Il Segno novembre 2014

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il Segno PICCOLO

...quello che gli altri non scrivono...

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Onda su onda Anno XIII, n. 15 - 1/30 novembre 2014

Il comune Una sola offerta per incontra la casa rosa le Poste A pagina 12

A pagina 19

A pagina 16

Sanzioni da 20 mila €

A pagina 9

In consiglio comunale

Porta a porta È Crestini ai Campi contro tutti e al Vivaro. A pagina 11 Niente di fatto

La storia di Buonomo, l’amico di Di Vittorio

A pagina 23

Chi sa parli

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L’illegalità MariaTeresa L’Osservatorio in via delle Tauscher, la compie 18 anni. Barozze beatadiRocca Intervista alla fondatrice

Acquisizione abusi

A pagina 13

Vogliamo la verità sulla morte di Stefano Cucchi

Ringraziamo i nostri sostenitori e collaboratori: Orlando, Marco, Mauro, Roberto, Paola, Renato, Luigi, Simone, Silvia&Francesca, Diego&Pino, Alessandra, Giulia, Mario, Claudio, Rosa, Alessandro, Ilaria, Antonello, Emanuela, Camilla, Alessandro, Bruna, Marina, Marcello, Monica& Rosella, Anna, Alessia, Alfredo, Jessica&Davide, Cristina, Francesca & Bernardo, Fiammetta&Giuseppe, Orofino, Piero, Paola&Alessia, Laura, Vincenzo, Anna, Loredana, Gabriele, Florentina, Annarita, Enea, Franco, Antonio, Alessandro, Giulia, Gennaro, Rossana, Maurizio, Bruno, Omero, Patrizio, Enzo, Nicola, Italia, Cristina, Nadia, Gianfranco, Marco, Federico, Fabrizio e Maureo

A pagina 24

A pagina 25

Telefonia cellulare

In arrivo pali alti 30 metri

Il convegno sul futuro del castagno

Non bastavano le one elettromagnetiche di Monte Cavo, Madonna del Tufo e Costarelle. Ora arrivano anche i mega-pali delle grandi compagnie di telefonia mobile che, per un pugno di euro, invaderanno Rocca di Papa. Alle pagine 14 e 15

I debiti crescono

Deficit da 18 milioni

Villa Ortensie Sitentailcolpaccio A pagina 8

A pagina 10

A pagina 7

ARTIGIANI DEL DOLCE DAL 1965 Specialità siciliane Rinfreschi per ogni ricorrenza


ATTUALITÀ

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il Segno - Novembre 2014

«Caro Matteo, io nun ce l’ho co’ te ma co’ quelli che te stanno vicino» Con l’attuale governo siamo tornati ai tempi del grande Ettore Petrolini

organo quindicinale dell’associazione culturale “Editoriale il Segno” C.F. 92028150586 P.IVA 12706861007 Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

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REDAZIONE Mauro Artibani, Bruna Benelli, Federico De Angelis, Giulia De Giorgi, Daniela Di Rosa, Laura Fico, Paola Gatta, Mauro Giovanelli, Anna Giovanetti, Toshi Kameda, Marcello Loisi, Camilla Lombardozzi, Loredana Massaro, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Paola Rufini, Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, Sandro Tabellione, Alessia Tino ILLUSTRAZIONI Franco Carfagna, Ermanno Gatta

Stampa: Arti Grafiche Ciampino Via Firenze, 21 Ciampino (Rm) Tel. 06-7960205

Manoscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono. Il contenuto degli articoli, dei servizi, le foto ed i loghi, rispecchia esclusivamente il pensiero degli artefici e non vincola mai in nessun modo il Segno, la direzione e la proprietà.

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di Mauro Giovanelli A chi l’aveva fischiato dal loggione durante una rappresentazione, Ettore Petrolini, grande attore romano del primo ventennio, disse: “io nun ce l’ho co’ te ma co’ quelli che te stanno vicino e nun t’hanno buttato de sotto”. Quando sento la guida scout Renzi dire a destra e manca, dagli studi Mediaset, che le Regioni non devono effettuare tagli ma eliminare gli sprechi, mica lo contesto. Ha ragione! E mentre enfatizza, neppure avesse scoperto l’acqua calda, che non capisce come una siringa in Sicilia possa costare il doppio rispetto alla Toscana, addirittura mi inchino. Bravo! Intelligente il ragazzo. E perspicace. Infatti, io non ce l’ho con lui ma con tutti quelli, giornalisti, conduttori televisivi, insomma chiunque ne abbia facoltà, che non lo buttano di sotto, con la dialettica intendo, sbattendogli in faccia gli sprechi della politica di casa che in questo Paese, rispetto al resto del globo, ha il maggior numero di persone impegnate. Una quantità imprecisata ma altissima per la sicurezza, addirittura esorbitante tra amministrativi, tecnici, diri-

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genti, assistenti, fattorini, commessi (da 99 mila €uro all’anno), uscieri, medici, infermieri, addetti alla buvette, baristi, postini, camerieri, autisti, cuochi, barbieri (arrivano a 136 mila €uro all’anno), elettricisti, giardinieri, idraulici, tappezzieri e via di questo passo fino agli incaricati alla ricarica degli orologi a pendolo. Che non ci sia uno, dico uno, un solo professionista dell’informazione che gli faccia notare, e pretenda spiegazione, di non comprendere perché gli stipendi dei parlamentari in

Italia siano il doppio rispetto al resto del Pianeta ed abbiamo la Presidenza della Repubblica più costosa della Terra, pure se confrontata con le monarchie e gli Stati a governo centralizzato. Stiamo parlando di qualcosa di più di qualche scatola di siringhe? O no? In parole povere vorrei mettere in chiaro una cosa, caro Matteo, e lo faccio subito: “Io nun ce l’ho co’ te ma co’ quelli che te stanno vicino e nun t’hanno buttato de sotto”. A parole s’intende, quantomeno a gestacci.

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ATTUALITÀ

il Segno - Novembre 2014

La Carta dei valori che spesso i giornalisti lasciano nel cassetto

Lo scontro fra Travaglio e Santoto merita un breve approfondimento

di Andrea Sebastianelli Quanto accaduto recentemente tra Michele Santoro e Marco Travaglio, durante la puntata di Servizio Pubblico (La7) dello scorso 16 ottobre incentrata sul disastro ambientale di Genova, favorisce una discussione su come il giornalismo oggi si sia trasformato in qualcosa di diverso rispetto al significato originario di questa professione che, solo all’apparenza, sembra complessa. La Carta dei valori, che ciascun giornalista dovrebbe sempre tenere a mente, tra l’altro, dice con chiarezza che «La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del governo o di altri organismi dello Stato». Cioè, il suo dovere (del giornalista) è quello di far sapere ai lettori/cittadini come stanno le cose su un fatto di pubblico interesse. Sempre più spesso, invece, questo semplice dovere viene interpretato come una possibilità, una scelta. Torniamo quindi alla puntata di Servizio Pubblico. Lo scontro tra due giornalisti

di livello, come sono Santoro e Travaglio, sta proprio in questo equivoco. Travaglio ha citato fatti e responsabilità avendo di fronte Burlando, attuale governatore della Liguria e pluri-sindaco di Genova. La sua elencazione di vicende politiche e scelte amministrative che hanno accentuato la fragilità di un territorio come la Liguria, sono state interpretate come «insulto», anche perché “bisogna dare a tutti il diritto di replica”. Il diritto di replica è un altro dei doveri che il giornalista non deve mai disattendere ma diritto di replica non significa che chi replica può raccontare balle ai

quando non centra nessuno dei punti che gli vengono mossi? Oppure deve tutelare il diritto dei cittadini/lettori/telespettatori di fronte al solito bla-blabla che dice tutto per non dire niente? Ricordate la Carta? «La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del governo o di altri organismi dello Stato». Marco Travaglio si è limitato ad applicare questo semplice concetto, completamente dimenticato invece da Michele Santoro che, nell’occasione (forse perché inseguito dallo spettro di Grillo) ha preferito omologare il suo Servizio Pubblico agli altri talk show d’informazione, dove i politici parlano e straparlano senza ostacoli né domande. Quasi a ruota libera. Non sarebbe male se ciascun giornalista, ogni tanto, sia quello che scrive di cronaca locale sia quello diventato star della carta stampata o della televisione, tornasse a leggersi la Carta dei valori. Tanto per non dimenticare il significato di una professione che, seppur criticabili, delle regole basilari ancora le possiede.

cittadini. È quello che è successo a Servizio Pubblico, con Burlando che invece di affrontare i punti centrali della ricostruzione di Travaglio ha preferito andare sul politichese, come si dice, buttandola in caciara, cioè facendo la morale a Travaglio e ai telespettatori. Qui, è evidente, non siamo di fronte al diritto di replica ma, più che altro, al diritto di «omettere fatti o dettagli essenziali alla completa ricostruzione dell’avvenimento» (altro punto essenziale della Carta dei valori). Un giornalista deve accettare ogni tipo di replica dal suo interlocutore, anche

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AMBIENTE

Le costituzioni tempi moderni di Bolivia ed Ecuador

di Roberto Sinibaldi L’America latina sembra il luogo più avanzato, più dinamico e fertile nel definire nuove concezioni ecologiche, una diversa operatività e una visione globale che superi con interessanti sperimentazioni quello che, al di qua dell’oceano, si configura invece come un panorama forse più stagnante, probabilmente reso meno fluido da condizioni economiche e sociali più forti e consolidate. Le innovative carte costituzionali di Bolivia ed Ecuador, nelle quali sono richiamati i diritti della natura, dimostrano questo dinamismo e designano l’America latina del mitico José Pepe Mujica, Presidente dell’Uruguay (vedi articolo a fianco) come uno dei luoghi da seguire con maggiore interesse ed attenzione in campo ambientale. Se, come si fa nelle costituzioni di questi due Paesi, si pongono sullo stesso piano l’uomo e le altre forme di vita esistenti sulla Terra, è possibile considerare la ricerca di nuovi, o forse sarebbe meglio dire diversi, equilibri. Un fiume, per esempio, in queste terre ha una sua personalità giuridica, con i medesimi diritti che l’uomo

Così i diritti della natura sono stati equiparati ai diritti umani

potrebbe avanzare su di esso. Non più, o non solo, basati su interessi e diritti in competizione, ma su una insolita concezione, un’etica della terra che ci spogli dell’antropocentrismo imperante, spesso rapace e predatorio, per consegnare il mondo a un nuovo (e arcaico allo stesso tempo) principio di responsabilità che possa garantire la tutela e il mantenimento delle risorse, ossia il fondamento della sostenibilità. Un percorso diverso dall’abusato ossimoro “sviluppo sostenibile” (che non mette in discussione le radici dell’industrializzazione che contraddicono la sostenibilità), che converge verso il concetto di sostenibilità tout court per le attuali e future

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generazioni. Un gradino oltre c’è il mantenimento della vita – dell’uomo – sulla Terra. Un’esigenza prettamente antropocentrica, ma certo alla lunga irrealizzabile depauperando i presupposti ambientali per il suo mantenimento. Come si vede, le esigenze antropiche e quelle naturali sono interconnesse in maniera inestricabile. Si tratta di ricodificare una percezione sociale collettiva, globale, che possa consentire la permanenza di uguali prerogative di sussistenza tra umani e non, perché i primi non potranno sopravvivere senza i secondi, mentre con cinismo bisogna osservare che il contrario è stato possibile per milioni di anni.

il Segno - Novembre 2014

Ecco chi è José Pepe Mujica il presidente rivoluzionario dell’Uruguay

“Un discorso che non sarà dimenticato e che vorremmo sentire da tutti i politici”. Questo il giudizio di molti tra coloro che hanno sentito il discorso che José Pepe Mujica, Presidente dell’Uruguay, ha tenuto in Brasile il 21 giugno del 2012, alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile. Un discorso rivoluzionario, come solo i grandi uomini sanno pronunciare, in cui ha denunciato l’assurdità del mondo in cui viviamo: “Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita (…) povero non è colui che tiene poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di più e più. Le cose che dico sono elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare. Precisamente. Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità!” Pepe Mujica devolve i nove decimi del suo stipendio ad associazioni umanitarie. Vive nella sua fattoria senza neppure l’acqua corrente, ma solo l’acqua del pozzo. È vegetariano, è sposato, ha un cane. Mujica ha un passato di sinistra nei Tupamaros, un famoso gruppo di combattenti che si ispirava negli anni sessanta-settanta del secolo scorso alla rivoluzione cubana. Per questo ha trascorso 14 anni in carcere. (M.L.)

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ATTUALITÀ

il Segno - Novembre 2014

“A Pozzallo un’esperienza che ha cambiato la mia vita”

Partecipare all’operazione Mare Nostrum ritrovando un po’ di Rocca di Papa

di Emanuele Imondi Recarmi in Sicilia, a Pozzallo, e partecipare da terra all’operazione “Mare Nostrum”, è stata (come altre volte passate a Lampedusa), un’esperienza di vita unica. È una cosa che ti cambia la vita, ti rimane scolpita nella memoria e nel cuore. Solo guardando dritto negli occhi i migranti salvati in mare, si capisce la loro disperazione, la loro paura, specialmente quando giungono bambini. Per loro è giusto e sacrosanto un futuro migliore, è un loro diritto. Il mio compito è stato come operatore di Polizia scientifica, identificare queste povere persone che affrontano viaggi spesso lunghissimi e pericolosi, impiegando anche diversi mesi per giungere sulle coste libiche, imbarcandosi spesso su barconi fatiscenti per poi approdare sulle nostre coste. Oltretutto affidando le loro vite a persone senza scrupoli, come gli scafisti, persone crudeli che sottopongono i passeggeri a trattamenti inumani e degradanti. Ho conosciuto e parlato con due naufraghi, un eritreo e un siriano che, per due giorni, sono rimasti in acqua, in mare aperto, provvisti di salvagente e vedendo colare a picco la barca dove erano a bordo. Non hanno potuto salvare i loro compagni di viaggio, compresi molti bambini. È stato scioccante ascoltare la loro storia. Quindi,

personalmente, credo che sia giusto aprire canali legali di immigrazione perché il Mediterraneo è una frontiera Europea ed è quindi giusto che ci sia l’impegno di tutti e che ci siano alternative alle carrette di mare. La tratta di esseri umani è proibita, la dignità umana è inviolabile ed essa deve essere rispettata e tutelata. Ogni persona ha diritto alla vita, compresi i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. È giusto condividere un futuro di pace fondato su valori comuni; “la salvaguardia della vita” senza distinzione di razza. Ringrazio il comune di Pozzallo, i suoi cittadini, i volontari che ho conosciuto e lavorano ancora con impegno per dare una degna accoglienza a queste povere persone. Grazie di cuore per il vostro affetto! Oltretutto, mi è capitato di conoscere a Pozzallo un pescatore che, sentendo il mio accento romano, mi chiese se

Emanuele Imondi a Pozzallo

ero di Roma ed io prontamente gli risposi; “abito in provincia, precisamente a Rocca di Papa nel cuore dei Castelli Romani”. Con sguardo stupefatto mi rispose così: “Io ci sono stato nel tuo paese, mi porta-

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da Tokyo Toshi Kameda Qui sta facendo un caldo tremendo con tanta umidità tipica del Paese. Ogni anno ho l’impressione che faccia sempre più caldo e anche quest’estate l’abbiamo superata senza il nucleare. Quando inizia l’afa torna alla mente il bombardamento di Hiroshima del 6 agosto e, tre giorni dopo, quello di Nagasaki. Quest’anno ricorre il 69º anniversario e il 60º di Bikini quando, il 1º marzo 1954, gli Stati Uniti fecero un esperimento nucleare lanciando una bomba all’idrogeno sull’Atollo di Bikini, mille volte più potente di quella di Hiroshima, che espose alle radiazioni i pescatori giapponesi di “Daigo Fukuryu Maru” (il nome del peschereccio), e di altri 683 pescherecci oltre agli abitanti del posto. Per il Paese si trattò della terza tragedia che portò, da un lato, alla nascita del movimento antinucleare e, dall’altro, fu fonte di ispirazione del film giapponese “Gojira” (“Godzilla” in inglese). Proprio in occasione di questo anniversario è uscita la nuova pellicola, seconda versione statunitense. Gojira compie così 60 anni. In “Gojira”, i numerosi esperimenti nucleari americani, deformando la natura, crearono una gigantesca creatura, Godzilla appunto, che non era un semplice mostro ma il simbolo dell’ira della natura e un avvertimento all’uomo sulle conseguenze della bomba atomica sull’ambiente e sull’umanità. Nel remake del film, Gojira distrugge anche la centrale nucleare della città di Janjira, immaginaria ma ispirata a Fukushima. Questo è un altro avvertimento 60 anni dopo: «perché l’uomo non ha ancora capito - come dice nel film il professor Ichiro Serizawa - che la sua arroganza è considerare la natura sotto il suo controllo e non l’esatto contrario». Il 1954 e il 2011 non sono due epoche storiche ben distinte. Il Giappone è l’unico Paese che ha conosciuto sulla sua pelle il male assoluto e per questo dovrebbe avere voce in capitolo per dire forte: “no alle armi nucleari”. Invece, ha accettato l’energia nucleare senza mai respingere l’uso delle armi fino in fondo. Fin’ora sono stati ufficialmente rispettati “tre fondamenti non-nucleari”: il non possedere armi nucleari; il non costruirle; e il non farle entrare nel Paese. Convinzioni politiche formatesi a partire dalla metà degli anni Cinquanta anche se gli americani qualche testata nucleare nelle loro basi militari, situate in territorio nipponico, la portarono grazie a un accordo segreto stipulato nel 1963. All’epoca si presumeva che la sicurezza nazionale sarebbe stata garantita dal cosiddetto “ombrello nucleare” americano. Anche per questo l’atteggiamento dei governi giapponesi è stato sempre timido nei confronti del disarmo nucleare. Per esempio, si è astenuto dal 1995 in poi da tutte le risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che chiedevano l’avvio della trattativa per il disarmo nucleare. Ora, però, sembra si stia facendo un passo in avanti. Dopo tre astensioni, il Giappone

DIRETTA da TOKYO

il Segno - Novembre 2014

Contro il nucleare, dentro il nucleare

Il ritorno di Godzilla dopo Fukushima

ha aderito alla dichiarazione relativa alle conseguenze sull’umanità delle armi nucleari nella quale, tra l’altro, si afferma che «la sopravvivenza dipende dal fatto che, in qualsiasi circostanza, non vengano usate armi nucleari». Questa proposta, avanzata nell’ottobre 2013 dalla Nuova Zelanda, è stata approvata da 125 Paesi ma respinta da molti Stati europei (tra cui l’Italia). Ma, nello stesso tempo, il Giappone ha aderito a un’altra dichiarazione proposta dall’Australia la quale, pur riconoscendo le gravi conseguenze del nucleare sull’ambiente e sull’uomo, non ne ha accettato l’abolizione immediata per ragioni di sicurezza. Il Giappone, quindi, è l’unico Paese che ha aderito a due dichiarazioni in aperto contrasto tra di loro. Da ciò si capisce che non vuole proprio uscire dall’“ombrello nucleare”. Anzi, il Paese è andato oltre avanzando l’idea di avere proprie armi atomiche. Nel 1969, per esempio, durante un incontro con i colleghi tedeschi, alcuni funzionari giapponesi del Ministero degli Affari Esteri parlarono della possibilità di costruire proprie testate nucleari in caso di minaccia da parte della Corea del Nord. Oggi, l’allora presidente del Consiglio della ricerca politica del partito liberal-democratico, Shigeru Ishiba (già ministro della difesa e attuale ministro delle zone speciali della strategia nazionale), esprimendo un suo pensiero sulle centrali nucleari in un programma televisivo, ha parlato chiaro: «Non penso che il Paese debba avere armi nucleari ma, volendo, è in grado di costruirle entro un anno. Questo è un deterrente» e «non si deve dimenticare che il Giappone è circondato da Stati detentori di ordigni nucleari: Russia, Cina, Corea del Nord e USA». Per poi proseguire: «Tranne il Giappone, tutti gli altri Stati mettono insieme la poli-

tica dell’energia nucleare e quella dell’armamento nucleare». Seguendo la logica del suo discorso si capisce che anche il Giappone, come tutti gli altri Stati, come afferma Hiroaki Koide, professore associato dell’Istituto di ricerca del reattore dell’università di Kyoto, punto di riferimento per il movimento antinucleare, «voleva avere armi nucleari; e le centrali nucleari non servivano per l’elettricità ma per mantenere una potenziale capacità tecnologica per costruirle». Infatti, solo il Giappone, a parte le cinque potenze atomiche, possiede tre elementi necessari per realizzare armi: il reattore, la tecnologia dell’arricchimento dell’uranio e l’impianto di separazione del combustibile nucleare. Oggi il Giappone ha un massiccio di plutonio di circa 45 tonnellate, provenienti dalle centrali, con il quale si possono costruire oltre 5 mila testate nucleari secondo il calcolo effettuato dalla IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), e ciò è permesso dagli Stati Uniti a condizione che il plutonio venga destinato a produrre MOX (una miscela di uranio e plutonio) che servirà per il reattore nucleare auto-fertilizzante che produce più combustibile di quello che consuma per il suo funzionamento. È un triste destino che l’unico Paese che ha subito delle gravissime conseguenze umanitarie sia diventato anche l’unico Paese, tra gli Stati non detentori di ordigni nucleari, ammesso a produrre materiale diabolico come il plutonio. Il Giappone perciò, quando sarà il momento, sarà perfettamente in grado di costruire armi di distruzione di massa e, se dovesse servire, anche di usarle. Nel 2002 l’attuale premier Abe, allora vice-segretario capo di gabinetto, non esitò a dire che «l’uso della bomba nucleare tattica non è incostituzionale come disse Kishi nel 1960» (suo nonno ex premier). Ma «non lo facciamo perché esistono “tre fondamenti non-nucleari”». Ciò vuoldire che se dovesse cambiare linea politica non esiterà a ricorrere all’uso di armi atomiche. Ora che hanno pure approvato la legge sul segreto di Stato, l’uso delle forze militari e la libera esportazione di armi non sono più impossibili e non è escluso che un giorno il governo vorrà rivedere anche i tre fondamenti costituzionali. Il Giappone, insomma, non vuole abbandonare l’energia nucleare perché sa bene che l’uso civile del nucleare è ben legato con l’uso militare. Un Godzilla infuriato, dunque, potrà tornare di nuovo nella terra del Sol levante per darci un ultimatum. toshiditalia@yahoo.co.jp


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il Segno - Novembre 2014

INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 30 settembre 2014 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.886 (maschi 8.362; femmine 8.524). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.372.*

notizie, informazione, attualità

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NUMERI UTILI

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Abitazionialpostodell’exalbergo ma restano i problemi irrisolti *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

L’amministrazione approva la delibera ma dei mancati allacci fognari non parla

di Andrea Sebastianelli Cambio di destinazione d’uso per Villa Ortensie, l’ex struttura alberghiera di via Ariccia. La proposta è contenuta in una recente delibera di giunta (n. 129 del 14 ottobre) che accoglie così la richiesta presentata lo scorso 14 luglio. L’amministrazione comunale, oltre ad aver preso atto della proposta, ha anche accolto la relazione del responsabile dell’ufficio urbanistica di Rocca di Papa, Rocco Di Filippo, nella quale viene chiarito che “la proposta è finalizzata al solo conseguimento di un cambio di destinazione d’uso da non residenziale a residenziale senza alcun aumento di volumi”. La relazione del geometra comunale, però, non ha tenuto conto che sull’ex albergo delle Ortensie, esistono ben due interrogazioni regionali, presentate il 24 febbraio e il 20 dicembre 2011 dall’allora consigliere radicale della Regione Lazio, Rossodivita, su un aspetto piuttosto grave: l’assenza di una qualsivoglia autorizzazione di allacciamento alla rete fognaria. Stranamente, Di Filippo, tocca la

questione di striscio, scrivendo che i proprietari devono provvedere agli “allacci a tutti i pubblici servizi a rete ove ancora mancanti”. Come sarebbe a dire “ove ancora mancanti”? Nelle interrogazioni regionali la vicenda venne scoperchiata completamente. Vale la pena ricordare che cosa scrisse all’assessore all’Ambiente re-

Rocco Di Filippo

gionale, Mattei (presidente Polverini), il consigliere radicale. Si chiedeva Rossodivita “se risulta vero che nella Via Ariccia insiste un albergo-ristorante di notevoli dimensioni (ex Villa Ortensie), il quale ha ricevuto regolarmente autoriz-

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Villa Ortensie

zazioni amministrative e sanitarie dal Comune di Rocca di Papa nel 2006 senza la presenza di alcun impianto di smaltimento a norma”. Un’accusa precisa e circostanziata, rivolta con chiarezza a chi in quel momento governava il paese, cioè Ponzo, che fino al 19 maggio ricopriva il ruolo di sindaco, e Boccia, subentrato dopo questa data. Alle prime domande, ne seguì un’altra, anch’essa pesante come un macigno, cioè “se risulta vero che l’attività, attualmente sospesa, avesse impianti di smaltimento delle acque reflue a totale dispersione e, nel caso fosse confermato quanto esposto, come è stato possibile in tali condizioni rilasciare un’eventuale autorizzazione di agibilità all’edificio”. Il responsabile del-

l’ufficio urbanistica, invece di rispondere a questi incredibili e gravi interrogativi, dice che in fondo si può cambiare destinazione, basta mettersi in regola qualora non lo si fosse già fatto. La questione meriterebbe un approfondimento perché le accuse del 2011 avanzate dal gruppo radicale, che provocarono le ire dell’allora consigliere Carlo Umberto Ponzo, sono rimaste completamente inevase o, peggio, del tutto ignorate. Per quanto ci risulta un fascicolo su tale vicenda dovrebbe già essere stato aperto presso la Procura della Repubblica di Velletri, per iniziativa degli stessi radicali e sembra assurdo che, da un lato la giunta comunale, dall’altro i suoi uffici, facciano finta di niente. Qui si parla di inquinamento ambientale, di autorizzazioni concesse dal comune non si sa in che modo. Prima di procedere in una direzione o in un’altra crediamo sia opportuno chiarire i troppi aspetti rimasti avvolti nella nebbia, cominciando a rispondere alle domande del 2011 che oggi, alla luce della richiesta di cambiare destinazione urbanistica, sono più valide che mai.

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ROCCA DI PAPA L’associazione L’Alveare ha organizzato un convegno con gli esperti del settore

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il Segno - Novembre 2014

Il castagno per costruire il futuro ma i politici sono poco interessati

di Sergio Rasetti A giudicare dalla totale assenza di assessori e consiglieri comunali di Rocca di Papa al convegno organizzato dall’associazione L’Alveare, denominato “Il legno di castagno per costruire il futuro” (sul quale daremo conto sul prossimo numero del Segno), svoltosi sabato 8 novembre presso il centro internazionale dei Focolari a Rocca di Papa, si deve dedurre che ai rappresentanti del popolo roccheggiano l’argomento non interessa proprio oppure che sono in materia talmente ferrati da non avere necessità di ascoltare esperti e responsabili delle varie istituzioni competenti che nel convegno hanno esposto le problematiche e le decisioni da prendere in considerazione per ridare al legno di castagno, e non soltanto, una prospettiva di sviluppo economico per il paese e l’area dei Castelli Romani. L’assenza degli eletti ha fatto il paio con quella degli uffici comunali e, se non fosse stato per la breve presenza del sindaco e quella, altrettanto breve, di due consiglieri dell’opposizione, i padroni di casa sarebbero risultati completamente assenti. È incredibile, ma sembra proprio che l’impegno dell’Alveare che, con i suoi associati, ha come scopo principale la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio forestale di Rocca di Papa, sia ignorato (o boicottato?) proprio da chi, per primo,

dovrebbe occuparsene. Fortuna che quelli dell’associazione, con alla testa il presidente Claudio Botti, sembrano non farsi condizionare e tirano avanti lavorando concretamente alla elaborazione delle strategie necessarie. Certo è che di questo atteggiamento i signori assessori e consiglieri, che dimostrano di non impegnarsi nella cura degli interessi del paese e dei suoi cittadini, dovranno risponderne agli elettori che, ci auguriamo, li “premieranno” lasciandoli a casa alle prossime elezioni.

Si terrà l’11 dicembre la conferenza dell’economista de La Sapienza Mario Tiberi

Il prof. Tiberi e Draghi

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Un momento del convegno sul castagno

Il prossimo giovedì 11 dicembre, presso l’aula consiliare oppure presso la biblioteca comunale (al momento in cui andiamo in stampa non conosciamo ancora il luogo esatto) si terrà un interessante convegno, organizzato dal nostro Gennaro Spigola, con la presenza del prof. Mario Tiberi, ordina-

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rio di politica economica presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Di grande attualità il tema scelto, “La politica economica italiana con il governo Renzi-Padoan”. Per il professor Tiberi si tratta di un ritorno visto che già nel febbraio scorso tenne un’interessante conferenza a Rocca di Papa, approfondendo l’attuale crisi economica e le possibili soluzione per uscirne. Allievo del professor Federico Caffè, scomparso nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1987 e mai più trovato, Mario Tiberi è uno dei docenti di economia più apprezzati a livello nazionale e internazionale, capace di leggere la realtà attuale distaccandosi dai canoni comuni di interpretazione che spesso si limitano solo a riportare ciò che il grande mondo della finanza vuole far uscire. Il merito (o la colpa) del professor Tiberi è proprio questo: andare spesso controcorrente. Quindi, un convegno da non perdere.

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il Segno - Novembre 2014

di Luigi Serafini Mentre continuano i sequestri di manufatti abusivi da parte della polizia locale, che finalmente ha deciso che anche a Rocca di Papa non si può andare avanti senza regole urbanistiche rispettate, la vicenda delle pratiche di acquisizione al patrimonio pubblico di alcune centinaia di vecchi manufatti abusivi prosegue. Dopo le rivelazioni apparse sugli ultimi due numeri del Segno, in cui abbiamo definito l’entità delle acquisizione e la loro distribuzione territoriale, le prime lettere ufficiali del comune, secondo le nostre fonti interne allo stesso, starebbero per essere inviate ai relativi cittadini. Ricordiamo che l’acquisizione al patrimonio di abusi edilizi è stabilito dalla legge regionale n. 15 del 2008 che all’art. 15 dice testualmente che il responsabile della struttura comunale competente “qualora accerti l’esistenza di interventi di nuova costruzione in assenza di permesso di costruire o di DIA, ingiunge all’autore dell’abuso, la demolizione dell’opera e il ripristino dello stato dei luoghi entro il termine di 90 giorni. Se il responsabile dell’abuso non provvede alla demolizione e al ripristino dei luoghi, l’opera e l’area di sedime sono acquisiti di diritto gratuitamente al patrimonio del comune”. Su questa legge, dunque, si basa la lettera dell’amministrazione Boccia, il cui testo è ancora top secret. Possiamo però già dire con una qualche certezza che ogni comunicazione riporterebbe il numero e la data del verbale emesso dalla polizia locale accertante l’abuso (da cui si evince l’en-

Acquisizione abusi, pronte le lettere con la sanzione da 20mila € ROCCA DI PAPA

tità delle infrazioni contestate). Poi ci sarebbe l’indicazione dell’ordinanza di demolizione e la successiva inottemperanza all’ingiunzione a demolire nei termini di legge (come specificato nell’articolo della legge citata poco sopra). Inoltre, la lettera dovrebbe quantificare la sanzione pecunaria. Ora, stando alla legge, “in relazione all’entità delle opere realizzate”, questa sanzione dovrebbe essere calcolata tra un minimo di 2mila euro e un massimo di 20mila. Le indiscrezioni che fin dalla sua origine hanno accompagnato l’intera vi- Foto dall’alto di una zona di Rocca di Papa cenda, però, dicono che il comune di Rocca di piccoli, per i grandi e per i di questa sanzione non comporterà la legittimazione delPapa avrebbe deciso di appli- grandissimi abusi! care, per tutti i responsabili Infine, la lettera dovrebbe in- l’abuso commesso, quindi degli abusi individuati, la dicare anche le modalità di nessuna struttura sarà sanata stessa identica cifra: 20.000 versamento, intimando il de- ma semplicemente entrerà a stinatario di pagare il dovuto far parte del patrimonio pubeuro tonde tonde. Indiscrezione peraltro già ri- entro 30 giorni dal ricevimento blico. portata precedentemente in un dell’avviso. Se si deciderà di Ricordiamo che le zone magnostro articolo e mai smentita non pagare, il comune proce- giormente soggette all’acquidall’amministrazione comu- derà alla riscossione coattiva sizione si trovano nei due nale. Quindi, c’è da pensare con la procedura prevista dalle quartieri più grandi di Rocca di Papa, Campi d’Annibale e che sia effettivamente così: attuali norme. 20mila euro per tutti! Per i Va ricordato che il pagamento Vigne-Sacramento.

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il Segno - Novembre 2014

Debito residuo di18 milioni di € e il bilancio resta un problema L’assessore Querini ha presentato il bilancio di previsione per l’anno in corso

di Giulia De Giorgi Non migliorano i conti del comune di Rocca di Papa, anzi, a ben guardare i dati, sembra proprio che con il passare dei mesi la situazione vada sempre peggio, malgrado il Collegio dei revisori, il 9 ottobre, abbia dato il suo parere favorevole al bilancio di previsione 2014 presentato dall’assessore Maurizio Querini. A preoccupare è soprattutto la situazione debitoria che ha superato i 18milioni di euro. Infatti, ai mutui in corso con CdP, Cassa depositi e prestiti (poco più di 5,2 milioni di euro), vanno aggiunte le anticipazioni di liquidità ottenute sempre da Cassa depositi e prestiti per gli anni 2013 (6,2 milioni di euro) e 2014 (altri 2,8 milioni di euro). Ci sono poi i prestiti obbligazionari ottenuti da Crediop, una banca specializzata nei settori delle infrastrutture e dei servizi di pubblica utilità, e da Banca OPI (Gruppo Intesa San Paolo) per altri 3 milioni di euro. Già sommando queste voci arriviamo a oltre 17 milioni di euro, a cui va aggiunto un altro mutuo (con l’istituto di credito sportivo per l’impianto di calcio) di 76 mila euro. Il totale di tutti questi euro, nel dettaglio, ammonta a 17.362.560,10 euro. Ma non è finita qui perché l’amministrazione, al 30 settembre scorso, ha utilizzato

DEBITO RESIDUO MUTUI E PRESTITI OBBLIGAZIONARI Mutui Cassa Depositi e Prestiti € 5.233.827,46 Anticipazioni di liquidità CdP anno 2013 € 6.250.141,96 anno 2014 € 2.882.932,79

Prestiti obbligaz.nari Crediop/OPI € 2.995.657,89 Mutuo sportivo ICS € 76.685,05

TOTALE € 17.362.560,10

UTILIZZO ANTICIPAZIONE DI TESORERIA AL 30/09/2014 € 866.702,56

TOT. GEN. € 18.229.262,66

anche 866 mila euro come anticipazione di tesoreria. LE IMPOSTE Sul fronte delle imposte (Imu, Irpef, Tasi) il comune sta spremendo i cittadini come limoni. Infatti, mentre nel 2013 la somma di queste imposte arrivava a 4.332.803 euro, nella previsione 2014 vengono superati i 5 milioni di euro (per la precisione: 5.073.553,07). LE TASSE Stessa cose per quanto riguarda le tasse (Rifiuti, Tosap, Tares, Tari) dove, a fronte dei 2,7 milioni del rendiconto 2012, siamo arrivati a 3,3 milioni previsti per il 2014. GLI ACCERTAMENTI AL CODICE DELLA STRADA Altro salasso nel 2014 è previsto dai proventi derivanti dalle violazioni al Codice della

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L’assessore al bilancio Querini

strada. Gli accertamenti effettuati nel 2013 arrivavano a 330 mila euro, mentre quelli per l’anno in corso si attestano sui 755 mila euro. COSTI DEL PERSONALE In compenso sono piuttosto stabili i costi per il personale (circa 2,3 milioni di euro). IL COLLEGIO DEI REVISORI Il Collegio dei revisori ha però raccomandato l’amministrazione “di incrementare il controllo sulle previsioni di accertamento e sulle dinamiche di incasso di tutte le voci in entrata, al fine di garantire soddisfacenti ed efficienti risultati, ponendo particolare attenzione alla dinamica delle riscossioni e al recupero degli incassi e dell’evasione per tutte le imposte e tasse”.

Il Collegio ha poi richiamato “l’opportunità di monitorare i procedimenti giudiziari pendenti (o potenziali) che vedono coinvolto l’Ente al fine di effettuare una stima quanto più realistica possibile degli eventuali esborsi che dovrà sopportare in caso di soccombenza”. Allo stesso modo “si suggerisce, nell’ipotesi si dovessero verificare le situazioni anzidette, di prevedere idonei ed adeguati accantonamenti, onde evitare che in futuro possano generarsi situazioni in grado di incidere negativamente sugli equilibri di bilancio e/o sui parametri di deficitarietà”. Insomma, potrebbe bastare una improvvisa sbandata, per finire alla deriva.

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il Segno - Novembre 2014

Lamaggioranzahaunsolonemico, Crestini, e arrivano le minacce di Luigi Serafini Ancora di scena una commediola all’italiana nel consiglio comunale del 22 ottobre scorso. Qualche indisciplinato che interpreta la maschera dell’assessore per caso. Risate dai banchi della presidenza, ilarità tra il pubblico, incredulità tra molti consiglieri. L’assessore Sellati, pensando di stare in piazza in una di quelle riuscite comiche dove recita in dialetto e la battuta, il lazzo, l’approssimazione, un pizzico di arroganza e una dose massiccia di sfrontatezza aiuta, fa la stessa cosa nel suo ruolo di assessore all’igiene ambientale. Così il voluminoso assessore si aggira tra i banchi, gesticola, racconta storielle piccanti, qualcuno ride facendo finta di aver capito. Viene richiamato dalla presidenza un paio di volte. Asserisce con sprezzo del ridicolo che quando non è seduto al suo posto lui “non è in consiglio”. In altre parole si sente libero di fare quello che vuole, mentre il suo collega del bilancio cerca di illustrare al pubblico i conti del Comune. Poi il consigliere Crestini, l’unico che pone domande in un consiglio altrimenti narcotizzato, chiede a Sellati quanto costa la manutenzione del verde. L’assessore si risente, inveisce contro Crestini, gli dice che “non può fare il pro-

La lettera

“L’aliquota Tasi è alle stelle ma la mia zona è priva di servizi”

Emanuele Crestini e Roberto Sellati

fessorino…” insomma non sa rispondere e cerca di sviare il discorso. Eppure l’assessore all’igiene ambientale è proprio lui. Sellati, messo alle strette dalle risate dei suoi colleghi, reagisce male, butta lì una cifra e risponde che “la manutenzione del verde costa 175.000 euro l’anno, forse”. Proprio così, con un “forse” finale. In realtà, poi, tra le risate del pubblico, è il consigliere Pizziconi che gli dice la cifra esatta: 57.000 euro l’anno. Il povero assessore riconosce lui stesso di non essere un assessore… fa un gesto come per dire, granché competente. Ma no! Perché? 57.000 euro o 175.000 che differenza fa? Nessuna per uno che subito dopo, tanto per spostare l’at-

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tenzione su altro, minaccia Crestini e gli dice che non vuole più domande: “Finiscila!” gli intima sforzandosi di essere minaccioso. Per far credere che è veramente cattivo fa un inequivocabile gesto con la mano, che significa, “altrimenti ti taglio la gola”. Crestini domanda di mettere a verbale le minacce, ma la segretaria comunale dice di non aver visto e la presidente di non aver sentito... Il sindaco non ha ritenuto di intervenire e nessuno ha fiatato. Le istituzioni a Rocca di Papa sono rappresentate così: una tragedia che si trasforma in farsa, male interpretata da un simil assessore che riesce a far paura solo per la sua ignoranza.

Una domanda: a che cosa serve la “Tasi”? Vorrei ricordare al sindaco che in via delle Ortensie, e generalmente in tutto il quartiere Vigne, non ci sono marciapiedi, da due anni chiedo il ripristino di una lampadina, non abbiamo il gas (credo che sia l’unico nel paese) non abbiamo fogne, abbiamo abbondanza di buche per strada. Una cosa la devo riconoscere, c’è un via-vai di Tir che ti costringono a fare furiose retromarce o infilarti in improbabili buchi, strade così strette che se ti viene a trovare un amico e parcheggia, si blocca tutto. Che altro dire? Ah sì, in via dei Castagni i proprietari dei terreni non vengono obbligati a pulire e noi abbiamo tutte le fiancate delle macchine strusciate perché in due non ci si passa... Visti i tanti servizi mi pare giusto che l’aliquota applicata sia il massimo consentito. Barbara Zei

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il Segno - Novembre 2014

La Casa rosa verso l’affidamento a un’associazione onlus di Ostia

La struttura nel 2008 era stata confiscata alla criminalità e affidata al comune

È finalmente stata aperta la busta, l’unica arrivata, relativa al bando di gara per l’affidamento della cosiddetta “Casa rosa”, la mega struttura di via dei Principi (la strada che conduce al Vivaro) sequestrata nel 2008 alla criminalità e affidata al comune di Rocca di Papa con l’intento di realizzare un progetto sociale rivolto alle mamme in condizioni di difficoltà. Come noto, due anni dopo l’acquisizione da parte dell’amministrazione, quella che era una villa in perfette condizioni, in poco tempo divenne un mezzo rudere, depredata di tutto (porte, infissi, arredi, cancellate, ecc.) a causa dell’incuria e dei mancati controlli da parte del comune. Per salvare il salvabile, infatti, dopo una serie di rifiuti per la gestione (tra cui quello dell’associazione Libera dei Castelli Romani) la giunta Boccia nel marzo di quest’anno emise un

bando pubblico rivolto principalmente ad associazioni di tipo sociale. A giugno, quando era prevista la scadenza del bando, soltanto una busta venne recapitata al comune. Così, lo scorso 6 novembre, ben 5 mesi dopo la scadenza di presentazione delle offerte, la commissione comunale l’ha aperta, esaminata e ritenuta congrua rispetto ai parametri richiesti. L’offerta è stata presentata da La casa di Massimo onlus, un’associazione di Ostia, che adesso dovrà realizzare il progetto nella struttura di via dei Principi, sempre che quest’associazione non decida di rinunciare viste le condizioni di ulteriore peggioramento rispetto al giugno scorso. Intanto, la commissione sta procedendo all’assegnazione provvisoria in attesa di sottoscrivere l’apposita convenzione per la gestione. Lo scandalo della casa rosa

La casa rosa di via dei Principi

emerse dopo un’inchiesta del nostro giornale (maggio 2013) tesa a ricostruire le tappe del procedimento avviato in seguito all’ordine di confisca deciso dal tribunale di Roma, che poi concesse i 170 metri quadrati della villa, più i 1.650 del giardino, al comune di Rocca di Papa per farci una sorta di casa famiglia. Progetto arena-

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tosi dopo la bocciatura della Regione Lazio che lasciò a bocca asciutta il primo cittadino di Rocca di Papa che, sui giornali, già aveva annunciato l’inizio dei lavori. Oggi, dunque, potremmo essere alla puntata finale di questa incredibile storia, a cui dedicò un ampio servizio anche Rai News 24.


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Porta a porta, va in scena l’ennesimo grande bluff! IlnuovoservizioannunciatoaiCampinonè partito

di Giulia De Giorgi “I residenti del centro e della zona bassa Siamo all’ennesimo bluff dell’avvio della -ha aggiunto Romei- sono costretti al raccolta differenziata nei quartieri Campi quotidiano impegno-obbligo di effettuare d’Annibale e Vivaro. E stavolta c’è ca- la raccolta differenziata, eppure, basta sascato pure Il Segno, che sullo scorso nu- lire di qualche chilometro, per arrivare mero aveva avvisato i lettori che dal 15 alla zona dei Campi d’Annibale e vedere ottobre sarebbe cambiato tutto. Il nostro su strada, in prossimità dei cassonetti delgiornale, per la verità, si era fidato della l’immondizia, stracolmi di ogni genere di lettera firmata dal sindaco Boccia, dal- rifiuto, piccole discariche a cielo aperto a l’assessore Sellati e addirittura dal com- controllo delle quali, peraltro, erano state missario della Provincia di Roma, il messe delle telecamere, oggi non più funprefetto Riccardo Carpino, lettera accom- zionanti (per quale motivo?). La domanda pagnata anche da un depliant esplicativo è: questa amministrazione ha scientesu come differenziare i rifiuti. Nulla di mente diviso il paese, rendendo la zona tutto ciò, è trascorso un altro mese e nessuno ha comunicato alcunché ai cittadini dei due quartieri, che per giorni hanno aspettato i tecnici comunali e dell’Aimeri (la società che gestisce il servizio di igiene urbana a Rocca di Papa), sul mancato avvio del nuovo servizio. La polemica politica è subito divampata. Di fronte al silenzio del comune, si è invece sentita l’opposizione consiliare con DaI cassonetti dovevano essere tolti il 15 ottobre scorso nilo Romei, il quale ha parlato di un vero e proprio bluff. “Sem- dei Campi una zona franca, per puro intebrava che l’amministrazione si fosse fi- resse in fase elettorale? Decidere di genalmente resa conto dell’anomala e stire i rifiuti urbani in alcune zone in squilibrata divisione del paese -ci ha detto maniera difforme dal resto del paese -ha il consigliere-, sono stati organizzati in- terminato il consigliere- per un ritorno in contri con la cittadinanza e con la stampa periodo elettorale, significa nutrire una per presentare anche l’audace progetto assoluta indifferenza nei confronti della del compostaggio, che avrebbe permesso legalità, della giustizia e della capacità di ai cittadini che ne avessero fatto uso di ri- amministrare con dignità e rispetto un sparmiare qualche decina di euro l’anno paese”. La polemica divampa ma nessuno sulla tassa dei rifiuti”. E invece, dopo il ci ha ancora detto quando ri-ri-ri-partirà 15 ottobre, non è successo nulla. il porta a porta ai Campi e al Vivaro.

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“Sacchetti per i rifiuti e violazione della privacy”

Vorrei portare all’attenzione di chi ci legge una “regola” che , secondo me, vìola la legge sulla privacy. Gli addetti alla consegna dei sacchetti per la raccolta differenziata esigono che il cittadino mostri loro l’ultima bolletta PAGATA, caso contrario niente sacchetti, bisognerà comprarli e ciò succede anche se si vanno a conferire i sacchi degli stralci all’apposito camion Aimeri. Ora, a parte che gli addetti hanno o dovrebbero avere un tabulato coi nominativi dei cittadini residenti iscritti ai tributi, se un cittadino non ha pagato l’ultima bolletta in questo modo oltre a non ricevere i sacchetti, è anche additato come evasore fiscale pubblicamente, e gli addetti con tale richiesta violano la legge suddetta. Secondo me basterebbe una qualsiasi bolletta che attesti che si è iscritti ai tributi e non necessariamente “l’ultima bolletta pagata” , poiché prima o poi la bolletta verrà pagata o fatta pagare dall’esattoria comunale con le relative sanzioni. Questa è una cattiva abitudine degli attuali politici di Rocca di Papa che, con queste direttive date ai dipendenti Aimeri, li obbligano a violare la legge. Ricordo che, in un’assemblea al Comune, quando fu presentata ai cittadini la ditta Aimeri e la differenziata, feci rilevare quanto suddetto e mi fu risposto che bastava la presentazione di una qualsiasi bolletta per attestare che il cittadino, essendo iscritto ai tributi, avesse diritto alla consegna dei sacchetti per ottemperare alla raccolta differenziata. Cari amministratori di Rocca di Papa studiate e poi candidatevi ad amministrare! Cirino Messina

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il Segno - Novembre 2014

di Andrea Sebastianelli Oltre alle decine di antenne televisive e radiofoniche che sfregiano la vetta di Monte Cavo e che sono disseminati anche in altri siti, come la Madonna del Tufo e Costarelle (Campi d’Annibale), a Rocca di Papa ci apprestiamo ad ospitare ulteriori nuovi impianti. Questa volta si tratta di antenne per i telefoni cellulari. Il Comune ha già detto di sì. L’amministrazione comunale, in gran segreto, ha votato accogliendo le domande di alcuni operatori di telefonia mobile, senza informare nessuno, senza coinvolgere le associazioni, senza interpellare i comitati di quartiere, senza una parola verso i cittadini. E dire che saranno proprio questi che dovranno sopportare il nuovo carico di inquinamento elettromagnetico. Senza potersi sottrarre in alcun modo, anzi, senza neanche saperlo, se fosse dipeso dall’amministrazione comunale. Le antenne, una trentina, saranno montate su quattro pali metallici alti ciascuno 30 metri, dislocati a via delle Barozze; a Valle Vergine, dentro l’isola ecologica; accanto al cimitero e ai Campi, molto vicino alla scuola materna. I pali sono oggettivamente molto brutti, antiestetici ed enormi. Le antenne saranno attaccate in cima ai pali, creando un’ulteriore bruttura. In questo modo, oltre all’inquinamento dovremo subire anche un altro schiaffo al paesaggio e alla bellezza dei nostri boschi. L’inquinamento elettromagnetico a Rocca di Papa esiste ed è un pericolo molto concreto, tanto che nel seminario “Monitoraggio elettromagnetico ambientale”, organizzato da Arpa Lazio (Agenzia Regionale Protezione e Ambiente) il 2 maggio 2013 presso l’Università di Roma “La Sapienza”, a proposito dei

A P P R O F O N D I M E N T O

Dopo i tralicci radio-tv arrivano quelli della telefonia mobile alti trenta metri

ONDA SU ONDA

ripetitori radio-televisivi di Rocca di Papa, il professor Fiorenzo Marinelli (del Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha dichiarato che “ci sono evidenze scientifiche che la radiazione sia un rischio per la salute dei cittadini di Rocca di Papa”. Questa affermazione, invece di essere presa in seria considerazione dall’amministrazione comunale, è stata completamente oscurata, nonostante che a pronunciarla sia stato uno scienziato di uno dei massimi enti di ricerca pubblici nazionali, specialista in materia. In particolare le affermazioni del professor Ma-

rinelli derivano da prove sperimentali condotte su tessuti con colture di cellule vive, posti in incubatori posizionati nella scuola media Leonida Montanari. Le coltivazioni di cellule presso la scuola hanno mostrato delle alterazioni. Nella sua relazione il professor Marinelli osserva che: “È possibile che il campo che danneggia le cellule in coltura danneggi anche la popolazione”. E infine conclude così: “È indispensabile che le istituzioni sanitarie e politiche attivino un sistema di protezione della popolazione”. Il sistema di protezione che

l’amministrazione ha ritenuto di adottare, evidentemente, è un’altra dose di radiazioni, con le antenne per i telefoni che questa volta non partiranno da Monte Cavo, ma direttamente davanti casa o sopra gli asili. Naturalmente sono ben note le differenze tra antenne radio televisive e quelle per i cellulari, le loro prerogative e le loro funzioni. Come pure le contraddizioni tra la necessità di parlare al telefono e il rifiuto di subire radiazioni elettromagnetiche. Ma a Rocca di Papa le emissegue a pag. 15


La delibera consiliare del 2013 vide solo un voto contrario, quello di Crestini

La delibera di approvazione delle antenne per cellulari è stata votata dal consiglio comunale il 4 dicembre 2013 (deliberazione n. 44). Sono stati tutti favorevoli, con l’unica eccezione del consigliere di opposizione Emanuele Crestini, che evidentemente non se l’è sentita di aggiungere nuovo elettrosmog a un territorio già saturo di inquinamento da onde radio-televisive.

A Crestini, quindi, abbiamo domandato le ragioni del suo dissenso: “Molto semplicemente per un principio di precauzione. In generale non sono contro le antenne per i cellulari, perché mi rendo conto che tutti abbiamo la necessità di parlare al telefono, ma nel nostro comune abbiamo una eccezionale quantità di radiazioni, perché alle antenne di Monte Cavo, a quelle della Madonna del Tufo e di Costarelle, andremo ad aggiungere anche quelle della telefonia mobile. Alcuni tralicci, poi, verranno posizionati addirittura vicino ad un asilo. Il comune - continua l’esponente di minoranza - ha fatto predisporre il piano di localizzazione a due tecnici esperti di edilizia e non di emissioni e ha accettato le richieste dei gestori della telefonia senza fare approfondimenti sulle zone di emissione. Io penso che quando c’è in gioco la sasegue da pag. 14

sioni dei due sistemi di impianti si sommano e certo la massiccia presenza di entrambi i sistemi di antenna, che si sommano nelle loro emissioni, mette ancor più in pericolo la salute dei cittadini. Né si può dire che il Comune benefici di una cifra irrinunciabile per ospitare queste antenne. Il canone infatti è di 13.000 euro l’anno per ogni impianto. Ma, per gli operatori che pagano subito l’intera cifra, è previsto uno sconticino di circa il 40%. Così alla fine rimane letteralmente un piatto di lenticchie. Un piatto di lenticchie, poche decine di miglaia di euro, con cui barattare la salute dei cittadini. Per questa amministrazione l’importante pare sia solo fare cassa. Saremmo praticamente in bancarotta, se prestiti e ma-

lute dei cittadini ci voglia un po’ più di attenzione, non una sbrigativa discussione in consiglio comunale dove i consiglieri presenti erano tutti d’accordo e solo io contrario. Durante quei lavori il pazzo sembravo io, poi però, quando incontro dei normali cittadini per strada, tutti mi dicono che sono preoccupati, soprattutto per i loro figli e nipoti.” Ma allora che cosa si potrebbe fare secondo lei? “Consiglierei intanto di chiudere finalmente almeno una parte delle

Il manifesto affisso

novre contabili non contribuissero al nostro galleggiamento finanziario. Con un buco di una ventina di milioni di euro evidentemente il sindaco deve prendere i soldi, pochi, maledetti e subito, da chi glieli dà, senza stare troppo a guardare se sotto le antenne che saranno installate ci sono i bambini dell’asilo che giocano. Intanto sulla questione dei tralicci di Monte Cavo, il Comitato di quartiere dei Campi d’Annibale è tornato a scrivere al sindaco, all’intera giunta e a tutto il consiglio comunale, per metterli al corrente delle decisioni da loro assunte in seguito alla riunione del 22 ottobre scorso in cui i membri del comitato si sono confrontati sulla notizia secondo cui “la commissione speciale per le antenne nonché la maggioranza amministrativa, sono orientate alla crea-

antenne che stanno a Monte Cavo, che Emanuele Crestini tra l’altro sono tutte abusive perché prive delle necessarie autorizzazioni. Il sindaco si vanta di aver fatto fare dei sequestri, ma quelli effettuati nelle ultime settimane sono state una beffa, uno specchietto per le allodole, visto che hanno riguardato dei tralicci che non avevano antenne in funzione. Hanno sequestrato dei pezzi di ferro! Una volta diminuito l’inquinamento delle antenne televisive si potrebbe prendere in considerazione il posizionamento di qualche antenna telefonica, ponderando bene il loro posizionamento e misurando bene l’entità delle loro emissioni. Escluderei assolutamente di metterle vicino a una asilo e mi farei dare molti più soldi dai gestori, altrimenti continuerà la solita storia per cui c’è chi guadagna miliardi e chi riceve pochi spiccioli. Un baratto impari per cui la salute di una popolazione di 16.000 cittadini vale poche decine di migliaia di euro. Come dire che la salute di un singolo cittadino, per l’amministrazione comunale, vale un paio di euro l’anno”. Paola Gatta

zione di due tralicci per raggruppare tutte le antenne esistenti nel nostro territorio”. Il Comitato ha ribadito “la necessità di lavorare per la dislocazione in altri siti della maggior parte dei tralicci” che oggi si trovano a Rocca di Papa, invitando il sindaco Boccia a “far valere, anche tramite avvocati, il rispetto delle leggi costituzionali, cuore del nostro ordinamento, che tutelano la salute dei cittadini e il diritto a un ambiente salutare che risultano fortemente compromessi nel nostro territorio dalle onde elettromagnetiche”. Ora bisognerà aspettare la risposta della Commissione presieduta dal consigliere di minoranza Enrico Fondi, anche se la lettera del Comitato dei Campi non appare contraria all’unico risultato raggiungibile in tempi brevi in attesa della dislocazione in altre zone della re-

il Segno - Novembre 2014

«La salute dei cittadini non può essere svenduta così»

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A P P R O F O N D I M E N T O

gione: raggruppare e sistemare in pochi tralicci le decine e decine di parabole attualmente esistenti sulla vetta di Monte Cavo, con il risultato di cominciare a ridare un ordine all’area dell’ex convento, oggi circondato da tralicci, cavi di acciaio e potenti generatori di energia elettrica. Risistemare l’area sarebbe un primo auspicabile passo in avanti dopo l’inerzia degli ultimi 40 anni, visto poi che il prossimo 31 dicembre l’Aeronautica Militare lascerà definitivamente la vetta di Monte Cavo lasciando per sempre la mega struttura in cemento armato, la cui destinazione non è stata ancora decisa dal ministero. Farsi affidare questa struttura sarebbe il secondo importante passo in avanti nella lotta all’elettrosmog. Andrea Sebastianelli


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INTERVENTI

il Segno - Novembre 2014

SPAZIO APERTO ALLA DISCUSSIONE SU TEMI DI INTERESSE COMUNE

Il consigliere Danilo Romei

Il Movimento per Rocca di Papa

La polizia locale dopo I percorsi dell’illegalità: l’arrivo di Sergio Ierace via delle Barozze

di Danilo  Romei* Dopo solo quattro mesi dal suo arrivo a Rocca di Papa, il Comandate Sergio Ierace è stato capace di rivoluzionare il Comando di Polizia Locale. Consapevole che non può esserci cambiamento senza una forte e solida coscienza del proprio ruolo e dell’importante servizio che si svolge nella comunità, si è impegnato quotidianamente per restituire a tutti gli operatori della Polizia Locale entusiasmo e competenza tali da infondere quella necessaria fiducia nei propri mezzi da mettere a disposizione di tutta la cittadinanza. Archiviata l’ormai anacronistica concezione del “vigile” oggi, finalmente, il Corpo di Polizia Locale ha reso più efficace la sua azione a tutela della legge. Lo dimostrano i fatti. Maggiore presenza e controlli degli operatori sulle strade, soprattutto con l’acquisizione del nuovo strumento del Targa System, grazie alla TM Service, in grado di verificare in tempo reale la regolarità della copertura assicurativa dei veicoli. Approfonditi controlli di polizia amministrativa che hanno permesso, nell’ultima Sagra delle Castagne, di individuare e denunciare alcuni ambulanti per il reato di truffa, per falsi e mai effettuati versamenti nelle

casse del Comune. Una più severa azione di repressione nei confronti degli abusi edilizi. Se a tutto questo si aggiunge il corso di autodifesa che il Comandante Ierace ha organizzato per gli operatori del Corpo, in maniera totalmente gratuita, appare chiarissimo il grande salto di qualità del Comando di Polizia Locale. Ierace, giunto a Rocca di Papa col suo ricco bagaglio di professionalità, sa che solo acquisendo sul campo competenza e sicurezza, si può svolgere una forte e decisa azione quotidiana di tutela del territorio e dei cittadini. Per tutto ciò, auguro al Comandante Sergio Ierace una lunga e sempre più soddisfacente permanenza al comando della nostra Polizia Locale. Che sia frutto di una illuminata e lungimirante scelta politica, o “grave errore” di valutazione da parte dell’amministrazione, spero, e con me tutta Rocca di Papa che, senza cedere come sempre al solito misoneismo, senza lasciarsi andare a insane “invasioni di campo”, senza farsi intimorire da un Corpo di Polizia Locale competente e rispettoso solo della legge, l’amministrazione Boccia bis comprenda la portata del cambiamento in atto nel Comando di Polizia Locale. * Consigliere comunale di Rocca di Papa

LE GIRANDOLE

di MONICA e ROSELLA

Feste

di

compleanno

Gonfiabili e tanto altro

di Piero Fondi e Raffaello  Mancini* Il 15 ottobre del 2012, ovvero due anni fa, scrivemmo al Sindaco e a tutti i consiglieri comunali per evidenziare il disagio della cittadinanza di fronte al dilagare dell’illegalità nel nostro territorio. Purtroppo ancora una volta per noi è triste e doloroso costatare che, dopo le molteplici parole e le vane promesse, nulla è cambiato, anzi, è peggiorato. I cittadini si aspettavano dal Sindaco Pasquale Boccia, dalla Giunta e, nel merito dell’abusivismo edilizio, dall’Assessore Marika Sciamplicotti, un forte e incisivo impegno per contrastare ed eliminare l’aggressione e il consumo indiscriminato del territorio, ma al contrario, di fronte al complice silenzio di TUTTI il fenomeno si allarga e continua a consumare boschi e nuovi spazi. Basta passare per via delle Barozze per poter trovare l’ampliamento del ristorante “Papillon”, la continua espansione abusiva della rivendita di piante e fiori con apertura di pericolosi passi carrabili (abusivi), la nascita di una nuova rivendita di legname con con-

seguente abbattimento delle alberature e cementificazione del piazzale, l’espansione della “zona residenziale” intorno all’Ecocentro (che non apre mai), la segheria Carnevali, i continui ampliamenti del ristorante a Palazzolo, la prospiciente Villa del Cardinale e altri ancora. Come scrivemmo allora questi elencati non sono che degli esempi, ma il nostro scopo è quello di ricordare, qualora ce ne fosse bisogno, che l’illegalità crea un danno profondo, e forse irreversibile, nel tessuto socio-economico della nostra città, inviando un messaggio negativo e distorto alle future generazioni. L’illegalità toglie risorse economiche a tutti i cittadini onesti. Questi ABUSIVI non pagano gli oneri di costruzione e urbanizzazione, non pagano IMU, TASI e neanche la tassa sui rifiuti che tanto incide sul nostro bilancio familiare. Ci chiediamo ancora perché nel nostro paese tagliare i boschi, costruire indiscriminatamente, aprire attività e modificare l’assetto morfologico e idrogeologico, si possa fare, senza controlli e/o autorizzazioni. E per adesso non parliamo dei Campi di Annibale... * Associazione Movimento per Rocca di Papa

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il Segno - Novembre 2014

ROCCA DI PAPA

I 3 cucciolisalvatistanno bene e ora cercano casa

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Erano stati abbandonati dentro un secchio con i rifiuti

Il gruppo di lavoro

Le volontarie animaliste di Rocca di Papa li hanno trovati un mese e mezzo fa fuori all’ecocentro di via Borgo Valle Vergine a Rocca di Papa, dentro un secchio insieme a rifiuti di ogni genere. Quei quattro esserini, con pochi giorni di vita, erano stati gettati come fossero rifiuti. Senza un briciolo di pietà né di rispetto. Le animaliste, però, Sonia Chiaverini e la nostra Daniela Di Rosa, non si sono scoraggiate e hanno cominciato ad accudirli, con tanto di biberon, massaggi sul pancino, tenendoli sempre al caldo e ben asciutti. Dei quattro cuccioletti, uno soltanto non ce l’ha fatta, mentre gli altri tre (una femminuccia e due maschietti) adesso stanno bene, pronti per trovare una giusta sistemazione e soprattutto dei nuovi padroni che li sappiano amare come hanno fatto le volontarie di Rocca di Papa. “Cerchiamo al più presto un’adozione, ormai hanno quasi due mesi e sono bellissimi, pronti a far felice qualsiasi famiglia” ci ha detto Sonia, contenta per averli salvati da morte sicura. “Io vorrei lanciare un appello a chi li ha abbandonati -ci ha poi detto Daniela Di Rosa- di rivolgersi sempre alle associazioni animaliste quando ci sono dei problemi, e chi ha fatto questo gesto si metta in contatto con noi così da poter sterilizzare la cagnolina che li ha partoriti”. Per adottare i cagnolini o solo per ricevere informazioni si può scrivere al Segno: ilpiccolosegno@libero.it, oppure telefonare al numero 346.3079377.

La scrittrice Maria Pia Santangeli, collaboratrice del Segno, sta coordinando un lavoro di ricerca sugli anni della seconda guerra mondiale vissuti o, meglio dire, sofferti a Rocca di Papa. Con il gruppo dei volontari che hanno aderito al suo progetto ha già raccolto 140 testimonianze ma, per un lavoro completo, mancano lettere dal fronte o dalla prigionia. Se qualcuno le possiede e ha piacere che siano pubblicate, si metta in contatto con lei: 06-94749213, oppure si rivolga alla Biblioteca di Rocca di Papa che è il punto d’incontro del gruppo. Maria Pia vorrebbe che il volume che uscirà da questa ricerca fosse opera di tutta la cittadinanza senza distinzione di opinioni politiche o religiose. Se qualcuno, poi, avesse episodi particolari da raccontare e non è stato ancora intervistato, si faccia avanti!

I cuccioletti appena trovati in un secchio per i rifiuti

I cuccioletti oggi. Sono in cerca di un’adozione

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di Sergio Rasetti Il Sognatore. Si firma così un lettore che spesso scrive per il nostro giornale. Il direttore gli concede uno spazio perchè crede che quei “sogni” possano stimolare altri lettori a una riflessione più attenta sullo stato in cui si trova il nostro paese. Ma la riflessione, tesa alla comprensione della realtà che ci circonda, forse ha abbandonato la mente di molti, delusi dai tradimenti degli impegni presi dai loro politici di riferimento. Sembra che i soli ad avere qualche stimolo all’interesse e alla pertecipazione sono coloro che in qualche modo si aspettano di essere gratificati dalla politica con un risultato personale: un posto di lavoro, un incarico professionale, una nomina a presidente o membro di un comitato utile o inutile che sia. Non me ne vogliano le migliaia di partecipanti alle cose della politica che lo fanno, lo so per certo, senza fini personali; che si impegnano per un bene comune entro il quale ricomprendere, come è naturale, anche quello proprio. Il fatto è che oggi essi sono invisibili agli occhi della pubblica opinione perchè

ROCCA DI PAPA

I pensieri del Sognatore tra i sogni e la realtà

ci sono gli altri sotto i fari, quelli che la politica la fanno per se stessi e gli appartenenti alla propria cordata che si arricchisce ogni giorno di nodi inestricabili senza soluzione di continuità. Quelli che hanno reso la politica indigesta al 99% e dovrebbero essere espulsi al 101%. Coloro che parlano di “offese” e “cattiva pubblicità” fatta al paese da chi, senza mezzi termini, dice che le cose non vanno bene e non si accontenta di una Sagra delle Castagne che ottiene un buon risultato di presenze soltanto perchè il tempo meteorico è stato oltremodo clemente. Come ben sanno quei pochi che ci hanno provato, sostituirli non è facile. Una ragnatela tessuta instancabilmente ogni giorno con l’esercizio del potere li protegge molto bene, cattura facilmente qualcuno che dovrebbe fargli opposizione per mandato elettorale, si rafforza ogni volta che si va al voto. Una via di uscita si può trovare

recuperando la capacità di comprendere dove è andato negli ultimi anni il nostro bel paese, quali errori abbiamo commesso, quali i provvedimenti per il futuro ed in particolare quale classe dirigente potrà garantire una gestione corretta, capace di mettere al centro le convenienze della comunità. L’informazione preventiva, chiara e capillare sulla politica locale e le scelte dell’amministrazione farebbe recuperare

il Segno - Novembre 2014

l’indispensabile consenso dei cittadini che la crisi economica allontana sempre di più da tutte le istituzioni. È possibile che la “cura di Matteo Renzi” (approvazione delle leggi con il metodo della fiducia che strozza dibattito e contributo del Parlamento) alla fine possa mettere in discussione la stessa democrazia parlamentare. Quando i rappresentanti del popolo non hanno tempo e modo di esprimere le proprie idee la faccenda si fa oscura e lo stesso abbraccio tra Partito Democratico e destra berlusconiana per le riforme non è salutare. Sulla democrazia locale, dopo aver steso un velo pietoso sugli ultimi 10-15 anni, bisognerebbe pretendere che ogni consigliere in consiglio spiegasse bene le ragioni dei suoi voti sui vari provvedimenti, dimostrando così di essere consapevole delle conseguenze effettive delle sue decisioni. Ora è il tempo di fare cose concrete per “il bene commune” da “premettere a quello personale”. Si faccia avanti fin da oggi chi avverte l’urgenza di organizzare un’alternativa credibile a coloro che si “offendono” quando si dicono o scrivono verità incontrovertibili.

Su “Il Roccheggiano” di tanti anni fa, un articolo di Enzo Gatta che potrebbe essere ancora valido nella Rocca di Papa di oggi

di Enzo Gatta* Il tricolore e la bandiera del comune con il loro sventolio annunciavano fin dalle prime ore del mattino la convocazione del consiglio. Nell’Albo Pretorio in bell’ordine era presentato tutto ciò che i componenti dell’assemblea avrebbero annunciato ai cittadini. Ora, al momento dell’apertura, la nuova aula consiliare, da poco inaugurata, è colma in ogni ordine di posti. A stento siamo riusciti a trovare un piccolo spazio per goderci le novità che verranno annunciate. Uno scroscio di applausi accoglie i componenti del consiglio, che con sorrisi e cenni di saluto rispondono ai loro elettori. Questa assemblea, più che una discussione vera e propria, farà

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dei resoconti ai cittadini su tutto quello che si è riusciti a realizzare per il paese. Per non tediare troppo il nostro lettore tralasceremo i singoli interventi e riassumeremo brevemente tutto quello che si è realizzato nei vari campi. Il verde è tornato a dominare, tutti i tralicci radiotelevisivi sono scomparsi: l’occhio di chi guarda gode a tanta bellezza. Il centro storico è stato chiuso al traffico, sono stati realizzati ampi parcheggi agli ingressi del paese. La funicolare è tornata a collegare il paese con Valle Vergine dove ora arriva anche la metropolitana. Rocca di Papa in quasi tutto il periodo dell’anno gode di visitatori e villeggianti, grazie anche alla realizzazione del villaggio turistico realizzato dal Parco dei Castelli, ai suoi percorsi agresti realizzati nei boschi e alla ristrutturazione della Via Sacra. Una efficientissima Pro Loco, nata nel nostro paese, interviene attivamente per far conoscere le bellezze naturali della cittadina sia in Italia che all’estero. Molti ettari di boschi di castagno ceduo sono stati trasformati in castagno da frutto e la produzione è tanta che ne esportiamo in grande quantità. È stato realizzato un centro sportivo con vari campi: calcio, tennis, palla-volo, basket e bocce, dove i nostri giovani e anziani insieme si divertono durante il loro tempo libero. Quando scende la sera sul paese la differenza si nota molto poco, grazie a un’intelligente e sfarzosa illuminazione. Questi sono i punti salienti che i nostri bravi amministratori hanno fatto realizzare. Il tutto è stato accolto con applausi e consensi da parte di tutti i presenti. Speriamo che tutto ciò che si è potuto realizzare negli anni 3000 si possa integrare e sviluppare ulteriormente nei primi anni del quarto millennio… che sta per iniziare. *Tratto da Il Roccheggiano, ottobre 1990, titolo: “Tra sogno e realtà: quella volta che il Consiglio...”.


Mancato recapito della posta il comune ha incontrato l’azienda ROCCA DI PAPA

il Segno - Novembre 2014

L’ufficio postale di Rocca di Papa

di Giulia De Giorgi Spesso gli uffici postali sono al centro di polemiche, vuoi per i disservizi, vuoi per problemi di code continue. Anche quello di Rocca di Papa non è da meno, ma qui la questione potrebbe essere legata proprio alla struttura che appare, a fronte di una cittadina di quasi 17mila abitanti, piuttosto inadeguata. Lo scorso 20 ottobre, sollecitato dal Comitato di quartiere dei Campi d’Annibale, i responsabili locali della distribuzione a domicilio di Poste Italiane hanno incontrato il sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia. Le lamentele del comitato presieduto da Gianfranco Silvestrini sono note e riguardano soprattutto i ritardi nel ricevimento della corrispondenza. Una questione seria visto che bollette, cartelle e avvisi hanno precise e inderogabili scadenze se non si vuole incorrere in multe e sanzioni. “Nel corso dell’incontro hanno fatto sapere dal comune - sono stati esposti casi di dis-

servizi e ritardi, inerenti non solo la zona dei Campi d’Annibale ma verificatisi su tutto il territorio, oltre ai disagi riscontrati quotidianamente dagli utenti che si recano presso l’unico ufficio postale di via Cavour”. L’Azienda, sottolineando la sua estraneità al servizio svolto da altre aziende private sul territorio, nonché la presenza di tutto il personale necessario per la consegna della posta, ha mostrato ampia disponibilità per intervenire laddove insistono ancora abitazioni senza cassetta postale esterna o nominativi sui citofoni, rallentando di fatto il lavoro dei postini. Un primo risultato, così dicono, è comunque emerso dall’incontro. Questo risultato sarebbe la firma di una “nota congiunta tra Poste Italiane e comune di Rocca di Papa, in cui tutti i cittadini saranno prossimamente invitati, qualora non l’avessero già fatto, a rispettare le raccomandazioni per rendere più efficiente e puntuale il servizio”. Come se

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Auguri alla piccola Aurora che ha compiuto un anno

La piccola Aurora, battezzata il 23 agosto presso la Chiesa del Sacro Cuore a Rocca di Papa, lo scorso 2 novembre ha compiuto un anno. Gli auguri, oltre che ad Aurora, vanno ai fratelli Massimo ed Eleonora, alla mamma Sonia Chiavarini (volontaria animalista di Rocca di Papa) e ai nonni Laura e Renzo.

la mancata consegna della corrispondenza o la consegna in ritardo dipendesse dai cittadini utenti. Il risultato dell’incpontro, insomma, appare alquanto modesto. L’unica notizia positiva è che l’utente avrà a disposizione dei numeri da contattare in caso di disservizio. “Ringrazio l’Azienda per la di-

sponibilità mostrata – ha dichiarato il primo cittadino – a iniziare un percorso di collaborazione che ha come obiettivo quello di garantire un corretto servizio ai cittadini. Continueremo inoltre a fare le dovute pressioni per dotare la nostra città di un altro ufficio postale e per rendere più efficiente quello attuale”.

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ROCCA DI PAPA

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9 DOMANDE AL SINDACO DI ROCCA DI PAPA

VICENDA GALLI Signor sindaco, nel consiglio comunale del 29 agosto 2013 la sua amministrazione ha sostenuto la regolarità dei capannoni realizzati dalla Edilmostra Galli in base alla legge 160/2010 che permette di demolire e ricostruire volumi realizzati prima del 1995. Analizzando le foto aeree, però, si è visto che alcuni di questi volumi furono edificati dopo tale data, addirittura a partire dal 2005. Come mai quelle dichiarazioni che tutto era perfettamente regolare?

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EX ALBERGO EUROPA 2 Signor sindaco, la Fam Sr, la società incaricata di realizzare il nuovo municipio in piazza della Repubblica, ha citato il comune di Rocca di Papa per una serie di mancati pagamenti che avrebbero provocato l’interruzione dei lavori. L’opera doveva essere consegnata il 1° aprile 2009. Sono trascorsi 5 anni da questa data. Come mai? Di chi sono le responsabilità?

da 351 giorni

Che attendono una risposta

norma dell’esproprio, ha sottoscritto un accordo con l’imprenditore Carnevali basato su uno scambio di aree: un terreno pubblico fronte-vista su via dei Laghi per una scarpata di via della Ruccia. Visto che tale strada non è stata mai realizzata non possiamo riportare alla proprietà pubblica il terreno di 3.500 mq ceduto a Carnevali?

ATTRAZIONE  PER IL MATTONE Signor sindaco, abbiamo dimostrato che il suo ex vicesindaco-geometra Barbante, mentre ricopriva i diversi incarichi pubblici (assessore lavori pubblici, ambiente, ecc.), ha messo in piedi anche diverse società immobiliari, realizzando opere e strutture a Rocca di Papa, in alcuni casi in affari con un esponente dell’opposizione consiliare, Mario Gatta. Come mai su queste vicende non ha chiesto alcun chiarimento al suo ex vicesindaco? E come mai non ha ritenuto di dover affrontare l’argomento in consiglio comunale?

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IN AFFARI CON CARNEVALI Signor sindaco, il 6 agosto 2003, lei ha acquistato un terreno di 1.500 mq, ricadente nell’area del Piano Particolareggiato Calcare-Valle S. Lorenzo, insieme all’imprenditore Bruno Carnevali. Terreno poi rivenduto al doppio del prezzo alla Cooperativa edilizia Lorenzo I per 160mila euro. Vista la vicenda della sospetta sanatoria edilizia concessa dal comune a Carnevali nel 2009, non crede di dover chiarire pubblicamente i suoi rapporti con il noto imprenditore del legname?

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TERRENO CEDUTO  3 A CARNEVALI Signor sindaco, lei nel 1993 ha ceLA QUADRIFAMILIARE 6 Signor sindaco, a proposito del terduto all’imprenditore del legname Carnevali un terreno boscato di 1.616 mq in loreno acquistato con Carnevali, calità Tre Colli (uscita su via Barozze) alla come mai lei ha chiesto al suo vicesindaco cifra incredibile di 250mila lire (cioè 125 di realizzare il progetto di una quadrifamieuro). Può spiegare questo fatto? liare su tre livelli di cui uno interrato? Non crede di aver fatto una leggerezza affidanVICENDA CARNEVALI dolo al suo vicesindaco? E come mai, ot4 Signor sindaco, l’imprenditore del tenuta l’approvazione da parte dell’ufficio legname, Carnevali, ha presentato comunale (31 agosto 2008) ha chiesto una richiesta di sanatoria edilizia in base sempre a Barbante di realizzare una nuova IA alla legge n. 47/1985 che di sanare perizia estimativa? Esistono rapporti tra ORpermette T A A volumi realizzati entro l’ottobre del 1983. lei, Barbante e i dirigenti e tecnici della soT N 4! volumi cietà Lorenzo I, a cui ha ceduto il terreno? CA che01tali SA siVO Dalle foto aeree è visto 2 REsoloRaIpartire LE dal 2002, 19 furono realizzati P A TERRENO SCAMBIATO anni dopo il 1limite imposto dalla legge. 6 7 CON CARNEVALI Come maiIL la sua amministrazione il 5 agoSignor sindaco, dopo la ristrutturasto 2009 ha concesso tale sanatoria che ora andrebbe revocata? Come e quando intende zione dell’ex colonia di via Cavour, doprocedere in tal senso visto che sono pas- vendo realizzare una strada di collegasati circa sei mesi da quando il consigliere mento con via delle Barozze, la sua amministrazione, invece di adottare la Crestini ha portato alla luce la vicenda? Aurea Cash è certificata e autorizzata dalla Banca d’Italia - Iscriz. n. VIF 500369

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VICENDA MORZILLI DETTO UMBERTINO Signor sindaco, nel marzo 2008 venne assassinato a Roma Umberto Morzilli, ritenuto dagli inquirenti un personaggio vicino alla “Banda della Magliana”. Morzilli, attraverso alcune operazioni speculative, aveva acquisito dei terreni in via delle Barozze (ricadenti nel Piano Particolareggiato) per circa 350mila euro, rivenduti, a distanza di pochi anni, a 5,5 milioni di euro, terreni poi sequestrati dalla magistratura. Come mai il consiglio comunale non si è mai occupato della vicenda?

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PRATICA SEBASTIANELLI

10 Signor sindaco, come mai la pra-

tica edilizia riferita all’abitazione del nostro direttore, Andrea Sebastianelli, è stata tirata fuori subito dopo che Il Segno aveva portato alla luce le note vicende (vedi le altre 9 domande)? Chi ha ordinato al suo ufficio tecnico di visionare tale pratica? E con quale scopo?

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Sulle orme di un concittadino che gratta gratta ma non vince mai il Segno - Novembre 2014

Si trovano in commercio biglietti gratta e vinci di tutti i prezzi, da un euro a venti. Ti affretti a grattarli sperando di incassare subito un premio che ti faccia almeno svoltare la giornata, ma non ti dirigi alla cassa; la tua faccia scura non sfugge all’osservatore che mentre ti defili rapidamente pensa: “Anche lui c’è cascato come me, ma da domani la smetto di grattare e con i soldi che risparmio mi compro un regalo”. Qual è il grattatore abituale o saltuario che non ha fatto in cuor suo questo ragionamento? Non ci è ancora riuscito, per esempio, un conoscente che abbiamo seguito, con il suo permesso, per ben sei mesi di grattate. Il nostro giocatore ha stabilito un budget di 100 euro al mese per grattare cartoncini di vari prezzi. Ha adottato un sistema di acquisto particolare: evita di comprare più di un biglietto alla volta, non torna ad acquistare nella stessa rivendita se non è passato molto tempo, non compera mai per lo stesso importo precedente, se vince qualche euro lo spende per altre grattate. Il risultato dei sei mesi di questa attività è stato il seguente: Spesa totale euro 600. Totale vincite euro 45. Differenza, un passivo di 555 euro. Una bella cifra sottratta al bilancio fami-

ROCCA DI PAPA

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Anche su Facebook la tutela dell’ambiente

Rocca di Papa bene comune

“Viviamo in un luogo dove l’ambiente e il paesaggio rappresentano un notevole valore aggiunto al patrimonio storico e naturalistico dei Castelli Romani. È un dovere dei cittadini contrastare ogni azione e ogni programma finalizzato al depauperamento di questa ricchezza: azioni e programmi che possono provenire sia da singoli cittadini sia da chi amministra il paese. Questo «ambiente» rappresenta l’unica risorsa dalla quale occorre ripartire per progettare un futuro per le prossime generazioni”. Condividiamo il testo precedente che la pagina Facebook “ROCCA di PAPA BENE COMUNE” ha pubblicato sul popolare social network e ognuno la dovrebbe fare propria.

liare che già fa acqua da tutte le parti. Tutti pensano che le grandi vincite resteranno soltanto un miraggio ma si continua testardi a grattare per milioni di euro al giorno. Il gestore del gioco invita ufficialmente a partecipare con moderazione e il governo lo fa anche con spot in tele-

visione. Della loro buona fede ci permettiamo di dubitare, visto che i miliardari incassi del gioco vengono inseriti tranquillamente nel bilancio dello Stato con una previsione di cifre sempre più crescenti. Il Sognatore

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di Marcello Loisi In piazza della Repubblica ci sono molti bar, ma forse solo uno può vantare cinquant’anni di attività. Stiamo parlando del Bar Centrale, che da sempre sforna i suoi ottimi dolci e offre un lieto riparo sotto l’ombra del pergolato formato dal glicine. Abbiamo scambiato qualche battuta con Fabrizio Sampognaro, uno dei due fratelli proprietari (l’altro è Claudio) per conoscere qualcosa di più su questa storica attività.

Fabrizio, cosa ci puoi raccontare sulla storia del bar? “Tutto ebbe inizio nel 1953, quando mio padre Salvatore (per tutti Mimmo) e mia madre Antonina, dopo essersi sposati a Palermo, si trasferirono a Roma. Nel 1957 decisero di stabilirsi a Rocca di Papa, dove l’aria buona e la bellezza dei luoghi li convinsero a crescere i propri figli qui. Per tre anni, mio padre fece avanti e indietro, tutti i giorni, per andare a lavoro in diverse pasticcerie della Capitale. La cosa non era per niente agevole, tant’è che appena ne ebbe la possibilità aprì una sua pasticceria a Rocca, in piazza Garibaldi, dove c’è la casa delle rondini. La pasticceria andava bene, dato che il paese era tutto lì ed erano ancora molte le persone che popolavano il centro storico, allora vivo e pieno di botteghe e negozi.”

Quando si è spostato in piazza della Repubblica? “Nel ‘65, quando mio padre colse l’occasione di affittare i locali di un vecchio ristorante. La scelta si rivelò azzeccata, anche perché le dimensioni erano maggiori, sia del negozio sia del laboratorio, e questo apriva più di qualche prospettiva lavorativa.”

Tuo padre sembra essere stato una persona speciale, piena di iniziativa. “Lo era, senza dubbio. Ebbe il coraggio di cambiare vita per cercare di costruire qualcosa da zero e anni di sacrifici lo

ROCCA DI PAPA Prosegue il nostro viaggio tra le storiche attività del paese

il Segno - Novembre 2014

Mimmo, il siciliano che si innamorò di Rocca hanno ripagato: è riuscito a comprare casa per sé e per i suoi figli, una cosa che, a pensarla oggi, sembrerebbe quasi incredibile. Mio padre seppe anche integrarsi bene nel tessuto sociale di Rocca di Papa. Spesso organizzava feste e cene, alle quali partecipavano molte persone. Era benvoluto. L’unica cosa che gli mancava era il cibo di casa sua, di Palermo. Infatti, quando poteva, vi ritornava.” Qualche aneddoto che lo riguarda? “Mi viene in mente quando,

Fabrizio Sampognaro con la moglie

quattro e quattr’otto, la torta era di nuovo pronta. Fece comunque un figurone!” Ora siete tu e tuo fratello Claudio a gestire il bar. “Sì, ormai da moltissimi anni. Un altro fratello, invece, ha una pasticceria a Cisterna di Latina e per diverso ne tempo abbiamo condiviso la gestione. Ora le due attività sono separate.”

da bambino, mi metteva nel bidone vuoto dell’olio da dieci litri per farmi stare buono. Allora non esistevano i girelli o cose simili. Un’altra volta, invece, mio padre, tifoso sfegatato del Palermo, volle andare a trovare la squadra a Caserta, dove i giocatori avrebbero sostato per una notte. Allora s’imbarco con i miei due fratelli più grandi su un pulmino, portando con sé una grande torta a cinque piani. Il viaggio andò liscio, fino a quando, appena arrivati a destinazione, una brusca frenata fece cadere il dolce tanto amorevolmente confezionato. Come suo solito, non si perse d’animo e fece in modo tale da rifare la torta nella cucina dell’hotel che ospitava la squadra. In

Per chi non lo sapesse, quali sono le vostre specialità? “Ovviamente, portiamo avanti la tradizione siciliana in materia di dolciumi. In particolare, prepariamo cannoli e cassate, ma anche ogni altro genere di dolci. Come non pensare ai cornetti e alle ciambelle fritte?”

Prospettive future? “Spero che le mie figlie piccole facciano le pasticcere, tenendo viva la storia della nostra famiglia. Le figlie di mio fratello hanno preso altre strade. Sono ugualmente contento, sia chiaro!”

Questo glicine è una delle caratteristiche del locale. “Sicuramente. Rivedendo le vecchie foto del palazzo risalenti a qualche decina di anni fa, abbiamo notato che era avvolto da un glicine che poi, chissà perché, è stato tagliato. Circa venti anni fa, per onorare la memoria di questo posto, lo abbiamo ripiantato, pensando che fosse anche un modo bello e pratico per garantire l’ombra ai tavoli durante l’estate.”

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Cultura e

... dintorni

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La persecuzionedi LuigiBuonomo duranteil fascismo

Confinato a Lipari divenne il referente di Giuseppe Di Vittorio

di Andrea Sebastianelli Nato a Cerignola, in provincia di Foggia, il 18 gennaio del 1897, da papà Francesco e da Maria Candelieri, Luigi Buonomo si trasferisce a Roma all’età di 27 anni, nel 1924. È alla ricerca di lavoro e, nella capitale, spera di trovare un’occupazione stabile. Nel maggio del 1930 la Regia Questura di Roma invia una nota per informare la direzione generale di pubblica sicurezza dell’esistenza “di indagini in corso nei riguardi di alcuni comunisti locali”. È proprio durante queste indagini che la polizia politica scopre che “tale Buonomo Luigi, di anni 33, era in corrispondenza col noto fuoruscito Giuseppe Di Vittorio”, il futuro leader sindacale della CGIL. Quella tra Buonomo e Di Vittorio è un’amicizia costruita ai tempi di Cerignola, stesso paese natale, quando i due giovani si trovano a condividere le stesse passioni politiche. Un’amicizia mai interrotta, coltivata malgrado la distanza, con Di Vittorio Uno degli aquiloni confinato all’estero e di Anna Onesti Buonomo costretto a nascondersi a Roma. La corrispondenza tra i due è fitta e, scoprono gli uomini della Questura, le lettere arrivano e partono dal solito indirizzo di Parigi, Madame Gerard-Rue de la Procession n. 88. Così, alla fine del suo dettagliato rapporto, il Prefetto chiede al Ministero degli Interni di “esaminare l’opportunità di disporre il controllo postale a tale indirizzo”. Cosa che avviene. Dopo qualche settimana il Prefetto Angelucci invia un nuovo memoriale aggiornato, nel quale si dà notizia del “tentativo di ricostituzione del partito comunista (messo fuorilegge nel 1926, n.d.d.) che faceva capo al ben noto ex confinato politico Molinari Pompilio, il quale si era dato alacremente al lavoro di riorganizzazione”. Le indagini fanno emergere una rete di aderenti e, al primo posto, Angelucci inserisce proprio il nome di Luigi Buonomo “qui domiciliato in via Appia Nuova 486, meccanico, già noto come comunista”. Immediatamente vengono disposte una serie di perquisizioni nelle abitazioni di coloro che vengono considerati dei pericolosi sovversivi. Un esponente di spicco dell’organizzazione, Gio-

acchino Taraborelli di Trevi nel Lazio, viene tratto in arresto dopo la denuncia del segretario amministrativo del fascio di Tor di Quinto al commissariato Appio. Taraborelli viene sottoposto a duri interrogatori ma, come chiarisce il Prefetto, l’esito sarà negativo, nessun nome viene fatto. La notizia dell’arresto si sparge rapidamente negli ambienti antifascisti e alcuni esponenti prendono la decisione di darsi alla latitanza, ma non Luigi che rimane a Roma. Altri vengono fermati nelle ore successive e, dopo i primi interrogatori, emerge che nel novembre del 1929, Luigi Buonomo, riceve una lettera di Giuseppe Di Vittorio proveniente dalla Francia. In questa missiva viene chiesto a Buonomo di prestare aiuto, trovandogli un’occupazione, a un individuo non meglio identificato costretto a lasciare Parigi perché malato. Ovviamente, il linguaggio è cifrato e infatti, dopo qualche giorno si presenta da lui un uomo che gli esibisce un biglietto autografo dello stesso Di Vittorio. Identificato dalla Questura come “corriere comunista”, l’uomo affida a Buonomo l’incarico di “organizzare i contadini pugliesi residenti a Roma per tenerli pronti a ogni evento, in modo che il partito comunista avesse potuto contare su di loro”. Oltre al delicato incarico gli vengono affidate 10mila lire da distribuire alle vittime politiche del fascismo. L’uomo, poi, spiega a Buonomo di essersi rivolto a lui “avendogli il Di Vittorio assicurato trattarsi di persona seria e fidata”. Verso i primi giorni di marzo del ‘29 Buonomo incontra un altro personaggio presso il caffè lateranense che gli affida “una trentina di copie di una lettera aperta indirizzata ai contadini pugliesi a firma del Di Vittorio”, alcune copie de L’Unità, vari opuscoli di propaganda comunista e, soprattutto, un foglietto contenente i nomi di alcuni noti esponenti antifascisti ritenuti confidenti del regime. L’attività di Buonomo è frenetica, ormai è uno dei membri dell’organizzazione clandestina e, sempre più spesso, diventa il punto d’incontro tra Di Vittorio e i pugliesi romani. Altro materiale clandestino gli viene consegnato nel mese successivo, tramite un altro esponente, Gia-

Luigi Buonomo

cinto Battaglino, sempre nei pressi di piazza San Giovanni. In quest’occasione, oltre a diverse copie de L’Unità e dell’Avanguardia, riceve anche un timbro in gomma con la dicitura: “I Maggio tutti fuori dall’officine”. In Italia il clima è rovente e i lavoratori minacciano sommosse che possono diventare un focolaio pericoloso e incontrollabile per lo stesso regime mussoliniano, quindi bisogna agire con fermezza. Il Prefetto Angelucci, vista la situazione, ritiene essere arrivato il momento di fermare il gruppo romano facente capo a Di Vittorio, “trattandosi di individui che hanno svolto intensa attività di propaganda. Agli individui sunnominati scrive ancora il Prefetto- deve anche attribuirsi la responsabilità della diffusione dei manifestini inneggianti al I maggio, avvenuta la notte dal 29 al 30 aprile nel distretto di Porta Maggiore”. Il 5 giugno 1930 per Buonomo, arrestato l’8 maggio, scatta la denuncia e l’assegnazione al confino politico all’isola di Lipari, a nord della Sicilia. La condanna è di cinque anni di esilio ma un anno dopo, il 5 ottobre del 1931, gli viene commutata in ammonizione, così Luigi, molto provato dall’esperienza eoliana, torna a Roma ristabilendo il suo domicilio nell’abitazione di via Appia Nuova. Ma la Regia Questura non lo perde di vista e dispone su di lui la necessaria vigilanza. In questa fase Luigi, che aveva perso i contatti con il gruppo di dissidenti pugliesi, cerca di mantenere un comportamento che non desti sospetti agli occhi della polizia segreta fascista e così, nel dicembre del 1932, in occasione della celebrazione del decennale del regime, insieme ad altre decine di perseguitati, riceve la grazia per decisione dello stesso Mussolini. Su di lui vengono sciolti i vincoli dell’ammonizione ma la prefettura chiarisce che “viene mantenuta debita vigilanza”. Nel frattempo Buonomo lavora, torna a Cerignola, poi di nuovo a Roma e dieci anni dopo la sua drammatica esperienza del confino, il Ministero degli Interni, il 29 settembre 1941, torna a chiedere notizie sul suo conto alla Questura di Roma e alla Regia Prefettura di Foggia, cui seguiranno gli accertamenti espressamente richiesti. Intanto Luigi, essendo la sua presenza a Roma diventata nuovamente pericolosa, approda a Rocca di Papa dove continua a svolgere la sua attività di antifascista senza mai dimenticare i compagni delle tante battaglie, primo fra tutti quel Giuseppe Di Vittorio che negli anni successivi sarà una delle figure più importanti del sindacalismo italiano. Luigi si spegne a Rocca di Papa il 7 febbraio 1978 ma le sue idee verranno portate avanti dal figlio Vindice che aprirà una nuova pagina del partito comunista roccheggiano.


LA STORIA

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il Segno - Novembre 2014

“La cultura nostra unica guida” Nata nel 1996, l’associazione L’Osservatorio ha festeggiato 18 anni di attività di Antonia Dilonardo L’Associazione culturale L’Osservatorio ha raggiunto il bel traguardo di diciotto anni di attività. Abbiamo rivolto qualche domanda alla scrittrice Maria Pia Santangeli che ne è stata la fondatrice.

Quali pensi siano le ragioni di questa lunga vita? “Credo che le ragioni siano molte e complesse, ma considerato il breve spazio che abbiamo a disposizione, mi limiterò a metterne in evidenza solo due che però reputo quasi fondamentali: la prima è che in questi diciotto anni, come previsto dallo statuto, c’è stato un continuo ricambio sia nella dirigenza sia nei direttivi. Altro punto che credo ancora più rilevante è stato il fatto che nessun coordinatore abbia usato l’associazione per fini personali e mai come trampolino di lancio per entrare in politica”. Perché hai deciso di fondare l’Associazione? “Semplicemente perché a Rocca di Papa fino al 1996 non c’era nessuna associazione culturale che si occupasse di storia, di letteratura e d’arte. Massimo Saba organizzava incontri molto importanti, ma solo con uomini politici - ricordo la venuta di Scalfato e Martinazzoli. D’altra parte nel 1996 io ero andata in pensione,

La scrittrice Maria Pia Santangeli

era uscito nel ‘94 il mio primo libro, mi sembrava giusto fare del volontariato. Ricordo, nel primo partecipato incontro avvenuto nella sede del Parco dei Castelli Romani, di aver detto che l’unico tipo di volontariato che sapevo fare - relativamente s’intende - era nel campo della cultura. Trovai un pubblico entusiasta, avevo fatto un lavoro preparatorio con numerosi incontri in casa mia. Evidentemente si sentiva il bisogno di un’associazione di questo tipo”. Perché questo nome? “Veramente io avevo proposto di dedicare l’associazione all’artista Domenico Tojetti, il grande dimenticato dei rocchigiani illustri - o abbastanza illustri - del passato,

A dicembre il programma dedicato al 750mo di Dante

Il 2014 per l’associazione L’Osservatorio si concluderà con una iniziativa di alto spessore culturale, dedicata ai 750 anni dalla nascita del sommo poeta Dante Alighieri. Il programma di dicembre, infatti, prevede proprio una serata dal titolo “Un anno di Dante”. Presso la Sala S. Carlo della Chiesa dell’Assunta, venerdì 19 dicembre a partire dalle ore 19:00, Ettore Guidi curerà la lettura del primo canto della Divina Commedia. Un appuntamento interessante a cui i cittadini sono invitati a partecipare. Ma dicembre vede una scaletta ricca di eventi. Martedì 2, presso

la biblioteca comunale di viale Enrico Ferri, alle ore 16:30, i membri dell’Osservatorio si riuniranno per il rinnovo del direttivo. sarà anche un’occasione per fare un bilancio dell’anno che sta per concludersi. Sabato 13 dicembre, in-

vece, è previsto “Un giorno a Napoli in libertà”, con partenza in pullman da piazza della Repubblica alle ore 7:00. Il ritorno a Rocca di Papa sarà alle 21:00 dello stesso giorno. Può essere l’occasione per visitare Napoli in atmosfera natalizia. La quota di partecipazione è di 30 euro. Infine, sabato 20 dicembre si svolgerà la cena associativa per lo scambio degli auguri natalizi. Per chiedere informazioni o per saperne di più sulle iniziative appena descritte, ci si può rivolgere alla presidente Maria Fondi, al n. telefonico: 06-9498845. (C.L.)

ma nella prima assemblea ebbe più voti il nome attuale, proposto da Claudio Santangeli. Osservatorio che non si riferiva all’osservare, ma all’antico Osservatorio geofisico di Rocca di Papa”. Ogni comunità e ogni associazione culturale ha una propria storia. Quale narrazione si può fare dei diciotto anni dell’Osservatorio? “Per raccontare diciotto anni di vita associativa ci vorrebbero pagine intere. Per farlo in estrema sintesi posso dire che ogni coordinatore ha portato “del suo”, cioè ha dato all’associazione la sua impronta, com’era giusto che fosse. Io sono stata coordinatrice per primi cinque anni e ho seguito il mio primitivo programma storico-artistico-letterario concordato con l’assemblea dei soci, programma che iniziava dalla preistoria nei Colli Albani per poi seguire gli avvenimenti nel tempo. Di quegli anni ricordo il grande entusiasmo per ogni attività proposta e la viva partecipazione. Perciò voglio nominare i componenti del primo direttivo: Alberto Andreuzzi, Franco De Angelis, Antonia Dilonardo, Dina Gatta, Gabriele Novelli, Lamberto e Rita Pizzicannella. Insieme abbiamo organizzato le visite ai musei e alle mostre, le prime conferenze, i primi Caffé letterari, i recitals di musica e poesia, i concerti. Dopo di me è stata coordinatrice, ma per un solo anno, Lilli Polidori, poi Maria Fondi, che è anche l’attuale coordinatrice, ancora di seguito Giulio Cesare Panfilo e infine sei venuta tu, Antonia. Tutti avete seguito il programma storico-artistico-letterario privilegiando però alcuni aspetti: Maria Fondi ha privilegiato gite culturali importanti (ricordo Ferrara, le Ville medicee in Toscana...), Giulio Cesare Panfilo la storia (varie sue conferenze fra cui una sui Borgia) e infine tu hai innovato aggiungendo al consueto programma letterario-artistico una serie di eccellenti conferenze scientifiche (la Sindone, la Fusione Nucleare...) e nel periodo estivo l’ascolto di opere alle Terme di Caracalla. Che cosa ti auguri per il buon proseguimento delle attività? Naturalmente mi auguro che l’associazione continui a vivere per molti anni ancora, ma non mi azzardo a dare consigli. Quello che ho sempre auspicato - e ci spero ancora - è la volontà di organizzare eventi importanti che richiamino cittadini di tutte le età oltre i confini di Rocca di Papa - penso alla conferenza da te organizzata con il costituzionalista prof. Michele Ainis, che fu un grande successo. Secondo me si deve puntare sulla qualità, sul valore dell’evento. Rocca di Papa lo merita. In questo modo forse riusciremo a coinvolgere anche i giovani, che nell’associazione sono purtroppo assenti”.


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senza età Foto di Paola Rufini

Testo di Alessia Tino

Emozioni tra i vicoli roccheggiani

È autunno nei vicoli di Rocca di Papa. Col mutare delle stagioni, essi mutano aspetto, e ora che il vento soffia più dispettoso che mai, divengono un tappeto di foglie rosse marroni e gialle che, in continuo movimento ballerino, lasciano intravedere qua e là gocce di colore cadute a terra, testimonianze dell’allegra fatica di qualche artista, improvvisatosi o meno, che ne ha decorato i muri. Rifletto su come i vicoli di questo paese siano in grado di dar forma a un vero e proprio tragitto emozionale. Percorrerli in salita ti piegano all’affanno, ma, non stancano mai al punto di non aver voglia di osservare, con minuzia di particolari, tutto ciò che di essi è parte integrante. In discesa fanno acquistare velocità sui minuti di ritardo accumulati per un appuntamento, quando saranno ricoperti di ghiaccio, però, bisognerà prestare più attenzione... io qualche scivolone

IMMAGINI

l’ho già fatto! Ho iniziato a capirne la logica da quando vivo il paese non solo come luogo di villeggiatura estiva, da quando ho avuto più modo e tempo di andare a scovarne sempre di nuovi: tutti i vicoli si collegano tra di loro e più vicoli portano sorprendentemente allo stesso punto. Sono contenitori immaginari di una moltitudine di scarpe che li hanno calpestati, naturali tribune di gare nazionali di corse con le biciclette, sono una continua scoperta, il cuore del paese, teatri all’aria aperta, palcoscenici di eventi itineranti, nicchie di presepi, sbocchi a terrazze che si affacciano sul mondo, dove la veduta è splendida e l’aria sempre pulita e frizzante. Sono la giusta location per far riecheggiare quella bella canzone del maestro Botti Giulio Terenzio “Rocca de Papa è rinomata, pe’ l’aria bona che ce sta, se te ce fai ‘na scampagnata, saprai che questa è verità...”. Alcuni sono davvero stretti, ma, il soffitto di cielo, dà ampio respiro anche quando ci si trova di fronte a chi non si ha proprio voglia di incontrare. Sono la ricchezza del centro storico, raccolgono i profumi del tempo che passa fermandoli per un attimo in più, accolgono ai lati le porte delle case, esaltano i suoni delle voci di passaggio, il desiderio di preservarli dall’inciviltà e di assaporarli nel passato e nel presente. Noi del Laboratorio Centro Storico, realizzeremo a breve l’idea dell’artista roccheggiano

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Piero Botti di costruire un percorso di cornici vuote, che incorniceranno, ma, non delimiteranno, vari punti panoramici. Ognuno, all’interno di queste cornici senza vetro, potrà dipingere il panorama con le proprie emozioni, potrà colorarlo col proprio sentire, attraverso immagini in continuo divenire, che si rinnoveranno a secondo dello stato d’animo...

Maria Teresa Tauscher, la beata che a Rocca costruì il suo sogno

di Giulia De Giorgi Rocca di Papa, pur nella sua piccola realtà, non è stata carente di personaggi importanti che l’hanno trovata il luogo ideale dove realizzare idee e progetti. Tra questi figurano anche personalità religiose, come per esempio Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. C’è però un’altra figura altrettanto illuminata che proprio a Rocca di Papa ha impiantato le sue radici che poi, pian piano, si sono diffuse nel mondo. Si tratta di Maria Teresa di San Giuseppe (1855-1938), meglio conosciuta con il suo vero nome, Anna Maria Tauscher, fondatrice della Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù, bea-

tificata il 13 maggio del 2006, dopo l’accertamento di una guarigione miracolosa, avvenuta il 16 dicembre 1996, per intercessione della beata. La storia di Maria Teresa di San Giuseppe è ricca di avvenimenti ma a sorprendere è soprattutto la sua attualità. In Germania, dopo una serie di vicissitudini che le crearono molte sofferenze, a cominciare dalla decisione del Cardinale Kopp di vietarle di indossare l’abito religioso a causa delle sue idee ritenute troppo avanzate, cominciò ad errare da un luogo all’altro dell’Europa fino a giungere nel piccolo paese montano di Rocca di Papa. E qui, nel giugno del 1904, il Cardinale Satolli le concesse il permesso di acquistare una

casa diroccata in via Lucatelli che, poco dopo, sarebbe diventata la prima Casa Madre del Carmelo del Divin Cuore di Gesù. Proprio in questa casa, Anna Maria Tauscher e le sue prime compagne, il 3 gennaio 1906, emisero i primi voti religiosi secondo il diritto canonico. Iniziò così a dedicarsi agli anziani, ai poveri, agli emigranti e agli operai senza tetto, come peraltro aveva già fatto in Germania assistendo i tanti «ragazzi di strada», tra cui “molti figli di italiani” arrivati a Colonia senza meta e senza speranza, che vivevano in stato di abbandono e povertà. Dopo appena dieci anni la sua opera si era talmente estesa in varie parti d’Europa e del mondo, che la Congregazione

delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù aprì anche la prima casa a Milwaulkee, negli Stati Uniti. Maria Teresa di San Giuseppe, si spense il 20 settembre 1938 presso Sittard, in Olanda, ma il suo esempio è vivo ancora oggi, basta osservare il quotidiano lavoro che viene svolto proprio a Rocca di Papa, presso la Casa di via Giuseppe Lucatelli, nel cuore del centro storico.


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A cura della Dott.ssa Bruna Benelli

Differenze di genere

Tutti i giorni, capita di sentire notizie di uomini che abusano psicologicamente, stuprano e uccidono mogli e fidanzate o sterminano la loro famiglia. Nei paesi islamici, gli uomini ripudiano le mogli che non procurano loro una dote cospicua, questo accade specialmente in India, o semplicemente per liberarsi di loro, così le chiudono dentro a stanzini angusti, o le nutrono con feci di vacca, detergente e cherosene, o magari le sfregiano con l’acido se sono stati rifiutati. Io mi chiedo come sia possibile che dopo tante lotte sostenute dalle donne in occidente, per ottenere il rispetto che meritano, ci sia ancora bisogno delle quote rosa per avere le stesse opportunità riservate al mondo maschile. E’ incredibile ma anche nella mia esperienza, ho constatato che gli uomini hanno la strada spianata e vengono favoriti a discapito delle donne. Mi sono sentita dire che alla facoltà di Psicologia, i maschi venivano favoriti dalle professoresse perché erano in numero minore. E nel lavoro di assistenza a scuola, anche se avevano meno titoli, passavano avanti alle colleghe ai fini dell’assunzione, perché considerati più adatti per casi specifici. Come apportare un cambiamento? Come far sì che non ci sia bisogno dell’8 marzo o del 25 novembre per ricordare al mondo maschile che meritiamo rispetto e pari opportunità, visto che nel 2014 ancora non ci siamo riuscite. Occorre formare le giovani menti; va inculcato nei bambini il rispetto e la valorizzazione delle differenze di genere, c’è un enorme confusione, che non porta niente di buono. Quindi grande importanza va data alla scuola come agenzia educativa e alla famiglia, e anche i mass media hanno il ruolo fondamentale nel trasmettere messaggi positivi. Bisogna agire sia a livello individuale che collettivo, per far capire agli uomini che non esistiamo in funzione del loro piacere e questo lo otterremo, quando anche noi donne capiremo che gli uomini non si seducono con l’esibizione del corpo, ma con la nostra intelligenza e tutte le altre qualità di cui ognuna di noi è dotata.

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uestioni di gu Q.... s ........ ...

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Spunti di psicologia

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di Marcello Loisi Tra i tanti video “virali” che affollano la rete e i social, ce n’è uno che offre l’occasione di riflettere su alcuni temi interessanti. Due ragazzi olandesi, armati di telecamera e simpatica sfrontatezza, hanno organizzato una sorta di esperimento in vista di una fiera di prodotti biologici. In questa occasione, sono stati allestiti stand di degustazione di vari prodotti – ovviamente biologici – preparati dagli chef dei migliori ristoranti del luogo. I due ragazzi, però, non hanno un proprio ristorante e, quindi, hanno dovuto ripiegare sul menù offerto dal McDonald’s. Hanno perciò acquistato degli hamburger, delle insalate, alcuni muffin e del pollo fritto. Poi hanno preso il tutto e lo hanno tagliato, scomposto e sistemato su dei piatti un po’ più scenici rispetto al contenitore di cartoncino del fast food. Fatto questo, si sono cambiati d’abito, si sono recati alla fiera e hanno allestito il loro stand, dove hanno fatto

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Fast food contro Biologico

assaggiare le loro “specialità” a decine di entusiasti gourmet, spacciandole per preparazioni ottenute con alimenti biologici. L’esito dell’esperimento è stato divertente e forse, in qualche misura, prevedibile. Gli esperti gastronomi, dopo aver fatto lavorare alacremente le loro papille gustative, si sono espressi sull’ottima struttura della frittura, sulla freschezza della frutta e sulla ricca succulenza della carne. Insomma, nessuno di loro ha dato un parere negativo e, anzi, qualcuno ha addirittura tessuto le lodi del pollo fritto che, parole sue, “girava attorno alla lingua molto agevolmente”. L’esperimento, però, cade quando i due ragazzi chiedono ai – malcapitati – gourmet di mettere a confronto il cibo appena mangiato con quello che si mangia abitualmente nei fast food. La gran parte di questi hanno infatti affermato che il biologico è migliore, non solo per il sapore o per la consistenza, ma è qualcosa di buono anche da pensare. Per essere più chiari, l’agricoltura

Occhio alla Nutrizione Integra con l’integrale!

di Laura Fico* La farina presente in larga parte sulle nostre tavole è la farina 00, risultato di un alto livello di raffinazione al fine di concentrare le proprietà che le conferiscono una più veloce e semplice lavorazione e quindi lievitazione. Purtroppo, durante questo processo vengono eliminati la crusca e il germe di grano: elementi ricchissimi di Vitamine B(1), E, Sali minerali e antiossidanti. Le farine non raffinate, quelle integrali, oltre a conservare tali nutrienti possiedono anche i vantaggi derivati dall’apporto di fibra. La fibra, infatti,

il Segno - Novembre 2014

aumenta il senso di sazietà, utile nelle diete ipocaloriche, aiuta il transito intestinale e regola l’assorbimento di carboidrati, aspetto fondamentale per i soggetti diabetici. Ma bisogna fare attenzione all’integrale che si sceglie! Esiste, ad esempio, un pane realizzato con una miscela di farina bianca 00 a cui è stata addizionata la crusca per “co-

biologica (ossia quella che non impiega fertilizzanti chimici, diserbanti e pesticidi) è qualcosa che non relega la Terra a macchina produttrice, ma la considera come un grande organismo da rispettare. Un organismo grazie al quale viviamo e con il quale dovremmo vivere in simbiosi. Il video sarà anche divertente e “virale”, ma le facili risate dovrebbero poi lasciare spazio a un pensiero ulteriore, il quale non sembra emergere così tanto tra le infinite polemiche dei social. Il titolo del video è “McDonalds serveren op een Foodbeurs?”.

lorarlo”. Per riconoscerlo basta osservare la mollica che deve avere un colore scuro e uniforme. Diffidate dal pane che presenta chiazze e puntini scuri, potrebbe essere un “finto pane integrale”! L’invito che vi faccio è, quando possibile, di utilizzare farine biologiche. Possono essere acquistate in speciali supermercati o mercati, oppure direttamente al mulino. Sperimentare farine alternative alla 00 può essere uno stimolo per la nostra creatività e per il nostro girovita. Vitamina B: vitamina idrosolubile essenziale per il funzionamento del sistema nervoso, del tono muscolare, dell’area gastrointestinale, della cute e dei capelli. (1)

*Biologa Nutrizionista


il Segno - Novembre 2014

L’angolo della storia

CULTURA

L’Eminenza grigia della storia moderna

di Vincenzo Rufini Nel lessico politicodiplomatico sovente ricorre l’espressione “Eminenza grigia”, un epiteto con cui viene definito il consigliere ombra dei potenti. L’etimologia esatta del termine va fatta risalire al tempo della Francia dell’assolutismo del ‘600, vera e propria dimensione di caccia del cardinale di Richelieu e del suo consigliere, il frate Francois-Joseph de Clerc, dal cui saio grigio deriva il termine. Figure di codesto stampo hanno popolato il divenire storico, ogni potente, nel corso dei tempi, ha sempre avuto la necessità di avere come sua ombra qualcuno il cui parere avrebbe avuto molta influenza nelle decisioni da prendere in determinati frangenti storici. Ai nostri tempi codesta figura sembra essere non più marcata dall’evidenza, in quanto la società dei media esige che tutto (o quasi) sia fatto alla luce del sole mediatico e la figura dell’Eminenza grigia ha man mano ceduto il ruolo ad una pletora di consiglieri, tutti in parte o in toto legati a quelli che vengono apostrofati come “poteri forti”. La struttura di codesti nuclei operativi è costituita da gruppi tecnocratici, bancari, finanziari, massonici, onde per cui le decisioni vengono prese attraverso molteplici filtri prima di arrivare al tavolo del potente di turno. Forse l’ultimo rappresentante delle istituzioni il quale ha rivestito il ruolo di mèntore del leader è stato Henry Kissinger, docente alla prestigiosa università di Harward, finissimo conoscitore dei meandri del potere, sempre in grado di coniugare la realtà con la ragion di stato, privilegiando in ogni occasione il freddo cinismo a scapito del caldo sentimento dei valori. È stato amico dell’avvocato Agnelli, che lui chiamava “My friend Gianni” e che per sua stessa ammissione gli ha fatto capire la realtà italiana meglio di centinaia di libri e di studi in proposito. La sua ascesa nelle segrete stanze del potere avviene sotto le due amministrazioni di Richard Nixon; nella prima riveste il ruolo di Consigliere per la Sicurezza Nazionale e nella seconda quello prestigioso di Segretario di Stato. Rivestendo queste due cariche

istituzionali ha gestito alcuni degli avvenimenti storici succedutisi dalla fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. È stato l’uomo del viaggio segreto in Cina, al tempo della guerra fredda, onde preparare il viaggio del presidente Nixon che avrebbe aperto le relazioni politiche e commerciali tra Stati Uniti e il lontano e allora chiuso Paese orientale, dando prova di un determinismo politico di alta scuola. È stato, però, anche il freddo calcolatore ed ispiratore, tramite la Cia, del colpo di stato dell’11 settembre 1973 in Cile che portò all’uccisione del presidente Allende per “manu militari”. Ha preparato l’uscita di scena degli Usa dal Vietnam, in una guerra che non si poteva vincere con le armi convenzionali e che aveva aperto un fronte interno agli Usa attraverso i Media cui l’amministrazione in carica non riusciva più a dare risposte adeguate; in ciò riuscì a dare una parvenza di dignità alla potenza americana sconfitta. Ha gestito il passaggio traumatico di potere da Nixon a Gerald Ford dopo le dimissioni del presidente a causa dello scandalo Watergate. Henry Kissinger, che Giovanni

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Kissinger

Spadolini definiva “Metternichiano in tutto”, ha incarnato il vero uomo di potere, su di lui si è riflessa la statura politica del principe di Metternich, anche lui operatore della ragion di stato complementare alla fredda logica ed alla realtà dei fatti. Se come diceva il rivoluzionario Saint-Just, “un re non può essere innocente” e ciò vale per qualsiasi statista, monarchico o repubblicano che sia, Kissinger ha guidato l’arte diplomatica e la politica con lucido intendimento secondo l’ottica americana e tenendo conto degli interessi occidentali. I valori universali sono stati spesso oltrepassati e calpestati, ma è il potere stesso, secondo il monito sempre valido di Saint-Just, ed il suo esercizio che a volte ergono il cinismo a faro da seguire a danno del sentimento. Se il potere può avere una configurazione umana Henry Kissinger ne ha rappresentato l’ultima rappresentazione, nel bene e nel male, ma sempre con intelligenza; le Eminenze grigie attuali sia che agiscono nell’ombra o riflesse dalla luce mediatica possono eccellere solo per la loro mancanza di strategia e la loro mediocrità intellettuale.

La poesia del mese

di Anna Giovanetti

L’arcobaleno

Appare così per magia, mentre il sole squarcia le nubi e il tuono rimbomba lontano; cade ancora la pioggia ma piano; è preludio di un cielo sereno, che tra il grigio troverà la sua via! Chi lo sa se quell’arco nel cielo, sia dimora di mille folletti, che catturano tutti i colori, il blu del mare, il verde dei prati, l’indaco e il viola dei fiori, i rosso di un dolce tramonto, il giallo del sole più caldo e diventa così arcobaleno la bellezza che vedi là in alto! Tante fate lo reggono forte e lo mostrano al mondo incantato; poi così d’improvviso svanisce e ti sembra d’averlo… sognato!

Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores

di Camilla Lombardozzi Proprio in vista del Natale 2014, arriverà nella sale cinematografiche italiane il 18 8icembre il film “Il Ragazzo Invisibile”, distribuito da 01 Distribution e prodotto da Indigo Film e Rai Cinema e diretto dal regista premio Oscar per Mediterraneo, Gabriele Salvatores. La pellicola ha per protagonista Michele, un adolescente apparentemente come tanti che vive in una tranquilla città sul mare. Non si può dire che a scuola sia popolare, non brilla nello studio, non eccelle negli sport. Ma a lui in fondo non importa. A Michele basterebbe avere l’attenzione di Stella, la ragazza che in classe non riesce a smettere di guardare. Eppure ha la sensazione che lei proprio non si accorga di lui. Ma ecco che un giorno il succedersi monotono delle giornate viene interrotto da una scoperta straordinaria: Michele si guarda allo specchio e si scopre invisibile. E così la più incredibile avventura della sua vita sta per avere inizio e Michele dovrà decidere se diventare adulto o essere un supereroe. Il film si avvale di un cast davvero imponete: Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, Christo Jivkov, Noa Zatta e Ksenia Rappopor. Il ragazzo invisibile è sicuramente uno dei film più attesi della stagione natalizia, proprio perché rappresenta un progetto alquanto inedito per il nostro mercato cinematografico, che pian piano si sta espandendo grazie anche al mondo dei fumetti, precisamente a Panini Comics, che ha pubblicato tre miniserie sul personaggio de Il Ragazzo Invisibile. Il 31 ottobre scorso al Lucca Comics si è svolto un incontro con Sara Mattioli e Diego Malara di Panini Comics intitolato “Il ragazzo invisibile dal film al fumetto, dal fumetto al film”; presenti il team creativo della miniserie: Diego Cajelli, Werther Dell’Edera, Alessandro Vitti e Giuseppe Camuncoli, gli sceneggiatori Ludovica Rampoldi, Alessandro Fabbri e Stefano Sardo e il regista della pellicola, Gabriele Salvatores.


28 di Federico De Angelis “Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita, arsa su la pianura sterminata nell’agosto torrido, con lontano refrigerio di colline verdi e molli sullo sfondo”. È l’incipit della raccolta di prose e poesie i “Canti Orfici”, di Dino Campana (Marrani 1885 – Castel Pulci, Firenze, 1932): senza dubbio una delle voci più originali del 900 letterario italiano. L’opera si svolge in tre fondamentali sezioni, a loro volta suddivise in sezioni minori: “La notte”, “Notturni e immagini del viaggio e della montagna”, “Varie e frammenti”. Poeta dalla vita difficile e turbolenta, d’un’infanzia trascorsa tra rifiuti e frustrazioni, mai veramente accolto nella famiglia, dalla madre soprattutto; un istinto nomade che fin dalla prima giovinezza lo spinge a viaggiare per l’Italia e poi anche all’estero: in Argentina, poi a Roma, di nuovo nel centro America, il monte Verna, Bologna, Faenza, Firenze, Genova: luoghi che in allucinata trasfigurazione torneranno nell’opera maggiore. Insieme a questa infrenabile voglia di farsi errabondo, si manifesta presto una forma di instabilità mentale, una serie di turbe psichiche e nervose che renderanno difficoltosi i suoi rapporti umani e amorosi, come sarà nella relazione con Sibilla Aleramo. Fino a sfociare in una patologia ritenuta follia che persuaderà i familiari a ricoverarlo nel manicomio di Castel Pulci, presso Firenze, da cui non uscirà se non per essere sepolto nel cimitero di San Colombano. L’opera, che in una prima redazione doveva intitolarsi “Il più lungo giorno”, subì varie e sfortunate vicende editoriali: smarrita la prima compilazione, fu riscritta dallo stesso poeta, che gli diede il titolo poi rimasto di “Canti Orfici”. Ma il carattere orfico dei testi di Campana è molto diverso da quanto ci è pervenuto dei misteri celebrati nella Tracia poi in Grecia. Qui non siamo di fronte a una visione in certo modo metafisica, un pensiero che interpreti il problema dell’esistenza sospesa tra vita e morte e concepisca la morte come passaggio alla vita incorruttibile dell’anima. In Campana L’orfico si collega al mistero del sentire terrestre, alla solitudine del poeta sperso nel mondo, a scrutare con fissità in se stesso, a scavare nella propria notte fino a estrarne materiali per rappresentare il suo precario esistere e tra immagini di un sontuoso barocco notturno cantare la presenza sommessa della vita. Non a caso la prima sezione dell’opera reca il titolo “La notte” e comincia nel modo che sopra è riportato, a evocare una città immersa nella calura estiva, che appare e scompare tra lampi e repentine apparizioni, in un procedere per frasi staccate con rapidità visionaria. Qualcosa di onirico sembra circon-

Dino Campana il poeta nomade I POETI DEL ‘900

dare gli ambienti e gli oggetti rappresentati: più avanti “la torre barbara” che si staglia scura sulla pianura, il peregrinare di vecchi che si trascinano ossuti lungo muri rossastri, calcinati. È l’inizio di una discesa agli inferi ove il farsi della notte all’interno della Torre fa sorgere figure in un’atmosfera senza tempo: appaiono donne che hanno volti di antichi medaglioni, giovinette dai sorrisi ammaliatori, tra l’evocazione di una morbosa sensualità e lampeggiare di visi da cui traspare un’innocenza d’alba. Il tutto legato a quella prima persona verbale “ricordo”, che nella lingua di Campana assume il senso di “sogno”, inteso come evento rivelatore d’una condizione umana. È il poeta che con forza inventiva risale dal mondo notturno degli istinti confusi e informi, all’ordine della rappresentazione in immagini definite, ove la notte è l’humus che permette l’individuazione di sé, dona la possibilità di costruire un universo poetico, in cui l’ardore dei sensi si stempera oggettivandosi nell’espressione e la morte viene accettata come una “cara presenza” in forma di fanciulla. In questo senso si può parlare di Orfismo in Campana: e di questo lo stesso poeta ne è fin da principio consapevole se nel titolo a “canti” volle aggiungere “orfici”, a significare la volontà di tentare un’ardua sintesi tra il mito antico e il mito nordico, germanico in particolare, verso cui si sentiva potentemente attratto, tanto da dedicare l’opera a Guglielmo II imperatore dei germani: anche se i contenuti dell’opera lo imparentano piuttosto ai “poetes maudits”, in particolare a Rimbaud di cui condivideva il disagio di vivere nella società del tempo e il modo di intendere la poesia come avventura alla ricerca del simbolo. Una delle poesie che forse meglio esemplifica questo orfismo campagnano è “Canto delle tenebra”, nella sezione dei notturni. “La luce del crepuscolo si attenua”, suona il primo verso. Man mano l’attenuarsi in lento progredire conduce alle soglie della notte e un improvviso senso di liberazione, apre il petto: “Non c’è più dolcezza che possa uguagliare la morte”. Ove la morte assume figura di fanciulla che dolcemente sussurra: “Più, più, più, più” e pare che tutto si plachi, si disponga in un ordine effimero

ove la vita prende senso nel suo stesso desiderio di vanire, disperdersi, risorgere più ricca di esperienza. Fino al colpo finale, tra ironia e giuoco mortale della ragazzina che si volge alla madre: “Pum! Mamma quell’omo lassù”, in cui il poeta giocosamente allude a un suicidio senza dramma, cui la bambina assiste quasi divertita come fosse una sorpresa d’infanzia, mentre lo scorrere del fiume sembra figurare l’innocenza del vivere, anche in presenza di una morte appena intuita. Ancora nella sezione dei “Notturni”, prendono forte risalto le prose della Verna, in cui il tema del viaggio non ha più i caratteri della fuga, ma si stempera in una dolcezza inedita, d’un rinnovato ritmo interiore: la partenza è qui strettamente collegata al ritorno e questa circolarità lascia spazio a una consolazione intimamente musicale: “Così conosco una musica dolce nel suo ricordo, senza ricordarmene neppure una nota: so che si chiama la partenza o il ritorno”. Il pellegrinare da Marradi e Marradi con la costante visione della Falterona a sovrastare gli altri picchi propone paesaggi irti e rupestri, in una petrosa ovunque incombente prospettiva ascensionale, che ora sgomenta ora esalta il poeta. L’ambiente circostante è aspro, come la prosa che procede a scatti, scandita da ritmi propri del verso: sparute presenze umane, tre ragazze e un ciuco, qualche casupola aperta per una cristiana ospitalità. L’ora è quella del crepuscolo che prepara la notte, il cielo si colora di viola e contro si stagliano austere le rupi, come “leit motiv” lungo l’intero percorso. Poi il paese si fa meno scosceso, quasi si distende in rasserenanti radure: è il luogo di Francesco, dove è rimasta un’eco della miracolosa permanenza. Qui il poeta si lascia catturare da

il Segno - Novembre 2014 suggestioni mistiche, tutte terrene, che non rimandano a realtà trascendenti: quanto piuttosto a contemplazioni artistiche; sono le contadine di Castagno che richiamano la pittura di Andrea, una di loro, Catrina, rievoca le figure del Ghirlandaio. Frequenti le allusioni alla pittura e l’attenta osservazione degli oggetti d’arte: cubismo e Leonardo nelle visioni rocciose, l’Annunciazione di Andrea della Robbia, le figure intarsiate dal frate Bibbiana. Sono tutte immagini che si correlano oggettivamente a stati interiori del poeta. Questo a testimoniare di come la struttura de “I Canti Orfici”, obbedisca a una logica interna poetica e non risenta della condizione a tratti patologica dell’autore. Così l’arte assume come oggetto il paesaggio e questo rivive trasfigurato nella parola poetica: tanto che l’artista a momenti quasi s’identifica nella visione, che agisce a livelli profondi di coscienza. Distanziandosi dal poeta più laureato di allora, Gabriele D’Annunzio, che concepisce esteticamente la vita come arte, Dino Campana muta i termini del rapporto, in quanto è la vita a nutrirsi dell’arte, ne prende quel tanto che basta ad aprire l’esistenza al possibile, maturando le condizioni per una libertà autenticamente vissuta. Tra i sensi ultimi dell’opera sta proprio quello d’una sofferta vitalità, in tutte le sue espressioni: faticosamente svincolatasi da grovigli di ossessive memorie, desideri di decadere negli abissi della notte, avvilimenti e rabbie allo spettacolo del mondo e all’ipocrisia perfida delle persone, che il poeta non manca di sferzare. Al termine della sezione finale compare la visione di Genova, resa in una splendida lirica, che si mostra candida e scoscesa ma anche rossa di luci che fuggono verso l’alto: è come l’attingere una luminosità liberante, dopo l’attraversamento della notte e le relative esperienze. A questo punto è possibile ipotizzare una qualche somiglianza col cammino dantesco: dallo scuro all’Inferno, alla luce della visione beatifica; anche se il Paradiso di Campana si consuma tutto nell’opera e non reca il riposo della fede, né la salvezza del mondo. Né ritorna la chimera, che era apparsa all’inizio del “Notturni”, come salvifica presenza femminile, preziosa icona giovanile della poesia, che si manifesta in un volto armonioso di fanciulla, ora come sorella della Gioconda, ora della Notte michelangiolesca e di altre memorabili figure artistiche. Mentre il mondo reale non tarderà a riafferrare il poeta nomade per confinarlo a vita a Castel Pulci, come aveva sentenziato la presuntuosa scienza medica del tempo.


il Segno - Novembre 2014

La teoria del tutto

Il film di Marsh sulla storia di Stephen Hawking

di Camilla Lombardozzi Il 15 gennaio 2015 arriverà nelle sale cinematografiche italiane “La teoria del tutto”, film che ripercorre la vita di uno dei più celebri scienziati della nostra epoca, Stephen Hawking. Distribuito dalla Universal Pictures e diretto dal regista James Marsh, premio Oscar per Man on Wire - Un uomo tra le torri, il film è interpretato dall’attore britannico Eddie Redmayne, che ha dovuto sottoporsi a un complesso lavoro di preparazione per Hawking immedesimarsi al meglio nei panni dello scienziato. La Teoria del tutto è basato sulle memorie di Jane Hawking, prima moglie di Stephen, nel libro “Travelling to Infinity: My Life with Stephen” e narra la straordinaria ed edificante storia di una delle più grandi menti viventi del mondo, il rinomato astrofisico Stephen Hawking e di due persone che, contro ogni probabilità, hanno sfidato gli ostacoli più imponenti con il loro amore. Del cast fanno parte oltre a Eddie Redmayne: Felicity Jones, Emily Watson, Charlie Cox, Harry Lloyd, David Thewlis, Adam Godley, Simon McBurney e Enzo Cilenti. Lo stesso Hawking, che oggi ha 72 anni e che ama ricordare sia nato a 300 anni esatti dalla morte di Galileo Galilei (8 gennaio 1642), suo modello di riferimento, pare abbia apprezzato il film, sembra infatti che durante la visione si sia commosso, definendo la pellicola molto veritiera e confessando allo stesso regista che durante la visione ci sono stati dei momenti in cui rivedeva proprio se stesso. Stephen Hawking è senz’altro uno dei matematici, astrofisici e cosmologi più conosciuti al mondo e nonostante sia stato ed è costretto all’immobilità e all’uso di un sintetizzatore vocale, a causa della malattia del motoneurone, la sua tenacia, la sua forza di volontà e il suo apparire in pubblico, hanno fatto sì che diventasse uno dei maggiori modelli di riferimento per tutti quegli scienziati che vogliono intraprendere la sua strada e che trovano i suoi studi sui buchi neri e l’origine dell’Universo un bene prezioso per l’umanità e per la ricerca scientifica. Qui potete trovare il link del trailer ufficiale: http://po.st/TDTtrlita.

VAGABONDANDO

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In giro per musei... Palazzo delle Esposizioni

I numeri in mostra dalla relatività a oggi di Marcello Loisi Una mostra sui numeri può risultare inusuale, eppure questi fanno parte della nostra vita, anche se spesso in modo invisibile. La mostra “Numeri. Tutto quello che conta da zero a infinito”, ospitata presso il Palazzo delle Esposizioni, ha impiegato due anni per vedere la luce, dopo molti studi e dibattiti su come dovesse essere articolata e sviluppata. Questo mese, finalmente, è stata inaugurata in occasione del centenario dell’elaborazione della rivoluzionaria teoria della relatività di Einstein. La mostra ripercorre i principali temi inerenti i numeri, partendo dalle nozioni neurofisiologiche, attraversando le considerazioni proprie del pensiero matematico, fino a vedere i numeri concretizzarsi in testimonianze materiali che attraversano il tempo e lo spazio, dall’antica Babi-

lonia fino all’età moderna, dalle tavolette incise in carattere cuneiforme fino alla “Divisumma”, l’ultima gloriosa macchina calcolatrice prima dell’avvento del computer. Secondo Claudio Bertocci, il curatore della mostra, «i numeri non sono solo spauracchi che ci intimidiscono sui banchi di scuola», ma sono anche «necessari percontare, misurare, esprimere idee, pensieri e superstizioni». È proprio l’intreccio di tutti questi aspetti che la mostra cerca di far rivelare, attraverso laboratori, giochi didattici e l’esposizione di strumenti di calcolo, spesso antichi ed esotici. La mostra si rivela partico-

Mona Lisa smile

di Giulia De Giorgi Mona Lisa Smile è un film del 2003 diretto da Mike Newell. Protagonista della storia è Katerine Ann Watson, interpretata da Julia Roberts, che giunge in un college femminile di Wellesley come docente di storia dell’arte agli inizi degli anni ‘50. Da subito i rigorosi precetti del collegio, che ha come scopo quello di insegnare alle ragazze ad essere brave mogli e donne di casa, si scontrano con i principi e i valori della giovane insegnante che si decide ad offrire una diversa visone del mondo alle giovani studentesse proprio attraverso l’arte. Nel far questo si inimicherà gran parte del corpo docente e alcune allieve che dopo, però, si affezioneranno a Katerina e le saranno riconoscenti per il resto della loro vita. Non dobbiamo dimenticare che gli anni ‘50 sono stati caratterizzati dal “Maccartismo”, inteso come quell’atteggiamento politico che si diffuse negli Stati Uniti d’America; chiamato così in onore del senatore J. R. McCarthy che diresse una commissione per

larmente efficace nel coinvolgere diversi tipi di visitatori, dai più piccoli ai più grandi. I giochi, in modo specifico, rendono l’esperienza museale estremamente attiva, facendo scaturire quella collaborazione tra bambini e adulti che dà vita a momenti costruttivi e memorabili. Questa mostra si presenta come l’ennesima prova dell’indirizzo positivo del Palazzo delle Esposizioni, che sempre meglio riesce a conciliare momenti di grande cultura e popolarità.

Fino al 31 maggio 2015 Palazzo delle Esposizioni via Nazionale 194, Roma lunedì chiuso

la repressione delle attività antiamericane attraverso attacchi personali nei confronti di funzionari governativi, uomini di spettacolo e di cultura, da lui considerati comunisti e, quindi, responsabili di minare i fondamenti politici e ideologici della società americana. Come si evince, il periodo nel quale si inserisce il film è fortemente caratterizzato dalla contrapposizione nei confronti di persone, gruppi e comportamenti sovversivi e non stupisce quindi l’atteggiamento restio del collegio nel quale piombò come un fulmine a ciel sereno Katherine. La grande sensibilità e tenacia della professoressa, però, la renderanno un punto fermo nella vita delle sue alunne e quando se ne andrà, con l’amarezza di non aver lasciato nulla, in realtà comincerà per quelle ragazze una nuova vita, piena di cambiamenti.


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STORIE

IL RACCONTO DEL MESE

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Nonno Ciro fumava il sigaro

onno Ciro portava i capelli all’Umberto, aveva una catena d’oro abbellita da una moneta d’argento, con l’effige del Re, di Noga che gli partiva dal taschino destro, dove riponeva l’orologio, fino a quello sinistro del panciotto a righe grigie su fondo scuro. Aveva le scarpe sempre luA lato: cidissime con le Degas, Ritratto di mezze lune metalPagans (l’uomo liche ai tacchi. Si col sigaro), 1882 tela sentiva l’acciottocm. 59 x 49 lìo dei suoi passi collezione privata, fin dal fondo del Stati Uniti d’America vicolo quando tornava a casa dal lavoro. La domenica afferrava il suo deschetto da calzolaio, lo sistemava sotto la finestra della cucina e aggiustava le scarpe a tutti noi. Guai se avesse notato che calzavamo scarpe sdrucite o con la suola consumata! Poteva scoppiare una mezza rivoluzione! All’inizio dell’Autunno, ad anni alterni, risolava gli scarponi a tutta la famiglia e in quella occasione ribatteva nella suola, lavorata a puntino col suo affilatissimo trincetto e in regolarissime file, dei chiodoni anti sdrucciolo (che lui chiamava bollette), visto che da quelle parti, in inverno, la neve e il ghiaccio erano di quelli veri e duravano mesi. I ghiaccioli, da tutti chiamati candele, che all’alba, aperte le persiane, improvvisamente brillavano al sole era la cosa più affascinante di quella fredda stagione. Specialmente quando riuscivo a succhiarli insieme alla limonata nel solito vecchio bicchiere di vetro. Ma per lo sciogliersi progressivo e ineluttabile del ghiacciolo alla fine la limonata sembrava... piscio! Come diceva mia madre infuriata per la mia poca accortezza. onno Ciro era fattorino nel postale che faceva servizio fra le varie frazioni e paesetti del circondario. Quando era al lavoro indossava una palandrana tutta nera, un berrettino rigido con visiera con una riga dorata torno torno e aveva a tracolla una macchinetta per staccare i biglietti che era la sua disperazione perchè a volte si inceppava e doveva fare i biglietti a mano. Allora gli uscivano fra i denti le sue espressioni più colorite e al colmo della stizza, gli si arricciavano all’insù i baffoni sale e pepe. Qualche volta mi lanciava dal finestrino, mentre transitava a bordo del postale, un’arancia o una mela. Io lo sapevo che sarebbe accaduto questo evento perché nonna Giovanna mi avvertiva all’alba di farmi trovare in quel tale punto alla tale

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ora. Il nonno era puntualissimo a bordo del “suo” postale verde e blu. on era poi tanto esigente, il nonno. Tranne quando tornava a casa, quando voleva la cena pronta e fumante e il suo bicchiere accanto al fiasco di vino rosso, naturalmente. Si sedeva e tirava fuori dalla tasca interna della giacca da lavoro le monete e le raccoglieva sul tavolo in colonnine separate a seconda del loro valore. E intanto, mentre la nonna sferruzzava e a volte si appisolava, lui riusciva anche a cenare mentre faceva i conti della giornata. Quindi a fine conteggio, appuntava con la matita copiativa blu, dopo averla succhiata a dovere, i risultati della “contabilità”. Siglava il tutto con uno scarabocchio illeggibile accanto al risultato dell’addizione. Quindi tirava fuori il suo toscano, lo tagliava a metà, si rannicchiava nel suo cantone, accanto al fuoco, e lentamente si addormentava continuando a godersi il suo mezzo sigaro. A questo punto la giornata era terminata e la nonna lo incitava a svegliarsi per andare a coricarsi. Il nonno si svegliava a metà e fra una tirata e un’altra mormorava “Ma il prete e la pretina l’avete messa dalla mia parte? Avete coperto le braci rimaste con la cenere ?”. “Ma sì, state tranquillo” rispondeva la nonna pazientemente. Poi si avviavano alla camera da letto, salendo le scale lentamente, con cautela mentre nonno Ciro lasciava dietro di sé una spirale azzurrina di fumo del suo mezzo toscano, ormai quasi consumato del tutto. a casa piombava allora in un silenzio misterioso e dal piano terra alla soffitta, rimaneva impregnata dall’odore del sigaro del nonno... che mi è rimasto nel naso, per sempre. Marzo-Aprile 2010

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il Segno - Novembre 2014

Orgoglio, pregiudizio e zombie

di Camilla Lombardozzi Il 28 gennaio 1813 veniva pubblicato uno dei romanzi più celebri di Jane Austen “Orgoglio e Pregiudizio”, che ha come protagonisti il Signor Fitzwilliam Darcy e il suo orgoglio di classe e la bella Elizabeth Bennet con il suo pregiudizio nei confronti di quest’ultimo, il tutto condito da una splendida e commovente storia d’amore. Nel 2005 Joe Wright decise di riproporre un nuovo adattamento cinematografico di Orgoglio e pregiudizio con protagonisti Keira Knightley e Matthew Macfadyen che ottenne gran successo di pubblico e di critica e fu candidato più volte agli Oscar. Nel 2009 a Seth-Grahame-Smith venne chiesto di scrivere un romanzo sugli zombie e gli venne in mente un’idea geniale: all’età di 14 anni aveva letto Orgoglio e pregiudizio, ma non ne era rimasto affascinato, così appena gli fu proposto di scrivere un libro sui morti viventi prese la palla al balzo e decise di portare su carta una rivisitazione in chiave moderna del classico della Austen, dal titolo “Orgoglio e Pregiudizio e Zombie”. L’operazione fu molto apprezzata e riscosse un enorme successo editoriale, vendendo un 1milione e 50 mila copie solo in America; ma non è tutto, perché venne resa nota l’intenzione di fare un adattamento cinematografico di Orgoglio e pregiudizio e zombie. In occasione della notte di Halloween, lo scorso 31 ottobre, il regista Burr Steers ha deciso di mostrare la prima immagine del film, che ritrae le cinque sorelle Bennet: Jane, Elizabeth, Lydia, Mary e Kitty davanti alla loro abitazione con le armi salde in mano. Sceneggiatore della pellicola è niente di meno che David O’Russel, del cast fanno parte invece: Ellie Bamber, Bella Heathcote, Lily James, Millie Brady, Suki Waterhouse, Sam Riley, Jack Huston, Douglas Booth, Lena Headey e Matt Smith. Orgoglio e pregiudizio e zombie è distribuito dalla Darko Entertainment e dalla Handsomecharlie Films di Natalie Portman e prodotto da Sean McKittrick, Allison Shearmur e Annette Savitch e arriverà nelle sale cinematografiche nel 2015 ma ancora non si conosce la data di uscita ufficiale. “È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno zombie in possesso di un cervello debba essere in cerca di altro cervello”. Questo l’incipit del libro di Seth. Grahame-Smith.


il Segno - Novembre 2014 di Annarita Rossi Era il 1928 quando la genialità del disegnatore americano Walt Disney creò il personaggio Topolino (Mickey Mouse) che appassionò con i suoi fumetti e con i cartoni animati, grandi e piccini. Nel 1940 andò in onda l’esilarante cartone animato Tom & Jerry che vedeva come protagonisti un gatto e un topo. Negli anni più recenti, uno straordinario film di animazione intitolato Ratatouille, ha emozionato ancora una volta sia adulti che bambini nel seguire le vicissitudini del topo Rémy e della sua colonia. Sicuramente la fantasia non può competere con la realtà ma confrontarsi con essa a volte è doveroso. Se i cartoni animati continuano a farci sognare, non è soltanto per l’evasione che proviamo dal mondo reale ma anche per l’afferrare quel messaggio intrinseco che le storie ci vogliono dare. C’è sempre un inesorabile collegamento con la natura dalla quale bisogna trarne insegnamento come quando il gatto Tom vuole acciuffare non a caso il topo Jerry.

La vita nei modi di dire

TEMI D’OGGI

Ratatouille, altri topolini e il gatto

Il gatto, sin dai tempi più antichi è sempre stato utilizzato per cacciare i topi al fine di preservare scorte alimentari a terra come sulle navi, dove veniva imbarcato a tale scopo nelle stive, luogo nel quale erano tenute le derrate alimentari. Troppo spesso invece si viene a conoscenza della morte di cani e gatti, la cui diagnosi risulta immancabilmente essere quella per avvelenamento. Rocca di Papa non è esente da tale problema, dove case abbandonate e condizioni igieniche non ottimali del territorio, nelle strade e per le vie del paese, incentivano talvolta la fuoriuscita a cielo aperto di alcuni topi, non sempre di fogna ma semplicemente di campagna. L’uso indiscriminato di topicidi anche sotto forma di bocconcini di cibo

di Enea Trinca

Per non litigare più con un attaccabrighe saresti disposto a metterci una “croce sopra”.

Noi mariti, abbiamo un carattere d’oro, una slute di ferro, e... una faccia di bronzo. Hai un segreto? Confidati con un muto o un bugiardo: uno non parla, l’altro non è creduto. Se non vuoi che tua moglie esca “scollata”, regalale un collier d’oro che le copra tutto il petto.

Per non indebitarsi, la prima cosa da fare è quella di non spendere quello che si ha. L’invidia non è sempre negativa, a volte ci sprona a migliorare noi stessi.

Il cuore è come una prostituta, quando smette di battere è finita.

il T o c c o

di Ermanno Gatta

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di

Pillole ECONOMIA di Mauro Artibani

C’è gente strana in giro

che il privato cittadino di sua spontanea volontà sparge a terra è la causa di morte accidentale di tanti animali e non da ultimo potrebbe risultare addirittura molto pericoloso per i bambini piccoli che, mettendo le mani a terra e poi in bocca rischiano di avvelenarsi. Per la derattizzazione vi sono già gli uffici comunali preposti che se ne occupano con sistemi non nocivi per l’ambiente e per gli animali mentre, improvvisare una lotta indiscriminata ai ratti con i prodotti più disparati, come pure utilizzare diserbanti per non vedere le erbacce attecchire naturalmente, accresce il rischio di eliminare l’unico animale veramente capace di combattere il topo, ossia il gatto. Spetta anche al cittadino ovviamente prendersi cura con amore del territorio ma senza danneggiarlo. Sarebbe così bello far fare il proprio corso delle cose alla natura, la quale è capace di fare una selezione naturale, non distruggendo, non inquinando affinché non vi sia discapito alcuno. Solo così, molto probabilmente, si potrebbe vivere più in sintonia su questa terra.

Se senza soldi non si canta messa, come sarà possibile consumare? Si dovranno ridurre gli acquisti! Come si potrà generare ricchezza se mancanti di contanti? Contenti saranno quelli che i contanti li hanno incamerati; quelli della finanza allegra, quelli del debito all’ingrasso. Gli altri no: costretti a spasso, tra sbadigli, noie, sensi di colpa; vieppiù adirati da cotanta inerzia. Basta piangersi addosso! Ingessati gli acquisti, questi dispongono un nuovo target: agire sulla domanda per recuperare utili. Ecco, per esempio, c’è gente che contesta l’acquisto e chi si fa scaltro nell’acquistare; chi anela a fare, chi a disfare. Insomma c’è molto da scorgere altrettanto da imparare. Domandare prodotto equo e solidale fa bene a chi produce, a chi consuma, pure all’ambiente: un modo per distribuire ricchezza con pari opportunità. Poi ci sono quelli che hanno voglia di condivisione, per non stare soli ad acquistare il mondo. “Sharing” è il suffisso, coniugato con file, car, bed, photo, music, knowledge, life, dress, consente di governare una domanda altrimenti ingovernabile. Per chi ha bisogno di denaro c’è la “finanza solidale”: qui domanda e offerta vanno a braccetto. Quelli stanchi della moda e dei gadget-tech si sottraggono all’acquisto, usano l’usato, aumentano il valore della domanda. Forti e determinati ci sono pure i Gas. Solidali in gruppo nel confezionare domanda: fanno il prezzo poi acquistano. Al mercato rionale sotto casa si acquista sempre. Nell’ultima ora di contrattazione c’è chi acquista al meglio: l’invenduto produce scontissimi. Voilà domanda a orologeria. C’è in giro un mondo eterogeneo che può fornire risposte multiple, magari ingenue, di corto respiro, di nicchia; in alcuni casi semplici episodi che vanno organizzati, sviluppati, concertati – magari in comitati d’orgoglio – per mettere assieme opportunità straordinarie.


il Segno dei tempi

Ultima pagina

il Segno - Novembre 2014

nei disegni del Maestro Franco Carfagna Questa volta il maestro Carfagna ha disegnato cavalli e muli sistemati in recinti e stalle realizzati in mezzo al bosco. Questi animali erano utilizzati dai roccheggiani nei lavori boschivi ed erano fondamentali perché, senza il loro prezioso aiuto, molte cose non si sarebbero potute fare. Questi uomini, per comunicare tra loro ma non solo, utilizzavano un linguaggio specifico fatto di termini particolari, un vero e proprio vocabolario in dialetto. Per lo più si tratta di nomi che servivano per specificare legnami, mestieri, attrezzi, ecc. Per mancanza di spazio non possiamo inserire il significato delle varie parole ma potete scriverci se avete qualche particolare curiosità, oppure potete chiedere spiegazioni allo stesso Carfagna quando lo incontrate tra i vicoli di Rocca di Papa. Cominciamo dai termini usati per i mestieri (oggi quasi scomparsi del tutto): rabbinatore, scorzinu, ramozzatore, taiatore, ffilatore, sderamatore, speticatore, segatore, stuccatore, pezzutatore, ffacciatore, sfruiatore, fascettaru, recacciatore, cavallaru, carbonaru, legnarolu, boaru e barozzaru. Poi ci sono le parole utilizzate per indicare cose, attrezzi e animali: ronga, ronghetta, anginu, stronghinu, sega, segò, crastica, impostu, mesura, accettola, accetta pei spedigà e pe’ squadrà,

Viaggio nel vocabolario dei boscaioli di Rocca

cavalli, muli, mmastu, soma, sottopanza, retranga, caricatore, jacculi, ciammelle, accariggià, recaccià, accaccià, a remette, culatte, a ralla, a strada, angarrà, massa, ciuoccu, sgamuollu, truoppu, vallaru, u filu, atterrà, spidu, tizzò, peticagna, peticagnola, manichi, pezzutu, annuda, sezzannata, zanne, guida, pertica, morza, puntaruolu, taiu, a staià, a combinà, all’asta, puntiellu, catena, sderatu, spurgu, torte, tacche, schiazze, ciocchetti, i diendi, sorrecchiu, forcina, rasora, tascapane, biada, ferge, ombrella, ponte, scorze, ap-

pasà, quartini, i mezzi pasi, i pasi, lena, bastardone, forte, castagna, pietra, rotà, a mercà, frasche, attaccà, scacchiatu, avenda, gnocca, cipolla, filagnone, travu, palommellu, passone, picchettu, filagna, bomma, travicellu, marinese, varatella, rocchiu, montante, doga, bordonese e svergà. Come vedete, sono tante le parole utilizzate nel mondo dei boscaioli ma sicuramente altre ne mancheranno. Per queste invitiamo qualche anziano boscaiolo a segnalarcele.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it - www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

CHI OCCUPA I POSTI PER I DISABILI? Come spesso mi accade, il sabato mi reco a fare spese presso il supermercato Carrefour di via Frascati. Sempre più spesso noto che i tre posti riservati ai disabili, posti proprio di fronte all’ingresso del supermercato, sono occupati da automobili senza alcun permesso esposto. Ho anche chiesto spiegazioni ad alcuni operatori della struttura, i quali

mi hanno risposto che non possono fare nulla perché il posteggio non è di loro competenza. Hanno comunque confermato che la cosa si ripete sempre più spesso. La prossima volta porterò con me il cartello “Hai preso il mio posto, prendi il mio handicap”, così vedremo se i prepotenti continueranno a comportarsi come tali. Intanto, però, i vigili di Rocca di Papa non potrebbero fare ogni tanto una visi-

tina pizzicando questi furbetti? Antonio Sabatini

STACCIONATE ORMAI DEGRADATE Ho notato che gran parte delle staccionate in legno di via Rocca Priora sono state completamente abbandonate, nessuno sembra più interessarsi della loro manutenzione, eppure stanno ai bordi di una strada che presenta anche delle scarpate pericolose. Ma il

Parco dei Castelli non potrebbe provvedere alla manutenzione? O il comune? Ultimamente, ho anche visto che un altro pezzo di staccionata è stata divelta e probabilmente rubata. Ne restano le tracce dei buchi dei pali. Se continua così tra un anno ne resteranno pochi pezzi, rotti, spezzati e messi alla bene e meglio. Una volta la manutenzione veniva svolta con regolarità a differenza di oggi. Carmine “Salvo”

IL PROSSIMO NUMERO DEL SEGNO USCIRÀ SABATO 13 DICEMBRE


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