Il Segno settembre 2016

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Segno

DA 15 ANNI SENZA PADRONI

Anno XV, n. 9 - 1/30 SETTEMBRE 2016

Lavori Via Roma progetto bocciato

Chi ha paura della libertà? di ANDREA SEBASTIANELLI

Ma evidentemente questa eccessiva libertà fa paura alla politica che, in un modo o nell’altro, preferisce sempre tenere le pratiche scottanti ben chiuse nei cassetti senza che i ficcanaso del Segno ci mettano le mani e la penna.

Da qualche settimana qualche politico starebbe contattando alcuni nostri inserzionisti per “invitarli” a non pubblicizzare la loro attività sul Segno, così da costringerci, di fatto, a chiudere il giornale. SEGUE A PAGINA

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ilpiccolosegno@libero.it

La Regione lo ha respinto

APPELLO AI LETTORI

Difendere il giornalismo senza padroni e vincere la sfida per l’informazione libera. Per questo 15 anni fa nacque il Segno. Mentre la politica e gli affaristi cercano sempre più di condizionare giornali e giornalisti, stabilendo di fatto la loro linea editoriale, garantendo prebende, regali, favori e contributi, noi ci rivolgiamo a voi lettori. Chiediamo una mano a chi ci segue, a chi non vuole rinunciare a un’informazione indipendente e gratuita. In questi anni vi abbiamo raccontato Rocca di Papa in tutte le sue sfaccettature. Grazie al Segno avete scoperto casi eclatanti di malgoverno, i finanziamenti concessi ai soliti amici degli amici. Avete conosciuto i retroscena delle 64 multe comminate al Comune di Rocca di Papa dai vigili di Roma. Abbiamo portato alla luce inciuci e intrighi di Palazzo, gli affari dei politici e i loro interessi. Avete partecipato a battaglie in difesa dei nostri boschi che, proprio grazie alle 800 firme raccolte, sono stati salvati.

In tempo di crisi far conoscere la propria attività può essere una soluzione

A pagina 5

CASE La “fabbrica” di Mondo Migliore ABUSIVE A pagina 7

LA NUOVA GIUNTA

In arrivo quelli fissi PIÙ AUTOVELOX

A PAGINA

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L’ennesimo progetto A PAGINA

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LOTTA AL CINIPIDE A pagina 15

ALLE PAGINE

Da Frascati con furore GIANFRANCO BOTTI A PAGINA 8

TEATRO CIVICO

CAOS CINGHIALI

12 e 13

L’addetto lo sceglie il sindaco

A pagina 17

A PAGINA

LA STORIA

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Moby Dick Il gommista Vincenzo Rufini a pagina 18

di Rocca A pagina 17

Farmacia D’Apolito

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Segno

organo quindicinale dell’associazione culturale “Editoriale il Segno” C.F. 92028150586 P.IVA 12706861007 Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

ilpiccolosegno@libero.it

REDAZIONE Bruna Benelli, Federico De Angelis, Daniela Di Rosa, Vincenzo De Rossi, Mauro Giovanelli, Anna Giovanetti, Camilla Lombardozzi, Giovanni Mancini, Noga (Gabriele Novelli), Roberta Puglisi, Annarita Rossi, Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Luca Sebastianelli, Luigi Serafini, Sandro Tabellione, Francesca Torino ILLUSTRAZIONI Franco Carfagna, Ermanno Gatta

Stampa: Arti Grafiche Roma

IL SEGNO NON USUFRUISCE DI ALCUN FINANZIAMENTO PUBBLICO SOTTOSCRIVI PER IL SEGNO:

Banca di Credito Cooperativo dei Castelli Romani IBAN: IT-12-Q-07092-39230000000110977

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il Segno - SETTEMBRE 2016

Cercando i “buoni” e i “cattivi” su Facebook

I social media entrano nel vivo della vita quotidiana

di DANIELA DI ROSA

Mentre le piazze reali si svuotano, animandosi quasi esclusivamente in occasione di feste o eventi, le piazze virtuali si riempiono. Per lo più si riempiono di foto di famiglia, di viaggi, di animali, di cibo, alternandosi con frasi celebri di personaggi famosi che il più delle volte non le hanno mai pronunciate. Frasi che per il 90% parlano d’amore, di altruismo, di solidarietà, di condivisione, i like (i famosi mi piace) si sprecano, i commenti anche. Le frasi che esprimono i buoni sentimenti, “bontà, generosità e semplicità”, riguardano sempre se stessi. Se invece esprimono sentimenti negativi come “egoismo, cattiveria, volgarità, narcisismo” sono sempre rivolti all’altro, un “altro” che per quanto cerco non trovo mai, perché su Facebook sono tutti buoni. Mi sono messa alla ricerca del “cattivo”, ma niente, non l’ho trovato manco a pagarlo oro, se tutta questa bontà fosse vera il mondo sarebbe un paradiso. Alla fine, stanca di tanta “bontà” mi sono presentata a tutti e ho scritto: “buongiorno, sono la cattiva!”. C’è solo un problema, nella piazza virtuale di un paese ci conosciamo

Di Rosa

tutti, e spesso trovare post che esprimono bontà, amore e fratellanza su molti profili dà un senso di nausea, perchè magari il giorno prima, durante una semplice diatriba, la stessa persona ti ha apostrofato pubblicamente con gli epìteti peggiori, gli insulti più brutali.

Tutto questo denota solo di quanta ipocrisia sia pieno il mondo dei social. Due mesi dovevo decidere se togliermi da Facebook o togliere dal mio profilo le persone con cui non condividevo nulla, e che nella vita reale non avrei mai frequentato, ho preferito la seconda ipotesi, passando un po’ di ore a cancellare moltissime persone. Per qualche giorno alcuni di loro, subìto l’oltraggio della cancellazione, hanno sfogato la loro rabbia continuando ad insultarmi, consentendo ad altri sodàli di fare altrettanto; è stato inutile scrivere che le cancellavo da Facebook e non dalla vita reale… poi, come è ovvio, tutto è scemato!

Questo è solo un esempio di realtà virtuale falsata, gli esperti di web, di comunicazione, hanno compreso bene il potenziale del noto social media, specialmente in campo commerciale e politico, per cui si manipolano le notizie, molte addirittura si inventano (le famose “bufale”) contando sull’ignoranza generale. Spesso ci casco anch’io, ora so come difendermi, controllo bene la fonte della notizia. Nel nostro paese “virtuale” c’è

l’invasione dei cosiddetti fake, profili falsi che apparentemente sembrano veri. Ci sono i fake contro la nuova amministrazione e in quel caso l’anonimato è comprensibile, non giustificabile ma comprensibile: toccare il potere, anche locale, può essere pericoloso. Poi ci sono i fake a favore dell’amministrazione, di solito entrano in gioco quando qualcuno osa criticare il neo sindaco o la sua giunta. Io sono il loro bersaglio preferito, ultimamente mi hanno fatto “sospendere” da Facebook per due giorni, con la minaccia di farmi “sparire” per sempre se reiteravo il “fattaccio”, fattaccio che consisteva nell’aver scritto cose che scrivo da sempre, e cioè che la vice sindaco Veronica Giannone non è stata votata dai cittadini (è un dato di fatto, i voti presi non le avrebbero permesso di entrare in consiglio), ma che è stata nominata, che ha la carica di assessore all’urbanistica pur non essendo competente in materia, non è un architetto, ma un’esperta di web, che è parente acquisita di due conosciuti politici locali. Ho mentito? Non mi pare, ma tanto è bastato per segnalarmi come disturbatrice!

E pensare che per tanto tempo ho protestato su Facebook e sul Segno perché l’ex amministrazione comunale non faceva parlare un piccolo, sconosciuto consigliere di opposizione, Crestini…


il Segno - SETTEMBRE 2016

Nel pieno della campagna elettorale, lo scorso mese di maggio, il candidato a sindaco di Roma Alfio Marchini rivelò che un suo figlio uscì dal coma perché secondo i medici non faceva uso di droghe leggere: il commento più simpatico all’esternazione di Marchini (un vero boomerang) è stato quello di un ragazzo che si domandava se il figlio di Alfio sarebbe ricaduto in coma dopo aver sentito quanto affermava il padre. Ora, in piena estate, mentre buona parte degli italiani si godeva le meritate ferie, si è riaperto il dibattito sulla liberalizzazione della cannabis a seguito delle considerazioni (apriti cielo!) di Raffaele Cantone; il magistrato che in materia di lotta alla criminalità organizzata ha una esperienza di primo livello. Cantone sostiene che legalizzare intelligentemente l’uso delle droghe leggere eviterebbe un contatto tra i giovani e la malavita; altri magistrati sono invece contrari. In mezzo a tutto questo dibattito, giace in parlamento una proposta di legge (Della Vedova/Giachetti) sulla legalizzazione delle droghe leggere, che con molta probabilità finirà su un binario morto, come tutte quelle norme che vengono troppo ideologizzate. Contro la liberalizzazione sono i responsabili delle comunità terapeutiche e buona parte del mondo scientifico, tanti politici e, per ragioni diverse, anche chi combatte il traffico degli stupefacenti. A favore della legalizzazione, naturalmente, per ovvi ed evidenti motivi, chi ne fa uso e tanti altri medici e politici di destra e di sinistra, i quali fanno riferimento all’esperienza degli altri paesi dove la cannabis è stata resa legale. Evitiamo volutamente di entrare in un di-

Droghe leggere sì droghe leggere no

IL D IBAT TITO

battito ripetitivo e senza fine, fatto di tanti luoghi comuni e di molta ipocrisia. Ad alta voce vorrei fare alcune riflessioni (sperando di non disturbare qualche benpensante) partendo dall’esperienza diretta di chi vive la propria giornata tra i giovani dai 15 ai 27 anni.

Rompiamo subito un tabù: una buona fetta di giovani si fa le canne e tanti adolescenti sognatori vedono come un ElDorado Amsterdam. Punto! Anche i figli di quelle che consideriamo famiglie perbene, benestanti? Sì! Anche loro sono figli di questo mondo e con molta probabilità, avendo più disponibilità finanziarie, fumano, se non tirano più della media. Tempo fa il padre di un giovane mi raccontava orgoglioso come suo figlio era lontano da certi giri e abitudini, tanto da essere considerato un ragazzo modello. Gli unici modelli che conoscevo, mi veniva da rispondergli, sono quelli che sfilano per Armani, Krinzia, Desigual, H.M ecc. Il figlio, ahimè, lo conoscevo molto bene e fumava canne tranquillamente insieme alla tribù. Altro mito da sfatare: chi si fa le canne è perché ha problemi in famiglia, con la fidanzata ed altro? Penso di no! Oggi fare uso di droghe leggere è uno status, un modo per socializzare, per passare del

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tempo e sballarsi spensieratamente insieme ad amici o coetanei, al pari del consumo di alcol: un’ altra grande e più pericolosa realtà già diffusa tra molti ragazzi a partire dai quattordici anni. Una piaga sociale, questa, con pochi precedenti, che nel tempo farà più danni e vittime dell’uso delle droghe leggere. Di questo purtroppo se ne parla poco e male se non quando, puntualmente, ogni fine settimana si registrano incidenti mortali tra giovanissimi ubriachi alla guida.

Non saranno i divieti, il falso perbenismo e gli sterili moralismi a mettere fine a queste realtà; anzi: creeranno l’effetto contrario. I no vanno sempre motivati e devono essere il frutto di un ragionamento convincente e non di una semplice imposizione. I ragazzi vanno formati ed informati, soprattutto sugli effetti (spesso nefandi) di questi usi e le conseguenze di tutti gli eccessi, e di un passare il tempo libero e di un divertirsi spesso discutibili. Poi si potrà parlare serenamente del resto. È l’approccio al problema che uso con i giovani, senza troppi veli e giri di parole, i quali molto spesso apprezzano e condividono.

Per dire la vostra scrivete a: ilpiccolosegno@libero.it


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L’ IN IZ IAT IVA

APPELLO AI NOSTRI LETTORI

il Segno - SETTEMBRE 2016

Segue dalla prima pagina

Chi ha paura della libertà? Ma chi trae vantaggio dalla chiusura del Segno? Non certo i cittadini di Rocca di Papa che non avranno più un organo d’informazione indipendente per conoscere fatti e misfatti dei nostri cari amministratori e politici. E nemmeno i commercianti che, anche attraverso le nostre pagine, hanno creato in questi anni una rete di relazioni con i loro clienti che, in molti casi, chiedono loro di lasciargli da parte una copia del Segno.

Per alcuni politici (soprattutto quelli con grandi disponibilità economiche, abituati a comprare tutto), è intollerabile che ci siano giornalisti liberi e che si rifiutano di essere inseriti nel loro libro-paga. E infatti molti lettori ci riconoscono coraggio, intransigenza, autorevolezza e una sana “disciplina” editoriale basata su una sola regola: non nascondere nulla ai nostri lettori, dando voce anche alle notizie scomode. Poi se riguardano questo o quel partito, questo o quell’esponente politico, a noi importa poco. Come diceva Enzo Biagi, maestro di giornalismo: i giornalisti possono avere

SOTTOSCRIVI PER IL SEGNO:

Banca di Credito Cooperativo dei Castelli Romani IBAN: IT-12-Q-07092-392300000-0011-0977 degli amici, i giornali no! Chi trae dunque vantaggio dalla chiusura del Segno? E’ facile rispondere a tale domanda e ciascun lettore quindi può darsi una risposta. Per fare buona informazione ed essere sordi ai richiami dei politici, però, servono risorse economiche indipendenti.

Fino ad oggi siamo riusciti a stampare ogni mese il nostro giornale grazie a diversi commercianti di Rocca di Papa che da anni ci sostengono ma che ora risentono del clima messo in piedi contro Il Segno. A quel commerciante che ci ha comunque assicurato che continuerà a darci i 25 euro anche senza mettere la sua

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inserzione pubblicitaria, rispondiamo che apprezziamo il gesto e che sarà garantito il suo anonimato. A lui come agli altri.

Un ringraziamento speciale va invece a quei commercianti che pur avvertendo questo clima nei nostri riguardi continuano a sostenerci infischiandosene di pressioni e sollecitazioni che hanno un solo scopo: infangarci per impedire che attraverso i nostri articoli possano emergere verità scomode fatte di assunzioni, appalti, favoritismi, progetti, consulenze. Per questo ci appelliamo a voi lettori, chiedendovi di continuare a sostenerci,

mensilmente, per garantire a una voce libera di proseguire sulla strada della buona informazione. Sebastianelli potrà pure risultare antipatico, ma in gioco vi è la libertà di espressione in un momento in cui i politici e una certa politica vorrebbero tapparci la bocca perché temono il dibattito e il confronto e, soprattutto, che qualcuno non abbia peli sulla lingua andando a scandagliare atti e documenti. Chiunque può effettuare un piccolo versamento, anche pochi euro, attraverso il nostro numero di IBAN bancario. Le donazioni resteranno ovviamente anonime. Grazie. Andrea Sebastianelli

Questa pubblicità non appare perché il commerciante avrebbe subìto delle pressioni. Lo ringraziamo comunque visto che ha deciso di sostenerci ugualmente versando 25 euro, il costo per questo spazio


Rocca di Papa

il Segno - SETTEMBRE 2016

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Per via Roma niente restyling La Regione ha respinto il progetto N OTI ZIE

INFO RM A ZIO NE

A T T U AL IT À

di ANDREA SEBASTIANELLI

Addio via Roma addio, il finanziamento se ne va! Il progetto, inviato alla Regione, è infatti tornato al mittente. Eppure il sindaco Crestini lo aveva annunciato a squarciagola con tanto di comunicato stampa diffuso lo stesso giorno della presentazione della domanda, cioè il 18 luglio scorso. Ecco le sue parole: «Via Roma è una delle strade più importanti di Rocca di Papa e per questo dobbiamo fare di tutto per garantirne la massima sicurezza e decoro. Abbiamo predisposto questo importante progetto in tempi relativamente brevi, riuscendo ad ottenere comunque un buon risultato, grazie soprattutto agli uffici tecnici comunali».

Il buon risultato in verità è la bocciatura della richiesta, visto che il nostro Comune, il 28 luglio, è stato inserito tra i 14 enti le cui domande sono state ritenute niente meno che “irricevibili” (questa la dicitura usata nella determinazione regionale n. 8691) perché inviate in ritardo.

Ora è probabile che l’amministrazione farà ricadere le colpe su qualche dipendente comunale scaricando di fatto le sue responsabilità, eppure deve ancora spiegare perché su tale progetto la giunta Crestini ha deliberato ben due volte. La prima il 7 luglio 2016, la seconda il 15 luglio 2016. La stranezza è che nella seconda delibera non si fa alcun riferimento alla prima riunione, come se non ci fosse mai stata. Perché? Se si fa una nuova delibera in tutta fretta, 48 ore prima della scadenza di un bando

chiedere qualche consiglio in più al sindaco ombra di Rocca di Papa, quel Bruno Petrolati che magari qualche dritta avrebbe potuto dargliela.

pubblico, può accadere che si possa commettere qualche errore, visto peraltro il numero rilevante di allegati e documenti da allegare alla domanda, con timbri e firme che devono essere apposti in modo corretto.

L’amministrazione comunale aveva chiesto alla Regione un finanziamento di 350.000 euro per “l’esecuzione degli interventi di sistemazione e messa in sicurezza della strada comunale Via Roma”. E il problema è che ora le condizioni di questa arteria che Crestini riteneva giustamente una delle strade più importanti di Rocca di Papa, potrebbero restare le stesse per i prossimi anni, anzi potrebbero peggiorare ulteriormente. È andata sicuramente meglio agli altri Comuni dei Castelli Romani, le cui domande sono state inserite nella graduatoria. Tra questi si segnalano Velletri (contributo regionale: 250.000 euro), Frascati (344.000 euro), Nemi (132.000 euro), Monte Porzio (350.000 euro), Ariccia (292.000 euro), Albano (346.000 euro) e Colonna (350.000 euro). L’altra questione, non meno

Un tratto di via Roma

importante, riguarda il rispetto che si deve ai cittadini di Rocca di Papa e, nella circostanza, a quelli che risiedono in via Roma. L’amministrazione già dal 28 luglio 2016, cioè dieci giorni dopo la presentazione della domanda, sapeva che il progetto era stato bocciato. Perché Crestini, sempre prodigo nel farsi vedere mentre asfalta via Frascati o annuncia feste e matrimoni, non ha ritenuto di avvisare i cittadini? Forse farebbe bene a

Noi non vogliamo essere eccessivamente severi con Crestini, ma “se uno dice: farò quel che posso, quando sbaglia si è disposti a chiudere un occhio. Se invece dice: fatevi tutti da parte che arrivo io e sistemo tutto, quando inciampa, il pernacchio è uno tsunami. Sono le regole, antichissime, della commedia” (Michele Serra). Il consiglio che ci sentiamo di dare a Crestini è di ricordare sempre ciò che diceva il grande allenatore di calcio Trapattoni: Non dire gatto se non l’hai nel sacco! Quindi, prima di annunciare progetti che potrebbero restare eterni sogni, è bene aspettare che abbiano superato almeno la prima fase o, meglio, che siano già finanziati. La malattia dell’annuncite è dura a curare ma, con un po’ di impegno, prima o poi si riesce a debellarla.


Un paese finanziato dall’autovelox Ieri era vessatorio, oggi è necessario RO C CA d i PA PA

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di GIOVANNI MANCINI

Fino a ieri rimpinguare il bilancio comunale attraverso il sistema dell’autovelox era considerato vessatorio, una sorta di furto legalizzato, anzi: “un colpire a tradimento i cittadini”. Oggi, invece, lo stesso sistema è considerato un gesto generoso di altruismo a cui tutti i cittadini roccheggiani (e non) con piacere dovrebbero sottoporsi per far quadrare il bilancio di previsione del nostro Comune per il 2016, approvato dall’Amministrazione Crestini il 30 luglio scorso. Manovra finanziaria questa che, in sintonia e lieta armonia con il passato tanto vituperato e condannato di Boccia e dell’assessore al bilancio Querini, ha previsto per il 2016 un incasso di 520 mila euro dal servizio autovelox (140 mila euro in più rispetto al 2015).

“Troviamo particolarmente odioso -affermava Crestini nel suo programma elettorale- collocare in maniera saltuaria, subdola, quasi nascosta l’autovelox”. Malgrado queste parole sembra proprio che niente sia cambiato. La conferma arriva anche dal programma delle uscite del mezzo autovelox dei vigili urbani dei mesi luglio-settembre 2016, che mantiene la stessa cadenza

Il sindaco Crestini multato dai vigili di Frascati

del passato (secondo le direttive impartite sicuramente dall’amministrazione in cerca di facili quattrini): in media ventuno presenze al mese, tra via dei Laghi e Via di Frascati.

Anche perché, si sarà detto e ridetto compiaciuto il neo sindaco davanti alla sua webcam nella striscia quotidiana, più segnalatori = meno contravvenzioni; meno contravvenzioni = minori introiti per le casse comunali: so’ troppo forte rega’. Ma chi di spada ferisce di spada perisce. Qualche giorno fa abbiamo appreso da ilmamilio.it che il sindaco di Rocca di Papa è stato multato dai vigili di Frascati perché aveva lasciato il suo furgone davanti ad altre vetture impedendone l’uscita. E così si è beccato un verbale. Saranno

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soddisfatti tutti quei roccheggiani che recentemente hanno preso una contravvenzione anche solo per aver sostato un minuto nei pressi dell’edicola di piazza Margherita, il tempo necessario per comprare il giornale. Quindi signori automobilisti, siete avvisati: tutto è cambiato perché tutto rimanga come prima, come ci ricorda nel suo ”Gattopardo“ Tomasi di Lampedusa.

Si salvi chi può! Portafoglio compreso.

IL DOCUMENTO APPROVATO IN GIUNTA

Nel triennio è prevista perfino l’installazione di autovelox fissi

Il piano del Comune di Rocca di Papa per il prossimo triennio prevede un ulteriore incremento del servizio autolvelox. Tale piano è stato infatti approvato dalla giunta con voti favorevoli di Crestini-Cimino-Rossetti-Montalto (la vicesindaco Giannone era assente) lo scorso 11 agosto (delibera n. 88) e prevede un progetto suddiviso in tre fasi, dal 2016 al 2018, in cui l’obiettivo finale sarà proprio quello di “concertare con le istituzioni coinvolte, gli atti per l’installazione di velox fissi”. Nulla si sa per il momento circa le strade dove tali dispositivi saranno collocati ma sembra che interesseranno i quartieri dei Campi d’Annibale e delle Vigne. L’amministrazione, quindi, con tale documento ha deciso di “approvare il Piano esecutivo di gestione (PEC) , il piano degli obiettivi e il piano delle performance 2016-2018” che equivalgono alla programmazione amministrativa del Comune e che permetteranno ai vari settori comunali di raggiungere il premio di risultato.

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Acquisizione delle opere abusive A regnare è ancora l’incertezza RO C CA d i PA PA

il Segno - SETTEMBRE 2016

di LUIGI SERAFINI

Così l’ex sindaco Pasquale Boccia il 10 marzo 2016

Da tre mesi, cioè dalla fine della campagna elettorale non si parla più delle acquisizioni al patrimonio pubblico delle opere abusive. Tema che aveva arroventato il clima elettorale e che, secondo molti, sarebbe stato determinante nella sfida tra lo stesso Crestini e la candidata del Pd, Silvia Sciamplicotti, anche considerando il ruolo giocato dal “Comitato pro-case” nato proprio per difendere le abitazioni dei roccheggiani incappati nelle procedure.

L’unica novità è che lo scorso 19 luglio il presidente del Comitato, Alessio Iadecola, ha scritto al sindaco evidenziando «una pluralità di vizi procedurali e di sostanza» nei provvedimenti sanzionatori e acquisitivi inviati dal Comune, e invitandolo quindi «a trovare la soluzione più opportuna e maggiormente satisfattoria sia per l’amministrazione che per i privati». Il tutto per evitare che il Comune venga «subissato di ricorsi».

Il “Comitato pro-case” non dice apertamente (e lo si può capire) quali vizi procedurali abbia riscontrato nelle pratiche avviate dal Comune. Ma questo potrebbe essere anche un bluff del Comitato che, supponendo che il giu-

“La problematica è complessa e riguarda migliaia di famiglie di tutti i trenta comuni coinvolti. Per tale motivo, ai fini di disporre di aggiornate e complete informazioni, verrà avviata insieme alle altre amministrazioni, senza distinzione di colore politico, un approfondimento per l’individuazione di una possibile azione comune”.

Così l’assessora all’ urbanistica Giannone il 30 agosto 2016

“Per quanto riguarda l’abusivismo, il primo passo che stiamo compiendo è aprire il dialogo con gli altri comuni dei Castelli Romani che si trovano ad affrontare il medesimo fenomeno. Stiamo lavorando per l’istituzione di un tavolo di lavoro i cui principali obiettivi sono da una parte la tutela del diritto alla casa, dall’altra l’adozione di tutte le misure necessarie a contrastare l’abusivismo edilizio”.

dizio del TAR potrebbe confermare l’iter avviato, cerca di aprire un tavolo di trattativa. Su quali basi resta un interrogativo grosso, appunto, come una casa.

Infatti, la richiesta di risolvere

Rag. MARINA CALABRO’ Consulente del Lavoro

Dott.ssa ELEONORA GIANCARLI Consulente del Lavoro

SA CHE COE TTO D HANNO ICI I POLIT

Così l’assessora all’ambiente Cimino il 24 agosto 2016

“Mi sto occupando di valutare le situazioni di abusi che violano l’ambiente, dove le ordinanze di demolizione sono da considerare, per la rischiosità della violazione, delle norme legate alla sicurezza. Esiste una prevalenza dei vincoli paesaggistici e ambientali rispetto alla materia edilizia. Si potranno verificare delle asimmetrie tra la situazione urbanistico-edilizia e la situazione ambientale, ma in casi particolari si vedrà la prevalenza unitaria della tutela paesaggistica, valutazione istituzionalmente finalizzata ad evitare che sopravvengano alterazioni inaccettabili del preesistente valore protetto. Sappiamo che le domande di condono edilizio potevano essere presentate ed accettate solo in assenza di vincoli di tipo paesaggistico ed ambientale”.

bonariamente la questione, avanzata al sindaco da Iadecola, sembra una sorta di rappresentazione teatrale dove ciascuno mette in scena il proprio personaggio. Non sappiamo se Crestini abbia risposto alla sollecitazione,

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visto che su questo tema preferisce restare in silenzio. Il silenzio è d’oro, anche se nei giorni scorsi due assessori, Giannone (urbanistica) e Cimino (ambiente), hanno rotto il ghiaccio dicendo la loro sulla vicenda (leggi dichiarazioni a fianco), aggiungendo in verità nuove incertezze più che sicurezze. La vicesindaco Giannone, infatti, si è limitata a dire che stanno valutando la cosa insieme agli altri Comuni, riprendendo paro paro quanto dichiarò l’ex sindaco Boccia il 10 marzo 2016. Il problema è che la Giannone in campagna elettorale pretendeva un consiglio comunale straordinario sulla vicenda. E allora visto che ora governa perché non lo convoca? Più preoccupanti, per i 200 roccheggiani incappati nella procedura, le parole dell’assessora all’ambiente, Cimino, che ribadisce che i vincoli paesaggistici e ambientali saranno prevalenti. A questi cittadini non si può dare torto, essendo la maggior parte proprietari dell’unica loro casa oggetto di acquisizione. Dove andranno? Pagheranno un affitto? La casa sarà abbattuta? Domande legittime che necessitano di una risposta chiara. Il problema però ci sembra molto più complesso di come l’ha impostato Iadecola essendo quello delle acquisizioni un iter ormai avviato.

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RO C CA d i PA PA

A proposito della nuova giunta

di GIANFRANCO BOTTI

Titolo corto per un articolo lungo. Tante sono le cose da dire quando parte un’amministrazione nuova e sarebbe bene che in diversi ce le dicessimo. Per metterle in chiaro, per tenerle sott’occhio. Quando trascuri quello che ti riguarda, ti fregano. Nel cominciare, devo fare una premessa: Crestini è il primo sindaco che da una cinquantina d’anni non sia stato con me in consiglio comunale. Con lui non ho mai parlato, non lo conosco, per cui, scrivendo, non gli faccio il gregario, non gli faccio l’avversario. Scrivendo faccio civismo, e mantenimento mentale e passatempo.

LA NUOVA GIUNTA Giannone-CiGiannone mino-MontaltoRossetti. Non è la difesa a quattro dello Zagarolo, è la nuova Rossetti giunta comunale. Saranno bravi? Bó! Con Brunetti-GattaF o n d i - Tr i n c a , roba rocchiciana, Montalto qualche previsione avremmo potuto farla, di loro qualche tasto l’avremmo potuto conoCimino scere. Da quello fin qui fatto, da come l’avessero fatto. Di questi, e chi li conosce! Speriamo che li conosca lui, Crestini, e che li conosca bene. La responsabilità di cui s’è caricato pesa. Un conto è infrociare con tipi del posto: che volete, questi sono, questi passa il convento; un altro è infrociare con forestieri (o quasi): e che gli avevi visto, pure fore i s’iti a pià! Questi quattro saranno pure bravi, ma a fare che? Qui si tratta di amministrare, non un condominio, una comunità di 17mila abitanti.

Piena di problemi (bilancio, sanatorie, antenne, albergo, funicolare, funzionalità, efficienza, scialacqui*, adeguamento sismico). E con due criticità ambientali micidiali: l’insofferenza alla legalità, la disabitudine alla punizione dell’illecito. Qui balordo è chi denuncia, non chi frega. Per far bene, per bonificare, oltre a sapere il fatto proprio, oltre all’onestà, serve energia. Questo lo scoglio su cui sarà giudicato Crestini: sulla grinta che la giunta metterà nell’affrontare i pantanacci con la dovuta severità. Di malfatto se n’è ammucchiato tanto, troppo, come sempre capita con un’opposizione consiliare cieca, con un’opinione pubblica muta. Stroncarlo è d’obbligo. ROCCHICIANITÀ MORTIFICATA La novità di assessori presi da fuori (o quasi), oltre ai dubbi sulla bravura, pizzica pure il campanilismo, mortifica la rocchicianità: non manchiamo di quattro elementi affidabili per l’amministrazione, manca la voglia di cercarli. Scansando, fino a prova contraria, ogni malignità, può starci che uno di piazza scarsa abbia conoscenze limitate e non tutte di prima scelta. Ma uno eletto sindaco un censimento delle qualità deve farselo. Per aiutarlo, quattro nomi glieli prospetto io, in ordine alfabetico: Marco Carnevali, Mario Gatta (ai servizi sociali chi meglio di lui?), Carlo Guarinoni, Enrico Pizzicannella.

Nel farli, so di espormi al giudizio di tutta Rocca, ma sto tranquillo. Per stoffa e moralità. Altri, per scavarcarli, mi dovrebbero far vedere lo stravedere. Se vai a dire ai frascatani di prendersi assessori esterni, ti ridono in faccia. Loro non lo farebbero mai, manco se pressati coi forconi. Però, se tra quelli presi da fuori (o quasi) ci sia uno che da Frascati venga, una utilità sicura potrebbe

tornarci: per la potatura degli alberi con perizia e geometria. Lì hanno sempre saputo farci. Qui non lo sappiamo fare più, gli alberi non li potiamo, li capitozziamo. Quasi a punirli per la cura che richiedono.

Di fronte alla novità di assessori importati (o quasi) - andazzo che, se prende piede, diventa mercato come coi pallonari - mi piacerebbe sapere che ne pensano (se lo pensano) i qualificati nostrani che dovrebbero comporre la nostra classe dirigente. Qui mai rappresentatasi, mai diretto niente di pubblico. Soggetti con la richiesta qualificazione ne sono circolati e ne circolano, però borghesi senza il senso della borghesia, senza la consapevolezza del ruolo, senza sensibilità civica, sfessati nel comporre le singole professionalità per trasferirle in una categoria stabilmente de- Crestini stinata ad amministrare il paese. Poiché un’amministrazione è necessaria, scorrazzano quelli delle seconde (e terze) linee se mancano quelli delle prime. E i risultati si vedono. Qualcuno dei renitenti lo fa per non sporcarsi, in un settore che pare insozzato apposta per tener lontani i senza peli sullo stomaco; altri per non mischiarsi ai cani di paese intorno a un osso sempre da spolpare. IL RUOLO DEI CONSIGLIERI La novità, ancora, può innescare subito mal di pancia nello schieramento vincente. Se i ruoli non fossero ben definiti, se quelli si sentissero e si comportassero da commissari, con gestione personalizzata, non condivisa coi consiglieri. Sarebbe una mortificazione per chi s’è messo in gioco, ha preso voti, è diventato rappresentante effettivo della cittadinanza, delle sue aspettative. Non tutti accetterebbero lo scavalcamento. E se ciò affermo, non vado per punti, sto attaccato agli umori. Che ci sia stato un cambio di personalità nel consiglio comunale, può dimostrarlo il fatto che in due, separatamente, mi abbiano chiesto quanto conti la disciplina di maggioranza, fino a quale limite sia da sopportare. La dimostra-

il Segno - SETTEMBRE 2016

zione del cambiamento non sta nell’avermelo chiesto, sta nell’averselo chiesto.

La questione - sempre esistita, sempre trascurata non ammette discussioni: lo spartiacque della sopportazione è la legalità. Se per una priorità (cioè facciamo prima questo o prima quest’altro), se per uno stanziamento (lì destiniamo 100 o 200), posso/devo accettare una decisione presa insieme e diversa dalla mia, per l’illecito nessuna tolleranza è consentita. Se lo subisci, se non lo contesti, diventi complice. E l’illecito è: l’interesse privato in atto d’ufficio, l’abuso di potere, la concussione, il peculato, la corruzione, il danno erariale, il falso ideologico, il falso in bilancio, la turbativa d’asta, e via seguitando per il Codice penale. Manco la disciplina di partito avrebbe potuto sottometterti ai comportamenti fuori legge. Oggi i partiti non ci sono più. L’ultimo rimasto, il Pd, s’è squagliato tra interessi e divisioni, dagli interessi provocate. Rianimarlo sarà complicato. Chiunque volesse provarci di quelli che negli ultimi tempi se ne sono serviti, topperebbe malamente. La gente è schifata. Rialzarlo sarà cosa da giovani puliti e motivati. Ma motivati da che? L’ideologia è morta, è rimasto il tornaconto. Probabilità vicine non si scorgono. Oggi Rocca di Papa è un deserto, politico e sociale. Un’idea di comunità, una parvenza di collegamento, non circolano. L’unica evidenza positiva, altamente positiva, è la sezione Avis. Dipende, come tutto e sempre, dalle persone. Queste teniamocele da conto. Altro è meciula o magneria. LA CULTURA, I BLABLÀ E CRESTINI Se contempli il settore della cultura, non roba da snob ma opportunità sempre più riconosciuta per progredire, vedi solo blablà, buono per condire programmi elettorali sfiatati, di concreto niente. Tra diversi maestri fasulli, ne abbiamo uno vero, certifiSEGUE


Presentato un nuovo progetto per «rifunzionalizzare» la piazza

il Segno - SETTEMBRE 2016

RO C CA d i PA PA

dente progetto dell’allora giunta Ponzo costò poco più di 460.000 euro. E che cosa significa poi “rifunzionalizzazione” della piazza? Che forse si trasformerà in un’isola pedonale?

Inoltre ci domandiamo se questi nuovi lavori sono proprio necessari. Non sarebbe sufficiente ripristinare l’asfalto, rifare le strisce pedonali in sampietrini, ridare lustro alla fontana e curare un po’ meglio i giardini invece di queste opere pubbliche che necessariamente porteranno nuovamente a una chiusura temporanea della piazza più importante del paese?

di ROBERTA PUGLISI

Panorama di piazza della Repubblica

Un nuovo progetto per risistemare la piazza principale di Rocca di Papa è stato deliberato dalla giunta Crestini il 25 agosto. Non si tratta di un banale intervento visto che la nuova amministrazione ha chiesto al governo

CONTINUA

Tra diversi maestri fasulli, ne abbiamo uno vero, certificato, il pianista Piero Giovanetti. Mai un’occasione per sentire la musica classica è cosa troppo seria, non ci interessa, tienitela per te.

Quello che si pretende da un’amministrazione che si dice innovatrice sarebbe la reale ripresa del paese, non per tornare a un passato felice (per pochi, pochi) dagli anni ’30 a quelli del ’60

ben 600.000 euro per una serie di “interventi di miglioramento della qualità del decoro urbano e di manutenzione, riuso e rifunzionalizzazione dell’area pubblica di Piazza della Repubblica”. Una cifra abnorme anche considerando che il prece-

(guerra esclusa) del secolo scorso. Bensì per adeguarsi ai livelli di buona vivibilità, salubrità, finanza, progettualità, sicurezza. La brava amministrazione è quella che interpreta e anticipa il futuro pensando alle nuove generazioni, non quella che serve il tornaconto dei quattro faccendieri sempre - indovina un po’ perché - in relazione col potere. Riguardo a questi, una curiosità: quelli che fin qui li hanno favoriti sotto banco come si comporterebbero di fronte a eventuali altre concessioni di straforo sganciate dagli attuali gestori? Le contesterebbero o si girerebbero

Riteniamo che la priorità per Rocca di Papa non debba essere l’apertura di altri cantieri (abbiamo ancora sul groppone l’ex albergo Europa proprio su piazza Margherita, la nuova funicolare che non vede luce e l’area della Fortezza-Museo che è ancora in uno stato piuttosto discutibile). Rocca di Papa ha bisogno di manutenere in maniera ordinaria l’esistente, privilegiando i piccoli interventi in grado di risolvere i problemi “piccoli” ma che piccoli non sono (la dall’altra parte?

Alla fine, piaccia o non piaccia, convinti o no, dopo averlo eletto sindaco dobbiamo sperare in Crestini. Al quale, riprendendo una sua dichiarazione, ribatto che se è davvero convinto che i rocchiciani l’abbiano votato apprezzando la sua forte opposizione, sbaglia. Il suo darsi da fare è stato parolaio, apparente. Vorrei fare, ma. Certo, meglio lui che chi è rimasto perdutamente zitto. Però, per certi traffici, se fai sul serio devi rivolgerti a Guardia di finanza, magistratura, Corte dei conti. Se non lo fai, fai melina, di nessuna consistenza. Opposizione efficace, almeno fino al penul-

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pulizia, il decoro cittadino, la conservazione di vicoli e piazzette caratteristici, il rilancio del commercio cittadino con iniziative mirate e continue rivolte però non ai soli residenti ma a potenziali turisti). Una decisione che rischia di affossare ancora di più un centro storico che non sembra trovare una via d’uscita alla crisi demografica e produttiva. L’amministrazione Crestini non ha ancora detto che cosa intende fare del parcheggio inaugurato tre mesi fa a piazza Valeriano Gatta, un parcheggio eternamente vuoto che invece potrebbe essere sfruttato meglio proprio per rilanciare l’antico quartiere bavarese.

E intanto progetta di rimettere mano a piazza della Repubblica.

Su queste decisioni non sarebbe il caso di coinvolgere anche i cittadini? Che ne è della partecipazione che avrebbe dovuto essere l’elemento essenziale di ogni scelta importante per il paese? Decidere a tavolino progetti come questo non ci sembra la strada migliore per cambiare Rocca di Papa. timo giro, è stata quella de Il Segno. Stampa quarto potere. La piazza non spasima per Crestini. Senza entusiasmo l’ha votato, per il ricambio. Quello che verrà, se verrà, sarà di più. GIANFRANCO BOTTI *Tra gli scialacqui metto pure i mila euro spacciati per stampare libri privati. Se l’opera vale, si vende e si ripaga; se è sciapa, come capita, non merita puliani. Ai tempi miei la qualità di un buon sindaco si rassomigliava alla prudenza di un buon padre di famiglia che, se ha debiti grossi, non manda i figli in settimana bianca, non gli dà paghette di lusso.


RO C CA d i PA PA

il Segno - SETTEMBRE 2016

L’art. 21 della nostra Costituzione tutela il diritto di tutti a esprimersi La pagina istituzionale su Facebook a uso esclusivo della maggioranza 10

di ANDREA SEBASTIANELLI

Con l’arrivo di Crestini, il Comune di Rocca di Papa ha attivato una pagina Facebook per comunicare con i cittadini. Una iniziativa lodevole, in linea con gli strumenti comunicativi di oggi, ma già dalle prime azioni molti dubbi affiorano circa la gestione di una pagina social che invece di fare informazione istituzionale sembra tutta incentrata sulla propaganda. Tanto che questa pagina Facebook sembra la copia esatta di quella di Insieme per Rocca di Papa, il partito di Crestini.

Non solo, la pagina ufficiale del Comune toglie addirittura l’iscrizione a chi esprime idee diverse da quelle del sindaco e del suo entourage. È accaduto alla nostra Daniela Di Rosa che si è vista non solo eliminare al-

E OGNI ALTRO MEZZO DI D I F F U S I O N E ”. S a r e b b e quindi opportuno ripristinare tale diritto consentendo a tutti di esprimere le proprie opinioni, anche se non coincidono con quelle del neo sindaco.

cuni commenti ma addirittura le è stato negato il diritto di potersi iscrivere. A lei come ad altre persone. Se qualcuno pensa di gestire i profili social istituzionali come fossero “cosa loro” ha fatto male i suoi calcoli. La libertà di espressione è tutelata dall’articolo 21 della Costituzione, che recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto

Poi c’è un altro aspetto da chiarire: chi amministra la pagina Facebook del Comune di Rocca di Papa? I cittadini hanno diritto di conoscerne il nome o i nomi visto che vengono gestiti documenti e atti pubblici. Già da queste prime azioni abbiamo capito che per Crestini la trasparenza si ferma dove subentra la necessità (sua e dei suoi) di fare propaganda per consolidare il consenso, seguendo in questo la strada già segnata dal suo predecessore Boccia, che aveva istituito un ufficio stampa tutto dedito alla propaganda e poco all’informazione. Ricordiamo che

recentemente la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha sancito che i politici sono “obbligati a una più ampia tolleranza per le critiche”.

Non solo, la Corte ha anche ribadito che “il giornalista ha diritto a un certo grado di esagerazione e provocazione perché la scelta dello stile è parte integrante del diritto alla libertà di espressione. E questo perché –concludono i giudici Europei- i politici scelgono volontariamente di scendere nell’arena pubblica sottoponendosi a un controllo della collettività”. La pagina Facebook del Comune deve essere la pagina di tutti i cittadini e non di un gruppo che, conquistato il potere, ha paura che qualcuno lo possa scardinare con critiche e commenti. Si chiama, appunto, democrazia.

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La nuova amministrazione non brilla in trasparenza ROC CA d i PA PA

il Segno - SETTEMBRE 2016

La trasparenza comunale dove sta? “L’Amministrazione Comunale deve essere una casa di vetro… Il sito internet del Comune deve essere (e dovrebbe esserlo già per legge) uno dei principali strumenti di trasparenza e coinvolgimento dei cittadini… Il sito internet deve essere realizzato per facilitare un accesso intuitivo e immediato ed avere dei contenuti organizzati e completi”.

Questi erano i propositi (testuali parole) espressi in campagna elettorale dal sindaco Crestini, il quale, proprio su queste tematiche, ha basato le sue fortune elettorali ed aveva incalzato, giustamente, la precedente amministrazione comunale che agevolava, con molta difficoltà e reticenza, l’attività del consigliere di opposizione, oggi sindaco. L’amministrazione cittadina con il voto del 19 giugno è cambiata ma, a ben vedere, al di là degli intenti e delle promesse, in tema di trasparenza e pubblicazione degli atti, c’è una perfetta continuità e sintonia con le precedenti giunte municipali. Per rendersene conto è sufficiente farsi una passeggiata virtuale dentro il sito istituzionale del Comune di Rocca di Papa, oggetto di legittime e continue critiche e contestazioni di Crestini ante litteram: ovvero, prima di diventare il censore della stampa e il portavoce di se stesso. Infatti in ogni consiglio municipale il battagliero Crestini portava in evidenza tutte le carenze del sito online co-

munale, attualmente ancora organizzato in piena difformità rispetto a quanto previsto dalle normative che disciplinano la materia: la legge n. 33 del 2013 e il decreto FOIA “Freedom of Information Act” del 2016. Normative, queste, che impongono a tutte le pubbliche amministrazioni di rendere noti, sui siti dell’Ente, gli atti fondamentali di governo in modo semplice e con facile accessibilità. Nel nostro caso: delibere di consiglio, di giunta, determinazioni e provvedimenti dirigenziali, provvediredditi, menti sindacali, curriculum vitae del sindaco, degli assessori, dei consulenti e degli organi di controllo, spese per la campagna elettorale, gare di appalto, assunzioni, concessioni edilizie, ecc. Inoltre i cittadini, in base alla legge “FOIA” del 2016, possono chiedere all’amministrazione cittadina, anche in forma anonima e senza dare spiegazioni, che sul sito del Comune siano pubblicati anche atti non espressamente previsti dalla legge, solitamente chiusi nei cassetti.

Pochissimo, male, ed in modo confusionario, disorganico e datato (potremmo citare a proposito decine di voci) è stato pubblicato dal 19 giugno scorso, e questo nonostante i solleciti del Segno inoltrati all’amministrazione, alla segretaria comunale, quale responsabile della trasparenza e all’ANAC, l’Autorità anticorruzione presieduta dal

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magistrato Raffaele Cantone. Questo è un fatto di estrema gravità e scorrettezza sotto il profilo giuridico e, soprattutto, morale. Non dare seguito a quanto previsto dalla legge raffigura tra l’altro oltre a tanta arroganza anche un grave illecito amministrativo e penale, sanzionati dalla legge 33 del 2013 e dall’art. 328 del Codice penale (omissioni in atto di ufficio).

È poco simpatico fare riferimento a queste ipotesi, soprattutto quando si ha a che fare con chi si è autodefinito “Sindaco onesto, preparato e competente, esempio simbolico per una cambiamento profondo”: de’ che?

Ieri la pensavamo così (insieme all’amico Emanuele, il quale tanto spazio e sostegno ha sempre trovato su questo organo informativo che l’ha reso celebre tra i nostri lettori, con i risultati che tutti conosciamo) e oggi, anche alla luce delle recenti norme sulla trasparenza e anticorruzione, non abbiamo cambiato idea. Credere di essere trasparenti solo perché si è trasferito il proprio ufficio in una stanza con una parete divisoria di vetro, o perché si usa, e abusa, dei siti istituzionali (è legale?) per autopromuoversi e condannare chi non la pensa come il Sindaco, ci sembra un po’ ridicolo e, francamente, riduttivo. E qui ci viene in mente una considerazione di Francis Bacon il quale sosteneva che “Nulla provoca più danno in

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uno Stato del fatto che gli scaltri passino per saggi”. Il Sindaco in carica dovrà rendersi conto (e ne avrà tutto il tempo necessario) che un conto è gestire i tavolini di un bar, seppur prestigioso, e tutt’altra cosa è “gestire” la prima “scrivania” di una città, che esige senso, rispetto e decoro delle istituzioni, che non possono diventare un reality show infinito o un circo mediatico goffo e stucchevole con tanto di striscia quotidiana.

Vorremmo - e lo speriamo tanto - che le cose cambiassero, non per interventi esterni (che inevitabilmente arriveranno se continuerà questo stato di cose), ma per senso di responsabilità e correttezza nei confronti di tutti e, soprattutto, a dimostrazione che gli impegni elettorali non sono un esercizio di parole, ma contratti da onorare. Perché, come ci ricordava Crestini nel suo programma: “Il controllo democratico sui documenti pubblici deve essere esercitato da chiunque con la massima semplicità”. Per l'appunto! Democrazia, partecipazione, diritto amministrativo e costituzionale, codice penale (per non parlare poi della Libertas philosophari) dovrebbero essere argomenti sempre presenti nella mente di coloro che ci tengono a far sapere di essere laureandi in Scienze politiche e che ricoprono cariche pubbliche. Rimaniamo vigilanti e fiduciosi.

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L’ AP PRO FON DIM EN TO

il Segno - SETTEMBRE 2016

Ecco quanto rende gestire il centro di accoglienza Mondo Migliore 12

La più grande “fabbrica” locale che incassa 13.000 euro al giorno di ANDREA SEBASTIANELLI

Dallo scorso mese di giugno ha aperto i battenti a Rocca di Papa la più grande industria del territorio, in grado di garantire lavoro e prosperità in una terra in cui la carenza occupazionale e il disagio sociale hanno raggiunto livelli inimmaginabili. Si tratta del centro di accoglienza “Mondo migliore”dove 370 rifugiati, stando alla cifra ufficiale, vengono ospitati di volta in volta. La gestione del centro è affidata, tramite il responsabile della struttura, dott. Domenico Alagia, alla cooperativa sociale San Filippo Neri che svolge direttamente il servizio di accoglienza. Ricordiamo che le prefetture, per la gestione di strutture temporanee come quella di Rocca di Papa, possono sottoscrivere convenzioni dirette con cooperative, associazioni e privati.

Stando ai numeri emanati dal Ministero dell’Interno, per ogni rifugiato lo Stato paga ogni giorno circa 35 euro che servono per coprire una serie di costi ritenuti essenziali. Da questi 35 euro, infatti, devono uscire gli stipendi per i lavoratori della cooperativa, i soldi per gli alloggi, la pulizia, il vitto e l’abbigliamento da destinare ai rifugiati. Infine, una minima parte (circa l’8%) di queste 35 euro (ossia quasi 3 euro) è destinata al “pocket money”, la paghetta giornaliera data direttamente ai migranti per le piccole esigenze personali.

Quindi, nel centro di Mondo Migliore, che dovrebbe ospitare almeno 370 rifugiati, si arriva a un contributo giornaliero statale di circa 13.000 euro che, in una settimana, fanno circa 91.000 euro, e in un mese 400.000 euro. Cifre che da sole fanno comprendere come l’accoglienza abbia sui territori

una ricaduta economica non indifferente, tanto che a Rocca di Papa il centro di via dei Laghi oggi può essere definito la prima industria locale, l’unica in grado di dare sicurezza ad aziende e lavoratori. Siano dunque benedetti questi migranti che smuovono un business che in un solo anno può raggiungere cifre considerevoli: nel nostro caso 4,7 milioni di euro (circa 10 miliardi delle vecchie lire). E allora si capisce più chiaramente perché l’amministrazione targata Crestini abbia praticamente accolto l’apertura del centro di Mondo Migliore senza opporre alcun tipo di resistenza. Anzi.

Il Comune, sia chiaro, dal circuito economico innescato non percepisce un euro visto che i fondi vengono assegnati direttamente ai soggetti titolari del progetto di accoglienza, ma è dal punto di vista sociale e occupazionale che può gio-

care la sua partita, traendone vantaggi dal punto di vista elettorale. Sul numero di luglio del Segno, a proposito del tema occupazione all’interno di Mondo Migliore, siamo stati facili profeti. Ecco che cosa scrivevamo: «Non sappiamo se il Comune di Rocca di Papa potrà chiedere che parte della forza lavoro necessaria per mandare avanti il centro possa provenire proprio dal nostro paese. Nel caso sa-

Tavolo tecnico a Mondo Migliore

Quanto rende il centro di via dei Laghi Ogni giorno: € 12.950*

In una settimana: € 90.650* In un mese: € 400.000* In 6 mesi: € 2.363.375*

Ogni anno: € 4.726.750*

*Calcolo fatto su 370 rifugiati per 35 euro ciascuno

L’ingresso del centro di accoglienza

rebbe opportuno procedere a selezioni di personale in modo trasparente e tramite avvisi pubblici, visto che alcune note vicende di Mafia Capitale hanno dimostrato che “i migranti rendono più della droga”. La trasparenza, quindi, in ogni filone gestionale del nuovo centro, dovrà essere l’aspetto più importante». Cosa che, al momento, non ci pare stia succedendo. Per

quello che sappiamo la cooperativa San Filippo Neri ha assunto diverse persone di Rocca di Papa, tra cui alcuni parenti di esponenti politici locali. Tra questi figura anche il coordinatore del meetup del Movimento 5 Stelle di Rocca di Papa, Marco D’Antoni, vicino peraltro al sindaco Crestini, come testimoniano i suoi commenti trionfalistici appena un minuto dopo la vittoria del candidato di Insieme per Rocca di Papa. Il figlio di D’Antoni, infatti, figura tra i nuovi assunti, insieme ad almeno un altro membro dello stesso meetup roccheggiano.

Chiamato a dare la sua versione dei fatti, D’Antoni si è limitato a dire che il figlio è stato selezionato perché ha inviato un semplice curricuSEGUE


il Segno - SETTEMBRE 2016

L’ AP PRO FON DIM EN TO

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CONTINUA

lum alla cooperativa, come se la scelta tra le candidature all’assunzione sia una questione di tempi di consegna e non di contenuti. Basterebbe pubblicare il curriculum inviato per valutare i meriti che hanno fatto propendere per la sua assunzione. A oggi, purtroppo, non è dato sapere quante persone lavorano a Mondo Migliore e quante, tra queste, siano state pescate a Rocca di Papa e quando. Ed è proprio questa carenza di notizie a rafforzare il sospetto che, come spesso accade in Italia, sia la politica a gestire in qualche modo le assunzioni, privilegiando questo o quest’altro a scapito di altri cittadini.

Così, mentre molti giovani roccheggiani sono costretti a lasciare il paese in cerca di lavoro in altre parti d’Italia e del mondo, ci sono sempre giovani fortunati che, grazie alla buona sorte, riescono a trovare la giusta collocazione. Questione di fortuna, come detto. O forse no. Per questo auspicavamo trasparenza, la sola arma in grado di controllare storture di sistemi di assunzione fortemente discutibili. Se la Cooperativa aveva bisogno di personale avrebbe dovuto rivolgersi o ai centri per l’impiego (non sappiamo se l’abbia fatto) oppure direttamente al Comune (non sappiamo se l’abbia fatto), mettendolo nero su bianco.

A sua volta l’amministrazione, che è tanto prodiga a diffondere informazioni sul proprio sito Internet e sulla propria pagina Facebook, avrebbe potuto/dovuto informare i cittadini che nel centro di Mondo Migliore si era alla ricerca di personale per ricoprire determinati ruoli, da quelli più specialistici (assistente sociale, psicologo, mediatore culturale) a quelli più generici (cuoco, aiuto-cuoco, addetto alle camere, alla mensa, ai giardini, ecc.). Invece, niente di tutto questo anche se ci sarà sempre qualcuno che giustificherà il tutto invocando l’emergenza, lo stato di necessità impellente, a causa del quale non si è potuto fare altrimenti per cercare

Ora Crestini smentisce se stesso Il 29 giugno aveva detto: «Il Centro di accoglienza chiuderà a dicembre 2016»

A fine giugno, rispondendo a numerose domande circa il centro di prima accoglienza allestito a Mondo Migliore, il sindaco Crestini rassicurava tutti dicendo che la struttura sarebbe rimasta aperta solo per qualche mese, fino alla fine di dicembre. Forse una frase buttata lì nel tentativo di prendere tempo, visto che 40 giorni dopo faceva approvare in giunta (delibera n. 88 dell’11 agosto) il «Piano degli obiettivi 2016-2018».

E tra questi obiettivi, specificamente per il settore della vigilanza, si legge per esempio che nel 2018 c’è quello di continuare a «verificare l’efficienza dei controlli costantemente eseguiti di quanto avviene nella struttura HUB (il centro di prima accoglienza, n.d.d.) Mondo Migliore ed ove necessario pianificandoli anche con altre istituzioni». Insomma, Mondo Migliore c’è ed è lecito pensare che non chiuderà mai più vista l’emergenza crescente dell’immigrazione. Anzi, è probabile che vi entrino un numero

personale. D’altronde il business dell’accoglienza, come detto, è un piatto ricco: dei 4,7 milioni di euro che si incasseranno in un anno, più del 90% dovrebbe andare direttamente alla Cooperativa San Filippo Neri che deve pagare il personale, allestire gli alloggi, preparare i pasti e comprare il vestiario per gli ospiti.

Anzi, con l’aria che tira, resta da sperare che il numero di 370 rifugiati possa col tempo crescere (Mondo Migliore potrebbe ospitare fino a 700 persone) così da richiedere ulteriore personale per gestirne l’accoglienza. La politica su questi temi è molto attenta, consapevole

Ma l’11 agosto approva «l’obiettivo della Giunta: il Centro fino al 2018»

di rifugiati sempre maggiore vista la carenza di strutture nella provincia. La delibera è stata votata all’unanimità e resa immediatamente eseguibile, per cui non si capisce perché Crestini abbia dichiarato qualche settimana prima che a dicembre il centro rifugiati di Rocca di Papa sarebbe stato chiuso a breve.

Non solo, a dimostrazione che il sindaco Crestini non ha mai creduto alla chiusura del centro, lo dimostra la proposta (fresca fresca) avanzata lo scorso 6 settembre alla Prefettura e alla Cooperativa San Filippo Neri di stipulare un protocollo d’intesa per il coinvolgimento in attività di volontariato i richiedenti asilo. Che gli facciano pulire i giardini e ridipingere le staccionate? Un bel modo di far lavorare le persone gratis. Staremo a vedere.

Ancora una volta ci tocca segnalare le contraddizioni in cui sempre più spesso inciampa il neo-sindaco di Rocca di Papa tra quello che afferma e quello che effettivamente fa.

che il lavoro è forse l’unica arma per ampliare il proprio consenso. Resta però da chiarire chi tutela i poveri cristi, quei roccheggiani che non avendo santi in para-

diso o incapaci di lavorare di lingua, sono costretti a inviare curriculum a vuoto senza ricevere la benché minima risposta. Andrea Sebastianelli

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Quer pasticciaccio brutto per scegliere l’addetto del sindaco ROC CA d i PA PA

di ANDREA SEBASTIANELLI

Un gran vespaio ha provocato l’avviso pubblico per l’assunzione di un addetto all’Ufficio Staff del Sindaco a 22.000 euro annuali, pubblicato sul sito del Comune il 24 agosto e che ha ricevuto circa 160 risposte. Leggendo tale avviso ci siamo soffermati su alcune anomalie che gettano un’ombra sulla procedura adottata per assumere una persona in questo famigerato staff. Un ufficio nato il 1° dicembre 2006 sotto l’egida di Pasquale Boccia (criticato da tutti, noi per primi, per quella che fu una novità assoluta per Rocca di Papa visto che Ponzo non aveva mai avuto uno staff a sua disposizione) e confermato senza tentennamenti da Crestini, addirittura risultando uno dei primi atti del nuovo sindaco, approvato solo dieci giorni dopo il suo insediamento, il 7 luglio 2016, quando l’intera giunta deliberò (delibera n. 73) l’assunzione di quest’addetto.

LA PRIMA ANOMALIA Il primo aspetto riguarda il fatto che Crestini abbia deciso di pubblicare questo avviso il 24 agosto 2016, subito dopo la pausa ferragostana, cioè 45 giorni dopo l’approvazione della delibera da parte della sua giunta. Ci tornano alla mente le parole dell’ex magistrato Antonio Di Pietro il

Immagine d’archivio

quale ricordava che i politici se devono fare una porcata la fanno sempre tra Ferragosto e la fine del mese, approfittando del clima festivo e vacanziero.

LA SECONDA ANOMALIA L’altra anomalia sta nel tempo concesso ai possibili pretendenti al trono per rispondere a tale avviso: appena 7 giorni ma, paradossalmente, l’avviso deve restare affisso nell’albo pretorio del Comune per almeno 15 giorni. Oltre al danno la beffa! verrebbe da dire. Signor sindaco, che ne è della trasparenza e del rispetto delle regole tanto decantate in campagna elettorale e ben scritte sul suo programma politico? Lei criticava il “sistema Boccia” (e noi eravamo d’accordo, dando pieno risalto a quanto lei asseriva) perché dava l’impressione di favorire gli “amici degli amici” ma adesso sembra ricalcarne le orme. Sette giorni per inviare in tutta fretta la propria

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candidatura, appare davvero ridicolo. Peggio: una presa in giro!

LA TERZA ANOMALIA Questo avviso ha tutta l’impressione di essere una sorta di protezione che lei si è voluto dare per evitare possibili denunce ma, allo stesso tempo, denota la sua superficialità (e anche quella di coloro che la consigliano) visto che, sempre secondo noi, l’avviso avrebbe dovuto riportare la firma del responsabile del procedimento e non del sindaco visto che “l’istruttoria dell’atto è stata predisposta dal Responsabile Settore risorse umane”. E allora perché l’avviso/bando reca la sua firma? Infatti, l’avviso in verità è un bando vero e proprio visto che riporta tutte le disposizioni, i criteri e le scadenze, tutti elementi necessari per consentire agli interessati di partecipare alla “selezione”.

LA QUARTA ANOMALIA Le anomalie non finiscono qui. Nell’avviso il sindaco spiega che “l’istruttoria delle domande pervenute sarà effettuata da un’apposita commissione formata dal Segretario Generale (dott.ssa Roberta Fusco, n.d.d.), dal Responsabile del settore risorse umane (Giovanni Gatta, n.d.d.) e da un segretario verbalizzante”. La commissione provvederà all’istruttoria dei candidati ma poi sarà lei, “a suo insindacabile giudizio” (così è scritto sul bando) a scegliere la persona che riterrà più idonea per il suo ufficio. Ma signor sindaco, davvero

il Segno - SETTEMBRE 2016

pensa che i roccheggiani portano i cosiddetti anelli al naso? Davvero pensa che possono essere presi in giro in modo tanto evidente? Se decide di fare un bando pubblico questo deve rispondere a tutti i criteri di tutela dei candidati. Lei valuterà persone prive di anonimato, cioè ne conoscerà i nomi e le vedrà in visu, e quindi l’imparzialità di chi deve decidere, elemento essenziale a tutela dei pretendenti al lavoro, sarà completamente disattesa, visto che lei sceglierà l’addetto per il suo ufficio “a suo insindacabile giudizio”. Ma allora perché fare un bando pubblico?

LA QUINTA ANOMALIA Per questi motivi riteniamo che tale modus procedendi ha tutta l’aria di essere illegittimo, senza tener conto che secondo noi si può ravvisare una sorta di eccesso di potere per violazione del giusto procedimento in materia di procedure concorsuali pubbliche. Preferiamo tralasciare gli aspetti legati ai profili delle persone e dei professionisti che sembrano trarre i maggiori vantaggi dalle caratteristiche contenute nell’avviso. Sono a tutti noti. Però ci teniamo a chiarire che il fatto di non aver inserito la laurea nei titoli richiesti, di non aver inserito l’iscrizione a un albo professionale (per esempio quello dei giornalisti) e di non aver previsto caratteristiche di alta qualificazione ma di una semplice “esperienza e formazione nel settore della comunicazione, del turismo e dello spettacolo” (come se lei non fosse il sindaco ma il presidente della Pro Loco) non è frutto di una sua scelta ma è un obbligo visto che la “categoria C” (istruttore) per legge non prevede la richiesta di laurea, di iscrizione ad albi o di alta qualificazione.

Insomma, caro sindaco, se lo lasci dire: ha fatto proprio un bel pasticcio.


ROC CA d i PA PA L’Alveare rassicura sull’efficacia della lotta al Cinipide

il Segno - SETTEMBRE 2016

Castagni sotto controllo

Fra 3-4 anni la guerra contro l’animaletto sarà vinta

Nella primavera di que- centri di moltiplicazione di st’anno, caratterizzata da un Torymus, così che ogni reandamento climatico ano- gione potesse allevarseli e malo (precipitazioni nella distribuirseli sul proprio termedia, ma alte tempera- ritorio. Al Lazio ne finanziò ture) è stato registrato un due. Ma se questi centri non forte ritorno del Cinipide del castagno in quasi Il temuto Cinipide del castagno tutta Italia, salvo che in Piemonte, dove l’introduzione del Torymus sinensis (l’antagonista del Cinipide) è iniziata ben otto anni fa. Molto prima rispetto alle regioni del Centro-Sud. Il Torymus va a metter le uova nelle galle in cui il Cinipide si sta risvegliando e le larve del Torymus mangiano quelle del Cinipide. L’inverno mite, dunque, era stato climaticamente favorevole allo sviluppo e al risveglio precoce degli insetti; infatti, come si è anticipato il Torymus, così ha poi anticipato anche il Cinipide. Nel Lazio la provincia di Viterbo è stata favorita moltissimo dalla presenza dell’Università della Tuscia, cha ha iniziato a diffondere il Torymus nel 2010 e 2011, prima che altrove. Ma ci sono altri due motivi che spiegano come tutti i Torymus già distribuiti non abbiano “lavorato” quanto il Ministero (MiPAAF) aveva previsto (e i castanicoltori avevano sperato):

1 – il MiPAAF con il progetto Lobiocin aveva finanziato alle regioni l’allestimento di

sono stati ancora resi “fertili”, cioè produttivi di Torymus (per cause locali), la vittoria definitiva sul Cinipide ritarderà qualche anno. Grazie al MiPAAF alcune associazioni hanno ricevuto gratuitamente tanti Torymus e lo hanno diffuso nei comuni vicini: tra queste l’Alveare di Rocca di Papa si è distinto per quantità e qualità di lavoro (svolto gratuitamente), al punto che l’ufficio competente della Regione Lazio si è nuovamente rivolta all’Alveare per un lancio supplementare a Rocca di Papa e Velletri effettuato nello scorso mese di giugno.

2 – Il servizio fitosanitario regionale, che è incaricato di controllare le diffusioni del Torymus, ogni inizio d’anno raccoglieva nei siti in cui il Torymus aveva attec-

chito, le galle secche (sono quelle fatte l’anno prima dal Cinipide, nelle quali il Torymus aveva messo le uova e stava ancora svernandoci). Perché? Per portarle il laboratorio, dove aspettava che il Torymus uscisse da quelle galle, lo allenava e poi lo lanciava nei comuni che l’avevano richiesto. Ma questa raccolta di galle, di fatto, diminuiva il numero di Torymus presenti nella prima area per portarli altrove. Così, la vittoria sul Cinipide nella prima area ritarderà si qualche anno. Nel frattempo a Rocca di Papa si è vista una bella fioritura delle chiome dei castagni (le galle si concentrano soprattutto sui rami bassi). Il problema è che l’andamento climatico anomalo ha causato una prevalenza di “fiori maschi” sui “fiori femmina” e, di conseguenza, una scarsa formazione di ricci e di castagne. In conclusione si può dire che la lotta al Cinipide sta già dando i suoi frutti ma soltanto fra tre o quattro anni la guerra sarà vinta del tutto. Nel frattempo l’Alveare si impegnerà per evitare che i castagneti di Rocca di Papa siano protetti anche da altre malattie (come il mal d’inchiostro) favorite dall’andamento climatico anomalo. L’Alveare Rocca di Papa

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Libro in uscita

Piero Botti parla della sua Rocca

Piero Botti

Entro ottobre è prevista l’uscita dell’ultimo lavoro culturale di Piero Botti, musicista, regista, attore, poeta e ora anche scrittore. Il libro, il cui titolo (Sapevo fare solo Mi e Re) è un po’ il filo conduttore dei vari capitoli, parla di Rocca di Papa come l’ha vissuta lo stesso autore dai tempi della scuola a oggi. Un percorso intenso che fa emergere le varie sfaccettature di una cittadina, che oggi ha raggiunto i 17mila abitanti, dove la voglia di partecipare e di impegnarsi da parte dei cittadini era una delle sue caratteristiche principali. Nel libro sono ben presenti anche i ricordi di personaggi rimasti impressi nella memoria di Piero, così come l’autore, artista poliedrico per eccellenza, chiarirà anche i motivi che stanno alla base del suo rapporto “burrascoso” con il teatro civico. Insomma, un libro tutto da leggere alla scoperta della Rocca che fu ma anche di quella che potrebbe ancora essere. (F.T.)

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C’era una volta un MoVimento

RO C CA d i PA PA

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il Segno - SETTEMBRE 2016

Crestini cuni

di DANIELA DI ROSA

Anni fa anche Rocca di Papa ebbe i suoi cittadini a cinque stelle, si formò un meetup, con relativa pagina Facebook. Il meetup era guidato da Roberto Fondi che, un po’ per inesperienza, un po’ perché i legami familiari o di conoscenza non gli permettevano di uscire fuori dalle logiche dei partiti locali, non riuscì mai a trasformarlo in un vero e proprio MoVimento 5 Stelle.

Ora, vuoi per la mancanza di comunicazione, vuoi per la loro poca trasparenza e poca incisività sui fatti politici rocchiggiani, qui il movimento non è mai nato. In primavera, sotto elezioni, casualmente apprendevo che Roberto Fondi non era più il portavoce del meetup. Non sapevo chi fosse il nuovo portavoce, ma notavo che tra i suoi membri

c’erano persone legate alla giunta Boccia, niente di allarmante, tutti abbiamo un passato politico, per chi ha dai trenta anni in sù è quasi impossibile arrivare “vergine” al movimento. La cosa strana era che molti di loro pur dichiarandosi “grillini” li vedevo fare campagna elettorale per la coalizione di Crestini, che tutto era tranne una lista civica in senso stretto.

Il più sfegatato dei fan era il 5 Stelle per “eccellenza”, Marco D’Antoni, la sera della vittoria di Crestini esultò sul suo profilo Facebook, fece anche di più, alla domanda di un ragazzo: “Ma che è un 5 Stelle? Ah no! Allora è quello della lista civica farlocca?”, il D’Antoni rispose: “No no, è proprio una lista civica vera”, facendo finta di non sapere che all’interno c’erano “Noi con Salvini” e “Fratelli d’Italia”. Comunque, passate le votazioni, su richiesta di al-

5 stelle rocchiggiani non iscritti al meetup, che mi chiedevano di fare qualcosa, provai ad iscrivermi, mi rispose un certo Giancarlo Fagioli (non identificabile per chi non è iscritto perché si presenta con la maschera di paperino) scrivendomi che la mia iscrizione probabilmente non sarebbe stata accettata, il motivo? Scrivo sul Segno, una discriminante troppo grave per far parte del meetup. In poco tempo scopro che questo Giancarlo Fagioli, insieme a D’Antoni e altri due che evito di nominare perché credo che contino ben poco, sono gli amministratori e organizzatori del meetup.

Scopro poi dai loro commenti su Facebook che più che 5 stelle si possono definire “crestiniani”, noto anche che tra i membri la maggior parte ha fatto campagna elettorale a favore di Crestini e tranquillamente dichiarano di averlo votato. A quel punto capisco che il 5 stelle di Rocca è di nuovo in mano alla politica, ma soprattutto vengo a sapere che mentre nessuno dei cittadini era a conoscenza che al Centro Accoglienza Profughi di Mondo Migliore

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In tutto questo tra feste, frizzi e lazzi, sono passati i primi 100 giorni della nuova giunta che per ora ha solo dimostrato la mancata trasparenza, il concorso farlocco; il bilancio che da “falso” (in campagna elettorale) diventa regolare; Mondo Migliore diventato il “lavorificio” per i soliti noti; buche che da tre mesi impediscono la viabilità in via Rocca Priora; assenza di meritocrazia; nepotismo sfrenato; silenzio sulla questione abusivi; il sito istuzionale del Comune diventato la pagina di un partito, solo propaganda a fiumi… il MoVimento però non si è accorto di nulla, non un rigo ma solo un foglio consegnato in pompa magna al Comune su come riciclare i rifiuti (scaricato da Internet), e un’inutile petizione sui topi del centro storico, quando per legge un Comune è obbligato a derattizzare, bastava quindi una denuncia e non una raccolta di firme! Il M5S a Rocca morirà prima di nascere se non faranno pulizia al loro interno e se non cominceranno davvero a occuparsi della “cosa pubblica”.

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cercavano personale, tra i primi a saperlo e ad essere assunti sono proprio due grillini-crestiniani… ai lettori lascio la libertà di credere che sia tutto dovuto al caso.

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RO C CA d i PA PA

Cinghiali a via dei Laghi Una lettera riapre la questione

Incontri ravvicinati con relativo danno all’auto di SANDRO TABELLIONE

Sempre più spesso capita, specie percorrendo via dei Laghi, di incrociare dei cinghiali e a volte questi incontri ravvicinati sono anche causa di incidenti. A raccontarci una disavventura di questo tipo è Giorgio Grassi (nella foto in basso) che, noto in città per il suo ruolo di esperto ambientale, oltre ad aver subito dei danni a causa di uno scontro con un ungulato ha anche dovuto subire gli effetti della burocrazia. La sua storia inizia il 23 ottobre quando, percorrendo via dei Laghi, subisce un incidente provocato da un cinghiale. Danno: 106 euro. Pochi giorni dopo scrive al Parco dei Castelli Romani per chiedere il risarcimento del danno subìto dall’automobile.

Ma l’ente di Villa Barattolo risponde solo sette mesi dopo, il 26 maggio scorso, mettendo in evidenza l’assenza di un verbale attestante quanto dichiarato dal signor Grassi. A questo punto lui non ci sta, ritenendo la risposta un’ulteriore “incidente di percorso”, e invia una nuova lettera al Parco, alla Regione e alla Forestale di Rocca di Papa, dove, tra l’altro, mette in evidenza che “a Rocca di

Papa molti hanno visto e vedono i cinghiali sulla ex SS 218 (via dei Laghi, Ci n.d.r.). sono due principali vie di transito dei cinghiali, tra il km 8,8 e il km 9,9: sono visti spesso -scrive Grassi- a tramonto avanzato, scendono da monte Cavo, attraversano tipicamente di corsa e in fila, si inoltrano nei terreni limitrofi alla casa di cura S. Raffaele”.

A quanto pare questo tipo di incidenti in quel tratto stanno diventando una consuetudine eppure riscondi triamo l’assenza segnaletica appropriata che metta in allarme gli automobilisti. E pare che proprio l’assenza di questi segnali determini l’inesistenza della problematica, almeno a giudicare da quanto asserito dal dottor Grassi che, a un certo punto, si domanda: “la mancanza di cartelli che segnalino transito di fauna lungo le strade, può mai essere ritenuta motivo per sostenere che un danneggiato da cinghiali dice il falso?”.

“Quando riuscii a parlare telefonicamente alla Stazione Forestale -si legge nella missiva datata 30 maggio- mi rispose una signora che si stupì delle mie precise se-

Questa pubblicità non appare perché il commerciante avrebbe subìto delle pressioni

gnalazioni sui cinghiali della zona e le confutò; le espressi la mia incredula sorpresa e insistetti che prendesse nota e riferisse al comandante […]. Il comandante poi non confutò, mi disse solo che essendo mutate le norme dovevo rivolgermi al Parco”.

La lettera di Grassi termina con una domanda: “Esistono motivi per cui a Rocca di Papa la Forestale e il Parco siano contrari ad ammettere la presenza di cinghiali lungo la ex SS 218?”. In attesa di sapere come tutta questa vicenda si concluderà, ci sembra utile informare i cittadini come comportarsi nel caso in cui dovessero subire dei danni dall’incontro coi cinghiali. La prima cosa da fare è chiamare senza indugio il numero unico delle emergenze (112) così da avviare ufficialmente l’apertura di un fascicolo di segnalazione dell’accaduto, elemento indispensabile per procedere con la richiesta di rimborso. Sempre che tra le pieghe della burocrazia non si nascondano altre sorprese .

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Inclusione sociale Al via le domande

Dal 2 settembre è possibile presentare domanda per essere inseriti nel Progetto SIA (Sostegno per l’Inclusione Attiva). Si tratta di uno strumento messo in atto dal ministero del lavoro e delle politiche sociali per contrastare la povertà attraverso l’adesione a un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa che assicurerà l’erogazione di un sussidio economico alle famiglie in condizioni economiche disagiate nelle quali almeno un componente sia minorenne oppure sia presente un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata dal quinto mese. “L’obiettivo -si legge sull’avviso- è aiutare le famiglie a superare la condizione di povertà e riconquistare gradualmente l’autonomia” e, per quanto riguarda la domanda, questa deve essere “presentata da un componente del nucleo familiare al Comune (ufficio protocollo) mediante la compilazione di un modulo (predisposto dall’Inps) reperibile presso l’Ufficio Servizi Sociali del Comune di Rocca di Papa o scaricabile dal sito istituzionale www.comune.roccadipapa.rm.it. Nella valutazione della domanda si terrà conto delle informazioni già espresse nella Dichiarazione Sostitutiva Unica utilizzata ai fini ISEE. È quindi importante che il richiedente sia in possesso di un’attestazione dell’ISEE in corso di validità al momento in cui presenterà la domanda. (F.T.)

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IL SEGNO dei TEMPI

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i disegni del Maestro

Franco Carfagna La storia che ci racconta Carfagna inizia con un periodo e un luogo specifici: inverno 1945 (la guerra era appena finita); boschi di Ariccia (quattrostrade) del principe Chigi che oggi vedono il quartiere residenziale “Monte Gentile”. In quest’area, dove c’è la sbarra d’ingresso, all’epoca c’era l’imposta di legnami di Giobbe, il quale prendeva all’asta i lotti boschivi da tagliare. La legna tagliata veniva portata nell’imposta dai “cavallari”. Nello spiazzo dove ora c’è la pizzeria “Lo scoiattolo”, c’era il cimitero dei soldati tedeschi caduti sul fronte Anzio-Nettuno. Erano delle semplici croci con un nome e un elmetto. Questa strada era frequentata dai “fascettari” che da Rocca di Papa portavano col somaro, il mulo o il cavallo, delle some di fascetti per rifornire i forni di Ariccia, Albano, Genzano e Castel Gandolfo. Ma spesso i cavallari si fermavano a dormire all’imposta di legnami, autorizzati da Giobbe (che ne era l’impresario) e da Giggino (il padre del maestro Carfagna) che ne era il guardiano di fiducia. Spesso i cavallari, tra cui Giggettu de Nanna, Piccolino, Giulio Cesare, Romolo de Torre ‘e Mafò, Tullio dettu u’ Marrucchinu, si riposavano mentre le bestie

pascolavano. Così aspettavano il buio per andare a coricarsi, magari fumando qualche sigaretta di troppo.

Ma una sera un fascettaro, di ritorno da Ariccia, vide nel cimitero delle “luccicarelle” (le luci delle sigarette accese) e credendo che fossero gli spiriti dei tedeschi sepolti cominciò a gridare: “ Jate rèdia, jate rèdia” (andate in pace).

I fantasmi alle quattrostrade

Allora i cavallari decisero di continuare con lo scherzo e cominciarono a tirare più velocemente le sigarette così da creare delle luccicarelle più forti. Non solo, per impressionare di più il fascettaro, cominciarono a farfugliare qualcosa in tedesco. Il fascettaro allora accelerò il passo del somaro continuando a gridare: “Jate rèdia, jate rèdia”. La paura era talmente tanta che i ca-

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vallari ebbero timore che il fascettaro potesse avere un malore e allora decisero di chiamarlo per nome gridandogli: “Semo Giggettu, Romolo, Piccolino, Tullio, Giulio Cesare, Giggino!”. Ma lui ormai impaurito dai fantasmi non comprendeva più questi nomi, e più lo chiamavano più lui incitava il somaro ad aumentare il passo, gridando a piena voce: “Jate rèdia, jate rèdia”.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami Via dei Monti 24, 00040 Rocca di Papa (Rm)

I GUASTI DELL’ACEA LA DENUNCIA È STATA FATTA? Le perdite d’acqua ormai sono all’ordine del giorno. Io abito nel centro storico e sempre più spesso l’acqua viene tolta per rotture di tubi o chissà per cosa altro causando disagi a tutti. Qualche mese fa il comune aveva detto che stava preparando una denuncia contro l’Acea ma poi non se ne è saputo più niente. È stata presentata questa denuncia oppure come al solito finirà tutto a tarallucci e vino? Da giugno a oggi non si contano le interruzioni del servizio e a breve mi hanno detto che arriveranno le bollette da pagare. Terranno conto di

questi continui disservizi oppure pagheremo per intero? Alberto Gatta GRAZIE A TABELLIONE PER L’ARTICOLO SU CLAUDIO VILLA Volevo ringraziare il signor Sandro Tabellione perché anche grazie ai suoi articoli pubblicati sul vostro giornale di Rocca di Papa, la tomba del mitico Claudio Villa è stata risistemata come si deve. Lo stato di abbandono non era più tollerabile considerato che la situazione era stata segnalata alle autorità da quasi un anno. Dopo l’articolo di Tabellione qualcosa si è mosso e noi siamo contenti. Il grande Clau-

ilpiccolosegno@libero.it

@

dio ha migliaia di fans, che ora potranno venire a salutarlo con maggiore soddisfazione. Veronica Accolla

BASTA CON LE DISCARICHE DISSEMINATE NEI BOSCHI Caro direttore, la triste e diffusa pratica di buttare rifiuti dappertutto non accenna a diminuire. Questi cittadini sono degli animali, soprattutto quelli che pensano che i boschi debbano essere usati per buttare di tutto. Siamo nel 2016 e c’è ancora gente che si comporta in questo modo. E poi ci si lamenta se il turismo a Rocca non c’è. Un cittadino arrabbiato


La chiave della Torre

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La storia di Luciano, il gommista di Rocca di Papa CULTU R A e... dintorni

di ANDREA SEBASTIANELLI

La forza produttiva di un paese si misura attraverso le attività artigianali che spesso ne sono anche la parte più sana. Tra queste attività ci sono poi quelle storiche, che vantano una tradizione che può superare anche i 40 anni. È il caso di Luciano Gabrielli (‘a Gnella), classe 1946, il gommista di Rocca di Papa per eccellenza, l’uomo che, con la sua inconfondibile tuta blu rigorosamente Michelin, ha riparato e montato centinaia di pneumatici (‘e gomme), e la cui attività prosegue all’insegna della continuità familiare, visto che ora viene portata avanti con l’entusiasmo di sempre dal figlio Antonello.

La storia di Luciano è anche il simbolo di un paese che, con tenacia e determinazione, ha superato mille difficoltà. Tutto inizia quando Luciano, alla fine degli anni Sessanta, va a lavorare da Paparusso sulla Prenestina come montatore di stampi pneumatici. L’impegno e la dedizione lo portano subito a farsi notare e infatti il giovanotto di Rocca di Papa viene preso a ben volere da quello che una volta si chiamava il “capoccia”, il quale lo invoglierà ad aprire una propria attività cedendogli alcuni vecchi macchinari. Così inizia l’avventura che ancora oggi, dopo quasi cinquant’anni, prosegue. La prima officina venne aperta sempre in via Frascati, poco più in basso rispetto a quella odierna, dove rimase fino al 1982, per poi trasferirsi a via Roma.

Qui Luciano rimase fino a quando venne istituito il senso unico, dicembre 2004, per riaprire sempre in via Frascati dove l’officina si trova ancora oggi. In verità avrebbe potuto anche scegliere un altro paese per impiantare la sua attività ma

50 anni di lavoro vissuti con passione Un’attività cominciata alla fine degli anni 60

Luciano ha un’altra grande caratteristica: ama Rocca di Papa alla follia. Il paese dove lui è nato e con il quale ha instaurato un legame molto forte. Non lo lascerebbe mai. “È sempre voluto restare qui pur avendo avuto altre possibilità al di fuori di Rocca” ci dice Antonello che, quando parla di papà Luciano, gli brillano gli occhi.

Nel 1973 Luciano sposa Carolina, un matrimonio felice da cui nascono tre figli, Monica, Manuela e, appunto, Antonello, il più giovane della famiglia che fin da bambino segue le orme del padre. “L’estate andavo sempre a lavorare all’officina, mi piaceva quell’ambiente e quell’odore di gomme” ci racconta Antonello con un pizzico di emozione ricordando una frase che spesso Luciano ripete di tanto in tanto: “Ho maneggiato talmente tanti pneumatici che se li mangio li digerisco”. Pur dovendo portare avanti un’attività con le sue sole

Antonello Gabrielli a 9 anni nell’officina di via Roma

forze, Luciano non ha mai fatto mancare il suo affetto alla famiglia. “È sempre stato un padre presente malgrado lavorasse anche dieci ore al giorno”. E non poteva mancare l’amato cane, il quasi pastore tedesco York che i cinquantenni di oggi ricordano molto bene perché era una presenza fissa dell’officina.

Se non avesse fatto il gommista, che altra attività avrebbe intrapreso Luciano Gabrielli? È praticamente impossibile rispondere a questa domanda perché è altrettanto impossibile immaginarselo al di fuori dell’officina. Lì c’è il suo mondo e ancora oggi è sufficiente vederlo all’opera per rendersi conto che lo fa con la

Luciano Gabrielli con la sua inconfondibile tuta della Michelin

passione di sempre anche dopo cinquant’anni. Luciano poi si dimostra sempre gioviale con i clienti, ha la battuta pronta ed è sempre prodigo di consigli sulla sicurezza stradale. Poi ci sono le storie che racconta, quelle legate al suo mestiere ma anche quelle legate a una Rocca di Papa che ormai esiste solo nei ricordi, quando l’atmosfera paesana era un tutt’uno con la propria vita, ed essere rocchicianu era quasi uno status di superiorità rispetto ai paesi sottostanti. Ancora oggi andare da Luciano a cambiare le gomme significa non solo ottenere un lavoro coi fiocchi, ma anche trascorrere una mezz’ora in buona compagnia.


20 di VINCENZO RUFINI

Andare a teatro è sempre un piacere immenso, al di là della rappresentazione, lo è ancora quando si assiste ad una messa in scena di un’opera con 70 attori ed attrici. È ciò che si è potuto ammirare sabato 25 e domenica 26 giugno al nostro Teatro Civico, con l’opera “Moby Dick. Me stesso. Cerco”. Il lavoro è tratto da una delle opere della letteratura, Moby Dick di Herman Melville, che ha lasciato il suo segno nel sentiero della parola scritta. Il testo rappresenta la siderale determinazione umana, nella fattispecie del capitano Achab, di uccidere la balena bianca onde soddisfare la sua sete di vendetta. Nel lavoro cui abbiamo assistito con infinito piacere, e che ha avuto un bellissimo prologo fuori scena nella piazzetta antistante il teatro, dando rappresentazione particolarmente significativa alla ricerca di sé che ognuno di noi compie secondo le proprie attitudini, evidenziando ogni archetipo umano. Il protagonista del lavoro, il bieco Capitano Achab, comandante della baleniera Pequod, è interpretato dal direttore artistico del teatro,

TEAT RO

Moby Dick in scena con 70 attori

Enrico Maria Falconi a caccia di... se stesso

Al teatro civico un lavoro che ha entusiasmato il pubblico

Enrico Maria Falconi, il quale oltre ad avere quelle qualità necessarie a dirigere un teatro di prim’ordine, ci fornisce un saggio della sua valenza di grande attore. Falconi dà voce ad un personaggio complesso e complicato, schiavo del suo autoritarismo (“Io sono il luogotenente dei Fati”), alla sua fredda ed assurda sete di vendetta (“Io sono la pazzia impazzita”), al suo Ego smisurato che, per avere realizzazione deve coinvolgere tutta la ciurma (“Darò un’on-

cia di oro spagnolo a chi mi porterà la notizia dell’uccisione della balena”). Un’interpretazione decisiva e magistrale, intensa e partecipata, con una voce perforante e sublime, che fa venire alla mente la grande interpretazione di Vittorio Gassman nell’Edipo Re, di Sofocle. Un plauso al bravo Simone Luciani che interpreta la voce narrante dell’opera, quell’Ismaele che pronuncia l’incipit più famoso della

il Segno - SETTEMBRE 2016 letteratura di ogni tempo (“Chiamatemi Ismaele”), alla nostra concittadina Caterina Di Giammarco che con la sua fantasia interpretativa ha realizzato una scenografia imponente e allo stesso tempo delicata e persuasiva. Ma tutti gli attori e i collaboratori hanno contribuito con perfezione alla realizzazione di un testo letterario,traspositato nella agorà teatrale, con impegno e competenza fuori del comune.

Una messa in scena filosoficamente ineccepibile; Moby Dick raccoglie in se il libero arbitrio che non si ferma davanti a nessun ostacolo, che vuole soddisfare la sua sete di conoscenza anche se ignora cosa ci sia oltre il muro visibile. L’uomo che ricerca se stesso attraverso i simulacri che lui stesso ha creato; perché più importante dell’obiettivo da raggiungere è la sfida con se stesso che gli dà il senso stesso dell’esistenza. Perché Moby Dick è Sophia, è la Gnosi, è Itaca inseguita da Odisseo, è Elena raggiante nella reggia di Priamo contemplata e amata dal principe Paride Alessandro; Moby Dick è l’intelligenza estrema e la passione ardente: Moby Dick è la sete di conoscenza che rende vivo l’essere umano.

La ‘ragnetta T’ che avvicina due mondi L’iniziativa ha coinvolto gli alunni della scuola elementare Centro urbano di ELIZA PUSCOI

Il primo giugno i bimbi delle scuole elementari del Centro Urbano di Rocca di Papa hanno messo in scena “La ragnetta T”, una fiaba scritta dalla sottoscritta che, come molti sapranno, è di origine romena. La recita si è svolta nella palestra della stessa scuola, con l’allestimento dei disegni realizzati dai bambini e con la presentazione di alcune filastrocche. Una di queste è stata inventata dalla maestra Barbara Margariti, il cui testo è stato musicato dal maestro Enzo.

La costruzione di questo lavoro scenico ha avuto inizio con l’impegno da parte mia di recarmi presso la scuola ogni 15 giorni, ovviamente con l’assenso della preside, Lucia De Michele, per leggere le fiabe “Matteo e la colomba bianca” e, appunto, “La ragnetta T”. Non sono mancate le domande poste dalle maestre sulle fiabe, domande alle quali i bambini hanno sempre risposto trasognanti e con prontezza. Attraverso le

fiabe ho potuto instaurare con gli alunni e con le stesse maestre, un rapporto bellissimo. L’enfasi del mondo fiabesco ha avvicinato i due mondi, le due differenti culture, italiana e romena, anche se questa diversità non si è mai avvertita nell’aria.

L’integrazione attraverso le fiabe è avvenuta nel modo migliore. Anzi, i bambini hanno anche modificato il finale della fiaba, facendo ottenere alla “ragnetta T” le ali tanto desiderate. Da qui è scaturita la semplice frase da parte della vicepreside, Flavia Vitali: “Eliza, ma perché non scrivi una filastrocca...?”, invito subito raccolto dalla sottoscritta che così ha dato vita a una filastrocca con ben quattro varianti: al tempo passato remoto e all’imperfetto, in italiano con il verbo finale in dialetto roccheggiano e una interamente in dialetto roccheggiano (traduzione a cui hanno partecipato in ordine: Orlando Vitali, Romeo Giovanazzi, Franco Pagliuso e spolverata finemente da Carlo Guarinoni). “La ragnetta T” farà parte di un libro che uscirà a breve e che vedrà il contributo di

alcune scrittrici di Rocca di Papa e di alcuni scrittori romeni, tra cui il professor Petre Cracium, membro dell’Unione degli scrittori della Romania. Il testo, che sarà bilingue: italiano e romeno, conterrà anche dei disegni realizzati dall’artista Georgeta Fudulache. Per questa bella iniziativa voglio ringraziare la Scuola di Rocca di Papa nelle persone della preside Lucia De Michele, della vicepreside Flavia Vitali e delle maestre Barbara Margariti, Letizia Ciafrei, Alfonso, Matilde, Giusy, Ida, oltre ovviamente i bambini che mi hanno donato degli affettuosi abbracci a tante risate. Un ringraziamento anche a Roberto Sinibaldi che ha messo a disposizione il suo teatrino “la storia cantata” e a suor Ripaltina per aver prestato le ali alla ragnetta T. Alla recita sono stati presenti oltre ai genitori, anche alcuni miei amici tra cui la giornalista Marilena Farruggia e il poeta romeno Mircea Trifu di Arezzo. L’altra bella notizia è che sono stata nominata membro dell’Unione degli scrittori della Moldavia.


il Segno - SETTEMBRE 2016

Tornano i Freaks

CINEMA di CAMILLA LOMBARDOZZI

È da un annetto oramai che sia al cinema sia in Tv tornano come protagonisti i Freaks, persone comuni con deficit fisici, che appunto fanno della loro diversità una vera e propria arte. Questi “fenomeni”, fanno il loro ingresso per la prima volta nel mondo del cinema nel 1932, con il film Freaks di Tom Browning. La pellicola è considerata uno dei più grandi cult movie nella storia del cinema, seconda solo al The Rocky Horror Picture Show. L’opera di genere prettamente drammatico e horror venne considerata, all’epoca della sua uscita, maledetta, grazie appunto alla presenza nel cast di veri freaks, in Inghilterra fu vietata la visione della pellicola per circa 30 anni. In epoca moderna, è grazie a Ryan Murphy ideatore della serie American Horror Story: Freaks, che abbiamo avuto la possibilità di godere sul piccolo schermo di questo genere horror, rimasto sepolto per troppo tempo e tornato finalmente alla ribalta.

Dopo Murphy anche un altro regista ha voluto cimentarsi in questo genere e così ecco che Rob Zombie ci presenta 31, sua nuova creatura. Il trailer inizia con il “Father NapoleonHoratio-Silas Murder”, di Malcolm McDowell che ci introduce “al più pericoloso gioco dal vivo dai tempi di Saw”. In rete è stato rilasciato un trailer dalla durata di 60 secondi in cui possiamo ammirare freaks assassini, violenti, psicopatici che danno filo da torcere a dei poveri sventurati capitati lì per puro caso.

Con questa pellicola la follia horror di Zombie è alle stelle, ne avevamo potuto assaporare una parte già precedentemente con i film La casa dei 1000 corpi, il suo sequel La casa del Diavolo e Le streghe di Salem.

Tuttavia 31, ammette il regista, sarà l’opera più brutale che abbia mai girato.

PAG INA A PE RTA

Mostra ispirata all’Ariosto In giro per musei... Villa d’Este a TIVOLI di FRANCESCA TORINO

Nel 1516 viene pubblicato per la prima volta il poema cavalleresco, capolavoro indiscusso di Ludovico Ariosto: OrlandoFurioso. L’opera, che nella sua edizione definitiva (1532, un anno prima della morte dell’autore) consta di 46 canti, è dedicata al cardinale Ippolito d’Este e alla celebrazione della Casata d’Este. Il nipote del cardinale ferrarese, l’omonimo Ippolito II d’Este, ha ideato la costruzione di Villa d’Este, un gioiello di una bellezza mozzafiato con il suo palazzo affrescato dai migliori pittori dell’epoca (Agresti, Nebbia, Tempesta, Alberti, Zuccari, Muziano) e con il suo giardino ricco di fontane, ninfei, grotte, e caratterizzato dalla presenza dei resti di Villa Adriana. Il contesto perfetto per una esposizione celebrativa del cinquecentesimo anniversario dalla prima pubblicazione dell’Orlando Furioso.

“I voli dell’Ariosto. L’Orlando Furioso e le arti” è il titolo della mostra organizzata dal Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, e a cura di Marina Cogotti, Vincenzo Farinelli e Monica Preti. L’esposizione si trova all’interno di un lungo calendario di rassegne dedicate al poeta ferrarese e alla sua opera cavalleresca.

Il fine è quello di ripercorrere tutte le tappe artistiche (sculture, dipinti, incisioni, disegni, ceramiche, libri illustrati) dal Cinquecento fino ad oggi, che hanno come filo conduttore il poema ariostesco. Dalla prima testimonianza della sua influenza sulle opere di Dosso Dossi (1474-1542) al dipinto di Simone Peterzano (15351599) sull’amore tra Angelica e Medoro; dal dipinto di Ingres (1780-1867), “Ruggiero

Il male del XXI secolo

La paura del terrorismo di LUCA SEBASTIANELLI

Vorrei soffermarmi sugli attentati terroristici che ormai sono all'ordine del giorno e sulla bocca di tutti i giornalisti. Basti pensare all'attentato di Nizza avvenuto lo scorso 14 luglio dove un militante dell'Isis Franco-Tunisino ha falciato con un camion più di 200 persone, uccidendone ben 84 e ferendone oltre 100. Tutto questo è avvenuto mentre si ricordava l'evento della presa della bastiglia avvenuto nel 1789. E in tutto ciò dove erano i poliziotti? Dopo quanto successo a Parigi l'ottobre scorso si sono effettivamente intensificati i controlli? Al di là di ciò vorrei pormi una domanda che penso sia il filo conduttore di tutti questi at-

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sull’ippogrifo che uccide l’orca e salva Angelica”, alla sua rappresentazione su bronzo ad opera di Gustave Doré (1832-1883); dai dipinti dei romantici Bisi (1787-1869) e D’Azeglio (1798-1866) alle fotografie di Ugo Mulas (1928-1973) sullo spettacolo teatrale ariostesco rappresentato a Milano nel ’69.

Fino al 30 ottobre 2016 Villa d’Este Piazza Trento, 5 – Tivoli

i d o i r «Diadicenne» un se

tentati: come può un Dio, Allah o Buddha che sia, volere lo sterminio e la morte della razza umana? Come si può anche solo minimamente pensare che bambini di appena 10 anni debbano essere freddati perché non sanno recitare a memoria un passo del Corano? È questo ciò che Dio vuole veramente?

Logicamente sono solo domande retoriche poiché la risposta la sappiamo tutti. Anzi c'è un passo nel libro arabo sacro per eccellenza, che condanna l'omicidio mentre premia il coraggio. Esso recita: "Chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità (Corano 5:32)". Quindi è certo che ci sia stato

un eccessivo travisamento delle sacre parole da parte di alcuni movimenti terroristici. E proprio a causa della paura esercitata dal terrorismo, che alcune persone hanno timore addirittura di frequentare posti affollati, di godersi una piacevole passeggiata, e addirittura di recarsi nelle più grandi capitali europee. É un po’ come se le libertà fondamentali siano state rimpiazzate dal terrore che possa accadere una vera e propria strage.

Eppure, nonostante ciò, ci sono ancora ragazzi che decidono di abbandonare tutto, la famiglia, gli amici, una vita agiata, e di partire per occupare un posto tra quelle file fameliche di soldati vestiti di nero, con un kalashnikov in una mano e una cintura esplosiva nell’altra.


TEM I D’ OG G I

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Casi di lettura La scuola cattolica PREMIO STREGA

di FRANCESCA TORINO

Si è concluso da poche settimane uno dei più prestigiosi premi letterari italiani e ad aggiudicarsi l’illustre riconoscimento, con 143 voti su 395, è Edoardo Albinati con il romanzo La scuola cattolica, edito da Rizzoli. Edoardo Albinati, nato nel 1956 a Roma, inizia la sua carriera da scrittore con la casa editrice Longanesi pubblicando dapprima una raccolta di racconti (Arabeschi della vita morale, 1988) e il suo primo romanzo, Il polacco lavatore di vetri (1989). Nello stesso anno escono per Mondadori le sue prime poesie, Elegie e proverbi. Dal 1994 insegna al penitenziario di Rebibbia, senza però trascurare la scrittura. Infatti, in questi anni pubblica due raccolte di poesie,e altri racconti. Scrive e pubblica il suo secondo romanzo, Svenimenti (Einaudi), nel 2004.

La scuola cattolica è un corposo romanzo autobiografico di circa 1.300 pagine ambientato nella Roma borghese degli anni ’70 e il cui fulcro va ricondotto a uno degli episodi più drammatici della nostra storia: il delitto del Circeo. Quando Albinati frequentava l’istituto cattolico San Leone Magno, ha conosciuto gli autori di quella sanguinaria tragedia e nel romanzo racconta, in un continuo flusso di coscienza, proprio la vita passata tra le mura di quel liceo maschile. In questo suo ripercorrere episodi vissuti e sensazioni provate, non mancano riflessioni socio-culturali sulle ragioni che hanno portato quei tre giovani borghesi a compiere un atto talmente brutale su delle ragazze poco più piccole di loro. Una ricostruzione che non ha nulla a che vedere con quella della cronaca, ma con quei comuni sentimenti che come ragnatele avvolgevano e, conseguentemente, legavano tutti quegli adolescenti piccolo borghesi romani.

Il Tuscolo, un grande museo a cielo aperto tutto da scoprire

il Segno - SETTEMBRE 2016

L’impegno del GAL e della Scuola Spagnola di ANNARITA ROSSI

Indossano cappellini di paglia e portano con se una tanica di acqua, riserva idrica indispensabile per l’attività che andranno a svolgere. Tra loro c’è una ragazza dalle lunghe trecce brune, è un’indiana d’America. Il numeroso gruppo di ragazzi tra i 14 e i 17 anni, proviene da una scuola superiore del Canada ed è giunto sino Scavi alla Via dei Sepolcri al Tuscolo nel mese di luglio per un progetto di per tutti i partecipanti una ristudio durato 9 giorni. Di velazione entusiasmante. buon mattino i giovani a pic- Sempre più coinvolti, giorno coli gruppi vengono accom- dopo giorno, hanno quindi pagnati sul sito, lungo l’antica scavato fino a che, nello stuvia basolata, denominata Via pore generale, è affiorato il dei Sepolcri, un tempo luogo primo basolo per poi affiodi sepolture. rarne altri. Se soltanto ne avessero avuto il tempo Le fronde degli alberi più avrebbero sicuramente scaavanti si diradano permet- vato sino ad arrivare alla tendo al sole di affacciarsi ti- croce! Istruiti dal Presidente midamente e riscaldare del GAL, Prof. Enrico Devoti, mentre una coppia di falchi dall’esperienza ultra ventenstanziali volteggia nel cielo. nale sul campo, instancabile Allietati dalle melodie degli ed appassionato conoscitore uccelli, viene raggiunto un di archeologia, hanno collepianoro dove alcuni volontari zionato pezzi di ceramiche, del GAL (Gruppo Archeolo- marmi e ossa che, nel pomegico Latino), insieme alla riggio venivano portati alla Escuela Española de Historia y sede di Monte Porzio Catone, Arqueología en Roma sono dove volontari ed esperti li rigià al lavoro. Altri volontari in- pulivano ed esaminavano acvece scavano nella parte più curatamente in un clima di alta, nell’antica Acropoli, dove comunanza e partecipazione. c’è la croce. L’atmosfera che Ogni giorno che passava, veregna è davvero molto bella. La campagna di scavo della durata di un mese, come ogni anno, vede impegnata gente proveniente da diverse parti del globo, mossa unicamente dalla grande passione per l’archeologia. E così, anche i ragazzi canadesi si accingono a una nuova ed avvincente esperienza sul sito del Tuscolo, instaurando sin da subito un bel rapporto con la guida e gli accompagnatori. Ripulire di dalle erbe infestanti i basoli Ermanno dell’antica via che porta alla Gatta Fontana Arcaica, scavare muniti di pala e piccone un tratto di terra adiacente il Teatro Romano, ossia la Via Tecta, e scoprire che esisteva effettivamente il proseguimento di quella via, è stata

il T o c c o

l’Acropoli.

nivano alla luce nuove e sorprendenti scoperte dagli s c a v i aperti, come una d o m u s nella parte bassa del sito, antecedente l’entrata al Foro, ed un tempio nella parte alta, sul-

I ragazzi canadesi e la loro insegnante hanno apprezzato così tanto questa avventura che a malincuore se ne sono andati, portando con se oltre alle relazioni scritte, la meraviglia negli occhi per aver toccato con mano civiltà passate. Tuscolo, che secondo un mito sarebbe stata fondata da Telegono, figlio di Ulisse e della Maga Circe, è una città da far emergere sempre più e conservare, attraverso le campagne di scavo e la passione di tante persone, affinché il passato non venga dimenticato ma rimanga un segno tangibile per le generazioni future.

Visite guidate al Tuscolo Orario Invernale: aperto solo la domenica - durata della visita 1,00h biglietto intero 3€ a persona


il Segno - SETTEMBRE 2016

L’angolo della storia

C U LTU RA

Positivismo e Decadentismo poi le masse si fanno storia

Ophelia nell’opera di Millais

di VINCENZO RUFINI

Uno dei periodi storici più fecondi lo si può collocare in quel tempo che va dagli ultimi decenni del secolo diciannovesimo ai primi del novecento. Sotto il profilo culturale si susseguono con affermazioni perentorie due grandi movimenti: il filosofico Positivismo, altrimenti detto neo Illuminismo, nato dall’intuizione del filosofo e sociologo francese Auguste Comte, tendente ad una valorizzazione assoluta della scienza, vista come panacea di tutti i mali e unica àncora cui l’umanità possa riporre la sua speranza.

Il Positivismo ebbe anche un’appendice teatrale, oggi lo definiremmo un varietà di successo, nel “Ballo Excelsior”; rappresentazione scenica con il precipuo fine di magnificare le forze della luce (La scienza) contro tutti gli oscurantismi. Al Positivismo fece da contraltare il Decadentismo, movimento letterario nato in Francia, la cui ascendenza si fa risalire allo scrittore Charles Baudelaire e i suoi “Fiori del male”. Tra i rappresentanti di tale movimento si possono annoverare Verlaine, Pascoli, D’Annunzio, Pirandello, Fogazzaro. Portato del Decadentismo fu una passione smodata per l’esoterismo, accompagnato da uno spiritismo di ritorno da oltre oceano. Alle scoperte della scienza e al suo metodo induttivo veniva contrapposta una visione irrazionale basata su certezze non dimostrabili, una sorta di evasione dalla fredda logica della ragione. Ma è sul campo dell’azione sociale che si verificano quei fenomeni che determinano il periodo di tempo in questione, fornendogli una valenza storica elevata. Tra gli avvenimenti che si susseguono possiamo annoverare il

Congresso di Berlino del 1878, che ridisegna la carta dell’Europa e funge da inizio di quella che verrà chiamata l’età dell’Imperialismo. Un fenomeno che vede le potenze europee disporre della carta geografica come di una scac-

chiera su cui esercitare la propria volontà di potenza.

Il lungo regno della regina Vittoria, in Gran Bretagna, dà il nome a quell’età “Vittoriana” caratterizzata da un senso esagerato di puritane-

La poesia del mese

I colori

di ANNA GIOVANETTI

I colori non son quelli che gli occhi fan vedere, ma quelli che vediamo quando ci parla il cuore. Si posson vedere rosa anche nuvole nere e grigio un cielo limpido, sotto i raggi del sole! I colori più belli li dipinge l’amore, l’amore per la vita, per ciò che ci circonda, l’amore per il prossimo di ogni ceto e colore per una persona cara, il sorriso di un bimbo è questo ciò che conta!

Spetta a noi dunque dipingere questo nostro mondo e si può farlo ognuno come più ci piace basta armarci tutti di un amore profondo e verranno fuori, per incanto, i colori della pace!

SI IMPARTISCONO LEZIONI DI CHITARRA MODERNA (LEGGERA, POP, ROCK, BLUES, JAZZ, CLASSICA INIZIALMENTE) PER PRINCIPIANTI E NON. SI VALUTANO ANCHE LEZIONI A DOMICILIO PER INFO: EMILIANO 349 22 43 190

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simo e di ossessione per le convenzioni sociali. In Germania il Cancelliere di ferro Otto won Bismarck intraprende quella particolare battaglia culturale contro la chiesa, che sarà ricordata come “Kulturkampf”. L’Italia liberale ha da poco unificato la penisola, il papato ha perso il suo potere temporale ed il nuovo pontefice, il conte Vincenzo Gioacchino Pecci da Carpineto Romano, primo cardinal Camerlengo divenuto pontefice, cerca di districarsi nel nuovo che avanza riscoprendo la filosofia di Tommaso d’Aquino (il Tomismo), da contrapporre alla velocità della scienza.

In campo politico l’Italietta, come la definì D'Annunzio, è governata dalla Sinistra Storica, salita al potere nel 1876, e i cui due campioni sono l’ex garibaldino Francesco Crispi, convertito ad un autoritarismo di schietta osservanza monarchica e Giovanni Giolitti, il quale alle prove di forza del Crispi preferisce esercitare un cauto riformismo onde assimilare nella gestione del potere anche le frange allora escluse. Il direttore della rivista socialista “Critica Sociale”, Claudio Treves, gli renderà soddisfazione pubblica definendolo “Un uomo che ci ha capito”. Intanto le classi abbienti vivono la loro vita dorata in quella cornice che viene definita “La Belle Epoque” e che storicamente ne viene fissato il termine con l’affondamento del Titanic, nell’aprile del 1912.

Ma l’intero periodo di tempo in esame vede affermarsi l’effetto più pregnante e deflagrante, dapprima in forma strisciante poi, con la Prima guerra mondiale che fungerà da “levatrice della storia”, come ebbe a significare il sindacalista rivoluzionario Giorgio Sorel, in tutta la sua potenza esplosiva: l’ingresso delle masse nella storia.

Quella gran parte della popolazione che fino ad allora aveva dovuto rispettare solo doveri ed imposizioni ora, dopo lo scoppio della guerra è pronta, in tutta Europa, a reclamare anche i suoi legittimi diritti cominciando a scrivere un altro capitolo della storia.


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