iNBiCi magazine anno 10 – Febbraio 2019

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BIMESTRALE IN DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO X - N. 01 FEBBRAIO / MARZO 2019

magazine

GRANFONDO

SANREMO-SANREMO Domenica 24 Marzo BIKE-ECONOMY

Paolo Pileri illustra il progetto delle ciclovie turistiche italiane

WLADIMIR BELLI

“Spero di raccontarvi in televisione un anno di grandi trionfi italiani”

STRADE BIANCHE DI ROMAGNA

Fiocco azzurro nel ciclismo. A Imola e dintorni l’asfalto può attendere




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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2018 by Bettiniphoto

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BIKECONOMY

Via col VENTO a cura di Gianluca Santilli

credit foto: VENTO - Alessandro Giacomel

di Paolo Pileri*

Paolo Pileri illustra il più grande progetto pubblico di ciclovie turistiche della storia italiana:

“Perché questo paese si merita il meglio” Da anni sono convinto che sia un attentato all’economia e alla società di questa modernità non occuparsi di ciclabilità in termini di modello di sviluppo sostenibile e responsabile. Far andare in bicicletta la gente non è un vezzo, ma un’idea intelligente di futuro per un Paese civile e innovativo. Bicicletta vuol dire mobilità urbana e turismo: qui mi soffermo su quest’ultimo che soffre di un sottosviluppo grave che va risolto così da generare concrete possibilità di occupazione e rigenerazione territoriale per quella parte fragile del nostro Paese non raggiunta dal turismo, preda dello spopolamento e della disoccupazione, puntualmente

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saltata dall’idea di mobilità nazionale che pare debba essere fatta solo di super velocità o di auto e camion elettrici. Il cicloturismo che proponiamo è quello attrezzato con vere e proprie piste ciclopedonali lunghe centinaia di chilometri a formare una rete potente che diviene armatura di una visione territoriale che non ha nulla a che fare con l’improvvisazione di qualche chilometro di ciclabile fatto qua e là con gli avanzi di qualche bilancio locale. Né lo sono le presunte ciclovie che formano la rete Bicitalia che, al momento, è solo un bel sogno condivisibile, un punto di partenza di qualcosa che oggi non esiste nei fatti, se non per pochi tratti.

Il cicloturismo che da sempre con il progetto VENTO proponiamo a questo Paese è più ambizioso perché questo Paese merita più di quello che finora ha avuto. Occorrono presto grandi dorsali cicloturistiche fatte di piste ciclopedonali e non pericolosi itinerari ciclabili. Ciclovie senz’auto, lunghe non meno di 150 km, senza interruzioni, pavimentate così da divenire facili per tutti e soprattutto disegnate bene per mostrare la bellezza dei nostri paesaggi, fatte di opere belle per disegno, materiali, forme e colori. Ciclabili che diventano fili narrativi in grado di ricucire le bellezze disperse e invisibili che solo la lentezza della bici può restituire in sequenze di racconti,


così tanto amati da chi pedala e cammina. Queste ciclabili generano economie e occupazione. E questo ci interessa molto. Con il progetto VENTO abbiamo offerto questa idea al ministero dei trasporti nel 2015 il quale per tutta risposta ha creato il Sistema Nazionale della Ciclabilità Turistica (SNCT) che ha in animo la realizzazione di ben 11 grandi ciclabili (VENTO è una di queste). Le ciclabili turistiche europee, a cui VENTO si è ispirato, producono indotti che oscillano dai 100 ai 300.000 euro c.a. per km per anno. In Germania, dove si contano oltre 45.000 km di dorsali cicloturistiche (per l’88% non promiscue e riservate solo a pedoni e ciclisti), sono 10 volte di più dell’Italia gli occupati per cicloturismo (2,22 per 1000 abitanti contro i nostri 0,22). Questo è assurdo vista la nostra bellezza e il nostro bel clima. In Europa un chilometro di ciclabile turistica ben fatta tiene in piedi 5 posti di lavoro. E non si tratta, come pensano molti, di addetti alle sole ciclofficine. Certamente il cicloturismo dei grandi numeri pompa i fatturati del settore della ciclabilità e quindi gli addetti. Cosa importante per l’Italia. Ma si tratta anche di creare tantissimi posti di lavoro qua e là sul territorio: osterie, B&B, bar, trasporti locali,

tour-operator, parchi, musei, mostre, campeggi, servizi alla persona, commercio di prossimità, etc. Per non parlare del business del recupero di immobili per renderli compatibili alle esigenze di un turismo che domani avrà numeri importanti. A ciò va aggiunto il lavoro di chi progetta, realizza e manutiene le ciclabili. Il progetto VENTO è stato il più grande progetto pubblico di ciclovie turistiche della storia italiana con un bando da 1,8 milioni di euro che ha coinvolto architetti, ingegneri, geologi, archeologi. E questo ha già generato lavoro. La stessa cosa accadrà con le prossime fasi progettuali per le quali sono stati stanziati altri 14 milioni di euro per VENTO e per ognuna delle altre ciclabili previste dal SNCT. Cifre però ancora largamente insufficienti e Regioni e Stato devono trovare presto altre risorse (in Europa i fondi ci sono). La realizzazione delle grandi ciclabili turistiche potrebbe generare più di 30-50.000 posti di lavoro per sempre e nelle aree più fragili del Paese, con un investimento pubblico bassissimo visto che un km di ciclabile costa tra i 200 e i 300.000 euro a fronte della spesa di 15-30 milioni di euro per un solo km di autostrada, per dare ordini di grandezza al lettore. All’infrastrutturazione ciclabile del Paese vanno lasciati i primi posti dell’Agenda pubblica, prima di tante

altre iniziative non più sostenivbili né capaci di dare risposte occupazionali così dignitose, capillari e durevoli con un impatto ambientale pressoché nullo. Per tutto ciò servono investimenti, forte coordinamento e una visione politica altrettanto grande che non può in nessun modo essere lasciata all’improvvisazione locale, la quale non aiuta il turismo di sistema, ma lo uccide. Le esperienze di VENTO e VENTObiciTour ci hanno insegnato che per progetti così servono nuovi modi di operare. I 700 km di VENTO sono figli di una progettazione unica, condotta da un unico tavolo tecnico appositamente voluto tra le 4 regioni del Po e il Politecnico di Milano (autore dell’idea e dello studio di fattibilità, nonché ora responsabile scientifico in fase di progettazione), senza quindi spacchettamenti locali e aumenti di burocrazie e incertezze. Occorre ora andare avanti perché i territori e la loro gente attendono queste ciclabili sulle quali fondare la loro speranza di rigenerazione sociale e di futuro. Maggiori Info:

www.progetto.vento.polimi.it * DAStU Politecnico di Milano, Responsabile scientifico del progetto VENTO

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Sommario Gennaio - Febbraio 2019 // Numero 01

Bike-Economy

Giro Sardegna L’eden sui pedali nell’isola più bella

“Spero di raccontarvi un anno di trionfi italiani”

Strade Bianche di Romagna

Alessandro Tonelli

Giro d’Italia Amatori

Paolo Pileri racconta le ciclovie turistiche

A Imola e dintorni l’asfalto può attendere

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L’EDITORIALE

di Maurizio Rocchi

GRAN FONDO LAIGUEGLIA a cura della redazione

PASTICCIO WILD-CARD di Carlo Gugliotta

GRAN FONDO SANREMO a cura della redazione

GREEN FONDO BETTINI a cura della redazione

GRANFONDO TARROS MONTURA a cura della redazione

GRAN FONDO VIA DEL SALE a cura della redazione

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Dopo un 2018 da urlo adesso sogna il Lombardia

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GRAN FONDO CASSANI a cura della redazione

GRAN FONDO DELLA VERSILIA a cura della redazione

GRAN FONDO RIDE RICCIONE a cura della redazione

GRAN FONDO ALÈ LA MERCKX di Eleonora Pomponi Coletti

GRAN FONDO GAVIA - MORTIROLO a cura della redazione

GRAN FONDO CHARLY GAUL a cura della redazione

FOCUS SUL PRODOTTO di Maurizio Coccia

Wladimir Belli

“Nell’estate del 2019 Assisi si colora di rosa”

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GRAN FONDO TORINO a cura della redazione

SOS SICUREZZA di Gianluca Giardini

FOCUS SULLE AZIENDE a cura della redazione

LA MOSERISSIMA a cura della redazione

FOCUS SUL PRODOTTO a cura della redazione

VACANZE: MEDULIN a cura della redazione

SPORT & ALIMENTAZIONE di Alexander Bertuccioli


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SCATTO D’AUTORE VUELTA ESPANA 2018 by Bettiniphoto

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GRUPPO EDITORIALE INBICI Direzione e Amministrazione Viale della Repubblica, 100 - 47923 Rimini (RN) Direttore Generale Maurizio Rocchi Direttore Responsabile Mario Pugliese Vice Direttore Carlo Gugliotta In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Riccardo Magrini, Wladimir Belli, Gian Luca Giardini, Silvano Antonelli, Prof. Fabrizio Fagioli (Equipe Velosystem), Paolo Mei, Claudia Maffi, Nicola Zama, Dr. Alexander Bertuccioli, Silvano Antonelli, Carlo Gugliotta, Ilenia Lazzaro, Eleonora Pomponi Coletti, Davide Pegurri, Aldo Zanardi In Redazione Tecnica Maurizio Coccia, Roberto Diani Fotografi Bettini Photo, Newspower, Stefano Spalletta, Mariano Spinelli Archivio fotografico selezione fotografica a cura di Gianni Rocchi Distribuzione InBici Magazine LTD Progetto Grafico Jody-Tommaso Poggi e Davide Masini Responsabile Marketing Sara Falco Responsabile Facebook InBici Social Media Team Stampa La Pieve Poligrafica Editore Per la tua pubblicità Maurizio Rocchi +39 393.9838319 Giorgio Puppi +39 346.0823300 Ufficio Marketing 0541.389643 Website www.inbici.net E-mail info@inbici.net Diritti e proprietà GRUPPO EDITORIALE INBICI SRLS Sara Falco Editore Reg. imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni del GRUPPO EDITORIALE INBICI.

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EDITORIALE

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Allacciate le cinture,

parte la stagione! Con il training – camp in Costa Blanca, è partita ufficialmente per il Gruppo Editoriale InBici la stagione del decennale. Un’annata all’insegna delle novità e dei cambiamenti epocali dettati, in primis, dalle nuove sfide imposte dalla bike-economy. Il mondo dei professionisti, che viaggia spedito verso il rettilineo di Sanremo, ha già regalato i primi spunti tecnici, mentre gli amatori attendono, con trepidazione, il ciak ufficiale della stagione che sarà scandito da un trittico di appuntamenti di grande fascino e storia: la Gran Fondo Laigueglia, la Gran Fondo Cassani e la Gran Fondo Tarros Montura, tutte non a caso inserite nell’InBici Top Challenge.

Il 2019, anche da un punto di vista editoriale, segnerà una svolta importante per InBici: il magazine, interamente in formato digitale, sarà arricchito da contenuti multimediali e, in una logica d’interattività globale, diventerà un prezioso strumento per le aziende partner. La comunicazione quotidiana sarà invece interamente affidata all’Inbici.net che continua a crescere a ritmi vertiginosi (già tagliato il traguardo del milione di accessi annui). In grande espansione anche la nostra piattaforma social che rafforza il senso di community, garantendo un canale sempre aperto tra il gruppo editoriale ed i nostri affezionati lettori. Gli stessi a cui va il nostro sentito ringraziamento per averci scelto, ancora una volta, come compagni di viaggio. Maurizio Rocchi

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Giro di Sardegna 2019

L’eden sui pedali Dal 21 al 26 aprile torna la manifestazione a tappe nell’isola più affascinante del Mediterraneo. Percorsi cambiati in extremis:

“Ma alla fine i ciclisti si divertiranno ancora di più”

a cura della Redazione

Sono già oltre seicento gli iscritti al Giro Sardegna 2019, “un numero significativo - spiega il patron dell’evento Tonino Scarpitti - che dimostra, rispetto al trend delle iscrizioni dello scorso anno, un nuovo robusto incremento”. Dunque, se la tendenza continuerà anche nelle prossime settimane, ci si potrebbe 12

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avviare verso il record di presenze per l’evento pasquale in programma, lo ricordiamo, dal 21 al 26 aprile, nell’isola più affascinante del Mediterraneo. Ed è di questi giorni la notizia di un importante cambio di programma “che - come spiega


lo stesso Scarpitti - ci ha obbligato ad un supplemento di lavoro ma che, a conti fatti, garantirà ai nostri iscritti tappe ancora più belle e suggestive”.

la location centrale dell’evento che non sarà più collocata all’hotel Cala Serena di Villa Simius, bensì all’hotel Sighientu, sempre sulla costa ma in una posizione ancora più centrale e vicina al capoluogo di Cagliari: “E’ stata una notizia Per ragioni indipendenti dalla volontà degli improvvisa – spiega ancora Scarpitti – che, organizzatori, infatti, è stato necessario cambiare tuttavia, paradossalmente, ci ha consentito di LIFESTYLE INBICI

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Il mare di Teulada

ridare slancio ad un progetto che, per ragioni logistiche, non eravamo mai riusciti a realizzare. La vicinanza con Cagliari, infatti, ci obbligherà anche ad un cambio dei percorsi che, alla fine però, saranno ancora più belli sia da un punto di vista tecnico che, soprattutto, panoramico”. Disegnato tra i panorami mozzafiato della Sardegna più selvaggia, l’evento ciclistico

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a tappe è il capolavoro organizzativo dell’associazione Mare & Monti, presieduta dal 1994 dall’infaticabile Tonino Scarpitti. Una manifestazione nata con finalità filantropiche e divenuta, negli anni, anche un importante volano turistico. Quello spicchio di Sardegna, del resto - per fascino, bellezza dei paesaggi e senso di accoglienza - è l’habitat ideale per chi ama pedalare, in tutta sicurezza, nella natura


più incontaminata. Al resto, pensa il periodo pasquale che, in quello scorcio di isola, offre abitualmente un clima estivo. Tonino Scarpitti, anima e cuore della rassegna isolana, non ha dubbi: “Agli atleti non offriamo - dice - semplicemente una gara ciclistica, ma un’esperienza completa adatta alle esigenze di tutti: dal ciclista che, su itinerari meravigliosi,

insegue la performance a quello che, del tutto indifferente alle classifiche, ricerca in primis le emozioni di una vacanza slow. Il valore aggiunto del Giro Sardegna, che non a caso ha una storia ventennale, è proprio questo: noi organizziamo la gara, ma poi è il ciclista che decide con quale spirito interpretarla”.

Torre del Coltellazzo area archeologica di Nora

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SCATTO D’AUTORE GREAT WAR REMEMBRANCE RACE 2018 by Bettiniphoto

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L’INTERVISTA a Wladimir Belli

Spero di raccontarvi un anno di grandi trionfi italiani a cura di Davide Pegurri

Wladimir Belli foto Bettiniphoto

Aspettando il debutto in tv, l’opinionista e commentatore di Eurosport fa le carte alla stagione che verrà: “Per Nibali doppietta difficile ma possibile, Aru atteso dalla stagione della verità e su Moscon sono curioso anch’io…” Una nuova stagione ciclistica è appena cominciata e Wladimir Belli, affermato opinionista e commentatore a Eurosport, sta già “scaldando” la voce, desideroso di trasmettere ancora una volta il proprio amore per il ciclismo a tutti gli appassionati. Fabio Aru, Gianni Moscon e Vincenzo Nibali, molti gli osservati speciali dell’ex professionista bergamasco. Con lui abbiamo voluto scoprire ciò che ci attende in questo 2019. 18

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Wladimir, sei pronto a raccontare la nuova stagione al pubblico televisivo? “Prontissimo! Io avevo tre sogni da piccolo: vincere un Giro d’Italia, diventare un commentatore sportivo e poter insegnare ai più giovani il ciclismo, mettendo a disposizione la mia esperienza. Diciamo che alla fine li ho realizzati tutti, conquistando un Giro Bio e approdando a Eurosport. Devo ringraziare

Riccardo Magrini che mi ha introdotto nell’ambiente”. In questo 2019 quali corse ti piacerebbe vivere da telecronista? “Ho avuto la fortuna di commentare tappe al Tour de France, al Giro d’Italia e nel 2017, in sostituzione a Riccardo che ha avuto problemi, i campionati del mondo assieme alla Vuelta a Espana. In linea di massima ho seguito tutte le migliori corse, ma spero di poterle raccon-


tare anche in questa stagione al pubblico televisivo”.

ché ha già iniziato nel migliore dei modi il suo 2019”.

Quali corridori terrai sott’occhio quest’anno? “I miei osservati speciali saranno prima di tutto gli italiani. Sicuramente questa stagione sarà fondamentale per Fabio Aru. Dopo due annate davvero difficili toccherà a lui dimostrare di essere un vero campione. Sono convinto che, visti anche i risultati ottenuti da dilettante, il sardo sia stato condizionato recentemente da alcuni episodi, ma ha tutte le carte in regola. Seguirò con interesse la crescita di Gianni Moscon, sono curioso di vedere se ha le potenzialità per diventare un corridore da corse a tappe e se farà il salto di qualità nelle classiche del pavé. E infine Elia Viviani che non ha bisogno di conferme, anche per-

Sagan riuscirà a far sua la Milano Sanremo o a vincere altre classiche? “Dipende tutto da lui. Sicuramente ha qualcosa in più rispetto a tutti, sia a livello fisico sia come personalità. Il suo modo di correre si basa molto sullo spettacolo e molte volte questo l’ha portato a perdere corse che sembravano già sue. È però vero che un personaggio come lui sta dando molta visibilità al ciclismo. Sagan poteva ottenere molti più successi in questi anni, ma a volte si incontrano anche corridori che, pur non vincendo molto, non è il suo caso, rimangono nel cuore dei tifosi”. Cosa pensi della scelta di Vincenzo Nibali di fare Giro e Tour? “Vincenzo ha ormai raggiunto una

maturità tale che gli permetterà di affrontare questa sfida. Sono certo che si concentrerà soprattutto su una delle due corse anche perché è molto difficile essere protagonisti in entrambe le gare a tappe. Abbiamo visto come nel 2018 Chris Froome abbia tentato di vincere Giro e Tour, ci è andato molto vicino, ma non ha avuto fortuna nemmeno lui. Solo i fuoriclasse sono riusciti nell’impresa e sono entrati nella storia”. L’ultimo a riuscire nella doppietta Giro e Tour è stato Pantani. Questo mese sono quindici anni dalla sua scomparsa, quale è il tuo ricordo di Marco? “Penso di esser stato fortunato a conoscerlo. Eravamo coscritti e abbiamo fatto assieme tutte le categorie minori, da juniores in poi. Da dilettanti e da professionisti ci siamo sfidati spesso come rivali, ma sempre con molta stima e

Vincenzo Nibali foto Bettiniphoto

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Fabio Aru foto Bettiniphoto

Gianni Moscon foto Bettiniphoto

amicizia. Ho mille aneddoti da raccontare, ma voglio ricordarne uno in particolare: nel 1992 al Giro Bio, prima della frazione decisiva, Marco mi si avvicinò e mi disse: “Bellù oggi allacciate le cinture perché voglio provarci” e difatti, al termine di quella giornata, conquistò la vittoria e indossò la maglia di leader. La stessa frase me l’ha ripetuta nel 1998 quando io ero compagno di squadra di Alex Zulle, proprio prima della tappa con arrivo a Selva di Val Gardena. Sappiamo tutti poi come è finita…”.

vedo nemmeno un corridore con quell’atteggiamento”.

In che cosa Pantani era unico? “Ciò che contraddistingueva Marco era quella convinzione di essere il più forte e quella voglia di dimostrarlo. Nessuno era paragonabile a lui, tanti magari avevano anche capacità fisiche maggiori, ma non avevano la sua cattiveria sportiva. Anche nel ciclismo moderno non

In quanto a novità, questo sarà l’anno di preparazione alla nuova riforma che entrerà in vigore il 1 gennaio 2020: pensi che l’UCI stia andando nella direzione giusta? “A mio parere, il cambiamento che vogliono fare sta avvenendo troppo velocemente e non hanno concesso il tempo necessario alle squadre

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Il fatto che oggi molti corridori non abbiano più quella determinazione è dovuto in parte anche ai cambiamenti moderni del ciclismo? “Oggi ci sono troppi pensieri, a discapito della fantasia. I ciclisti in molti casi non azzardano più, non tentano azioni perché si basano troppo sui misuratori di potenza. Le corse spesso vengono condizionate dalle analisi che si fanno magari alla sera in preparazione”.

per potersi adeguare. A livello di sponsor, c’è molta differenza tra l’aver la certezza di esser al via di un Grande Giro o no. Credo sia giusto garantire dei diritti ai team che magari spendono dieci volte tanto rispetto ad altri, ma bisogna considerare anche le piccole squadre, spesso alla base della crescita di futuri campioni. Pensiamo ad esempio alla Androni che ha lanciato il talento colombiano Egan Bernal. Forse sarebbe opportuno che l’unione ciclistica internazionale rallenti un po’ per rivalutare i cambiamenti, dialogando anche con gli organizzatori delle corse più importanti”.


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SCATTO D’AUTORE TOUR OF TURKEY 2018 by Bettiniphoto

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a cura della Redazione

Gran Fondo Internazionale Laigueglia

Pedalando con il Piccolo Principe Damiano Cunego diventa testimonial ufficiale di tutte le manifestazioni ciclistiche organizzate dal Gs Alpi. Il debutto il 17 febbraio sulla costa ligure. Torna il prossimo 17 Febbraio (partenza alle ore 9) la Granfondo Internazionale Laigueglia, una delle gare più amate della Riviera delle Palme, terra di turismo, pescatori e, ovviamente, anche di ciclismo. 24

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Da quest’anno, la manifestazione savonese sarà nobilitata anche dalla presenza di Damiano Cunego che, oltre ad essere il testimonial ufficiale della Granfondo Internazionale Gavia e Mortirolo, ha deciso di legare la propria immagine a tutte le gran fondo organizzate dal GS Alpi. Il “Piccolo Principe”, dunque - trionfatore del Giro d’I-

talia del 2004 e vincitore di tre Giri di Lombardia e di un’edizione della classica olandese Amstel Gold Race - sarà alla partenza anche della Gran Fondo Laigueglia. Da sempre considerata la prima proposta di stagione, quella che consente le prime sgambate ed i primi raffronti con il cronometro,


l’evento ciclistico di Laigueglia si svolge in una località che, per la bellezza dei suoi scenari, merita di essere scoperta. Le temperature a fine febbraio sulla costa ligure sono già miti e la Granfondo Laigueglia regala già sprazzi di primavera. Uno dei punti di forza della gara è la sicurezza dei partecipanti, con l’intero percorso chiuso al traffico ed un’organizzazione meticolosa, il controllo della competizione con sistemi satellitari ed il concorrente posto sempre al centro dell’attenzione. Non è un caso che nelle granfondo organizzate dal Gs Alpi la percentuale di atleti che tagliano il traguardo si aggira attorno al 91-92%. Un dato significativo che dimostra come le condizioni ambientali e di sicurezza siano realmente calibrate in base alle esigenze di chi corre. Appartenente al consorzio Formula Bici, la Gran Fondo presenta sul proprio percorso tante salite brevi, che rendono la gara sempre divertente. 113 km, 1.667 metri

di ascesa e 1.512 di discesa, 500 metri di altimetria massima. Colla Micheri sarà l’ultima salita di un tracciato che non presenta una vera e propria pianura, come avviene normalmente nella geografia del territorio ligure. Sono previsti tre ristori in località Onzo (km 45), Ligo (km 67) e Testico (aperitivo – km 84). Lo scorso anno il successo andò a Paolo Castelnuovo (Asd Team MP Filtri) che ebbe la meglio su Igor Zanetti (Scott TEAM Granfondo) e Dario Giovine (Team Isolmant). Tra le donne Manuela Sonzogni (Team Isolmant) prevalse su Annalisa Prato (Team De Rosa Santini) e su Valentina Carretta (Asd Team ALL4Cycling BDC). Ma alla Gran Fondo Internazionale Laigueglia l’albo d’ora conta poco. Molto più importante lo spirito aggregativo che, da sempre, contraddistingue gli eventi organizzati dal Gs Alpi. Profeta del “ciclismo per tutti”, quello avulso dalle logiche ago-

nistiche e sempre proteso verso la cultura del divertimento e della condivisione, Vittorio Mevio – anima e cuore della rassegna ligure – non conosce neppure i nomi dei vincitori: “Verissimo, non mi interessa chi vince. Le nostre granfondo nascono in base a principi diversi, in cui al primo posto c’è sempre il piacere di stare insieme. Tutto il resto lascia il tempo che trova”.

Damiano Cunego

testimonial ufficiale della Granfondo Internazionale Gavia e Mortirolo LIFESTYLE INBICI

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Ciclismo anno zero

Il pasticcio

delle wild card a cura di Carlo Gugliotta

La Riforma dell’Uci rivoluzionerà nel 2020 i criteri di partecipazione ai grandi Giri, penalizzando in particolare le formazioni italiane.

Che futuro attende i nostri team? Ne abbiamo parlato con Pelosi, Savio, Reverberi e Citracca. Il 2020 sarà una sorta di “anno zero” per il ciclismo professionistico. Dal prossimo anno, infatti, entrerà in vigore la Riforma voluta dall’Unione Ciclistica Internazionale approvata a Innsbruck, nel corso degli ultimi mondiali. La Riforma prevede dei cambiamenti davvero importanti e, a prima vista, è quasi paragonabile - per il modo in cui verrà inteso e cambiato il ci-clismo professionistico - alla svolta epocale del World Tour. A grandi linee, la Riforma del

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ciclismo mondiale prevede un cambiamento nel calendario, che sa-rà suddiviso in tre divisioni: UCI WorldTour, UCI ProSeries e UCI Continental Circuits. Nell’UCI WorldTour rientreranno i tre grandi giri, altre im-portanti corse e le classiche (con queste ultime che rientreranno, a loro volta, anche in un’altra challenge). Il sostanziale cambiamento riguarderà soprattut-to le squadre, che avranno un unico ranking (non ci sarà più la distinzione tra ranking World Tour e le altre classifiche). I punteggi arriveranno sulla base dei 10 migliori atleti per

ogni formazione. Ma non c’è solo questo. Le 18 formazioni World Tour avranno una licenza triennale, che sarà rila-sciata su cinque criteri: etico, amministrativo, fi-nanziario, organizzativo e sportivo. Questi criteri consentiranno di fare un paragone tra i World Team e nuovi candidati per lo status di World Team. La cosa che più fa discutere è la regola di parte-cipazione alle gare: i tre migliori Pro Teams avranno il diritto di partecipare agli eventi delle UCI Classics Series e agli


altri eventi dell’UCI WorldTour, mentre le due migliori formazioni Professional avranno il diritto di partecipare ai grandi giri, quindi gli organizzatori potranno assegnare meno Wild Card rispetto al passato. In buona sostanza, sembra quasi che questa ri-forma dell’UCI voglia rendere sempre più forte la competizione tra i team Professional che, dal 2020, potranno partecipare alle grandi corse a tappe non solo attraverso l’invito, ma anche in base al merito. E’ chiaro però che, in questa ma-niera, qualche formazione potrebbe essere penalizzata. Alla fine del 2018, i due migliori team Professio-nal mondiali sono stati la Cofidis e la Wanty Groupe Gobert: queste due squadre hanno su-perato nel ranking Europe Tour l’Androni Giocattoli Sidermec, che ha chiuso in terza posizione. Sembra davvero che dal 2020 i team Professional possano avere due opportunità: continuare a lavorare nella speranza di ricevere una Wild Card oppure competere con le migliori squadre del mondo per cercare di conquistare sul campo in-viti a corse molto prestigiose. Il problema è però a monte: nelle categorie del ciclismo i budget sono molto diversi tra squadra e

squadra. Ce ne rendiamo conto già quando analizziamo il World Tour: il Team Sky ha un budget che ammonta a quasi il doppio rispetto ad altre formazioni della medesima categoria. La Katusha-Alpecin, il Team Jumbo e la Dimension Data - per fare un esempio - hanno un budget molto

Co-fidis, in quanto quest’ultima ha a disposizione 8 milioni di euro per poter affrontare la stagione. Non è un caso, infatti, che la squadra francese prenda ogni anno parte sia al Tour de France che alla Vuelta, e che abbia in organico corridori davvero molto forti, che potrebbero tranquilla-mente essere capitani in una World Tour. Alla luce di questi dati, come possono compete-re le Professional italiane? La maggior parte delle nostre formazioni ha sempre ambito ad otte-nere l’invito al Giro d’Italia e proprio per questa ragione è stata rivolta una particolare attenzione alle gare della Ciclismo Cup, che offre la possi-bilità alla squadra vincitrice di prendere parte di diritto alla corsa rosa. Alla luce della Riforma 2020, RCS dovrà invitare le due migliori Professional del ranking mondiale e la vincitrice della Ciclismo Cup. Di 4 Profes-sional che si possono invitare, resta solo una Wild Card da assegnare. E le altre squadre non invitate cosa faranno?

importante, che permette loro di restare nella categoria World Tour, ma è ben lontano dai 40 milioni del Team Sky. Venendo al mondo delle Professional, il budget dell’Androni è molto diverso da quello della

Francesco Pelosi, team manager della Nippo Vini Fantini Faizanè, solleva una serie di pro-blemi molto importanti che, a suo modo di vede-re, verranno alla luce in seguito alla Riforma: “I team World Tour dovranno avere sia una squa-dra femminile che una squadra Continental che

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spingere a una riflessione”.

Gianni Savio, team manager dell’Androni Giocattoli Sidermec

permetta la crescita dei giovani. Per le Profes-sional l’unica grande opportunità è quella di alle-stire una squadra di grande valore per ottenere il primo e secondo posto nel ranking, ma questo significa avere un budget maggiore. Posto che dovresti essere tra quelle due, adesso chi dispo-ne di un budget minore ha ancora più insicurez-ze rispetto al passato. Esiste poi un altro grande problema: bisogna portare a 20 il numero mini-mo dei corridori, quindi la voce degli stipendi aumenterà ancora di più. Avendo più corridori, devo anche avere più persone come staff. In-somma, i costi lievitano notevolmente. Non dobbiamo poi dimenticare che la riforma del ca-lendario delle corse spingerà gli organizzatori a spendere un budget importante per assicurarsi la presenza delle squadre World Tour. Questo si traduce nel fatto che le Professional dovranno pagarsi tutte le spese vive per andare alle corse e questo significa che per fare attività 28

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bisognerà chiedere almeno un milione di euro in più agli sponsor per fare la squadra. E cosa possiamo offrire agli sponsor? Nulla, perché ottenere gli inviti sarà sempre più difficile. La sensazione è che si voglia snellire la categoria Professional e aumentare le squadre Continental per arrivare a un circuito di 30-35 squadre”. Da esperto di comunicazione, Pelosi fa anche notare un altro problema: “Se una squadra come la Quick Step, una delle più grandi al mondo, fa fatica a trovare il budget, vuol dire che bisogna cambiare il modello di business. Non si può vi-vere più di sole sponsorizzazioni, anche perché il mercato è cambiato radicalmente negli ultimi anni con l’avvento del digitale terrestre e il boom dei social network. Nel ciclismo ci sono sempre meno investimenti da parte di aziende, ma cre-sce il numero delle nazioni che investono. Tutto questo deve

Al parere di Pelosi si accoda Gianni Savio, team manager dell’Androni Giocattoli Sidermec, il quale rincara la dose spiegando che “in origine, la bozza presentava solo 15 squadre World Tour, contro le 18 attuali. Devo dire la ve-rità, io non sono mai stato un fautore delle squadre definite piccole, ma ritengo di dirigere una squadra media, in quanto abbiamo vinto 36 corse, record nella categoria Professional, ab-biamo vinto la Ciclismo Cup e abbiamo ottenuto la terza posizione nella classifica dell’UCI Euro-pe Tour, ma il mio discorso è realistico e obietti-vo quando affermo che il ciclismo professioni-stico non può permettersi 18 grandi squadre. Queste formazioni sono grandi solo nel budget, non nello spessore tecnico. Alcune di queste squadre sono dei team fantasma, come è stato spiegato anche da tanti giornali e da tante tele-visioni, in quanto spesso si presentano al via con corridori che riescono a malapena a finire le tap-pe. Le 18 formazioni World Tour non sono state diminuite di numero su pressione dell’Associazione Gruppi Sportivi, che ha fatto il gioco dei team con un grande budget. Insomma, l’UCI aveva dato un indirizzo valido inizialmente, ma poi è cambiato tutto”. Gianni Savio, che abbiamo contattato telefoni-camente mentre era in Venezuela nel giorno del colpo di Stato che ha creato tanti disordini nel Paese, utilizza delle parole molto forti: “Il cicli-smo non può trasformarsi in una finanziaria. Le squadre dovrebbero mantenere una base sporti-va, il lato sportivo non può essere emarginato. Questa riforma elimina completamente le squadre Professional dal panorama


mondiale. Prima c’erano 4 Wild Card a disposizione dei grandi gi-ri, ora si riducono a due con il problema che le due che si piazzano nella migliore posizione del-la graduatoria mondiale non hanno un organico in grado di prendere parte a tutti grandi giri e alle grandi corse del World Tour. Insomma, io credo che questa Riforma del ciclismo non si basi su dei parametri sportivi. Il mio motto è ‘sopravvi-vere con dignità’, e continuerò a portarlo avanti”. L’unica ancora di salvezza per le Professional italiane, secondo Savio, “è la Ciclismo Cup, soprattutto se viene rinnovato l’accordo che per-mette alla squadra vincitrice di partecipare al Gi-ro d’Italia. Ancora una volta mi baso sui fatti: quando non eravamo stati invitati per due anni consecutivi al Giro d’Italia, Mario Androni voleva uscire dal ciclismo, ma gli ho chiesto ulteriore fi-ducia perché sapevo che saremmo tornati al Gi-ro. Ho allestito una squadra con dei giovani mol-to promettenti - su tutti un nome, quello di Egan Bernal - e abbiamo vinto la Ciclismo Cup, che ci ha permesso di tornare alla corsa rosa”.

gareggiare al Tour de France. Noi squadre italiane quali certezze abbiamo? Il pro-blema dei grandi giri esiste solo in Italia, in Fran-cia e in Spagna, nelle altre nazioni non esiste. Prendiamo, per esempio, le squadre belghe: loro sono sempre invitate al loro Giro, sono invitate anche le Continental. E comunque le Professio-nal belghe riescono a fare tutte le classiche, so-no invitate da ASO a fare la Freccia Vallone e la Liegi: pur volendo, non hanno l’esigenza di so-stenere un grande giro. Insomma, vedo uno scenario preoccupante davanti a noi, anche per-ché in Italia ci sono poche corse di un giorno che riescono ad assegnare tanti punti”. Angelo Citracca, team manager della Neri-Selle Italia-KTM, esprime un punto di vista leg-germente diverso rispetto ai propri colleghi: “Da un lato sono favorevole a questa riforma, dall’altro no. Sono favorevole perché secondo me una classifica

andava fatta, però questo non è il modo migliore perché penalizza molti di noi. Il problema è un altro ed è nato quando hanno deciso di limitare il numero di corridori per gara. Per una vita si è corso con tantissimi corridori in gruppo, di gran lunga superiore a quello previsto dai regolamenti attuali. Con 24 o 25 squadre al via non ci sarebbe questo problema perché si potrebbero diramare molti più inviti. Noi, per il 2019, non siamo stati invitati al Giro d’Italia: in qualità di squadra italiana con sponsor italiani è un danno, ma è anche vero che alcuni nostri partner americani non hanno dato peso a questo mancato invito, bensì sono rimasti felici per la Wild Card alla Strade Bianche. Insomma, i punti di vista sono differenti anche in base alla posizione geografica”.

foto Bettiniphoto

Più sintetico, ma altrettanto incisivo, è il parere di Roberto Reverberi, team manager della Bardiani-CSF: “Questa Riforma penalizza tutte le squadre. Se avessimo la garanzia di poter fare il Giro d’Italia non staremmo nemmeno a pen-sarci. Il problema è che ci sono tre Professional superiori a tutte le altre, che sono la Wanty, la Cofidis e la Direct Energie, che potrebbero fare una World Tour, ma non la fanno perché con lo status di Professional si hanno dei costi di gran lunga inferiori e a loro viene sempre offerta la possibilità di

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SCATTO D’AUTORE AMSTEL GOLD RACE 2015 - PHILIPPE GILBERT, MICHAEL MATTHEWS by Bettiniphoto

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a cura della Redazione

Granfondo Sanremo-Sanremo

“La Classicissima” anche per gli amatori Il 24 marzo (il giorno dopo la gara dei prof) sul lungomare ligure un appuntamento dalle mille suggestioni. E il 9 giugno torna la 49° edizione della cicloturistica.

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Si terrà il prossimo 24 marzo la sesta edizione della Granfondo Sanremo-Sanremo “La Classicissima” che, come da tradizione, si disputerà il giorno dopo il passaggio della Milano-Sanremo e toccherà alcuni dei tratti finali della gara dei professionisti. L’organizzazione è curata, come sempre, dall’UC Sanremo. Il tracciato prevede uno sviluppo misto di 100 Km, con un dislivello positivo di 1650 metri. Dopo il via, collocato davanti al Casinò di Sanremo, la Granfondo procederà in direzione levante fino alle porte di Imperia. Il percorso porterà i partecipanti su alcune salite nell’immediato entroterra tra cui la Cipressa ed il Poggio, ancora “calde” dal passaggio dei professionisti, dove sarà posto il traguardo. “La scorsa edizione avevamo registrato quasi 700 iscritti, alcuni 34

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dei quali provenienti anche da Russia, Inghilterra, Irlanda, Spagna e Francia – ha detto Presidente dell’UC Sanremo Fabrizio Fusini –. Questa è una manifestazione che, seppur giovane, è già entrata nel cuore degli appassionati di ciclismo. Stiamo lavorando per offrire una piacevole giornata di sport sulle strade della Classicissima. Grande attenzione sarà prestata, come sempre, all’aspetto della sicurezza che per noi è prioritario”. Una presenza importante sarà quella delle telecamere di Sky che seguiranno l’evento con riprese lungo il percorso. I partecipanti, dopo aver tagliato il traguardo sul Poggio, scenderanno a Sanremo dove al Palafiori di corso Garibaldi sarà possibile depositare le biciclette in una zona custodita, fare la doccia, partecipare al pasta party e assistere alle premiazioni finali. Nella centralissima piazza

Colombo sarà invece allestito un villaggio dove, oltre al ritiro dei pacchi gara, saranno presenti alcuni stand con materiale tecnico sportivo. Un’altra novità di questa edizione sarà una griglia di partenza dedicata alle e-bike, che non parteciperanno comunque ad alcuna classifica. La Granfondo Sanremo – Sanremo è inserita nel Gran Premio Costa Ligure 2019. Le iscrizioni sono aperte sul sito www.classicissima.it. Fino al 20 marzo la quota on line sarà invece di 47 euro, mentre le ultime iscrizioni sul posto (52 euro) sono previste il 23 marzo al Palafiori. Il 9 Giugno 2019 è invece in programma la 49° edizione della Granfondo Milano – Sanremo cicloturistica. Un’occasione importante per percorrere in bicicletta 300 Km di pura emozione sulle strade entrate nella storia del ciclismo. Dopo aver


Le due manifestazioni ciclistiche sono presenti anche sui principali social: percorso la pianura lombarda e piemontese ed aver sorpassato il Turchino, i ciclisti arriveranno sulla costa. Da Genova si costeggerà il mare fino al traguardo di Sanremo. Sul finale sono ovviamente previste le leggendarie salite della Cipressa e del Poggio. Un appuntamento molto sentito nell’ambiente ciclistico, che ogni anno richiama appassionati da ogni parte del Mondo. Nel 2018

erano presenti ciclisti provenienti anche da Paesi molto lontani come Sudafrica, Australia, Russia e Filippine. Le iscrizioni sono già possibili attraverso il sito ufficiale www. milano-sanremo.org dove sono disponibili tutte le informazioni necessarie anche di tipo logistico, come gli alberghi convenzionati ed il transfer dall’aeroporto di Nizza a Sanremo.

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SCATTO D’AUTORE LE TOUR DE FRANCE SAITAMA CRITERIUM 2018 by Bettiniphoto

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Green Fondo Paolo Bettini - La Geotermia

Ogni anno siamo sempre di più

a cura della Redazione

credit foto Palyfull

Paolo Bettini rinnova l’invito a tutti gli appassionati:

“Il 9 aprile a Pomarance ci sarà da divertirsi” “Dall’alto della Rocca Sillana, nel Comune di Pomarance si vede tutta la vallata. È il tramonto e il cielo si tinge di rosa. Sembra davvero di vedere l’anima della Terra dall’alto della sfera delle stelle fisse…”. Così descriveva Margherita Hack la bellezza di Pomarance, teatro della 22esima edizione della Green Fondo Paolo Bettini – La Geotermia, gara in programma domenica 7 aprile nel cuore più verace della Toscana. Del resto, salire verso il fortilizio di Rocca Sillana, uno degli esempi più significativi di architettura militare dell’XI secolo, significa approdare a un mondo senza tempo: una vista a perdita d’occhio che domina la Valle del Diavolo, l’Alta Val di Cecina e buona parte

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della Toscana, fino ai riflessi del mare. Una vallata che si sviluppa intorno a un “selvaggio polmone verde”, con le foreste delle Riserve Naturali di Berignone e Monterufoli-Caselli. Disposti sulle gradinate di un immaginario anfiteatro, Pomarance, i suoi sette borghi medievali e Larderello, capitale mondiale della Geotermia, sono unici così come caratteristico è il loro rapporto con la Terra, una terra “diabolica”, si narra, ma soprattutto fumante. “Bolliva e soffiava come se per en-

tro vi salisse l’imperto e il gorgoglio dei dannati fitti nel limo – scriveva un certo Gabriele D’Annunzio - come se nel fondo vi s’agitasse la mischia perpetua degli iracondi”. E ancor oggi si provano queste sensazioni di fronte alle manifestazioni geotermiche naturali o visitando il Museo della Geotermia di Larderello, dove l’urlo di un vecchio pozzo ci mette in contatto con le viscere della terra. Borghi, rocche, castelli, pievi medievali disposte lungo antiche vie di comunicazione, legate all’uso agricolo e minerario del territorio.


Pomarance con l’ottocentesca Via dei Signori, dove si affacciano case museo, palazzi e teatri nati durante lo sviluppo industriale di Larderello, villaggio industriale progettato negli anni ’50 da Giovanni Michelucci, dove l’uso della geotermia è passato dall’impiego termale etrusco-romano all’odierna teoria delle energie alternative. Qui, in questo lembo misterioso di Toscana, si rinnova – al sorger della primavera – l’appuntamento con la Gran Fondo consacrata a Paolo Bettini che - anche per il 2019 - si conferma come uno degli appuntamenti più attesi dell’InBici Top Challenge (oltre che del calendario della “Coppa Toscana on the road”). Lo scorso anno, con al via oltre 1300 concorrenti, nel Medio Fondo maschile, vinse Giacomo Sansoni (Asd Sansoni Team) davanti alla coppia del Team Stemax Stefano Nicoletti e Carlo Muraro. Tra le donne successo di Claudia Bertoncini su Sara Gallanti (Specialissima Bike Team) ed Irene Zirone

(Bombardier Siamannati). Nella prova regina, la Gran Fondo di 133 km tra gli uomini, al termine di un testa a testa emozionante durato per molti chilometri, s’impose Diego Frignani (Team Stemax) su Giampaolo Busbani (Cicli Copparo), terzo staccato Federico Pozzetto (Cicli Copparo). Ma, al di là dell’aspetto agonistico, il significato dell’appuntamento di Pomarance è un altro, come ci spiega – con l’abituale schiettezza toscana, un certo Paolo Bettini: “Lo spirito, anche per il 2019,

sarà quello di sempre: pedalare e divertirci. L’agonismo lo abbiamo messo da parte perché la tentazione di fermarci ai tanti e ottimi ristori lungo il percorso è sempre troppo forte. Ogni anno la linea dello start sul viale di Pomarance si sposta un po’ più avanti perché dietro nella piazza il gruppo cresce sempre di più. Questa per noi è la soddisfazione più grande e il merito è dei ragazzi del Club Velo Etruria per la passione e l’impegno che ci mettono”.

Riserva Naturale di Berignone

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a cura della Redazione

Gavia & Mortirolo, pedalando tra le nuvole

Il 25 giugno all’Aprica il grande popolo dei cicloamatori si sfiderà tra le salite leggendarie del ciclismo moderno. Il 23 giugno andrà in scena una delle manifestazioni amatoriali che più si avvicina alle sfide fra i grandi del pedale: la Granfondo Internazionale Gavia & Mortirolo all’Aprica (So) tocca infatti i Passi Gavia e Mortirolo, dove è transitata la storia del Giro d’Italia. I Passi del Gavia e del Mortirolo hanno infatti contribuito forse più di ogni altra cima, asperità od erta leggendaria, all’epopea gloriosa del ciclismo e del Giro d’Italia in particolare. Il Mortirolo collega la Valtellina, in provincia di Sondrio, alla Valcamonica, in provincia di Brescia, e non è una salita bensì una raffinata opera d’arte che esalta gli sportivi più arditi; scalato dal Giro per la prima volta nel 1990, nella 17esima tappa MoenaAprica. A tornare in grande spolvero per la Granfondo Internazionale ci penserà anche l’ascesa del Gavia, classificabile come una salita alpina lunga, dall’importante dislivello e dall’elevata quota altimetrica (è stata

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“Cima Coppi” per ben sette volte nel Giro d’Italia 1989, 1996, 1999, 2004, 2006, 2008, 2010). La prima ascesa risale al 1960, con il vicentino Imerio Massignan soprannominato “gamba secca” per la sua caratteristica pedalata dovuta ad una gamba più corta dell’altra che giunse solitario in vetta prima di cedere all’angelo della montagna Charly Gaul a causa di ben tre forature in discesa, con la strada allora in molti tratti ancora in sterrato, poi asfaltata negli anni ’90 nella seconda parte della salita dal versante bresciano di Ponte di Legno. Oggi, assieme al Passo del Mortirolo, il Gavia rappresenta la meta più ambita dai cicloamatori, un’area, quest’ultima, tristemente famosa anche per essere stata teatro, durante la seconda guerra mondiale, di alcune battaglie fra partigiani e fascisti in ritirata verso il Trentino. Il Mortirolo, invece, è uno dei luoghi più densi di significato nella storia italiana: due sono infatti

le battaglie che portano il suo nome, entrambe combattute nel 1945 tra i partigiani delle Fiamme Verdi e le truppe della Repubblica Sociale Italiana. Il Mortirolo è salito alla ribalta anche nel mondo dello sport per le pendenze accentuate e costanti, e per imprese entrate nella leggenda, come quando un allora emergente Marco Pantani staccò i più quotati avversari al Giro d’Italia 1994, rappresentato anche in località “Piaz de l’acqua” con una scultura di Alberto Pasqual dedicata al “pirata”. Non si può dunque dire di essere dei granfondisti fatti e finiti se non si sono portate a termine quelle ascese scolpite nella storia del ciclismo. Chi ha già affrontato Gavia e Mortirolo non riesce a dimenticarle e sogna di affrontarle di nuovo, magari migliorando la propria prestazione; chi invece non le ha ancora aggiunte al proprio palmarès… beh, sa che deve recuperare terreno.


P ERF ORM A N CE WITH STYLE La massima espressione dell’unione tra performance e look elegante: Sanremo Striped Jersey

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FATTO COL CUORE IN ITALIA

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a cura della Redazione

Gran Fondo Tarros Montura

Nell’incanto delle 5 Terre A fine marzo, sulla costa di La Spezia, si rinnova l’appuntamento con la grande classica ligure. 42

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Portovenere Fotocredit Valentina Rosa

E’ partito il conto alla rovescia della Gran Fondo Tarros Montura 2019 che, come noto, ha scelto l’ultimo weekend di marzo per programmare il proprio evento ciclistico. Dopo il grande successo della precedente edizione, la prima nella “nuova veste”, anche per il 2019 l’unica Gran Fondo delle 5 Terre – da quest’anno inserita nell’InBici Top Challenge - aprirà la stagione del ciclismo amatoriale. E, con il filone bike, partirà ufficialmente anche la stagione turistica della città di La Spezia che, proprio grazie alle due ruote, ha saputo destagionalizzare la sua offerta ricettiva, storicamente imperniata sul format balneare. Due percorsi suggestivi, le coreografie naturali che solo le 5 Terre possono offrire, un villaggio expo che si arricchisce di tante novità, un pacco gara e premi targati Montura e la seconda edizione della 5 Terre Junior Cup dedicata ai piccoli ciclisti: questi gli elementi salienti di un evento che, ancora una volta, si annuncia esaltante. Dunque, per chi vuole iniziare la stagione nel modo giusto, l’appuntamento è per sabato 30 e domenica 31 marzo, quando La Spezia tornerà ad essere una piccola capitale del ciclismo.

Sono tante le attività confermate anche nella 24ª edizione della Gran Fondo Tarros Montura, già sperimentate lo scorso marzo e che hanno riscontrato il grande interesse da parte dei ciclisti giunti in città e dalle famiglie della Spezia. Uno su tutti la 5 Terre Junior Cup, la “Gara” di ciclismo dedicata ai bambini che si snoderà lungo un percorso disegnato appositamente per loro. Sabato 30 marzo la 5 Terre Junior Cup si rinnova, con un circuito cittadino ancora più emozionante e con ricchi gadget per ciascun bambino partecipante. Grande conferma anche per il doppio tracciato previsto nella gara di domenica 31 marzo. Un percorso “Corto” per chi vuole misurarsi su una distanza soft e un percorso “Lungo” per coloro che, già in condizione, non vedono l’ora di affrontare le salite più dure delle 5 Terre. Al termine della fatica, atteso e prelibato come sempre, il celebre Pasta Party in salsa ligure a fare da aggregatore tra i partenti dei due percorsi. Anche la zona Expo, quella dedicata alle aziende e alla promozione dei territori, si rinnova con nuovi espositori ed eventi che scalderanno le giornate dell’evento. Epicentro della Gran Fondo sarà nuovamente il Centro Allende della Spezia, anche se lo spazio sarà rinnovato dal punto di vista logistico. Le iscrizioni alla Gran Fondo Tarros Montura si sono aperte a metà ottobre: per chi volesse aggregarsi basta cliccare sul sito www.gftarrosmontura.it dove sono presenti tutte le informazioni.

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SCATTO D’AUTORE TIESJ BENOOT (BEL - LOTTO SOUDAL) STRADE BIANCHE 2018 by Bettiniphoto

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Granfondo Strade Bianche di Romagna

L’asfalto

può attendere a cura della Redazione

Il 24 marzo a Mordano l’inedita corsa mista strada & sterrato organizzata da Marco Selleri e Marco Pavarini. Due percorsi agonistici e due cicloturistici, con villaggio gastronomico e pasta party finale. 46

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Strade Bianche e promozione del territorio emilianoromagnolo sono i principali ingredienti di uno dei primi appuntamenti stagionali per gli Amatori italiani: la Granfondo Strade Bianche di Romagna. In calendario domenica 24 marzo 2019 a Mordano, a pochi chilometri da Imola (Bologna), l’inedito appuntamento romagnolo è la seconda occasione dell’anno per sfidarsi sul percorso “misto” strada & sterrato, due settimane dopo la Strade Bianche di Siena. UN WEEK-END CHE LANCIA LA STAGIONE La Nuova Gran Fondo Strade Bianche di Romagna chiuderà un week-end di ciclismo epico, una due giorni di festa che avrà inizio sabato 23 marzo con l’omonima gara per Elite e Under 23 sullo stesso percorso di 134,4 km. Gli Amatori avranno quindi uno stimolo in più, potendo cimentarsi in una prova a distanza (solo 24 ore dopo) con i veri talenti emergenti del ciclismo internazionale.


L’ORGANIZZAZIONE Ad organizzare la Granfondo Strade Bianche di Romagna è la Nuova Ciclistica Placci 2013 presieduta da Marco Selleri che, con la collaborazione di Clinic 4 di Marco Pavarini, propone da anni alcune delle più apprezzate e ambite gare del panorama ciclistico Under 23 italiano e internazionale: la Strade Bianche di Romagna U23 e l’atteso Giro d’Italia Giovani Under 23, rilanciato con successo nel 2017 e in programma quest’anno dal 13 al 23 giugno 2019. Uno staff organizzativo di alta qualità che sbarca nel mondo delle Granfondo con l’obiettivo di aiutare il movimento ciclistico giovanile: tutto il ricavato dalle iscrizioni di Amatori e

Cicloturisti verrà infatti destinato all’organizzazione delle gare Under 23, trampolino di lancio per i professionisti del futuro. STRADE BIANCHE, I PROF ALLARGANO L’ORIZZONTE Anche il mondo del professionismo, negli ultimi anni, ha scoperto lo sterrato, oggi parte integrante del ciclismo su strada. Oltre alla Strade Bianche a primavera, tratti non asfaltati vengono ora inseriti anche in gare prestigiose come Parigi-Tours, Giro d’Italia, Tour de France e, quest’anno, anche Vuelta a España. E gli allenamenti invernali su sterrato diventano subito virali sui social, come Nibali in Toscana a novembre o Froome pochi giorni fa in Colombia.

IL PERCORSO E IL TERRITORIO Ci sono due percorsi agonistici (Lungo di 134,4 km con 17 settori di strade bianche, Medio di 80,6 km con 9 tratti di sterrato) e due cicloturistici, con villaggio gastronomico e pasta party a disposizione dei partecipanti. Il percorso lungo della GF parte da Mordano, piccolo Comune animato da passione vera per il ciclismo. Il gruppo toccherà anche Dozza, tra i borghi più belli d’Italia per i suoi caratteristici Muri Dipinti; un dipinto rappresenta il grande dozzese Luciano Pezzi, storico gregario di Coppi, direttore sportivo di Gimondi e poi Presidente di Pantani alla Mercatone Uno di Romano Cenni. Si passerà anche da Imola, a

passaggio nel centro storico di Dozza

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due passi dall’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, conosciuto in tutto il mondo e luogo simbolo anche del ciclismo per aver ospitato i Campionati del Mondo su strada 1968 (vinti da Adorni), vari Campionati italiani e numerosi arrivi di tappa del Giro d’Italia (l’ultimo nel 2018, vittoria di Bennett). Il percorso lungo presenta complessivamente circa 700 metri di dislivello, con tre principali salite: Monte del Re (2.5 km, di cui 1.5 su sterrato, pendenza media 6,6%), Dozza (1.100 metri, di cui metà su sterrato, pendenza media 9,3% e

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punte al 20%) e la Salita del Pino (3 km al 4,7% di pendenza media). GARA PER AZIENDE, LA NOVITÀ ASSOLUTA “SUPERBRAND” Gli organizzatori guardano anche all’evoluzione del panorama ciclistico e propongono una novità assoluta: la Granfondo Superbrand - Trofeo Italian Bike Company, inedita Gara a squadre per Aziende che si svolgerà domenica 24 marzo nell’ambito della GF Strade Bianche di Romagna. Potranno partecipare tutte le aziende (con un proprio team di 6 o più atleti) che vedono la bicicletta

come tema di welfare aziendale o come strumento per progetti di team building. La già ambita GF Superbrand ha il patrocinio di Legambiente, il circolo dell’associazione ambientalista dedicata interamente alla mobilità ciclistica, con particolare attenzione alla ciclabilità in ambito urbano. UN PROGETTO CHE GUARDA AVANTI “Il nostro obiettivo è duplice spiega Marco Selleri, ideatore e presidente della Nuova Ciclistica Placci 2013 -: far crescere il movimento ciclistico giovanile


italiano agganciando il forte interesse odierno verso le strade bianche e valorizzare un territorio attrattivo come l’EmiliaRomagna, anche attraverso la sensibilizzazione verso la tutela di tratti di strade bianche che possono rappresentare un fiore all’occhiello in ambito ciclistico e turistico”. L’orizzonte va già verso l’edizione 2020: “Stiamo lavorando – aggiunge l’altro organizzatore Marco Pavarini, Amministratore di Clinic 4 - per una seconda edizione ancora più suggestiva, in una location più grande e conosciuta. Il territorio regionale è al centro del nostro progetto, in cui il ciclismo rappresenta un fondamentale motore di attrazione di turismo, nazionale e soprattutto internazionale, con l’obiettivo di allargare i confini verso una vera e propria settimana di festa del ciclismo”.

Per info e iscrizioni:

www.stradebianchediromagna.it

Granfondo Strade Bianche di Romagna sostiene economicamente l'organizzazione della gara U23 che si svolgerà il giorno precedente.

Le Due Torri di Mordano

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SCATTO D’AUTORE PARIS ROUBAIX 2018: NIKI TERPSTRA, PHILIPPE GILBERT, MARCUS BURGHARDT, SEP VANMARCKE, PETER SAGAN, SYLVAIN CHAVANEL by Bettiniphoto

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a cura della Redazione

Gran Fondo Via del Sale

La solidarietà si alza sui pedali Nel primo weekend di maggio a Cervia si rinnova l’appuntamento con la grande classica di primavera. Le quote charity devolute alle associazioni Linea Rosa e MANIma Se amate la bicicletta segnatevi in rosso sul calendario il weekend del 3-4-5 maggio. In questi tre giorni, nell’impareggiabile cornice di una riviera romagnola già sbocciata dal letargo invernale, si svolgerà la 23esima edizione della Gran Fondo via del Sale di Cervia. Organizzata attorno al quartier generale del Fantini Club, sul lungomare d’Annunzio, la corsa cervese rappresenta – per storia e numeri di partecipanti - il primo grande evento ciclistico amatoriale della stagione 2019. Oltre all’aspetto agonistico, la Via del Sale è un’occasione per abbinare il mondo dello sport con quello della solidarietà, un tema sempre molto caro alla famiglia Fantini. Confermata, anche per la prossima edizione, la partnership con Linea Rosa, un’associazione di volontariato nata nel 1991, che offre servizi gratuiti a difesa e sostegno delle donne in difficoltà, che subiscono o che hanno subito violenza psicologica, economica, fisica, sessuale, assistita, mobbing e stalking. Libertà è il tema scelto dalla Granfondo Via del Sale per la sua prossima edizione: un concetto astratto, vissuto spesso come irraggiungibile per una donna che subisce violenza intra-familiare. Libertà è indipendenza, desiderio di riprendere in mano la propria vita. Per dare un aiuto 52

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tangibile a questa battaglia culturale, Claudio Fantini ha deciso di devolvere in beneficienza la maggiorazione delle quote charity. E a Linea Rosa sarà devoluto, nello specifico, il ricavato proveniente dalle quote charity femminili. La raccolta fondi proveniente dalle iscrizioni charity maschili sarà devoluta invece a MANIma, una Onlus che ha tra i suoi obiettivi primari quello di fornire cure osteopatiche, soprattutto in ambito pediatrico e ai neonati prematuri, contribuendo al loro sviluppo, migliorando il loro benessere e supportando l’intera famiglia. L’associazione collabora con Ospedali, Terapie Intensive Neonatali e reparti specialistici fornendo i propri servizi e svolgendo trattamenti osteopatici specializzati, aiutando così questi piccolissimi nel loro difficile percorso di crescita. I fondatori di MANIma sono professionisti (osteopati, fisiatri, fisioterapisti), ma anche persone esterne all’ambito sanitario che credono fortemente nel progetto. Tra questi c’è il comico Giovanni Storti (del celebre Trio Aldo, Giovanni e Giacomo), da sempre appassionato di ciclismo. In questa duplice veste, l’attore sarà presente già dal sabato alla prossima edizione della manifestazione e sarà lui a dare il via ufficiale alla gara sulla linea di partenza.

uno dei magici tramonti sui bacini delle saline di Cervia


CERVIA CYCLING FESTIVAL

3 Giorni di Sport, Spettacoli e intrattenimento per tutti 4 Percorsi per ogni livello 5 Salite fra cui la mitica Cima Pantani 1 Km di Area expo da record ... e la splendida spiaggia del Fantini Club

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Davide Cassani credit Bettiniphoto

a cura della Redazione

Gran Fondo Davide Cassani

Benvenuti nella terra

del ciclismo

Il commissario tecnico dà appuntamento a tutti gli appassionati il prossimo 17 marzo a Faenza:

“Tutti in sella per aiutare i giovani” “Mai come quest’anno, con il passaggio del Giro a Riccione, la Romagna vivrà di ciclismo. Per questo anche la Gran Fondo di Faenza, che nel 2019 compirà 25 anni, merita un’attenzione 54

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particolare”. Parole del commissario tecnico Davide Cassani, il testimonial più appassionato della corsa manfreda in programma il prossimo 17 marzo. Una passione ispirata da ragioni affettive, ma anche


Il borgo medioevale di Brisighella, città di transito della Granfondo Davide Cassani

dagli importanti obiettivi che la corsa racchiude: favorire e sviluppare la passione del ciclismo fra i ragazzi, in modo particolare fra i più piccoli, quelli della categoria “giovanissimi”, la base dei vivai in cui i ragazzi possono crescere e affermarsi come atleti: “Il mondo amatoriale – ripete come un mantra Cassani – deve dare un supporto concreto ai giovani ciclisti. In questo modo si offre un servizio prezioso alla comunità e si creano anche i presupposti per un ricambio generazionale nel mondo delle granfondo, visto che gran parte dei giovani ciclisti di oggi saranno gli amatori del domani”. La “classicissima d’apertura”, sempre più a sostegno del ciclismo giovanile, è un evento atteso da molti cicloamatori e l’attesa è diventata sempre più forte perché la “Davide Cassani” è nata e cresciuta con una mission che non può non stare a cuore al Ct: “La pratica di uno sport come il ciclismo – ricorda Cassani - rappresenta la base di una buona educazione alla salute e alla sicurezza sulla strada. Alcune malattie, come le patologie cardiovascolari e il diabete, si prevengono con grande efficacia se i ragazzi vengono avviati alla pratica dello sport

che è fatta di allenamento e fatica, ma anche di corretta alimentazione e attenzione ai sintomi che via via possono presentarsi. Lo sport, e il ciclismo in particolare, può diventare un prezioso alleato di scuola e famiglia nella crescita di un bambino”. Anche il tema della sicurezza non è secondario: “Oggi assistiamo a un progressivo aumento dei pericoli della strada – prosegue il Ct - l’educazione stradale che si fa nelle scuole è il primo passo per promuovere nei ragazzi un comportamento consapevolmente prudente quando si muovono sulla strada, ma acconto alla prudenza è opportuno avere anche una buona sicurezza di guida, prontezza di riflessi e attenzione ai comportamenti di chi ci sta accanto; queste capacità vengono sviluppate proprio dalla pratica di uno sport come il ciclismo”. In questi anni la manifestazione è via via cresciuta e le società organizzatrici hanno rafforzato il loro vivaio. Oggi la S.C. Ceretolese di Casalecchio di Reno e la Polisportiva Zannoni di Faenza tesserano oltre cinquanta ragazzi.

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Gran Fondo della Versilia

a cura della Redazione

Gran Fondo della Versilia foto PlayFull

Bici, spiagge e mondanità Week end da non perdere quello dell’11-12 maggio, la manifestazione toscana, oltre a presentare un tracciato tecnicamente emozionante, è in grado di offrire agli accompagnatori un campionario di opportunità di svago difficilmente replicabile in altre località Inserita per il primo anno nell’InBici Top Challenge, la Gran Fondo della Versilia del prossimo 12 maggio – per ragioni storiche e turistiche – rappresenta, nel mondo amatoriale, uno degli eventi ciclistici più spettacolari di primavera. La corsa, infatti, oltre a presentare un tracciato tecnicamente emozionante (quest’anno, per altro, con modifiche significative), è in grado di offrire agli

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accompagnatori un campionario di opportunità di svago difficilmente replicabile in altre località. Terra colta e divertente, la Versilia è infatti nota a molti per le ricche cronache mondane. Ma questo braccio di terra in provincia di Lucca, che si estende tra le pendici delle Alpi Apuane e il Parco di San Rossore, è soprattutto famoso per le spiagge che ospita. Tra Forte dei Marmi e Viareggio, tipiche del

litorale versiliese sono infatti le lunghe spiagge di sabbia finissima e le peculiari dune costiere. Note sono anche le località di villeggiatura che la punteggiano: l’esclusiva Forte dei Marmi, Marina di Pietrasanta e il Lido di Camaiore. Simbolo di mondanità raffinata, Forte dei Marmi si articola attorno ai resti della fortezza e si distingue per le sue ville immerse nel verde e famosi club, come la mitica discoteca La Capannina,


che hanno segnato la storia del costume italiano degli anni Sessanta. Pietrasanta si trova invece nell’entroterra ed è la capitale artistica della Versilia. A partire dal Cinquecento, infatti, con Michelangelo, qui si sviluppò l’arte della lavorazione del marmo. Tra gli artisti che la frequentano ancora oggi, lo scultore Fernando Botero, che l’ha abbellita con le sue opere. Camaiore, infine, dal caratteristico centro storico con architetture romaniche (tra cui la bella Collegiata del 1278) è adagiata in una conca ai piedi delle Alpi Apuane: è famosa per l’artigianato del ferro battuto, alla cui lavorazione si può assistere presso alcune fucine. La sua frazione balneare è il Lido di Camaiore, da dove partirà ufficialmente la Gran Fondo (intitolata anche alla memoria di Elisa Pezzini). L’evento ciclistico, che quest’anno torna a disputarsi nel mese di maggio, toccherà tutti i comuni della costa versiliese (escluso Viareggio) garantendo ai ciclisti scorci panoramici davvero mozzafiato. Soprattutto in questa edizione – la 23esima – che ha abbandonato il territorio lucchese per dirigersi verso Massa e le Alpi Apuane, dove l’Asd Gran Fondo della Versilia – capitanata dal presidente Pier Luigi Del Pistoia – ha disegnato un tracciato davvero spettacolare: “Tra salite, discese e gallerie – spiega il

patron dell’evento toscano – quest’anno ci sarà davvero da divertirsi. Stiamo lavorando con la Prefettura per avere la chiusura totale del tracciato al traffico, ma in ogni caso avremo comunque un servizio scorta di primissimo piano con almeno trenta moto staffette pronte a vigilare sulla sicurezza degli atleti”. L’edizione 2019 della Granfondo della Versilia si distinguerà, oltre che per il cambio data, anche per la modifica radicale nei percorsi. La linea di partenza e di arrivo sarà sul Viale Kennedy di Lido di Camaiore; la parte iniziale della granfondo sarà pianeggiante percorrendo il viale a mare che condurrà i ciclisti verso Forte dei marmi fino poi raggiungere l’abitato di Strettoia. La salita della Fortezza servirà per rompere il fiato, subito seguita dall’ascesa per Pasquilio-Biancolino. La salita clou della 23° edizione della Granfondo della Versilia saranno i 17km del Passo del Vestito con il GPM posto sopra quota 1000 metri, in seguito lunga discesa per tornare nel cuore della Versilia storica. Ma le salite non sono finite in quanto, prima di raggiungere Seravezza, c’è ancora la salita di Basati da dover affrontare. Il percorso Classic passato Pietrasanta svolterà verso mare per raggiungere l’arrivo dopo 95km e 1980 metri di dislivello. Chi affronterà il percorso Marathon invece dovrà scalare Monteggiori, nelle passate edizioni

veniva affrontata dal versante più facile di Montebello. L’ultima salita di Pedona è un “deja vu” per i ciclisti, visto che era presente anche nei tracciati delle ultime edizioni. Gli ultimi km di pianura porteranno i ciclisti da Piano di Conca a Lido di Camaiore per un totale di 125km e 2480 metri circa di dislivello. L’edizione 2019 della Granfondo della Versilia proporrà anche una cicloturistica (senza classifica) di 29 km e 660 metri di dislivello. Questo il tracciato: partenza dal Viale Kennedy di Lido di Camaiore; la parte iniziale del percorso sarà pianeggiante percorrendo il viale a mare che condurrà il gruppo di ciclisti a Forte dei Marmi fino poi raggiungere l’abitato di Strettoia. La salita della Fortezza servirà per rompere il fiato, subito seguita dall’ascesa per PasquilioBiancolino; in seguito ci si inerpicherà sulle prime rampe del Passo del Vestito fino all’abitato di San Carlo dove sarà posto il ristoro. Da San Carlo chi vorrà affrontare gli altri percorsi proseguirà, mentre per gli iscritti alla cicloturistica il rientro è libero; verrà anche organizzato un “gruppetto” che ricondurrà i ciclisti all’arrivo, percorrendo il viale a mare fino a Lido di Camaiore, rispettando il codice della strada. La granfondo della Versilia fa parte dei circuiti Inbici Top Challenge e Coppa Toscana on the road.

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SCATTO D’AUTORE GIRO DELLE FIANDRE 2017: CADUTA PETER SAGAN, GREG VAN AVERMAET, OLIVER NAESEN by Bettiniphoto

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Domande a...

Alessandro Tonelli vince a braccia alzate una tappa del Tour of Croatia 2018 credit Bettiniphoto

Sognando

Il Lombardia Nel 2018 ha ottenuto la sua prima vittoria da professionista. Oggi, alla sua quinta stagione, il 26enne passista della Bardiani Csf comincia a pensare in grande: “Conosco il mio valore e so che il bello deve ancora venire” 62

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Pronto a iniziare la sua quinta stagione da professionista, il ventiseienne Alessandro Tonelli è ormai da anni uno dei punti fermi della Bardiani Csf, una delle poche squadre italiane che ancora hanno la forza e il coraggio di rimanere nel professionismo. Il ciclista bresciano, dopo aver ottenuto nel 2018 la prima gioia nella massima categoria, ha acquisito una rinnovata fiducia nelle sue doti e continua a sperare nel salto di qualità definitivo. Nelle sue parole anche la sua consapevolezza che per raggiungere i traguardi più importanti servono molti sacrifici e impegno. Come valuti la tua passata stagione? “Il mio 2018 è stato positivo. Ho avuto la soddisfazione di indossare una maglia da leader al Tour of Britain di fronte a campioni come Chris Froome, Geraint Thomas e Primoz


Alessandro Tonelli

di Davide Pegurri

Alessandro Tonelli in azione all’ Abu Dhabi Tour 2018 credit Bettiniphoto

Roglic. Questo traguardo mi ha dato più sicurezza nei miei mezzi e mi ha permesso di avvertire il rispetto del gruppo. A maggio ho partecipato, per la prima volta in carriera, al Giro d’Italia. Purtroppo in quell’occasione sono stato sfortunato e ho dovuto alzare bandiera bianca, per colpa di un virus, poco prima della tappa di casa con arrivo a Iseo. È stata un’esperienza unica e spero di esser al via anche quest’anno. Infine è giunta anche la prima vittoria da professionista…”. Quali emozioni hai vissuto il giorno del tuo primo successo? “Era la quarta tappa del Tour of Croatia. L’emozione provata è stata immensa. È andato tutto nel migliore dei modi: sono entrato nella fuga di giornata e poi ho percorso gli ultimi venticinque chilometri tutto da solo. Non stavo più nella pelle e ho tagliato il traguardo a braccia alzate, nonostante una piccola sbandata nel finale, nella curva dove è caduto anche il gruppo. Questo successo è stato una sorta di liberazione perché dopo quattro anni, nei quali sono andato spesso in fuga senza aver fortuna, finalmente i miei sforzi sono stati ripagati”.

La Bardiani è una delle poche squadre italiane rimaste nel ciclismo: come ti trovi nel team e con i compagni? “Direi benissimo. Io e Paolo Simion siamo qui dal 2015, mentre il veterano è Enrico Barbin che è alla Bardiani da sette anni. Ora io inizio la mia quinta stagione da professionista, c’è sempre da imparare e migliorare, ma spero di poter a mia volta insegnar qualcosa ai compagni più giovani. Oltre agli atleti anche lo staff è tutto italiano e questo è motivo d’orgoglio. La Bardiani Csf è organizzata nel migliore dei modi e bisogna far i complimenti ai Reverberi che, da sempre, mettono passione in tutto quello che fanno”. C’è una corsa che ti ha stupito per il clima? “Nella scorsa stagione sono stato colpito dalla passione dei tifosi per questo sport in due circostanze. La prima ero in Colombia alla Oro y Paz, è stata l’unica volta nella mia carriera che ho visto così tante persone, sia alla partenza che lungo tutto il percorso. Ricordo che dopo la tappa anche i pullman non riuscivano a passare perché c’era una calca di gente davanti al podio dove stavano premiando Rigoberto Uran. La seconda invece ero al Giro d’Italia, nella tappa con partenza da Catania. Nei due chilometri di LIFESTYLE INBICI

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10 DOMANDE AD ALESSANDRO TONELLI

gola sempre, ma bisogna anche trovare la propria dimensione. Forse mi risulterebbe più facile capire che tipo di corridore sono, centrando il salto in una squadra World Tour”.

trasferimento non vedevi uno spazio libero, i tifosi erano disposti anche su tre file, persino in gruppo si avvertiva il calore”. Tra poco inizierai la stagione, cosa ti aspetti da questo nuovo anno? “Inizio con il Trofeo Laigueglia. La preparazione che ho seguito durante l’inverno è stata incentrata soprattutto per avere il picco di forma in aprile e maggio, sperando di partecipare al Giro d’Italia. Dal 2019 mi aspetto una conferma e un miglioramento delle mie prestazioni. Mi piacerebbe essere protagonista non solo nelle corse a tappe, prendendo parte alle fughe, ma anche nelle gare da un giorno. Il mio obiettivo poi, come penso tutti i ragazzi che militano in una Professional, è quello di andare in una squadra W.T.”. Quando hai iniziato a pedalare? “Ho cominciato, un po’ per gioco, a sei anni da G1. Mia mamma era convinta che avrei scelto il calcio e invece un amico di mio nonno, che era vicepresidente alla squadra del Bornato, mi ha chiesto se volevo provare con questo sport e ho accettato. Ricordo che la prima gara son caduto ma l’importante è stato rialzarsi e continuare. Da qui è nata la mia passione per il ciclismo che attualmente è diventato anche il mio lavoro”. Che tipo di corridore sei? “Sono un passista scalatore che non tiene molto sulle salite troppo lunghe. In pianura me la cavo, ma non ho lo spunto veloce per un eventuale sprint. Posso giocarmi le mie carte soprattutto in un gruppetto o cercando di entrare nelle fughe. Dalle mie prestazioni ho capito di aver tanta resistenza e so che, quando la corsa diventa più dura, allora riesco a tirar fuori le mie doti. Vincere fa

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Come ti alleni quando non sei via per le gare? “Ho sempre un lavoro, pianificato dal preparatore Claudio Cucinotta, da rispettare per gli allenamenti. Quando sono a casa sono molto abitudinario. Vivendo a Bornato, un paesino della Franciacorta, spesso pedalo sulle strade vicine al Lago d’Iseo. Ho tutto quello che posso desiderare: pianura, collina e salita. Difficilmente vado da altre parti, anche perché il problema principale per un ciclista oggi è il traffico. A volte, poiché abitano vicini, condivido gli allenamenti con Andrea Garosio e Nicolas Marini. Entrambi erano miei compagni da dilettanti ai tempi della Zalf assieme a Gianni Moscon”. Quando non pedali, cosa ti piace fare? “Quando sono a casa, nel poco tempo libero che mi rimane, do una mano a tagliare la legna e l’erba del prato. Con gli amici alcune volte usciamo con una piccola barca, nominata da Matteo Bono “vasca da bagno”, a far un giro sul lago. Da piccolo andavo, più che altro per far passare il tempo, anche a pescare. Mi piace molto camminare in montagna e ogni anno ho la tradizione con mio papà di salire sul Guglielmo. Infine, mi diverto a girare con la mountain-bike. Questi due hobby mi aiutano molto anche per la preparazione invernale”. Se ripensi a tutti questi anni, che cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto il ciclismo? “Il ciclismo mi ha dato tante amicizie. Ho un bel rapporto con un amico che correva con me già da G1 e con Matteo Bono che, purtroppo, ha deciso di appendere la bici al chiodo lo scorso anno. Penso che l’amicizia nata negli ambienti del ciclismo sia molto più solida del solito. Però ho dovuto far molti sacrifici quando ero giovane e rinunciare molte volte alle cose che i miei coetanei normalmente facevano, ma ne è valsa la pena. In quanto alle corse non penso che il ciclismo mi abbia tolto qualcosa, ovviamente ripenso al passato ma non ho rimpianti. Uso gli errori come base per poter migliorare e andare avanti. Mi piacerebbe arrivare a realizzare il mio più grande sogno: vincere il Lombardia”.


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SCATTO D’AUTORE TOUR DE SAN LUIS by Bettiniphoto

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Gran Fondo Ride Riccione

a cura della Redazione

Lungomare di Riccione

“Benvenuti nella Perla del ciclismo” Il passaggio del Giro d’Italia, la partenza della corsa rosa Under 23, il villaggio expò in viale Ceccarini e le iniziative dell’Osservatorio della bike-economy. Gianfranco Sanchi spiega il 2019 “sui pedali” della località turistica romagnola. “Riccione è una località a forte vocazione ciclistica, con territori che, dal mare alle colline, si prestano perfettamente alle uscite in bicicletta. Non a caso qui sono nati i primi bike hotel d’Italia. Nel 2019, con il passaggio del Giro d’Italia ed un ricco corollario di eventi ciclistici, diventeremo per una settimana la capitale italiana del ciclismo, ma questa non è una definizione di facciata, ma un titolo che, anno dopo anno, ci siamo conquistati sul campo”. Quando si parla di bike-economy, Gianfranco Sanchi ha le idee molto chiare. Crede fortemente in questo filone della vacanza e considera il 2019 non un punto d’arrivo, ma “il trampolino di lancio per consolidare l’immagine della città come località realmente bike-friendly”. Ed in effetti, come ci tiene a precisare, “quando si parla di cicloturismo, a Riccione non si improvvisa nulla. Qui esiste, ben radicata, una solida cultura ciclistica che alcuni imprenditori particolarmente lungimiranti hanno saputo, negli anni, trasformare in business”. Per riaffermare la centralità del progetto bike nella Perla, Sanchi

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è partito dal restyling della Gran Fondo Ride Riccione, che è stata completamente rivoluzionata nei percorsi, nella logistica e nella filosofia: “Volevamo tracciati che rispecchiassero, in primis, l’identità di questa terra – spiega – che valorizzassero le nostre eccellenze ed i nostri ambasciatori. Così si spiega, ad esempio, il passaggio sul Cippo del Carpegna, dove renderemo omaggio alla memoria di Pantani”. Tre i tracciati che Sanchi descrive così: “Il percorso lungo è piuttosto impegnativo con 300 metri di dislivello ed una serie di salite tecnicamente ostiche. Il secondo è un itinerario veloce e divertente, il terzo un percorso gourmet disegnato con logiche aggreganti e con principi al limite del goliardico. Basti dire che i ristori saranno organizzati con la collaborazione dell’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna. Tutti i partecipanti indosseranno la nuova maglia, disegnata da Aldo Drudi, il grafico diventato celebre con Valentino Rossi”. La Gran Fondo, tuttavia, sarà solo

uno dei tanti eventi della Settimana del ciclismo riccionese che, oltre al passaggio del Giro d’Italia e alla partenza della corsa rosa per Elite Under 23, proporrà anche una serie di eventi che avranno la loro base logistica in piazzale Ceccarini, culla della mondanità made in Romagna: “Faremo un grande sforzo anche sul piano della comunicazione - precisa Sanchi - perché l’evento avrà una campagna di diffusione di carattere internazionale”. E così, tra aree kids, tour enogastronomici giornalieri, gare a scatto fisso, test-bike ed un villaggio stand allestito nel cuore della città, andrà in scena un mega-evento che, curato anche dall’Osservatorio sulla Bike Economy di Gianluca Santilli, promette di lasciare un segno indelebile nell’estate riccionese: “Il progetto – conclude Sanchi – non è solo un omaggio al passaggio del Giro d’Italia, ma un percorso strutturato che avrà una durata di cinque anni e che punta a riaffermare l’immagine di Riccione come località turistica bike-friendly. Sarà una grande festa, ma qui siamo abituati a lavorare in prospettiva e dunque il 2019, per noi, sarà solo l’anno della partenza”.


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SCATTO D’AUTORE FABIO CINI - VINCITORE DELL’ULTIMA EDIZIONE DE “LA LEGGENDARIA CHRLY GAUL”

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La Leggendaria Charly Gaul 12-14.07.2019 la Moserissima 13.07.2019 Partecipa a La Leggendaria Charly Gaul UCI Gran Fondo World Series, tappa dell’UCI World Cycling Tour per la qualificazione alla Finale del Campionato Mondiale per cicloamatori! La Leggendaria Charly Gaul, intitolata all’Angelo della Montagna e alla sua mitica impresa al Giro d’Italia dell’8 giugno 1956, vi aspetta dal 12 al 14 luglio nell’affascinante territorio di Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi. Venerdì 12 si terrà la gara a cronometro attraverso i caratteristici borghi della Valle dei Laghi e domenica 14 la granfondo e mediofondo con partenza dalla bellissima Piazza Duomo, passaggio fra incantevoli specchi d’acqua, vigneti e borghi della Valle dei Laghi e Valle di Cembra fino alla scalata degli avvincenti e decisivi tornanti del Monte Bondone. www.laleggendariacharlygaul.it LaleggendariaCharlyGaul In onore di Francesco Moser e della sua famiglia, che ha scritto la storia del ciclismo dagli anni ‘50 ai giorni nostri, La Moserissima - La Ciclostorica di Trento festeggia il prossimo 13 luglio la sua quinta edizione ed è unica tappa del Trentino Alto Adige del Giro d’Italia d’Epoca. Il fascino vintage per una ciclopedalata internazionale con biciclette da corsa d’epoca costruite prima del 1987 attraverso Trento e la Valle dell’Adige lungo le cui sponde si snodano una fitta rete di piste ciclabili, suggestive strade bianche immerse nella natura alla scoperta di caratteristici borghi e passaggi nella storia della Via Claudia Augusta, l’antica strada romana. www.lamoserissima.it LaMoserissimaCiclostoricaTrento INFO E ORGANIZZAZIONE ASD Charly Gaul Internazionale charlygaul@discovermontebondone.it Tel. +39 0461 216000

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Foto Archivio APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi (Newspower, A. Grassini, A. Russolo)


Granfondo Alè La Merckx a cura Eleonora Pomponi Coletti

Da Piazza Bra Verona, partirà l’edizione 2019 della granfondo dedicata al Cannibale

“Non esiste mondo fuor dalle mura di Verona…” Il 9 giugno, nel cuore storico della città scaligera, dal suggestivo palcoscenico di Piazza Bra, partirà l’edizione 2019 della granfondo dedicata al Cannibale Domenica 9 giugno, nel cuore storico di Verona, dal suggestivo palcoscenico di Piazza Bra, partirà l’edizione 2019 della granfondo Alè La Merckx. La manifestazione, dedicata all’azienda leader nella produzione di abbigliamento tecnico “Alè” e al leggendario ciclista belga Eddy “il cannibale” Merckx, prevede due percorsi: la granfondo (125 km per 2540 m di dislivello) e la 72

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mediofondo (81km per 1390 m di dislivello). • GRANFONDO La partenza dalla celebre piazza Bra, all’ombra dell’Arena e dei palazzi delle storiche famiglie veronesi. Da qui i concorrenti, dopo aver superato la lapide in memoria di Shakespeare con la sua famosa frase “Non esiste mondo fuor dalle mura di Verona…”, pedaleranno

assieme lungo i magnifici percorsi che si snodano esclusivamente nei territori della Provincia di Verona e che si divideranno - dopo circa 70 km di percorso comune - al bivio con la SP14. Qui i concorrenti del percorso Lungo svolteranno a sinistra in direzione Erbezzo. Si passano i paesi di Pescantina, San Pietro Incariano, Gargagnago, San Giorgio di Valpolicella, pedalando tra i curatissimi vitigni dei


più pregiati vini Veneti (Valpolicella, Valpolicella Superiore, Amarone, Recioto) e costeggiando alcune storiche Ville nobiliari. Dopo qualche chilometro si incontra la prima salita (Gargagnago-San Giorgio di Valpolicella) all’uscita del paese di Gargagnago, ma non fatevi ingannare, perché San Giorgio di Valpolicella - detto anche San Giorgio Ingannapoltron - sembra essere lì a poche centinaia di metri … invece, per raggiungerlo, si devono percorrere circa 3 km con 270m di dislivello. Si pedala poi lungo una dorsale in lievissima salita fino al paese di Mazzurega, dove una breve ma tecnica discesa (4690 m al 7-8%) ci porta nel paese di Fumane. Ci si addentra qui nel territorio del Parco delle cascate di Molina, dove 5 km di falsopiano in salita del 2% servono a “scaldare” le gambe prima della cronoscalata del “Cannibale”: 9,5km di lunghezza con un dislivello di 592m, che nei primi 7 km riserva pendenze dall’8% al 12% con punte del 15%. Passati sotto l’arco del GPM, di Breonio si svolta a destra e si prosegue in salita fino a Fosse, dove si svolta a destra verso S. Anna d’Alfaedo per scendere verso Barozze e risalire fino al paese Ronconi. Il tracciato scende ancora fino a Ceredo, da dove si

punta decisi verso la Valpantena percorrendo la SP34c, una discesa tecnica che richiede attenzione e prudenza e dove, al bivio con la SP14a, i concorrenti del Lungo svolteranno ancora a sinistra in direzione Erbezzo, mentre quelli del Medio procederanno dritti verso il fondo valle. Lungo la Valpantena e nella stessa direzione dell’acqua del Progno Pantano, si attraversano in successione i paesi di Bellori, Lugo, Stallavena, Marzana e Quinto, dirigendosi sempre in lieve discesa verso la città di Verona. Il percorso si inoltra poi nella città scaligera, nel quartiere di Borgo Venezia per raggiungere poi il traguardo di Verona. Al traguardo, dopo una doccia corroborante, ad attendere per rigenerare ed allietare gli stanchi ma felici concorrenti troveremo, come di consueto, i Maestri del riso di Isola della Scala con il riso party allestito nella prestigiosa cornice del Palazzo della Gran Guardia in Piazza Bra. • ACCOMODATIONS L’organizzazione offre delle convenzioni con la Cooperativa Albergatori Veronesi (Sito Web Verona booking - Tel. +39 045 8009844 - Fax +39 045 8009372 - Email info@veronabooking.com) che

metterà a disposizione dei partecipanti un’ampia gamma di alberghi, che propongo tariffe convenzionate che comprendono: colazione a buffet con dolce e salato alla mattina della domenica 11 giugno alle ore 06.00; possibilità di ricovero bici in hotel (Garage o parcheggio); possibilità di late check-out verso le ore 14.00 del giorno della gara. • NON SOLO GRANFONDO Numerosi gli eventi collaterali, tra i quali la Pedalata Romeo e Giulietta, la Griglia Scaligera e la Mini Merckx, dedicati tutti gli accompagnatori dei partecipanti. La granfondo infatti mette a disposizione un tour guidato completamente gratuito della città di Verona, tour che si svolgerà nella stessa mattinata della competizione e vedrà la presenza di una guida ufficiale che descriverà le bellezze della città in lingua sia italiana che inglese. Per i piccoli è stato invece ritagliato uno spazio nell’Area Expo, il “mini Merckx”, dove troviamo un percorso da fare in mountain bike; possono partecipare gratuitamente tutti i bambini dai 5 ai 12 anni che alla fine del percorso troveranno una bella merenda!

I ciclisti della Granfondo in attesa della partenza amminrano l’Arena di Verona

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SCATTO D’AUTORE LA VECIA FEROVIA DELLA VAL DE FIEMME by Newspower.it

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a cura della Redazione

Gran Fondo Gavia e Mortirolo

Con Cunego sui tracciati

del Giro d’Italia Il piccolo principe diventa testimonial di tutte le competizioni del Gs Alpi. E il 23 giugno ad Aprica sarà in testa al gruppo.

Damiano Cunego testimonial di tutte le competizioni del Gs Alpi, sarà alla partenza della Granfondo Internazionale Gavia e Mortirolo

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La Granfondo Gavia e Mortirolo – in programma il prossimo 23 giugno all’Aprica - sarà intitolata a Damiano Cunego. L’ex corridore ha infatti deciso di legare la propria immagine a tutte le gran fondo organizzate dal GS Alpi. Il Piccolo Principe, dunque, sarà presente non solo nelle principali gare del 2019, ma anche nelle prossime stagioni. Per la Granfondo “Gavia e Mortirolo - Damiano Cunego” è quindi prevista una “tre giorni” (dal 21 al 23 giugno) di grande festa insieme all’ex corridore di Cerro Veronese.


Tutti gli amatori che prenderanno parte a questa corsa, che è ormai diventata una delle gran fondo più suggestive d’Italia, potranno pedalare a ruota dell’ex corridore. Cunego, vincitore del mondiale Juniores a Verona nel 1999, nella propria carriera ha difeso i colori di Saeco, Lampre e Nippo-Vini Fantini ottenendo diverse vittorie molto importanti. Su tutte il Giro d’Italia del 2004, quando era ancora un giovane professionista. Ha vinto inoltre, per tre volte, il Giro di Lombardia ed un’edizione della classica olandese Amstel Gold Race. Il nome di Damiano Cunego resterà sempre legato al Giro d’Italia e per questo motivo la sua presenza arricchisce ancora di più la Granfondo Internazionale Gavia e Mortirolo. La gara organizzata dal Gs Alpi ricalcherà, infatti, per il 90% la sedicesima tappa della corsa rosa 2019, che si disputerà da Lovere a Ponte di Legno, nella quale ci saranno da affrontare sia il Passo del Gavia che il Mortirolo dal versante più duro, quello da Mazzo di Valtellina. Nell’occasione, Cunego pedalerà in gruppo insieme a tutti gli amatori. Il Gs Alpi manterrà la partenza e l’arrivo nel quartier generale di Aprica ma, subito dopo la partenza, i corridori entreranno nell’abitato di Edolo, e da qui in poi pedaleranno sulle stesse strade che verranno affrontate dai campioni del Giro d’Italia. Saranno tre i tracciati a disposizione dei partecipanti, da scegliere in base al proprio grado di allenamento. Tra i passi da affrontare, oltre al Gavia e al Mortirolo, vi è anche il Santa Cristina.

Tutti i tracciati e i moduli di iscrizione per la Granfondo Internazionale

Gavia e Mortirolo - Damiano Cunego sono disponibili su:

www.granfondogaviaemortirolo.it credit foto Stefano Spalletta

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Gran Fondo La Leggendaria Charly Gaul

Un trittico da leggenda a cura della Redazione

Il programma parte con la cronometro di Cavedine, prosegue con la Moserissima e si conclude con la kermesse dedicata al leggendario scalatore lussemburghese. Charly Gaul è considerato dagli esperti uno dei più grandi interpreti della storia del ciclismo, uno scalatore puro, uno che – dal sellino della propria bicicletta – guardava sempre verso il cielo. Vincitore dei Giri d’Italia 1956 e 1959 e del Tour de France 1958, il lussemburghese ‘vive’ ancora oggi grazie al comitato organizzatore APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e ASD Charly Gaul Internazionale, il quale ogni anno ripropone un sontuoso menù a lui dedicato. L’antipasto sarà la cronometro di Cavedine in Valle di Laghi di venerdì 12 luglio,

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dove i bacini acquiferi ad un passo da Trento rappresentano uno scenario a dir poco meraviglioso nel quale competere. Il percorso di 24 km e 442 metri di dislivello regala a cronomen e cronowomen UCI Gran Fondo World Series un ingresso dalla porta principale nel mondo dell’alta velocità su due ruote, con una impennata proprio nel finale ad aumentare pathos e difficoltà. La portata principale verrà invece consegnata nella giornata di domenica 14 luglio, ripercorrendo i teatri del successo del grimpeur nella granfondo lui

dedicata: “La Leggendaria Charly Gaul”, quando nel Giro d’Italia 1956 poi vinto arrivò sul Monte Bondone stremato ma vincente. Due i percorsi in questo caso, il granfondo metterà alla prova gli sfidanti lungo 141 km con 4000 metri di dislivello che richiedono un buon allenamento e condizione di forma, i meno pronti non dovranno temere, a loro è riservato un tracciato di 57 km e 2000 metri di dislivello. Se la cronometro di Cavedine è l’antipasto e “La Leggendaria Charly Gaul” è la portata principale, a fare da “dolce” ci sarà


Atleta impegnato nella cronometro di Cavedine foto credit Newspower.it

Charly Gaul sul Monte Bondone al Giro 1956

Una immagine della La Leggendaria Charly Gaul 2018 foto credit Newspower.it

“La Moserissima” di sabato 13 luglio, ad onorare un’altra stella del firmamento ciclistico mondiale, questa volta italiana, o meglio, trentina DOC: Francesco Moser. Il ‘mantra’ della manifestazione è ciclostorico, una pedalata internazionale vintage con biciclette da corsa costruite in epoca antecedente il 1987 che richiama all’ordine gli appassionati e gli atleti più singolari, agghindati a dovere pedalando al fianco degli artisti del pedale che hanno fatto la storia e che racconteranno aneddoti che da soli valgono l’iscrizione. La bicicletta è uno strumento “commovente” come scrisse Mauro Parrini, perché… non sta in piedi da sola e ha bisogno che qualcuno la sorregga, realizzando poi assieme

imprese memorabili. APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e ASD Charly Gaul Internazionale allestiranno un teatro dello sport da non perdere, ‘assicurarselo’ sarà fondamentale, a partire da ora con le quote di partecipazione a 52 euro per l’iscrizione a uno dei percorsi granfondo o mediofondo de “La Leggendaria Charly Gaul”, comprensivi di gadget tecnico e di un pacco gara costituito da prodotti tipici del territorio, rivista ufficiale La Leggendaria Charly Gaul UCI Gran Fondo World Series, oltre a tutte le comodità del caso, dall’assistenza medico-sanitaria al servizio trasporto indumenti dalla partenza all’arrivo. La gara viene proposta anche in abbinamento all’altra prova UCI Gran Fondo World Series, la cronometro in Valle dei Laghi, e in questo caso il prezzo totale riservato

agli atleti è di 70 euro. Quota di 35 euro invece per partecipare a “La Moserissima”, manifestazione che sostiene l’Associazione Trentina Fibrosi Cistica. Il comitato organizzatore è un’azienda per il turismo e dunque non poteva non proporre degli invitanti pacchetti, ricordando che grazie alla Trentino Guest Card si potranno visitare oltre cento tra musei, castelli, parchi naturali e attrazioni, viaggiando liberamente su tutti i mezzi pubblici urbani ed extraurbani (compresi i treni in Trentino). Per info e prenotazioni rivolgersi al seguente recapito booking@ discovertrento.it. La maestrìa del comitato organizzatore trentino nel realizzare prove agonistiche è stata premiata anche da UCI, con l’assegnazione del mondiale granfondo 2022, dando così all’evento la possibilità di replicare il successo del 2013.

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SCATTO D’AUTORE LE TOUR DE LANGKAWI by Bettiniphoto

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// FOCUS SUL PRODOTTO

Shimano 105 R7000,

un gruppo low-cost dal valore premium a cura di Maurizio Coccia

Il nostro test sul campo dell’entry-level dei reparti da competizione della Casa nipponica. La rinnovata versione di classe R7000 eredita tecnologie e design dai gruppi di fascia alta Dura-Ace e Ultegra. Funzionalità ed ergonomia di questo “11v” hanno poco da invidiare ai reparti di livello superiore.

E il prezzo è a dir poco competitivo. 82

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Dedicato a chi “il 105 è il gruppo dei principianti”, a chi “il 105 sta bene solo sui telai economici”, a chi “il 105 funziona bene ma pesa troppo”, dedicato insomma a tutti quelli - e sono soprattutto praticanti italiani - che nella testa hanno scolpita un’idea distorta di quello che da oltre vent’anni è il terzo nell’ordine di gamma dei gruppi trasmissione da competizione della Shimano. Che sia culturale o mediatica la responsabilità di aver radicato questo luogo comune non ci interessa; con questo servizio vogliamo piuttosto ribaltare quel malinteso assai diffuso tra i cicloamatori di casa nostra che vuole il “105” come un gruppo di ripiego, quasi un brutto anatroccolo. Lo faremo forti della prova sul campo della versione più aggiornata che esiste di questo reparto, quella contraddistinta dalla serie R7000, che rimpiazza la precedente serie di classe R5800. In particolare, noi di “In Bici” abbiamo testato un “105” con freni rim-brake, che completa un’offerta prodotto che, proprio da questa più aggiornata versione, include per la prima volta anche l’opzione disc-brake. Il “105” che abbiamo messo alla prova era montato su una Wilier Triestina Cento1 Air, ovverosia un telaio che non è affatto di fascia bassa… Il confronto con i fratelli maggiori La strada più facile - e in un certo senso obbligata - per dare giudizi sul nuovo gruppo Shimano 105 è farlo in un’ottica comparativa, confrontando cioè questo reparto con quelli di classe superiore Ultegra e Dura-Ace. Ora, questa via a sua volta impone di trattare i due aspetti imprescindi-

bili – e a loro volta legati – che sono rappresentati da un lato dal prezzo e dall’altro dalle caratteristiche funzionali. Liquidiamo allora subito il primo, l’aspetto del costo, per dire che il nuovo “105” è proposto al pubblico ad un prezzo a dir poco allettante, e che tra le altre cose è rimasto sostanzialmente allineato al prezzo del precedente Shimano 105 di serie 5800. Prendendo ad esempio la

tare in maniera economica una bici di alta gamma che abbia un telaio e ruote di vertice, e che poi ci consenta di contenere la spesa appunto attraverso una valida trasmissione low-cost come è questa. Family feeling Dura-Ace Il nuovo gruppo trasmissione Shimano 105 è proposto nella duplice colorazione argento, dedicata a montaggi dal sapore “classico” La guarnitura ha la medesima architettura dell’omologo componente di classe Dura-Ace e Ultegra. La differenza è che corone e pedivelle sono meno “scaricate” di materiale.

configurazione che abbiamo testato, ossia quella rim-brake, il costo complessivo di listino da sborsare è di 694 euro, ossia un prezzo estremamente competitivo se rapportato al valore funzionale del gruppo in sé e soprattutto in rapporto al livello di prezzo dei due gruppi superiori Ultegra e Dura-Ace (volendo determinare il costo totale dei componenti omologhi arriveremmo a 2213 euro per il Dura-Ace e 1121 euro per l’Ultegra). Sì, lo sappiamo, il “105” è reparto che è più facile trovarlo sulle bici di primo montaggio, ma il suo rapporto qualità/prezzo gli assicura un’appetibilità che merita anche l’essenza di valida proposta di after-market, magari per comple-

I PREZZI DEI COMPONENTI TESTATI • Cambio posteriore: • Deragliatore: • Comandi: (rim-brake)

• Freni caliper : (attacco tradizionale)

55 € 40 € 230 € 90 €

• Guarnitura: 155 € • Movimento centrale: 29 € • Cassetta 11-34: 60 € • Catena: 35 € LIFESTYLE INBICI

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oppure nell’accattivante colorazione nera “tono su tono” che abbiamo testato. In questo caso la finitura scura, ma soprattutto la foggia di tutti gli articoli del nuovo reparto, richiamano in tutto e per tutto i componenti del gruppo di vertice della Shimano, il Dura-Ace, rispetto al quale il nuovo 105 ricalca non solo le caratteristiche estetiche, ma più che altro quelle funzionali e le architetture di lavoro delle varie parti, che sono praticamente identiche. La differenza tra i due gruppi, come è facile immaginare, sta solo nell’impiego di materiali differenti e soprattutto nel minor lavoro di alleggerimento interno che viene effettuato sulle parti, alla base di differenze ponderali che a titolo indicativo riportiamo nella tabella che segue. Come vedrete anche in questo caso il divario di peso tra i due gruppi è in proporzione minimo rispetto al divario in termini di costo... Un’ampia fruibilità Passi avanti il nuovo 105 li ha fatti anche dal punto di vista dello spettro di utilizzo, delle capacità di lavoro offerte all’utente e dell’interfacciabilità con i vari telai. Prendiamo ad esempio il cambio posteriore: in questa nuova piattaforma il componente è offerto sempre nella doppia configurazione con gabbia media (identificata dalla sigla SS) oppure lunga (sigla “GS”), solo che in quest’ultimo caso la capacità di lavoro abbraccia anche la nuova cassetta 11-34, che davvero apre al “105” orizzonti di utilizzo amplissimi, perché no, che sconfinano anche nel gravel biking. A tal proposito segnaliamo che il nuovo deragliatore posteriore offre anche un’esposizione minore agli urti, visto che, come successo per il cambio Dura-Ace e poi per l’Ultegra, anche il cambio 105 impiega ora un’architettura di lavoro Shadow RD mutuata dai cambi Shimano da mountain bike. Passando alla guarnitura, questa

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Esattamente come per il Dura-Ace e l’Ultegra, il cavo del deragliatore ha un percorso di instradamento che migliora la fluidità dell’azione e riduce la forza necessaria per lo spostamento della forchetta di deragliata.

Il cambio posteriore in versione GS, a gabbia lunga. È compatibile con il pacco pignoni per salite ripide (o per gambe poco allenate) 11-34

conferma il ricco allestimento di dentature possibili che trovavamo anche in passato (50-34, 52-36, 5339), con la differenza che in questo caso il passo corona più ampio aumenta la distanza tra la catena e dentature piccole, consentendo l’utilizzo di questa pedaliera sia sui telai rim-brake come quello che

una vite interna al manicotto che consente di adattare la corsa della leva alle dimensioni delle mani dell’utilizzatore. Due righe infine anche sulle possibilità di scelta offerte dai freni rim-brake: i caliper di classe R7000 sono disponibili nella duplice configurazione con attacco a pivot singo-

Dura-Ace R9100

105 R7000

Cambio posteriore

158 grammi

225 grammi (RD-R7000-SS)

Deragliatore anteriore

70 grammi

95 grammi

Guarnitura

609 grammi

713 grammi

Leve di comando

365 grammi

619 grammi

Pacco pignoni

205 grammi (11-28)

284 grammi (11-28)

Catena

247 grammi

257 grammi

Freni

326 grammi

348 grammi

abbiamo provato, sia sui telai disc-brake. Ancora in merito all’elevata fruibilità assicurata all’utilizzatore, non possiamo infine dimenticare la doppia proposta dimensionale che il 105 offre nella sua configurazione disc-brake, nel senso che le doppie leve di comando sono proposte sia in versione standard sia in quella codificata con la sigla “ST-R7025”, pensata per utilizzatori con mani piccole oppure per le donne. Sui comandi rim-brake, invece, è

lo oppure direct, con doppio pivot. Le impressioni in prova Iniziamo dall’aspetto “ergonomia”: la presa sulle leve di comando è davvero comoda, visto che il design della parte superiore del componente e la forma dei copri-comando sono anche questi in tutto uguali a quelle dei componenti di classe Dura-Ace e Ultegra. Sensazioni di cambiata: probabilmente è anche grazie alla nuova architettura di instradamento


I copricomando utilizzano una gomma anallergica

che segue il cavo che l’azione del deragliatore ci è parsa più fluida e leggera rispetto al vecchio 105. Alla bontà di questa impressione, di sicuro, concorre anche l’architettura di funzionamento dei comandi, anche questa completamente rivista, con dei meccanismi interni che ora richiedono una corsa ridotta rispetto a quel che accadeva sugli stessi componenti di serie 5800. In pratica, alle mani e alle dita è richiesta un’escursione minore per azionare cambiate e deragliate e la forza di azionamento necessaria è minore. Passiamo all’argomento registrazione e tenuta nel tempo della stessa: la bici che abbiamo utilizzato per il test ci è stata fornita e montata da Wilier Triestina: dopo aver tolto la bici dalla scatola ci è servito fare soltanto una micro-registrazione della tensione del cavo cambio. La stessa ci ha garantito cambiate precise per tutti i circa tre mesi (e una ventina di uscite) del test, durante i quali non abbiamo mai rimesso mano ai registri e tantomeno alle viti di regolazione delle battute. Qualche riga immancabile sull’efficienza e sull’utilità del pacco pignoni 11-34 che abbiamo testato, lui e il cambio posteriore a gabbia lunga ad esso dedicato: un pacco pignoni con scala così ampia permette davvero a tutti di far tutto: avvicina il neofita alle salite “impossibili” e alletta il praticante più evoluto con

Ergonomia migliorata non solo grazie alla modellazione della leva freno ma anche a causa dell’orientamento verso l’esterno di quest’ultima.

una scala amplissima di moltipliche utili, anche perché il “105” soffre poco quando si tiene la catena sul “padellone” e si lavora con la scala ingranaggi alla ruota (soltanto con il 52-34 abbiamo percepito un po’ di rumore dovuto allo sfregamento tra le maglie). Frenata: da anni Shimano non sbaglia un colpo sulla sua componentistica di alta gamma di tipo rim-brake. Questo discorso è perfettamente estendibile anche ai nuovi caliper 105, che tra l’altro ereditano dai componenti di classe superiore quel design aerodinamico che li rende amici del vento e anche assai accattivanti dal punto di vista estetico. Infine, vale la pena ricordare che il nuovo “105” assicura una compatibilità totale con tutta la componentistica omologa (ossia

La leva di rilascio del freno ha una collocazione che migliora anche l’aerodinamica.

meccanica) di generazione Dura-Ace 9100 e Ultegra 8000, aprendo così la strada a possibili ibridazioni con cui l’utente può personalizzare il bouquet del proprio reparto Shimano creando interessanti soluzioni dal punto di vista del rapporto qualità/prezzo.

Informazioni per l’Italia:

Shimano Italy Bicycle Components 0331.936911

www.shimano.com

Il pacco pignoni 11-34 non nega al gruppo 10 l’utilizzo per il gravel biking.

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a cura della Redazione

Gran Fondo Internazionale Torino

In Piemonte una grande

festa dello sport

Cambia data l’evento ciclistico sabaudo per venire incontro alle esigenze di calendario degli European Master Games di luglio Sarà un’edizione 2019 farcita di novità per la Granfondo Internazionale Torino. In primis, il cambio di data: la kermesse piemontese si correrà, infatti, a fine luglio per venire incontro alle esigenze di calendario degli European Master Games che si svolgeranno proprio in quel periodo nel capoluogo piemontese. L’evento continentale – in programma quest’anno dal 26 luglio al 4 agosto - si svolgono ogni 4 anni e sono aperti agli atleti di tutto il mondo: l’obiettivo è quello di promuovere l’attività fisica, creare aggregazione e favorire la conoscenza

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del territorio. Il Gs Alpi organizzerà tutte le gare degli European Master Games per quanto riguarda il ciclismo. Il 26 luglio 2019, alle ore 19, si svolgerà la prova a cronometro su un anello di 3 chilometri che vedrà la propria partenza e il proprio arrivo al Parco del Valentino. I primi 3 classificati di ogni categoria potranno gareggiare, domenica 28 luglio 2019, alla Granfondo Internazionale Torino partendo dalla griglia d’onore. Il primo agosto 2019 si svolgerà invece il criterium, sempre nel Parco del Valentino.


“E’ una grande soddisfazione per noi lavorare all’interno del contesto degli European Master Games afferma Vittorio Mevio, presidente del Gs Alpi - e questo riconoscimento ci gratifica per il grande lavoro che abbiamo svolto fino ad oggi con la città di Torino. Soprattutto in vista dei cambiamenti che ci saranno il prossimo anno, invitiamo tutti gli amatori a partecipare alla nostra gara per conoscere bene il percorso e per godersi una bellissima giornata di sport nel cuore del capoluogo piemontese”. Il biglietto da visita della Granfondo Torino sono le location di partenza ed arrivo, rispettivamente Borgo Medievale e Basilica di Superga. Due i percorsi: il primo di 128 km e 2667 metri di dislivello ed il secondo

di 99 km e 2274 metri di dislivello. La prima location è un museo a cielo aperto che sorge lungo le rive del fiume Po, nel Parco del Valentino, ed è una riproduzione alquanto fedele di un tipico borgo tardo medievale, circondato da palizzate, mura e fortificazioni e sovrastato da un’antica Rocca. La località d’arrivo non ha invece bisogno di presentazioni, essendo una costruzione maestosa il cui progetto risale al 1715. La sommità della collina è la seconda più alta di tutto il Piemonte con i suoi 672 metri ed un tempio inaugurato il 1° novembre 1731 al cospetto di re Carlo Emanuele III di Savoia.

Borgo Medioevale del Valentino

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Strade Selvaggie

a cura di Gian Luca Giardini

Sicurezza, questione (anche) di bon ton Per dirimere l’infinita diatriba fra automobilisti e ciclisti, a volte, basta un pizzico di civiltà. Ecco perché, nella jungla delle strade italiane, vi dico: sempre meglio un cenno di scuse che un “vaffa…” È da troppo tempo, forse anni, che leggiamo continuamente di gravi incidenti che coinvolgono i ciclisti durante gli allenamenti. Ogni volta, come un riflesso incondizionato, scatta l’appello alla prudenza, ma in concreto, non si fa nulla per migliorare questo aspetto. Per affrontare l’argomento in maniera propositiva vorrei innanzitutto smarcarmi dal solito, stucchevole dilemma: sono i ciclisti sempre in mezzo alla strada oppure gli automobilisti indisciplinati ed irrispettosi? Subito una premessa: se sbaglia un ciclista, l’automobilista perde, al massimo, cinque secondi ad una rotonda, mentre quando è il contrario il ciclista può perdere anche la vita! Da sola, questa semplice equazione dovrebbe indurci a tutelare maggiormente la cosiddetta “parte più debole”. Purtroppo siamo italiani ed è “sempre colpa degli altri”. Che essi siano ciclisti o automobilisti non importa, “sempre gli altri…”. Oltretutto molti soggetti circolano per strada in doppia veste: al mattino in auto e nella pausa pranzo in bicicletta! Quando un automobilista si trova a dover superare un gruppo di 20 ciclisti in una stretta fondovalle piena di curve, impreca perché non riesce a superarli, perdendo così forse 30 secondi, magari un minuto del suo preziosissimo tempo. Ma se quei 20 soggetti fossero in auto, alcuni per andare a pesca o a pranzo dalla suocera ed altri per i fatti propri, in quella stessa fondovalle ci sarebbero 300 metri di colonna inquinante. Se poi al comando ci fosse il classico signore con la Prinz ed il cappello, la velocità sarebbe di poco superiore a quella dei ciclisti! Al signore imbestialito in furgone che si reca al lavoro 88

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ed è terribilmente in ritardo potrei controbattere che quando è lui a procedere lentamente intralcia me e la mia auto sportiva di grossa cilindrata mentre mi sto recando ad un importante appuntamento d’affari e sono quasi in ritardo… Fatte tutte queste premesse, per la verità un pizzico faziose, noi ciclisti dobbiamo anche avere il coraggio di fare “mea culpa”, confessando i nostri numerosissimi comportamenti scorretti. Spesso chiacchieriamo in fila per tre su strade trafficate, non rispettiamo i semafori, non diamo la precedenza, non segnaliamo un cambio di direzione e, a volte, vorremmo gareggiare in 20 persone lungo la statale. Cari amici ciclisti avrete già capito che l’elenco dei nostri peccati potrebbe andare avanti per pagine e pagine. Cerchiamo quindi di dimostrarci più civili di chi guida un mezzo a motore. Viaggiamo affiancati solo su strade secondarie e quando le condizioni del traffico lo permettono. Mettiamo il piede a terra ai semafori ed agli incroci. In poche parole, mostriamoci più educati e civili di loro! Personalmente, mentre sono in bicicletta e qualcuno mi suona il clacson, da quando ho smesso di mandarli immediatamente a quel paese ed ho iniziato a sollevare il braccio in segno di scuse, ho ottenuto molti più risultati. Così facendo, merito il loro rispetto semplicemente per avergli fatto capire che mi dispiace fargli perdere qualche secondo e spesso il tanto vituperato automobilista contraccambia amichevolmente il segno di pace. Cari amici ciclisti, sulle strade dimostriamo a tutti che siamo educati e disponibili! Solo così potremo essere rispettati.


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a cura della Redazione

Giro d’Italia Amatori

Assisi si colora di rosa Presentata a Perugia la grande rassegna ciclistica che, quest’anno, torna in Umbria. Da Di Rocco a Cassani tutti d’accordo:

“Un grande spot per il ciclismo” Sembrava un azzardo, una sfida difficile da vincere. E invece, anno dopo anno, il Giro d’Italia Amatori ha acquisito credibilità e successo ed oggi – come ha spiegato il presidente di Federciclismo Renato Di Rocco presente al vernissage – “questo evento è un patrimonio da valorizzare perché, nel segno del ciclismo per tutti, sa veicolare i principi più sani e più belli di questo sport”. La presentazione ufficiale del Giro d’Italia Amatori si è svolta a Perugia, presso il Concessionario Alfa Romeo Marchi. Una cerimonia nobilitata da

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ospiti di prestigio, che ha illustrato i punti salienti di un’edizione che si aprirà con una sostanziale novità rispetto al passato: l’ultima delle tre tappe previste sarà infatti valevole non solo per la classifica finale della corsa rosa amatoriale, ma anche per l’assegnazione delle maglie di campione italiano mediofondo FCI. A fare gli onori di casa è stato Fabio Zappacenere, presidente del comitato organizzatore: “Il Giro d’Italia Amatori – ha detto il creatore del progetto - ogni anno cambia regione nelle sue tre tappe al fine di toccare tutta l’Italia. Era da sei anni

che il Giro d’Italia Amatori mancava in Umbria, quindi è un grande piacere tornare a casa per noi. Come al solito confermeremo il nostro grande impegno verso il ciclismo giovanile con l’organizzazione del Canapè Baby Challenge SMP”. Andrea Romizi, sindaco di Perugia, ha salutato i presenti, ricordando che “il Giro d’Italia Amatori è un valore in più in questo grande spirito di fratellanza che si respira nel ciclismo. Crediamo molto in questo sport come veicolo per il turismo, vorremmo che la bici fosse considerata anche come un mezzo


Le tappe del Giro d’Italia Amatori 2019 • 31/05/2019 Tappa 1: Santa Maria degli Angeli, Assisi (cronometro individuale, 12,5 km) • 01/06/2019 Tappa 2: Ponte Rosciano, Deruta, Torgiano (69 km per 498 metri di dislivello)

Renato Di Rocco presidente della FCI e Fabio Zappacenere presidente del comitato organizzatore Giro d’Italia Amatori

per muoversi all’interno delle città”. La parola poi è passata a Renato Di Rocco, presidente della FCI, che si è soffermato in particolare sulla location: “Quando si tocca la città di Assisi – ha detto - è sempre un momento di grande spiritualità. Mi fa piacere che sia confermata la sinergia con il mondo giovanile perché è un piacere vedere gareggiare sempre più bambini e bambine, in particolare il numero di queste ultime sta crescendo sempre di più. Ci auguriamo che tutto questo possa portare un messaggio di sicurezza stradale, affinché il ciclista non sia un bersaglio ma un utente della strada che deve essere rispettato”. E’ stato anche consegnato un premio dal Comitato Nazionale Fair Play a Renato Di Rocco e a Fabio Zappacenere. Il Prefetto Roberto Sgalla ha poi preso la parola mandando un importante messaggio a tutti gli utenti della strada: “Quest’anno abbiamo avuto, per la prima volta, dopo alcuni anni, una sensibile riduzione, il 17% in meno, di persone decedute in bicicletta. Merito di una sensibilità maggiore, che sta crescendo, e merito di una tolleranza reciproca di chi pratica la strada. Il merito è anche delle tante campagne che la polizia stradale ha realizzato con la Federazione. Bisognerà però regolamentare meglio l’uso della bicicletta nel codice della strada: oggi la bici è un oggetto di culto, è uno strumento ecologico e

• 02/06/2019 Tappa 3: Pretola, Perugia (86 km per 1000 metri di dislivello) - CAMPIONATO ITALIANO MEDIOFONDO FCI

quindi ha bisogno di una normativa rispondente alle esigenze degli attuali utenti della strada”. Dopo un breve saluto del presidente del GS Fausto Coppi, organizzatore della Nove Colli, è intervenuto anche il coordinatore delle nazionali italiane di ciclismo, Davide Cassani: “Si dice che quello amatoriale sia un movimento che porta via risorse al movimento giovanile, ma non è proprio così. La Gran Fondo che porta il mio nome – ha precisato il commissario tecnico - è stata creata appositamente per sovvenzionare degli anelli ciclabili e aiuta due squadre di Giovanissimi. Inoltre, con il supporto della Gran Fondo, viene organizzata anche una corsa per Juniores. Quando parliamo di amatori vuol dire che ci sono delle biciclette a casa, il che vuol dire contagiare i più piccoli con la propria passione”.

Dopo il saluto del parlamentare Emanuele Prisco, hanno preso la parola Maurizio Rocchi e Sara Falco di InBici Magazine: “In questa cerimonia si parla di grandi eventi sportivi e di territorio. Il nostro gruppo editoriale lavora, ormai da dieci anni, nella comunicazione e tutte queste iniziative devono essere promosse e divulgate nel miglior modo possibile. Il Giro d’Italia Amatori è prova friendly dell’InBici Top Challenge e abbiamo creato anche un pacchetto turistico per agevolare partecipanti e accompagnatori”. In seguito è stato presentato anche il Canapè Baby Challenge SMP, circuito giovanile sostenuto dal Giro d’Italia Amatori, con 4 prove in calendario.

Tutte le info sono disponibili su

www.giroditaliamatori.it

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// FOCUS SULLE AZIENDE

Inkospor fa rima con trasparenza a cura della Redazione

Benedetto Catinella spiega la sua filosofia: “Per me è fondamentale garantire il miglior rapporto qualità-prezzo al consumatore, perciò è importante conoscere la qualità del prodotto che devo commercializzare.” “Quando affermo che Inkospor è un marchio di alta qualità, la mia non è promozione ma una realtà inconfutabile.” Gli anni passano ma la filosofia di Benedetto Catinella rimane immutata. Come ama ripetere: “non mi ha mai sfiorato l’idea di vendere prodotti solo per far cassa perché per me la credibilità è il punto forte di un’azienda. Noi – dice – non vendiamo pubblicità, ma prodotti nutrizionali che la gente acquista con aspettative precise. Nel nostro settore non puoi barare: o l’integratore funziona oppure è un bluff.” Poco incline alle logiche del mercato (“sempre più ostaggio delle dinamiche del business”), nemico giurato della pubblicità fasulla (“troppe aziende raccontano bugie”), orgoglioso della sua genealogia aziendale (“alle spalle abbiamo laboratori per lo sviluppo e la sperimentazione dei nostri prodotti che lavorano da oltre 40 anni”), Benedetto Catinella sbandiera etichette, srotola dati, illustra ricerche per dimostrare che la qualità dei prodotti Inkospor “non è uno slogan, ma una verità scientifica.” E per suffragare la sua convinzione, Catinella parte dall’inizio, dalla casa madre, la Nutrichem Diat+Pharma Gmbh, “un’azienda tedesca – spiega – di grande prestigio, leader nel mondo della nutrizione clinica enterale e parenterale,

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Benedetto Catinella titolare di Inkospor Italia

dell’alimentazione dietetica e dell’integrazione alimentare. Grazie a queste garanzie il consumatore sa di poter contare su prodotti che non nascono dall’improvvisazione, ma sono la sintesi di una lunga e scrupolosa attività di ricerca. Sono oltre 40 anni che l’azienda lavora per creare prodotti in grado di assicurare benessere ed elevati standard di performance agli atleti. Questa è la nostra storia, vera e documentabile. I nostri competitor possono dire altrettanto? Un esempio su tutti: Inkospor, da sempre, dichiara nelle etichette il valore biologico delle nostre proteine e oggi ne dichiara, sempre in etichetta, il punteggio chimico, come richiesto dalla normativa CS Basis WHO/FAO/ ONU 2007 a tutela del consumatore. Nessun’altra azienda del nostro settore lo fa.” Catinella è convinto che “sul piano della qualità, non esistono oggi aziende in grado di competere con i nostri prodotti; ma magari questi stessi marchi hanno investito tanto in pubblicità, comprando spazi sulle tv nazionali o reclutando testimonial di grande appeal. In questo modo disorientano il consumatore, illudendolo con promesse che non possono mantenere. Noi invece, più che nella pubblicità, investiamo nella ricerca, cercando di dare ai consumatori informazioni precise, credibili e, soprattutto, documentate.”

Inkospor insiste, in particolare, sulla veridicità delle indicazioni riportate sulle etichette, un chiodo fisso di Benedetto Catinella: “È vero, ma è il mercato che mi costringe a queste precisazioni. Perché un’azienda nelle etichette può scrivere tante cose, ma è la corrispondenza tra ciò che dici e ciò che inserisci nella confezione che, alla fine, fa la differenza. Le etichette di Inkospor sono la carta d’identità dei nostri prodotti, la garanzia più affidabile per il consumatore.” La sua battaglia può essere sintetizzata con una parola: trasparenza, un aspetto a cui in azienda tutti tengono in modo particolare. Così come sono ben esposte, negli uffici di Inko Italia, le certificazioni ottenute in questi anni: “I nostri prodotti – conclude Catinella – possono contare sulla nuova certificazione European FSSC 22000, rilasciata per attestare lo specifico campo d’applicazione: sviluppo e produzione di prodotti in polvere e liquidi per dietetici, nutrizione clinica, integratori alimentari e nutrizione sportiva in bustine, sacche richiudibili, lattine, bottiglie di plastica e sacche morbide per conto di clienti. La linea X-Treme, ad esempio, è scientificamente testata dall’Istituto delle Scienze Sportive dell’Università Heinrich Heine di Düsseldorf, da sempre un riferimento accademico europeo nel segmento della ricerca nutrizionale.”


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La Moserissima

a cura della Redazione

l brindisi con Francesco Moser foto credit Newspower.it

La ciclo-storica dello Sceriffo Sabato 13 luglio, nell’ambito della settimana trentina consacrata alla bicicletta, torna la corsa vintage dedicata a Francesco Moser. Un’occasione per rivivere il ciclismo d’altri tempi in compagnia del più vittorioso ciclista della storia italiana. Lo scorso gennaio, nella giornata precedente la Marcialonga di Fiemme e Fassa, si è svolta la Marcialonga Story, esaltante passeggiata sugli sci da fondo in abbigliamento d’epoca e sci in legno. In Trentino il vintage è di casa e ad anticipare “La

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Leggendaria Charly Gaul” del 14 luglio – celebre granfondo giunta alla sua 14esima edizione – ci penserà “La Moserissima” di sabato 13 luglio, sfilata ciclo-storica questa volta in sella a bici vecchio stampo e con vestiario consono al periodo storico.


Vedere all’opera questi appassionati è un’autentica goduria per gli occhi, con racconti incredibili di corridori che hanno dovuto ordinare la propria bicicletta nella lontana Svezia, poiché là si trovavano atleti di una certa statura, mentre biciclette per corridori alti costruite prima del 1987 erano - e sono ancora oggi - molto più difficili da rintracciare in Italia. La manifestazione è così intitolata in onore di Francesco Moser, “lo Sceriffo”, il corridore italiano più vincente di sempre. Professionista dal 1973 al 1988, vinse un Giro d’Italia e diverse classiche, tra cui tre Parigi-Roubaix, due Giri di Lombardia, una Freccia Vallone e una Milano-Sanremo, oltre ad un campionato del mondo su strada e uno su pista. Ora Moser, quando non lavora nei suoi rinomati vitigni, ha deciso di riavvolgere il nastro della storia allestendo questa scoppiettante gara ciclistica retrò in collaborazione con APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e ASD Charly Gaul Internazionale. Moser è anche il terzo corridore con più successi a livello mondiale, solo alle spalle dell’inarrivabile Eddy

Merckx e di Rik Van Looy. “La Moserissima” è anche un ritrovo di vecchi amici, capace di far ‘seppellire l’ascia di guerra’ come quando – tra i partecipanti – vi fu nientemeno che Giuseppe Saronni, storico rivale di Francesco Moser al tempo in cui correvano. La ciclo-storica di Trento festeggia la 5ª edizione confermandosi unica tappa del Giro d’Italia d’Epoca in Trentino Alto Adige, celebrando il ciclismo del passato assieme a tanti campioni che si esibiranno in un percorso che vedrà come sempre protagonista la città di Trento e la valle attraversata dal fiume Adige, lungo le cui sponde si snodano una fitta rete di piste ciclabili e suggestive strade bianche immerse nella natura. La ciclo-storica porterà gli amatori alla scoperta di caratteristici borghi e di passaggi sull’antica via Claudia Augusta, la strada romana costruita nel 1° secolo d.C. La tariffa di partecipazione de “La Moserissima” è di 35 euro, a sostegno anche dell’Associazione Trentina Fibrosi Cistica.

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// FOCUS SUL PRODOTTO

PERUZZO

Peruzzo e G3 da oggi vanno in tandem La partnership mira ad espandere gli interessi commerciali dell’azienda di Rossano Veneto, consolidando la sua leadership sul mercato dei componenti legati al trasporto di biciclette. Paola Peruzzo: “Con G3 condividiamo le origini, la conduzione familiare e la passione per il made in Italy”

barra portatutto CLOP di G3

L’azienda vicentina Peruzzo, storico marchio fondato nel 1972, ha siglato una nuova collaborazione con G3 Spa, altra eccellenza storica del “made in Italy” che, da oltre 45 anni, opera con successo nel segmento degli accessori per auto. L’accordo ratificato da Paola Peruzzo mira ad espandere gli interessi commerciali dell’azienda di Rossano Veneto, consolidando la sua leadership sul mercato dei componenti legati al trasporto di biciclette. In pratica, la stessa mission di G3 Spa, marchio leader nel comparto della progettazione di bauli e barre porta-tutto che opera dal 1973 con le più importanti case automobilistiche italiane ed internazionali: “Questa collaborazione – spiega Paola Peruzzo - fortemente voluta da entrambe le aziende, ci permetterà di offrire a tutti i nostri partner del settore ciclo barre portatutto e bauli altamente compatibili con i nostri prodotti, in quanto connessi al mondo famiglia, sport e viaggio”. In particolare, Peruzzo punterà sulla gamma CLOP di G3, una barra portatutto brevettata che consente l’aggancio su tutte le auto dotate di railing chiusi o aperti disponibili sul mercato senza l’uso di alcun kit di compatibilità, oltre ai box di design della linea SPARK. In particolare, il box SPARK 420 è stato studiato proprio per il mondo bici in quanto la forma stretta ed allungata, ma estremamente capiente, consente di posizionare sopra il tetto auto sia box che portabici.

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box SPARK 420

Da oggi, dunque, tutti i prodotti G3 sono disponibili presso i principali distributori nazionali e visibili anche sulla piattaforma online www.peruzzosrl.com. “G3 è un marchio storico a cui ci accomunano, in particolare, tre aspetti - spiega Paola Peruzzo -. In primis, la lunga storia aziendale che, come nel nostro caso, parte negli anni ‘70 e si sviluppa nel tempo grazie a strategie imprenditoriali sempre innovative. Poi il rigoroso rispetto del made in Italy, un concetto a cui siamo sempre rimasti fedeli malgrado la concorrenza dei prodotti orientali. Infine, la conduzione familiare rimasta integra negli anni malgrado la crescita internazionale del brand ed il suo sviluppo industriale. Con questi punti in comune conclude Paola Peruzzo - incontrarsi è stato facile”. “Già da tempo l’azienda G3 voleva entrare nel mondo del ciclismo - conclude Paola Peruzzo - anche in virtù di prodotti di altissima qualità ed estremamente profilati per il mondo bike. Poiché la nostra azienda opera da tempo in questo settore è stato naturale sviluppare un progetto commerciale condiviso che, da una parte, desse visibilità ai prodotti G3 e, dall’altra, consolidasse la nostra presenza su quel mercato “.


pure pure pure

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geprüften Rücklichtern; geprüften Rücklichtern;

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// SPORT & ALIMENTAZIONE

Sicuro che sia per me?

a cura del Dott. Alexander Bertuccioli

L’evoluzione dei gainer nei prodotti “all in one”: dalla sala fitness una valida risorsa per l’endurance L’integrazione per l’endurance e per il fitness generalmente viene proposta con dinamiche e modalità ben distinte, tanto da portare alcuni atleti a credere che i due “mondi” possano essere gestiti esclusivamente con dinamiche inconciliabili tra loro. 100

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Questo, anche se superficialmente potrebbe essere sensato nella sostanza, non si rivela poi così vero, in quanto più che pensare a “quale ambito” si riferisce una proposta nutraceutica la vera domanda dovrebbe essere “cosa fa nel mio organismo e quale utilità ha per me” un determinato integratore alimentare, prima di poter capire se in effetti mi serve o no. Quanto appena illustrato trova nell’applicazione dei prodotti che oggi troviamo proposti come la naturale evoluzione dei “Gainer o Wwight Gainer”, la sua naturale applicazione. In effetti questi prodotti in principio venivano proposti come semplici fonti extra di calorie, utilizzando carboidrati sem-

plici e una piccola quota di proteine a lento rilascio (10-15% circa), mentre attualmente la riproposta e riformulazione in chiave moderna ha portato allo sviluppo di formule molto diverse, dall’alto profilo qualitativo che si mostrano estremamente interessanti anche per il mondo dell’endurance e quindi del ciclismo. Come sono realizzati questi prodotti? Partiamo dalle proteine, le proposte maggiormente qualitative propongono innanzitutto un apporto proteico che possa ricoprire quote comprese tra il 25 e il 40% circa, composte da evolute miscele di whey protein idrolizzate (dal massimo del valore biologico) e - a seconda dei casi - da proteine


totali del latte (oppure nei prodotti più economici da una frazione di caseine). Questo approccio è volutamente formulato per fornire all’organismo una miscela proteica con elementi a veloce e (a seconda dei casi) medio o lento assorbimento, onde sfruttare al massimo tutte le capacità dell’apparato digerente. La presenza di aminoacidi liberi viene proposta con la stessa logica, infatti la possibilità di sfruttare i canali di assorbimento di singoli aminoacidi e delle piccole catene di due e tre aminoacidi (presenti nelle Whey protein) permette di ottimizzarne al massimo le resa metabolica. Sulla falsa riga di questa logica di ottimizzazione anche i carboidrati utilizzati a completamento della formula vengono proposti con l’obiettivo di fornire rapidamente energia fornita da glucosio o destrosio contestualmente fonti glucidiche a rilascio energetico progressivamente più lento come Maltodestrine, Ciclodestrine, Palatinose che - opportunamente modulate possono fornire un ottimale supporto alla produzione energetica. Anche una piccola quota di lipidi in questo contesto trova un’ottimale collocazione, soprattutto nell’utilizzo di molecole quali gli MCT o trigliceridi a catena media, in grado di garantire un efficace apporto calorico energetico a lento rilascio. Ovviamente l’evoluzione del prodotto non prevede esclusivamente l’ottimizzazione delle componenti nutraceutiche fornite con finalità energetico-strutturale, ma anche l’utilizzo di nutraceutici che possano, con diverse dinamiche, ottimizzare ulteriormente la resa dell’organismo sia in corso di attività che nei processi implicati nel recupero. Quali nutraceutici possono mostrarsi più interessanti con questa finalità? • CREATINA: utile sia per la sua azione pro-energetica nelle fasi esplosive dove è richiesta la massima emissione di energia nel breve periodo, nel recupero utile invece nel favorire l’idratazione cellulare e dunque un veloce ripristino delle risorse energetiche

• GLUTAMMINA: Fondamentale nell’ottimizzare i processi di recupero e detossificazione dai cataboliti formati nel corso dell’attività fisica, utile inoltre nel supporto dell’idratazione cellulare, del tono nervoso e muscolare • TAURINA: ottima molecola nel mantenimento della piena funzionalità del sistema nervoso favorendo la concentrazione e supportando una piena funzionalità neuromuscolare • ARGININA: molecola cardine del ciclo dell’urea, processo alla base della produzione dell’ossido nitrico e quindi dell’ottimizzazione dei processi circolatori, interviene inoltre nella sintesi proteica e nello stimolo ormonale fondamentale al recupero • CITRULLINA: insieme all’arginina completa il ciclo dell’urea, favorendo la produzione di ossido nitrico e l’apporto di ossigeno ai muscoli • AMINOACIDI RAMIFICATI: costituiscono la base dei processi di recupero dimostrandosi elementi centrali per il supporto della sintesi proteica, esercitando di conseguenza una fondamentale azione anticatabolica • ENZIMI DIGESTIVI: utili nel favorire i processi digestivi onde ottimizzare al massimo le possibilità di utilizzo dei prodotti, ne sono alcuni esempi la Bromelina e le Lattasi

della produzione ormonale e nella sintesi nell’organismo dei principali enzimi con funzionalità antiossidante • CARDO MARIANO: estratto vegetale tradizionalmente noto per la funzionalità disintossicante e per il supporto della funzione epatica, particolarmente sollecitata soprattutto quando richiesta un’importante produzione di energia La logica di base utilizzata nella formulazione di un gainer moderno in logica “all in one”, ancor meglio se già addizionato nelle risorse nutraceutiche appena descritte, può dimostrarsi un’ottima risorsa nutraceutica per l’atleta di endurance, utile come pasto pre-attività (soprattutto quando si ha poco tempo a disposizione), ideale come come spuntino pomeridiano, utile come completamento della colazione ma, soprattutto, come soluzione definitiva per il post attività, garantendo l’apporto di tutto quello che realmente serve per ripristinare e accrescere le proprie capacità atletiche in seguito ad un allenamento, per gli sportivi che richiedono un costante apporto energetico e un’azione a sostegno della muscolatura.

Dott. Alexander

Bertuccioli

• VITAMINE DEL GRUPPO B: fondamentali nell’ottimizzazione di tutti i processi implicati nella produzione di energia, favorendo a tal proposito un corretto e pieno utilizzo di carboidrati e lipidi e una piena funzionalità metabolica delle proteine • BETAINA: estremamente interessante nel favorire i processi di idratazione e l’ingresso dei nutrienti a livello cellulare, completando la parte più profonda dei processi di assimilazione e utilizzo, favorisce inoltre la sintesi di neurotrasmettitori e l’eliminazione dell’omocisteina, supportando la funzione dell’acido folico • ZINCO: fondamentale nel supporto

Biologo nutrizionista Perfezionato in Nutrizione in Condizioni Fisiologiche DISB, Scuola di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” Comitato scientifico Associazione Italiana Fitness e Medicina, Comitato scientifico Federazione Italiana Fitness.

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// NATURALMENTE INBICI

L’incanto di Luserna in mountain bike a cura di Silvia Baldi

Un itinerario di 12 chilometri nel cuore dell’Alpe Cimbra tra distese di abeti rossi e antiche vestigia fortificate Luserna è uno dei più importanti centri dell’Alpe Cimbra, un minuscolo paese di montagna a circa 1.333 metri di altezza. Dall’abitato si diramano numerosi tracciati per la mountain bike che si sviluppano nei boschi e nei prati che circondano il paese. Quello proposto è un breve itinerario di 12 chilometri particolarmente ricchi dal punto di vista paesaggistico e ambientale. Si pedala attraverso boschi di abete rosso, su alte vette e dossi erbosi che dominano pascoli sconfinati. Lungo il percorso la mano dell’uomo si nota a malapena, tanto è in armonia con la natura. Partendo dal paese, la strada sterrata conduce presto in salita

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verso il “bike chalet” Bait del Neff. Quindi si prosegue su sterrati ben battuti che si inoltrano in vasti prati ed alpeggi d’alta quota. Si arriva poi nei pressi di una delle principali fortezze belliche del Trentino, il Forte di Luserna, che domina dall’alto tutto il panorama del paese. Il forte merita certamente una visita poiché era il più grande della zona ed è stato recuperato magnificamente. Superato il forte, il percorso si avvia in discesa e rientra nel centro storico di Luserna. La cittadina vanta un’antica tradizione culinaria di eccellenza: da provare le Kaiserschmarren, grosse crêpes servite con marmellata di mirtilli, il formaggio Vezzana ed il miele di montagna.


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Tempo di vacanza

a cura della Redazione

Riviera di Medulin, la meta per tutti Nell’Istria meridionale, a pochi chilometri da Pola, c’è un piccolo paradiso che offre diversi format di vacanza. Così lui può pedalare in libertà e lei godersi il sole su una spiaggia incontaminata. Cercate una meta per la prossima vacanza? Se siete degli sportivi incalliti, ma la vostra “dolce metà” preferisce i “bagni di sole” alle lunghe pedalate in bicicletta, individuare il luogo giusto per trascorrere un periodo di relax che soddisfi tutta la famiglia può diventare davvero complicato. A meno che non abbiate in mente una destinazione: l’Istria meridionale. A pochi chilometri da Pola, il capoluogo della regione, il comprensorio costiero conosciuto come Riviera di Medulin ha conquistato negli ultimi anni sempre maggiori consensi da parte dei turisti di tutta Europa che trovano in questo meraviglioso scorcio di Mediterraneo tutte le risposte per una vacanza poliedrica. Il mare cristallino su cui si affacciano spiagge attrezzate di varia natura, dalla lunghissima e sabbiosa Bijeca alla piccola e ghiaiosa Alba Chiara, costituisce un’attrattiva irresistibile per gli amanti del relax e della tintarella, offrendo al tempo stesso la possibilità di praticare escursioni in kayak verso le piccole isole 104

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dell’arcipelago poco distante. Gli amanti della natura non possono certo rimanere indifferenti di fronte alla bellezza dell’oasi naturale protetta di Capo Kamenjak. In questa penisola, che si estende per circa 10 chilometri verso il mare, crescono spontaneamente più di 500 specie di piante e 20 tipi diversi di orchidee. Anche il fondale marino è estremamente vario e la straordinaria limpidezza delle acque lo rendono una meta molto ambita dagli amanti dello snorkeling. Le radici più antiche di questo territorio sono ben visibili nelle memorie di epoca romana che sono giunte fino a noi, come il famosissimo anfiteatro di Pola o la Villa Vizula di Medulin. Fu l’imperatore Augusto a volere la costruzione di questo grande edificio immerso nella pineta secolare e ancora oggi si possono apprezzare lo splendore dei mosaici, dei capitelli, delle sale dedicate alla vita quotidiana e del complesso termale, un servizio irrinunciabile per l’antica aristocrazia romana. E’ in un’offerta così varia ed articolata che risiede il vero punto

di forza del comprensorio polese, un’offerta che il prossimo 8 maggio si allargherà ancora di più con lo svolgimento della prima edizione della Gran Fondo Nevio Valcic. Eh già perché questo lembo di paradiso offre anche scenari ideali per gli amanti del cicloturismo, che qui trovano diverse tipologie di tracciati. Insomma, preferite le gite in barca a vela o volete volare su un piccolo aereo sulle piccole isole, vere perle verdi incastonate in un mare azzurrissimo? Volete ballare fino al mattino o preferite avventurarvi in un trekking lungo le pareti rocciose a picco sul mare? La riviera di Medulin vi offre tutto questo dandovi la possibilità di soggiornare in resort a cinque stelle, in piccoli campeggi ben attrezzati circondati dai pini marittimi o di scegliere un grazioso appartamento nei piccoli villaggi di pescatori. A voi la scelta, in ogni caso sarà la scelta giusta. E per orientarvi al meglio nella variegata mappa delle proposte della Riviera di Medulin vi invitiamo a visitare il sito

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SCATTO D’AUTORE IN RIVA AL LAGO CON LA GRAVEL

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// FOCUS SUL PRODOTTO

Mondi nuovi a cura di Maurizio Coccia

Gravel bike, altro che moda! Più che un nuovo segmento, la gravel bike è “bici totale”, grazie alla versatilità che le è insita e alle caratteristiche tecniche che le permettono di affrontare qualsiasi fondo, qualsiasi situazione e qualsiasi contesto d’impiego. 108

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Non serve andare troppo indietro nella storia per ricordare che la bici da corsa, una volta era una soltanto: era bici destinata unicamente all’asfalto, perché se invece volevi cimentarti su altri fondi potevi scegliere la bici da ciclocross per praticare la specialità omonima e poi la bici da pista per la disciplina dell’anello. Punto. La realtà dei fatti poi ha voluto che le cose si complicassero notevolmente e per verificarlo basta guardare le gamme prodotto dei principali marchi mondiali della produzione telaistica. Fateci caso, ognuno di questi al vertice della sua collezione, non ha soltanto un modello di bicicletta da corsa, ma ne ha almeno due o spesso tre. Quel che è accaduto è che per rendere

più variegata ed appetibile l’offerta oggi puoi trovarci la bici al top con caratteristiche endurance, la bici al top con caratteristiche votate al comfort, la bici al top dedicata alle donne e, in molti casi, la bici al top con caratteristiche adatte alla salita. È in questo modo che sono nati i “segmenti”, ovvero le categorie merceologiche all’interno delle quali inserire le varie tipologie di prodotto: esattamente come accade per le autovetture SUV, per le utilitarie o per le monovolume abbiamo imparato, nel corso degli ultimi anni, a riconoscere le biciclette da corsa chiamate “aero”, le bici da corsa da granfondo (o comfort bike come le chiama qualcuno), le bici da corsa superleggere e – infine - le bici da


corsa da donna. È appunto questa cosiddetta “segmentazione”, che a livello commerciale è diventata un formidabile assist per moltiplicare – appunto segmentandola - l’offerta prodotto all’interno di una fascia di altissima gamma, che in questo modo è diventata ancora più allettante ed invitante, proprio perché assicura al pubblico opzioni di scelta più vaste e puntuali rispetto all’offerta “generalista” che era possibile trovare qualche anno fa. Fin qui la situazione attuale, cui a dire il vero qualche marchio ha iniziato a fare dietrofront. Sì, perché è vero che la segmentazione dell’articolo “bici da corsa” soddisfa esigenze di utilizzo mirate, ma è anche vero che in questo modo ne sacrifica delle altre, e più che altro sacrifica quella che è la caratteristica principale che un articolo del genere dovrebbe avere: la versatilità, la capacità di andare bene ovunque, adattarsi a qualsiasi percorso e a qualsiasi tipo di utente. È in questo panorama complesso che, da qualche anno a questa parte, si sono affacciate sul mercato le gravel bike. Le gravel bike? Sì, proprio loro, quelle che alcuni interpretano come una nuova, ulteriore categoria di cui non si sentivano il bisogno, quella che da certi viene considerata solo e soltanto una moda effimera che, prima o poi, passerà. Un po’ come è accaduto per le fat bike, per intenderci. In realtà una gravel bike è tutto meno che questo, anzi è esattamente il contrario… • Cosa è una (vera) gravel “Una via di mezzo tra una bicicletta da corsa e una da ciclocross”. Ecco il modo più veloce per inquadrare tecnicamente una gravel-bike. In realtà la codificazione esatta di questa nuova categoria è cosa complessa e sottile. Se vogliamo, il solo elemento che davvero accomuna tutte quelle che nascono come gravel bike è la presenza di un impianto frenante a disco (che per la verità è diventando uno standard pressoché obbligato sulle bici da ciclocross e si sta facendo strada

anche sulle bici da corsa); tutte le restanti specifiche sono più che altro di ordine geometrico, mentre per quel che riguarda il materiale utilizzato possiamo indifferentemente trovare gravel bike costruite in carbonio, altre realizzate in acciaio e altre (poche a dire il vero) in alluminio. Per scendere nel dettaglio possiamo dire che una gravel bike è una bici il cui telaio ha una geometria ancor più “comoda” di quel che accade

sulle moderne bici stradistiche appartenenti al segmento comfort o endurance che dir si voglia: il tubo di sterzo è generalmente molto alto, al fine di favorire una stazione di guida eretta; da parte sua il carro posteriore è molto lungo, e questo accade sia per consentire una guida comoda, ma soprattutto per permettere di ospitare coperture con sezione generosa, spesso ben oltre i 30 millimetri e con battistrada

Adattare la bici da corsa al gravel?

Non si può… Se è possibile adattare una gravel bike a contesti di utilizzo squisitamente non altrettanto si può dire del percorso inverso. Lo diciamo chiaramente a tutti colori che credono sia possibile trasformare una bici da corsa in una (vera) gravel-bike. Come abbiamo visto la differenza geometrica tra le due tipologie di biciclette è marcata e la distanza rimane ampia anche se si considerano le biciclette da corsa votate al comfort. Non solo, pur se negli ultimi anni la maggior parte delle road bike consentono passaggi ruota ben maggiori di quelli permessi fino a qualche anno fa, difficilmente su una bici stradistica si riesce a montare una copertura che vada oltre i 390 millimetri di sezione, che invece è la misura che rappresenta la base di partenza per le vere gravel bike. È ovvio, nulla vieta a nessuno di cimentarsi su contesti sterrati con una bici stradistica adattata o anche con una bici da ciclocross, ma il feeling di guida, e assieme a questo la sicurezza sui fondi sdrucciolevoli, non saranno mai gli stessi di quelli che garantisce una vera gravel. LIFESTYLE INBICI

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In fondo la gravel bike non ha inventato niente dal punto di vista tecnico. E probabilmente è anche per questo che piace così tanto.

discretamente artigliato che sappia produrre un buon grip quando si passa sui fondi sterrati; con la stessa finalità è progettata la forcella, anche questa con un passaggio ruota ampio. Caratteristiche simili permettono dunque alla maggior parte delle gravel bike di montare sia ruote con diametro da 28 pollici, sia ruote dal diametro inferiore, da 27.5 pollici (o meglio 650B), installandoci magari coperture generose, simili a quelle che si utilizzano nel mountain biking. Ancora, diversamente dalle bici da ciclocross, la posizione della scatola movimento è più bassa (ma è generalmente poco più alta rispetto a una bici da strada), visto che nel gravel biking non occorre saltare su alcun ostacolo e al contrario una scatola più vicina al terreno aiuta ad avere maggiore stabilità di guida. In merito alle quote angolari le gravel bike hanno un’inclinazione del tubo verticale e del tubo di sterzo più “morbide” rispetto a quel che accade sulle bici da corsa da competizione pura e anche rispetto alle bici da ciclocross: su queste ultime, infatti, la necessità di rilanciare rapidamente il mezzo dopo le curve secche obbliga i produttori a verticalizzare entrambi gli angoli. Sulle gravel bike l’esigenza è esattamente l’opposta: più che la reattività serve una guida che agevoli la conduzione del mezzo su strade

in cui le curve sono generalmente ad ampio raggio, strade su cui il fondo stradale sdrucciolevole rende amica una geometria “pigra”, perché un assetto del genere consente anche di risolvere eventuali errori di traiettoria, cosa che invece è più difficile quando si è in sella ad una bici scattante e nervosa, che non lascia scampo in caso di errori. In quanto all’impianto frenante, sulle “gravel” non poteva che essere a disco, perché evidente è il vantaggio ad utilizzare freni del genere in contesti d’uso molto variegati e che spesso trovano gli elementi tipici del fuoristrada (polvere, fango, neve). Infine, essendo le gravel-bike bici per lunghi viaggi, non potevamo non trovare la predisposizione per i portapacchi e spesso anche per il parafango, perché, con l’aggiunta di qualche etto, accessori del genere consentono di ampliare e potenziare ulteriormente lo spirito endurance di queste bici votate tutte all’avventura. In merito alla componentistica, gli elementi peculiari di una gravel sono in genere il manubrio con parti terminali “sciancrate” che favoriscono l’ergonomia della presa bassa (pur se a scapito dell’aerodinamica che in questo caso non serve a nulla) e soprattutto sono la presenza di una trasmissione con moltipliche dallo sviluppo metrico anche molto corto, adatte ad affrontare erte ripide in fuoristrada e per questo più apparentati con i rapporti da mtb che con quelli da strada. • Una tipologia a sé stante Caratteristiche come quelle che abbiamo appena elencato hanno condotto i vari produttori che le hanno in catalogo ad inserire le loro gravel bike in segmenti a se stanti, ma comunque tutti all’interno della macrocategoria delle bici da “strada” o da “corsa”: che poi ci sia chi chiami questi segmenti “all road”, chi “adventure” oppure chi semplicemente “gravel” questo conta poco; quel che ci interessa è ricordare come quella delle gravel bike può rappresentare non tanto un nuovo segmento della bicicletta da corsa, ma piuttosto una tipologia di

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Un cambio perfetto per il gravel biking Si chiama Ultegra RX, è stato introdotto la scorsa stagione ed è il primo cambio da strada su cui Shimano ha declinato la tecnologia Shadow+ mutuata dai suoi cambi posteriori da mountain bike. Non a caso la tecnologia del nuovo cambio è chiamata Shadow RD+ (dove RD sta appunto per “road”): altro non è che una leva che, una volta attivata, permette di ridurre in maniera sostanziale le oscillazioni cui la catena è soggetta quando si transita su terreni sconnessi e di conseguenza impedisce che la catena possa cadere o incastrarsi tra gli ingranaggi, quando, ad esempio, si pedala all’indietro. Il meccanismo è in realtà una vera e propria frizione, visto che, sopra una certa soglia, si disattiva, permettendo alla gabbia del cambio di ruotare di conseguenza consentire la funzionalità nelle cambiate. Il cambio Ultegra RX è stato utilizzato per la prima volta “ufficiale” alla Parigi-Roubaix dai professionisti della strada, ma in realtà il nuovo prodotto che già è sul mercato rappresenta un’incursione importante di Shimano nel mondo del gravel biking, visto che questo tipo di componente trova una destinazione d’uso ordinaria e preferenziale per questi orizzonti di utilizzo (e una destinazione straordinaria appunto in gare come la Parigi-Roubaix). È per questo che ci aspettiamo altre novità importanti da parte del colosso giapponese all’interno del mondo “gravel”.

bici a sé stante, un po’ come lo sono le mountain-bike, le biciclette da pista o appunto le biciclette da corsa (racchiudendo con questo termine tutte le varie categorie possibili che abbiamo menzionato prima). I contenuti tecnici, e assieme a questi la filosofia che esprime il mondo gravel, effettivamente sono qualcosa che va oltre la categoria, sono qualcosa di a parte, di non convenzionale: non sono né strada, né ciclocross, né mountain bike, nonostante il fatto che questa camaleontica e versatile bicicletta raccolga un po’ di tutto da questi tre mondi che abbiamo appena citato. Sì, a livello di design le gravel sono apparentate alle bici da corsa, ma rispetto a queste hanno caratteristiche uniche, le stesse che consentono loro di percorrere qualsiasi terreno, di destreggiarsi in qualsiasi contesto. Non solo, con

interventi tecnici mirati e con una spesa relativamente contenuta è possibile personalizzare ed adattare ulteriormente il carattere di una gravel. Ecco qualche esempio: se nella configurazione proposta in catalogo la gravel bike propone gomme quasi sempre generose, nulla ci impedisce di cambiare le coperture con delle gomme più strette e magari con battistrada slick per trovarsi un equipaggiamento tecnico adatto a percorrere tanti kilometri su asfalto e, perché no, a cimentarsi anche in competizioni non estreme come ad esempio possono essere le granfondo. Vi assicuriamo che se non siete amanti della prestazione a tutti i costi e se non puntate a vincere le corse, con una buona gravel con telaio in carbonio è possibile raggiungere livelli prestazionali davvero elevati quando si pedala sull’asfalto. Allo

stesso, modo, nei modelli che lo consentono, il montaggio di ruote da 27.5 pollici opportunamente gommate con coperture di sezione generosa ossia apre alle gravel bike orizzonti di utilizzo che sono propri di un mountain biking neanche troppo leggero e rilassato. Tra l’asfalto e il fuoristrada in mezzo potremmo poi metterci il contesto di utilizzo cittadino e poi quello dei viaggi, ovvero altri due orizzonti che non sono affatto negati a una gravel. Insomma, altro che moda: la gravel bike può davvero la bici totale, la bici che risolve i limiti dei vari segmenti grazie al suo assetto tecnico che permette di fare (quasi) tutto, semplicemente sfruttando appieno l’estrema versatilità che questa semplice ma rivoluzionaria bicicletta ha nel suo dna.

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Le nostre proposte Cannondale

Topstone Apex 1 2199 euro Il telaio in alluminio sfrutta l’esperienza pluridecennale di Cannondale nel campo della lavorazione della lega leggera: leggera, efficiente e anche morbida grazie alla forcella full-carbon. Può montare gomme fino alla 42 mm di sezione.

Look

765 Gravel 3999 euro È la prima esperienza di Look nel mondo del gravel biking. Praticissimi i perni passanti che utilizzano gli Speed Release di Mavic che assicurano tutti i vantaggi strutturali del perno passante e tuta la praticità e la velocità di azionamento dei quick release.

Scott

Addict Gravel 30 2999 euro In carbonio di serie HMF. Le quote angolari e dimensionali dei tubi impiegano la configurazione Gravel Race Technology, in pratica un’interpretazione “racing” del gravel biking. Il risultato è un mezzo scattante e agile, per affrontare qualsiasi percorso, ovunque, in qualsiasi condizione atmosferica.

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Gravel bike, altro che moda! Wilier Triestina

Jena

3300 euro È una delle quattro gravel bike di “Wilier”, ha il telaio in carbonio con resistenza di 60 tonnellate per centimetro quadrato. L’impostazione geometrica è studiata per ottenere un compromesso ideale tra agonismo e comfort. Cinque le taglie disponibili.

Argon18

Dark Matter 2099 euro La geometria ispirata alle vere road bike del marchio canadese rendono questa una gravel aggressiva, in grado di affrontare qualsiasi percorso grazie alle coperture con sezione generosa, addirittura fino alla 45 mm di sezione alloggiabile.

Basso

Palta

N.D. euro La gravel del marchio veneto utilizza una speciale forcella e dello speciale reggisella che permettono di smorzare le vibrazioni trasmesse alla sella. Il telaio è stato sviluppato con 7 fori porta borraccia che permettono di portare 3 borracce in diverse configurazioni.

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SCATTO D’AUTORE VALDINON BIKE by Newspower.it

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Cortina Trophy

La Regina delle Dolomiti a cura della Redazione

A 10 anni dal riconoscimento Unesco, il territorio ampezzano celebra la bellezza inestimabile dei suoi territori con una manifestazione che, rinnovata nei percorsi, si annuncia ancora più bella ed emozionante 116

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Nel 2019 Cortina d’Ampezzo celebra 10 anni dal riconoscimento delle Dolomiti quale Patrimonio dell’Umanità Unesco. Un patrimonio naturale che incorona Cortina, Regina delle Dolomiti e degli sport, sia in inverno (fu la sede dei giochi olimpici del 1956, ospiterà i Mondiali di sci alpino del 2021 ed è candidata con Milano alle Olimpiadi del 2026) sia in estate con manifestazioni dedicate alle discipline e attività outdoor più amate, come la mountain bike. Protagonista della bella stagione su due ruote, l’evento internazionale Cortina Trophy – che si avvale di partner commerciali di prestigio, quali Named, Bmc e Schwalbe coinvolge gli appassionati


della MTB in due percorsi indimenticabili attraverso le Dolomiti e in una 4 giorni di appuntamenti aperti al pubblico. Dopo tre memorabili edizioni nella natura più incontaminata della conca ampezzana, il comitato di Cortina Experience non si è voluto accontentare e per l’edizione 2019 ha voluto proporre i due percorsi Classic e Marathon - parzialmente rinnovati, rendendoli ancora più emozionanti divertenti. “Lo scenario delle Dolomiti - spiega Federico Casalini, presidente della Asd Cortina Experience - ci offre impareggiabili opportunità naturalistiche, ma i percorsi che abbiamo scelto non hanno eguali sul nostro territorio. Abbiamo tracciato gli itinerari con grande attenzione, scegliendo il giusto compromesso tra contenuti tecnici e scorci panoramici”. Nello specifico, eliminata la salita che portava al Rifugio

Mietres, la prima parte di gara sarà globalmente più scorrevole. Il Classic, al 13° chilometro, da località Cadin, attaccherà la salita che terminerà dopo i 5 chilometri necessari per raggiungere il Passo Posporcora, passando sotto alle Crepe di Cianderou con ampia vista sulla conca ampezzana sino allo scollinamento. Il Marathon inizia a salire con decisione dopo 17.5 km, appena superata la località di Mortisa e, dopo alcuni saliscendi, arriva al bivio dove lo scorso anno si girava a destra in direzione del Lago d’Ajal. Al bivio si prosegue diritti e, dopo 500 metri, si sale fino ai 1.800 metri di Malga Federa, per poi proseguire fino a Croda da Lago, a circa 2.000 metri di quota, con la vegetazione diradata e l’incantevole vista sul lago circondato da un anfiteatro di creste montuose. Una divertente discesa farà

Cortina-d’Ampezzo

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perdere 350 metri di quota per poi iniziare a salire nuovamente sino al Passo Posporcora, con la parte finale della salita in comune con il Classic. Da qui i due percorsi sono in comune fino al traguardo, affrontando la classica e suggestiva saluta al Passo Son Forcia, a quota 2.116 metri, con un tratto al 27%, al cospetto dell’imponente Monte Cristallo. Invariato il finale di gara: scendendo al Passo Tre Croci 118

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(1.809 m), Pezies/Faloria (1.650 m) per arrivare al suggestivo finale in Corso Italia a Cortina d’Ampezzo (1.224 m). Due percorsi che esalteranno e soddisferanno anche i bikers più esigenti, con nuovi tratti altamente panoramici, interessanti spunti tecnici e tanto divertimento per chi ama la vera mountain bike. Intanto, prosegue a gonfie vele la partnership con la Marathon

dell’Altopiano, che si terrà a Gallio (VI) il 29 settembre e dalla cui “fusione” è nata “La combinata delle Rocce”, un’opportunità unica per vivere la mountain bike in due tra i migliori contesti naturalistici offerti dall’arco alpino, con la garanzia di standard organizzativi di alto livello Maggiori info:

www.cortinatrophy.com


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