, sleep quality, and perceived stress after introduction of new bedding systems” pubblicato dal Journal of Chiropractic Medicine, ha dimostrato empiricamente due importanti dati: in primo luogo, l’impatto del materasso sulla qualità del sonno, e in secondo luogo, come riposare bene riduca il dolore alla schiena e i fattori legati allo stress. La ricerca lo conferma: il rapporto tra la qualità del sonno e le capacità motorie, soprattutto quelle determinate dai fattori energetici, come ad esempio gli sport di endurance, è un argomento noto, anche se non ancora approfondito come meriterebbe. Esiste ormai un consenso unanime su questo: la privazione di sonno ha una influenza negativa sulla capacità di prestazione sportiva. Meno ore di sonno sono correlate direttamente a un aumento della probabilità di produzione del cortisolo, che provoca, a cascata, l’aumento della glicemia, del catabolismo e dell’assimilazione di acidi grassi, come una reazione a catena. Questo scompenso ormonale provoca nell’organismo un senso di “fiacchezza” ge-


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L’innovativa rete Dorelan

neralizzato, instabilità dell’umore, irritabilità e livelli più bassi di concentrazione e della capacità di memorizzare. Tra le cinque fasi in cui è suddiviso un ciclo del sonno, è la più importante a subire i peggiori contraccolpi: il sonno profondo (Deep Sleep), il più prezioso alleato per il recupero fisico e mentale. In questa fase il nostro sistema endocrino lavora di più, il che consente di mantenere in equilibrio il nostro sistema ormonale. È durante il Deep Sleep che si raggiunge il picco di produzione degli ormoni della crescita (il livello di GH), avviene la sintesi proteica, che permette di ricostruire i muscoli e quindi la massa magra, si reintegrano i sali minerali e i dischi vertebrali. Non solo: durante il sonno profondo il dormiente memorizza i processi mentali e fisici imparati durante il giorno. Specifiche ricerche riguardano il sonno prima delle competizioni: in un studio Erlacher et al. (2011) hanno chiesto a 632 atleti di numerosi sport, individuali e di squadra, quali fossero le loro abitudini di sonno durante la notte o le notti precedenti di una gara importante. Due atleti su tre (il 65,8%) ha riposato male in queste circostanze, e una percentuale quasi identica (62,3%) aveva vissuto questa esperienza nel corso dei precedenti dodici mesi. I più tesi sembravano gli atleti degli sport

Il Myform Air nasce nei nostri laboratori di ricerca e sviluppo con l’idea di realizzare un materiale termovariabile a rientro graduale in grado di modellarsi perfettamente alla forma del nostro corpo.

individuali, che non condividevano lo stress con i compagni di squadra. Il problema principale era la difficoltà ad addormentarsi. Sicuramente le relazioni tra il sonno, il recupero psico-fisico e la capacità di produrre prestazioni di alto livello sono argomenti a cui occorre dedicare ulteriore tempo e studi, ma le ricerche dimostrano, inequivocabilmente, il rapporto causa-effetto tra il recupero psicofisico durante la notte e la capacità di potersi allenare al massimo

delle proprie potenzialità. Come migliorare la qualità del riposo? Vigilando sulla durata e sulla riduzione dei fattori di disturbo, che provocano uno stato di ipertensione con frequenti risvegli, e possono essere ambientali – ad esempio, luminosità e inquinamento acustico – oppure termoergonomici. Ecco che il materasso diventa veramente uno strumento fondamentale per riposare bene, e quindi allenarsi al meglio e migliorare le performance.


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DOLOMITI LAGORAI MTB CHALLENGE

DIMENTICATEVI L’ASFALTO A cura della Redazione

Dopo un anno sabbatico, dal 16 al 18 giugno in Trentino, torna la “tre giorni” dedicata ai bikers inossidabili. Si gareggia a coppie quasi esclusivamente su fondi sterrati Photo by Newspower.it

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itorna in grande stile il “Dolomiti Lagorai MTB Challenge”, una tre giorni per coppie di bikers inossidabili in programma dal 16 al 18 giugno in Trentino con epicentro a Roncegno Terme, in Valsugana. Tre tappe che gli organizzatori del GS Lagorai Bike hanno voluto solo ed esclusivamente per i master, dunque in gara solo amatori e nessun agonista èlite. Il Dolomiti Lagorai MTB Challenge non è una novità assoluta nel panorama ciclistico nazionale. L’evento ha infatti debuttato nel 2015, il 2016 è stato invece un anno sabbatico ed ora l’atteso rientro con tre tappe che prevedono, in totale, quasi 12.000 metri di dislivello. La proposta è allettante. Innanzitutto sarà la saga degli amatori, la prima giornata con circa 92 km tra bassa e alta Valsugana e Valle dei Mocheni con la scalata della Panarotta, sabato 17 la tappa più lunga con 115 km a scavalco tra Valsugana e Valle di Primiero affrontando il Passo Cinque Croci ed il Passo del Brocon, la terza con 95 km “abbarbicati” sul Lagorai, gran parte in Valsugana ma con “veduta” anche sulla Val di Fiemme fino al laghetto di Cadinello, e qui siamo a quota 2000 metri, salendo anche a Musiera, un piccolo ma spettacolare alto-

piano posto su un terrazzamento alle pendici del Monte Salubio e toccando anche la Val Calamento. La particolarità di questa gara a coppie è che i partecipanti riceveranno 10 giorni prima del via il file gps, non ci saranno dunque indicazioni preliminari sul tracciato, il che mette un po’ di pepe alla classifica. Possiamo dire che sarà una competizione dove l’asfalto sarà quasi bandito. La Valsugana è un autentico paradiso per i bikers più esigenti e, stavolta, ci sarà davvero da divertirsi. Rispetto al passato ogni tappa sarà cronometrata in toto, non ci saranno solo le prove speciali tipo ‘rally’, ma i concorrenti saranno impegnati per tutti i chilometri di gara, poco più di trecento, in lotta col cronometro. Le iscrizioni sono già aperte sul sito ufficiale www.dolomitilagoraichallengemtb.com. Ci sono due possibilità: iscrizione con ospitalità oppure la sola partecipazione all’evento sportivo. Fino al 15 maggio la quota per le 3 tappe ammonta ad € 290 per ciascun atleta e comprende anche pernottamento in hotel (tutti di livello medio alto) a Roncegno Terme, cena e prima colazione. Dopo metà maggio sarà applicata una maggiorazione di € 50. Sono previste tre notti ed i relativi pasti, pacco gara oltre al supporto logistico,

sanitario e meccanico, rifornimenti e pasta party finale di domenica. Per chi invece non necessita del pernottamento la cifra, sempre per persona e per le tre tappe, è di € 160, con la maggiorazione di 20 euro dopo il 15 maggio. Il periodo di metà giugno non è stato scelto a caso. Proprio in quei giorni la vegetazione è lussureggiante, le giornate lunghe e consentono davvero di trascorrere un lungo weekend in una località votata al turismo e dove la bicicletta recita, da sempre, un ruolo da protagonista. Il GS Lagorai Bike, in particolare, ha maturato un’esperienza decennale nella mtb proponendo l’apprezzata “3TBike”, che quest’anno cambia totalmente sia nella data (che sarà anticipata al 27 agosto) che nella distanza, che allungherà il tracciato a gara marathon, ovviamente inedito, rimanendo nel circuito Trentino MTB. Alla fine delle tre tappe del Dolomiti Lagorai MTB Challenge, è prevista la premiazione per le prime cinque coppie maschili, femminili e miste, col Trofeo “Lagorai” per i vincitori assoluti. Alla gara sono ammesse al massimo 250 coppie, ma chi ha voglia di “stupirsi e stupire” non si attardi. Il Dolomiti Lagorai MTB Challenge è un appuntamento speciale per bikers speciali.


A SOLI

29 EURO

COSTO ABBONAMENTO 2017

PREZZO VALIDO PER UN ANNO DI ABBONAMENTO 6 NUMERI BIMESTRALI Per informazioni Redazione@inbici.net Tel.0547.300826 bonifico bancario INBICI MAGAZINE intestato a CAUSALE: abbonamento inbici magazine COORDINATE BANCARIE: IBAN:IT96S0327313201000100106047


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HOTEL

BIKE FRIENDLY

L’

inizio di certe avventure non ha alcune volte una causa scatenante,un evento particolare a cui ricondurre il tutto. Nel nostro caso, l’idea della nascita di Locanda Camera con Vista non ha altre origini se non quella della semplice passione. Passione per la bicicletta, ma passione anche per i suggestivi panorami che solo l’andatura armoniosa tipica degli itinerari ciclistici può farti apprezzare in pieno. E’ così allora che abbiamo pensato di unire la possibilità di godere dell’entroterra Romagnolo con la nostra esperienza in materia ciclistica, frutto semplicemente di tanti anni passati in sella ad una bicicletta. Itinerari e paesaggi mozzafiato pedalando per le sinuose colline Romagnole però non possono essere apprezzate appieno se il cliente al ritorno non viene accolto da una struttura altrettanto speciale, calda ed intima. La particolare posizione della struttura permette alle nostre guide ciclistiche di accompagnare i clienti attraverso gli oltre 20 percorsi predisposti, quasi sempre riuscendo ad evitare le principali strade di scorrimento automobilistico: per noi infatti il concetto di itinerario ciclistico non può assolutamente prescindere dalla necessità di pedalare su strade per la maggior parte prive di traffico e di conseguenza senza lo stress che invece accompagna la maggior parte delle persone durante l’anno. Questo sì che significa poter godere di una vera vacanza a 2 ruote staccando completamente la spina e venendo accolti e coccolati da uno staff che lavora esclusivamente per il benessere fisico e mentale del cliente! La Locanda é composta da quattro (deliziose) camere: questo fa sì che i nostri clienti possano essere realmente ascoltati ed esauditi in tutte le loro richieste dal nostro staff durante tutto l’arco del soggiorno. Tutto ciò comporta che possa realmente esserci un alto grado di personalizzazione per esempio dei pasti (colazione a buffet, brunch a buffet dopo il giro in bicicletta, cena alla carta) dal momento che soprattutto chi fa attività fisica può e deve avere esigenze particolari. Per lo stesso motivo

LOCANDA

CAMERA CON

VISTA sarà possibile da parte della guida cicloturistica che avrete a disposizione ogni giorno pianificare insieme a voi l’itinerario che meglio vi si addice e sceglierlo con lui attraverso briefing quotidiani. Alloggi Locanda Camera con Vista è un’antica casa

colonica ristrutturata in modo da rimanere fedele alla tradizione della campagna romagnola. La struttura mette a disposizione degli ospiti quattro ampie camere matrimoniali, tutte finemente arredate in stile rustico e dotate di bagno esclusivo e privato con box doccia, asciugacapelli, riscaldamento, aria condizionata, TV e colle-


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gamento Wi-Fi gratuito. All’interno di ciascuna di esse potrete trovare un set di cortesia costituito da prodotti per la cura del corpo certificati Bio e Vegan, realizzato appositamente per il nostro B&B da un laboratorio erboristico artigianale con oltre 25 anni di esperienza nel settore della cosmesi naturale. Due camere dispongono inoltre di un suggestivo soppalco in legno e di una confortevole zona relax con divano e TV. Su richiesta e’ possibile aggiungere una culla o un lettino per bambini piccoli, ed uno o piu’ letti singoli. Al piano inferiore un ampio salone con camino dove al mattino viene servita un’abbondante colazione a base di crostate e dolci fatti in casa, frutta fresca, marmellate artigianali, cornetti caldi, caffe’, cappuccini, succhi di frutta e molto altro, per cominciare la giornata nel migliore dei modi. Infine, i nostri ospiti potranno godere del rilassante panorama che si ammira dal giardino, attrezzato anche per i più piccoli, e dall’incantevole terrazzo affacciato sui frutteti ed i vigneti circostanti. Inoltre il ristretto numero di persone (massimo 15) che può accogliere Locanda Camera con Vista da là possibilità ad una squadra o gruppo amatoriale di prenotare l’intera struttura per averla a propria completa ed esclusiva disposizione per tutto l’arco del soggiorno. I percorsi proposti presentano livelli di difficoltà talmente vari

(i dislivelli altimetrici infatti variano da più di 2500 metri a itinerari completamente pianeggianti)che qualsiasi persona, dall’atleta molto allenato o che si prepara per una stagione di Gran Fondo da correre, al turista con uno scarso grado di preparazione, può trovare più itinerari adatti alle proprie esigenze. In ogni caso esiste comunque la possibilità di noleggiare anche le bibiclette elettriche,le cosidette e-bike, grazie alle quali si possono affrontare anche i percorsi più esigenti e godere del loro panorama. Servizi gratuiti Servizio di tranfer all’arrivo e alla partenza dalla stazione dei treni di Faenza. Servizio di tranfer all’arrivo e alla partenza dall’aeroporto di Bologna (su richiesta). Omaggio di benvenuto (prodotti biologici certificati). Guida per ciclisti e cicloturisti Le nostre guide esperte (che parlano lingua inglese) saranno a disposizione tutti i giorni per accompagnarvi in uno dei 24 percorsi proposti o in uno dei tour degustazioni o infine per accompagnarvi nel tour itinerante Guida per mountain bike (su richiesta) Consulenza personalizzata delle escursioni Attraverso lo svolgimento di briefing quoti-

diani la nostra guida deciderà insieme a voi l’itinerario da svolgere il giorno seguente in base esclusivamente alle vostre esigenze, i vostri desideri e il vostro grado di preparazione ciclistica. Mappe e Dispositivi GPS Se non avete voglia di effettuare un’escursione guidata e preferite scoprire da soli la zona, saremo lieti di offrirvi le mappe dettagliate con i tragitti da fare, e inoltre vi è la possibilità di scaricare dal nostro computer il percorso (tra quelli da noi proposti) che desiderate fare sul vostro dispositivo GPS (altrimenti se non lo avete ve lo prestiamo noi). Chiaramente durante il briefing sarete comunque istruiti da noi sull’itinerario che vi aspetta. Lavanderia per abbigliamento tecnico Nelle nostre strutture potete usufruire del servizio di lavaggio quotidiano dell’abbigliamento sportivo, effettuato al rientro dalle escursioni,di nuovo disponibile nel giro di 24 ore. Inoltre è previsto anche il servizio di asciugatura scarpe in caso di pioggia. Deposito sicuro Al ritorno dai vostri tour tutte le biciclette saranno lasciate al sicuro in un apposito spazio chiuso a chiave, allestito con rastrelliere e ganci.


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Assitenza medica (su richiesta) Nella speranza che non ne abbiate bisogno, abbiamo previsto la possibilità di un consulto medico in caso di necessità. Assitenza fisioterapica (su richiesta) I percorsi più impegnativi, ma non solo quelli, spesso lasciano in chi li ha affrontati acido lattico nelle gambe e contrazioni muscolari. In questi casi la soluzione migliore è affidarsi alle mani esperte dei fisioterapisti che verranno direttamente e comodamente nella Locanda per un lungo e rilassante massaggio distensivo. Piscina esterna con idromassaggio presso la Locanda Soprattutto nei mesi più caldi è preziosa la possibilità, dopo essere tornati da un giro in bicicletta, di rilassarsi tuffandosi nell’ampia piscina della Locanda, dalla quale si può godere di un panorama incantevole sia sulla vallata che sulle colline circostanti.

Bike Room Accanto al locale in cui alloggeranno le biciclette vi è inoltre uno spazio che comprende i rulli per il defaticamento (o il riscaldamento) e tutta l’attrezzatura necessaria per la manutenzione ordinaria e per il lavaggio delle biciclette. Noleggio biciclette Se non avete voglia o non potete portare con voi la bicicletta, vi è la possibilità di noleggiare comodamente sia bici da strada che mountain bike che e-bike: l’ampia gamma a nostra disposizione vi permetterà di scegliere quella più adatta a voi per le vostre misure ma anche per le vostre esigenze. Disponibilità di rifornimento prima dei tour di alimenti energetici e integratori (su richiesta).

Servizio di Assistenza e Recupero Nella sfortunata ipotesi che durante uno dei percorsi intrapresi, la vostra bicicletta presenti un problema meccanico che vi impedisce di proseguire, vi verremo a soccorrere e recuperare dovunque voi siate. Assitenza meccanica qualificata (su richiesta) Nel caso in cui la vostra bicicletta necessiti di manutenzione starordinaria, vi mettiamo a disposizione un esperto meccanico che in passato ha lavorato per anni con squadre professionistiche e campioni del calibro di Sagan, Nibali e Basso. Servizio di tranfer per partecipazione a Gran Fondo e ad altri eventi ciclistici (su richiesta).

Convenzioni con palestre e centri benessere della zona (su richiesta) Convenzioni con negozi sportivi della zona (su richiesta) Ristorazione specializzata e personalizzata - Colazione energetica a buffet: sia dolce che salata ma soprattutto abbondante per affrontare una giornata dispendiosa dal punto di vista fisico - Ricco brunch a buffet dopo il tour ciclistico aperto fino alle 1630: tanti carboidrati, verdure e dolci per recuperare pienamente dalle fatiche sostenute - Cena alla carta: primo, secondo e contorno (vino su richiesta). Tutti prodotti tipici locali per chiudere al meglio la giornata. Per informazioni e prenotazioni T. 335/6699934 www.locandacameraconvista.com Località Faenza (RA)


Martino Fruet in piena azione - Photo by Newspower.it


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SICUREZZA IN PRIMO PIANO

IL GIORNO DELLA SCORTA A cura della Redazione

A fine novembre a Faenza è andato in scena il tradizionale momento celebrativo e di riflessione dedicato alla sicurezza nelle gara ciclistiche il vincitore del Premio Sicurezza, prof. Enrico Fagnani, con a fianco Antonelli ed i rappresentanti della forze di polizia.

I

l 27 novembre scorso, nella Sala Consiliare di Faenza, è andata in scena la 25ª edizione del “Giorno della Scorta”, l’appuntamento che il GS Progetti Scorta ogni anno dedica alla ricerca e alla promozione della sicurezza nelle gare ciclistiche su strada, dalle gare tradizionali alle granfondo. Un appuntamento sostenuto dalla FCI e dall’ACSI, con il Patrocinio di Camera dei Deputati, Presidenza del Consiglio, Ministero dell’Interno, Regione EmiliaRomagna, Prefettura di Ravenna e Comune di Faenza. Per il GS Progetti Scorta è stato un “compleanno” particolare: 25 anni! Una storia importante a favore della sicurezza: dai servizi di scorta alle gare ai convegni di formazione, dalle proposte prese in considerazione dai Ministeri dell’Interno e dei Trasporti alle lezioni di sicurezza per i giovani atleti. Il saluto agli ospiti, nella bellissima cornice di Piazza del Popolo, con l’esibizione degli sbandieratori dei Rioni manfredi, a fianco di una vistosa ed ammiratissima supercar Lamborghini-Huracàm della Polizia di Stato, inviata direttamente da Roma.

Tante le autorità intervenute, dal Sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi al Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Tanti anche gli ospiti del mondo sportivo: i CT Davide Cassani, Dino Salvoldi e Marino Amadori, i professionisti Adriano Malori e Alan Marangoni, 9 campioni Italiani Esordienti, Allievi e Juniores di varie specialità, 18 gruppi di moto staffette/scorte tecniche di nove regioni diverse, seguiti da organi di informazione importanti come Rai, Gazzetta dello Sport e TuttoBici. Ognuno degli ospiti chiamati in pedana, come era nelle intenzioni degli organizzatori, ha saputo offrire un esempio oppure dare un suggerimento di come la sicurezza nelle gare ciclistiche potrebbe essere ulteriormente migliorata, come ha fatto, in particolare, Adriano Malori con un toccante racconto di una stagione particolarmente sfortunata, con dentro la sua voglia di non abbattersi pur con il timore di non riuscire più ad essere il corridore di prima. Emozioni che lasciano il segno e che ti fanno capire quanto la sicurezza, più che un obbligo, debba, ancor prima, essere un’espressione

di amore e di responsabilità verso il prossimo. Sul piano prettamente del contenuto e della proposta, l’iniziativa ha registrato due momenti di grande interesse: la relazione presentata dal Presidente del GS Progetti Scorta Silvano Antonelli e l’intervento del Presidente della Regione Stefano Bonaccini. Antonelli, pur dichiarando positivi i livelli di sicurezza fin qui realizzati, ha espresso una serie di precise rivendicazioni, quali: •la rapida approvazione della riforma del Codice della Strada con misure a favore dell’uso quotidiano della bici, maggiori tutele per le gare ciclistiche, protezione per gli atleti in allenamento ed obbligo del casco fino ai 14 anni; •l’interessamento della Regione Emilia-Romagna sui temi della sicurezza nel ciclismo; •l’inserimento delle gare ciclistiche nei quiz per il rilascio delle patenti di guida; •la concessione di frequenze radio ad uso agevolato per la sicurezza ed il controllo delle gare ciclistiche; •migliori condizioni assicurative per motostaffette e scorte tecniche, da applicarsi


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L’intervento del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini con a fianco il Sindaco di Faenza Givanni Malpezzi

Uno scorcio della platea del Giorno della Scorta

sia nelle gare FCI che in quelle degli EPS. •elevare a 75 anni il limite di impiego delle moto staffette e scorte tecniche nelle gare della FCI; •corsi di abilitazione e di aggiornamento più efficaci, con l’introduzione dei crediti formativi e di forme sperimentali da realizzare in collaborazione con le varie regioni; •analisi della drastica riduzione del numero degli ASA, figure nate nel 2007 appositamente per la sicurezza delle gare ciclistiche e delle granfondo; •interventi urgenti in quelle regioni dove, pur svolgendosi gare e granfondo, non risulta la presenza di motostaffette o scorte tecniche abilitate e quindi, verosimilmente,

il non rispetto il Codice della Strada e la non effettuazione dei dovuti controlli; •più impegno delle società ad organizzare lezioni di sicurezza per i corridori di ogni categoria, compresi i cicloamatori, la cui eventuale inesperienza accresce i rischi di incidenti elevando oltremisura le responsabilità degli organizzatori e del personale delle scorte. Richieste che hanno trovato immediato eco nell’intervento del Presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, quando ha voluto precisare che «iniziative come questa rappresentano un grande valore condiviso per la nostra regione e l’intera comunità. Conferma la passione, la costanza e la tenacia del lavoro

svolto con l’obiettivo di qualificare sempre più il volontariato. Siete dunque un esempio di impegno civico e di servizio, e siete fondamentali per la riuscita delle manifestazioni che portano a gareggiare tantissimi giovani e tantissimi atleti . Per questo, in qualità di presidente della Conferenza Stato-Regioni, mi impegnerò perché all’inizio del prossimo anno venga convocata la commissione trasporti per consentire, a soggetti come il GS Progetti Scorta, di esporre le proprie indicazioni per la sicurezza nelle gare ciclistiche e relative proiezioni sulla riforma del Codice della Strada». La 25ª edizione del Giorno della Scorta, si è conclusa con la cerimonia di assegnazione del Premio Sicurezza 2016, l’ambito riconoscimento attribuito a chi ha saputo realizzare importanti soluzioni per la sicurezza nelle gare ciclistiche su strada, quest’anno assegnato al Prof. Enrico Fagnani, l’ideatore ed il realizzatore dell’attuale servizio di radio-informazione della Lega Ciclismo Professionistico. Un sistema pensato nel 1975 e divenuto un esempio per tutto il ciclismo internazionale, basato sulla più elementare ed efficace delle considerazioni: l’informazione, con i suoi elementi di qualità, tempestività e completezza, è quanto di più necessario per lo sviluppo di ogni ipotesi di sicurezza e corretta gestione delle gare ciclistiche su strada. Un modello di riferimento anche per le gare cosiddette minori e che dovrebbe sollecitare pure la riflessione degli organizzatori delle granfondo, dove questo servizio, tranne qualche caso, non ha ancora raggiunto l’efficienza necessaria.


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FOCUS SULLE AZIENDE

GIESSEGI VESTE IL CICLISTA

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e collezioni GIESSEGI per l’inverno sono state studiate e sviluppate per dare agli appassionati di ciclismo capi in grado di soddisfare al meglio le esigenze di ogni possibile interpretazione del ciclismo. Dalle competizioni più estenuanti alle semplici passeggiate in bici, ad ogni appassionato è garantito un capo confortevole e in grado di proteggere dagli agenti atmosferici. Sviluppati da appassionati, testati da team professionistici, le collezioni GSG non mancano di piacere ai più per il loro look minimal ma alla moda. Capi realizzati 100% in Italia e con tempi di personalizzazione limitati. Dai Professionisti, per tutti gli entusiasti del ciclismo. Mantellina 11064 Comoda mantellina da portare sempre con se, è realizzata in leggero materiale antivento e con trattamento idrorepellente. Per garantire allo stesso tempo una perfetta traspirazione è dotato di apertura a carrè sulla schiena. È dotata di una tasca posteriore con zip dove riporre cellulare e altri documenti. Grazie al taschino rifrangente con chiusura a coulisse è possibile chiuderlo su stesso e riporlo nella tasca della maglia o del giubbino

Pantaloncino invernale 05326 Il pantaloncino invernale con bretelle è stato realizzato con un taglio anatomico per far adattare il capo al corpo come una seconda pelle. Le bretelle sono in tessuto con taglio vivo per fornire il massimo comfort. L’elastico a fine gamba è in lycra siliconata riflettente per una maggiore visibilità e sicurezza nel traffico. Il fondello montato è il pluripremiato REKORD L.S.A.T.(Light Shock Absorption Technology). La schiuma e il tessuto del fondello sono antibatterici e anallergici. La tecnologia L.S.A.T utilizzat permette al fondello di essere molto leggero, ma allo stesso tempo di assorbire gli urti due volte meglio rispetto alle spugne standard. Tutti i capi sono totalmente disponibili nelle taglie dalla XS alla 3XL

Pantaloncino invernale 05326

Mantellina 1164


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ACSI EVENTI DI SUCCESSO

UN CALENDARIO MAI VISTO

Una immagine della Granfondo Gavia e Mortirolo

A cura della Redazione

L’Ente di Promozione Acsi aumenta ancora il suo numero di corse: si parte a fine febbraio a Pescara e si finisce in autunno sul Garda

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a stagione 2017 del Campionato Nazionale ACSI si prospetta altamente spettacolare, con tanti altri eventi che si aggiungeranno al già consistente parterre 2016. Lo start ufficiale del calendario granfondo-mediofondo verrà dato il 26 febbraio da una manifestazione pescarese: la seconda Granfondo Masciarelli. Poi nell’ordine: 12 marzo a Campagnano di Roma con la 5ª Granfondo dei Laghi e a S.Stefano di Camastra (ME) con l’11ª Fondo della Ceramica, 19 marzo con la 3ª Granfondo La Classicissima Sanremo-Sanremo e la 23ª Davide Cassani di Faenza (RA), 26 marzo a Sant’Angelo Lodigiano (LO) con la Granfondo Sant’Angelo e a Francavilla al Mare (CH) con la 2ª La Michettiana. A Cervia (RA) il 2 aprile sarà il turno della 20ª Granfondo Selle Italia, il 9 aprile tris con la 3ª Granfondo della Riviera (SV), la 19ª Granfondo Città di Riccione e la 19ª Fondo Paolo Bettini di Pomarance (PI). A Gabicce (PU) con la 1ª Granfondo del Mare del 17 aprile, 23 aprile nel Vicentino con la 5ª Granfondo Città di Marostica, e a Tollo (CH) il 25 aprile con la 14ª Fondo Colli Teatini. Il 30 aprile poker con la 19ª Granfondo Liotto di Vicenza, la 25ª Granfondo Bra-Bra dalle Langhe al Roero, la 3ª Granfondo Elbaleatico di Portoferraio (LI) e la 5ª Granfondo Trofeo Madonna della Catena di Castiglione di Sicilia (CT). Il 1° maggio a Verona ci sarà la Granfondo Avesani, a Tocco da Casauria (PE) invece la 1ª Granfondo Majella Tour. 7 maggio con

la 20ª Granfondo della Vernaccia (SI) e la 27ª Granfondo dei Monti Sibillini di Caldarola (MC). Il 14 maggio altro quartetto con il 5° Colnago Cycling Festival di Desenzano del Garda (BS), la 3ª Granfondo di Novara, la 3ª Granfondo degli Squali (RN) e la 9ª Granfondo Valle dell’Alcantara di Giardini Naxos (ME). 21 maggio a Cividale del Friuli (UD) con la 25ª Granfondo Haiti, 28 maggio a Valdagno (VI) con la 3ª Granfondo Why Sport e a S.Benedetto del Tronto (AP) con l’8ª GF Città di S.Benedetto. Giugno ricchissimo con la 2ª Granfondo 3 Epic Cycling del 3 giugno ad Auronzo di Cadore (BL), 4 giugno a Predazzo (TN) con l’11ª Marcialonga Cycling Craft, a Zavattello (PV) 1ª Granfondo del Penice e ad Asolo (TV) 3ª Granfondo Città di Asolo. 11 giugno con la 9ª Granfondo Terre dei Varano a Camerino (MC) e a Letoianni (ME) con la 1ª Valle dell’Agrò. 18 giugno con la 7ª Granfondo del Capitano (FC), la 7ª Granfondo Città di Teramo e la 3ª Granfondo Maratona de la al Camonega di Piancogno (BS). 25 giugno con la 13ª Granfondo Gavia e Mortirolo ad Aprica (SO), 4ª Granfondo Città di Padova, 14ª Granfondo Straducale ad Urbino e 5ª Granfondo Valdemone a Nicosia (EN). Estate caldissima con la 3ª Granfondo Prealpi Biellesi di Biella e la 10ª Granfondo Alte Cime d’Abruzzo di Castel del Monte (AQ) del 2 luglio. 23 luglio a San Giovanni Teatino (CH) con l’8ª Fondo Angelini Group e 30 luglio a San Quirino (PN) per la 5ª Granfondo dei Templari.

Il 3 settembre si proseguirà a Cesenatico con l’11ª Granfondo Pantanissima, prima di affrontare la 19ª Fondo Leopardiana a Recanati (MC), la 1ª Granfondo Greenteam di Varano De’ Melegari (PR) e la 14ª Granfondo Prosecco Cycling di Valdobbiadene (TV), in vista del rush finale con la 1ª Granfondo 5 Terre di Sestri Levante (GE) del 17 settembre e la 3ª Granfondo Bike Division di Peschiera del Garda (VR) il 24 settembre. Tante, tantissime le prove agonistiche del calendario ACSI granfondo-mediofondo 2017, da far ‘tremare’ anche i pedalatori più accaniti. Le biciclettate di marzo faranno scaldare i muscoli in vista del prosieguo della stagione, la Granfondo Selle Italia di Cervia di aprile è una delle “classicissime”, una gara capace di raccogliere la crème de la crème del calendario nazionale, e di portare a competere migliaia di cicloamatori alla “Via del Sale”. La Granfondo Città di Riccione sarà un’altra gara dai risvolti storici, ma ACSI darà notevole spazio anche alle novità, come nel caso della prima Granfondo del Mare. Il marchio Liotto è sinonimo della città di Vicenza e della passione che i vicentini hanno per le due ruote, così come quella del comitato organizzatore della Marcialonga, sempre in prima linea per la sua “Cycling Craft”. Da nord a sud, passando per ovest ed est, ogni angolo dello stivale ha una gara ciclistica che lo rappresenta, ogni palcoscenico granfondistico che si rispetti porta la firma di ACSI Ciclismo.


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RALLY DI ROMAGNA

PEDALANDO PER LA RICERCA A cura della Redazione

Siglata la partnership con la onlus Parent Project, che si occupa di distrofia muscolare di Duchenne e Becker. Dall’1 al 5 giugno a Riolo la gara dedicata alle muntain-bike diventa charity

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edalare per una giusta causa, visitando luoghi fantastici e scalando vette uniche: tutto questo è il Dys-Trophy Tour, un’avventura in mountain bike per contribuire a supportare la battaglia contro la distrofia muscolare di Duchenne e Becker. L’evento charity, dal 1 al 5 giugno 2017 a Riolo Terme (RA), si svolgerà in occasione del Rally di Romagna: i biker avranno la possibilità di vivere un momento unico di sport insieme alle famiglie di Parent Project, l’associazione di genitori di bambini e ragazzi con la distrofia muscolare di Duchenne e Becker, patologia genetica rara che si manifesta nella prima infanzia. Come funziona Tutti i biker coinvolti negli eventi sportivi raccoglieranno, nel periodo precedente l’evento, dei fondi che saranno interamente devoluti a Parent Project onlus, per sostenere progetti di ricerca scientifica sulla patologia e servizi associativi dedicati alle famiglie. Si potrà partecipare come singoli o come squadra. La raccolta fondi e la partecipazione ad una delle tappe permetteranno ai partecipanti di guadagnare punti per poter

divenire biker Super, Extreme ed Epic. Ad ogni tappa del tour, infatti, ogni biker guadagnerà 100 punti che verranno sommati a quelli ottenuti grazie alla raccolta fondi: in questo caso per ogni euro raccolto verrà aggiunto 1 punto. Il calendario degli eventi, le donazioni e le classifiche saranno coordinate dal sito web dedicato al circuito:www.dystrophytour.it. Ogni biker avrà un proprio profilo attraverso il quale si potranno effettuare le donazioni e nel quale saranno racchiuse tutte le informazioni sportive e di raccolta fondi del singolo atleta (o dell’intera squadra). La malattia La distrofia muscolare di Duchenne (DMD) colpisce 1 su 3.500 neonati maschi. È la forma più grave delle distrofie muscolari, si manifesta nella prima infanzia e causa una progressiva degenerazione dei muscoli, conducendo, nel corso dell’adolescenza, ad una condizione di disabilità sempre più severa. Al momento, non esiste una cura. I progetti di ricerca e il trattamento da parte di un’équipe multidisciplinare hanno permesso di migliorare le condizioni generali e raddoppiare l’a-

spettativa di vita dei ragazzi. La distrofia muscolare di Becker (BMD) è una variante meno grave, il cui decorso cambia da una persona all’altra. La onlus Parent Project onlus è un’associazione di genitori con figli affetti da distrofia muscolare di Duchenne e Becker. Dal 1996 lavora per migliorare il trattamento, la qualità della vita e le prospettive a lungo termine di bambini e ragazzi attraverso la ricerca, l’educazione, la formazione e la sensibilizzazione. “Gli obiettivi di fondo che ci hanno fatto crescere fino ad oggi spiegano i vertici della onlus - sono quelli di affiancare e sostenere le famiglie dei bambini che convivono con queste patologie attraverso una rete di Centri Ascolto, promuovere e finanziare la ricerca scientifica e sviluppare un network collaborativo in grado di condividere e diffondere informazioni chiave”. Per informazioni ed iscrizioni: Roberto Zoffoli Tel. 06/66182811 – 338/1851408 info@ dystrophytour.it www.dystrophytour. it www.parentproject.it



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TRENTINO MTB

L’EDIZIONE PIÙ BELLA DI SEMPRE A cura della Redazione

Una prova in più ed un calendario mai così intenso: il “re dei circuiti” si rinnova nel segno della tradizione. Prima prova il 7 maggio con la “ValdiNon Bike” di Cavareno La Partenza della ValdiNon Bike 2016 - Photo by Newspower.it

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a nuova stagione di Trentino MTB si prospetta come la più interessante di sempre, con un’ulteriore prova che si aggiungerà al già fornito parterre di eventi sulle ruote grasse. Le sfide non saranno dunque più sei ma ben sette, con il calendario agonistico che inoltre si “restringerà”, non terminando più ad ottobre ma a fine agosto. Trentino MTB prosegue dunque la propria marcia, rinnovandosi come solo i grandi eventi sanno fare, un circuito che registra sempre miglioramenti sensibili nelle iscrizioni e nelle competizioni agonistiche, un challenge che non ha rivali per quanto riguarda la bellezza del territorio in cui si disputa e la spettacolarità delle proprie singole prove, orchestrate dalla competenza e capacità gestionale dei vari comitati organizzatori trentini. Cambierà anche il rush finale, “accorciato” rispetto al passato, con l’ultima sfida fissata al 27 agosto. Lo sguardo va a quella lontana primavera del 2009, quando i comitati organizzatori si unirono decidendo di racchiudersi sotto un’unica effige: Trentino MTB. Dal 2009 in poi ci fu una rapida escalation che ha por-

tato oggi a considerare come “tradizionali” i colpi di pedale sugli sterrati del Trentino. Fra le valli, i boschi e le immaginifiche montagne trentine ci sono storie, fatte di gente che suda e che considera la propria passione più importante di qualsiasi altra cosa… Allenarsi, competere, vincere è un mantra che i bikers di Trentino MTB ripetono spesso e volentieri, non sempre vi si riesce ma l’importante è spingere forte per arrivare quantomeno vicini agli obiettivi prefissati. Ecco dunque il calendario agonistico della stagione 2017: i bikers partiranno quasi alle idi di maggio con la spettacolare prova d’apertura “ValdiNon Bike” di Cavareno del 7 maggio, il 21 maggio novità assoluta con la “Passo Buole Xtreme” di Ala, giugno bis con “100 Km dei Forti” fra gli sterrati di Folgaria, Lavarone e Luserna dell’11 giugno e la “Dolomitica Brenta Bike” di Pinzolo del 25 giugno. Questa volta saranno i mesi estivi a decidere le sorti sportive dei vincitori di Trentino MTB, con la “Val di Sole Marathon” di Malè del 16 luglio, la storica “La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” fra Ora (BZ) e Molina di Fiemme del 6 agosto e la “3TBIKE” valsuganotta nuovamente incaricata di por-

re il sigillo sul circuito, ma questa volta non in ottobre come consuetudine degli ultimi anni ma il 27 agosto. Non sarà l’unica novità che coinvolgerà quest’ultima tappa, poiché il tracciato sarà un inedito “marathon”. Le prossime partecipazioni saranno sicuramente importanti, pronte a replicare i numeri esaltanti della scorsa stagione, con il Team Zanolini di Bolzano, vincitore della classifica a squadre, capace di portare al traguardo ben 626 tesserati. Chi saranno i prossimi vincitori del circuito? Matteo Valsecchi si è imposto a sorpresa nel 2016, un successo all’insegna della costanza, mentre Lorenza Menapace ha voluto fortemente il titolo e non vorrà mancare ai nastri di partenza nemmeno in questo 2017. Un challenge con una gara in più ma più ristretto potrebbe riservare diverse incognite dal punto di vista della condizione atletica, quel che è certo è che saranno i mesi di luglio e agosto a determinarne l’esito, magari premiando chi avrà saputo spingere di più in primavera mettendosi in saccoccia punti importanti, oppure chi avrà preservato le energie in vista del rush finale. L’apertura in quel di Cavareno è sempre del-


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Immagini della Dolomitica Brenta Bike

le più affascinanti, la primavera è già sbocciata ed in Val di Non spuntano meleti in fiore, colori suggestivi fra il verde dei prati e dei boschi, il marrone degli sterrati e l’arcobaleno di sfumature che la stagione primaverile porta con sé. Scenari paradisiaci che apparentemente non lasciano spazio all’agonismo, ma i bikers di Trentino MTB sanno come agire, sfrecciando veloci verso la finish line per poi godersi appieno l’atmosfera della “Valle delle Mele”. La scoppiettante novità sarà la “Passo Buole Xtreme”, una prova nuova ma che porta con sé un afflato di storia coinvolgendo anche i palcoscenici tristemente famosi della Grande Guerra. Il centro storico di Ala accoglierà inoltre un programma denso di avvenimenti capace di coinvolgere sia i bikers che le proprie famiglie, poiché Trentino MTB non prevede solamente agonismo per maschi e femmine, ma anche un contorno allestito alla perfezione composto da occasioni d’incontro, sfiziosità ed eventi collaterali da tenere in considerazione anche per chi volesse fermarsi qualche ora in più dopo le gare. Di storia si parla anche alla “100 Km dei Forti”, scorgendo le fortificazioni che hanno

contraddistinto l’Altopiano delle Comunità Cimbre, una contesa, quella del 1914 – 1918, che ha portato anche ad un passaggio di nazionalità, da quella austroungarica all’italiana. I bikers potranno galoppare alla volta degli imponenti forti, più o meno conservati ma in cui non è difficile notare un sistema di difesa moderno ed efficace, fra i forti Busa Verle, Luserna, Belvedere Gschwent, Cherle, Sommo Alto e Dosso delle Somme. Anche alla “Dolomitica Brenta Bike” gli atleti dovranno resistere al fascino delle Dolomiti di Brenta, le quali scruteranno dall’alto il destino sportivo dei concorrenti, pronti a ben figurare in questa tappa del circuito. La “Val di Sole Marathon” sarà uno dei contest ciclistici più prestigiosi, poiché sede dei Campionati Italiani Marathon 2017. In questa prova la tecnica sarà fondamentale, i single track si sprecheranno, di notevole importanza dunque cercare di non strafare e sfruttare bene le energie. Last but not least le virtù decantate della “3TBIKE”, forse la sfida più interessante poiché completamente inedita, chissà quali sorprese riserverà ai bikers il Gruppo Sportivo Lagorai Bike. La proposta speciale ‘Team’ di Trentino MTB

per l’annata corrente sarà così costituita: tariffa intera fino ai sei concorrenti, offerta 3x2 (ogni tre concorrenti uno è gratis) dai sette ai dodici concorrenti ed offerta 2x1 (ogni due concorrenti uno è gratis) da tredici e più concorrenti. Sono chiaramente disponibili anche le partecipazioni singole alle gare, visitando i rispettivi siti web si potranno trovare tutte le informazioni del caso, ma invitiamo gli appassionati di mountain bike a svolgere ogni gara poiché Trentino MTB non è solamente agonismo, si può vincere e si può perdere, ma quel che resta nel cuore sono i paesaggi, gli scorci naturalistici unici al mondo, lungo percorsi creati ad arte per esaltare sia i più affini alle tecniche della disciplina, sia chi per la prima volta si appresta ad inforcare una bicicletta con le ruote grasse. La quota d’iscrizione scontata per chi si iscriverà cumulativamente a tutte e sette le sfide sarà di 180 euro anziché di 215 euro. Tutto lo staff di Trentino MTB tiene particolarmente a ricordare con affetto e gratitudine lo scomparso presidente Alessandro Bertagnolli, per molti anni volto e anima del circuito.


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COME NUTRIRSI

MOUTH RINSE DEI CAMPIONI A cura del Dr. Alexander Bertuccioli

Il cosiddetto “Mouth Rinse” è uno strumento utile anche per il ciclista? Ecco cosa dicono gli studi in materia

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sservando le competizioni relative alle più svariate discipline, capita sempre più frequentemente di vedere gli atleti effettuare un “risciacquo della bocca” (Mouth Rinse in inglese) con le soluzioni glucidiche normalmente utilizzate per il recupero. Questa pratica, apparentemente identificata come “stravaganza o moda”, si basa in realtà su solide basi fisiologiche e - in determinate condizioni - può risultare molto utile per il mantenimento dei livelli di performance. Ma che dire della performace ciclistica? Il mouth rinse può mostrarsi utile anche in questo ambito? Prima di rispondere è necessario capire come funziona e quali sono gli accorgimenti da prendere qualora lo si volesse utilizzare. I meccanismi fisiologici chiamati in causa nel mouth rinse in base alle conoscenze attuali sembrano riguardare direttamente il sistema nervoso centrale. Infatti la percezione del sapore dolce a livel-

lo dei recettori posti sulla lingua è in grado di attivare specifiche aree cerebrali definiti “centri della ricompensa”, ovvero quelle parti di cervello che vengono chiamate in causa nei fenomeni di gratificazione, fornendo un senso di benessere e ponendo le basi per la ripetizione del gesto che ne ha provocato l’attivazione. Le soluzioni comunemente utilizzate nei diversi studi non differiscono sostanzialmente da quelle utilizzate comunemente nell’integrazione alimentare di carboidrati, infatti in linea di massima è possibile trovare soluzioni glucidiche comprese tra il 6 e 8%, dove la condizione essenziale è la percezione del sapore dolce e quindi la presenza di fonti di carboidrati percepite come tali, ad esempio glucosio, destrosio, fruttosio eccetera. In questo contesto l’indice glicemico del prodotto utilizzato e il tenore di zuccheri semplici non costituiscono un problema, infatti risciacquando solamente la bocca con

la soluzione (quindi non deglutendola) non è possibile che si verifichino sbalzi glicemici in grado di interferire negativamente con la performance oppure effetti negativi sull’apparato digerente. Questa considerazione dovrebbe inoltre permettere all’atleta di orientarsi verso il risciacquo della bocca in tutte quelle fasi della competizione dove, sia per praticità che per dinamiche digestive, il consumo di carboidrati sotto forma di barrette, gel o soluzioni potrebbe mostrarsi un potenziale fattore limitante. La maggior parte degli autori che hanno studiato il fenomeno ritengono che gli effetti del mounth rinse siano più marcati in soggetti poco allenati oppure in soggetti allenati che in seguito all’attività siano arrivati in una condizione di forte riduzione delle scorte di glicogeno (la fisiologica riserva di glucosio) epatico e muscolare. Per quali fasi della gara ciclistica è quindi possibile utilizzare il mouth rinse? Per forni-


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Chi è il Dr Alexander Bertuccioli Docente del corso integrativo in “Biochimica della Nutrizione” presso il Dipartimento di Scienze Biomolecolari (DISB), Scuola di Scienze Biomediche dell’Università degli studi di Urbino “Carlo Bò” e Docente al master universitario “Nutrizione, nutraceutica e Dietetica applicata” presso la Scuola di Bioscienze e Biotecnologie dell’Università degli studi di Camerino

re una risposta basata sulle evidenze - e non sulle più personali teorie che ognuno può avere sulla base delle sue esperienze - è necessario consultare la letteratura scientifica, vedendo cosa dicono gli esperimenti effettuati. Consultando i diversi studi presenti in letteratura emerge subito una prima divisione in due grandi macro categorie: attività di media distanza e attività di volata. La lunga distanza non è stata valutata molto probabilmente sulla base dei risultati ottenuti per la media. Infatti valutazioni effettuate su 20 e 40 km non hanno permesso di riscontrare alcun beneficio né dal punto di vista della potenza erogata né per quanto riguarda la percezione della temperatura. Questi risultati sono stati confermati da diverse equipe utilizzando soluzioni zuccherine concentrate al 3%, 6%, 12% e 15%. Esaminando invece gli effetti sulle attività di volata le cose cambiano sostanzialmente: i dati riportati in uno degli studi più significativi mettono in evidenza un concreto beneficio sulla PPO (Peak Power Output - picco di potenza erogata), con il massimo effetto riscontrabile entro i primi 5 secondi di vo-

lata, seguiti da progressivo decrescere del vantaggio riscontrato. Questa possibilità in diverse condizioni potrebbe fare la differenza tra una volata di successo che permette di prendere secondi di vantaggio sull’avversario (che poi devono essere solo mantenuti) e tentativi di volata dove non si riesce completamente a erogare tutta la potenza disponibile, il tutto senza appesantirsi dal punto di vista digestivo. Considerati questi aspetti nel ciclismo l’utilizzo più razionale del risciacquo della bocca è limitato alle fasi precedenti la volata, dimostrandosi potenzialmente uno strumento “tattico” da attuare prima delle fasi della competizione dove è richiesta nel brevissimo tempo la massima erogazione di potenza disponibile. Bibliografia Shaun M. Phillips Scott Findlay, Mykolas Kavaliauskas and Marie Clare Grant The Influence of Serial Carbohydrate Mouth Rinsing on Power Output during a Cycle Sprint Journal of Sports Science and Medicine (2014) 13, 252-258 Elie-J. M. Fares 1, 2 and Bengt Kayser Car-

bohydrate Mouth Rinse Effects on Exercise Capacity in Pre- and Postprandial States Journal of Nutrition and Metabolism Volume 2011, Article ID 385962, 6 pages doi:10.1155/2011/385962 Thays de Ataide e Silva 1,2 , Maria Eduarda Di Cavalcanti Alves de Souza 1 , Jamile Ferro de Amorim 1 , Christos G. Stathis 3 , Carol Góis Leandro 2 and Adriano Eduardo Lima-Silva Can Carbohydrate Mouth Rinse Improve Performance during Exercise? A Systematic Review Nutrients 2014, 6, 1-10; doi:10.3390/nu6010001 Ali et al. Carbohydrate mouth rinsing has no effect on power output during cycling in a glycogen-reduced state Journal of the International Society of Sports Nutrition (2016) 13:19 DOI 10.1186/s12970-016-0131-1 Tu˘gba Nilay Kulaksız Sükran Nazan Ko¸sar , Suleyman Bulut, Yasemin Güzel, Marcus Elisabeth Theodorus Willems, Tahir Hazir and Hüseyin Hüsrev Turnagöl Mouth Rinsing with Maltodextrin Solutions Fails to Improve Time Trial Endurance Cycling Performance in Recreational Athletes Nutrients 2016, 8, 269; doi:10.3390/nu8050269


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INBICI PER IL MONDO a cura di Silvia Baldi (cicloturismo.it)

IL NORD AMERICA LUNGO LA WASHINGTON PARKS BICYCLE ROUTE

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ll’estremo nord ovest degli Stati Uniti, presso il confine con il Canada si sviluppa un’itinerario turistico ciclabile lungo ben 1.390 km: la Washington Parks Bicycle Route. Si tratta di un percorso ad anello che rientra interamente nello stato di Washington spaziando dall’Oceano Pacifico, alle foreste della Penisola Olimpica, ai Parchi Nazionali dello Stato. Questo itinerario è stato progettato dalla Adventure Cycling Association, la principale organizzazione americana di promozione cicloturistica. Partenza ed arrivo sono fissati nella cittadina di Sedro-Woolley a circa 60 km dal confine canadese. I vertici dell’associazione consigliano ai cicloturisti di percorrere la Washington Parks Bicycle Route da metà Aprile a metà Novembre quando il clima è più favorevole e le strade ben percorribili.

IL PERCORSO Partendo da Sedro-Woolley si segue la strada principale in direzione ovest verso Port Townsend, una località portuale storica con diversi locali turistici. In principio si pedala su isolette vicine alla costa tutte collegate da ponti, ma nel tratto finale per raggiungere la città sulla Penisola Olimpica è necessario prendere il traghetto. Dopo circa 60 km da Port Townsend, presso la cittadina di Sequim, si imbocca la Olympic Discovery Trail, una pista ciclabile davvero molto suggestiva alle porte dell’Olympic National Park. Volendo si può lasciare la bici al centro visitatori e dedicarsi a qualche ora di trekking nel parco. La ciclabile finisce troppo presto dopo soli 25 km nella città di Port Angeles, punto di riferimento degli abitanti della zona. L’itinerario della Washington Parks Bicycle Route continua quindi a seguire la costa passando da Forks e Aberdeen fino ad

Elma. Quest’area è particolarmente suggestiva con le spiagge affacciate sull’oceano e la natura selvaggia della foresta. Una volta arrivati ad Elma si può scegliere di concludere l’anello deviando verso nord per tornare a Port Townsend oppure di proseguire verso la Catena delle Cascate ed il Monte Rainer. Nel secondo caso si pedala verso est rientrando nel cuore dello stato, si passa Eatonville e ci si addentra nel Parco Nazionale del Monte Rainer. La strada del parco può essere molto trafficata nei mesi estivi ed occorre fare attenzione. Oltre il parco si incontrano due passi montani con salite tra il 5 e l’8%: il Cayuse Pass ed il Chinook Pass. Superate queste difficoltà la strada è praticamente tutta in discesa fino a Selah, sulla riva del fiume Yakima. E’ proprio lungo il corso del fiume che si sviluppa la Catena delle Cascate e il percorso lo segue fedelmente


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TRAINING DI GRUPPO

L’ALLENAMENTO

INDOOR

NEL CICLISMO A cura di Manuela Ansaldo

Dallo spinning al bike-training, bufale e verità di chi si prepara tra quattro mura

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ell’introdurre il tema di come un ciclista - dal cicloturista all’amatore fino all’agonista - possa allenarsi, su una bicicletta al chiuso, assieme ad un gruppo di persone, si potrebbero immaginare due realtà molto diverse, ovvero all’interno di una sala allestita con rulli o biciclette a volano fisso. Rulli Atleti agonisti, che fanno del ciclismo la loro professione o la primaria attività lavorativa, si allenano assieme in un giorno in cui non è prevista, per vari motivi, un’uscita su strada. Avendo nel ciclo computer tutti i riferimenti richiesti, quali ad esempio RPM (rivoluzioni per minuto), misuratore di potenza, velocità e frequenza cardiaca, ogni atleta è in grado di gestire, in sella alla propria bicicletta, l’allenamento previsto. I rulli vengono diffusamente utilizzati anche da ciclisti amatori che, non avendo la possibilità di uscire nelle ore del giorno, o avendo poco tempo a disposizione, predispongono uno spazio dedicato per svolgere il loro alle-

namento. Biciclette a volano fisso (in commercio ne esistono oramai di numerose tipologie e costi). Persone con diversi livelli di preparazione fisica svolgono - nel proprio appartamento o all’interno delle palestre un’attività fisica con impegno cardiovascolare, respiratorio e muscolare, di varia intensità. Il secondo tipo di attività viene oramai diffusamente chiamato “Spinning”, ovvero pedalare in palestra con un istruttore più o meno qualificato, quei 50 o 60 minuti in cui si “girano le gambe” e si suda. Credo sia di fondamentale importanza distinguere i significati di termini quali “indoor cycling”, “Spinning” o allenamento in bicicletta (bike training). Quest’ultimo, nella sua accezione generale, può essere svolto sia indoor che outdoor. Lo “Spinning” (che significa ruotare, girare) è un marchio registrato che indica un’attività cardio-fitness che, dal 1995 in Europa, si è diffusa grazie all’americano Johnny Goldberg, che ebbe la geniale idea di creare

un’attività di gruppo svolta su una bicicletta strutturata come una lezione aerobica all’interno delle palestre. Molti ciclisti guardano con disappunto tale attività e diffidano dall’andare ad allenarsi all’interno di “quattro mura”. Il particolare che vorrei sottolineare è che in effetti, purtroppo, nel tempo, lo “Spinning” si è allontanato molto dalla sua funzione originaria, ovvero pedalare in maniera sicura ed allenante, in maniera propedeutica al ciclismo. Se avesse continuato ad essere svolto per l’obiettivo che si era posto originariamente, sarebbe stata un’ottima alternativa ai rulli perché, oltre ad allenare, predisponeva ad una essenziale socialità e condivisione, poiché svolta in gruppo. Sarebbe stato possibile vedere, oggi, dopo due decenni dalla sua introduzione, molti ciclisti pedalare in spazi specifici, molte squadre di ciclismo aderire a programmi di allenamento per i loro atleti amatoriali, che durante la settimana non hanno la possibilità di uscire in bici, ma hanno comunque vo-


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glia di mantenere la loro forma psicofisica e stare assieme (l’aspetto di convivialità è uno dei punti di forza del ciclismo). Vista l’esplosione di richieste di questa attività fitness, nei centri sportivi, milioni di persone si sono certificate come “istruttori di Spinning”, senza alcuna garanzia di un background scientifico (medicina dello Sport, fisiologia del movimento ecc.) né sportivo né tecnico. E quando, in un’ottica di business, la quantità ha il sopravvento sulla qualità, la salute della persona viene completamente persa di vista. Spinning quindi diventa, nel tempo, un qualcosa di completamente sganciato da ciò che si fa su una bicicletta che scorre su due ruote, tanto ad esempio da indurre persone (anche prive di qualsiasi preparazione fisica) a stare un’ora fuori sella, con gravi conseguenze sulla salute (sovraccarico delle articolazioni, postura completamente scorretta, causa scatenante o aggravante di sintomatologie e patologie non solo della colonna vertebra-

le o degli arti inferiori). In merito a questo, voglio mettere in rilievo un aspetto di fondamentale importanza: per la riabilitazione da infortuni, i medici di base o specialisti, consigliano sport adeguati a scopo terapeutico, tra cui molto di frequente proprio la bicicletta, poiché è un mezzo relativamente facile da usare, tanto da poterlo indicare a tutte le persone di qualsiasi età. Il gesto motorio del pedalare, semplice e ripetitivo, è tra i più sicuri che ci siano e crea, attraverso la sollecitazione dell’apparato muscolare (tonicità dei muscoli delle gambe e dei glutei), cardiovascolare e respiratorio, un importante fattore di protezione alla comparsa o cronicizzazione di patologie mediche di vario tipo. Per questo la bicicletta può fungere da cura, una sorta di terapia di straordinaria efficacia. Tornando all’evoluzione storica dello Spinning, nel tempo sono sorte nuove società, che hanno codificato metodi formativi diversi, per cui Spinning non era più l’unico.

Oggi si è quindi tornati ad usare il termine generico “indoor cycling”, ovvero un’attività motoria svolta su una bicicletta a volano fisso, che contiene realtà metodologiche specifiche. Questo ha portato i ciclisti ad avvicinarsi al mondo delle palestre? In alcuni casi sì, poiché, grazie alla qualità di alcuni metodi e persone formate e preparate, che hanno tradotto i loro studi e le loro esperienze pratiche in un allenamento indoor, oggi non è raro vedere divise tecniche e colori di squadre di MTB o BDC in sale dedicate. In altri casi no, poiché sono ancora tante le persone che si improvvisano istruttori, magari presentando certificazioni ottenute pagando due giorni di “formazione”, insufficienti a garantire una professionalità così importante quale quella di allenatore di indoor cycling. Pedalare, ricordate, non significa solo girare le gambe. Inoltre, un aspetto di sostanziale rilevanza, sul quale si potrebbe aprire ampio dibattito, è che le lezioni di indoor cycling vengono spesso condotte al


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buio, con luci soffuse e/o colorate, che non garantiscono assolutamente la sicurezza delle persone che pedalano. Tre validi motivi a supporto di tale tesi: 1) Se trattasi di allenamento, il lavoro specifico deve necessariamente avere un obiettivo cardiaco. Al buio, con luci deboli e tendenzialmente scure, è impossibile monitorare la propria frequenza cardiaca; 2) L’istruttore o allenatore che gestisce la lezione, deve avere pieno controllo di ciò che accade all’interno della sala, ovvero di come pedalano le persone, di quale tipo di lavoro stanno svolgendo e, primariamente, di come stanno. La necessità di un continuo monitoraggio dell’aspetto estetico (ad esempio il colore del viso, la posizione del corpo, lo scambio oculare) costituisce elemento che può determinare, in casi di malore, la salvezza di un utente; 3) Se è vero che nel ciclismo indoor non ci sono buche da schivare, è pur vero che la componente sociale non va trascurata. Il vedere il proprio allenatore ed il suo gesto sportivo offre al contempo sicurezza, motivazione e funge da “modello tecnico”. Avere uno scambio con l’espressione di fatica e, al contempo, di tenacia e soddisfazione del vicino di bicicletta, rimanda all’aspetto relazionale molto evidente nel ciclismo. Al contempo, ognuno affronta la propria fatica e tutto ciò

Manuela Ansaldo durante una fase del bike training

che accade dentro di sé, rispetto alle richieste non solo dell’allenamento programmato, ma anche del proprio corpo. Il ciclismo è, per definizione, uno sport solare, che si arricchisce di informazioni sensoriali multiple, in cui la fonte non è solo l’ambiente esterno, ma anche interno. Pedalare al buio o con luci psichedeliche, dando priorità, a volte, alla spettacolarizzazione, perde completamente il significato originario di questa disciplina. Da qui, l’importanza di un ambiente che possa il più possibile offrire una luce naturale e arricchirsi di colori e ambiente solari. In occasioni accordate, per un obiettivo specifico motivato e mirato, è di certo possibile fare eccezioni. Non si sta parlando di “dogmi”, ma di salute, allenamento e “buon senso”. Riassumendo, indoor cycling significa pedalare al chiuso; tale attività, stando all’accezione letterale del termine, comprende non solo un gruppo di persone che pedalano all’interno di una palestra (con vari metodi, codificati da diverse scuole di formazione), ma anche la signora che si diletta a casa con la cyclette per tenersi un po’ in forma, piuttosto che il ciclista amatore che “fa i rulli” per mantenere l’allenamento che gli permette poi, nel fine settimana, di “staccare” l’amico in salita.

COME SVOLGERE UN BUON ALLENAMENTO INDOOR: IL BIKE TRAINING Chiamo questa attività indoor, specifica per ciclisti (o per chi vuole poter affermare: “mi alleno in bicicletta”) – BIKE TRAINING - poiché, malgrado faccia anch’essa parte dell’indoor cycling, si pone un obiettivo preciso, ovvero allenare. Come coniugare al meglio le due parole “bicicletta” e “allenamento”? L’inglese ci viene spesso in aiuto, con la sua semplice sintassi. Definiamo intanto cosa significa allenare: l’etimologia della parola deriva da “dar lena”, ovvero “contribuire alla forza o facoltà di resistere alla fatica”, o ancora “il mantenimento dell’efficienza mediante il costante esercizio” o ancora “preparazione specifica e metodica finalizzata ad una prestazione”. Per porsi questo obiettivo, ovvero allenarsi, occorre sapere dove, come, quando. Il dove è non solo in funzione della domanda, ma anche della proposta. Nel caso in cui un ciclista con l’intento di partecipare a delle competizioni (a volte sono anche le uscite domenicali con la squadra), scelga un preparatore atletico privato, quest’ultimo invierà tabelle di allenamento a seconda delle richieste di tempo e capacità atletiche del ciclista stesso. Questo fenomeno è in netta espansione nel ciclismo amatoriale (diffidate di chi manifesta netti miglioramenti dicendo di stare tutta la settimana tra casa e lavoro Se andassimo a vedere l’appartamento, forse rimarremmo impressionati nel vedere un “laboratorio” super efficiente


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Il gruppo di sportivi durante una fase di allenamento

per i propri allenamenti specifici). In genere questo tipo di utente si allena indoor con i rulli… una sorta di bike training “fai da te”, assistito, nel caso previsto, via telematica dal preparatore, che analizzerà i file con una cadenza temporale contrattata. Nel caso in cui si scelga una palestra, occorre innanzitutto sapere se chi allena (in questo caso quindi chi ci propone la palestra stessa) ha una preparazione specifica; prendere visione del curriculum a cui, nel caso ci convinca, seguirà una conoscenza “sul campo”, ovvero sperimentare se ciò che è scritto e ciò di cui si parla viene poi applicato con metodo e capacità. Non è affatto scontato che un ciclista amatore sappia quali siano i metodi e le tecniche in grado di migliorare la sua preparazione, anche il solo gesto sportivo. Il rapporto dovrà quindi partire da una base di fiducia e affidamento a colui che dovrebbe essere l’esperto. Non voglio qui inoltrarmi nelle capacità e competenze di chi si propone e viene proposto come istruttore di indoor cycling. Ho sentito, nel tempo, complimentarsi per la scelta musicale di una lezione o perché “ci ha tenuto un’ora fuori sella così mi si alza il cuore!”. Personalmente, mi sono sempre augurata che il cuore non si alzasse, ma rimanesse nella posizione dove riesce accuratamente a svolgere la sua funzione, ovvero al centro della cavità toracica. Ciò che aumenta è la frequenza dei suoi battiti, ovvero la cosiddetta frequenza cardiaca (FC), in funzione non solo di una posizione

del corpo (ad esempio sella o fuori sella), ma primariamente della richiesta muscolare (nelle biciclette a volano fisso, essa può cambiare in funzione della resistenza inserita e delle RPM (rivoluzioni per minuto). Passiamo al “come” allenarsi. Per parlare di allenamento, occorre necessariamente monitorare alcuni parametri, in modo che, dopo un tempo determinato, si possa dire di avere raggiunto dei miglioramenti. Tra gli obiettivi di un ciclista, vi sarà non solo il miglioramento della forza (espressa in watt), che in qualche modo indica quanto si riesce “a spingere sul pedale”, ma contemporaneamente un miglioramento della capacità aerobica e anaerobica (ciò che si intendeva, nel significato di allenamento, come resistenza alla fatica e resistenza allo sforzo). Come fare? Lo strumento più semplice e fruibile è munirsi di un cardiofrequenzimetro. Tuttavia, basarsi su una percentuale cardiaca (ad esempio l’80% della nostra FC massima, o FCmax), fornita automaticamente dal dispositivo, dopo avere impostato i propri parametri (come sesso, età ecc.), non è sufficiente a garantire l’allenamento più efficace per specifici obiettivi. Prima di svolgere qualsiasi tipo di attività, occorre sottoporsi ad una visita da sforzo dal medico sportivo, non solo per garantire che il nostro cuore ed altri parametri fisiologici analizzati siano idonei all’impegno indotto da uno sport come il ciclismo, ma per conoscere la reale soglia di sforzo massimale che il soggetto può affrontare. Esistono diverse formule

che permettono di calcolare le zone di allenamento (ad esempio Cooper, Karvonen, Tanaka, od altre formule combinate), in base a fattori quali età e frequenza cardiaca a riposo, ma la maggiore sicurezza ed i migliori risultati, oltre che garanzia di salute, si ottengono conoscendo la soglia reale. Sulla base di tale fondamentale informazione, si andrà costruendo la scala dei parametri di riferimento su cui allenarsi. Ora la domanda fondamentale è: chi ha la capacità, le doti metodiche e conoscitive per potere strutturare un allenamento indoor di gruppo? Io ho solo una risposta valida: un preparatore atletico che, conoscendo la condizione di allenamento di ciascun utente, struttura una preparazione su tutta la stagione (almeno da ottobre a giugno). Se l’allenatore di sala stesso ha tali capacità, sarà di certo un valore aggiunto. Tuttavia, conoscendo di persona le tante abilità di cui deve essere dotato l’allenatore di sala, ovvero colui che prepara con un software predisposto la lezione di bike training, e conduce alla sua realizzazione tutti gli utenti presenti, posso sinceramente dire che è difficilmente, o quantomeno raramente, realizzabile. Come in tutti i settori lavorativi, a ciascuno il proprio. Ad ognuno le proprie competenze e capacità. Il lavoro di bike training è un lavoro interdisciplinare, come tanti altri lavori, specie quelli che si occupano di salute. L’allenatore di sala sarà colui che tradurrà l’allenamento predisposto per quello specifico giorno per la classe, in una lezione


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Manuela Ansaldo

in cui le RPM si tradurranno in BPM (battiti per minuto) musicali. La preparazione di un allenamento richiede diverse ore al proprio computer: programmi specifici consentono di strutturare, come un allenamento su strada, la continuità di un percorso, attraverso una scelta musicale non dettata dai soli gusti personali, ma rispetto all’ottemperanza dell’allenamento stesso. L’enfasi musicale e la voce dell’allenatore che simula anch’egli/ella il gesto atletico e il raggiungimento dell’obiettivo durante l’allenamento, possono fare una sostanziale differenza. Fare un allenamento a ripetute, piuttosto che un allenamento di recupero, avrà conseguenze importanti sul tipo di musica da utilizzare. Alla maratona di New York del 2007, la musica venne catalogata come una sorta di doping. La carica emotiva che può essere veicolata dalle note musicali è estremamente potente. Allo stesso tempo, il carisma, la credibilità e le capacità dell’allenatore di sala posso fare una enorme differenza. Come in ogni lavoro, il cliente, oltre che scegliere il professionista, sceglie la persona. Per quanto concerne altri parametri, oltre la frequenza cardiaca, importanti aziende che producono macchinari per i centri sportivi e palestre, hanno studiato e progettato software molto dettagliati, con i quali è possibile monitorare, oltre la FC, altri dati fondamentali, quali il wattaggio espresso

(in funzione del peso, dell’altezza e sesso), che permettono un monitoraggio preciso e ben finalizzato. Il lavoro che potrebbe essere svolto in una lezione di bike training di gruppo all’interno delle palestre, è di notevole importanza ed efficacia per il ciclista o per la persona che vuole ottenere risultati validi. Ultima voce delle specificità del bike training riguarda il “quando”. Ogni centro di riferimento dovrebbe avere un calendario specifico che non dovrà variare nei mesi, inteso come giorni di allenamento (due , tre o più volte la settimana). Di supporto alla preparazione, vi sarà un programma strutturato con una precisa calendarizzazione. Questo nel rispetto sia dello specifico (allenamento giornaliero e settimanale), che nella lungimiranza del lavoro di bike training (programmazione mensile e annuale). CONCLUSIONI Spero questo elaborato abbia offerto spunti di riflessione, curiosità e domande circa un mondo da una parte poco considerato dal ciclista ai vari livelli di preparazione, dall’altra un poco boicottato (l’affermazione tipica è: “Non andrei mai a rinchiudermi tra 4 mura… per me lo sport è solo all’aria aperta!), tanto che i fruitori delle palestre (o centri sportivi) sono in genere persone che utilizzano l’indoor cycling come fitness e non come bike training, ovvero come un allena-

mento vero e proprio, ponendosi obiettivi specifici e quantitativamente dimostrabili. La condivisione di uno spazio chiuso non ha di certo le caratteristiche di uno spazio aperto, ma ha peculiarità sue proprie, con punti di forza prerogativa stessa dell’attività indoor. Tra questi, nessuno arriva primo, ciascuno dà il meglio di sé per l’obiettivo proposto e le proprie possibilità nel qui e ora, rispettando l’allenamento previsto dal preparatore atletico (che, ricordo, può essere o meno l’allenatore di sala stesso). La musica ha uno straordinario potere, tanto da rendere spontaneo e fluido il raggiungimento di un obiettivo che appariva inizialmente inaccessibile. D’altra parte, ciò che può un buon coach ed un buon coaching, ovvero il lavoro svolto dal professionista “nel campo”, potrà fare la differenza nel rendere possibile o impossibile, facile o non facile, piacevole o meno, in uno specifico giorno, l’allenamento previsto. A conclusione, vorrei sottolineare come un buon lavoro di bike training abbia necessità di un supporto multidisciplinare e, come la richiesta di qualità di un servizio ad alto livello, non possa essere direttamente proporzionale ad una richiesta di quantità. Scegliere con criterio e saggezza è sempre a garanzia non solo della nostra preparazione sportiva, ma della nostra salute.



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ULTIMO CHILOMETRO

IL FUTURO È TRICOLORE

A cura di Carlo Gugliotta

Bilancio esaltante per i nostri atleti in questa prima parte di stagione. Il Ct Fausto Scotti ha lavorato alla grande soprattutto rilanciando il settore giovanile che oggi, sia a livello maschile che femminile, propone alcuni prospetti di valore assoluto La felicità di Chiara Teocchi, a braccia alzate vince l’Europeo Under 23 - Photo by Bettiniphoto

É

stata una prima parte di stagione a dir poco fantastica per i colori azzurri del ciclocross. I successi ottenuti dagli atleti italiani, in particolare da Chiara Teocchi, Gioele Bertolini e Alice Maria Arzuffi hanno infatti coronato l’immenso lavoro che è stato svolto in tutti questi anni dal commissario tecnico Fausto Scotti e dal suo collaboratore Luigi Bielli. Non è stato un compito semplice il loro, ma finalmente si cominciano a raccogliere i primi risultati. E’ stato infatti riqualificato tutto il settore giovanile, con un lavoro costante e scrupoloso. Lavorando a stretto contatto con le squadre, i due tecnici sono riusciti ad incrementare sensibilmente il numero dei praticanti della disciplina e dunque i potenziali convocati per l’azzurro. Se fino a qualche anno fa potevamo contare soprattutto su tre nomi - Marco Aurelio Fontana, Eva Lechner ed Enrico Franzoi - oggi la nazionale azzurra riesce ad essere competitiva in tutte le categorie. E chissà che, nel finale di stagione, non possa essere competitiva anche nella categoria regina, quella degli Elite, dove purtroppo manca ancora un’importante figura di riferimento, vista soprattutto

la presenza intermittente dell’unico azzurro che può fare la differenza in quella categoria, ovvero il Prorider. Senza voler nulla togliere agli altri, il successo di Chiara Teocchi all’Europeo Under 23 è stato senza dubbio il trionfo più bello conquistato dalla nazionale italiana di ciclocross nella stagione invernale 2016/2017. L’Italia aveva sfiorato quella maglia bianca a tinte azzurre per due anni, sempre nella categoria Under 23 femminile: Alice Maria Arzuffi è riuscita a conquistare un bronzo e un argento nel 2014 e nel 2015, ma purtroppo, per varie ragioni, la Locomotiva di Seregno ha mancato in entrambe le occasioni il bottino pieno. Poche persone avevano pronosticato la vittoria di Chiara alla vigilia, se non altro perché quella dell’Europeo era solo la sua seconda gara stagionale nel ciclocross, che arrivava al termine di una stagione di mountain bike molto intensa, culminata con la vittoria della maglia di campionessa d’Italia. Una vittoria tanto più bella perché inaspettata ma soprattutto simbolica, perché la ragazza della Bianchi Countervail ha portato in Italia un simbolo prestigioso, che la fa diventare di diritto una delle atlete più forti del panorama interna-

zionale. La maglia di campionessa europea è un vanto, un privilegio. E’ la conferma di quanto la Teocchi sia cresciuta in tutti questi anni, senza pressioni e imparando dagli errori. Senza dimenticare che dietro di lei ci sono già alcuni nomi di giovanissime atlete che stanno emergendo e che, in un futuro non troppo lontano, saranno sicure protagoniste delle gare di ciclocross con la maglia azzurra. In modo particolare, l’attenzione dei tecnici si focalizza su Sara Casasola - che all’ultimo anno da Juniores si è già tolta la soddisfazione di battere, in alcune gare, la campionessa europea - e su Francesca Baroni, campionessa d’Italia a Monte Prat nel gennaio 2016, autrice di ottime prove anche con la divisa della nazionale. Ma non ci sono solo loro alla voce “belle speranze”: l’elenco è molto lungo, il che conferma quanto lavoro sia stato fatto in questi anni per garantire competitività alla nostra nazionale sia oggi che in futuro. Superiore alle aspettative è stata senza dubbio anche la prima parte di stagione di Alice Maria Arzuffi. Tutti noi conosciamo la sua forza e la sua abilità in sella alla bici, ma il passaggio da Under 23 a Elite poteva essere indigesto, come è capitato


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Alice Maria Arzuff i in azione

già in passato a tante ragazze. In questo, Alice ha dimostrato di saper gestire la pressione che subentra quando si arriva nella categoria regina, tant’è vero che è riuscita a conquistare un piazzamento molto importante: il terzo posto nella prova di coppa del mondo a Zeven, in Germania, è infatti stato l’ennesimo segnale di una stagione molto buona per l’atleta lombarda, che può vantare al suo attivo anche diversi piazzamenti di valore nelle gare del Superprestige, oltre a trionfi in molte competizioni che si sono svolte in Italia. Alice ha scelto di correre molto all’estero quest’anno, una scelta che le ha permesso di farsi le ossa costantemente contro le migliori atlete del mondo. Ormai il Belgio è la “seconda casa” della portacolori della Selle Italia Guerciotti Elite, visto che su strada corre per la formazione belga della Lensworld Kuota. L’atleta lombarda non ha mai voluto svelare il proprio sogno nel cassetto per questa stagione di ciclocross, ma sicuramente questa è stata un’altra stagione molto importante per la sua crescita sia personale che sportiva. Numeri alla mano, l’Italia è la nazione che può vantare più praticanti donne nella disciplina del ciclo-

Gioele Bertolini in azione

cross, ma non bisogna trascurare anche gli uomini. Gioele Bertolini ha infatti mostrato una crescita incredibile e costante nelle ultime stagioni, tant’è vero che a Valkenburg è arrivata un’altra, importante, vittoria in Coppa del Mondo. Spesso si parla - purtroppo a sproposito - del fatto che il valtellinese debba gareggiare tra gli Elite, perché ci sono suoi coetanei in altre nazioni che già gareggiano e vincono nella massima categoria. Noi crediamo che la crescita di Gioele sia stata importante e regolare, come abbiamo già sottolineato, quindi non bisogna avere fretta: il prossimo anno sarà il primo nella categoria Elite e là emergeranno tutti i progressi che ha mostrato fino ad oggi e che continuerà a mostrare. Nel frattempo, le speranze azzurre nella massima categoria sono legate soprattutto ai gemelli Braidot, ai fratelli Samparisi e a Marco Aurelio Fontana, apparso in grande spolvero dopo le prime gare di ciclocross affrontate in questa stagione. Particolarmente emozionante è stata la gara di Gorizia, in quanto il Prorider non aveva mai vinto su quel tracciato, nemmeno in mountain bike. E invece, quest’anno, ha finalmente espugnato il feudo della

famiglia Braidot, visto che i due gemelli della Forestale si allenano spesso nel parco che ha ospitato la manifestazione. Il dato più bello è che tra gli Juniores abbiamo assistito ad una crescita incredibile di tanti ragazzi. Sicuramente tra i più promettenti ci sono gli azzurri Filippo Fontana (al primo anno da Junior), Patrick Favaro, Lorenzo Calloni, Giulio Galli ed Edoardo Xillo. Ma è impossibile non citare anche Bruno Marchetti, Loris Conca, Leonardo Cover, Nicola Taffarel, Tommaso Dalla Valle e Alberto Brancati. Insomma, l’elenco dei nomi è molto esteso e, per ragioni di spazio, diventa complicato citarli tutti. Questi ragazzi diventeranno Under 23, e si ritroveranno in seguito a gareggiare tra gli Elite. Il fatto di avere così tanti Juniores promettenti è sintomo del fatto che il movimento è cresciuto in maniera esponenziale e che in futuro potremo continuare a toglierci delle bellissime soddisfazioni. Facciamo crescere con calma questi ragazzi, senza pressioni e senza l’ossessione di avere subito un Elite vincente: l’Italia ci arriverà se continuerà a lavorare bene sui settori giovanili, come è stato fatto durante questi anni.


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RED CARPET IN ALTA QUOTA

GRANDE SUCCESSO PER LA “SETTIMANA VIP” DI

INBICI A cura di Mario Pugliese

La Val di Fassa per il lungo weekend dell’immacolata si e’ trasformato in un red carpet ad alta quota. Il reportage del mega-evento di canazei e campitello prossimamente nell’edizione winter della trasmissione “inbici passione sui pedali” su San Marino RTV

S

hooting fotografici sulla Marmolada, tour in elicottero, defilée in slitta, concorsi di cucina, dinnershow ed inaugurazioni. Questo e molto altro è accaduto nella “Settimana Vip in alta quota” organizzata tra Canazei e Campitello dall’Union Hotel della famiglia Nicolodi, che vedeva la testata di “InBici” presente all’evento in qualità di mediapartner.

La manifestazione - curata dall’Ale Piva Production - nel lungo weekend dell’Immacolata ha trasformato le due eleganti località montane in un red carpet in “alta quota”, ospitando un ricco campionario di grandi nomi dello sport e dello showbiz, a cominciare dall’ex campione del pedale Claudio Chiappucci (accompagnato dalla compagna francese), per proseguire con l’ex portiere della Juve e della Nazionale

Stefano Tacconi, con la sempre splendida Mercedesz Henger, Luce Caponegro (ei fu Selen), le super modelle Francesca Lukasic, Veronica Graf ed Alessia Ferrante, i campioni italiani del karate con in prima fila il plurimedagliato Stefano Maniscalco, ma anche le nazionali del kata maschile e femminile. Per il calcio, presenti con le rispettive consorti anche Enrico “Tarzan” Annoni, Lamberto Zauli e Dario Marcolin. Per il cinema


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Claudio Chiappucci intervistato per il programma INBICI passione sui pedali

Il gruppo dei personaggi Alla settimana Vip di INBICI

l’attore emergente Ivan Bellandi, il “bel tenebroso” Andrea Montovoli ed il comico romano Maurizio Mattioli. Per il mondo del giornalismo immancabile - dai box - Claudia Peroni, mentre la radio è stata degnamente rappresentata dallo storico

dj-vocalist Pippo Pelo accompagnato dalla bellissima Adriana. Per alzare la temperatura del buon umore, direttamente da Zelig e Colorado, Elena Morali e Scintilla, vero mattatore dell’evento, mentre la colonna sonora delle vacanze è stata curata

da Pago e da Rosario Rannisi, ex vincitore del reality “La Fattoria” ed oggi cantautore di successo. Nel corso della settimana Vip, una troupe di InBici ha registrato alcune interviste esclusive che si potranno seguire nel corso di un’edizione “winter” della trasmissione “InBici Passione sui Pedali” che verrà messa in onda entro il 2016 sulle tradizionali frequenze di Tele San Marino Rtv: “La nostra rivista - spiega il direttore generale di InBici Maurizio Rocchi - ormai da sette anni si occupa di cultura sportiva a 360°. Dunque ci siamo trovati perfettamente a nostro agio in un contesto magari non abituale ma che, pur non essendo esclusivamente dedicato al mondo della bicicletta, proponeva diversi personaggi dello sport e dello spettacolo. E’ stato stimolante uscire dai nostri ambiti tradizionali e confrontarsi con il mondo dello showbiz. Nel corso di questa settimana abbiamo allacciato contatti e sinergie preziose che, ne sono certo, in un futuro molto prossimo, ci consentiranno di allargare i nostri orizzonti editoriali proponendoci ad un pubblico sempre più ampio e trasversale”.


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IVAN DEGASPERI

“MI SPIACE, DALLA BICI NON SCENDO” A cura di Paolo Mei

Ivan Degasperi è un corridore trentino dalla longevità agonistica impressionante: un passato tra i professionisti (con LPR, Flaminia e Diquigiovanni) e un presente nelle categorie amatoriali di alto livello della Mountain Bike. Dal 1993, anno del suo esordio, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Ma la passione per le due ruote è rimasta intatta

I

van Degasperi, con l’anno prossimo saranno 25 anni di bicicletta. Non male come traguardo: come è sbocciata la passione per le due ruote? Ho fatto tutte le categorie da giovanissimo fino al professionismo su strada, poi ho gareggiato tra gli élite della MTB ed ora eccomi tra i Master. È iniziato tutto per “colpa” o per merito di mio padre, appassionato e praticante che, in omaggio al “cannibale”, ha pure chiamato Eddy il suo primo figlio. Quali sono le sue caratteristiche tecniche? Diciamo passista/ scalatore, in sintesi (ride, n.d.r.) vado piano un po’ dappertutto! Lei è stato uno dei “pochi eletti” in grado di vincere la prestigiosa Coppa d’Oro. Quanto valeva un successo del genere? Valeva e vale tuttora abbastanza! Nella categoria allievi è “La Corsa” per eccellenza, infatti vale più di un titolo italiano. In alcuni momenti è stato anche un peso averla vinta, ma comunque resta e resterà sempre un’emozione e una soddisfazione unica. Basti pensare che nell’albo d’oro ci sono nomi come Saronni, Bugno, Basso, Ulissi solo per citare i più conosciuti. Poi il passaggio tra i professionisti con 4

anni di permanenza tra i big. Pochi risultati di rilievo, nessuna vittoria: cosa le è mancato per sfondare? Non andavo male e, grazie ad Omar Piscina, sono passato professionista. Probabilmente non sarei comunque mai riuscito a sfondare, ma avrei potuto ritagliarmi uno spazio per lavorare per i più forti, come gregario, cosa apparentemente più semplice. Però questo è un ambiente dove serve anche tanta fortuna per trovare dei capitani e dei contratti validi. Inoltre a quel tempo non ero concentrato a livello psicologico: e la testa in questo sport conta molto. La mountain bike è stata la sua naturale trasformazione. Un titolo italiano marathon di categoria e, soprattutto l’oro ai mondiali in terra norvegese, a Lillehammer nel 2014: qui il bilancio è positivo? Sì, la MTB è sempre stata una passione nei ritagli di tempo, poi nel 2008 ho deciso di dedicarmi totalmente alle ruote grasse. Nella decisione ha influito anche l’inizio del lavoro nell’azienda famigliare e quindi la necessità di dedicare meno tempo agli allenamenti. Dopo i primi anni di rodaggio sono riuscito a prendermi delle belle soddisfazioni:

tre titoli italiani Marathon (Etna, Bergamo e Verona 2016), un mondiale in Norvegia e l’argento ad Andorra in Spagna nel 2015. Non mi lamento, ora rimane una passione quindi va bene così. Nel 2016 ha cercato di bissare il successo iridato, complice il mondiale a due passi da casa, in Val di Sole. Impresa che non è riuscita, ma che non è stata poi così male. Rimpianti? Nessun rimpianto! Ho fatto tutto quello che potevo fare, a cominciare dalla preparazione; forse sarebbe stato meglio non disputare la Transalp perché, essendo un’altra specialità, può avermi penalizzato, ma è veramente una bella gara e, avendo la possibilità, ho deciso di farla comunque. Al mondiale eravamo rimasti io ed il francese al primo giro poi non ho capito bene cosa mi sia successo, credo di aver preso una botta alla gamba destra in cima alla seconda salita e questo mi ha messo fuori gara per un paio di giri. Poi sono riuscito a riprendermi e chiudere con un onorevole quarto posto. Devo però essere onesto e vi dico che avrebbe vinto comunque lui, ma io avrei potuto giocarmi almeno il podio. La MTB però è così e biso-


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Photo by Alessandro Billiani

gna accettarlo: una volta la sfortuna capita a me, una volta all’avversario. Scorrendo il suo curriculum sportivo si notano una serie di vittorie nella sua categoria impressionante: dove trova la motivazione e quanto e come si allena? La motivazione è data dal fatto che mi piace pedalare e fare sport e la vedo con un’altra ottica rispetto a quando lo facevo per lavoro, sono meno sotto pressione. Si è vero, ci sono parecchie vittorie di categoria, ma nelle gran fondo corro spesso puntando a fare bene nella classifica assoluta. Mi alleno nei ritagli di tempo e, avendo sempre orari spezzati e non regolari, esco spesso da solo. Non riesco a fare molte ore ma preferisco fare tecnica e divertirmi su percorsi, tecnici e nervosi sopra Trento. Qual è il suo impiego lavorativo? Lavoro in una cooperativa sociale come autista noleggio con conducente. In inverno aiuto i miei genitori nell’azienda famigliare Trentino Erbe, per i mercatini di Natale. Sta per arrivare il 2017: cosa chiediamo al nuovo anno? A gennaio arriverà la mia bimba con la mia compagna Linda e questa sarà la mia vit-

Ivan Degasperi campione del mondo marathon 2014 a Lillehammer

Ivan Degasperi con la maglia di leader Trentino Mtb - Photo by Newspower.com

toria più importante! Per quanto riguarda l’ambito sportivo cambierò team. Dopo 6 anni a Verona tornerò in Trentino dove con un gruppo di amici stiamo costruendo una bella squadra con S.C. Ala – Norco - Giuliani Bike. Spero così di avere modo di sfruttare la mia esperienza e magari, nei prossimi anni, fare qualcosa di più importante.

Se potesse tornare indietro, per esempio al tempo del professionismo, cambierebbe qualcosa o rifarebbe tutto ciò che ha fatto? Purtroppo ormai non si può fare più nulla, ma non nego che sarebbe stato bello partecipare al Giro d’Italia o fare esperienza in qualche squadra straniera.


SULLA PAGINA FACEBOOK

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DALZERO.IT

TUTTO IL CICLISMO IN UN “CLIC” A cura di Mario Pugliese

Grazie ad una “App” gratuita, disponibili per smartphone il calendario aggiornato delle gran fondo, con le altimetrie, il geo-radar per scoprire nuovi amici e un settore e-commerce

D

alzero.it significa calendario delle gran fondo con tutti i dettagli aggiornati delle manifestazioni sin dal 2003, anno in cui è nato il sito fondato e gestito da Matteo Dalzero. Gli affezionati fruitori del portale sono in costante contatto con la consolle gestionale e ormai hanno raggiunto numeri significativi: 400mila visite annue e 12mila follower sulla pagina Facebook, cifre - va detto - in continuo aumento. Del resto, in un mondo sempre più Social e Mobile, non è più sufficiente avere un sito responsive, ovvero ottimizzato per smartphone e tablet, per permettere l’accesso in mobilità agli appassionati ciclisti; ecco perché nei primi mesi del 2017 arriverà l’APP Dalzero.it, fortemente voluta per seguire la rivoluzione digitale ormai in atto. Il progetto vede coinvolti Dalzero.it coi dati e la conoscenza del settore e Solution Software Srl di Simone D’Onofrio, società dedicata allo sviluppo di applicazioni in mobilità. L’APP sarà l’unica autorizzata a mostrare il calendario gran fondo Dalzero.it permettendo una fruizione dei dati principali anche offline con un meccanismo di aggiornamento

alla prima connettività utile. La navigazione è stata studiata per permettere di accedere alle informazioni rimanendo all’interno dell’APP sfruttando la semplicità di un apparato mobile, quali ad esempio la visualizzazione del calendario con aggiornamento tramite scorrimento verticale o l’accesso alle schede in sequenza con lo scorrimento orizzontale. Oltre ad interrogare il calendario delle gare, l’utente troverà comodamente inserito l’elenco delle altimetrie reso disponibile da Salite.ch e potrà consultare l’altimetria su una determinata manifestazione. Questo vuol dire che, grazie alla collaborazione di tutti i ciclisti e organizzatori, finalmente si potranno conoscere in anticipo quali saranno le salite lungo il percorso. Tutto questo vorrà dire Club, un progetto finalizzato a condividere diverse informazioni, come altimetrie, contenuti multimediali, costruire un vostro gruppo di amici da seguire e, grazie alla geo-localizzazione, individuare in tempo reale altri ciclisti in zona con cui condividere l’esperienza ciclistica. Troverete una sezione Store dove potrete seguire i nostri partner scorrendo i loro e-commerce direttamente

dall’APP o ricercando il prodotto di vostro interesse; sarà l’APP, infatti, a dirvi dove potrete trovare il prodotto con possibilità di sconti a voi riservati. Sia l’APP sia lo Store saranno in continua crescita grazie ai continui sviluppi e gli accordi con i partner che andranno ad ampliarsi nel corso dell’anno. Gli interessati possono prendere contatti tramite la pagina Facebook Dalzero.it. Sono previste 4 Major Release nel corso dell’anno, oltre ad eventuali rilasci per ottimizzare e correggere possibili problemi. L’APP sarà disponibile per Smartphone e Tablet sia su Google Play per Android sia su Apple Storeper iPhone e iPad. Seguite sulla pagina facebook di Dalzero.it tutte le fasi di rilascio dell’APP e le novità in arrivo, ogni settimana verrà illustrata in anteprima una sezione/funzionalità dell’APP. Il primo rilascio sarà disponibile entro il mese di febbraio partendo dalle funzionalità essenziali legate alle manifestazioni e al calendario. L’APP sarà gratuita, come l’iscrizione al Club, richiesta dopo una breve anteprima dell’APP per permettervi l’utilizzo delle varie funzionalità. Più sarete più potrà crescere il progetto insieme a tutti voi.



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