Il Segno luglio 2020

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Segno

il

DA 19 ANNI DALLA PARTE DEI CITTADINI

19 n. 3 - LUGLIO 2020

Anno

Il Segno di Rocca di Papa Rocca in cammino

ALL’INTERNO LA GUIDA ELETTORALE A USO DEI LETTORI

QUESTO SPAZIO È STATO ADOTTATO DA BRUNO

LE ALTRE STORIE

CIMINO, FEI, CROCE E D’ANTONI PASSANDO PER ELISA PUCCI Il libro QUELLO CHE I POLITICI Il tenente NON VI RACCONTANO che VE LO DICIAMO NOI! cambiò

Una brutta storia con cui fare i conti

sesso

A PAGINA

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Il Cholera Morbus di Rocca A PAGINA 19

Screpanti

Lo scorso 25 febbraio è stata depositata la sentenza del Tribunale di Velletri che ha condannato il medico di famiglia roccheggiano Addio al Vito Santoro per violenza nei riguardi di una minorenne. Maestro Il legale del medico ha annunciato ricorso in appello Pericotti A PAGINA 3

RICORRENZE

ANTENNE

Il bluff della Cimino su Mediaset A PAGINA 17

È giusto usare l’ex sindaco per fini politici? A PAGINA 16

BILANCIO COVID-19

A Rocca di Papa 105 casi e 21 morti Il ruolo della S. Raffaele A PAGINA

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LA LAPIDE DIMENTICATA

Attende di essere affissa dal 2014 A PAGINA 9

Cari Lettori A PAGINA

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di ANDREA SEBASTIANELLI

Cari lettori, in questi 19 anni in cui ho diretto il Segno, ho dovuto prestare la massima attenzione a una sola cosa: difendere con le unghie e con i denti l’autonomia del giornale dagli attacchi sempre più agguerriti della politica. È stata sicuramente una faticaccia ma oggi posso dire che questo è stato anche il nostro maggiore successo: il giornale non ha padroni, né referenti politici né potentati economici, e il suo unico faro è la “Carta dei valori del giornalista” che ogni iscritto all’Albo si impegna a rispettare. SEGUE A PAGINA 6


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«Vittimizzazione secondaria», quando le donne che subiscono violenza non vengono credute L’A RG O ME NTO

il

Segno

organo mensile dell’associazione culturale “Editoriale il Segno” C.F. 92028150586 P.IVA 12706861007 Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

ilpiccolosegno@libero.it REDAZIONE

Maria Chiara Cecilia, Federico De Angelis, Daniela Di Rosa, Vincenzo De Rossi, Mauro Giovanelli, Anna Giovanetti, Giovanni Mancini, Marcello Morrone, Roberta Puglisi, Annarita Rossi, Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Gennaro Spigola, Luigi Serafini, Alessandro Tabellione, Enea Trinca ILLUSTRAZIONI Franco Carfagna, Ermanno Gatta

Stampa: Arti Grafiche Roma

IL SEGNO NON USUFRUISCE DI ALCUN FINANZIAMENTO PUBBLICO SOTTOSCRIVI PER IL SEGNO:

Banca di Credito Cooperativo dei Castelli Romani e del Tuscolo IBAN: IT-12-Q-07092-39230-000000110977

di MARIACHIARA CECILIA*

Un grande problema che si evince dai report periodici prodotti da associazioni e centri antiviolenza è quello della “vittimizzazione secondaria” delle donne che denunciano. La violenza sulle donne e sui minori è l'unico reato in cui la vittima spesso rinuncia o ritarda a denunciare perché si sente in colpa, questo perché spesso viene messo in discussione il racconto della persona offesa oppure minimizzato. Spesso, in questo tipo di reato l'attenzione non si focalizza sull’autore dello stesso specialmente quando questi gode di una posizione di rilievo nella società civile, ma viene invece attenzionata la vita della vittima, le sue abitudini o la sua morale sessuale (avete mai sentito una persona rapinata a cui venga chiesto perché quel giorno e a quella tale ora fosse lì, o che cosa avesse fatto o detto per arrivare ad essere derubato?). La “Convenzione di Istanbul” sottoscritta nel 2011 e ratificata in Italia attraverso l’approvazione della legge n. 199 del 15 ottobre 2013 condanna fortemente questo tipo di condotta, e in tal senso sono tante le iniziative che si sono susseguite

Per seguire le polemiche, le discussioni, i retroscena e ciò che nessuno ti vuol far sapere, segui su Facebook ROCCA IN CAMMINO, la pagina gestita dalla nostra Daniela Di Rosa, la polemista N. 1!

il Segno - LUGLIO 2020

Anche l’Onu contro la violenza di genere

È "violenza contro le donne" ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l'art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne. Con l'espressione “violenza di genere” si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso. La normativa contro la violenza di genere persegue tre obiettivi principali: prevenire i reati, punire i colpevoli, proteggere le vittime. Con l'introduzione nel 2009 del reato di atti persecutori-stalking, che si configurano in ogni atteggiamento violento e persecutorio e che costringono la vittima a cambiare la propria condotta di vita, fino alla legge sulle “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere”, risultano infatti rafforzati la tutela giudiziaria e il sostegno alle vittime, una serie di aggravanti e la possibilità di permessi di soggiorno per motivi umanitari per le vittime straniere di violenza.

per evitare che donne e minori vittime di violenza venissero sottoposti ad ulteriori “abusi” (il protocollo inter-istituzionale adottato dal Tribunale di Velletri nel 2018 è un esempio), si dovrebbero usare particolari cautele nella raccolta delle denunce, nella trattazione dell’argomento nelle aule dei tribunali, e nell’esposizione mediatica degli episodi, si capisce bene però che ancora si è

ben lontani dall’applicazione puntuale della normativa, in molti casi gli organi dello Stato, forze dell’ordine, magistratura, psicologi e assistenti sociali, operano guidati da stereotipi e preconcetti pregiudicando gravemente il percorso di fuoriuscita dalla violenza ed esponendo a gravi pericoli le donne e i minori. * Vice Presidente L'Aquilone Rosa Onlus

la pagina F acebook più odiata d ai politici di Rocca di Papa


il Segno - LUGLIO 2020

Rocca di Papa

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La vicenda coinvolge Santoro uno dei medici di famiglia più noti N OTIZIE

IN FOR M AZION E

ATTU AL ITÀ

Il Tribunale di Velletri ha accertato la violenza subìta dalla minorenne

di ANDREA SEBASTIANELLI

Il medico di famiglia è forse la persona di cui ci si fida di più. E quando questa fiducia viene meno, a cambiare è anche il modo di guardare il mondo. Quella che vi stiamo per raccontare è una storia di violenza sessuale. Una violenza aggravata da due fatti accertati: che a compierla è stato un medico di famiglia e che a subirla è stata una minorenne. La storia si consuma un anno e mezzo fa a Rocca di Papa, quando Francesca (il nome è di fantasia) ha bisogno del medico per un’infezione vaginale. Accompagnata dalla mamma, si rivolge a Vito Santoro, che tutti conoscono a Rocca visto che fa parte di una famiglia di stimati medici. Santoro sottopone la diciassettenne a una visita ginecologica prescrivendo la relativa diagnosi e le cure da eseguire. La difesa del medico chiarirà che si è trattato di una semplice «esplorazione vaginale». Le cure prescritte, comunque, danno i risultati sperati in vista della visita di controllo. Così Francesca chiede alla mamma di accompagnarla nuovamente. Però la mamma quel giorno è impegnata ma Francesca non dà peso alla cosa, d’altronde Vito è il suo medico, perché dovrebbe rimandare la visita? Quel medico è “uno di famiglia”, tanto che la salutava con l’espressione: «La mia [Francesca] preferita!».

Ed è proprio durante questa visita di controllo che avviene qualcosa di strano. Santoro la visita accuratamente e le comincia a ispezionare le parti intime due volte, la prima con i guanti la seconda senza, fino ad ar-

La sentenza del novembre 2019 depositata il 25 febbraio scorso

rivare a chiedergli un «bacio più serio» dopo averla baciata più volte sulla guancia. Lì per lì Francesca non sa come comportarsi, sembra immobilizzata. Di fronte a lei c’è il suo medico che insiste nel volerla baciare.

Il ritorno a casa è interminabile anche se l’abitazione dista dallo studio meno di un chilometro. Alla mamma che le chiede come sia andata, Francesca non sa cosa rispondere. Sussurra un «Tutto bene!» tanto per non farsi ripetere la domanda. Ma la notte il pensiero di quanto accaduto è insopportabile e in quel momento decide di confidarsi con i genitori. Per loro la notizia è di quelle che ti sconvolgono la vita. La mamma non trova pace per non averla accompagnata alla visita di controllo: «L’avessi fatto forse non sarebbe accaduto nulla» è il suo pensiero assillante.

In quel momento per Francesca inizia una seconda odissea: denunciare il medico. La dignità e il rispetto di te stessa sono cose a cui nessuna violenza subìta può farti rinunciare. Dopo la denuncia Vito Santoro chiede l’applicazione del rito abbreviato, procedura che im-

pedisce il dibattimento in aula e, in aggiunta, uno sconto di pena in caso di condanna. Il 27 novembre 2019 è il giorno della sentenza e Francesca si trova nell’aula di tribunale mentre il medico è assente. I genitori non possono stare lì a sostenerla perché il rito abbreviato avviene a porte chiuse e con la sola presenza delle persone coinvolte e dei relativi avvocati. Francesca ascolta la descrizione dei fatti, compresa la versione esplicitata dagli avvocati difensori del medico. Scriverà il giudice nella sentenza che «il controllo medico […] trovava una contenuta degenerazione solo nella parte finale». E ancora: «La ricostruzione resa dal Santoro nel corso dell’interrogatorio, quando confermava non solo il disagio nel quale versava la [ragazza] ma anche di averla accarezzata e baciata ed infine di essersi sfilato uno dei guanti, rende parziale conforto […] alla narrazione accusatoria».

Il processo si conclude il giorno stesso, il 27 novembre 2019, con il giudice che dichiarerà Vito Santoro colpevole del reato ascritto (“Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso

di autorità costringe taluno a compiere o subire atti sessuali”) stabilendo una condanna a due anni di reclusione (rispetto ai cinque inizialmente previsti). Nella sentenza, e questo forse è l’aspetto più rilevante, il giudice rileva l’attendibilità di quanto riferito dalla vittima sotto tutti i punti di vista. Il legale del dott. Santoro, Silvio Casciotti, da noi interpellato, ci ha informato che ricorrerà in appello, convinto che potrà dimostrare l’innocenza del suo assistito. Francesca, ormai maggiorenne, accetta la sentenza con serenità ma una domanda l’assilla: possibile che un medico possa continuare a esercitare senza che i suoi pazienti siano al corrente di quanto accaduto? È il dicembre del 2019 quando ricevo un suo messaggio. La incontro prima di Natale a casa sua in presenza dei genitori. Il papà resta in silenzio per tutto l’incontro. A parlare è soprattutto Francesca che risponde alle mie domande con determinazione: «Voglio che i pazienti di questo medico vengano a conoscenza dei fatti avvenuti così potranno decidere consapevolmente se continuare a farsi assistere da lui o no». Uno scrupolo legittimo da parte sua. Noi, che di mestiere facciamo i giornalisti, abbiamo il dovere di dare voce alla storia di Francesca che, dopo la sentenza, ha dovuto affrontare anche le maldicenze di una parte del paese che vede in lei non la vittima ma l’accusatrice di un buon padre di famiglia. Ps: Voglio esprimere un ringraziamento pubblico a Selvaggia Lucarelli che ci ha dato utili suggerimenti su come trattare quest’argomento.


La politica dei cambi di casacca con un paese ridotto allo stremo 4

il Segno - LUGLIO 2020

A livello politico in quattro anni ne sono successe di tutti i colori R OCCA D I PA PA

di ANDREA  SEBASTIANELLI

Mai come in questi ultimi quattro anni la politica roccheggiana è stata esempio di trasformismi, cambi di casacca, tradimenti e nuovi inciuci. Il risultato di questa frammentazione dovuta a personalismi finalizzati alle agognate poltrone, è che oggi tra maggioranza e minoranza (parlare di opposizione sembra fuori luogo) c’è una perfetta parità: 8 a 8. Un pareggio che rende precario il ruolo della vicesindaco.

Ripercorriamo dunque le tappe di questi cambi di casacca. Il primo ad abbandonare l’amministrazione Crestini fu il delegato alle antenne Bruno Petrolati che il 10 marzo 2017, nove mesi dopo l’elezione della nuova maggioranza, restituì le deleghe. Oggi Petrolati è l’artefice della candidatura di Elisa Pucci e, nell’impostazione del movimento che la sostiene, sembra seguire il percorso a suo tempo fatto con Insieme per Rocca di Papa. Ma i veri scossoni per la maggioranza avvengono dentro la giunta. A manifestare dissenso rispetto alle scelte di Crestini è la vicesindaco e assessore all’urbanistica Veronica Giannone. Dopo denunce, esposti ed attacchi incrociati, l’allora sindaco il 22 novembre 2017 le ritira le deleghe. Stessa sorte toccherà all’assessore al bilancio, Vincenzo Rossetti, e al nuovo assessore all’urbanistica Barbara Barboni, che tra il 20 e il 25 settembre 2018 si dimettono su richiesta dello stesso Crestini. Con l’avvento della Cimino nel ruolo di facente funzioni le cose non cambiano. Il 29 settembre 2019 la Cimino nomina Andrea Giulio De Santis assessore alla sicurezza del territorio ma tre mesi dopo, il 16 gennaio 2020, gli ritira le deleghe. Il giorno dopo identica sorte tocca all’assessore ai

Si asfalta... Forse il gioco dell’oca

Via Roma e le altre

della politica

lavori pubblici Gianluca Zitelli che era stato nominato il 30 giugno 2017.

All’interno del consiglio comunale non va meglio, anzi, è proprio qui che si consumano scissioni, cambi di casacca e ulteriori voltafaccia. A inaugurare la serie è il trio capeggiato dal presidente del consiglio comunale Massimiliano Calcagni. Il 4 aprile 2018, infatti, Calcagni, Lorenzo Romei e Roberta Carnevali passano all’opposizione accusando Crestini e la sua maggioranza di usare metodi al limite dell’intimidazione. Questo è il momento più difficile per Crestini che sta a un passo dal perdere la maggioranza (costretto ad abbandonare il consiglio comunale per evitare la caduta).

A salvare Crestini ci pensa il consigliere di minoranza Danilo Romei che il 13 aprile 2018 approda nei banchi della maggioranza ottenendo poco dopo l’assessorato ai servizi sociali. L’entrata in giunta di Romei apre le porte del consiglio al primo dei non eletti dell’opposizione, Roberto Trinca, il quale vincerà di gran lunga il premio “Voltagabbana d’oro”. Infatti dopo essere passato anche lui in maggioranza, il 28 maggio scorso fa il triplo salto opposto: abbandona la maggioranza e ritorna tra i

banchi della minoranza. Il 10 aprile 2019, poi, scoppia il “caso” del consigliere di maggioranza Mario Santoro, che si deve dimettere per conflitto d’interessi (al suo posto entrerà Luigi Montinaro).

Il risultato di questo sconquasso politico sta alla base del fallimento nella gestione del Comune visto che i problemi che Rocca di Papa aveva quattro anni fa restano tutti in piedi, a volte addirittura aggravati, se pensate che sono stati necessari quasi tre anni (su quattro) solo per ricostruire il muro crollato in via Frascati. Il perché è ovvio: dovendo pensare unicamente a questioni politiche per salvare poltrone e incarichi, rimane poco tempo per occuparsi del paese. L’altro risultato di questo gioco dell’oca è che oggi in consiglio comunale ci sono otto consiglieri che sostengono la maggioranza e otto che sostengono la minoranza, motivo per cui l’approvazione del rendiconto di gestione relativo al 2019 non è stato approvato (c’era tempo fino al 30 giugno). La stessa cosa si verificherà il prossimo 31 luglio quando, per legge, il Comune dovrà approvare il bilancio di previsione. Come fa dunque la Cimino a restare al suo posto? Boh!

Cambiano le amministrazioni ma le strategie per la campagna elettorale sono le stesse da sempre: qualche mese prima delle elezioni si asfaltano le strade anche se in quattro anni non si è fatto praticamente niente. Ma questo sarebbe già un punto di partenza ottimale! Al momento, infatti, siamo solo alla speranza di poter asfaltare! Infatti il Comune di Rocca di Papa il 2 luglio scorso ha chiesto alla Regione Lazio un finanziamento per l’esecuzione di alcuni interventi di manutenzione. Le strade interessate dal progetto sono via Montepennolo (quartiere Campi d’Annibale), via Casal Romito, via Marino Campagna e via Catorso (zona Vigne) e via Italia (arteria che si immette su via Frascati). Costo di questi interventi: 45.000 euro.

Identica richiesta di finanziamento è stata presentata per via Roma, la strada più importante di Rocca di Papa insieme a via Frascati. Malgrado questa importanza, però, via Roma è una strada dissestata da anni. Gli interventi previsti (sperando ovviamente che l’ente di Zingaretti dica sì) ammontano a 155.000 euro. Una bella cifra per un’unica strada ma evidentemente è ridotta così male che la cifra è pienamente giustificata.

Se i finanziamenti saranno concessi, i lavori cominceranno proprio nelle settimane precedenti le elezioni comunali che si terranno il 20 e il 21 settembre. Sperano così di recuperare la fiducia dei cittadini dopo quattro anni di completo abbandono e disattenzione. (R.P.)


Sei candidati a sindaco Vincerà l’astensionismo? il Segno - LUGLIO 2020

Ormai la campagna elettorale è cominciata anche se i giochi per le candidature non sono ancora terminati. Nel momento in cui andiamo in stampa il centrodestra non ha ancora deciso il suo candidato a sindaco. La scelta di Mauro Fei (ex assessore Pd) è caldeggiata dalla Lega (The Forest e Polentone) ma non da Fratelli d’Italia che vorrebbe Atripaldi. Ma questa proposta sembra più il tentativo di togliere di mezzo Fei. Tra i due, quindi, potrebbe spuntarla un terzo incomodo (Grasso?)

L’ex sindaco Enrico Fondi ha deciso di tentare la scalata in solitaria con la lista civiva “La castagna”. Toglierà voti al centrodestra che, senza di lui, farà un po’ meno paura..

Nel centrosinistra il Pd ha deciso di candidare Andrea Croce, raccogliendo il sì di Gennaro Spigola (Sinistra Bene Comune già candidato sindaco nel 2016), e della sinistra rappresentata dall’ex sindaco comunista Gianfranco Brunetti. Oltre a queste due liste, ci sarà anche Noi Domani, la fondazione che fa capo a Carlo Ponzo e Pasquale Boccia. A favorire la candidatura di Croce è stata soprattutto la consigliera in carica del Pd, Silvia Sciamplicotti. A tenere in-

PO LI TI C A

sieme queste diverse anime è l’unico argomento che li unisce: fermare la destra. Ma la destra roccheggiana è composta dalle stesse persone che fino a ieri sostenevano il Pd (non per niente Cinzia Botti, coordinatrice della Lega, figura nelle liste dei grandi elettori del Pd). Vallo a spiegare che adesso è da fermare mentre ieri era da spolpare (elettoralmente parlando).

A giocare un ruolo civico è Elisa Pucci, che sarà la candidata a sindaco di un movimento aperto alla società civile e lontano dai partiti. Se vorrà imporsi dovrà apparire più decisa.

La Cimino ha ormai “ingaggiato” alcuni giovanotti di Italia Viva che, ad appena trent’anni, hanno cambiato anche tre partiti. Si capisce allora perché sta puntando tutto sul ricordo dell’ex sindaco defunto: non ha nient’altro! A breve molti consiglieri comunali che la sostengono potrebbero andare a destra e a sinistra e allora dovrà correre ai ripari. Auguri. Infine i cinquestelle: la candidatura di Marco D’Antoni è la prova che non hanno saputo costruire un progetto politico. Stando così le cose a vincere sarà l’astensione? Vedremo.

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ROCCA DI PAPA 2020

20 SETTEMBRE

LA CORSA DEI CANDIDATI

I CANDIDATI

Veronica CIMINO

La corsa della vicesindaco è partita all’insegna del ricordo di Crestini. A sostenerla c’è la lista Insieme per Rocca di Papa più altre liste, tra cui ViviAMO Rocca in cui militano esponenti di ItaliaViva, il partito di Renzi.

Elisa PUCCI

La sua candidatura nasce dall’impegno civico portato avanti da oltre due anni dal Movimento “Amo Rocca di Papa” che si rivolge al mondo del volontariato e della società civile. A sostenerla, almeno per il momento, ci sono altre due liste civiche.

Enrico FONDI

Per lui si tratterebbe di tornare a ricoprire la carica di sindaco dopo tanti anni. E visti i tempi bui che corrono, chissà che non abbia effettivamente delle chance: dopo “Ritorno al futuro”, siamo al “Ritorno al passato”.

Mauro FEI

Ha lanciato la sua candidatura sperando di raccogliere intorno al suo nome il consenso di tutti i partiti del centrodestra cittadino (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia). Ma i suoi trascorsi Pd non tutti li tollerano.

Andrea CROCE

L’idea di Pd e liste collegate alla sua sinistra (Boccia e Spigola) è quella di concentrare la campagna elettorale contro l’avanzata della destra. Eppure alcuni esponenti di questa destra figuravano nell’albo elettori Pd!

Marco D’ANTONI

Cerca di qua e cerca di là, una strizzatina d’occhio di qua e un’altra di là, alla fine il Movimento 5 stelle di Rocca di Papa ha scelto come suo candidato Marco D’Antoni che negli ultimi 4 anni si è visto molto poco.

Le liste a sostegno


La Cimino firma l’ordinanza ma i parchi restano chiusi 6

Landsberg doveva riaprire l’8 giugno, la Pompa il 20 RO CC A DI PA PA

di MARCELLO MORRONE

L’8 giugno la vicesindaco ha firmato l’ordinanza con cui riapriva i due parchi pubblici di Rocca di Papa: Parco Landsberg am Lech (centro storico) e Parco della Pompa (Campi d’Annibale). L’atto stabiliva la riapertura per il giorno 8 giugno del Landsberg e per il giorno 20 giugno dell’area verde dei Campi. Ma a oggi (almeno fino al momento in cui andiamo in stampa) i due parchi restano chiusi all’accesso pubblico. Il perché non è chiaro visto che in tutti i paesi dei Castelli Romani le aree verdi sono state riaperte. Per il Parco Landsberg la questione appare ancora più singolare, visto che quest’area è stata scelta dall’am-

Carta dei valori che, nei princìpi, recita: «Il giornalista ricerca e diffonde le notizie di pubblico interesse nonostante gli ostacoli che possono essere frapposti al suo lavoro e compie ogni sforzo per garantire al cittadino la conoscenza ed il controllo degli atti pubblici. La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra». Un principio chiaro a cui, da direttore, mi sono sempre attenuto. Questo giornale non ha mai indossato casacche politiche anche se, a seconda delle varie stagioni, i politici hanno fatto a turno per farlo credere, millantando inesistenti influenze sulla gestione di questo mensile. Un giochetto che si è sempre rivelato per quello che è: una bugia! Ammetto che non farsi coinvolgere dai richiami della politica è molto difficile, ma il merito

L’ingresso del Parco Landsberg su via Madonna del Tufo

ministrazione per lo svolgimento della commemorazione dell’anniversario dell’esplosione di un anno fa. Finita la cerimonia, a cui hanno partecipato decine di persone, i cancelli sono stati nuovamente chiusi con catene e lucchetti. Non va meglio al Parco

Cari Lettori

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA di essere sempre stati sordi a questi richiami non è solo mio ma anche della proprietà del Segno rappresentata da Daniela Di Rosa che, oltre a essere una eccellente polemista, tra le più seguite nel paese, ha anche un’alta concezione della libertà di pensiero, per cui non tollera intrusioni politiche nella linea editoriale del giornale. Il Segno è una voce libera e indipendente all’interno di una realtà cittadina in cui spesso vige la regola del clientelismo, favorita dal fatto che molti roccheggiani si comportano come pecore abituate a seguire senza discutere gli ordini del politico di turno, quello che può promettere prebende, incarichi e regalìe. I politici lo hanno capito da tempo: il Segno non è un giornale acquistabile, né coi soldi né con le lusinghe, perché esiste da 19 anni e perché il garante della sua

della Pompa anch’esso ancora chiuso al pubblico mentre si notano dei cavalli scorrazzarvi al suo interno senza che nessuno intervenga. L’approssimazione con cui si continuano a gestire queste emergenze sorprende, visto che il Comune stesso non sembra rispettare le sue ordinanze.

libertà e della sua autonomia è il sottoscritto.

Ritenere che il Segno svolga un ruolo politico perché a Rocca di Papa si sono susseguite spesso amministrazioni incapaci come quella che ci ha governato per oltre un decennio e come l’attuale, non solo è sbagliato ma è anche fuorviante perché si vuole dare a un giornale un ruolo che non ha e non può avere. I lettori che ci seguono da tanti anni sanno che, al di là di chi conquisterà la poltrona di sindaco alle prossime elezioni, il Segno continuerà a svolgere il suo ruolo di cane da guardia “watch dog” dicono gli inglesi - del potere; lo deve controllare e stargli sempre alle calcagna. Anche perché, a essere sinceri, è la sola cosa che noi del Segno sappiamo fare bene. Andrea Sebastianelli Direttore del Segno

il Segno - LUGLIO 2020

Recupero dei tributi

La gara per scovare gli evasori va alla Creset

La società Creset Spa si è aggiudicata la gara per l’esecuzione dei servizi di accertamento dell’evasione tributaria del Comune di Rocca di Papa. Il servizio comprende anche l’attività di riscossione coattiva delle entrate tributarie ed extratributarie comunali, oltre alla gestione delle cosiddette entrate minori rappresentate da ICP (affissioni pubbliche), e COSAP (canone occupazione spazi e aree pubbliche). A proposito: ma le tasse locali non erano state sospese? L’aggiudicazione è arrivata con l’approvazione della determinazione n. 676 del 25 giugno scorso a firma della Responsabile del settore bilancio del Comune, Annarita D’Andrea.

Alla Creset Spa sarà riconosciuta una percentuale del 13,80% in rapporto alle somme effettivamente incassate. Il costo del servizio per il quinquennio ammonta a circa 1.000.000 di euro a cui vanno aggiunti i costi annui del servizio (200.000 euro). “La commissione di gara - si legge sulla determinazione comunale ha proposto l’aggiudicazione provvisoria del servizio alla ditta Creset Crediti servizi e tecnologie Spa avente sede legale a Milano, con un punteggio di 90,042 su 100 ed un corrispettivo pari al 13,80% sulle somme effettivamente riscosse derivanti dai servizi oggetto di gara. L'aggiudicazione definitiva non equivale ad accettazione dell'offerta e diventa efficace solo dopo la verifica del possesso dei requisiti di ordine generale”. Infatti le altre aziende partecipanti alla gara possono presentare ricorso al Tar del Lazio entro il termine di 60 giorni. L’amministrazione comunale ha necessità urgente di incassare le somme su cui da anni non riesce a mettere le mani. Marcello Morrone


Critichi il consigliere o l’assessore? La gogna è servita e pure l’insulto il Segno - LUGLIO 2020

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Minacciare ritorsioni è diventato il metodo di politici e personaggi vari

di DANIELA DI ROSA

Se critichi il consigliere comunale... ti può capitare di “morire”. Da quattro anni Rocca di Papa vive in un clima di paura e sottomissione al potere locale. Facebook è diventato per i politici il luogo più facile per scovare e intimorire cittadini “disubbidienti” e giornalisti non addomesticabili attraverso liste di proscrizione e “gogne mediatiche”. Persino il sindaco deceduto e l‘attuale vicesindaca non sono stati esenti da quest’uso improprio dei social, permettendo del vero e proprio “bullismo” virtuale eseguito dai loro sodali. Detto questo, potete immaginare che io alla gogna ci sono ininterrottamente da quattro anni, e mi trovo sul podio più alto.

E sapete perché? Perché sono l'unica che ha una pagina Facebook che tratta solo di politica locale, molto “politicamente scorretta”, dove racconto fatti e misfatti dei politici nostrani, senza fare sconti a nessuno, e ho persino la sfrontatezza di farlo da donna e “forestiera” perchè, pur vivendo a Rocca da decenni, resto la “forestiera”, due “peccati mortali” per alcuni cittadini retrogradi. Nessuno è stato (ed è) insultato più di me, eppure io non insulto mai, faccio domande ai politici, analizzo le loro azioni e spesso ironizzo sui loro comportamenti.

Che gli insulti arrivino da cittadini, quasi sempre parenti dei politici o amici e amici

R O CC A D I PA PA

Così la Presidente dei commercianti

degli amici dei politici (per lo più a me sconosciuti) ci può stare, basta ignorarli. Ma quando ogni mese si apparecchiano gogne mediatiche contro di me e a fare da grancassa a questi insulti sono assessori (ricordo che come tutti pago anch'io il loro stipendio), consiglieri comunali, la presidente dei commercianti, alcuni futuri candidati… vuol dire che in questo paese c'è qualcosa che non va. C’è che la democrazia e la libertà di pensiero vengono di fatto sospese, c’è che questo modus operandi è molto simile allo “squadrismo”: c’è che queste gogne verso la mia persona e le menzogne scritte su di me sono “preconfezionate” e ordinate dalla politica stessa e servono solo per tentare di fermare l’unica donna che sui social non si fa intimorire e scrive facendo nomi e cognomi dei politici e di chi ha un ruolo pubblico come la legge mi permette (Articolo 21: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la pa-

Così l’ex Assessore Gianluca Zitelli

rola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»). In questi anni hanno tentato di tutto, persino l'isolamento del mio blog, infatti è l’unico gruppo dove nessun politico (di qualunque partito, dimaggioranza o opposizione)

Quello che è successo 15 giorni fa però ha dell’inverosimile. Stavo seguendo il consiglio comunale in streaming, a un certo punto scrivo: “Vabbè, sta parlando Roberto Trinca (consigliere di minoranza, poi di maggioranza, poi di nuovo di minoranza, se rimandano ancora le amministrative è pure possibile che torni in maggioranza), faccio una pausa”. Mezz’ora dopo mi avvisano che la consorte del consigliere (Tiziana Ulisse) ha scritto un post dove in pratica mi augura di morire! Solo che la signora non è solo la moglie del consigliere del centrodestra, è la Presidente dell’Associazione Commercianti di Rocca di Papa, e nessuno dei commercianti ha preso le distanze da quelle parole, in un

Così il Consigliere Paolo Gatta

Così Andrea Querini e gli amici

entra per commentare o fare proposte come da mesi stanno facendo su tutte le pagine Fb di Rocca. È l’unica pagina Facebook dove pochi osano mettere un like, ma che quasi tutti leggono, moltissimi mi scrivono in privato o mi fermano per strada per dirmi: io sono con te, la penso come te, ma non posso apparire altrimenti vengo subito contattato dai politici.

paese civile le avrebbero chiesto le dimissioni. In un paese civile d’altronde una vicesindaco avrebbe preso le distanze dalle parole di vendetta di un suo consigliere (Paolo Gatta), o di un volontario della protezione civile. In un paese civile, una vicesindaco che non prende le distanze dalla violenza verbale non è degna di portare in futuro la fascia di sindaca.


Il Comune allunga le rate da pagare rinegoziando 4 milioni di prestiti 8

il Segno - LUGLIO 2020

I debiti contratti con Cassa Depositi e Prestiti sul groppone fino al 2043 RO CC A DI PA PA

di ROBERTA  PUGLISI

Si allunga il brodo dei debiti contratti dalla pabblica amministrazione. Per fronteggiare la crisi di cassa l’amministrazione comunale di Rocca di Papa, infatti, ha deciso di rinegoziare i prestiti in corso con l’azienda di Stato “Cassa Depositi e Prestiti” (CdP) per un totale di circa 4.000.000 di euro. Una rinegoziazione che resterà sul groppone dei roccheggiani fino al 31 dicembre 2043. Sì, avete letto bene: 31 dicembre 2043! La rinegoziazione dei debiti è stata possibile grazie a un recente decreto del governo centrale sull’emergenza coronavirus, che consente ai comuni di seguire un percorso di revisione dei prestiti e dei mutui ancora attivi. La delibera di giunta n. 39 del 21 maggio 2020 ha così stabilito

dei pagamenti a data da destinarsi, allungando così il brodo del debito.

Il municipio provvisorio di Rocca di Papa

che “l’ammortamento dei prestiti rinegoziati avvenga mediante rate semestrali, comprensive di capitale ed interessi, a partire dal 30 giugno 2021 e fino alla data di scadenza, secondo le modalità previste dal contratto di rinegoziazione”.

Insomma, si ricomincerà a pagare dal prossimo anno e

per i prossimi 23 anni. Tradotto: sarà un problema dei futuri sindaci di Rocca di Papa. Un modo di fare quest’ultimo (tipico dello scaricabarile) diventato ormai una caratteristica di tutti gli amministratori pubblici roccheggiani i quali, di fronte a una crisi di bilancio sempre più consistente, preferiscono prendere la strada del rinvio

Per info:

In questo caso, però, bisogna considerare che le rate che Rocca di Papa (cioè ci cittadini) andrà a pagare, saranno calcolate al tasso di interesse fisso successivo alla rinegoziazione. Perché dunque rinegoziare i prestiti già contratti? Il motivo appare chiaro: i soldi che l’amministrazione comunale non verserà quest’anno come pagamento delle rate (circa 200.000 euro), potranno essere spesi senza ulteriore vincolo di destinazione.  Cioè la giunta ci può fare ciò che vuole. Resta il fatto che 4.000.000 di euro è una discreta somma per il Comune considerando che si tratta solo dei mutui accesi con Cassa Depositi e Prestiti. A cui vanno però aggiunti tutti gli altri ancora in corso.

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Il mistero della targa che non si può affiggere

Nel 2014 doveva essere collocata alle Grotte Cave il Segno - LUGLIO 2020

R O CC A D I PA PA

di ANDREA SEBASTIANELLI

Nella nostra narrazione periodica sulle cose che accadono a Rocca di Papa c’è una vicenda che nessuno vuole spiegare. Non lo ha fatto l’amministrazione guidata da Boccia e non lo ha fatto nemmeno quella guidata da Crestini prima e dalla Cimino adesso. L’argomento, anzi, è di quelli che si preferisce non affrontare.

Nel 2014 il sindaco Boccia, su proposta del Gruppo Archeologico Latino, fa preparare una lapide per ricordare l’importanza che le Grotte Cave hanno avuto durante la seconda guerra mondiale per i cittadini di Rocca di Papa. La targa riporta la seguente iscrizione: “Queste grotte, grotte antiche, che avevano visto gli albori di Cabum, Grotte di Cave, nei primi mesi del 1944 tornarono a nuova vita col radunarsi di parte di popolazione che atterrita e sconvolta dai bombardieri alleati seminatori di morte e distruzioni, qui si arrangiò a trovar rifugio. Nel 70° degli avvenimenti il Gruppo Archeologico Latino questa lapide pose a ricordo e ad ammonimento. Rocca di Papa, 14 febbraio 2014”. Queste grotte che si trovano ai Campi d’Annibale diven-

La targa risalente al 2014 e ancora in attesa di essere affissa

nero il rifugio per tanti roccheggiani minacciati dai bombardamenti e questa targa doveva essere collocata proprio al di fuori delle grotte ma, a distanza di sei anni, questo non è ancora avvenuto. I motivi non sono mai stati chiariti né dall’amministrazione in carica nel 2014, né dal gruppo Archeologico Latino. E nemmeno Crestini, pur sollecitato, riuscì a far collocare la targa nel luogo in cui era stato stabilito che dovesse essere messa: alle ‘rotte cave.

non sappiamo se questa spiegazione risponda effettivamente allo stato del luogo, fatto sta che tutt’oggi questo cimelio della memoria è stato a sua volta dimenticato in qualche stanza del palazzo esploso di corso Costituente. Un cimelio destinato solo a prendere polvere.

L’esplosione del 2019

Un anno fa la morte del sindaco Crestini e del delegato Eleuteri

Lo scorso 10 giugno c’è stata la ricorrenza dell’esplosione del municipio a causa di una fuga di gas che costò la vità al sindaco Emanuele Crestini e al suo delegato Vincenzo Eleuteri. L’intera cittadinanza ha ricordato la tragica ricorrenza, la cui cerimonia si è svolta presso il parco Landsberg alla presenza della vicesindaco Cimino. Presente anche la mamma dell’ex sindaco, Wanda Ferri. Sui fatti accaduti un anno fa si è in attesa di conoscere la conclusione dell’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Velletri per individuare le cause che determinarono la fuga di gas durante l’esecuzione di alcuni lavori, e i motivi della mancata evacuazione che, se fosse scattata, avrebbe evitato le due morti.

Pare che l’area in questione sia chiusa al pubblico accesso malgrado la proprietà risulti pubblica. Ovviamente

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21 morti su 105 casi accertati Rocca di Papa paga un prezzo alto 10

il Segno - LUGLIO 2020

Il coronavirus ha lasciato un bilancio drammatico per il nostro paese RO CC A DI PA PA

di GIOVANNI MANCINI

Ventuno morti solo a Rocca di Papa. E’ questo il bilancio che ci lascia il coronavirus dopo pochi mesi. I casi accertati sono stati in totale 105. In questa poco invidiabile classifica il nostro paese si piazza al terzo posto nei Castelli Romani, dopo Grottaferrata (129 casi) e Marino (117). Balza invece al secondo posto per il numero dei decessi (21), rispetto ai 29 della vicina Marino.

A Rocca di Papa il coronavirus ha colpito soprattutto la clinica San Raffaele della famiglia Angelucci. Dei 21 morti ben 17 provengono dalla struttura sanitaria di via Ariccia, sulla cui gestione è stato aperto un fascicolo d’indagine dalla Procura della Repubblica di Velletri. Queste morti potevano essere evitate? E’ questo che dovranno accertare le indagini. Intanto le attività ordinarie della clinica hanno ripreso non essendoci più pazienti con diagnosi Codid-19. Per quanto riguarda i restanti quattro decessi, questi si sono verificati tra i cittadini roccheggiani residenti, il più giovane dei quali aveva appena 46 anni, seppur presentando altre patologie croniche.

Il nostro pensiero va alle famiglie di queste vittime a cui manifestiamo la nostra piena vicinanza.

La buona notizia è che dopo quattro mesi di vero e proprio calvario, al 30 giugno scorso rimangono in carico al Comune di Rocca di Papa soltanto 6

pazienti (4 ricoverati negli ospedali fuori dalla nostra Asl) e solo 2 in ricovero domicilare.

Il dato più confortante arriva infine dai guariti, che a Rocca di Papa hanno raggiunto il numero di 68 (111 a Grottaferrata, 84 a Marino e 76 a Velletri).

La situazione oggi ai Castelli Romani

Comune

Casi*

ARICCIA

34

ALBANO C.GANDOLFO FRASCATI GENZANO

83 18 64 43

G.FERRATA

129

M.PORZIO

18

MARINO NEMI

117 31

Ricoveri* Domicilio* 3

8

0

2

0 0 1 1 0 1 1

0 1 0

Guariti* 55 30 15 60 38

Deceduti* Fuori Asl* In carico* 12

5

11

1

0

2

2 3 3

4

111

12

0

17

0

1 1

84 13

29 7

2 0 1 1 3 0 9

0 1 1 5 1 1 2

R. DI PAPA

105

4

2

68

21

10

6

TOTALE

679

11

21

519

97

31

32

R.PRIORA

37

Che fine fa la terra residuo di sbancamento?

L’ampliamento del cimitero si sta mangiando la montagna È ora che qualcuno li fermi!

La foto che mostriamo è un vero e proprio atto d’accusa: il cimitero si sta divorando l’intera montagna. I nuovi lavori avviati sono quelli del terzo lotto a cui la giunta guidata dalla Cimino ha dato il via libera con una delibera dello scorso 18 febbraio. Le ruspe sono al lavoro da settimane e nessuno ci ha ancora detto dove vengano portate le migliaia di metri cubi di terra esportata che, per legge, dovrebbero essere smaltite nelle discariche autorizzate. Pare che la ditta esecutrice degli sbancamenti stia girando in lungo e largo per regalare camion di terra e lapillo. Sarà vero? La polizia locale sta tenendo sotto controllo la situazione? Non vorremmo si ripetesse quello che avvenne diversi anni fa, quando per identici sbancamenti d’allargamento del cimitero, la terra e il lapillo vennero depositati proprio sullo slargo della curva a U sottostante via San Sebastiano (che oggi è stato chiuso con degli sbarramenti di cemento). Al di là di tutto, pare sia arrivato il momento di fermare questo eterno ampliamento che sta trasformando il paesaggio di Rocca di Papa nella Nuova Verano dei Castelli Romani. Finché il comune non smette di fare cassa sulla vendita dei tumuli, non si vedrà mai fine.

0

2

28

7

0

2

* Al 30 giugno 2020 (Fonte: Asl Roma 6)

Lo sbancamento della montagna per la nuova ala del cimitero


di ANDREA SEBASTIANELLI Il caos regna sovrano a Rocca di Papa in vista delle elezioni comunali del prossimo 20 settembre. Da questo caos, però, emerge una domanda: chi è il politico che può tirare fuori il nostro paese dalle sabbie mobili in cui è caduto?

I POLITICI SI PREPARANO AL VOTO!

il Segno - LUGLIO 2020 - Pag. 11

Questo è anche il motivo che ci ha portato a predisporre una vera e propria guida ad uso e consumo dei lettori, di cui presentiamo la prima puntata, affinché possano districarsi nei meandri di questa tornata elettorale che, viste le condizioni generali in cui verte il paese, è forse l’appuntamento più importante degli ultimi decenni per cui la scelta su chi dovrà guidare l’amministrazione fino al 2025 è una grossa responsabilità che ogni cittadino si assumerà. E visto che la campagna elettorale tra forze politiche contrapposte (o fintamente contrapposte) è partita all’insegna del volemose bene, come al solito spetta a noi dire le cose come stanno, già sapendo che le nostre considerazioni e le nostre domande non piaceranno ai politici di Rocca di Papa. Ma a questo ci siamo abituati.

INVISTA DELLE ELEZIONI COMUNALI GUIDA A USO E CONSUMO DEI LETTORI

Veronica Cimino e le antenne un amore che viene da lontano

Nominata assessore all’ambiente dall’ex sindaco Crestini nel giugno del 2016, inciampa subito in un “conflitto di opportunità”. Il Segno, infatti, scopre che la Cimino prima di diventare assessore aveva svolto attività di consulenza per una ditta tra i cui clienti figurava anche la famiglia Cal-

tagirone proprietaria della vetta di monte Cavo, nonché titolare di diverse emittenti televisive e radiofoniche romane (Teleroma56, Tele Radio Stereo, ecc.) che trasmettono da Rocca di Papa. Consulenze taciute dalla Cimino. Tra i lavori elaborati da questa azienda figurano proprio interventi per le suddette emittenti radio-televisive. Il problema dell’opportunità di dare alla Cimino la de-

lega all’ambiente sta tutto qui, visto che doveva occuparsi anche della questione ambientale di monte Cavo. Alla Cimino ponemmo tre domande che, dopo due anni, attendono una risposta. Ma a rispondere sono i fatti: a tre mesi dalle elezioni ha deciso di portare in consiglio il primo passo per l’applicazione della sentenza del Consiglio di Stato contro le antenne Mediaset, dopo 4 anni di attesa. Un primo passo propedeutico all’avvio di un iter ancora lungo. L’unico intervento della Cimino da assessore all’ambiente che ricordiamo è quello sul progetto “Adotta un’aiuola”, finalizzato a raccogliere fondi da aziende del territorio per pagare la manutenzione degli spazi pubblici. Inutile dire come finì: nessuno raccolse l’appello.

Dalla Lega a Matteo Renzi passando per i Focolarini

La Cimino comincia a salire sugli altari della cronaca amministrativa il 10 giugno 2019, dopo l’esplosione del municipio, quando si trova a prendere le redini del Comune in seguito SEGUE A PAGINA 12


L’esplosione di un anno fa (e il Covid-19) lancia la Cimino

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G UI DA A US O DE I LE T TO R I

alla morte del sindaco. Tra i suoi primi atti c’è la nomina di due nuovi assessori (Paolo Montalto, già mandato via da Crestini, e Giulio Andrea De Santis, sponsorizzato dalla Lega). Le elezioni europee di maggio 2019 vedono la vicesindaco impegnata per far votare Salvini. Dovendo conquistare posizioni a destra, a settembre 2019 accontenta i vertici romani della Lega che chiedevano la nomina di un loro assessore a Rocca di Papa. Arriva così seduta stante la delega alla sicurezza del territorio all’architetto De Santis. La capacità della Cimino, in fondo, è questa: vestirsi da civica ma salire e scendere dal partito che appare al momento più conveniente per la sua carriera politica. La luna di miele con la Lega dura poco, anche perché essendo frequentatrice dei Focolarini (acerrimi avversari del pensiero salviniano), è difficile giustificare questa sua appartenenza politica. Rompe dunque con la Lega e la prima cosa che fa è cacciare l’assessore De Santis, proprio quello il cui ruolo era stato definito tre mesi prima indispensabile per la sicurezza di Rocca di Papa. Dopo Salvini, la Cimino strizza l’occhio all’altro Matteo, Renzi, uscito dal Pd per fondare Italia Viva. Anche in questo caso la vicesindaco si dimostra subito servizievole consegnando la delega al lavoro giovanile a Pino Calicchia, già fondatore di Forza Italia ed esponente roccheggiano del nuovo partito di Renzi. Un accordo, sia chiaro, di cui non si deve parlare perché lei resta civica!

L’esplosione e il coronavirus la lanciano sulla scena politica

La carriera politica della Cimino, al di là delle sue bizze politiche, è segnata da due tragedie: l’esplosione del comune e l’emergenza coronavirus. In entrambi i casi ciò che emerge è la difficoltà nel gestire eventi così complessi. Come dargliene una colpa? Chi di noi sarebbe stato pronto ad affrontare queste emergenze? Che fa quindi la Cimino? Invece di coinvolgere l’opposizione utilizza il suo tempo quasi esclusivamente per escludere i consiglieri di minoranza da ogni decisione. Come dimenticare la gestione dell’emergenza postesplosione? Dopo pochi minuti la vicesindaco aveva già capito tutto: con i giornalisti doveva parlare solo lei e nessun altro, tanto che persino il presidente del consiglio comunale, Cal-

cagni, venne invitato a non rilasciare dichiarazioni pubbliche perché non era stato autorizzato a farlo. Infatti, la prima dichiarazione della Cimino fu proprio sul fatto che il sindaco Crestini, eroicamente, era stato l’ultimo a lasciare l’edificio dopo aver portato in salvo i dipendenti. Dichiarazione che condizionerà l’intera narrazione sui fatti accaduti che, al di là della tragedia in se, resta una vicenda di negligenza umana sotto tutti i punti di vista e su cui la Procura non si è ancora pronunciata.

Prima del voto deve approvare il “Nuovo Giardino degli Ulivi”

Pare che la Cimino abbia preso l’impegno di portare in consiglio prima della fine della legislatura l’approvazione delle nuove cubature del “Giardino degli Ulivi”, per intenderci quelle da togliere alla chiesa a favore di edificazioni residenziali e commercali. Si sa: ogni promessa è debito. Vedremo.

Dopo 4 anni fallimentari punta sull’ “agiografia crestiniana”

In quattro anni di gestione amministrativa (come assessore all’ambiente, vicesindaco e infine vicesindaco facente funzioni di sindaco) Veronica Cimino è stata un fallimento. Motivo per cui ora sta incentrando la sua campagna elettorale sulla figura del sindaco defunto, di cui ha tappezzato Rocca di Papa di gigantografie. Tanto che verrebbe da chiedergli: ma se i morti sono stati due perché solo a uno viene dato tanto risalto? Mistero. Poi è arrivato il coronavirus e qui la Cimino ha dato il meglio di se (si fa per dire). L’emblema di questo modus operandi è una fotografia diffusa dall’amministrazione comunale (vedi sopra) con la Cimino e il comandante dei vigili che presentano un gioiello: il drone che tutto spia! Il messaggio è chiaro: noi vi controlliamo fin dentro la vo-

il Segno - LUGLIO 2020

Al centro Veronica Cimino e, a destra, Gabriele Di Bella

stra proprietà! Una comunicazione degna della politica dell’immagine del ventennio fascista! La ciliegina sulla torta, però, arriva poco dopo: il sorvolo su Rocca di Papa di un elicottero (con a bordo proprio la Cimino) gentilmente offerto dall’associazione dei carabinieri in pensione. In quegli stessi giorni un nostro concittadino inviava appelli per le condizioni di salute precarie chiedendo di essere sottoposto a controllo. Sarebbe morto di lì a un paio di settimane in silenzio.

Circa l’emergenza del 10 giugno 2019, resta indelebile l’improvvisazione con cui ha gestito l’inagibilità della scuola del centro urbano, rimasta inutilizzabile dopo l’esplosione. A due settimane dalla ripresa dell’anno scolastico 2019 ancora non aveva trovato una soluzione per la collocazione delle aule. Basta questo per dimostrare la sua inadeguatezza. Però nell’affidare decine di lavori alle solite ditte locali è molto solerte. In un’altra cosa la Cimino si sta rivelando abile: nel tessere accordi in vista non del primo turno delle elezioni comunali ma del ballottaggio che ne seguirà. Gli accordi, dalle voci che abbiamo raccolto, appaiono trasversali: con la Lega, con il Pd e pare anche con alcuni movimenti civici. Tanto per non farsi mancare niente, visto che l’inciucio, chiunque diventi sindaco, è un fatto certo. Perché, dunque, un cittadino di Rocca di Papa dovrebbe votare per Veronica Cimino dopo averla vista all’opera in questi ultimi quattro anni? Non lo sappiamo. Anzi, fatecelo sapere.


Elisa Pucci è un salto nel buio Ma visti gli altri candidati... il Segno - LUGLIO 2020

G U IDA A US O D E I LE T TO R I

Consigliera per quattro anni deve maturare esperienza

A contendere la poltrona di sindaco alla Cimino è Elisa Pucci. Quando un consigliere si ricandida, a parlare sono i suoi anni di legislatura appena trascorsi. Passando al setaccio l’attività della Pucci resta poco: qualche interrogazione e niente più. Certo, la Pucci era alla sua prima esperienza politica e quindi è normale che ci sia bisogno di tempo per capire come funzioni la complessa macchina amministrativa. L’intera legislatura della Pucci, peraltro, è stata condizionata dalla denuncia presentata a suo carico dall’ex sindaco per aver firmato per conto di altri consiglieri la richiesta di un consiglio comunale straordinario. Denuncia che ha visto la Pucci rinviata a giudizio in un processo che è ancora in corso e che vede il Comune di Rocca di Papa parte civile. Come la pensiamo sulla vicenda lo abbiamo scritto in diversi articoli del Segno. Immaginare che l’ex sindaco abbia voluto danneggiare la consigliera che riteneva più “pericolosa” per la sua maggioranza è un’idea che molti si sono fatta ma, dal punto di vista politico, pensiamo quello che scrivemmo a suo tempo: la Pucci avrebbe dovuto dimettersi da consigliere, chiarire la sua vicenda giudiziaria e, dopo, tornare a far politica. Invece ha preferito rimanere in consiglio cadendo nella trappola: da quel momento ha smesso di fare opposizione, preoccupata per quella denuncia e per i possibili risvolti professionali visto che la Pucci di mestiere fa l’avvocato. Gli attacchi di Crestini (anche vigorosi) verso la Pucci a quel punto sono diventati una consuetudine. Attacchi a cui la Pucci quasi mai ha riHa sposto con risolutezza. campicchiato in consiglio senza mai affrontare pubblicamente la sua vicenda giudiziaria, e questa è stata la ghigliottina della sua legislatura.

Anche sulla pseudo-fondazione ha usato i guanti di velluto

La Pucci è parsa condizionata nel suo ruolo di consigliere anche dal fatto che il padre è un dipendente del Comune sotto la direzione di Luigi De Minicis, Responsabile dei lavori pubblici. In più occasioni la consigliera ha manifestato l’ostruzionismo di cui il padre sarebbe stato vittima all’interno del Comune (fatti su cui però non ci sono evidenze, almeno non le abbiamo riscontrate noi). Eppure anche su questa vicenda la Pucci ha preferito non parlare. La politica non è un obbligo, chi non riesce a liberarsi dai condizionamenti

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comunale denominato “pompetta” grazie a una convenzione sottoscritta con l’allora sindaco Ponzo. Convenzione che, per quanto ne sappiamo, dovrebbe essere scaduta nel 2018. La convenzione è stata rinnovata oppure no? Non lo sapperché Da sinistra: Francesco Casciotti, Elisa Pucci, piamo Luisa Carbone e Maura Rossetti questo è uno di quegli argomenti (anche familiari) dovrebbe dedicarsi ad che a Rocca di Papa non vengono trataltro e lasciare l’impegno politico. Em- tati pubblicamente (magari potrebbe blematica è la vicenda della fonda- tornare utile per il ballottaggio, zione farlocca a cui De Minicis, il capo chissà)! Mettiamo il caso che la Cimino del papà della Pucci, avrebbe voluto non l’abbia ancora rinnovata e, anzi, affidare la messa in sicurezza della abbia deciso di fare un bando pubscuola del centro urbano, poi bloccata blico. Come valutare la scelta di Cadall’Autorità Nazionale Anticorruzione. sciotti di sostenere la Pucci? Chiarire Cioè: la vicenda amministrativa più questi aspetti è il minimo sindacale. Ed grave dal dopoguerra dal punto di è ancora più grave perché proprio la vista della gestione della cosa pub- vicenda di questo ristorante è stata al blica! Eppure, a parte un intervento centro di un incontro svoltosi in Cosulle condizioni dell’edificio, la Pucci è mune tra l’allora sindaco Crestini, l’asparsa piuttosto silente. Ma è ancora in sessore all’urbanistica Zecchinelli e tempo per dire qualcosa in più su que- alcuni membri del Comitato Pro Case, sta scandalosa vicenda. Tipo: se eletta, l’associazione fondata per tutelare le famiglie incappate nella procedura di lascerà al suo posto De Minicis? acquisizione delle case abusive. In Dal Pd-Leu a De Magistris quell’occasione un membro del Comima oggi è diventata solo civica tato fece proprio riferimento a un ristorante che, rispetto a loro, avrebbe Dal punto di vista politico la Pucci è ricevuto dei trattamenti di protezione parsa in confusione. Nel 2016 si can- da parte del Comune. Un fatto ovviadida nelle liste del Pd a sostegno della mente da accertare. Il Segno su quelfece un’inchiesta Sciamplicotti, ma poco dopo segue l’ex l’incontro sindaco Boccia e il suo (della Pucci) re- giornalistica rimasta senza risposte. ferente politico Ponzo in Liberi e I “conflitti d’opportunità” Uguali (Leu), salvo poi distaccarsene attratta dalla corrente del sindaco di sono sempre molto pericolosi Napoli De Magistris. Dove sia collocata oggi è difficile dirlo ma anche lei, come La presenza di un cittadino, Francesco la Cimino, e come Crestini nel 2016, è Casciotti (persona stimata e perbene sia chiaro) in evidente “conflitto d’opsolo civica, sia chiaro! portunità” è l’ultima cosa che serve a Che ne è della convenzione Rocca di Papa in questo momento. Il nostro giornale sono esattamente venper l’area della “pompetta”? t’anni che affronta il delicato tema dei Per inquadrare meglio la Pucci e il suo conflitti d’interesse potenziali e certi in messaggio politico, è sufficiente osser- cui spesso sono incappati e incappano vare una foto (vedi sopra) scattata per i cittadini che decidono di dedicarsi l’avvio della sua campagna elettorale. alla politica roccheggiana. E da venAccanto alla Pucci che spiega il pro- t’anni i politici e i rispettivi partiti e getto del movimento “Amo Rocca di movimenti sembrano fregarsene. PerPapa”, c’è Francesco Casciotti. Chi è? ché, dunque, un cittadino dovrebbe Francesco Casciotti è noto per due fare un salto nel buio con Elisa Pucci? cose, essere il presidente del Gruppo La risposta potrebbe essere questa: Archeologico Latino di Rocca di Papa, visti gli altri candidati, meglio un salto e per essere il ristoratore de “Il rifugio nel buio con la Pucci! di Annibale”, sorto una ventina di anni fa ai Campi d'Annibale su un terreno SEGUE A PAGINA 14


Il ritorno di Mauro Fei... il mammarocca allievo di Boccia 14

GU IDA A US O D E I L E TTOR I

Un programma anti-ambiente strizza l’occhio ai costruttori

La terza candidatura ufficiale a sindaco (a meno di un ripensamento dell’ultima ora) è quella di Mauro Fei, già assessore ultra-decennale degli ex Ponzo e Boccia. Evidentemente, non contento dei disastri provocati in due legislature e mezza (il lascito dell’ex Hotel Europa è uno dei suoi capolavori) intende finire il lavoro iniziato. Dopo aver perso le primarie del Pd nel 2016 a vantaggio di Silvia Sciamplicotti, fece un accordo con Crestini (rivelato dalla ex vicesindaco Giannone) per dirottare i suoi voti a Crestini. Da quel momento se ne perdono le tracce. Fino a poche settimane fa, quando annuncia la sua candidatura basata sulla realizzazione di un impianto a biomasse, di un parcheggio a ridosso del villino De Rossi (abbattendo l’ultimo boschetto di lecci dei Castelli Romani) e un ridimensionamento del Parco dei Castelli. A sentire i bene informati il suo grande sponsor sarebbe nientepopodimeno che Roberto Fondi (Polentone), uno degli imprenditori più noti del paese che da anni sta cercando di realizzare dei progetti edificatori al Vivaro.

Che altro aggiungere? Da giovanotto è stato esponente della Margherita, dove militava il suo maestro Pasquale Boccia. Ed è proprio sotto Boccia che Fei diventa il re dei lavori pubblici. Nel 2008 durante una riunione di maggioranza prese il microfono e si scagliò contro un mio articolo affermando che lui, da consigliere, si riconosceva nella Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, annientando in pochi secondi il fondamento del pensiero liberale: “Libera Chiesa in libero Stato”. Un fine pensatore politico insomma.

L’obiettivo di Fei è entrare in consiglio e giocare le sue carte

Nel 2016, prima che il Pd optasse per le primarie, Fei era già stato designato da Boccia quale suo successore. E lo fece durante una cena in cui lo presentò come futuro sindaco di Rocca di Papa. La vittoria a sorpresa della Sciamplicotti ne segnò la fine politica nel partito. Ora ha aderito a Italia Viva di Matteo Renzi e visto che anche la Cimino è vicina a Renzi, già si sospetta che tra i due ci sia un accordo finalizzato al ballottaggio (sulla scorta di quello che Fei fece con Crestini). Per l’ex assessore di Boccia l’imperativo è entrare in consiglio comunale per poi andare a trattare con la Cimino, magari sulla composizione della nuova società

il Segno - LUGLIO 2020

che dovrà gestire il centro equestre del Vivaro. Altro settore, quello equestre, su cui Polentone ha molti interessi.

È rimasta famosa la sua poesiola dedicata a Rocca di Papa nel 2016 dal titolo “MammaDa sinistra: Mauro Fei e l’ex sindaco Pasquale Boccia Rocca”. La nostra Daniela Di Rosa, sempre cervello avrebbe perso in partenza”. pungente, così descrisse quel post su Tanto che sul Segno (marzo 2016) lo Facebook, che aveva un titolo strap- prendemmo in giro pubblicando palacrime: “Fei punta sul cuore”: “Per- un’immaginaria telefonata tra Mauro ché nessuno ha più il senso del Fei e Rocca di Papa dal titolo “Mamridicolo? La pagina è una girandola di maRocca telefona ar fijo”. Inutile dire luoghi comuni, banalità, sviolinate a che Rocca di Papa gliene disse di tutti destra e a manca, agli anziani nostal- i colori! gici della Rocca che fu, alle mamme Ricapitolando: perché un cittadino di (ma non ci son più le mamme di una Rocca di Papa dovrebbe votare per volta signor Fei), una sventagliata di Mauro Fei avendolo già visto all’opera retorica anni ‘50. Comunque ha fatto per un decennio e mezzo? Non lo sapbene a puntare al cuore, se puntava al piamo. Anzi, fatecelo sapere.

I 5 stelle candidano nessuno: Marco D’Antoni

Per la prima volta a Rocca di Papa i 5 stelle hanno un loro candidato. Pare che qualche domenica fa il senatore pentastellato Dessì, arrivato a piazza Margherita, abbia aperto lo sportello della sua auto per far scendere il candidato a sindaco. Però non è sceso nessuno. Era Marco D’Antoni.

La sua “storia” politica è una schizofrenia. Si passa dalla festa per l’elezione di Crestini nel 2016, alle feroci critiche a Crestini sia quando votò Zingaretti alle regionali sia quando sempre Crestini votò Lega alle europee. Con il Pd la stessa cosa ma all’inverso: insulti prima e strizzatine d’occhio poi. Dopo aver girovagato alla ricerca di

un’alleanza possibile (anche con la Cimino), ha optato per candidarsi direttamente. Il motivo è chiaro: non avendo voti gli servono quelli dei portatori per entrare in consiglio comunale. Al suo fianco figurano anche dei cittadini incappati nella procedura di acquisizione delle case abusive, argomento che D’Antoni preferisce non affrontare: abbattere (come chiedono i 5 stelle nazionali) o sanare? Non potendo rispondere meglio tacere.

Negli ultimi anni si è distinto per aver allontanato dai 5 stelle tante potenzialità. Il suo impegno politico è consistito soprattutto in questo: far diventare i 5 stelle un

D’Antoni

clan familistico (tra mogli, cognati e parenti... tutti suoi ovviamente!). Motivo per cui il senatore lo ha scelto per Rocca di Papa. “Pochi ma buoni” insomma. Ma il problema sta proprio in quei pochi: basteranno per farlo diventare consigliere? In ultima analisi: perché un roccheggiano dovrebbe votare per D’Antoni che salta di qua e di là manco fosse una rana?


Il Pd punta su Andrea Croce la terza scelta dei soliti noti il Segno - LUGLIO 2020

G UI DA A USO DE I LE TTO RI

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Dopo un girovagare durato qualche mese, il Pd è tornato al punto di partenza: candidato a sindaco sarà Andrea Croce. L’esploratore chiamato dal partito a trovare il futuro primo cittadino alla fine ha trovato se stesso. Con questa candidatura il colosso imprenditoriale di Rocca di Papa rappresentato dalle famiglie Ferri (The Forest) e Galli (della Edilmostra) ha fatto l’en-plain. Ora i soliti noti diranno che noi del Segno abbiamo l’ossessione per questi imprenditori, ma la questione è che sono proprio loro a essere entrati di peso nella politica locale e noi, da analisti politici, ci limitiamo semplicemente a osservare i loro movimenti.

Con Andrea Croce candidato vince sempre chi dà le carte

Cinzia Botti (moglie del patron de La Foresta) a maggio 2019 diventa coordinatrice della Lega di Rocca di Papa. Lega che, in queste ore (insieme a Forza Italia), sta decidendo il candidato a sindaco per le elezioni comunali. La scelta potrebbe cadere su Mauro Fei (sponsorizzato da un altro colosso dell’imprenditoria locale). Quindi significa che i The Forest avranno un candidato da sostenere nella coalizione di centrodestra (la prima scelta) ed è ininfluente che sia Fei o un altro. Chiunque sia, sarà il loro candidato ufficiale.

Poi c’è la candidata Cimino che potrà contare sull’appoggio della mamma del sindaco deceduto, che è anche sorella del patron de La Foresta. Senza tener conto dell’impegno che avrebbe assunto sul Nuovo Giardino degli Ulivi. E siamo al secondo candidato vicino al colosso imprenditoriale di Rocca di Papa (la seconda scelta). Poteva bastare? Ovviamente no. E allora ecco calato il tris d’assi con la candidatura di Andrea Croce nel Pd (la terza scelta). Per chi non lo sapesse Croce è nipote di Carlo Galli (patron dell’Edilmostra) marito di Antonella Ferri, l’altro patron de La Foresta. Avete presente il gioco delle tre carte dove vince sempre chi dà il mazzo? Alle prossime elezioni comunque vada, questo colosso dell’imprenditoria che noi sintetizziamo nell’espressione ironica “The Forest” (per intenderci quello dell’edificazione del “Giardino degli Ulivi”), canterà vittoria. Chiunque diventerà sindaco, per loro sarà un successo. Chapeau!

Mauro Fei sta a Boccia come Croce sta alla Sciamplicotti

Se Mauro Fei è cresciuto (politicamente parlando) sotto Pasquale Boccia, Andrea Croce è cresciuto sotto l’ala

Andrea Croce (al centro) e alle sue spalle Silvia Sciamplicotti

protettrice di Silvia Sciamplicotti. Dietro la candidatura di Andrea Croce a sindaco del Pd, infatti, c’è proprio lei, consigliera comunale in carica, che sta per concludere la sua terza legislatura consecutiva (totale: 15 anni tondi tondi). Sciamplicotti è stata assessore al bilancio e all’urbanistica nelle giunte guidate da Boccia e indovinate chi è stato per oltre un decennio il suo più importante sponsor politico a Rocca di Papa? Ma ovviamente il colosso imprenditoriale di cui stiamo parlando! Nella storia politica recente di Rocca di Papa è diventato famoso l’intervento (del 29 agosto 2013) che la Sciamplicotti fece in consiglio comunale da assessore all’urbanistica a proposito dell’Edilmostra Galli, che finì al centro della cronaca locale per un ampliamento che, stando ad alcune ricostruzioni, poneva molti interrogativi e dubbi sull’iter procedurale seguito. Dovendo rispondere su questo argomento, l’assessora Sciamplicotti in consiglio fece una sintesi perfetta della vicenda: «Le opere abusive realizzate da Galli sono tutte regolari». Abbiamo anche la registrazione di quest’intervento e vi assicuro che è un vero spasso.

Rapporti tesi con l’ex sindaco ma poi si prova a fare l’inciucio

I puri di spirito si stanno affannando nel dire che Andrea Croce avrà la forza di respingere eventuali tentativi di condizionamento parentale. Sarà, ma abbiamo l’esempio di quanto accaduto con un altro nipote dei The Forest, l’ex sindaco Emanuele Crestini il quale, da consigliere d’opposizione, si impegnò molto per far emergere alcune anomalie urbanistiche del nostro Comune, tra cui proprio la cosiddetta “vicenda

Galli” (lo zio) attraverso la diffusione di documenti e atti. Motivo per cui i suoi rapporti parentali in quel momento (dal 2013 fino a giugno 2016) non erano certamente idilliaci (Galli infatti votò per la Sciamplicotti). Appena diventato sindaco è cambiato tutto, e il richiamo della foresta è stato irresistibile.

Ma c’è un altro precedente che ci mette in guardia e riguarda proprio Andrea Croce. Nell’ottobre del 2017 si svolge il congresso del Pd roccheggiano per eleggere il nuovo gruppo dirigente. In quell’occasione Croce viene eletto all’assemblea provinciale del partito e pare che i voti necessari per essere eletto siano arrivati proprio da alcuni iscritti mandati lì a votare dal sindaco Crestini. Un modo per sancire la pace fra i due “affini” dopo la campagna elettorale del 2016 che aveva visto il movimento di Crestini, Insieme per Rocca, insultare pesantemente Croce. Con l’elezione di Croce nel Pd provinciale, cambia anche l’atteggiamento della Sciamplicotti che, da quel momento, smette di fare opposizione nel tentativo di accompagnare Crestini nel Pd. Un successo: infatti Crestini alle europee voterà Lega! Rocca di Papa, insomma, gira che ti rigira, è destinata a restare nelle mani dei soliti noti. A cambiare sono solo le facce dei politici a guinzaglio. Perché dunque un cittadino roccheggiano dovrebbe votare per Andrea Croce alla luce di questo intreccio parentale? Non lo sappiamo, anzi, fatecelo sapere. Torniamo così alla domanda iniziale: chi è il politico che può tirare fuori il nostro paese dalle sabbie mobili in cui è caduto? Ah saperlo! 1/Continua


È giusto strumentalizzare il ricordo a fini elettorali? 16

A proposito della ricorrenza per la morte del sindaco R OCC A DI PA PA

di DANIELA DI ROSA

Questa campagna elettorale anticipata a causa del crollo del municipio avvenuto il 10 giugno di un anno fa ha subìto, per motivi “umanitari”, una sorta di rimozione storicopolitica delle vicende amministrative dei tre anni della giunta guidata da Crestini, cioè dal 2016 al 2019 (fino all’esplosione). Le opposizioni e la politica (persino i candidati sindaci alle prossime elezioni), per rispetto, non tanto della “narrazione” in chiave “beatificatrice” voluta dall'amministrazione in carica, ma dei

familiari delle due vittime, è rimasta in silenzio su vari aspetti inquietanti della giunta. Un silenzio non rac-

LA FOTONOTIZIA

Un distributore diventato monumento comunale

colto invece dalla vicesindaco Veronica Cimino e

il Segno - LUGLIO 2020

dalla sua coalizione rappresentata da Insieme per Rocca di Papa, che hanno approfittato del momento per iniziare una campagna elettorale lunga un anno proprio strumentalizzando politicamente la figura del sindaco deceduto.

Mentre si chiedeva a tutti di rispettarne la memoria, ed evitare ricordi incresciosi, al punto che chi osava ricordare alcuni aspetti amministrativi poco lusinghieri, veniva redarguito da parenti e amministratori, loro, senza un minino di imbarazzo, utilizzavano il ricordo a mo’ di vessillo politico, con tanto di santini da distribuire insieme agli inviti a votarli.

Mancano due mesi e mezzo alle amministrative, si può evitare cara vicesindaca Cimino la strumentalizzazione di un defunto? Lascio parlare i cittadini pubblicando alcuni loro interventi pubblici apparsi sui social network.

Un angolo di piazza della Repubblica a Rocca di Papa

Fino a quando in piazza della Repubblica dovrà rimanere questo monumento? Sono passati circa 7 anni da quando il Comune decise la chiusura del distributore di benzina per motivi di sicurezza. Non bastando la palazzina ex “Bello sguardo” (prima del ponte) che cade letteralmente a pezzi; non bastando il rudere dell’ex Hotel Europa che fa bella mostra di se sulla piazza principale del paese; dobbiamo tenerci anche quest’altra vergogna? Nemmeno questo si è riusciti a fare in quattro anni!

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Bluff della Cimino su Mediaset Se ne ricorda a 2 mesi dal voto il Segno - LUGLIO 2020

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Il Tar si sta occupando anche dei ricorsi sui tralicci di Madonna del Tufo R O CC A DI PA PA

La Procura ha chiesto l’archiviazione per l’esposto di Italia Nostra

di ANDREA SEBASTIANELLI

Tornano le elezioni e si torna a parlare di antenne. Dopo quattro anni di perdita di tempo, a due mesi dalle comunali ecco che la Cimino decide di portare in consiglio comunale la rimozione dell’antenna Mediaset di monte Cavo la cui sentenza (Consiglio di Stato) risale al 2017. Sia chiaro che si tratta solo di un primo passo, quindi nessuna antenna sarà abbattuta. Però fa campagna elettorale. Un primo passo che l’amministrazione in carica avrebbe però potuto fare già tre anni fa ma che ovviamente se ne è guardata bene dal farlo.

A rivelare come stanno le cose ci ha pensato l’ex delegato alle antenne Bruno Petrolati, il quale ha chiesto alla Cimino perché quell’atto propedeutico alla demolizione del traliccio Mediaset non è stato portato in consiglio nel 2017. La risposta, ovviamente, non è arrivata ma potrebbe essere questa: adesso ci sono le elezioni comunali! Se si vogliono abbattere le antenne come si volevano effettuare le perimetrazioni dei nuclei abusivi, abbiamo capito come stanno le cose.

Il libro atavico sui ripetitori

Il 21 novembre del 2018 la sezione di Italia Nostra Castelli Romani presentò un esposto alla Procura di Velletri per denunciare la mancata esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato relativa al traliccio Mediaset di monte Cavo emessa a maggio del 2017. Ora il PM ha inviato al GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) la richiesta di archiviazione su cui a novembre si pronuncerà definitivamente la Procura.

Groviglio di cavi e tralicci a monte Cavo vetta

radio-tv si arricchisce di un nuovo capitolo: Madonna del Tufo. Mentre andiamo in stampa il Tar del Lazio sta decidendo sugli 11 ricorsi presentati da altrettante emittenti destinatarie dell’ordinanza di demolizione firmata nell’agosto 2019 dall’amministrazione comunale. Un atto, anche in questo caso, che poteva essere approntato almeno un

paio di anni prima. Considerando che gli antennari, in caso di condanna, faranno ricorso al Consiglio di Stato, viene da se che questa è una partita che, come quella di monte Cavo vetta, durerà ancora molti anni. I cittadini hanno capito che i politici si occupano di antenne solo prima delle elezioni, salvo poi dimenticarsene del tutto una volta eletti.

Secondo il PM deve escludersi che il comportamento della pubblica amministrazione che non dà esecuzione a una sentenza di demolizione, configuri il reato di omissione d’atti d’ufficio non potendosi ritenere che l’attività omessa rientri nella categoria degli atti urgenti. Sulla richiesta di archiviazione si è opposta Italia Nostra, chiedendo l’approfondimento d’indagine relativamente alla falsificazione di una particella catastale a danno del Comune di Rocca di Papa. (M.M.)

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RO CC A DI PA PA

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NON FARTI INFINOCCHIARE DAI SOLITI POLITICANTI politic i

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La chiave della Torre

il Segno - LUGLIO 2020

PAGINA 19

Il colera del 1855 che sconvolse Rocca di Papa

CU LT U RA e... di n tor n i

di ANDREA SEBASTIANELLI

Quanto il coronavirus ha sconvolto la nostra vita? Rispondete a questa domanda e poi andate indietro nel tempo fino a 165 anni fa, esattamente all’anno 1855, quello della cosiddetta “Repubblica di Rocca di Papa”. Quello fu un anno movimentato sotto tanti punti di vista, ma soprattutto a causa della diffusione del colera che costrinse l’allora priore municipale, Giacomo Botti, a chiedere l’aiuto di uno dei massimi esperti dell’epoca: il cavalier Adone Palmieri da Betagna, dottore in medicina e chirurgia, il quale, dopo l’esperienza vissuta a Rocca di Papa, il 25 ottobre 1855 avvertità il bisogno di scrivere un resoconto per mettere a fuoco il “Cholera Morbus di Rocca di Papa”.

Il colera, per dirla col cavalier Palmieri, era un “viaggiatore funesto che percorse da un polo all’altro la Terra” e che “infuria dove più sono copiosi gli effluvi delle cloache, negli affollamenti, nel sudiciume”. A rischiare il contagio erano soprattutto le persone più povere “che male assai si cibano: questi, se vengono sorpresi dal Cholera, periscono tutti, o quasi tutti”. Questa fu la condizione che trovò a Rocca di Papa dove, nella lettera che inviò al priore, annotò che “le vittime del morbo, donne per lo più, furono affaticate povere, o vecchie giacenti in istamberghe, il cui sudicio contrastava coll’umido, tanto maggiore nella notte, perché con mal connesse finestre senza vetri, con telai sbandellati o rosi dai tarli”. Nel nostro paese su cento colerosi ben 90 appartenevano alle classi sociali più povere. Come provava a difendersi la popolazione roccheggiana dal colera? Esistevano diverse terapie in proposito e il cavalier Palmieri le elenca tutte, precisando che a Rocca di Papa si fa ampio uso “di olio comune col succo di limone, o l’olio di ricino unito a corallina o a santo-

Il resoconto di quei terribili giorni nella lettera che il cavalier Adone Palmieri scrisse al priore Giacomo Botti nina” per contrastare le “forti verminazioni, da simulare coliche ed anche epilessia, come osservai in un figlio dell’Uditore Legale Signor Pietro Fondi”. Nelle fasi iniziali del colera era consigliato soprattutto bere latte di mandorle dolci con acqua di cedro e sciroppo di cicoria (“un cucchiaio ogni mezz’ora od anche ogni cinque minuti”) così come proposto dal dottor Gaspare Orioli. Un medico quest’ultimo a cui Adone cavalier Palmieri riconobbe il merito di aver almeno rallentato la propagazione del terribile morbo a Rocca di Papa: “Il medico di fiducia puote moltissimo disgombrando anche con rassicuranti parole il tema dai pusillanimi”.

Ma forse il merito di quanto accadde nel nostro paese fu soltanto per “la maggior cautela in ognuno nel cibarsi di più sane vivande”. Gli alimenti, come si può capire, erano un aspetto fondamentale nella lotta al colera: “Se il mangiar male o troppo sta fra le concause del Cholera, meglio è andar parco nei cibi, e che sieno più assimilabili e digeribili. Ed acciò i poveri non si diffamino con quelle sostanze fibrose, duri pesci, che valgon poco perché schivati dai Signori, meglio è proibirne la vendita come già Lei [Giacomo Botti] fece delle cattive frutta e dei funghi”. Il medico di Betagna annotò inoltre che vide “giovare sui poveri un saturo decotto di lupini secchi unito al vino, da beversi pure a cucchiai ogni tanto, come fu in Rocca di Papa sopra il guarito Lorenzo Pesci detto Frappone, che salvo di aver ingoiato un solo cucchiaio di soluzione di solfato di chinina, non fece altro uso che di brodo, e del men-

zionato decotto”. Come Lorenzo Pesci, anche altri roccheggiani guarirono seguendo questa dieta: Maria Romei, Petronilla del Nero e Vincenza Brunetti, malgrado quest’ultima si trovasse “agli ultimi estremi, fredda, gelata e senza voce, con cadaverico viso”.

Non si salvarono invece Maddalena Carnevali, Maria Vitali “e il povero trascuratissimo vecchio Lorenzo Siri”, ai quali -scrive il cavalier Adone- “gli assistenti non somministrano più i farmachi dal medico prescritti, e dicono: riposa, lasciamo che dorma”.

Poteva mancare già nel 1855 la commissione degli esperti per gestire l’emergenza? Ovviamente no, perché “è utile che si compongano Commissioni sanitarie di medici e chirurghi coscienziosi e molto illuminati”. E ancora: “Si emanino pubblici Avvisi, onde rimuovere tutte le cagioni d’insalubrità, a migliorare possibilmente la pubblica igiene [...], si rinnovi spesso l’aria [...], si può invece

impregnare l’aria di clorici vapori [...], con essa soluzione di cloruro si lavano le mani proprie e le cose che servivano ai Cholerici [...], fa duopo adottare la legge delle distanze”. Vi ricorda qualcosa?

Anche nel 1855 purtroppo pullulavano i venditori di pozioni miracolose, e anche su questi il cavalier Adone Palmieri di Betagna, aveva le idee chiare: “I ciarlatani sono sempre cattivi”, mentre le autorità devono “dispensare ai poveri malati carne, pane e medicinali”. Così fecero il priore Giacomo Botti, i membri Anziani della Magistratura Vincenzo Conti, Giuseppe Fondi e Giovanni Blasi, e il Comunale Segretario Vincenzo Carnevali. “Premurosi alla cura dei malati si prestarono anche gli Ecc.mi Dottor Valeri Luigi medico condotto, e Dottor Secondo Casellini che vanta già da anni 21 da che è stipendiato chirurgo in Rocca di Papa”. Dopo quest’esperienza il cavalier Palmieri rimase molto legato a Rocca di Papa.


La rivincita della natura 20

PAG IN A A P E RTA

di ANNARITA ROSSI

Canguri che saltano per isolate vie di Adelaide in Australia; leoni che ruggiscono e sbadigliano adagiati sul prato di un golf club in Sud Africa; pecore che su di una giostra girevole in Inghilterra si lasciano roteare come fossero bambini; elefanti in India che appaiono all’unico passante in strada, il quale si affretta a scendere dalla moto e si mette a correre; un orso che si aggira per un desolato quartiere residenziale in California, ed ancora delfini che nuotano nei tranquilli porti di alcune località italiane senza navi al largo. Sono alcuni degli animali che, indisturbati, durante il periodo del lock down dovuto al Covid-19, ci hanno incuriosito, sbalordito, divertito ma anche emozionato. La natura che si

riprende i suoi spazi, fin troppo occupati in precedenza dall’uomo, dal traffico e dall’inquinamento. Soltanto un periodo di isolamento come quello che la pandemia da Coronavirus ha imposto al mondo intero poteva rendere l’aria più respirabile e le acque più pulite e, forse far emergere la consapevolezza che tante cose alle quali si è abituati

La vita nei modi di dire di ENEA TRINCA

Se non si hanno soldi e il funerale costa troppo, si consiglia di morire il più tardi possibile.

Il politico è un camaleonte umano, per essere eletto spesso assume l’aspetto del colore che va più di moda. Quando vedo certe persone... mi passa il singhiozzo. Non piangere se tua moglie se ne è andata, vedrai che in poco tempo lui te la rimanderà indietro.

A Venezia un gondoliere per cambiare canale non ha bisogno del telecomando. Perchè dare “tempo al tempo” quando lui ne ha tanto mentre noi ne abbiamo così poco?

A tavola di solito si prega prima di mangiare... sapendo come cucina tua moglie!

il T o c c o

di Ermanno Gatta

non sono poi così indispensabili, che vivere in un modo più semplice e nel rispetto della natura è ancora più bello, poiché non tutto è perduto e tanto ancora è possibile recuperare traendo spunto da una terribile vicenda come quella di un virus sconosciuto e spesso letale. Come in passato alcune specie di animali, tra le quali, il lupo, il gipeto, il falco pellegrino, il lamantino, il panda e la megattera hanno rischiato l’estinzione, dovuta alla caccia e alla distruzione dei loro habitat, così tante altre forme di vita, animale e vegetale, fondamentali per gli ecosistemi del Pianeta sono a rischio. La sensibilità di alcuni, l’istituzione di parchi naturali e riserve marine e l’introduzione di leggi più severe sulla tutela dell’ambiente, hanno permesso di salvare alcune specie, denotando come la natura possa conservarsi al meglio quando viene rispettata. Se non vi fosse una visione del mondo così antropocentrica, vi sarebbero persino meno malattie. Le calamità e le pandemie dovrebbero far riflettere sul fatto che l’uomo non può stare al centro dell’universo, ma al fianco della natura, per preservarla, tenendo in considerazione ogni essere vivente, con il proposito di mantenere quell’equilibrio indispensabile affinché la nostra stessa esistenza non sia in pericolo.

il Segno - LUGLIO 2020

La dottoressa Benelli è stata una storica collaboratrice del Segno

Ciao Bruna

La nostra Bruna Benelli

La dottoressa Bruna Benelli (49 anni) è venuta a mancare improvvisamente lo scorso 19 aprile. Per 19 anni ha curato la rubrica “Spunti di psicologia” per il nostro giornale. Bruna era una psicologa e una psicoterapeuta molto impegnata nel sociale, sempre pronta a farsi in quattro nell’ambito del volontariato. Ma per noi del Segno, Bruna, prima ancora di essere una collaboratrice, era soprattutto un’amica, ancor prima che il Segno nascesse. Con lei abbiamo condiviso tanti momenti della sua e della nostra vita, compresa la sua laurea e la sua specializzazione, e tanti Capodanno indimenticabili. Quando fondammo il giornale, nel 2002, si disse subito pronta a curare una rubrica mensile. Una rubrica attraverso cui Bruna, ormai diventata dottoressa, affrontava spesso tematiche d’attualità come la violenza contro le donne e i minori, temi su cui era molto impegnata anche all’interno di alcune associazioni dei Castelli Romani. Ogni mese arrivava puntuale la sua telefonata a Daniela Di Rosa, in cui chiedeva: faccio ancora in tempo a mandare l’articolo? E ogni volta Daniela gli ripeteva: Sì, ma subito! Qualche giorno prima che venisse a mancare, l’avevamo sentita telefonicamente e ci eravamo detti che con la fine del lockdown avremmo organizzato una cena, visto che gli ultimi mesi erano stati per lei molto intensi. La notizia della sua morte ci ha lasciati attoniti. Sappiamo però che Bruna sarà sempre qui con noi e il suo ricordo ci accompagnerà per sempre. Ciao Bruna.


il Segno - LUGLIO 2020

CU LT URA

La passione e la paura: così Boccaccio scacciò la peste L’angolo della storia

di VINCENZO RUFINI

L’essere umano è stato sempre accompagnato, nel corso della sua esistenza, a volte travagliata e altre volte gioiosa, da due sentimenti: la passione, contigua dell’amore, e la paura, spesso coeva della tragedia. Il suo cammino ha da sempre registrato la contrapposizione dei due sentimenti i quali, alcune volte, hanno pure marciato insieme nei reconditi anfratti della psiche umana.

Le passioni hanno sempre trovato ostacoli umani, temporali e spaziali che si sono frapposti tra il desiderio e la sua eventuale realizzazione. La paura si è sempre accompagnata alle grandi traversìe che la natura ha inflitto all’umanità. L’uomo ha scatenato innumerevoli guerre che hanno profuso paura a piene mani; la natura ha investito l’umanità intera col suo manto tragedico (terremoti, inondazioni, siccità, grandi pandemie); come le ricorrenti epidemie di peste che hanno falcidiato l’essere umano fin dai tempi più antichi. Ed è in una di queste fluttuazioni della negatività, come la grande e terribile epidemia di peste del 134748 (la peste nera), che l’umanità ha avuto la sensazione di veder finire la sua esistenza terrestre.

Grandi letterati ed insigni artisti hanno configurato codeste vicissitudini, chi più e chi meno, sempre con un alto profilo culturale. Colui che però seppe dar valore e profondità al sentimento della passione e al suo contraltare gnostico, la paura, fu quel grandissimo Maestro della penna che risponde al nome di Giovanni Boccaccio. L’illustre certaldese, essendo nato in quel di Certaldo, seppe coniu-

gare la libera passione amorosa, propria della Firenze tardo medioevale e prossima ai fasti del Rinascimento, con la paura scaturita dalla terribile pestilenza che si abbatté sulla eterna Florentia, e su tutta l’Europa, a metà del XIV secolo, la quale causò la per-

dita di quasi la metà della popolazione del Vecchio Continente. In occasione di codesta pandemia il Boccaccio scrive “Il Decameron” (l’opera di dieci giorni), in cui immagina che sette donne e tre uomini si rifugino nella campagna toscana onde sfuggire la peste

La poesia del mese

Sensazioni

di Anna Giovanetti

Aprendo la finestra una mattina di questo inverno ormai quasi passato un leggero soffio di brezza marina all’improvviso dolcemente mi invade.

E quel profumo mi inebria in ogni senso sgombrando la mia mente dai pensieri d’azzurro intenso si colora il cielo, e io socchiudo gli occhi respirando forte, mentre due passeri cinguettano leggeri.

Sembrano ormai lontane le fredde giornate e un tiepido sole mi avvolge e mi accarezza; vola l’anima mia verso caldi lidi, donde quel profumo sembra arrivare un’infinita pace prende posto nel mio cuore e nella vita mi fa ancora sperare…

21 infuriante e nel contempo dare libero sfogo alle loro passioni e alle conoscenze culturali, condividendole insieme. Boccaccio ci fa un affresco, nelle cento novelle che compongono l’opera, diversificato della vita di tutti i giorni, con i suoi vari e molteplici archètipi umani. Ma soprattutto evidenzia due grandi fattori nella sua struttura narrativa destinata a sfidare i secoli e che è stata sempre tacciata di scandalo: la capacità umana di rialzarsi dopo qualunque avversità e la grande considerazione dell’autore verso le donne, non a caso le lettrici più accanite di ogni tempo. Messer Giovanni ha donato all’umanità, leggendo le vicissitudini del suo tempo, un inno all’intelligenza, all’amor cortese, alla magnanimità e all’intraprendenza, senza mai eccedere nel fondamentalismo e nel bigottismo. Boccaccio, amante delle opere di Seneca, trasmuta la concezione Senechiana che metteva in evidenza la passione non governata dalla ragione evidenziando la passione che si basa sulla realtà con l’ausilio della ragione.

All’Università di Tor Vergata

Rosa De Santis si laurea con una tesi sugli Arcioni di Rocca

Rosa De Santis

Con una tesi dal titolo: “Contributo per una Carta Archeologica di Rocca di Papa: il Vallone, Arcioni e i suoi dintorni”, Rosa De Santis ha conseguito la laurea in archeologia presso l’Università di Roma Tor Vergata. Una bella soddisfazione per Rosa, che ha ricevuto i complimenti dai suoi due figli, Francesco e Adriano, dal marito Massimo, dalla nuora Micol Grasselli, dalle sorelle Carla e Giuditta e dal fratello Fabrizio. Ma i complimenti più grandi sono venuti dalla mamma Anita Brunetti. Complimenti a cui aggiungiamo quelli dell’intera redazione del Segno! Auguri Rosella!


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Dioniso Pericotti

Dioniso guida gli Screpanti

Ci ha lasciato lo storico maestro degli Screpanti il Segno - LUGLIO 2020

Dioniso Pericotti aveva 94 anni IL RI CO R DO

Gli Screpanti, da sempre, sono il gruppo folkloristico più amato di Rocca di Papa. Tra le figure di spicco che ne hanno caratterizzato la storia, oltre a Remo La Banca, scomparso qualche anno fa, e ad altri che hanno dato l’anima per la sua costituzione, c’è sicuramente il maestro Dioniso Pericotti venuto a mancare lo scorso 24 maggio all’età di 94 anni (ne avrebbe compiuti 95 il

Con la sua amata fisarmonica

4 giugno). Dioniso, che ha continuato fino all’ultimo a dirigere con competenza e passione la banda degli Screpanti, ha iniziato la sua attività artistica nel 1938 suonando la fisarmonica. Fino al 1948 tutti i roccheggiani hanno imparato ad apprezzarlo per le sue esibizioni nei locali più importanti del paese, dalla Pro Rocca al Pappagallo. Ma anche nei paesi vicini le sue esibi-

Il romanzo storico a puntate di Franco Antonucci/8

Gasperone uccide Claudio

GIUGNO 1814 Tutto procedeva a meraviglia, il lavoro gli procurava di che vivere senza problemi, ma la sua vera ricchezza era quando la sera riusciva a vedersi con la sua Maria. Perfino gli eventi politici sembravano godere di questa influenza gioiosa: la prigionia di Pio VII era finita, Napoleone lo aveva liberato ed era rientrato a Roma il 24 maggio, accolto da una folla esultante! Si era sparsa la notizia che presto sarebbe uscita un’amnistia. Quella mattina Antonio aveva appuntamento con Maria all’ansa del fiume, dove erano soliti vedersi. Correndo tra i vicoletti e le scale del paese alle dieci precise era in attesa all’ansa. Strano, di solito Maria era puntuale. Minuto dopo minuto crebbe la sua preoccupazione, finché alle undici

non decise di tornare a casa. Cosa poteva essere accaduto? “Pare che Claudio abbia picchiato la sorella e tutti sono d’accordo ad impedirle di vederti” gli disse la sorella. “Dicono che i Gasbarrone sono gentaglia, collusi e manutengoli di briganti e non vogliono assolutamente che i De Marchis si imparentino con noi”. A queste parole, Antonio si alzò ed accorse veloce in direzione del bianco casolare. Arrivò nel cortile con un po’ di affanno e vide Maria. “Maria” chiamò. “Non vogliono più che ci vediamo per via di quel gradasso di tuo fratello” rispose a testa bassa. “Hanno paura!” fece distinto, alzando la testa rivelando un occhio nero ed il volto tumefatto. “Chi è stato?” “Sono stato io” irruppe la

zioni richiamavano sempre un gran numero di spettatori.

Nel 1980 è diventato il maestro degli Screpanti e sotto la sua guida più di 50 allievi hanno cominciato a muovere i primi passi nel mondo della musica. A Dioniso, anche ora che non c’è più, vanno i nostri ringraziamenti per tutto ciò che ha fatto per Rocca di Papa e per i suoi amati Screpanti. (A.S.) Il duetto con Graziano

Il coperchio del diavolo

Un racconto costellato di miti e leggende popolaresche del brigante piu’ famoso dello Stato pontificio: Gasperone

voce stentorea di Claudio. “Fuori da casa mia Anto’, che non ho piacere...” Claudio estrasse la leppa e si avvicinò minaccioso ad Antonio che arretrò: “Se non te ne vai con le buone...” e mosse un fendente, ma Antonio fulmineo gli bloccò il polso armato e ne nacque una violenta colluttazione. Non appena Antonio ritrovò l’equilibrio, strattonò violentemente Claudio con uno spintone, che lo fece cadere rovinosamente a terra. Antonio si avvicinò a Claudio, che tardava a rialzarsi, ma notò che il suo braccio destro era innaturalmente ritorto sotto il suo corpo. “Alzati” gli disse, ma, avvicinandosi, vide che respirava a fatica mentre veniva aiutato a rialzarsi, osservò a terra una pozza di sangue e sulla sua schiena la leppa conficcata nel mezzo. Allora, spa-

ventato, fuggì. Le grida allertarono i gendarmi che gli furono sub i t o dietro. Ant o n i o corse veloce verso l’ansa del fiume. Si nascose in mezzo ad un canneto, poi sentì i latrati dei cani addestrati dei gendarmi e temette di essere in trappola, allora, per nascondersi alla vista e contemporaneamente confondere l’olfatto dei mastini, s’immerse completamente nell’acqua del fiume. Restò per sei ore in quella posizione, e quando sentì che finalmente i latrati dei mastini s’erano allontanati, cominciò a correre disperatamente verso casa. Continua


La storia di Rolando Casciotti il tenente diventato donna il Segno - LUGLIO 2020

LA STO RI A

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di ALESSANDRO TABELLIONE

Rocca di Papa 1958. Una ragazza di 27 anni, alta, bionda, elegantemente fasciata in un tubino nero, una collana di perle ad accarezzarle il collo e un paio di decolté di pelle con un tacco vertiginoso, molto sexy, entra nell’ufficio di stato civile. Porge il documento di identità all’impiegato, il quale lo apre, lo legge… poi lo rilegge ancora, spostando lo sguardo dalla carta alla ragazza. «Scusi, ma qui ci deve essere un errore; questo documento non può essere suo». «No, guardi, è proprio il mio documento ed è il motivo per cui sono qui». «Mi scusi, ma continuo a non capire». «Come può vedere sono una donna, perciò vorrei che potesse rilasciarmi un nuovo documento di identità». Chi è quella donna? Cosa le è accaduto prima di quella mattina?

La donna che si presenta all’ufficiale d’anagrafe è Rolando Casciotti nato a Rocca di Papa l’11 febbraio 1931. Rolando sarà anche il primo in Italia a vedersi riconosciuto il diritto di cambiare sesso dal punto di vista giuridico. Il primo caso affrontato dalla giustizia italiana dopo una lotta dura che ha visto Rolando, che successivamente acquisirà il nome di Giuliana, combattere con coraggio e determinazione per quello che era un diritto irrinunciabile: vivere la vita che sognava.

La storia del tenente Casciotti, che si distinse sotto le armi per capacità e serietà, è raccontata da Luciana Balducci nel libro “Rola. Un estraneo, il mio corpo” edito dall’autrice. Si tratta di una storia che fa emergere la personalità di un giovane vissuto a cavallo tra l’Italia fascista e la neonata Repubblica Italiana. Un giovane che fin dall’adolescenza avverte quel senso

di frustrazione nel dover stare per forza in un corpo che non sente suo. Nella maggior parte dei casi le

Rolando Casciotti a 15 anni

persone che cadono in questo malessere emotivo e fisico fanno, come si dice, buon viso a cattivo gioco. Preferiscono soffrire in silenzio magari mascherando il loro stato. Soprattutto se si vive in un paese dove quelli pronti a puntare il dito non vedono l’ora di trovare la vittima prestabilita. Ma non Rolando Casciotti.

A proteggere Rolando dal mondo esterno è la famiglia. Papà Gino fa il fattore mentre mamma Maria è la classica donna di casa. Loro stessi avvertono qualcosa di diverso in questo loro figlio ma lasciano che la sua indole emerga senza costringerlo a reprimere la sua natura. Già all’età di 15 anni, Rolando scrive a un medico di Catania per avere una diagnosi. Il rispetto per se stesso è

l’arma che lo porta subito ad affrontare la questione senza scorciatoie. La scintilla che gli fa vedere un futuro possibile, scatta dopo aver letto di un sottufficiale americano di nome Christian, operato in Danimarca e diventato Christine. Così nel gennaio del 1954 Rolando arriva a Copenaghen intenzionato a raggiungere il suo obiettivo. Ma l’operazione ha un costo che lui non si può permettere e inoltre le leggi italiane non consentono di fare questo tipo di interventi. A quel punto decide un gesto estremo: evirarsi. Non morirà per un soffio. È a questo punto che Rolando deciderà di far diventare il suo caso personale nel “caso simbolo italiano”. Si rivolge a uno studio legale di Roma e qui inizia una battaglia legale con alti e bassi. Intanto la sua storia finisce sui maggiori quotidiani e settimanali italiani. Nel piccolo centro di Rocca di Papa Rolando non trova molta comprensione, a parte quella degli amici più cari. Diventa una non-persona, un fenomeno da baraccone, che attrae gli sguardi malevoli dei suoi concittadini. Eppure il suo coraggio non diminuisce. Diventa maestra, viene assunta a insegnare dalle Suore tedesche ma quando lo scandalo diverrà pubblico, viene subito messa alla porta. Allora comincia a dare lezioni private ai bambini, con i quali riu-

scirà a trovare la giusta sintonia, conquistandone ben presto la fiducia. Per tutti diventerà la maestra Rola. Un diminutivo che l’ex tenente non ama particolarmente ma che gli permette di restare aggrappata alla sua natura.

Intanto nel 1962 arriva la sentenza di primo grado. Per Rola è una doccia fredda. I giudici stabiliscono che il giovane, vista la sua natura, non può essere ritenuto né uomo né donna. Al suo posto ognuno di noi si sarebbe rassegnato. Ma non lei che va avanti ricorrendo in appello. Dopo 8 anni, il 2 luglio del 1970, arriva la notizia sperata: “La Corte d’Appello di Roma ha stabilito che nell’atto di nascita del registro di Stato civile del Comune di Rocca di Papa, anno 1931, alla dichiarazione di sesso maschile venga sostituita quella di sesso femminile e ove è scritto il nome Giuliano deve scriversi il nome Giuliana”. Giuliana Casciotti lascerà Rocca di Papa dopo la morte della madre per San Giovanni Valdarno, dove deciderà di porre fine alla sua esistenza. Chi vuole approfondire la sua storia non ha che da leggere il libro della Balducci. LUCIANA BALDUCCI ROLA. UN ESTRANEO, IL MIO CORPO 205 Pagine (€ 9,85) Acquistabile su Amazon e in alcuni punti vendita di Rocca di Papa


Ultima pagina

I Campi e la Fortezza

IL SEGNO dei tempi

I Grandi Maestri d’Arte

a Rocca di Papa

A CURA DI SIMONE GATTA

Il titolo di quest’opera del 1877 è “Hannibald feld bei Rocca di Papa” (I Campi d’Annibale a Rocca di Papa) realizzata dal tedesco Albert Hertel, pittore e disegnatore paesaggista nato a Berlino nel 1843 e morto nel 1912.

Hertel inizia i suoi studi a Berlino, per poi continuare la specializzazione a Roma tra il 1863 e il 1867. La sua bravura lo porterà a diventare professore del paesaggio artistico presso l’Accademia di Belle Arti di Berlino, dove insegnerà fino al 1877. La sua attività artistica sarà molto apprezzata, tanto che Hertel esporrà le sue opere in diverse mostre nazionali ottenendo pregiati riconoscimenti. Sarà anche uno degli artisti tedeschi presenti nel 1900 all’Esposizione Universale di Parigi. Al museo di Berlino è conservata una sua opera dedicata alla splendida isola di Capri.

Per quanto riguarda l’opera raffigurante l’esteso pianoro dei Campi d’Annibale con sullo sfondo la sommità della Fortezza, venne realizzata per la seconda edizione del volume "Italia. Un'escursione dalle Alpi all’Etna", pubblicato nel 1880. L’incisione su legno venne realizzata da Adolf Closs (1840-1894), uno dei maggiori incisori dell’epoca che realizzò quasi tutte le tavole presenti nel volume. L’opera libraria (la cui prima edizione venne edita

il Segno - LUGLIO 2020

Albert Hertel

a Stoccarda nel 1876 da J. Engelhorn), ottenne un grande successo, tanto che ne vennero fatte diverse ristampe e in diversi Paesi europei. Tra le vedute delle più suggestive città italiane non poteva mancare Rocca di Papa con i suoi paesaggi montani e le sue atmosfere dovute a una vegetazione ancora immacolata.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami

Via dei Monti 24, 00040 Rocca di Papa (Rm) - ilpiccolosegno@libero.it

PIAZZA GARIBALDI (DELL’ERBA) CHE C’ERA TANTI ANNI FA

Provo un po’ di rammarico nel pensare alla Rocca di Papa di molti anni fa, quando i turisti d’estate la riempivano e le feste erano un’attrazione anche per i paesi vicini. Quando mi affaccio dalla finestra della mia casa che dà su piazza dell’Erba vedo solo una desolazione. Da quella finestra assistevo in passato a tanti bei spettacoli, vedevo la gente che pian piano affollava la piazza in attesa di vedere gli spettacoli. E poi tanti bambini che giocavano in ogni angolo della piazza. Adesso pare di essere piombati in un paese fantasma dove nem-

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Meno di un secolo dopo, di questo immenso paesaggio resterà ben poco ma la grandezza dell’arte sta anche nel rappresentare la memoria storica di un’identità culturale altrimenti destinata a essere perduta per sempre.

meno più i ragazzini giocano felici e liberi. E’ davvero questa la Rocca di Papa che vogliamo? Io spero che prima o poi ritorni quella vecchia Rocca di Papa. Tomasso Lupardini RIDATECI LA PICCOLA FONTANELLA SOPRA LA SCUOLA DEI CAMPI

Caro direttore, qualche anno fa sopra le scuole elementari dei Campi d’Annibale c’era una bella fontanella che permetteva di dissetarsi. Qualche anno fa questa fontanella venne tolta ma lasciarono solo dei tubi dell’acqua chiusi. Sarà stato qualche delinquente a rompere

la fontanella ma speravo che prima o poi sarebbe stata riparata dal Comune e invece ormai si è capito che non la rimetteranno più. A Rocca di Papa c’erano tante fontanelle in tutto il paese e anche qui ai Campi d’Annibale ne avevamo diverse. Anni fa venne tolto il fontanile al cimitero. Dissero che lo avrebbero rimesso nuovo e più bello (a me piaceva quello che c’era) e invece anche lì non s’è fatto nulla. Adesso hanno eliminato anche la fontanella sopra le scuole, molto utile anche per i bambini che uscivano da lì. E’ troppo sperare che venga rimessa al suo posto come è sempre stato per 40 anni? Giuseppe Torrisi


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