Il Segno settembre 2012

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“ il Segno PICCOLO

...quello che gli altri non scrivono...

Se non ora ...quando?

! 40 PAGINE

mensile indipendente

Impediamo la vendita dei boschi pubblici Anno XI, n. 9 - Settembre 2012

Sergio Rasetti alle pagine 22 e 23

Lettera ai Sindaci del Parco

di Enrico Del Vescovo e Franco Medici* La recente vittoria di Italia Nostra Castelli Romani al Consiglio di Stato nella causa a difesa del Piano d’Assetto del Parco Regionale dei Castelli Romani segna un momento decisivo per la salvaguardia del nostro territorio. A seguito delle sentenze 3157 e 3158 del 14 giugno 2012 da parte del Consiglio di Stato, viene ribadito un principio fondamentale della tutela delle aree protette: il Piano d’Assetto di un Parco è uno strumento a valenza urbanistica sovracomunale e prevale sui Piani Paesistici Regionali. Segue a pagina 16

Protezione Civile

Galà della solidarietà

A pagina 29

Parla Danilo Romei

A pagina 26

La nostra storia/1

Ciabattini di una volta

Rita Gatta a pagina 32

Poeti dei Castelli

Dialetti a confronto

Lina Furfaro a pagina 33

I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche, hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore. Art. 54 della Costituzione

Tutti alla Foresta paga la Regione Centro Storico e commercio

A pagina 11

Alle pagine 13 e 15

12 mesi di opere incompiute

Malumori

A pagina 14

Centro Anziani di Rocca di Papa

Tra bilanci mancati e polentate

A pagina 19

17mila abitanti. Nel paese delle Record vicino false promesse A pagina 17

A pagina 18


ATTUALITA’

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il Segno - Settembre 2012

Mordersi la lingua prima di parlare ma i politici non impareranno mai!

Spesso anche i giornalisti partono a razzo per poi frenare bruscamente

di Bruno Fontana Non permettete alla lingua di oltrepassare il pensiero, scriveva Anton Cechov. A chi di noi non è mai successo di lasciarsi scappare parole che non avremmo mai voluto pronunciare? E se la figuraccia poi capita non più nel privato ma a livello pubblico, le conseguenze possono essere deflagranti, e in più producono un effetto boomerang. Che si tratti di un’uscita infelice o d’una vanteria fuoriluogo. C’è chi magari lascerebbe volentieri un pezzo di lingua al gatto, se potesse tornare indietro e rimediare. Gaffe, battute infelici e fandonie sparate a vanvera fanno parte del nostro vivere quotidiano. Pertanto chi è più ciarliero rischia più del taciturno di cadere nella troppola della lingua più veloce del pensiero (mio dio, mi è scappato, non volevo!). Gli Indiani d’America, poco loquaci di natura, giudicavano con spregio la lingua biforcuta dei bianchi, così linguacciuti PICCOLO

il Segno

organo mensile dell’associazione culturale

“Editoriale Il Segno” C.F. 92028150586

Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE

Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa

DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

anche da sobri. Tra sbuffi di calumet, segnali di fumo, segni della mano e qualche hug, difficile che dicessero una parola di troppo. Il nostro è un paese che ha sempre avuto tendenze autolesioniste dove i gaffeur di rango non mancano. Ne abbiamo avuto uno di recente, che ancor’oggi tenta di superarsi dopo essere stato insieme all’amico Bush, un campione a livello internazionale di gaffe e bluff. Le impennate di esibizionismo fuori luogo contraddistinguono spesso persone che dovrebbero invece avere come primo obiettivo nei momenti topici di riflettere responsabilmente prima di sparare scempiaggini o inesattezze, che finiscono inevitabilmente nel grand tourbillon del web e dei mass media che le frullano a dovere, sparandole a loro volta sugli utilizzatori finali, e cioè noi, lettori e ascoltatori. Ricordando alcuni casi piuttosto clamorosi di questi ultimi tempi uno si chiede, perplesso, se ci pensa già la stampa straniera a denigrarci, perché alimentare la nomea REDAZIONE

Noemi Bevilacqua, Stefania Colasanti, Daniela Di Rosa, Bruno Fontana, Paola Gatta, Rita Gatta, Daniele Iannotti, Toshi Kameda, Loredana Massaro, Don Franco Monterubbianesi, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Andrea Rasetti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, Sandro Tabellione, Cristiana Zarneri il-sognatore.blogspot.com

che ci accompagna, con il fuoco amico? Se nell’attuale caos e sconforto uomini di governo o delle istituzioni se ne escono con battute infelici, notizie infondate o approssimative, che devono poi rimangiarsi ingoiando rospi indigesti, ebbene lo spread, questo Molloch dal volto sconosciuto ma dall’appetito vorace, intanto li ringrazia. Il mondo dell’informazione non ILLUSTRAZIONI

Franco Carfagna, Ermanno Gatta

ilpiccolosegno@libero.it

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ha una lingua sola ed è difficile che possa mordersela prima di anticiparci notizie ansiogene che meritano più ponderazione, ma mettere un freno all’orgasmo delle breaking news sarebbe qualche volta opportuno. Ricordate la bomba davanti alla scuola di Brindisi? Nell’arco di una mezza giornata sono state coinvolte la mafia, la criminalità organizzata, le Brigate Rosse, gli anarchici insurrezionalisti, la Jihad islamica, poco è mancato che anche gli alieni fossero tirati in ballo. Le notizie allarmistiche e abusive sono partite a razzo, per poi ridimensionarsi in un fatto di cronaca molto local, non più terrorismo internazionale ma il gesto dissennato d’un paranoico frustato e vendicativo. Suggeriamo che nelle redazioni più convulse venga imposta una pausa di meditazione. Difficile che un buddista sostenga stoltezze e avventatezze all’insaputa del suo cervello. Ancora a proposito di chi dovrebbe mordersi la lingua prima di dare fiato alle peggiori idiozie, voglio ricordare l’ultimo intervento di Bossi, ridotto ormai a macchietta d’una macchietta “I ladri non sono nella Lega ma a Roma”, ha biascicato. Ebbene questa volta sono partiti fischi (vivadio) dalla stessa platea padana. Hug!


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ATTUALITA’

Se l’opinione pubblica non crede più alla politica Spesso è il clientelismo accettato a creare sfiducia

A orecchio non c’è una persona che apprezza politici, amministratori, dipendenti pubblici. Gli anziani, perché ai loro tempi erano più onesti e capaci; i giovani, perché si sentono derubati di un futuro decente; gli altri perché quelli fanno soltanto gli interessi personali e chi ha il posto fisso non fa bene il suo lavoro, ma è il migliore della piazza se ne ha un secondo al nero. Se qualcuno fondasse un partito dei critici avrebbe un consenso del 99%. Il problema è che la contrarietà viene manifestata soltanto a parole. Quando c’è da metterci una firma in calce, una presenza o un discorso ufficiale, generalmente il critico si defila con un leggero battito d’ali. E’ questa l’Italia che ci siamo regalati ed è responsabilità di tutti, nessuno escluso. Abbiamo eletto uno, soltanto perché della famiglia, del partito o del clan, a prescindere dalle capacità politiche e tecniche. Abbiamo scelto allo scopo di ottenere favori perso-

“Perchè ringrazio chi paga le tasse”

Pago le tasse e sono felice. Perché? Perché ho il cancro. E lo sto curando. Lo sto curando in una struttura pubblica che ha messo a mia disposizione l’alta qualità scientifica e umana dello staff della “breast unit” dell’azienda ospedaliera Moscati di Avellino. Tutto a costo zero per me e per altre centinaia di donne indipendentemente da tutto. Le tasse garantiscono i diritti di tutti. Perciò ringrazio tutti quelli che, come me, le pagano. Lettera firmata Tratta da: “Lettere a Repubblica” del 21 luglio 2012

nali. Abbiamo tollerato assunzioni clientelari sperando che sarebbe arrivato il nostro turno. Abbiamo preferito chi prometteva edificazione sicura, svicolando le più elementari regole urbanistiche. Chi ha presente tutto questo, può trovare i volti dei responsabili riflessi in ogni specchio delle nostre case. Naturalmente molti non hanno mai chiesto favori o ottenuto concessioni fuori delle regole, ma tutti indistintamente sono stati molto tolleranti nell’accettare l’andazzo della cosa pubblica. Per quello che ci riguarda da vicino, Rocca di Papa è un paese alle corde. Lo dite tutti ogni giorno. Moltissimi dichiarano di non aver avuto alternativa al momento del voto. Uomini e liste in campo non erano credibili. La scelta è caduta su chi, avendone i mezzi, ripeteva il film di sempre: manifestazioni ricche, slogan azzeccati, improbabili elenchi di cose ben fatte, facce che rappresentavano pacchetti di voti

sicuri riscoperte per l’occasione. Ma in politica non basta un personale carico soltanto di preferenze elettorali. In politica serve chi ha le giuste idee e capacità di attuarle; chi è disposto ad essere il primo a dare e l’ultimo a ricevere; chi non frequenta sistemi clientelari e si oppone a chi vuole farlo, nelle assunzioni o negli incarichi; chi sposa metodi al di sopra di ogni possibile dubbio nell’espletare il suo mandato popolare. L’entrata in campo di qualcuno con troppi soldi, l’attaccamento vergognoso a poltrone e incarichi, l’enorme disponibilità di denaro, lecito e illecito, messa a disposizione della politica ha fatto degenerare il sistema. Prendere coscienza che questo è dipeso soprattutto dalla disponibilità, di noi tutti, a concedere deleghe senza poi avere voglia di controllare cosa ne fanno i delegati, è il primo passo da muovere per ricominciare un percorso virtuoso. il-sognatore.blogspot.com

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Rutelli chiede asilo al Partito Democratico

Rutelli cerca casa, la cerca e non la trova... Rimasto con lo “0, qualcosa” l’ex Sindaco radicale di Roma, poi capo della Margherita, in seguito esponente del Pd, successivamente leader dell’Api (che evidentemente non è riuscita a spiccare il volo), sta tentando di rientrare nel Partito Democratico. Rutelli ormai sembra come quelle comete che a distanza di tempo ritornano sulle stesse orbite. Dopo aver mangiato “pane e cicoria” per tanto tempo e visto che nell’Api era rimasto solo il pane, spera di trovare un po’ di porchetta nel Pd. Ma in pensione proprio no? il pungolo


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ATTUALITA’

Dai depuratori alle antenne... la storia è sempre la stessa La politica si è sempre macchiata di tanti “casi Ilva”

Ci sorridevano, abbracciavano, invitavano alle loro cene elettorali e a quelle degli amici più titolati. Sfoggiavano popolarità per acquisirne altra. Ci chiamavamo per nome e ci sembrava un privilegio. Eravamo tutti là per dargli una mano nella difficile scalata per raggiungere importanti incarichi affinché potessero rappresentare con più efficacia la nostra comunità. E vivevamo con trepidazione l’attesa del responso elettorale (chissà a quanti di noi promettevano favori personali o quanti si chiedevano dove prendessero tutti quei soldi). Probabilmente non si rendevano nemmeno conto che ci stavano conducendo allo sbaraglio economico, sociale, ambientale e a detestare politici e politica. Erano soltanto impegnati ad occupare posti da comprimari e a garantirsi ad ogni costo uno spazio nel “clan”. Forse il motivo principale è da ricercare in quello scandaloso sistema di privilegi, nel quale si trovavano immersi, quando le urne

avevano decretato la loro elezione. Certo è che da quel momento scattava un senso incontrollabile di onnipotenza. Dimenticavano, come d’incanto, i buoni propositi del politico esordiente e si impeg n a v a n o , unicamente, a consolidare posizioni personali per restare, se possibile a vita, su quelle poltrone; occupandosi molto poco di leggi e provvedimenti per far funzionare meglio il paese. Se non è questo quello che succedeva, in che altro modo si può spiegare il fatto che in Italia non c’è nessun settore pubblico o privato che non soffra di gravi disfunzioni? Ci hanno regalato così l’Italia di oggi. L’Ilva di Taranto che avvelena l’intera città e i suoi abitanti; antenne radiotelevisive concentrate a centinaia sulla testa della popolazione;

La vetta di Monte Cavo

depuratori che non depurano se non interviene un magistrato. Hanno distrutto il sogno dei nostri nonni e padri che, con la Costituzione, avevano consegnato al Paese le regole indispensabili per una vita civile e democratica. Siamo tutti profondamente delusi ma non abbandoniamoci allo scoraggiamento o peggio al qualunquismo. Non sarà difficile per nessuno ricordare, al momento opportuno, chi ha fatto carta straccia dei nostri diritti e dei nostri sogni. il-sognatore.blogspot.com

La realtà del terzo settore a favore della solidarietà Alla scoperta del variegato mondo del “volontariato”

di Cristiana Zarneri Che cos’è il volontariato? E che cosa significa “fare volontariato” oggi? In breve: 1) I volontari esplicano la loro azione in maniera individuale, in aggregazioni informali, in organizzazioni strutturate; pur nelle diversità delle radici culturali e/o religiose, la finalità è la costruzione del bene sociale per un mondo migliore. 2) Il volontariato è azione gratuita, ecco la diversità rispetto ad altre componenti del terzo settore e ad altre forme di impegno civile. E’ un do ut des; il volontario trae dalla sua esperienza motivo di arricchimento e crescita interiore. 3) Il volontariato è forma di condivisione con l’altro, pertanto favorisce la partecipazione di tutti allo sviluppo civile della so-

cietà. 4) E’ scuola di solidarietà e concorre a formare cittadini responsabili, accresce e valorizza il capitale sociale del contesto in cui opera. 5) Il volontariato è esperienza di solidarietà e pratica di sussidiarietà: opera per la crescita della comunità locale, nazionale ed

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Rischio multe UE

Zoo italiani quasi tutti irregolari

Con una lettera inviata ai Ministri dell’Ambiente, della Salute e delle Politiche Agricole l’On.le Zanoni ha chiesto la corretta applicazione in Italia della Direttiva Ue 1999/22 sugli zoo recepita ma mai messa in pratica. “A rischio – ha dichiarato l’Eurodeputato – la salute di migliaia di animali e anche le casse dello Stato viste le possibili multe da parte di Bruxelles. Invito le autorità italiane ad avvalersi dell’aiuto gratuito dell’associazione internazionale Born Free”. Oggetto dell’intervento è stato proprio il recente rapporto dell’Associazione, il quale ha evidenziato come il 90% degli zoo italiani non hanno regolare licenza. Questo nonostante la normativa Ue sia stata recepita fin dal 2005. Zanoni ricorda che il rischio sanzioni è concreto. “La Spagna è già stata sanzionata per il mancato rispetto della direttiva. L’Italia deve capire che recepire le direttive Ue sulla carta non basta, poi queste devono essere applicate concretamente”. Geapress.it

internazionale, per il sostegno dei suoi membri più deboli, per il superamento delle situazioni di degrado. Solidale è ogni azione che consente la “fruizione dei diritti, la valorizzazione delle culture, dell’ambiente, del territorio”. Solidarietà e giustizia qui si fondono! 6) E’ responsabile partecipazione. 7) Il volontariato ha una funzione culturale ponendosi come coscienza critica e punto di diffusione dei valori della pace, della legalità, di stili di vita caratterizzati dal senso di responsabilità. 8) Il volontariato svolge un ruolo politico: partecipa attivamente ai processi della vita sociale favorendo la crescita del sistema democratico; sollecita il rispetto dei diritti, rileva i bisogni, sperimenta soluzioni e servizi, concorre a programmare le politiche sociali in pari dignità con le istituzioni pubbliche cui spetta la responsabilità primaria della risposta ai diritti della persona. Ci impegniamo a voler dare ancor più voce a questa risposta, appoggiando ed interagendo con il mondo dell’associazionismo, partecipando fattivamente! Ecco allora che l’idea prima è quella di portare un sorriso nelle case dei bambini malati e diversamente abili e negli orfanotrofi. Dobbiamo e vogliamo fare.


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ATTUALITA’

Ilva di Taranto, crisi economica figlia del disastro ambientale La Commissione Parlamentare d’Inchiesta e le verità taciute dalla politica

di Roberto Sinibaldi Gli operai dell’Alcoa (produzione di alluminio in Sardegna) hanno portato la loro protesta su un silo a 70 metri di altezza, i minatori della Carbosulcis (società della Regione Sardegna che gestisce l’ultima miniera di carbone attiva nel Sulcis e in Italia) sono scesi a 400 metri di profondità. Quelli dell’Ilva di Taranto non sanno bene dove andare, visto che anche il mare è inquinato. Per l’Alcoa, ABC (ovvero Alfano, Bersani e Casini) si rammaricano di non aver potuto ricevere congiuntamente i rappresentanti dei lavoratori, ma comunque hanno “espresso solidarietà e l’idea che la produzione di alluminio non possa finire così.” Una meraviglia. Per la Carbosulcis Il Sole 24 Ore titola: “Riparte, ma senza progetti. Incertezza assoluta sul futuro: non esiste ancora un piano industriale e tecnologico credibile”. Però il ministro Clini dichiara che c’è un impegno per usare il carbone estratto per produrre energia elettrica, con un progetto tecnicamente complesso e tutto da valutare (il carbone sardo infatti è a basso potere calorico e alto contenuto di zolfo). Per Taranto la politica è stata ancora più evanescente. A ferragosto il governo aveva intenzione di fare ricorso alla Consulta per contestare i provvedimenti della magistratura sull’Ilva, che miravano a bloccare la situazione di pericolo ambientale, fermando la produzione della fabbrica fino alla sua messa a norma. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Catricalà ha spiegato che il governo vuole rispettare «le sentenze dei giudici. Però, alcune volte queste sentenze non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire e quindi noi chiederemo alla Corte Co-

stituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere di fare politica industriale». Una dichiarazione un tantinello pomposa, visto che la politica industriale del nostro Paese ci ha consegnato una fabbrica che da sola produce il 10% della diossina europea e l’83% di quella italiana (la diossina è una sostanza altamente cancerogena). Diossina che nelle altre fabbriche di acciaio della stessa proprietà Riva, sia in Europa, sia in Italia, non è affatto prodotta perché si usano processi che non ne prevedono la presenza. Senza contare che sono molto meno impattanti ed energivori. La verità è che a Taranto si produce acciaio con gli stessi metodi dell’Italsider del 1960. Sono passati 50 anni, ma la proprietà della fabbrica: i Riva, e prima ancora lo Stato, non hanno ritenuto necessario neanche coprire le montagne di carbone che, lasciate allo scoperto, diffondono il micidiale pulviscolo che si insinua nei polmoni di tutti, sia di chi lavora nella fabbrica, ma anche dei bambini che non possono andare a giocare ai giardinetti. La guerra di cifre, dati, valutazioni, ricostruzioni giornalistiche, come sempre ha reso difficile districarsi in una storia nella quale salute e lavoro sono in conflitto da sempre. Nella quale gli operai che aprono – costretti a farlo – le valvole per rilasciare qualche veleno nell’aria, sono consapevoli che inquinano anche se stessi e le loro famiglie. Ma chi lavora in fabbrica non può essere messo sullo stesso piano di chi la dirige, di chi decide processi produttivi, quantità e qualità del prodotto. Per chi guadagna 1.500 euro al mese e lavora all’Ilva, il dilemma è se non lavorare più e morire di fame insieme ai propri figli dopo tre mesi, oppure continuare a lavorare in un posto simile e morire di cancro dopo una ventina d’anni. Finora tutti, politica e sindacati compresi,

hanno optato per la seconda forzata scelta. Dopo cinquant’anni la magistratura ha riscontrato atti penalmente rilevanti ed è obbligatoriamente intervenuta (meglio tardi che mai) e solo la Fiom di Landini si è posta a fianco dei giudici, l’unico sindacato che evidentemente considera la salute almeno pari al lavoro. Poco noto e quasi per niente richiamato dalla stampa è il “Resoconto dell’audizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti”, del Procuratore della Repubblica di Taranto, che per il suo ruolo non può certo essere tacciato di estremismo (http://www.camera.it/470?ste nog=/_dati/leg16/lavori/stenbic/39/2012/0221&pagina=s0 20). I reati ipotizzati e su cui ha indagato la Procura sono piuttosto rilevanti: disastro ambientale, avvelenamento di sostanze destinate all’alimentazione, violazione delle norme a tutela dei lavoratori, oltre ai reati in materia di inquinamento atmosferico e ambientale. Quello che dice il Procuratore lascia davvero pochi margini a qualsiasi benevola interpretazione dei comportamenti della proprietà dell’Ilva, che negli ultimi decenni ha incassato cifre miliardarie. Eppure pare che il nostro governo si predisponga a sostenere gli oneri finanziari degli interventi di risanamento ambientale, mentre l’Ilva comparteciperebbe solo ad una frazione dei costi da affrontare. Ma quanto vale la distru-

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Una delle cartoline inviate da Vendola per la sua rielezione a Governatore della Puglia

zione dell’ambiente? E la salute dei cittadini? E il futuro degli abitanti di Taranto? E le attività tradizionali della mitilicoltura? Quest’anno sono state distrutte 22mila tonnellate di cozze! Non si capisce perché in Francia e in Germania le acciaierie funzionano senza tutti questi disastri e in Italia no. Non potremmo copiare e tentare di salvarci, o meglio ancora cambiare la rotta della nostra politica industriale verso una produzione a basso impatto e tecnologicamente avanzata come in Corea del Sud? Costerebbe sempre di meno dei disastri creati con un industrialismo antiquato e predatorio. E mentre assistiamo a tutto questo, la politica blandisce e rassicura. I livelli di inquinamento a Taranto sono sotto controllo, dichiaravano il ministro Clini e il presidente delle Regione Puglia, Vendola, mentre avevano in mano i documenti della Procura che raccontavano tutta un’altra storia.


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ATTUALITA’

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CHIESA E POVERTA’, UNA DISCUSSIONE ATTUALE/4

L’energia di Dio Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Chiesa e credenti Riceviamo e volentieri pubblichiamo

di Ezio Fiore Cara Daniela, Ho letto i tuoi (spero non ti offenda se ti do del “tu”) articoli sul Segno di luglio/agosto, e mi trovo pienamente d’accordo su molti tuoi punti di vista. Condanno la denigrazione che c’è stata (e c’è tutt’ora) nei confronti della donna, gli errori commessi dalla Chiesa nel corso dei secoli (parlare di caccia alle streghe è molto riduttivo rispetto alle vere mattanze che ha ordinato la Chiesa di Roma!). Io, ci tengo a precisarlo, sono un credente non praticante. Credo in Dio (invisibile, come lo hai definito), credo in Cristo (nato, vissuto, morto e, perché no, risorto, visibile), credo nella Madonna, della quale mi sento molto devoto (visibile), credo nei dogmi della Chiesa (beato chi crede senza aver visto! V.G. cap. 20, 19-31). Non credo in molte delle persone che compongono la Chiesa, ai loro misfatti, ai (come li hai definiti tu) loro giochi di potere. Forse è per questo che mi sono allontanato dalla parte fisica della mia Religione. Quindi come puoi notare non tutti i credenti sono obbedienti passivi. Naturalmente non ti scrivo solo per appoggiare e sostenere le tue idee (sarebbe oltretutto banale), ma perché ho letto nei tuoi articoli alcuni passi che mi hanno lasciato un po’ perplesso, per non dire sconcertato. Pensare che lo scopo unico di una qualsiasi Religione sia quello di sottomettere gli umili (ho usato le tue parole) è non solo offensivo, ma è parlare tanto per… Sono discorsi che uno si potrebbe aspettare da, boh non so chi (per non offendere nessuno), non da una persona erudita come te! Se uno conoscesse la storia della

Religione Cristiana, saprebbe che quando è nata chi la sosteneva non aveva nessun potere, nessuno da sottomettere e rischiava di andare incontro ad una morte atroce, perché minava il potere di un Impero con le sue dottrine di pace, amore e libertà! Non dimenticare che molti degli articoli della Costituzione Italiana si rifanno alle dottrine del Cristianesimo. Quindi secondo me le ideologie di una Religione (Cristiana, Islamica, Induista, Buddista, ...) nascono, non per sottomettere, ma per istruire, per dare un modello di vita civile (che poi chi ne è al il potere ne abusi è un dato fatto, e questo non succede solo con le Religioni, basti vedere la politica italiana!). Accantonando il discorso della Religione, un’altra tua affermazione mi ha fatto riflettere: affermi di ritenere che le tue idee di donna sono le stesse di quando avevi 7 anni! A 7 anni una bambina, per quanto matura possa essere, crede nelle favole, al principe azzurro (che molte volte lo identificano nel loro papà), a Babbo Natale che porta i doni a Natale, alla Befana, a chi ti pare! Che ne sa una bambina di 7 anni della vita? Ricordati che solo gli stolti non cambiano idea! (Oscar Wilde o James Russell Lowell, naturalmente per chi è in grado di farlo senza insudiciare la propria etica e la propria coscienza, parlo dei voltabandiera che usano questa frase solo per i loro porci comodi!). Ci sono altre cose che mi piacerebbe approfondire, ma queste sono quelle che più mi hanno colpito dei tuoi articoli, e ci tenevo a darti una mia umile opinione al riguardo. Un saluto.

di Andrea Giacometti Cara Daniela, mi permetto di usare questi toni confidenziali, visto che ho avuto il piacere di conoscerti. Leggendo il tuo articolo “Il dubbio chiede risposte, l’obbedienza no”, mi sembra che tu stia parlando della Chiesa del Medioevo, del tempo delle Crociate, della Santa Inquisizione. Sono d’accordo con te, quella Chiesa ha causato molta sofferenza, specialmente alle donne e ha costruito i prodromi che hanno portato al processo della secolarizzazione, partendo dall’Illuminismo(per certi versi anche dal Rinascimento)fino ai giorni nostri. Il potere ecclesiastico è stato molto fortesulle menti degli individui, perché s’identificava la parola del sacerdote con la Parola di Dio.Ancora oggi se ne vedono le conseguenze, nella diffidenza di molti nei confronti dei preti, diffidenza che allontana anche dalla fede, che non centra nulla con la Religione codificata e rappresentata dagli uomini. Ritengo, prima di tutto come essere liberamente pensante e liberamente senziente, e solo dopo come cristiano-cattolico, che Dio esista fin dal Brodo Primordiale, anzi sicuramente lui ne è stato l’ingrediente segreto! Penso che Dio non possa essere imbrigliato in nessuna definizione, in nessuno schema umano ed è per questo che ogni Religione ha i suoi forti limiti. La spinta a cercare Dio è personale e non può essere uguale per tutti: chi cerca di aiutare gli animali a sopravvivere in un mondo sopraffatto dall’egoismo dell’uomo, per esempio, sta onorando Dio più di molti che vanno a messa tutte le domeniche. Tu, Daniela, sostieni nell’articolo che noi cristiani crediamo senza voler prove. Ti devo contraddire! Un certo Tommaso chiese le prove direttamente a Cristo, volendo toccare con mano le sue piaghe. Tu mi risponderai che Tommaso, poi divenuto Santo, non è mai esistito, perché fa parte dell’intera “favoletta” che parte dall’Ebraismo: anche se fosse così, il personaggio di Tommaso simboleggia che il cristiano non deve credere e basta, senza alcun senso critico e obbedire! In tal caso sarebbe un individuo da curare, perché non avrebbe sviluppato un “Io” sano e funzionante,

sarebbe in balia non solo delle “favolette della Chiesa”, ma di qualsiasi uomo che volesse fregarlo. A proposito dell’allegoria di Adamo ed Eva: erano liberi di fare tutto ciò che volevano, tranne che di “mangiare del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male”, era un divieto chiaro, non nascosto. Dio, non ha fatto altro che pronunciare un divieto, comefarebbe qualsiasi genitore con il figlio piccolo che volesse toccare il fuoco: glielo proibirebbe senza troppe spiegazioni! E se il bambino andasse a toccare il fuoco all’insaputa del genitore, credo proprio che ne pagherebbe le conseguenze, non credi? Ma Adamo ed Eva erano adulti, qualcuno obietterà! Certo, ma davanti alla conoscenza del bene e del male, cioè davanti all’onnipotenza, che apparteneva solo al loro Creatore, erano fin troppo piccoli! E poi Dio non li mandò mica all’inferno, li mandò a vivere la vita che viviamo, piena di fatiche sì, ma anche piena di gioie, di meraviglie, di animali e di piante, di mari e di deserti. All’inferno ci va solo chi scientemente decide di andare contro Dio, facendo tutto il contrario di ciò che è a lui gradito, proprio per opporsi a lui! È in questa vita che possiamo essere consapevoli di noi stessi e quindi giudicare i nostri operati, come tu ben dici nell’articolo. Nell’altra vita, in cui crediamo noi cristiani, non potremo rimediare ai nostri errori, ma potremo essere soltanto re-inglobati nella mente che ci ha Pensati e poi Creati. Dio è prima di tutto Energia e come tale, si trasforma in un divenire infinito in cui anche noi siamo presenti, come anche gli animali, le piante e finanche il materiale inorganico. C’è un passo nel tuo articolo che dice: “… non ho bisogno di una religione che mi insegni l’amore, perché è insito in me e in milioni di individui con cui condivido il senso della vita…”. Beh, fattelo dire, non c’è altra frase più significativa che possa esprimere la presenza di Dio nella nostra vita di quella che hai pronunciato tu: “L’amore è insito in me…!”. Grazie per gli spunti di riflessione che mi hai donato Con stima.


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ATTUALITA’

CHIESA E POVERTA’, UNA DISCUSSIONE ATTUALE/4

Gesù è libertà

Riceviamo e volentieri pubblichiamo di Anna Maria Scardecchia Ricordo piacevolmente il colloquio avuto con la sig. Daniela; ascoltare i diversi punti di vista è sempre motivo di riflessione. La Sig. Daniela, nel precedente articolo, ha espresso alcune considerazioni sulla mia fede: ritiene che io sia gravata da un “fardello” culturale, sia quasi sottomessa, sprecata; dice che cerco in libri risposte sempre uguali, che mi pongo le sue stesse domande e che mentre poi lei le mette da parte e vive pienamente, senza ossessionarsi, io invece... Si chiede come è possibile che non mi vengano mai dubbi! E mi suggerisce che il dubbio chiede risposte, mentre l’obbedienza passiva genera il sonno della ragione. Le rispondo: “Che giova poter dubitare, a colui che non riesce a decidersi” (B. Brecht). Dopo essermi posta le stesse domande esistenziali di ogni uomo anche io ho trovato la risposta. Del resto se l’ateo fa la sua scelta, credo possa farla anche il cristiano! Ho risolto il dubbio di fondo e ho scelto: credo in Gesù e nel Suo messaggio e riconosco e credo che è Dio, quindi non oso mettere in dubbio la Parola di Dio, anzi cerco continuamente di approfondirla. La mia è una fede viva, che si alimenta e cresce, che non ha sonno e che non smette mai di ragionare! E’ vero, pertanto, che non ho dubbi, ma solo ed esclusivamente su quanto Dio ha detto e rivelato, sulla Sua Parola; per il resto, come tutti, mi pongo domande e cerco le riposte. E’ vero, sono sottomessa, ma solo ed esclusivamente a Dio, e questo, sembrerà assurdo, mi dà libertà e gioia. Amare Dio e sottomettersi a Lui non sottrae nulla, anzi arricchisce. Perché il Suo è amore che dona... tutto. Sottomettersi all'Amore non limita, ma impreziosisce la vita. E quindi anche se impensabile per un ateo, vivo una vita piena e libera. Quando ami non c’è costrizione, l’amore non obbliga mai. E le “regole”, i “divieti”, i 10 Comandamenti, se vissuti nell’amore verso Cristo, verso Dio e verso il prossimo fanno parte di te, non li avverti come imposizioni o restrizioni della libertà, ma come un dono prezioso, il suggerimento di un Padre! Diventano libertà e gioia! L’amore riesce a dare significati nuovi e gioiosi a cose vecchie e mai comprese, o rifiutate. Anche nel rapporto genitori-figli se il figlio riesce a vedere nelle regole

imposte dai genitori un atto di amore, allora le fa proprie ed aderisce ad esse, consapevole che ne trarrà solo ed esclusivamente vantaggi per la sua vita futura. Del resto quando Gesù ci ha presentato Dio come un Padre Buono ha voluto in qualche modo svelarci il Suo volto. E a me piace paragonare il rapporto uomo-Dio con quello figlio-genitore. Ecco alcune corrispondenze. Presupposto è sempre l’amore. 1) All'inizio Dio parla all’uomo attraverso le meraviglie del creato e delle creature! In esse è possibile scorgere una bellezza e un’armonia che supera le capacità umane. La creazione è atto di amore. Il rapporto dell’uomo con Dio inizia nella contemplazione del creato. Anche il rapporto genitori-figli inizialmente è basato sull’amore dei primi che soddisfa ogni bisogno dei secondi. E di fronte a tanta meraviglia al figlio non resta che accogliere e gioire. 2) Poi Dio inizia a parlare all’uomo per rispondere agli interrogativi che esso si pone sul senso della vita (la religiosità è propria di ogni uomo e le religioni ne sono la testimonianza). Dapprima utilizza regole e divieti (se ne trovano in ogni religione) cercando di dare spiegazioni sempre più convincenti. Ed anche di fronte alla ribellione dell’uomo (la Bibbia racconta molti episodi di questo tipo) Dio continua a parlargli e a stargli vicino. Lo stesso accade tra genitori e figli. Man mano che i figli crescono e iniziano a fare le loro esperienze i genitori intervengono con regole e divieti, necessari alla crescita, dando spiegazioni via via più adeguate all’età. E anche quando i figli si ribellano i genitori continuano a educarli. 3) Infine, Dio, visto che l’uomo, nonostante tutte le indicazioni, spesso non intende ascoltare la Sua Parola, nel profondo rispetto della libertà umana, non obbliga, ma dona comunque Se Stesso nel Suo Figlio Gesù. Vale anche tra genitori e figli. Quando i figli ormai maturi fanno le loro scelte, i genitori possono solo consigliare, sia perché rispettano la loro libertà, sia perché loro non ammettono intromissioni. A questo punto se un genitore vede un figlio con problemi seri cosa fa? Non è disposto addirittura a sacrificarsi per salvare il figlio? A questo punto una osservazione sulla libertà. Perché Dio prima ci crea liberi e poi ci vincola? Se-

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Atea per scelta La risposta di Daniela

di Daniela Di Rosa Dalle lettere ricevute riscontro con piacere un vivo interesse per la religione, ognuna di queste persone merita la mia stima e meriterebbe delle risposte… ma questa volta le lascio a un altro lettore (pagg. 8 e 9), lui sì erudito, io mi ritengo solo informata e la mia “carriera” scolastica lascerebbe spiacevolmente colpito il signor Ezio, dacchè non sono riuscita (ribelle alle regole com’ero e sono) a conseguire nemmeno uno straccio di diploma! Sì, sono convinta che le religioni sono servite dai tempi più remoti a soggiogare gli uomini, persino un filosofo disse “banalmente” che “o si crede o si pensa”, perciò sono in buona compagnia. Sette anni per una presa di coscienza sono un po’ pochi ma mica tanto se ai miei tempi l’ora di religione era obbligatoria e io poco più grande venni esonerata dal freguentarla per le troppe domande che rivolgevo al prete, per un bambinello che io, bambina, non feci biondo ma moro, mi sembrava più logico, era arabo! Ammetto di essere un po’ stolta ma sulle cose fondamentali della mia vita non cambio mai idea, evolvo o regredisco ma la penso esattamente come da piccola; lo sanno tutti: i primi anni di vita sono quelli fondamentali che ci formano e io già a sette anni avevo un bel caratterino! Ad Anna Maria -che rispetto per le sue scelte- cito solo ciò che scrisse Teresa di Calcutta nei suoi diari: “Da cinquant’anni cerco Dio e ancora non l’ho trovato”. Mi parli di amore e sottomissione alla volontà di Dio, di divieti e comandamenti che non avverti come imposizione ma se la parola di Dio è “non commettere atti impuri”, “ricordati di onorare le feste”, “non desiderare la roba d’altri”, mi sentirei un po’ scema e mi verrebbe voglia di dirgli: ma buon Dio con tante disgrazie sulla Terra, con tutti i problemi che hai, ti vai a preoccupare della mia sessualità… ma pensa alla fame nel mondo, condannaci per le guerre, le ingiustizie, per tutto quello che vuoi, ma per gli atti impuri no, che c’è di male a far l’amore? Mandami pure all’inferno se uccido ma no se dimentico che è domenica, o se mi piace la casa di un’amica, gliela invidio mica gliela rubo… su una cosa hai ragione, non ti capirò mai -e non perché atea-, ho avuto forse da piccola gli stessi tuoi insegnamenti, ho sorelle e familiari cattolici, ma ho riflettuto su ogni singolo concetto e ho scelto di non credere. Ad Andrea rinnovo la mia stima e questo mio pensiero: se veramente esiste un’energia divina, se il respiro di Dio è nell’universo, entrerà nell’uomo solo quando si sarà liberato dalle “sofisticazioni” della Bibbia, del Corano e della Torah e vivrà questa vita amando più la terra che calpesta del cielo che non tocca! condo me il Creatore è l’unico a conoscere realmente l’uomo e il motivo per cui lo ha creato. E solo Lui può dare le indicazioni corrette. Immagino a volte le istruzioni d’uso di una lavatrice. Le può scrivere dettagliatamente solo chi l’ha costruita! E immagino una lavatrice che voglia fare la lavastoviglie! Risultato: piatti rotti! Sono consapevole che le istruzioni riguardanti me non posso scriverle io, mi piacerebbe, vorrei, anzi qualche volte ci provo... ma poi se qualcosa non funziona non posso prendermela con il costruttore! La sig. Daniela ha anche detto che lei aiuta il prossimo senza il bisogno di una religione; ha ragione, l’amore è insito nell’uomo e amare il prossimo non è esclusiva dei cristiani. Ma continua anche a dire che S. Francesco, Teresa di Calcutta, Don Gallo restano nella Chiesa solo in quanto costretti! Perché non considera che i diretti interessati hanno chiaramente espresso il loro amore a Cristo e alla Chiesa (vedi articolo di luglio) e che anche loro,

come lei, avrebbero potuto amare il prossimo senza alcun bisogno della religione? Perché non accetta quello che loro stessi dicono e cioè che rimangono nella Chiesa perché in essa c’è Gesù, il Figlio di Dio? E’ questo che chi si dichiara ateo non intende capire, non riesce a capire o magari non gliene importa nulla di capire. Purtroppo guardando la Chiesa dall’esterno si vedono dapprima solo i divieti e le imposizioni, e non si riesce a vedere che dietro c’è Cristo, l’Amore. Per questo, a volte, i cattolici vengono visti come idioti che credono ancora nelle favole e che si sottomettono a una serie di restrizioni e leggi. Non è così. Il cristiano ha conosciuto Cristo, il Figlio di Dio, crede in Lui, a Lui si affida e di Lui si fida. Del resto continuamente l’uomo si affida e si fida: il neonato ai genitori, un coniuge all’altro, il paziente al medico; è un meccanismo che utilizziamo spesso, e non per questo ci sentiamo stupidi. Semplicemente ci fa accorgere che non siamo onnipotenti!


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La Ragione e la Fede sul cammino dell’uomo

di Federico De Angelis Sono stato molto interessato alla discussione che si è aperta sulla vostra rivista, intorno a temi importanti quali la Fede, la Chiesa, la sua realtà storica, il senso del credere e del non credere. Anche se non concordo in tutto con le affermazioni degli autori di parte cattolica, trovo che queste siano esposte con proprietà di linguaggio, competenza, precisione, mostrando, specialmente la prima articolista, una fede ammirevole e sincera. Anche da parte laica la giornalista si è rivelata all’altezza, giocando soprattutto sull’ironia e attenzione ai fatti concreti.

LA FEDE Si parlava di fede. Questa, al dire di Tommaso D’Aquino, deve essere un “rationale obsequium” (oggi diremmo fondata su cognizioni storiche e filologiche), in sostanza cercando di conoscere, nei limiti delle ricerche umane, cosa è veramente accaduto e cosa è stato veramente detto. Vengo ora ai punti che più hanno sollecitato i miei rilievi critici. L’autrice, con argomentazioni intelligenti e articolate, richiamandosi alla cristallina compattezza della sua fede, sottolinea che “La Chiesa è Cristo; Lui ne è il fondamento. Lui l’ha voluta, amata, per Lei è morto. Pietro l’apostolo al quale aveva affidato il compito di guidarla”. Più oltre: “Nella Chiesa c’è Cristo; Tu sei Pietro e su questa pietra edificherai la mia Chiesa”. Tutte le suddette affermazioni, di cui alcune continuano a costituire il “corpus” del magistero ecclesiale, sono state sottoposte a severa critica da studiosi seri, teologi, storici anche cattolici, liberi nel pensiero e nella ricerca, non sottoposti a controlli di curia. Cominciamo dalla prima tesi: “La Chiesa è Cristo”. L’accostamento dei due termini non sembra del tutto corretto. La Chiesa originariamente è una comunità giudaico-cristiana che si è gradualmente consolidata sulla base di alcuni detti di Gesù. Per quel che riguarda il nome di Cristo, è bene ricordare che si tratta grammaticalmente di un’apposizione, un’aggiunta cioè al nome di Gesù: si dovrebbe piuttosto dire “Gesù il Cristo”, “Gesù detto il Cristo”. Tenendo presente che questo termine è tratto dall’ebraico “Meschidi”, che significa il Messia, l’Unto: Christòs è la traduzione greca della parola ebraica. GESU’ DI NAZARETH Ben diversa è la realtà di Gesù da Nazareth, figlio di Giuseppe e Maria: solo questa è figura certamente storica. Con la designazione di “Cristo” che rischiava di consegnare Gesù alla tradizione ebraica, comincia la costruzione del mito, con tutta l’enorme sovrapposizione teologica e cultuale elaborata in seno alla Chiesa. Il nome di Cristo va comunque accolto come quello di “Colui” che prepara il tempo per un uomo nuovo, “nuovi credo e nuove terre”. Soltanto va tenuto in debito conto che la fede in Gesù Cristo non sempre coincide con quella nella Chiesa, spesso anzi

se ne discosta nettamente, anche per molti quattro evangelisti che conosciamo: gli apospiriti cristiani. stoli e i discepoli non si dettero cura di metVenendo all’altra affermazione “Lui l’ha vo- tere per iscritto le parole e le azioni del luta”, è bene fare molta attenzione al linguag- maestro, in quanto si sentivano parte di quella gio usato da Gesù e all’ambiente storico in cui “Comunità” escatologica che attendeva l’imoperò. Dire che Gesù ha voluto la Chiesa, minente ritorno nella gloria del Signore, per come noi oggi la conosciamo, comporta gravi quella che era allora chiamata la “Parusia”, la problemi esegetici. Non esiste nei seconda discesa. Vangeli né in altri testi del Nuovo Bisogna piuttosto dire che i veri redattori dei Testamento, un’espressione in cui Vangeli furono degli amanuensi anonimi che Gesù che, è bene rammentarlo, scrivevano per una Chiesa che s’andava costiera rigorosamente ebreo, dichiari tuendo e aveva bisogno di autorevoli testidi voler fondare una nuova chiesa, moni. Compilatori che scrivevano in greco, in sostituzione di quella che lingua colta, estremamente precisa, affinata s’identificava nel “Tempio” di dalla grande filosofia che in essa si era Gerusalemme. Si citano spesso i espressa. La parola “Chiesa”, pochissime versetti 16-18 di Matteo: “Tu sei volte usata nei Vangeli, quella che sarebbe Pietro e su questa pietra…”, a cer- stata voluta da Gesù, è traduzione dal latino tificare la presunta volontà di “ecclesia” che a sua volta deriva dal greco Tommaso Gesù di edificare una Chiesa ge- “ekklesìa”, col significato di assemblea reliD’Aquino rarchica. Ma c’è da chiedersi “in giosa o politica, con un senso molto lontano primis”: sono vere parole di Gesù queste o da quello che la parola avrebbe assunto in senon piuttosto interpolizioni di tardi redattori guito. Con questo risulta abbastanza evidente del Vangelo attribuito a Matteo, che Gesù intendeva convocare appartenenti forse a una comunità un’assemblea di discepoli che lia lui fedele, funzionali alla formaberamente credessero in Lui e nei zione di una Chiesa ierocratica suoi insegnamenti incentrati che già all’inizio rivela la sua vosull’Amore, e non certo fondare cazione autoritaria? I più dotti, pauna Chiesa istituzionale, gerarchizienti, accurati ricercatori camente organizzata. propendono in massima parte per quest’ultima ipotesi. Prima di IL RUOLO DI PIETRO tutto fanno rilevare che i famosi Ritornando a Pietro e al suo coversetti sono presenti solo in Matsiddetto primato, sarà bene far riteo, mentre sono del tutto assenti levare che poco prima dei famosi negli altri sinottici e in Giovanni, versetti, Gesù si adira con Pietro e quando un’affermazione così so- L’evangelista Matteo lo designa come “Satana”; altro lenne e decisiva avrebbe dovuto trovare spa- fatto da considerare è che la prima comunità, zio adeguato presso gli altri evangelisti. Va quella di Gerusalemme, era retta collegialricordato “en passant” che gli scritti evange- mente dai membri più eminenti di essa, tra cui lici come quelli compresi nel Nuovo Testa- certamente Pietro, che conserva il nome di mento, sono giunti a noi attraverso un numero “roccia” della fede e che per questo godeva inverosimile di copie. Si pensi che la copia di un indubbio “carisma”. Alla partenza di più antica riPietro per Antiochia e forse per Raffigurazione sale solo al Roma, dove non sembra aver eserdi Gesù citato alcuna autorità, capo della 700 d.C. e quella conteChiesa divenne Giacomo, fratello o nuta nel cugino di Gesù (altra “vexata quae“Codex/Vatistio”). Non aveva però Gesù concanus” custodannato duramente chiunque avesse dita nella osato prevalere sugli altri ed ergersi biblioteca vatia capo della comunità credente? cana è del 400 Certamente allora Gesù non voleva d.C. ed è conuna comunità ierocratica e gerarsultabile solo chica, quanto piuttosto una comucon speciali permessi. nione di spiriti che continuassero la sua opera attraverso i suoi precetti etici, custodissero le IL PROTOVANGELO DI MATTEO sue promesse: non a caso le vere autorità nelle Di contro sappiamo che gli scritti raggruppati chiese delle origini erano i Profeti, venivano sotto il nome di Vangeli canonici, per distin- poi gli anziani o presbiteri, i diaconi (tra cui, guerli dai molti Vangeli apocrifi, risalgono a non dimentichiamolo, erano presenti anche un protovangelo attribuito a Marco, il quale donne citate nelle epistole paoline); infine vesi rifà a una fonte comune, la famosa (per gli nivano gli “Episcopoi” (Vescovi) che avestudiosi) fonte “Q”, cui attinsero Marco e vano l’incarico di “vegliare sopra” le attività Luca: “Q” dal tedesco “Quelle” che vuol dire economiche della comunità. appunto “fonte”. Non esistono originali dei Col tempo i Vescovi assunsero la direzione testi attribuiti agli evangelisti. Del resto va sempre più autoritaria in tutti i campi delconsiderato che gli scritti evangelici furono l’azione comunitaria, fino a divenire capi mocompilati in un periodo compreso tra 90 e 100 nocratici delle diocesi, in cui si erano anni dalla morte di Gesù e non certamente dai raggruppate le chiese singole.


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LE UNIVERSITA’ Costantino della Città di Roma al nità di cui fa parte, che non si assoggetti supiPer quanto riguarda l’altro artipapa, scoperta dal genio filologico namente ai proclami della gerarchia ecclecolo in difesa del cattolicesimo, dell’umanista Lorenzo Valla; le siale; cominciando col convincersi che è il caso di fare qualche annoDecretali pseudo-Isidoriane, l’obbedienza, intesa come acritica adesione a tazione sulle affrettate affercreate nell’850 allo scopo di una presunta verità, è una forma di “sonno mazioni circa consolidare il potere dei ve- dogmatico”, per dirla con Kant, piuttosto che l’“invenzione” delle Uniscovi nei conflitti con le au- una virtù. versità da parte della torità imperiali: importanti Soprattutto è ora di persuadersi che il malesChiesa. Ben altre cose in quanto germe della fu- sere di cui soffre la Chiesa si annida all’inaveva inventato la Chiesa, tura “potestas ai tempora- terno di Essa, si manifesta nella sua fa notare con pungente libus” in vista di una costituzione ierocratica e verticistica, ordinata ironia l’articolista di parte società civile totalmente al potere e alla conservazione, che la rende laica. Sarà bene prima di soggetta al Romano Ponte- chiusa e arroccata in difesa; sempre più ditutto ricordare che l’Univerfice. mentica della cura pastorale: struttura che sità medievale ha origine Passando ad altro campo: l’at- pone tale Chiesa necessariamente al di fuori dalle “scholae”, istituite presso tività della Santa Inquisizione, della comprensione delle problematiche del Lorenzo Valla le principali cattedrali d’Europa: prima soltanto ecclesiale, poi mondo e delle singole persone che considera con il compito di conferire una veste estesa ad ogni nazione europea col il precetto, la regola, il dogma prima di ogni razionale ai contenuti della Fede; si trattava concorso dell’ordine Domenicano nel- realtà umana; che esclude il fedele laico da non di cercare la Verità, già data dalla Rivela- l’istruire i processi. Processi che prevedevano ogni contributo e intervento, che non sia solzione, quanto piuttosto d’intenderla e comu- ogni tipo di tortura come prassi consolidata e tanto formale o di facciata. nicarla conciliando il più possibile Fede e che si concludevano o con il rogo o col se- Ciò tuttavia non toglier che vi siano anche Ragione. Per questo la filosofia del tempo fu questro dei beni e l’esilio dell’inquisito, che nella Chiesa attuale sacerdoti e credenti sincedefinita “escolastica”, ed ebbe lunga vita fino aveva scarsissime garanzie a sua difesa. Con- ramente dediti al bene comune e alla diffualle soglie dell’Umanesimo. Merito delle seguenza di questo sistema era la difsione della vera parola di Gesù. “scholae” fu quello di aver istituito lo studio fusa pratica della caccia alle Smascherare le storture interne ed delle arti liberali, quelle del “Trivio” (Gram- streghe, anche qui con frequenti esterne di cui s’è detto è un atto di matica, Dialettica, Retorica) e del “Quadri- roghi; e come non menzionare coscienza che il cristiano è chiavio” (Geometria, Aritmetica, Astronomia, le Crociate, lo sterminio feromato a compiere, o se vuol conMusica): l’insieme era una specie di prope- cissimo degli Albigesi, l’alletribuire a sanare le piaghe della deutica per lo studio al vertice di tutti i saperi, anza ai fini di potere del trono Chiesa e impedire che questa fila Teologia, il cui più alto docente era detto con l’Altare, l’oppressione nisca per cedere alla sclerosi che Magister. della donna, giù giù fino al la minaccia. Come si può constatare siamo ben distanti rogo di un grande filosofo E allora una volta faticosamente dall’idea di Università come insieme di studi quale Giordano Bruno, la codecostruita l’impalcatura mitica e relativi alle scienze laidamente intese; negli strizione dell’abiura di Galilei, mistificante in cui la Chiesa è avGiordano studi del tempo la filosofia scolastica, che co- l’esecuzione capitale del valoroso volta, attingere il senso autentico delle Bruno stituiva la massima sapienza ottenibile con la medico Leonida Montanari, che operò scritture, lette con occhio finalmente libero ragione, era più che mai subordinata alla teo- anche beneficamente a Rocca di Papa? Per e non con criteri puramente fideistici. Scologia, “philosophìe annulla theologìae”. venire a tempi a noi più vicini, il rifiuto del- prire come Gesù non sia già il fondatore di Emergono tuttavia forti tempre di pensatori l’Umanesimo, lo sciagurato “Sillabo” di Pio una Chiesa falsamente gerarchica, ma l’ispicome Alberto Magno soprattutto Tommaso IX con la conferma in esso della condanna ratore di un’etica nuova, allora come oggi, D’Aquino che superano alquanto questa su- della democrazia e di ogni progresso scienti- che conduca l’umanità verso una convivenza bordinazione e mettono in opera una filosofia fico, tecnico e civile; in altri documenti pon- fondata sull’amore e quindi sul riconosciche dà il gusto però alla ragione e all’espe- tifici a noi quasi contemporanei, il rifiuto di mento e il rispetto delle persone, sull’uguarienza, sempre comunque nella consapevo- ogni concessione in materia di procreazione glianza, anche all’interno della Chiesa, di lezza che alla fine è la Teologia a dover assistita, la chiusura ad un libero dialogo con diritto e doveri, senza distinzione di sesso, prevalere. Le Università in senso moderno la scienza moderna, se non con quella più razza, religione, appartenenza sociale, come sorsero più tardi, nel XIII sec. e consistettero conciliante con i dettami pontifici; il sospetto del resto è scritto nella nostra Costituzione inizialmente in corporazioni di studenti e do- verso il darwinismo, la sordità e la cecità di che fu redatta anche da eminenti studiosi e centi, molto gelose delle fronte al disagio umano in politici cattolici. loro autonomie, che misero tema di etica sessuale e re- Naturalmente la realtà di Gesù non si esauriin pratica una divisione orgolazione delle nascite; la ri- sce in questo: la parte del testo evangelico che ganica degli studi e delle badita proibizione dei racconta morte e resurrezione è materia stretta materie (facoltà) con autocontraccettivi, con la conse- di fede ed ogni fedele ha il diritto di viverla rizzazione vescovile, comuguenza del diffondersi di nel mistero del suo rapporto col divino. Pernale o imperiale. Quello che malattie e contagi esiziali tanto imparare a considerare Kantianamente più amaramente sorprende per l’umanità, specialmente la religione “nei limiti della sola ragione”, lae rattrista è il dover constaper quella più misera e indi- sciando quello che trascende le possibilità ratare che un cattolico del fesa. Il tutto naturalmente zionali al sentire della Fede, che deve essere XXI sec. ancora s’attardi a Kant “ad maiorem dei gloriam”. libera e rispettata: Fede che non vuol dire afsostenere concezioni retrive fidarsi all’evidenza di una verità calata dale autentiche falsità storiche come: “La Cul- CONCLUSIONI: FEDE E RAGIONE l’alto, ma ricerca assidua, preghiera, dialogo, tura giudaico-cristiana è stata l’origine del più Non vorrei essere frainteso: queste conside- comunione con il dubbio, tentate risposte alle straordinario progresso umano che si sia mai razioni, necessariamente riassuntive, non domande che seguitano a insorgere dal provisto sia in campo tecnico-scientifico sia in sono state fatte con intento astioso o acredine fondo, senza proposito alcuno di imporre il campo umanistico-spirituale”. Qui forse al- verso la comunità dei cristiani credenti. L’in- proprio credo all’altro con la violenza sottile l’autore fa difetto una buona memoria storica tenzione di chi scrive, che anche se proble- del fanatismo occulto o peggio con mezzi dell’Europa cristiana, dall’alto Medioevo fino maticamente continua a sentirsi parte di d’intimidazione morale. Ciò vale ovviamente ai nostri giorni. quella comunità, è quella di suscitare nei cre- anche per chi si pone il compito di svolgere denti un accorto e costante spirito critico, che una critica anche serrata, le cui conclusioni LE FALSIFICAZIONI non vuole in alcun modo essere distruttivo; possono comunque essere invalidate o roveCominciamo con le falsificazioni: non si può che sappia piuttosto indagare con coraggio sciate qualora altre ragioni si rivelino migliori. certo ignorare il fatto della falsa donazione di sulle origini e lo sviluppo storico della comuFederico De Angelis


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da Tokyo Toshi Kameda Fa più caldo del solito e questo clima durerà ancora fino a tutto settembre. Si tratta della seconda estate dopo l’incidente della Fukushima e la notizia interessante è che siamo sopravvissuti anche senza l’energia nucleare. Agli inizi dell’estate la compagnia elettrica di Kansai ha allarmato i cittadini con un annunciato black-aut dell’elettricità nelle zone di Osaka, città commerciale, e Kyoto, l’antica capitale, se non fosse ripartita la centrale nucleare di Ohi. La pressione del mondo industriale è stata forte e il governo ha dato il via libera alla riattivazione di due reattori che, da luglio, sono tornati in attività. Ma, come dicevo, per otto settimane senza quella energia e grazie ai piccoli e grandi consumatori che hanno ridotto i consumi elettrici, la vita delle città è andata avanti. Non dimentichiamo che anche nelle zone di competenza della società Tepco (la compagnia elettrica di Tokyo) siamo tutt’ora senza energia nucleare ma adesso le compagnie, insieme al governo, minacciano di aumentare le tariffe elettriche, cosa che la Tepco avrebbe già fatto. Il tentativo di riattivare la centrale ha riacceso l’indignazione dei cittadini e ormai la protesta di ogni venerdì davanti al Palazzo del Consiglio dei Ministri, con una lunghissima fila, è diventata un appuntamento abituale. Una protesta nata in modo spontaneo grazie a un twitter lanciato da un ragazzo. All’inizio (a marzo) erano soltanto in 300 ma già a giugno la partecipazione aveva raggiunto la cifra di 200mila adesioni. Un mese dopo, il 29 luglio, questi 200mila con delle candele accese, hanno circondato il Parlamento. Invece il 16 luglio si è tenuta a Tokyo l’iniziativa “Le azioni di dieci milioni. Sayonara alle centrali nucleari” con 170mila partecipanti (se ne prevedevano 100mila). Una mobilitazione spontanea e massiccia mai vista in precedenza. Insomma, il cerchio anti-nucleare si sta stringendo mentre è stata avviata un’iniziativa referendaria sull’esempio di quanto fatto in Italia. Il referendum in Giappone non può essere vincolante ma solo consultivo perché secondo un’interpretazione comune la Costituzione non ammette altra via legislativa fuori dal Parlamento tranne per le riforme costituzionali. Il movimento referendario “Decidiamo insieme: Referendum nazionale sull’energia nucleare”, sta raccogliendo (anche tramite web) le firme con l’obiettivo di un milione e centodieci, l’un percento sul totale della popolazione, da presentare ai presidenti delle due Camere, al presidente del Consiglio e ai presidenti di tutti i partiti politici. Per rendere “vincolanti” i risultati, prima del voto, bisognerà ottenere una dichiara-

DIRETTA da TOKYO

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Contro il nucleare, dentro il nucleare

Si stringe il cerchio degli anti-nuclearisti

La protesta davanti al Parlamento del 29 luglio

zione o del Consiglio dei Ministri o del Parlamento tesa a rispettare i risultati del referendum. A livello locale ci hanno già provato nel comune di Osaka e nella provincia di Tokyo raccogliendo rispettivamente oltre 55mila e 323mila ma i Consigli di entrambi hanno respinto la richiesta. Ora ci stanno provando nella provincia di Shizuoka con 165mila firme presentate, e in quella di Nigata la raccolta è ancora in corso. L’intento è: se i nostri rappresentanti non ascoltano la voce del popolo, questa voce portiamola direttamente ai nostri rappresentanti. Il 28 luglio, per la prima volta in Giappone, è stato fondato “Il partito verde. Greens Japan” su iniziativa di ambientalisti e di una settantina di Consiglieri Comunali i cui obiettivi sono: uscire dal mito della crescita economica, convivere con la natura, valorizzare la democrazia partecipativa. Fino ad ora si erano formati diversi movimenti ambientalisti sia nazionali che locali ma non era emerso un soggetto politico nazionale. Il nuovo partito fa parte del “Global Greens” (come i Verdi italiani), l’organizzazione internazionale dei Verdi. Al congresso della fondazione erano presenti anche i Verdi tedeschi, austriaci e indiani. Attualmente gli iscritti sono 641 con circa mille sostenitori e il loro scopo è quello di avere dieci candidati alle elezioni dell’anno prossimo per la Camera alta e alle probabili elezioni per la Camera bassa. Il governo sta attualmente elaborando un nuovo programma energetico nazionale, ma resta da definire quale peso avrà

l’energia nucleare nel 2030. Tre sono le alternative: lo zero %, il 15% o tra il 20 e il 25% (meno di un anno fa, prima dell’incidente, il programma voleva portare l’energia nucleare dal 30 al 50%, costruendo altri nuovi 14 reattori). Per questo, tra luglio e agosto, sono state promosse diverse forme di consultazione dei cittadini su tutto il territorio. I risultati sono sorprendenti per i nuclearisti. Coloro che chiedono lo zero % sono la maggioranza (il 90%), il 68% coloro che chiedono di partecipare agli incontri pubblici. Dopo queste consultazioni il governo sta per prendere una decisione e speriamo che tenga conto dell’opinione pubblica. Il 58% di intervistati dal quotidiano Asahi chiedono la denulearizzazione addirittura entro dieci anni. Oggi il governo Noda è debole dopo la scissione di un pezzo consistente del partito a causa dell’aumento delle tasse sui consumi decise insieme ai maggiori partiti d’opposizione. A breve si andrà alle urne e il tema dell’energia nucleare sarà al centro della campagna elettorale. Secondo il sondagg i o d e l l’Asahi di agosto gli elettori, tra i p r o Sopra: il logo di blemi “Decidiamo insieme”. primari, A sinistra: il logo del vedono partito dei Verdi l’economia e l’occupazione al primo posto, la previdenza sociale al secondo, l’energia nucleare al terzo, l’aumento delle tasse sui consumi al quarto. Ma senza aspettare i nuovi eletti, un gruppo di avvocati insieme a rappresentanti del mondo della cultura come Kenzaburō Ōe (premio Nobel per la letteratura nel 1994) e il musicista Ryuichi Sakamoto, e il Sindaco di Tokai, sta preparando una proposta di legge popolare che prevede lo smantellamento delle centrali entro il 2020 o il 2025. Ecco come si sta stringendo il cerchio anti-nucleare da diverse direzioni, dalla sfera sociale a quella politica fino alla legislativa. Queste esperienze andranno oltre il problema del nucleare e porteranno il popolo, rimasto a lungo addormentato, a una presa di coscienza civile. Io lo spero tanto.


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INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 31 luglio 2012 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.661 (maschi 8.273; femmine 8.388). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.400.*

ROCCA DI PAPA notizie, informazione, attualità

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NUMERI UTILI

Farmacia Comunale: 06-9499986 Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 339-1669282

Tra le “spesucce pazze” regionali anche le cene Pd alla “Foresta” *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

18mila euro pagati coi soldi pubblici mentre chi doveva “controllare” non lo ha fatto

di Andrea Sebastianelli Si allarga l’inchiesta sugli sperperi di denaro pubblico del Consiglio Regionale del Lazio. Dopo le rivelazioni del Consigliere Pdl, Fiorito, le indagini stanno portando alla luce l’allegra gestione dei soldi pubblici. Cene, festini, acquisti di cravatte, chili di ostriche, viaggi, alberghi a non so quante stelle, ecc. ecc. Se il centrodestra ha dato sfogo a tutta la sua boria di lussi sfrenati, anche il centrosinistra sembra essersi avviato verso quella strada che vede un uso piuttosto disinvolto del denaro pubblico. C’è da dire che le “spese pazze” del centrosinistra se paragonate a quelle fatte dal Pdl fanno fare ai dirigenti Pd la figura degli spilorci. Comunque negli elenchi di queste “spesucce” è finito anche il più prestigioso ristorante di Rocca di Papa, “La Foresta”, che nel 2011 ospitò alcuni “convegni” del Pd locale e regionale. Il primo “Convegno Gruppo Pd” (questa la dicitura riportata sulla nota spese) si tenne il 18 marzo 2011; il secondo “Convegno Gruppo Pd Rocca di Papa” avvenne invece due mesi dopo, l’11 maggio. 8.470 euro per il primo incontro, 9.800 per il secondo: totale 18.270 euro. Ma che cosa sono in realtà questi che vengono pagati con i soldi pubblici sotto la voce di “convegni”? Niente altro che cene elettorali. Fuori luogo sono risultate infatti le parole del capogruppo Pd alla Regione Lazio, Esterino Montino, in merito a uno degli “incontri” alla Foresta: “Ricordo questa occasione -spiega al Fatto Quotidiano- abbiamo affittato le sale per un numero elevato di persone e poi bisogna considerare anche il rinfresco, una decina di euro a

partecipante”. Caro Montino perchè ha paura di chiamare le cose con il proprio nome? Perchè teme di dire quella parolina che la preoccupa tanto? Cioè: “cene e pranzi elettorali”? A Rocca di Papa le elezioni comunali si sono tenute il 16 maggio 2011. Quel secondo “convegno” di cui si parla ha tutta l’aria di essere semplicemente una cena elettorale organizzata dal Gruppo Pd del Consiglio regionale per sostenere la ricandidatura di Boccia. Cinque giorni dopo, infatti, si sarebbero aperte le urne e sappiamo come è andata a finire. Che un partito organizzi cene è un fatto legittimo ma che queste vengano poi pagate con i soldi pubblici è moralmente inaccettabile. Ed è anche inaccettabile che tali incontri “goderecci” vengano chiamati “convegni” nelle note spese del Pd. Migliaia di persone che si spostano con la propria automobile per partecipate a convegni. Ma vi sembra credibile? Ogni volta che il Pd locale organizza dibattiti in paese i partecipanti si contano sulla punta di una mano, invece per andare a sentire i discorsi di Montino, o Ponzo o Astorre, o Boccia, folle oceaniche si radunano e si

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accapigliano per sentire il tono della loro voce. Poveri cittadini che credevano di aver scroccato una cena e invece la stavano pagando coi soldi delle loro tasse! Davvero imbarazzante. Comunque, la questione emersa con lo scandalo Fiorito, ha portato alla luce un problema concreto, quello dei controlli. Come è possibile acquistare ostriche e fiumi di champagne senza che nessuno abbia da obiettare visto che sono soldi pubblici? In realtà un organismo di verifica esiste,

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Sopra: il famoso ristorante “La Foresta” di Via dei Laghi. A lato: il Sindaco Boccia e il Consigliere regionale Pd, Ponzo

si tratta del Comitato Regionale Controllo Contabile, cioè la più importante commissione regionale che, proprio per questo, spetta alla minoranza. Presidente di questo Comitato è l’ex Sindaco di Rocca di Papa, Carlo Ponzo che, sarà l’inesperienza oppure perchè tra politici è buona norma non “controllarsi”, è stato fatto oggetto di ironia anche dal giornalista di Repubblica, Francesco Merlo, che in un suo articolo a proposito del Comitato Controllo Contabile ha scritto: “presidente del Comitato è un Consigliere del Pd che -ops!- non si è mai accorto di nulla”. Eppure il 21 dicembre 2011 Ponzo portò in regione a lavorare al Comitato Controllo Contabile anche l’ex Comandante della Polizia Locale di Rocca di Papa, Dario Nanni, ma evidentemente pur ampliando il suo gruppo di lavoro non si è riusciti a passare al vaglio le “spese extra-large” del Consigliere extra-large Fiorito. Ora attendiamo di conoscere i resoconti dell’anno in corso e speriamo che, almeno per questi, il controllo venga fatto con più attenzione.


“Il Comune paga l’affitto per la sede che occupa”. Sarà vero? ROCCA DI PAPA

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di Paola Gatta La notizia è di quelle che, se corrispondesse a verità, sarebbe davvero la ciliegina sulla torta per un’amministrazione ormai alla deriva. Alcuni cittadini ben informati ci hanno fatto sapere che il Comune starebbe pagando (o si appresterebbe a farlo) l’affitto per la sede municipale di Corso Costituente. Visto che la notizia è arrivata al momento della chiusura di questo numero del giornale, non abbiamo potuto verificarla, però invitiamo il Sindaco Boccia a smentire (e così saremo tutti molto più contenti) o a confermare (e allora ci incavoleremo “de brutto” perchè non solo la nuova sede comunale è ancora lontana dall’essere consegnata ma saremo stati privati anche di quella di proprietà!). Considerato che l’attuale Municipio rientra nel più generale appalto inerente la nuova sede, la notizia non è poi tanto peregrina o lontana dalla possibile verità. Cifre non vengono dette per quantificare questo possibile affitto ma sarebbe davvero il caso di dire: oltre al danno anche la beffa! Noi ovviamnete speriamo che sia tutto inventato (e ve ne daremo notizia sul prossimo numero) però visto che alle mail inviate alla società incaricata dell’appalto (per avere notizie dirette) non ci risponde nessuno, il dubbio è sacrosanto.

Questo è un altro aspetto dell’ingarbugliata vicenda dell’ex albergo Europa: nessuno ti fa sapere nulla, bisogna procedere per sentito dire e sperare

il Segno - Settembre 2012

di azzeccarci. Ancora più grave il fatto che assessori e consiglieri comunali non avvertano il dovere di mettere in atto una sorta di “operazione

La nuova sede comunale la aspettiamo ormai da...

verità” da cui finalmnete si possa capire perchè un’opera pubblica è ferma da più di 4 anni (inizio lavori: 25 febbraio 2008). Noi un’idea l’abbiamo.

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il Segno - Settembre 2012

ROCCA DI PAPA

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“Il Centro storico ha dei problemi dobbiamo capire come risolverli” Dopo dieci anni l’Ass.re Sciamplicotti non sa ancora che pesci pigliare

di Sergio Rasetti Sul mensile “Il Tuscolo” di luglio leggiamo le parole dell’Assessore all’Urbanistica Silvia Sciamplicotti alla riunione del 24 luglio sulla crisi del commercio: “Dobbiamo ripartire dalla vocazione propria del nostro borgo e capire come renderlo vivibile e attrattivo all’esterno. E’ opportuno capire quanto e cosa offrire per riportare anche i cittadini di Rocca di Papa a investire e spendere nella nostra città”. E noi che credevamo fossero già stati fatti passi avanti nella elaborazione del progetto! Da anni l’Assessore Sciamplicotti presta attenzione al Centro Storico e ancora parla di come renderlo attrattivo? E il “Laboratorio Centro Storico” creato da lei stessa prima delle scorse elezioni, cioè un anno fa? Significa che i suoi colleghi non le hanno concesso la dovuta attenzione e non sappiamo ancora come ripartire? Vedute contrastanti? Disinteresse? Meglio occuparsi della periferia? Le prime cose da fare sono sicuramente “elettoralmente impopolari”: rispetto delle norme per l’igiene urbana (far pagare a tutti la Tarsu; far rispettare a tutti le procedure di raccolta; adeguare il numero dei passaggi di raccolta e i relativi orari); rispetto dei regolamenti per l’uso degli immobili e il decoro delle facciate; controllo della sicurezza e delle quiete pubblica. Sono queste le questioni che “consentirebbero” ai proprietari di rispettare le regole senza lasciare tutta la responsabilità alle centinaia degli attuali abitanti che, in larga parte, non sono in possesso degli

Fotonotizia del mese “Via Palazzolo, da strada a discarica”

L’immagine parla da sola. Da qualche tempo una parte di via Palazzolo - nel tratto che attraversa il bosco - è stata chiusa al traffico (chissà perché!). Qualche incivile l’ha considerato un invito ad usarla come discarica, e ora i classici wc, lavabi, detriti e spazzatura di ogni tipo campeggia lungo la strada, proprio al ridosso del bosco. Non si tratta di cumoli enormi, ma il degrado è evidente. Come si sa “monnezza chiama monnezza” e, per evitare che la spazzatura diventi una montagna, basterebbe intervenire subito. Il lavoro di qualche ora della squadra operai del Comune sarebbe sufficiente per una bonifica radicale. strumenti per comportarsi da cittadini corretti. Questo bisogna fare per riportare i cittadini di Rocca di Papa ad investire nel Centro Storico. E allora serve un’Amministrazione che metta in campo anche piccole risorse e sia attenta ai particolari; condizioni indispensabili a convincere i volenterosi, anche in tempi di crisi come l’attuale, che vale la pena di provarci.

Un’Amministrazione alla quale se chiedono di pensarci meglio prima di fare o non fare un marciapiede, sappia rispondere quale è il progetto complessivo al quale sta lavorando dimostrando che questo coincide con: “rendere vivibile e attrattivo all’esterno il nostro antico borgo; che cosa e quanto offre per riportare i cittadini a investire e a spendere nella nostra città”.

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Dodici mesi di... opere incompiute ROCCA DI PAPA

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OPERE ANNUNCIATE

il Segno - Settembre 2012

A CHE PUNTO SIAMO

Nuovo Depuratore

Posto sotto sequestro dalla Magistratura

DA FARE

Riattivazione Funicolare

Procede molto a rilento... praticamente ferma

DA FARE

Nuova Isola Ecologica

Posta sotto sequestro dalla Magistratura

Parcheggio Carpino

Lavori praticamente fermi

Nuova sede comunale

Nuovo Piano Regolatore

Delocalizzazione antenne

DA FARE

Caduto nel dimenticatoio

DA FARE

Caduta nel dimenticatoio

Parcheggio interrato C. Villa

Chiuso in orario notturno e nei giorni festivi

Cerimoniere del Sindaco

DA FARE DA FARE

In attesa di realizzazione

Raccolta differenziata Campi

DA FARE

Progetto realizzato

Vendita Patrimonio Pubblico

Approvata in Consiglio Comunale

Parcheggio Vivaro

Progetto realizzato

Mini Parcheggi

Fatto, già fatto ancora da fare

un cavallo di battaglia di questa maggioranza, poi è svanito, svaporato, dimenticato. A guardare indietro potrebbe sembrare uno strumento per fare campagna elettorale, con previsioni di edificazione che a forza di osservazioni ed emendamenti erano dilagate un po’ dappertutto. E adesso si ricomincerà daccapo? Se ne farà un altro? E i soldi spesi finora? Nessun problema, li mettono i cittadini. Forse potrebbe essere utile aprire un confronto con la cittadinanza, parlare alle persone, rendere chiaro qual è la

rotta, da che parte si vuole andare, quali sono i problemi, trovare soluzioni condivise, proporre e discutere possibili alternative. Pare di capire che invece si preferisca l’arroccamento, il decisionismo di pochi, il piglio del comando. Quando si mettono in vendita i beni del Comune, ossia collettivi, è chiaro che la programmazione economica non è stata lungimirante e i soldi non bastano per fare quanto necessario. Ma se per tirare a fine mese chiunque di noi comincia a vendere i mobili di casa sua, ben presto rimarrà

FATTO FATTO FATTO FATTO FATTO

In fase di ultimazione

di Roberto Sinibaldi

Una tabella interessante e istruttiva (vedi sopra) descrive il lavoro compiuto dall’amministrazione comunale negli ultimi anni. La situazione è chiara: molti gli annunci, dal risanamento del Centro storico, all’attivazione della funicolare; alcuni lavori avviati, ma che procedono a rilento o che sono addirittura fermi, come la nuova sede comunale in piazza della Repubblica o il parcheggio a piazza Valeriano Gatta; di altri si sono perse le tracce, come il piano Regolatore, per esempio. È stato

Realizzazione annunciata

Decaduto. Resta in vigore quello del 1976

Risanamento Centro Storico

tempi moderni

FATTO

In fase di vendita

Centrale a bio masse

DA FARE DA FARE

Lavori praticamente fermi

Farmacia Comunale Centro

DA FARE

Il Sindaco Boccia

senza niente. Il rischio è che con una logica che traguarda esclusivamente alle prossime elezioni potremmo trovarci senza più alcune proprietà collettive e con ancora qualche debituccio, e non basteranno certo le pur remunerative multe degli autovelox ad assestare i bilanci comunali.


il Segno - Settembre 2012

di Sergio Rasetti Ogni giorno arriva la notizia della chiusura di un’altra attività commerciale nel centro storico: un’alimentari, un bar, un negozio di frutta e verdura. Molti hanno chiuso, gli altri ci stanno pensando. Alcuni tentano un passaggio di licenza ma giovani intenzionati a provarci non ce ne sono. I proprietari dei locali sono allarmati. L’IMU, il pesante balzello sugli immobili, non guarda in faccia nessuno: deve essere pagato. I roccheggiani hanno abbandonato il tradizionale affetto per il centro storico. Indaffarati a dirigersi presso i centri commerciali dove è facile soddisfare le esigenze della vista, spesso a scapito di qualità e portafoglio. Ci vorrebbe un luminare di economia e commercio per comprendere che cosa bisogna fare. Ma, mentre gli Amministratori non hanno mai varato alcun provvedimento concreto per sostenere questo settore, che nella vita di una città è il più importante, nessun luminare è stato interpellato e il paese muore. Presto chi risiede nel centro storico dovrà prendere la macchina per andare a comprare il latte o la pasta; proprio come già fanno i roccheggiani, vecchi e nuovi, disseminati su tutto il territorio comunale, lontani da strade decenti e dai servizi pubblici e commerciali indispensabili. E’ il risultato di un dissennato uso del territorio che ha messo in croce tutti. Schiavi dell’automobile per uscire da casa e l’economia di ogni famiglia che ritorna agli anni cinquanta. Ma ora ogni roccheggiano ve-

ROCCA DI PAPA

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Rilancio del commercio, non si può più aspettare Sono soprattutto i negozi del centro a soffrire di più

race dovrebbe ribellarsi alla prospettiva di quel deserto commerciale perché significherebbe la morte di strade e vicoli delle loro radici; mentre i roccheggiani “nuovi “ che sicuramente vorrebbero un “borgo attraente” da frequentare con amici e parenti, dovrebbero

farlo per dimostrare che intendono contribuire all’indispensabile rinascita. Non è questo un concreto “interesse economico” di ogni cittadino? Intanto invitiamo Amministratori e i proprietari di locali commerciali a fare quanto è necessario per supe-

rare questi anni difficili. Ai primi chiediamo di abbassare drasticamente tasse e tariffe; ai secondi di concedere i locali a prezzi da rimborso spese. La situazione è tale che se ci attardiamo a tenere la testa sotto la sabbia, corriamo il rischio di non poterla più tirare fuori.

LA LETTERA di un esercente che lascia l’attività

L’arrivederci della “Filosofia della frutta”

Cari concittadini, con questo articolo lo staff de “La filosofia della frutta” (Via Duomo) Vi porge il suo saluto a conclusione della sua avventura; ebbene sì, il nostro tempo qui è stato proprio di un’avventura. Siamo fieri di aver portato un po’ di buonumore con la nostra pazzia e la nostra leggerezza. Abbiamo investito tempo ed energie per creare, prima ancora che un’attività commerciale, un luogo familiare ed accogliente, ispirato ai principi della massima professionalità. Non so se ci siamo riusciti; noi crediamo di sì e non per mancanza di umiltà, semplicemente perché abbiamo ricevuto in questi due anni molteplici attestati di stima provenienti dai clienti di ogni età e provenienza sociale. Questa cosa rappresenta un guadagno indiretto e forse più importante di quello economico perché abbiamo creato relazioni umane che siamo convinti sopravviveranno oltre questa nostra attività. Ci piace ricordare, in particolare, lo splendido rapporto che abbiamo instaurato con Cristina e Franco (Regali Fondi); un legame che crediamo si sia spinto oltre la semplice vicinanza “topografica” e valoriale, date le difficoltà economiche del momento. Siamo stati fortunati a trovare un’accoglienza ed un vicinato di questa caratura professionale ed umana. Un saluto affettuoso va anche alla clientela nostra

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affezionata, numerosa e variegata. Non è stato facile confrontarsi col lavoro manuale e della terra, specie quando si è provenuti, come me, da anni ed anni di studi intensi e produttivi, eppure siamo riusciti ad onorare questa grande tradizione, se non altro rimanendole fedeli, senza artifici e bugie e senza copiare nessuno. Abbiamo voluto e creato il nostro stile e speriamo di essere ricordati per questo. Ci dispiace lasciarVi e non crediate che lo si faccia per un capriccio o per la congiuntura economica sfavorevole, che grava su tutti ed è persino dannoso negarlo. Ciò che ci spinge a lasciarVi è l’opportunità, oramai insperata, di un nuovo lavoro. Di questi anni di frequenza qui conserverò un ottimo ricordo fatto di civiltà del lavoro e del valore delle cose umili, lezione che avevo già ricevuto dai miei genitori e che in questi due anni ho semplicemente ripassato ed approfondito. A noi tutti ci piace lasciarVi con un pensiero positivo: questo è un paese che merita, conserviamolo per chi verrà dopo di noi e torniamo a quei valori che vi ho appena iniziato a descrivere, e che si trovano nelle persone, anche se queste non ne sono consapevoli. Il merito, quello vero, delle capacità professionali ed umane e non quello dei titoli, alla fine verrà premiato. Ciao Rocca!

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il Segno - Settembre 2012

“Sviluppo non è «villettopoli», la tutela ambientale è un obbligo”

Lettera Aperta di Italia Nostra ai Sindaci del Parco dei Castelli Romani

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Nel ricorso presentato dai comuni di Grottaferrata e Marino, cui la sentenza dà definitivamente torto, questo principio veniva messo in dubbio e dove il Piano d’Assetto del Parco è più restrittivo rispetto ai PRG o ai PTPR si è cercato di aprire un varco per aggirare la tutela ambientale. Italia Nostra sostiene da sempre quanto affermato dal Consiglio di Stato ed in tutti questi lunghi anni di accese battaglie contro le filosofie distorte di alcuni amministratori si è battuta con largo impegno per la protezione degli ambienti storici, culturali ed ambientali dei Castelli Romani. Ricordiamo le varie azioni contro i PRG a forte tendenza espansionistica (chiamano sviluppo il dissennato consumo di suolo e le “villettopoli” sparse ovunque) dei comuni che hanno il loro territorio all’interno del perimetro del Parco. Oltre ai citati comuni di Grottaferrata e Marino, anche Velletri, Albano, Rocca di Papa, Genzano e Nemi. Con quest’ultimo, in particolare, lo scontro è stato acceso. Dopo l’illuminata politica di protezione dei suoli e del paesaggio operata negli anni ’80 e ’90 dalle amministrazioni comunali di allora (sindaco il dott. Vairo Canterani) che ha visto contrapporsi un nutrito

schieramento di oppositori legati alla facile politica dell’espansione edilizia e abitativa, senza confrontarsi con le risorse disponibili, la tendenza dei nuovi sindaci è stata all’insegna dell’accelerato consumo di territorio; cancellati ettari di agricoltura, boschi, aree verdi. Si è costruito troppo e male a vantaggio di pochi e contro l’interesse delle comunità. Il Parco dei Castelli è stato volutamente ignorato e contrastato dalla maggior parte dei politici. Ora è necessario che i comuni rivedano i loro PRG e li adeguino in base alla sentenza del Consiglio di Stato alle zonizzazioni ed alle prescrizioni di salvaguardia del Piano d’Assetto. Questa sentenza, che farà giurisprudenza, è un importante passo in avanti verso una maggiore consapevolezza. Un giorno, forse, verrà anche riconosciuto, e speriamo risarcito, il grave danno fatto alla qualità di vita della comunità colpita dalla distruzione metodica dell’ambiente naturale e della cultura storica. *Prof. Enrico Del Vescovo Presidente di Italia Nostra Castelli Romani

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Il Prof. Tiziano Onesti eletto Presidente del Gruppo “Acqua Marcia”

Lo scorso 29 agosto il Prof. Tiziano Onesti (foto a lato), Ordinario di Economia Aziendale presso l’Università “Roma Tre” (e roccheggiano doc del quale ogni tanto ospitiamo sul nostro mensile qualche spunto analitico sempre molto interessante) è stato eletto presidente della società “Acqua Pia Antica Marcia”, l’ex Onesti colosso immobiliare della capitale con interessi nel campo alberghiero, immobiliare, aeroportuale e dei porti turistici. Il suo compito non sarà facile visto che il Gruppo “Acqua Marcia”, che fa capo alla famiglia dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone (alle prese con la giustizia per la vicenda del porto turistico di Imperia), presenta un passivo che supererebbe i 500 milioni di euro. Tiziano Onesti è stato nominato dall’Assemblea dei Soci e, insieme agli altri membri indipendenti del nuovo Consiglio di Amministrazione, avrà il difficile compito di condurre il piano di riassetto del gruppo attraverso l’adozione delle soluzioni più idonee per raggiungere tale risultato, compresa la possibilità di accedere alla Procedura di amministrazione straordinaria come fece alcuni anni fa la Parmalat. A Tiziano va il nostro più sincero in bocca al lupo per quest’altra difficile avventura nel settore del rilancio delle grandi imprese in crisi e, insieme, esprimiamo il nostro rammarico poichè un tecnico serio e preparato come lui (che ama molto Rocca di Papa) viene continuamente ignorato dalla nostra amministrazione locale, basti pensare alla gestione dei boschi pubblici che, è bene ricordarlo, gran parte furono acquisiti dal Comune in seguito alle sue relazioni e valutazioni tecniche, accompagnate da un piano di sviluppo rimasto rigorosamente inapplicato fino a oggi. Quegli stessi boschi di cui ora l’amministrazione vorrebbe disfarsi. (A.S.)

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ROCCA DI PAPA

il Segno - Settembre 2012

Crescita demografica senza freni, in due anni mille abitanti in più

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Aumentano anche gli ospiti stranieri, 1873, di cui 900 di nazionalità rumena

di Marcello Morrone Rocca di Papa sta per tagliare il traguardo dei 17mila abitanti. Al 31 luglio scorso i cittadini residenti erano 16.661, cioè 1.354 in più rispetto alla fine del 2008, quando erano poco più di 15.300. Si tratta di uno degli incrementi più elevati tra i Comuni dei Castelli Romani, segno che la tanto annunciata ed elogiata “opzione zero” da parte dell’amministrazione guidata dal Sindaco Boccia, non era null’altro che uno sloogan elettorale teso a tranquillizzare tutti coloro che da anni vedono diminuire il territorio verde a vantaggio di nuove abitazioni. E questi dati lo stanno a dimostrare. Undici anni fa i roccheggiani erano circa 13mila. Per vedere nel dettaglio l’andamento di questa costante e inesorabile crescita dall’Unità d’Italia (1861) a oggi, basta leggere le due tabelle poste più a destra. Per quanto riguarda invece l’arrivo di nuovi residenti, i numeri parlano di un aumento di 1.873 unità, di cui 1.160 provenienti da Paesi facenti parte dell’Unione Europea. Tra questi la maggiore comunità stanziatasi a Rocca di Papa risulta essere quella romena (900 cittadini, oltre la metà donne) che da anni ap-

I cittadini dell’Europa e degli altri Continenti al 31 dicembre 2011

Continente

Unione Europea

totale maschi femm.

1.160 546

Altri Paesi Europei 400

181

109

29

Africa

146

Asia

57

Americhe Oceania Totale

1

83 27 0

614 219 63

Romania Moldova Egitto Perù

Filippine

Australia

totale

maschi femm.

31 dicembre 2008 15.307 7.589 7.718 31 dicembre 2009 15.771 7.829 7.942

31 dicembre 2010 16.148 8.034 8.114

1

incremento a oggi 16.661 8.273 8.388

30

1.873 866 1.007

31 dicembre 2011 16.420 8.169 8.251

Così dal 1861 al 2001

totale maschi femm.

900

445

455

82

53

29

149 22 26 1

pare, nella maggior parte dei casi, ben integrata con i residenti ritenuti storici. Rispetto a tre anni fa sono aumentati di 217 unità (al 31 dicembre del 2009, infatti, erano 683). Tra i Continenti, oltre all’Europa (sia comunitaria che non: 1.560), vi è l’Africa con 146

non solo fili

Residenti al

80

Provengono da una settantina di Paesi, eccone alcuni

Paese

RESIDENTI A ROCCA DI PAPA Una crescita continua che sta per raggiungere quota 17.000

merceria

62 8

14 0

87 14 12 1

ospiti, di cui la maggior parte (82) provenienti dall’Egitto; poco sotto ci sono le Americhe con 109 cittadini extracomunitari (termine che va letto per quello che è: cioè persone al di fuori dell’Unione Comunitaria Europea), di cui 22 nati in Perù, seguite dal vicino Conti-

nente asiatico (57 presenze). Anche l’Australia ha messo una bandierina tra coloro che hanno scelto di risiedere a Rocca di Papa. (Dati gentilmente forniti dall’Ufficio d’Anagrafe del Comune di Rocca di Papa ed elaborati da Sergio Rasetti)

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Nè pedana nè pulmino... benvenuti nel paese delle promesse mancate ROCCA DI PAPA

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di Daniela Di Rosa C’era una volta il paese delle promesse… quelle sbandierate e mai mantenute... tanto al Sindaco bastava ripeterle ad ogni tornata elettorale e veniva puntualmente rieletto, contava sulla credulità della gente e a quanto pare aveva ragione, oh! ci cascavano sempre! In quello stesso paese c’era un gruppo di persone che da anni senza stancarsi lo sbugiardava spesso, non avevano niente da guadagnare, anzi ci rimettevano sempre ma per amore della verità continuavano indefessi. Anche qui a Rocca di Papa, ogni promessa del Sindaco non mantenuta viene regolarmente pubblicata! Voglio parlarvi di una piccola ma grande promessa fatta a Roberta, giovane donna con disabilità motorie (ne ho già parlato sul numero di ottobre 2011). Lei vive al piano interrato di una palazzina e le è quasi impossibile uscire di casa: poco più di un anno fa, a pochi mesi dalle elezioni a Sindaco, Boccia si presentò da lei e promise... promise una semplice pedana, affinchè Roberta potesse uscire tranquillamente da casa senza dover per forza contare sui genitori; presero anche le misure, forse lei votò per lui e magari anche tutta la sua famiglia e probabilmente parenti e

amici… Boccia fu rieletto e si dimenticò di Roberta e della pedana, proprio come nel paese delle promesse vane. I suoi genitori continuarono e continuano con fatica a farla uscire di casa, per fortuna c’era un pulmino per disabili che poteva accompagnarla, magari a Grottaferrata nella Comunità Capodarco di don Franco dove, due pomeriggi a settimana, Roberta andava volentieri per svolgere alcune attività. Ma ecco che con l’arrivo dell’estate il Comune sopprime il servizio del trasporto, e perché? E perchè proprio d’estate quando tutti abbiamo più voglia di uscire, figuriamoci lei che si muove in carrozzina? Così a Roberta non solo è mancata la pedana ma le hanno tolto anche il pul-

il Segno - Settembre 2012

Sopra: Roberta A lato: il pulmino soppresso

mino! Caro Boccia, ti ricordo che siamo la città della fratellanza, passi che hai promesso e non hai mantenuto, ci siamo abituati (e se ti ricandidi per la terza volta e racconti bene le tue storie sarai rieletto…), ma non ti rimorde un pochino la

coscienza? Non si potrebbe fare una festa in meno e una pedana in più? Signor Sindaco di Rocca di Papa perchè almeno non va da Roberta a spiegare perchè non ha nè pedana nè pulmino? Ce lo “promette”?

Giuntarelli coinvolto nell’inchiesta sui punti verdi di Roma

Indagato il direttore del Parco Il Parco dei Castelli Romani, sotto l’insegna della destra regionale, non trova pace. Dopo la successione di vari direttori, pochi mesi fa era arrivato Paolo Giuntarelli, già presidente del Bioparco di Roma e altri incarichi più o meno prestigiosi. Dopo una serie di tentativi Orciuoli, attuale commissario del Parco, pensava di aver risolto finalmente il problema della direzione. Adesso però Giuntarelli è finito sul registro degli indagati della Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sui “punti verdi” che nel

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2010 (quando Giuntarelli ricopriva il ruolo di direttore del Dipartimento Ambiente della Capitale) vennero assegnati a privati senza alcuna gara. L’accusa per Giuntarelli è di abuso d’ufficio. Chissà che cosa penserà ora il Sindaco di Rocca di Papa che aveva salutato con grande entusiasmo l’arrivo di Giuntarelli a Rocca di Papa, addirittura inviando un comunicato stampa sulla grande accoglienza riservata da Boccia a Giuntarelli.

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il Segno - Settembre 2012

ROCCA DI PAPA Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Centro Anziani, si riapre il dibattito

In questa pagina ospitiamo due delle lettere arrivate in redazione inerenti il funzionamento e la gestione del Centro Anziani di Rocca di Papa. Lettere che evidentemente testimoniano malumori più o meno diffusi tra gli iscritti e che mettono in evidenza alcuni problemi di trasparenza, partecipazione e organizzazione su cui sia il Comitato di Gestione del Centro sia l’amministrazione comunale dovrebbero aprire un dibattito pubblico. Il Centro Anziani, che raccoglie al suo interno centinaia di persone, deve essere un luogo dove tutto avviene alla luce del sole, senza segreti nè rivalse, dove ognuno deve essere libero di esprimere il suo giudizio sia positivo che negativo sulle cose che si fanno; ma se ciò non è possibile significa che qualcosa non va come dovrebbe. Allo stesso tempo, ai tanti che ci hanno scritto sulle questioni poste da queste due lettere (o che ci fermano per strada per sollecitare la stesura di articoli) voglio dire con chiarezza che il ruolo di un giornale non è quello di condurre battaglie per conto di qualcuno ma, semplicemente, renderle pubbliche attraverso un’informazione attenta e scrupolosa. Cioè quello che cerchiamo di fare ogni mese. Andrea Sebastianelli

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

“Al Centro Anziani c’è poca trasparenza e nessuno può mettere bocca”

Alla prima porta a sinistra del Centro Anziani sta scritto “E’ severamente vietato l’accesso ai non addetti ai lavori”, vai fotografala e mettila, è una cosa vergognosa per chi ha scritto e per chi sopporta senza fiatare. Vogliono rimanere segreti ma chi lo vuole è perché le cose sono [poco chiare] e a Rocca per chi comanda è un delitto se uno critica. Ti mando questo (Statuto del Centro Anziani, n.d.d.) che non dovrebbe circolare perché parla dei loro doveri e dei diritti degli iscritti. Se lo metti interessi tanti e aiuti a fare chiarezza. Le assemblee non le fanno, nessuno dice entrate e spese, i verbali se li fanno soli, nessuno può mettere bocca, se provi sei infame. Solo due volte possono essere eletti, partono, mangiano, ballano e… Solo tu puoi fare qualcosa per cambiare chi da compagno si batteva per le cose giuste e adesso fa come Putin. Lettera firmata

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“Il Comitato di Gestione dica come stanno le cose”

Cosa è successo e cosa succede al Centro Anziani? I Soci del Centro esprimono il loro disappunto nei riguardi del “nuovo” Comitato di Gestione in carica da circa un anno. Speriamo che si possa dare qualche risposta a coloro che si domandano dove sono finite le promesse fatte da parte dei rappresentanti dell’unica lista presentatasi alle elezioni del 18 novembre scorso per il rinnovo delle cariche (caso anomalo visto che solo nelle dittature succede questo). A circa 11 mesi dall’insediamento, i Soci si domandano di quale trasparenza si parla se a oggi non si sono visti né bilanci trimestrali, né tanto meno quello dell’anno 2011, inoltre fra le tante cose che non vanno c’è anche la copertura del gazebo del Centro: è mai possibile che i Soci dopo che sono stati costretti a stare sotto il sole per mesi si sono visti “coprire” (si fa per dire) il gazebo con delle cannucce? Non si poteva fare di meglio? Si dice che non ci sono soldi ma si sentono voci che parlano di spese telefoniche esorbitanti. Ma la cosa più grave che i Soci contestano è che si è taciuto soprattutto su quello che è successo il giorno 8 dicembre 2011, festa dell’Immacolata, dove è stata organizzata una “polentata” al Centro nella quale metà circa degli intervenuti si è sentita male. Signori del Comitato se ci siete battete un colpo! I Soci aspettano ancora una risposta da voi: perché si è taciuto su questo? Di chi è la colpa? Perché non si sono fatti analizzare gli alimenti per conoscere la

causa che ha scatenato questo malessere? Eppure il Centro paga la Haccp (circa 300 euro all’anno), dove sono finiti gli organi preposti al controllo (Servizi Sociali, Sindaco, Assessore)? Perché tutti tacciono? Non sarà per le troppe parentele che legano alcuni membri del Comitato all’amministrazione comunale? Perché allora parlate sempre di trasparenza? I Soci da voi si aspettavano un cambiamento in meglio non in peggio, visto che avete fatto di tutto per andare a governare il Centro Anziani. A proposito di trasparenza ci fate sapere o no se ci sono state le dimissioni del Presidente? Perché vista questa specie di “faida” che si sta consumando dentro il Comitato per la spartizione delle cariche si presuppone che, se le dimissioni ci sono state, in tempi brevi si riandrà di sicuro a nuove elezioni. Se non si ha considerazione per tutti, al di là di qualsiasi differenza economica, sociale e culturale, non si è degni di far parte di un’associazione pubblica. A questo punto visto che parlate tanto di rispetto, i Soci che non avete rispettato e continuate a non rispettare, oggi vi chiedono la verità sulla “cacciata” di chi gestiva la cucina, sulla vicenda della “polentata”, sulle vociferate dimissioni del Presidente, sui bilanci e sulle trimestrali mancate. Un Comitato di Gestione dovrebbe avere un grande entusiasmo ma visto come vanno le cose al Centro, il vostro entusiasmo di certo lo porterà alla chiusura. Lettera firmata

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ROCCA DI PAPA

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Il bilancio degli eventi tra luci e (molte) ombre A Paolo Valbonesi e Piero Botti il nostro plauso

di Luigi Serafini L’estate è ormai alle nostre spalle ed è tempo di bilanci per la stagione tipica delle feste e delle iniziative culturali e ricreative. Una stagione conclusasi con le dimissioni del delegato agli eventi culturali, Simone Pizziconi, che forse non riteneva di poter svolgere appieno le funzioni della sua delega. Non che il calendario messo in piedi a Rocca di Papa sia stato molto ricco, anzi. Se non fosse stato per l’impegno personale e professionale di artisti locali, la stagione appena passata sarebbe rimasta del tutto insignificante. L’amministrazione comunale, da parte sua, ha realizzato alcuni eventi dei quali dobbiamo segnalare il successo del concerto dei “Ladri di carrozzelle”, la band composta da diversamente abili che il 18 agosto ha riempito piazza della Repubblica. Questo evento, proposto dal musicista Paolo Valbonesi, è stato patrocinato dal Comune di Rocca di Papa. Restando a Valbonesi, dobbiamo dire che ormai è uno degli artisti più impegnati nella realizzazione di eventi musicali. Ha ideato, presentato e strutturato la serata dedicata al compianto Graziano (al Parco dei Campi), ha tenuto l’annuale edizione delle canzoni dedicate a Fabrizio De Andrè (al Bar enoteca di piazza della Repubblica), senza dimenticare le sue serate a tema, tra cui quella sulla musica romana e altre iniziative che lo

hanno sempre visto in prima fila. Paolo Valbonesi è uno di quegli artisti che si sentono appagati già dal fatto di fare musica e di esibirsi. Per questo resta davvero inspiegabile che un’associazione come la Proloco lo abbia lasciato andare senza dire una parola. Ma si sà lui viene da fuori, non è nè nato nè cresciuto a Rocca di Papa e quindi deve pagare questa sorta di “peccato originale”. Roccheggiano verace invece è Piero Botti, noto per le sue performance e per la sua poliedricità. Regista, autore di testi teatrali e musicali, musicista, pittore e inventore d’arte e di cultura. Il suo spettacolo, che forse è stato quello di maggiore successo in termini di attenzione e partecipazione, lo ha visto cimentarsi sui più importanti eventi storici che hanno caratterizzato la storia di Rocca di Papa, dalle origini a oggi. L’aspetto che più incuriosisce dei suoi spettacoli è la capacità di Piero di coinvolgere intorno all’idea iniziale tante persone che, ognuno con competenze specifiche, riescono a dare vita a un affiatamento che è forse (al di là del successo delle esibizioni) la cosa più bella da evidenziare. Per esempio, nello spettacolo su Rocca di Papa (alla Casina dei Pini) hanno collaborato Ermanno Gatta, Gianni Fondi, Alessandro Guerrieri, Paolo Vitale, Mariangela Cimini, oltre a Silvio e Lorenzo Querini e all’ex delegato Si-

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mone Pizziconi. Invece l’estate è trascorsa con una domanda: ma la Proloco dove sta? Forse ha preso le ferie visto che luglio e agosto sono trascorse senza una sua presenza significativa. Ora a settembre si è rimessa in movimento ma più che altro partecipando a eventi già programmati da altri. Da quest’associaizone ci aspettiamo di più visto che recentemente il Comune (che sta togliendo soldi a tutti) le ha stanziato 15mila euro. Ma la Proloco non doveva essere in grado di camminare da sola trovando sponsor e contributi? Alcuni concerti poi sono stati davvero un flop. Ho visto una piazza Garibaldi completamente deserta per l’esibizione di un gruppo musicale di cui non ricordo nemmeno il nome. Una piazzetta che faceva trasparire la disorganizzazione e l’improvvisazione di chi pensa che fare eventi sia solo chiamare qualcuno a suonare. Poca pubblicità, poco coinvolgimento, poco di tutto... e la piazza era vuota con la desolazione di chi si doveva esibire. Si dirà: in tempo di crisi c’è poco da festeggiare però qualcosa di meglio si poteva fare. Invece la lettera di una nostra lettrice, Giovanna, sulla mancata “Notte Verde” ci lascia più che perplessi visto che ad aprile

il Segno - Settembre 2012 I “Ladri di carrozzelle” durante il concerto di Rocca di Papa

la Proloco, in un comunicato stampa, tra gli eventi più importanti in grado di unire cultura e natura, citava proprio la “Notte Verde”, pensata qualche anno fa dalla scrittrice Maria Pia Santangeli. Fanno tutto da soli: annunciano iniziative che poi non fanno! Ma a ben vedere la “Notte Verde” è un evento davvero particolare, capace di coinvolgere, in una sola notte, decine di artisti, musicisti, pittori, poeti, scrittori e (pensate un po’) anche i commercianti. L’unico evento locale in grado di attrarre visitatori anche dalle città vicine. Quindi, per Rocca di Papa, che non vuole aprirsi all’esterno (a questo punto viene da pensare che questa “emarginazione culturale” sia una scelta dell’amministrazione comunale), è vista come una manifestazione inadatta. Murales? Solo artisti locali (ci ha provato un pittore della città di Diamante e lo hanno rispedito a casa con la coda tra le gambe). Se non disegni case e madonne non ti vogliono. Ma quando si capirà che questo paese ha bisogno di “volare” e non di rintanarsi nel suo provincialismo più becero? Corso della Costituente, 10 Rocca di Papa

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ROCCA DI PAPA Sepoltura con lapide per Checco, il cane del cimitero

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il Segno - Settembre 2012

L’amore non ha confini, lo dimostrano gli animali

di Daniela Di Rosa L’amore non ha confini, quello per gli animali e tra gli animali è molto spesso straordinario! Mi capita di leggere o ascoltare storie sentimentali tra animali ma mai mi era capitato personalmente, a parte una piccola scimmia scappata da una gabbietta in via delle Barozze tanti anni fa… lavoravo in una clinica per anziani (villa Serenitas), era inverno e da una finestra vidi una scimmietta su un albero, avvisai le colleghe, tra cui Danira (la proprietaria del negozio di fate e gnomi), mi dissero che avevo le allucinazioni, ma dovettero ricredersi, c’era veramente! Chiamammo i vigili che rintracciarono i proprietari (la sera prima, passando sotto il ponticello, la gabbia si era aperta e da lì la fuga della scimmia), in attesa del loro arrivo re-

stai in mezzo alla strada a parlare con l’animale. Arrivarono, montarono una grossa gabbia nella villa di fronte e tornai a lavorare. Dopo un bel po’ venne dentro qualcuno a chiamarmi, la scimmietta non voleva scendere dall’albero anzi, si allontanava e un’altra notte al freddo l’avrebbe sicuramente uccisa. Uscii e le “riparlai”, entrai nella gabbia e, incredibile a dirsi, scese dall’albero ed entrò anche lei! Chissà perché si fidava di me! Ora voglio raccontarvi la storia di Lisetta, una piccola cagnetta meticcia, incrocio tra un bassotto e chissà chi. Torniamo indietro di due anni, c’era Bianchino, un bell’incrocio di maremmano, viveva solo in un terreno, accudino dal suo padrone e da una mia amica, la portammo da lui che aveva pochi mesi e tra loro fu subito amore. Lisetta e Bianchino per due anni sono stati inseparabili, La “bassottina” Lisetta e il maremmano Bianchino, una storia d’amore finita in tragedia

sempre insieme, anche quando il terreno fu venduto e finirono per due mesi in pensione, poi si trovò un altro piccolo terreno e vissero felici per un altro anno. Venne il giorno in cui il proprietario si riprese Bianchino e Lisetta venne via con me, non scorderò mai il Checco dolore negli occhi della cagnetta, la paura, l’incredulità… la mattina dopo Lisetta era triste, non voleva mangiare, il pomeriggio non voleva muoversi, alle sei corro dalla veterinaria… ma Lisetta muore in macchina! Disperata decido per l’autopsia, non aveva ancora tre anni. Si scopre che il suo cuore, già malato per un’infezione, non ha sopportato il dolore della separazione! Questa storia la dedico a tutti quelli che dopo un anno, due e anche di più abbandonano il proprio cane o gatto, pensando che è solo un animale… l’amore non è prerogativa umana! L’ultima storia (per questo mese) riguarda l’ormai famoso Checco, il cane del cimitero morto qualche mese fa, non ha una statua all’entrata del paese come il cane di Monte

Luca e la lapide dedicata a Checco donata dal marmista Orofino Prospero

Porzio, ma Luca e Vanessa hanno fatto per lui una piccola sepoltura con tanto di lapide, donata con affetto e sensibilità da Orofino Prospero, il marmista di via San Sebastiano. Qualcuno storcerà il naso e a loro voglio ricordare che in Gran Bretagna esiste un cimitero “misto” e che in Italia il Comune di Fauglia (piccolo centro sulle colline pisane) sta per realizzarne uno, il primo in Italia dove si potrà riposare in eterno accanto agli amici a quattro zampe… non stupitevi, già nella preistoria spesso l’uomo si faceva seppellire insieme ai suoi amati animali.

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il Segno - Settembre 2012

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A P P R O F O N D I M E N T O

di Sergio Rasetti Il bilancio comunale 2012 prevede la vendita di ettari di boschi e ha suscitato una reazione univoca nella popolazione di Rocca di Papa: tutti contrari. Sarà interessante vedere come questa contrarietà si manifesterà con la partecipazione alle iniziative che qualcuno certamente metterà in campo nelle prossime settimane. Abbiamo imparato che, anche su questioni fondamentali della vita pubblica locale, la rinuncia a collocarsi in modo chiaro è diventata uno sport di massa; mentre il potere mostra un volto poco tranquillizzante per il cittadino che chiede diritti certi dopo aver rispettato i propri doveri. Ma l’argomento all’ordine del giorno non ammette alcun ritardo per una presa di posizione chiara. Se ne dovranno far carico, avanti agli altri, coloro che al paese hanno dato e danno molto di più di quanto ricevono: intellettuali, scrittori, artisti, giornalisti, insegnanti, professionisti, comitati di quartiere e associa-

REFERENDUM!

per tutelare i nostri boschi

Solo partecipando si può cambiare l’assurda decisione del Comune zioni, volontari, sportivi, cittadini che ci mettono la faccia. Centinaia di persone che possono cambiare il corso della storia di questi ultimi anni. Centinaia di persone che rifiutando di coltivare soltanto il proprio orticello; concesso loro per ottenere consenso personale dagli occupanti del palazzo; scendono in campo, come cittadini consapevoli che

La vallata del Vivaro circondata da boschi

questa casta non deve più decidere da sola. Ai critici che dichiarano inutili le nostre denunce, le nostre proposte, le informazioni che svelano che cosa bolle nella pentola comunale (visto che dal palazzo continuano a fare orecchie da mercante), ricordiamo che un giornale può informare e sollecitare l’attenzione su problemi e accadimenti, ma non

è un soggetto deputato a risolverli. Noi però la nostra parte la faremo lanciando una raccolta di firme. Per cambiare il corso degli eventi bisogna partecipare e non occorre che chiami il partito, il prete o il politico di governo o di opposizione. Basta uscire da casa e mettersi alla ricerca di quanti vogliono collaborare per fare le cose più giuste per questo paese.

Uno dei sentieri boschivi di Rocca di Papa


Ritaglia e raccogli le firme

Con la mia firma dico:

“NO” ALLA DELIBERA DI CONSIGLIO COMUNALE N. 17 DEL 30 MAGGIO 2012 con cui il Comune di Rocca di Papa intende vendere i boschi pubblici (tra cui il bosco della biodiversità) e contemporaneamente realizzare una “Centrale a biomasse” nel cuore del Parco dei Castelli Romani;

E CHIEDO

CHE VENGA PROMOSSO UN REFERENDUM COMUNALE IN BASE ALL’ART. 47 DELLO STATUTO COMUNALE VIGENTE attraverso il quale i cittadini possano decidere in merito alle scelte che condizioneranno il futuro della città di Rocca di Papa Tratt. dati

X

Nome e Cognome

Indirizzo

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info: ilpiccolosegno@libero.it

Rocca di Papa, data: .........................................................

Firma

il Segno - Settembre 2012

FERMIAMO LA VENDITA DEI BOSCHI PUBBLICI di Rocca di Papa

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A P P R O F O N D I M E N T O


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ROCCA DI PAPA Da Alvaro Fondi riceviamo e volentieri pubblichiamo

il Segno - Settembre 2012

Giorni fa, su un giornale nazionale, ho letto un articolo del primo cittadino che notava un abuso edilizio nella sede del Parco Regionale. Mi domando: si è rotto il giocattolo? Certo, nel Parco Regionale dei Castelli Romani ci sono “alcune” persone talmente competenti che si fanno vedere sempre con qualche pezzo di legno in mano (dovranno costruire una nuova arca?), altri li vedi lì fuori a fumare per la pausa... Intanto il bosco, che si trova nella parte sottostante la Sede (via Marino), continua ad essere invaso dai rifiuti (da frigoriferi a mobili per la cucina, da divani a vasi, da copertoni a carcasse di auto, da girelli per bambini a buste sorpresa, cioè sacchi neri ben sigillati). Dimenticavo, si possono trovare anche siringhe sia imballate che usate. E’ dura vedere che ci sono persone incivili che non sanno ciò che fanno e se ne fregano delle conseguenze dei loro gesti. Ma è ancora più duro sapere che dovrebbero esserci dei controlli che non ci sono mai stati. Per non dimenticare tutte le promesse fatte dalle Amministrazioni, sotto periodo elettorale da quindici anni ad oggi, riguardo alla riqualificazione dei nostri boschi. Per loro la pa- Alvaro Fondi rola “riqualificare” significa svendere? Si continua a cadere nei tranelli come sempre, abboccare a promesse di lavoro, oppure attaccati anche ad un certificato. Poi vi lamentate nei vostri tuguri o assembramenti se non vi hanno dato ciò che vi avevano promesso. Rocca di Papa è un Paese che vivrebbe solo con i boschi, invece si pensa ad organizzare gemellaggi e feste in piazza per coprire quello che di fatto è un mal governo. Qualcuno sulla scatola blu dell’autovelox ha scritto: “Il paese muore boccia magna!”. Naturalmente è stata subito cancellata. Quello che mi domando, però, è che fine hanno fatto i lavori dell’Isola Ecologica? Sono mesi che il travaso dei rifiuti si svolge su via Roma e si può immaginare dove finisce il liquame del travaso dei mezzi. Dove sono i “Grandi Ambientalisti” di Rocca? Quante multe sono state elevate

Il Bis co t ti ere 2

“Il degrado del paese dovutoacattiva gestione” con il progetto “armati nel Bosco”? Certo, la parola d’ordine è la “spending review”, parola anglo-sassone che nella nostra lingua-indigena si può tradurre in “svendita e massacro sociale”. Non sono i vostri rappresentanti di governo che aiutano i “professori-banchieri-tecnici”: una scelta c’era e c’è ancora. Ci dispiace vedere il nostro paese ridotto in questa situazione da terzo mondo. Un paese dei soliti, un paese ridotto in rosso per la cattiva gestione, un paese dove la trasparenza è zero, dove si assumono “persone” scavalcando la legge, un paese dove chi fa la differenziata non viene

premiato e, anzi, paga il venti per cento in più. Un paese che non merita tutti questi “signori” che con il loro “saper fare”, unitamente alla minoranza, dovrebbero solo alzare i tacchi e andarsene. Voi siete “anticittadini”, siete demagoghi e siete populisti, cioè parlate al solo scopo di accrescere il vostro consenso anche se poi, come accade anche in Consiglio Comunale, votate in modo opposto a quanto avete dichiarato. Si deve essere consapevoli, in conclusione, che “non siamo tutti uguali”! Il Direttivo de “La Destra” con il Segretario Cittadino Alvaro Fondi

La politica torna a infiammarsi per il dopo Boccia

E’ già caccia al nuovo Sindaco

di Luigi Serafini E’ trascorso poco più di un anno dall’inizio del secondo mandato di Pasquale Boccia e già cominciano a girare le prime indiscrezioni per la succesione alla poltrona di primo cittadino. Questo “fermento” in parte dipende dalla crisi economico-finanziaria che sta vivendo l’amministrazione roccheggiana che in cassa non ha più un centesimo di euro e quindi anche il clima politico è diventato nebuloso con alcuni Consiglieri Comunali di maggioranza, scontenti di come vanno le cose, che cinguettano spesso con quelli di mino-

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ranza. Argomento prediletto, a quanto pare, il futuro dello stesso Boccia e la corsa alla candidatura di Sindaco. In prima linea per la successione c’è ovviamente l’Ass.re all’Urbanistica Silvia Sciamplicotti che aspira dunque a diventare la prima cittadina in gonnella di Rocca di Papa e, per quel che siamo riusciti a sapere, alla fine la dovrebbe spuntare rispetto agli altri candidati Pd, Mauro Fei e Maurizio Querini. Anche nel centrodestra si nota un po’ di fermento ma il problema di questa parte politica è la presenza ingombrante di Enrico Fondi

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che, alla fine, potrebbe tentare la strada di una lista civica in grado di riunire componenti di centrodestra e di centrosinistra. Sullo sfondo vi è la nuova legge elettorale con cui Rocca di Papa (avendo superato i 15mila abitanti) andrà al voto. Una legge che prevede il ballottagio nel caso che nessun candidato superi il 50% di preferenze al primo turno. Sarebbero già pronte le cosiddette “liste civetta”, quelle liste cioè che si presentano alle elezioni solo per poter poi andare a trattare con i candidati che si sfideranno al secondo turno.

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ROCCA DI PAPA Ecco come si ridisegna il servizio idrico nel Lazio. Si firma entro il 30 settembre il Segno - Settembreo 2012

Nuova petizione contro la Regione chenon tiene contodelreferendum di Simona Savini* Bloccare le privatizzazioni, ricorda il movimento per l’acqua pubblica, è solo l’inizio di un cammino che punti alla gestione pubblica e davvero partecipata del servizio idrico. Un’altra firma dopo il referndum sull’acqua, che la Regione Lazio non riconosce. «Perché un’altra firma dopo aver vinto i referendum sull’acqua?». Già, perché? Per ragionare sulla nuova proposta di legge di iniziativa popolare sulla gestione del servizio idrico si può partire proprio da quella domanda, che spesso viene rivolta ai banchetti di raccolta firme da alcune settimane sparsi per la città. Ci sono diverse buone ragioni dietro quella nuova proposta, prima fra tutti la natura abrogativa del referendum: con la straordinaria vittoria del 12-13 giugno 2011 è stato infatti messo uno stop alle privatizzazioni nel nostro paese, un freno che continua a reggere nonostante i molteplici tentativi di aggiramento del precedente e dell’attuale governo. Ma fermare le privatizzazioni, ricorda il movimento per l’acqua pubblica, è solo l’inizio di un cammino che punti alla gestione pubblica e partecipata del servizio idrico. E se questa battaglia ha ovviamente una dimensione nazionale, anche le decisioni che vengono prese dai governi regionali sono cru-

ciali in tal senso: entro il 31 dicembre 2012 le Regioni dovranno infatti individuare i soggetti che assumeranno le competenze degli attuali Ambiti Territoriali Ottimali (Ato, le unità territoriale di gestione del servizio idrico). La bozza di legge finora circolata nella Regione Lazio, a firma dell’assessore all’ambiente Marco Mattei, marcia in direzione contraria a quella indicata dagli oltre due milioni di cittadini del Lazio che poco più di un anno fa hanno votato per l’acqua pubblica: dalla definizione del servizio idrico come «servizio di rilevanza economica», con il suo conseguente assoggettamento al mercato, alla costituzione di un Ato unico regionale, che porterebbe a un allontanamento del servizio dal citta-

dino e a uno svuotamento ulteriore del ruolo delle comunità locali. La scadenza di dicembre è però anche un’occasione che le organizzazioni sociali della Regione per la difesa dell’acqua e dei beni comuni non possono perdere: si ridisegna il servizio idrico, ed è quindi il momento giusto per mettere sul piatto le proposte dal basso. L’obiettivo quindi è una proposta di legge che sottragga davvero il servizio idrico alle regole del mercato, che spinga verso la trasformazione delle attuali società per azioni in aziende di diritto pubblico, che getti le basi per una gestione dell’acqua attenta all’ambiente e ai cittadini. Una proposta che, se non sarà discussa entro un anno dalla sua presentazione, sarà sottoposta a refe-

rendum popolare, così come previsto dal regolamento regionale. Si tratta di un percorso che parte dai cittadini, ma che passa anche per le amministrazioni comunali, le più prossime ai cittadini, anch’esse sempre più estromesse dalle decisioni in tema di servizi pubblici. La proposta di legge sarà infatti presentata in Consiglio regionale anche da tutti quei Comuni che in questi giorni stanno deliberando in tal senso: almeno dieci, secondo il regolamento della Regione, molto probabilmente di più, secondo l’interesse manifestato da molte amministrazioni. Entro il 30 settembre, ricordano i promotori dei banchetti, si chiuderà la fase di raccolta firme: 50mila l’obiettivo da raggiungere, firmando negli Urp dei Municipi di Roma e presso i banchetti consultabili su referendumacqua.it. Si aprirà poi la fase di interlocuzione con la Regione Lazio, insieme alla mobilitazione necessaria per contrastare la proposta della giunta regionale e far sentire la voce dei cittadini che all’acqua pubblica hanno detto e ribadito un chiaro sì. A quanto pare, il cammino è ancora lungo, ma la strada è tracciata. * Tratto da: www.comune-info.net del 13 settembre 2012

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“Il mio impegno contro il disinteresse di Boccia”

il Segno - Settembre 2012

Il Consigliere Danilo Romei dopo un anno di attività

di Cristiana Zarneri Primo anno amministrativo del Consigliere di minoranza Danilo Romei. Con impegno ed atteggiamento propositivo, ha fatto circa 40 interrogazioni tenendo sempre presente il bene dell’intera cittadina di Rocca di Papa: ha richiesto un intervento urgente per “l’annoso problema delle perdite d’acqua che dissestano il territorio roccheggiano e causano enormi sprechi”, soprattutto su via Frascati all’altezza del fontanile o in un terreno dove la perdita è così grande che si sta formando una sorta di palude; ha richiesto di adeguare la di-

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visa del Comando della Polizia Locale alla scelta già effettuata da quasi tutti i Comuni dei Castelli Romani; sulla base di un Decreto ministeriale, che prevede un bagno separato fra uomini e donne, ha richiesto la realizzazione di un secondo bagno all’interno del Comando. Ha effettuato una raccolta firme “per il potenziamento dell’energia elettrica in via dei Papaveri”, ed i lavori in corso da qualche tempo lo hanno ripagato dell’impegno profuso. Ha iniziato una dura lotta “contro il caro bollette di Acque Potabili e in molti hanno aderito al ricorso attuato, considerando che la città di Rocca di Papa -ci dice

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Romei-, per un accordo che ha firmato il Sindaco Boccia, paga ben quattro volte di più rispetto al Comune di Roma”. Con l’appoggio dell’On. Mazzocchi ha presentato un’interrogazione parlamentale sull’annoso problema della presenza dei ripetitori radio-tv, in seguito a un attento studio sull’effettiva pericolosità delle stesse sulla salute dei cittadini. Il Consigliere Romei si sta impegnando molto per evitare la svendita dei beni di proprietà comunale. “L’Amministrazione ha trovato come unica soluzione al dissesto finanziario quella di svendere immobili e parti del bosco, senza minimamente considerare che i beni sono di proprietà dell’intera cittadinanza e senza fare una preventiva perizia tecnica prima della vendita”. Il Consigliere sottolinea tutto ciò alla luce di un articolo uscito su “Il piccolo Segno”, nel mese di giugno scorso, in cui qualcuno lo accusava di essersi astenuto alla votazione sulla vendita degli immobili. “Nulla di più falso e i verbali parlano chiaro, ho votato contro!”.

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Danilo Romei

“E’ stato un anno colmo di impegno -ci dice ancora-, di lavoro e di controllo sull’operato dell’Amministrazione Boccia, che continua ad aumentare le tasse e non riesce ad offrire alla cittadinanza degni servizi e ad evitare sprechi come l’acquisto dell’ex Albergo Europa, una moderna fabbrica di San Pietro, la cui ristrutturazione è ancora in alto mare da anni; la realizzazione di 20 stalli di sosta (parcheggio) costati 500/600mila euro, vale a dire 25mila euro a macchina; i 15mila euro donati a titolo gratuito alla Proloco, per un motivo che davvero appare oscuro”. L’impegno costante del Consigliere Romei è “contro lo spreco, l’incapacità di gestione, il disinteresse dell’Amministrazione nei confronti di Rocca di Papa e dei suoi abitanti”.

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ROCCA DI PAPA A proposito dell’ultima estemporanea di pittura e dei murales

il Segno - Settembre 2012

Tante incomprensioni e un dubbio: il bosco fa paura? di Daniela Di Rosa Succede spesso che pur parlando la stessa lingua non ci si comprenda. Mi chiedo se sono io a fraintendere o sono gli altri a non spiegarsi! Prendo ad esempio l’ultima estemporanea di pittura con relativi murales. Lo scorso anno ne parlai sul Segno e azzeccai il vincitore, fu una bella iniziativa e mi congratulai con Zamira Croce, nota artista di Rocca di Papa e, credo, una delle organizzatrici della manifestazione. Qualche mese fa parlando con lei e scherzando dissi che la prossima volta avrei partecipato anch’io… mi prese sul serio e me lo propose. Purtroppo (o per fortuna) non so dipingere, lei insistette e convinsi un pittore, Clastro, che aveva realizzato un murales nel 1994 in via delle Scalette (foto sopra), ad impegnarsi per farne un altro.

nione con gli artisti per decidere i posti da assegnare, le risposi che non potevamo partecipare e che avrebbero potuto decidere loro perché qualunque angolo di Rocca ci andava bene… mi disse che ci avrebbe fatto sapere. E’ passato altro tempo e nessuno ci ha informato, finchè una domenica mattina vediamo gli artisti all’opera… purtroppo per il nostro murales non c’era

Il murales che Clastro realizzò nel 1994 in via delle Scalette

27 più posto, non ci avevano sentiti (!?). Ma non era lei che avrebbe dovuto contattarci? Che cosa era successo nel frattempo, si era aggiunto un altro artista? Oppure dovevamo proporre solo case, madonnine con bambinelli o fontane? Chi ha paura del bosco da difendere? Chi dei tre (la sottoscritta, Zamira o Clastro) ha capito male, si è spiegato male o ha fatto finta di dimenticare? La cosa più fastidiosa è stata la mattina della manifestazione, una Zamira festante e sorridente ci viene incontro e dice: “Che bello, ma perché non avete più partecipato?”. La nostra risposta, senza fraintendimenti è stata: “Ma che ci prendi per il culo?”. Questa volta spero di essere capita.

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Come soggetto scegliemmo un angolo di paradiso, il bosco, per ricordare a tutti che la bellezza di questo paese è il verde che lo circonda, mettendo in evidenza la dicitura della rivolta del 1855: “I boschi sono nostri e nostri i terreni”. Dopo qualche tempo la incontrai di nuovo e mi parlò di una riu-

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il Segno - Settembre 2012

ROCCA DI PAPA

Il “Gran galà della solidarietà” per le popolazioni terremotate

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L’iniziativa si è svolta il 5 settembre nella vicina città di Castel Gandolfo

di Cristiana Zarneri Mercoledì 5 settembre si è tenuto, in un prestigioso hotel avvolto nella spettacolare cornice di Castel Gandolfo, l’evento “Gran Galà della solidarietà” dedicato alla raccolta di fondi per le popolazioni colpite dal sisma del Comune di San Possidonio (Modena), organizzato dall’Unione Regionale Cuochi con il patrocinio della Regione Lazio. Hanno preso parte, oltre alla rappresentanza del Comune di San Possidonio guidata dal Sindaco Rudi Accorsi, il Capo Dipartimento della Regione Lazio, Luca Fegatelli, il Direttore regionale Ing. Francesco Mele e il dirigente della Protezione Civile regionale Gianni Ferrara Mirenzi. Per la Protezione Civile di Rocca di Papa è intervenuto il Vice Comandante Ing. Paolo Gatta. Il Sindaco Accorsi ha pronunciato commoventi parole di ringraziamento per il lavoro svolto dalla Regione Lazio e dai suoi volontari e per l’opera che da mesi espletano in aiuto di quelle terre martoriate, portando un simbolico e sentito abbraccio dell’intera comunità di San Possidonio. “Continueremo ad assistere queste popolazioni sino a quando non ci sarà più necessità -ha dichiarato il capo dipartimento Fegatelli-, il campo di accoglienza della Regione Lazio, che ha ricevuto apprezzamenti unanimi, è ritenuto il migliore tra quelli pre-

Studio

senti in Emilia. E’ stato possibile realizz a r l o solo grazie allo straordinario lavoro dei volontari sin.: L’Ing. Francesco Mele, che si ilDadott. Gianni Ferrara Mirenzi s o n o e l’Ing. Paolo Gatta adoperati e contigiovani senza valori sicuranuano a farlo in un modo eccel- mente non si fa riferimento ai lente e a loro va il mio più nostri ragazzi, che giornalsentito ringraziamento”. mente si adoperano al servizio A queste parole di ringrazia- della comunità concretizzando mento si sono associate quelle realmente gli ideali di fraternità del Direttore Mele e del diri- e solidarietà, capisaldi della gente Ferrara che hanno vita civile e bandiera della noespresso vicinanza alle popola- stra città. I nostri volontari sono zioni (“che con forza si stanno passati dai 44 gradi dell’Emilia, riprendendo”) e ai volontari ai ripetuti incendi dei nostri che “continuano nel delicato la- monti e si trovano ora a fronvoro di assistenza”. teggiare i gravi disagi, in seL’Ing. Gatta, Vice Comandante guito alle piogge torrenziali, di Protezione Civile Rocca di chi ancora vive in tenda”. Papa, ha infine dichiarato che L’emergenza purtroppo conti“l'evento di questa sera serve nua, ci saranno ancora altri ancor più a cementare il legame mesi di duro lavoro per la noche già ci unisce con le popola- stra Protezione Civile prima zioni colpite. Il nostro lavoro della chiusura dei campi, il pesta continuando e siamo con- riodo forse più duro che si afvinti di esprimere ancora me- faccia è l’inverno. Sono in glio le nostre potenzialità corso dei rilievi in questi giorni grazie al percorso che si sta ai quali sta prendendo parte il tracciando con il Comune di Presidente Maresciallo Cutolo Rocca di Papa ed in particolare per l’approntamento di misure con il Sindaco Boccia per un particolari per la difesa dalle programma di miglioramento e piogge. Auguriamo a tutti loro implementazione delle risorse un proficuo lavoro e li ringrastrumentali. Quando si parla di ziamo ancora una volta.

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Ma quanto dura quest’ allestimento?

La scritta che leggete qui sotto: Città di Rocca di Papa SITO INTERNET UFFICIALE DEL COMUNE

Lavori Pubblici - Ambiente PAGINA IN ALLESTIMENTO

è quella che appare sul sito internet del Comune aprendo la pagina di questo settore specifico (ma in realtà tale dicitura è presente da sempre!- nella maggior parte dei settori), quasi a significare i tempi biblici della realizzazione delle nostre opere pubbliche. Ma non è un bel modo di relazionarsi con i propri cittadini. L’informazione i nostri Amministratori evidentemente la ritengono un optional, mentre invece è un obbligo di legge che noi invitiamo a rispettare. il-sognatore.blogspot.com

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...IN CORPORE SANO I Canarini Rocca di Papa tentano il rilancio con nuovi vertici

di Matteo Ciano La Frusley Soccer Promotion entra prepotentemente nello sport a Rocca di Papa e lo fa con il suo personaggio di spicco, Gennaro Draicchio (foto sotto), persona molto attiva nell’organizzazione di eventi, soprattutto sportivi, come “Strett Soccer 3vs3”, “Castagnolandia”, “Rocca 8vs8”, “Frusley Village”, “2 calci in Piazza”, ed ora con l’organizzazione per la strutturazione della Nuova Canarini Rocca di Papa. In qualità di Direttore Organizzativo ha istituito il sito internet, ha trovato sponsor importanti, messo insieme i componenti della nuova società ma soprattutto ha contattato M a r c o Amelia per avere il nome della sua Scuola Calcio, un bel colpo, Draicchio così da convincere le persone a portare i propri bambini nella nuova società, persone come lo stesso Draicchio che fino all’anno passato peregrinava in altri lidi per far giocare il figlio. Ma che cosa ha fatto venire a Draicchio questa illuminazione? Si dice sia una persona molto ambiziosa, uno che sulle poltrone ci sta abbastanza comodo, ci ha provato con la Pro Loco, l’anno scorso, nominato Segretario ha abbandonato poco dopo per dissidi con il Presidente, e sembra che siano volate parole grosse nel Quartier Generale dell’associazione, e allora non sembra avere timore a scatenare piccoli terremoti diplomatici, e visto che da qualche tempo lo sport a Rocca di Papa è targato prevalentemente Frusley, non ci meraviglieremmo se la poltrona che vorrebbe Draicchio fosse quella del suo “braccio” destro Antonio Gentili, attuale Delegato allo Sport del Comune, che fino a qualche

di Franco Botti Il 28 agosto sono iniziate le iscrizioni alla scuola calcio della Nuova Canarini Rocca di Papa, la storica “Gialla” che dopo una stagione difficile e sfortunata cerca di ripartire con un nuovo vertice societario e una diversa organizzazione. La prima importante novità –fa sapere la società- è proprio il settore dedicato ai più piccoli che porta il nome del campione del mondo Marco Amelia. “Si punterà sul settore giovanile –ci dicono- e la scuola calcio che aderisce al Progetto Accademia del Calcio gode della collaborazione dell'Università di Tor Vergata Facoltà «Scienze delle Attività Motorie e Sportive». Tutte le Attività della “Scuola Calcio Marco Amelia” saranno coordinate dal Direttore Tecnico Carlo Pascucci (ex Calciatore di Fiorentina ed Ascoli), ora Allenatore Professionista, e dal Direttore Tecnico dei Portieri Davide Cavaliere (ex Portiere della Roma).

La nuova società targata Draicchio

il Segno - Settembre 2012

La prima novità è nella “scuola calcio”

tempo fa non sentiva minimamente traballare la sua panchina (per rimanere in termini di calcio) ma ad odor di logica la Frusley Soccer Promotion

Le iscrizioni alla nuova scuola calcio (che secondo indiscrezioni starebbero andando molto bene), sono rivolte a bambini e bambine che abbiano compiuto il 5° anno di età. “Per le altre categorie –ci spiegano- la società sta sondando la possibilità di iniziare da subito anche quest’altra avventura con la possibilità di creare da subito i gruppi che rappresenteranno la Nuova Canarini Rocca di Papa 1926 nei Campionati agonistici”. A.S.D. Nuova Canarini Rocca di Papa 1926, aderirà alla Polisportiva Città di Rocca di Papa, fresca vincitrice ed aggiudicataria del Centro Sportivo Comunale Gavini Lionello, e insieme all’Amministrazione Comunale (con in prima linea il Delegato allo Sport Antonio Gentili) si cercherà di rilanciare lo sport nella città castellana, da sempre vera fucina di promesse e campioni sportivi. Per ulteriori informazioni si può visitare il sito internet: www.roccadipapacalcio.it

porta dei risultati, e visto che la storica Gialla sembra sparita nel dimenticatoio (e questo i cittadini lo vedono) e visto che il Delegato non ha

dato giustificazioni in merito, non ci meraviglieremmo se il prossimo Delegato allo Sport del Comune fosse il rampollo di casa Frusley.

Marco Pierluigi qualificato alle finali del campionato italiano di tiro a segno

Il nostro concittadino Marco Pierluigi si è qualificato alle finali del campionato italiano di tiro a segno nelle specialità olimpiche di pistola ad aria compressa a 10 metri e pistola libera a 50 metri in calibro “22 LR” che si terranno il 22 e 23 settembre prossimi a Milano. “Faccio parte del gruppo sportivo del poligono di Velletri -ci racconta Marco- sono ex maresciallo dell’Esercito Italiano e ho già avuto altri risultati a livello nazionale nel tiro a segno, avendo vinto anche una gara nazionale quando facevo parte del gruppo sportivo Esercito di Bologna”. Marco Pierluigi più volte ha partecipato alle finali nazionali di tiro a segno e il suo impegno, che prosegue con passione e determinazione, mira a far sì che anche i più giovani si avvicinino a queste discipline. A lui rivolgiamo i nostri complimenti per il bel risultato ottenuto sperando che i tanti campioni sportivi di Rocca di Papa stimolino anche la nascita di sodalizi sportivi che vadano oltre il gioco del calcio. (F.B.)

Marco Pierluigi


Cultura e

Monumenti alla deriva

il Segno - Settembre 2012

... dintorni

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Il monumento rupestre di Palazzola

La Via Sacra a Monte Cavo

Perchè è così difficile conservare al meglio monumenti come la Via Sacra, Palazzola, Arcioni, Grotticelle ed edifici come l’ex convento di Monte Cavo?

tennale. Soldi che per tutelare i nostri monumenti invece non si trovano mai! Alla base di questa insensibilità c’è l’assenza di politiche turistiche vedano nei beni archeoSpesso si confonde la che naturalistici una concreta di rilancio del territo“ricchezza individuale” possibilità rio. I sentieri boschivi, i monucon la “ricchezza collettiva” menti, le aree di pregio, sono considerati luoghi che esistono ma che non fanno parte del nodi Andrea Sebastianelli Negli ultimi tempi stiamo assi- stro contesto territoriale, perchè stendo alla fine dei più importanti la parola sviluppo è abbinata monumenti che Rocca di Papa esclusivamente al cemento, alla può contare sul suo vasto territo- nascita di agglomerati urbani rio. Vicende come quella della Via Sacra, con palazzi e villette. Nella testa in cui un taglio boschivo ha deturpato l’an- di questi amministratori svitica strada romana di duemila anni fa; op- luppo vuoldire crescita demopure lo stato di abbandono in cui si trova il grafica e cementizia. Nei paesi monumento rupestre dell’Abbazia di Pa- del Nord Europa, ma anche in lazzola, ridotto a poco più di una parete molte regioni italiane, lo sviadibita a cava; o anche le condizioni degli luppo si misura con la qualità Arcioni, resti di acquedotto romano, cir- della vita, con l’equilibrio esicondati da discariche abusive mentre tut- stente tra natura e cultura, con il t’intorno il cemento avanza; o ancora il livello di istruzione e anche con crollo di parte dell’edificio monumentale la tutela dei monumenti. Gran di Monte Cavo; o le cosiddette Grotticelle, parte dei nostri amministratori tombe probabilmente di epoca eneolitica sono cresciuti a “pane e mattoni”, avendo che subiscono scavi abusivi ripetuti negli avuto un’educazione basata essenzialanni; per non parlare della Fortezza in cui mente sul fatto che il mattone porta rici recenti scavi archeologici (sono finiti o chezza. Ma si tratta di una ricchezza no?) hanno portato alla luce i resti del ca- individuale, del costruttore, dell’architetto, stello medievale di Rocca di Papa, ora ri- del geometra, ecc. Non è mai una ricchezza masti a cielo aperto senza alcuna collettiva. L’equivoco di fondo stà tutto protezione, sottoposti alle intemperie, qui. Se a confondere questi due aspetti è un pioggia, neve e gelo che rischiano di com- geometra, pazienza. Ma quando a confondere “ricchezza individuale” con “ricprometterli per sempre. Come mai è così difficile per il nostro Co- chezza collettiva” è un amministratore mune conservare i beni archeologici e ar- pubblico bisogna preoccuparsi. Possono esserci opposti metri di giudizio chitettonici? La risposta dell’amministrazione è sempre anche tra le stesse “ricchezze collettive”. la stessa: carenza di risorse finanziarie. Ep- In questo senso la vicenda di qualche anno pure questo Comune quando si tratta di re- fa della Via Sacra è un chiaro esempio. Vi cuperare palazzi moderni, edifici erano due ricchezze pubbliche, da una decadenti, si dimostra ben intenzionato a parte il bosco di proprietà comunale che spendere i propri (i nostri) soldi, magari ac- andava sottoposto a taglio regolare; dall’alcendendo un bel mutuo ventennale o tren- tra la Via Sacra, strada antica comunale,

che andava protetta. Ancora una volta la discriminante è stata dettata dall’aspetto economico. Il Comune ha pensato soltanto all’incasso rappresentato dagli alberi abbattuti; neppure minimamente si è posto il problema del monumento viario. Anzi, ha aspramente criticato il Parco Ragionale dei Castelli Romani per aver deliberato la cosiddetta “fascia di rispetto” quando un bosco da tagliare ricade in aree di pregio. In altri paesi gli amministratori avrebbero

visto questo come un vantaggio per l’intera collettività, invece si è voluto innescare una diatriba che ha raggiunto livelli di ridicolo. Due Enti pubblici che battagliano tra di loro se tutelare o meno un bene pubblico. Una comica o una tragedia? Fate voi. Eppure nei programmi politici che si presentano di volta in volta nelle campagne elettorali, la distinzione tra “bene pubblico” e “bene individuale (o privato)” è sempre chiara. Non c’è programma in cui non si parli di “salvaguardare, tutelare e rilanciare i monumenti di cui siamo ricchi”. Poi, superata la soglia del Palazzo, la salvaguardia, la tutela e il rilancio vengono abbandonati a favore di progetti che hanno come unico valore il cemento e il mattone, perchè -ci dicono- questo paese ha bisogno di svilupparsi e di ammodernarsi. E intanto i monumenti degradano.


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STORIE

I calzolai di una volta

il Segno - Settembre 2012

Viaggio alla scoperta dei ciabattini di Rocca di Papa/1

di Rita Gatta Nel nostro borgo di Rocca di Papa, uno dei tanti mestieri in passato molto praticati era quello del calzolaio o ciabattino, distinzione che vuole il primo saper creare scarpe, il secondo ripararle, come recentemente ha puntualizzato Carlo Verdini, da tutti conosciuto come Carletto u carzolaru nella bella chiacchierata sulla sua storia e sul suo mestiere. E ancora lui, Carlo Verdini e l’artista Franco Carfagna, con il contributo di Mariano Botti, Guglielmo Gatta e Remo La Banca, hanno collaborato in maniera essenziale alla raccolta dei nomi e dei brevi flash che riporteranno in vita quei personaggi sui quali altrimenti calerebbe la polverosa inclemenza del tempo che fa dimenticare quotidianità e protagonisti del passato. Perché i calzolai? Perché è un mestiere artigianale che va scomparendo, sostituito soprattutto dalle macchine. E visto che a Rocca di Papa solo uno ne è rimasto che possa offrire la propria testimonianza, mi è sembrato doveroso raccoglierla perché non vada perduta questa memoria. Potrebbe darsi che qualche piccola imprecisione filtri in quello che leggerete, date, nomi, parentele, ma va ricordato che le testimonianze orali sono a volte soggette a vaghezza, indeterminazione, approssimazione e queste sono causa di qualche lieve inesattezza. E’ nell’insieme che andrebbe ricercato il valore di questo sforzo che non ha alcuna pretesa storica, ma che avvalora la memoria e con essa l’affetto e il legame con quanti ci hanno preceduti, offrendo inoltre una fotografica realtà di una Rocca scomparsa, quella delle piccole botteghe artigianali presenti un po’ ovunque, in passato, nel nostro borgo cittadino. Piccoli artigiani si diceva, accomunati da un aspetto fisico che li portava ad essere non

molto alti di statura e a volte con qualche piccolo difetto: queste caratteristiche giustificavano la scelta del mestiere intrapreso, non potendo queste persone essere in grado di svolgere mestieri come quello dei boscaioli o carbonai, frequenti nella zona di Rocca di Papa e per i quali era richiesta una maggiore prestanza fisica e una notevole resistenza agli sforzi. Tuttavia a volte tale arte manuale si ereditava dal padre o dallo zio, oppure questa attività veniva scelta perché il mastro calzolaio con l’abilità nel fare, aveva saputo trasmettere anche la passione per questo lavoro. Capitava anche che alcuni abbandonassero il campo delle calzature per dedicarsi all’edilizia dove si poteva contare su un’entrata mensile o settimanale più remunerativa; numerosi infatti i clienti di questi artigiani che pagavano in natura con frutti della campagna o del bosco, provocando disappunto in qualcuno di loro. Numerosi i calzolai allegri, ilari, spiritosi che amavano raccontare storie e fare battute; non erano tanti coloro che si lasciavano assoggettare dall’ira o dalla malinconia, ma chi lo faceva aveva i suoi buoni motivi, per esempio una disabilità grave come la sordità. Alcuni calzolai però dimostravano di essere l’eccezione che conferma la regola: erano alti, forti e possenti. Qualcuno era più abile e rifinito, altri meno, ma tutti avevano un deschetto e un loro laboratorio, si circondavano di amici per chiacchierare o di apprendisti ai quali insegnare il mestiere; si attendevano i forastieri che davano lavoro con riparazioni o, per chi era molto bravo, con la realizzazione di scarpe su misura. Oltre che nel campo dell’edilizia qualcuno di loro negli anni ‘60 trovò lavoro alla S.T.e F.E.R. (Società tranvie e ferrovie elettriche romane), la Cotral di allora, ma all’occorrenza riparava scarpe a familiari e amici. Molti cal-

Giuseppe Gatta (Pecio’) mentre ripara delle scarpe. In piedi c’è Alessandro Serafini (di professione falegname e poi mobiliere); il ragazzo in primo piano è Albino Lupardini (figlio di Richettu u rotinu) che oggi dovrebbe avere circa 70 anni. Il signore a sinistra con gli occhiali, intento a guardare Peciò, era un “forestiero” e la foto venne scattata dalla moglie di quest’ultimo.

La bottega di Peciò si trovata in Via Gramsci, a fianco dell’attuale frutteria di Angelino. Oggi viene infatti utilizzata come deposito delle cassette vuote di frutta.

zolai dopo il lavoro amavano andare all’osteria e giocavano a carte o a morra… talvolta i trincetti affilati hanno regolato tragicamente conti di gioco mal governati, quando si è in preda dei fumi dell’alcool. Ma lasciamo che il loro ricordo si faccia meno lontano e incominciamo a conoscerne qualcuno da vicino, cominciando da… Pecio’ soprannome di Giuseppe Gatta, lavorava dove oggi si trova la frutteria di Angelino in Via Gramsci (foto).

Era nato negli ultimi anni del 1890 ed esercitò il suo mestiere fino a circa settant’anni. Abitava in viale Madonna del Tufo. Perdeva facilmente la pazienza, soprattutto quando i suoi clienti volevano pagarlo con i prodotti naturali, non avendo soldi disponibili. Spesso li apostrofava con un E come campo?!- Doveva il suo soprannome al fatto che pur essendo un calzolaio molto bravo, talvolta non rifiniva con estrema cura i suoi lavori. 1/Continua


CULTURA

il Segno - Settembre 2012

I poeti dei Castelli si incontrano e i dialetti non hanno più segreti Il 9 settembre si è svolta la III Rassegna della poesia dialettale locale

di Lina Furfaro Per la salvaguardia e la promozione degli idiomi locali, per prendere coscienza dell’identità culturale di ciascuno, per un’immagine pittoresca di storie, emozioni personali che diventano presto universali, per evocare in vernacolo luoghi che caratterizzano la storia dei nostri avi e quindi la nostra, l’appuntamento a Rocca di Papa è stato puntuale, domenica 9 settembre. Maria Rita Canterani ha interpretato in dialetto genzanese, Fausto Giuliani colonnese, Gianni Diana monticiano, Lucio Grasso napoletano, Anna Maria Bozzi tiburtino, Rina Palazzi nemese, Mario Leoni ariccino, Paolo Valbonesi romanesco di Trilussa e di Giulio Jacoangeli, Antonio Mancini tiburtino, Mauro Trombetti abruzzese di Vanda Santogrossi, Giulio Montagna veliterno, in rocchegiano si sono esibiti Maria Fondi, Mario Giovanetti, Salvatore Giovanetti e Mariangela Cimini. Non è mancato neanche quest’anno il gergo calabrese che “mi tocca”. Grande partecipazione e coinvolgimento, tanti poeti, simpatia e affiatamento espressi in rime dialettali ora più imme-

diate ora più I poeti dei Castelli Romani viscerali ma si sono ritrovati alla festa sempre ricche della birra di Rocca di Papa di significati e sfumature d’altri tempi. Il tutto è stato nello spazio predisposto in piazza Claudio Villa, durante la “III Rassegna di Poesia dialettale” che ormai caratterizza la festa organizzata da “La Contea della Birra” di Rocca di letti dal figlio Alfredo e da Papa, alla sua VII edizione nel Paolo Valbonesi. 2012. Come gli anni prece- L’associazione “La nuova denti anche quest’anno la Ras- Contea”, presieduta da Alberto segna è stata allestita Casciotti, riserva da tre anni graziosamente in ogni partico- uno spazio prezioso ai poeti lare dalla poetessa locale Rita che da diversi paesi giungono Gatta, la scrittrice che con la a Rocca a recitare e condivisua opera pubblicata (un’altra dere versi in dialetto di diverse è in via di pubblicazione) si è realtà da Sud a Nord d’Italia. imposta all’attenzione di pub- Tra una birra e l’altra. Ci si poblico e critica, occupando trebbe chiedere come si fa a ormai un posto di primo piano capirsi se ognuno parla un dianel panorama della letteratura letto diverso, eppure anche locale. Rita, presentatrice della questo è possibile! Non posso serata, non ha mancato di sor- fare a meno di rievocare scritti prendere con l’originalità dei biblici che a grandi linee recisuoi sonetti, per l’occasione tano così “…e cominciarono a

La poesia del mese

Autunno

di Anna Giovanetti

Se ne sta andando ormai la calda estate e i primi freschi venti di libeccio spazzano via l’afa del solleone cariche nubi appaiono in lontananza e le ultime rondini che partono annunciano l’arrivo di una nuova stagione. Le piogge che tra poco arriveranno daran sollievo alla terra arroventata troveranno ristoro campi e boschi assetati sarà più fresca l’aria, più chiara la vallata.

Sull’aia le grosse botti son pronte già sciacquate e si prepara a vendemmiare il contadino pensa al canto allegro delle donne tra i filari e già pregusta il sapore del novello vino.

Di giallo e arancio si tingono le foglie e il vento ad una ad una le volteggio, le sparpaglia e le rinserra staccandole dagli alberi in un turbinio danzante e come in un magico tappeto le adagio sulla terra.

Torneranno rassegnati i bimbi a scuola ripensando ai lunghi giorni di vacanza, ai giochi pazzi, più corte si fanno le giornate e avverti in senso di malinconia, l’autunno si avvicina a grandi passi.

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parlare vari linguaggi… ciascuno nella sua propria lingua. E ne stupivan tutti e ne facevan le meraviglie… ognuno parla la sua lingua e l’altro intende nel proprio idioma materno…”. Uno scenario esclusivo insomma! Ancora una volta il paese di Rocca ci ha ricordato che non appena vi è l’occasione, riemerge la piacevole antica ospitalità castellana, tanto che prima o poi ci si adatta e ci si comprende anche con linguaggi diversi, o almeno: tie’ da crede, ‘ncora mo’ se ce repenso e steu tantu be’… Grazzie rocchiciani!

Lo scorso 12 luglio Martina Meconi ha conseguito presso l'Università di Roma Tor Vergata, “Facoltà di Lettere e Filosofia DAMS - con indirizzo Teatro”, il diploma di Laurea con una votazione di 110 e lode. A Martina e ai suoi genitori, Antonio e Lorella, vanno i complimenti del Segno per il bel traguardo raggiunto.


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INIZIATIVE

In mostra anche la pianta di Roma antica

Giornata del Patrimonio, visite all’Abbazia di G. Ferrata

di Paola Gatta Il 29 settembre, in occasione delle Giornate europee del patrimonio, la Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata e l’Archivio del Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata, si apriranno alla “fame” di cultura dei cittadini dei Castelli e non solo. Infatti, per l’occasione, ci sarà un’apertura straordinaria del complesso monumentale con l’esposizione di alcuni volumi tratti dalle collezioni di disegni e stampe dell’Abbazia. Documento prezioso da ammirare sarà soprattutto la grande pianta di Roma antica, “Urbis Romae Sciographia ex Antiquis Monumentis accuratiss. Delineata”, dell’autore Etienne Du Pérac e datata 1° aprile 1574, oggi collocata nella Sala studio della biblioteca. Inoltre, i visitatori potranno anche visitare l’incantevole Loggia Farnesiana, “ambiente di particolare valore artistico grazie anche ai pregevoli affreschi dipinti nel 1569 dal fa-

moso pittore fiammingo Cornelis Loots”. L’appuntamento è alle ore 17,30 con la conferenza “Immagini di carta, vedute dell’Abbazia e del suo territorio”, tenuta dalla dott.ssa Elisabetta Campolongo e introdotta dalla dott.ssa Barbara Fabjan. “Nel corso della conferenza sarà dedicata particolare attenzione a quelle opere che raffigurano il monumento ed il suo territorio, luoghi così forte-

mente connotati da una profonda spiritualità e dove il paesaggio e l’architettura hanno saputo coniugarsi a formare uno di quei piccoli/grandi gioielli che ancora fanno dell’ Italia il tesoro d’Europa”. Da segnalare anche due visite guidate che il Gruppo Archeologico Latino “Bruno Martellotta” terrà per far conoscere meglio il Monumento Nazionale dell’Abbazia di San Nilo, unico nel suo genere.

il Segno - Settembre 2012

Ven.dì 28settembre

Nuovi autori nel cuore di Roma

Continua la rassegna “Nuovi autori nel Cuore di Roma”. Venerdì 28 settembre 2012 alle ore 15.30 presso la Sala Cavour del Ministero delle politiche agricole e forestali di Roma (1° Piano, Via XX Settembre n. 20), l’autrice e poetessa Stefania Colasanti presenta le raccolte poetiche “Guarda con i miei occhi” di Giovanni Gentile e “Meditazioni al femminile” di Michela Zanarella. L’evento per la sezione letteratura denominato “Con gli occhi dentro” vedrà la presenza degli autori e la partecipazione degli attori Giuseppe Lorin, Mario Lucarelli e Daniele Spizzico. Anna Maria Funari su Roma Capitale Magazine scrive: “Dedicata ad autori esordienti ed emergenti, N.A.C.R. nasce sotto l’egida del Ministero delle politiche agricole e forestali che, nell’ambito delle attività culturali legate ai libri, ha ritenuto di farsi portavoce di chi, invece, non ha abbastanza fiato per gridare al mondo la propria esistenza come autore”.

Come er avam o

Swimming Pool, band del 1966

Ecco i componenti di un gruppo rock di Rocca di Papa della fine degli anni Sessanta. Si tratta degli “Swimming Pool” che eseguiva i brani più famosi dei Rolling Stones. La formazione, nata nel 1966, era composta da (partendo da sinistra): Gianfranco De Luca (cantante solista), Gabriele Galipo (alla chitarra), Felice Brunetti (al basso), Adriano Romei (alla chitarra) e Piero Fondi (batteria). Questa foto venne scattata da uno dei balconi del Castello De Faro a Viale Enrico Ferri.


il Segno - Settembre 2012

L’angolo della storia

L’Umanesimo e Maritain

di Vincenzo Rufini La lunga parentesi del Medioevo, protrattasi per mille anni, ha il suo termine quando i primi vagìti dell’Umanesimo, già preavvertiti nel tardo quattordicesimo secolo, cominciano a rischiarare le albe del Quattrocento calante. Il nuovo percorso culturale che l’umanità si appresta a intraprendere assume subito il carattere di cesura definitiva con la concezione del mondo fino allora presente e che aveva assunto nell’età di mezzo (il Medioevo), il carattere della tipica Societas Christiana. L’oggetto dell’essere era diventato in quel tempo la forte pregnanza religiosa presente in ogni branca della vita, sia essa sociale, filosofica, letteraria, politica. Il faro della concezione religiosa, che poneva la dedizione assoluta verso la trascendenza in un’altra vita, ritenuta più giusta e migliore, e verso l’amore sconfinato nei confronti di un Essere superiore, di cui il Cristianesimo costituiva il supporto teologico e il cui insegnamento era fonte di ogni gioia, presente e determinante in ogni angolo della vita terrestre e illuminava le vite e le conoscenze, considerate limitate, degli esseri umani. Una società indubbiamente chiusa, con i suoi dogmi, le sue inesistenti aperture, la sua pretesa di determinare il divenire umano. I pochi che osavano solo porre in dubbio la concezione assoluta dominante venivano fatti uscire dall’esistenza, al fine di non turbare le coscienze e di non ingenerare il dubbio nelle masse cerebrali. Tutto ciò accompagnato da una visione superiore e dispregiativa del passato classico. Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento si verifica un cambiamento che apre all’uomo orizzonti nuovi, meno assoluti e più relativi, ma più propensi a disvelare le sue attitudini umane. Questo

CULTURA

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Invito alla lettura

Wellness vivere bene

di Loredana Massaro Nerio Alessandri, fondatore della Wellness Foundation, laurea honoperiodo che va ris causa in Ingegneria biomedica, sotto il nome di e Maurizio Viroli, professore di Umanesimo e che Teoria politica all’Università di fa da battistrada Princeton (USA), scrivono nel al successivo Ri2008 “Wellness, storia e cultura del nascimento, o Rivivere bene”. Si tratta di un viaggio nascenza come nel tempo alla ricerca di un nuovo venne chiamato umanesimo, che collochi l’individa subito e che lo duo al centro del mondo per una rifu fino agli scritti nascita che liberi tutte le energie, in di Benedetto ogni ambito dell’esistenza. La diCroce, si caratterizza subito antropocentrica, con l’uomo mensione individuale del wellness, per la riscoperta della classi- come protagonista. Una rivo- acquista una dimensione sociale e cità e per lo studio delle Hu- luzione determinante per il collettiva quando una società riesce manae Litterae (Umane pensiero del tempo e di quello a isolare, ridurre e neutralizzare i Lettere), la cui conoscenza avvenire; ciò comporterà una fattori che congiuera considerata indispensabile infinità di studi e polemiche, rano contro la diffuper un approccio con la con- di cui è bene ricordare la ri- sione del benessere: temporaneità. sposta data dal teologo catto- l’inquinamento, il In questo tempo si assiste ad lico Jacques Maritain che traffico, il degrado un rifiorire dell’attività accuserà l’Umanesimo di urbano e la scarsa umana, soprattutto in campo scarsa consistenza filosofica informazione sui artistico, in cui la capacità per aver privilegiato l’antro- benefici dell’esercizio fisico come umana raggiunge livelli di as- pocentrismo (l’uomo al cen- prevenzione e cura di molte patosoluta perfezione. L’Umane- tro di ogni cosa), rispetto al logie. simo è stato la levatrice teocentrismo (Dio soprat- Dal libro un piccolo vademecum: dell’era moderna, è stato il ri- tutto). Questa concezione lo “Maggiore solidarietà e qualità delle schiarare, con i suoi raggi in- porterà ad elaborare una vi- relazioni sociali; maggiore respontensi e vibranti, le sione particolareggiata del- sabilità nei confronti di se stessi e vicissitudini della vita umana l’Umanesimo, definendone i degli altri; maggiore disponibilità a ed ha contribuito ad una ele- caratteri e propagandarlo fare da soli; maggiore compatibilità vazione di cui gli siamo pe- come Umanesimo integrale, tra impegni professionali e vita farenni debitori. con il teocentrismo come migliare; maggiore attenzione agli Una differenza definitiva ed faro. Soave ed elevata filoso- aspetti espressivi e creativi del laassoluta con l’epoca medie- fia, accompagnata da una sot- voro, più che a quelli strettamente vale appare evidente in pri- tile disquisizione teologica, economici; maggiore attenzione mis; se nel Medioevo il centro ma che allontana il discorso alla qualità dei consumi; maggiore dell’esistenza era la conce- dal nerbo dell’Umanesimo, e attenzione al proprio corpo, all'amzione religiosa e spirituale cioè una completa percezione biente, all'alimentazione”. dell’essere, nell’umanesimo delle qualità e delle potenzia- Si parla anche di America dove di la concezione prioritaria di- lità umane troppo a lungo te- fronte al degrado fisico, morale e civiene l’uomo stesso. Si passa, nute compresse, le quali per vile della società si sta diffondendo cioè, da una concezione me- potersi esprimere al meglio ri- la consapevolezza della centralità dievale teocratica, con Dio chiedono come postulato la dell’essere umano bisognoso di realizzarsi sotto l’aspetto fisico, morale come faro, ad una concezione centralità dell’uomo stesso. e intellettuale. Noi non abbiamo un corpo, dice il libro, ma siamo il nostro corpo: la cura di esso non è più una faccenda del singolo ma assume un senso civico. Le città stesse possono riassumere una funzione centrale nella ricomposizione tra corpo e mente, individuo e società, lavoro e tempo libero, spazio virtuale e spazio reale. Vivere bene è soprattutto un problema di cultura. Per stare veramente bene, insomma, non è sufficiente il semplice accesso al mercato, ma sono necessari elementi quali la cultura, un ambiente sociale e naturale soddisfacente, virtù come l’onestà e il rispetto all’autodeterminazione e la giuRocca di Papa - Via Frascati, 16 - Tel. 06.9497048 trui, stizia.

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STORIE

IL RACCONTO DEL MESE

S

PROLOGO

avrebbe voluto vivere circondata dagli alti alberi e dove, come le aveva raccontato tantissime volte la nutrice, vivevano i nani e i folletti.

Il Principe, N Clotilde e Serafina

e a qualcuno dei miei eventuali lettori venisse il desiderio di conoscere quella misera zona boscosa percorsa dal di Noga torrente Serafino e confinante con una bassa catena di colline, forse se ne pentirebbe non trovandovi nulla di interessante tranne un gran mucchio di pietre squadrate, adagiate, sembrerebbe per caso, sulla piatta cima della collina più elevata di tutte le altre lì attorno. La parte interna del bosco, poi, è attraversata da una ragnatela di stretti viottoli, ora diritti, ora attorcigliantisi su loro stessi come tornanti alpini formatisi, probabilmente, per il gran camminare di chissà quante persone e chissà per quanto tempo! La zona (lo avrete capito), è di nessun interesse. Ma in una località chiamata Santa Clotilde, in una capanna di frasche, vive un uomo il quale, a detta di alcuni abitanti dei luoghi, ne conosce di fatti che accaddero, proprio in quella zona, tantissimi anni prima! Eventi che soltanto lui conosce e che, per la buona sorte del destino, ebbi la fortuna di apprendere dalla sua viva voce. Vi avverto che è inutile cercare quegli eventi sui libri di storia. In quei tempi lontanissimi soltanto pochissime persone sapevano scrivere e a quelle pochissime persone non passava certo per la testa di mettere per iscritto i propri fatti e quelli dei loro compaesani!

“A

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llora iniziamo”. Disse il vecchio della capanna di frasche...

I rumori e i suoni della foresta improvvisamente si tacquero. I giovani alberi tentarono di inchinarsi, mentre i fiori, sui loro steli, tentarono di allungarsi verso l’alto allargando anche le corolle multicolori infastidendo così le api, che si soffermarono un attimo a mezz’aria, poi ronzando volarono via velocemente. Al riparo dei funghi più vecchi, dai grandi cappelli sbeccati, i folletti e i nani tralasciarono all’istante le loro occupazioni e spalancarono gli occhi per la meraviglia: lungo l’ampio sentiero, che da Oriente a Occidente attraversava tutta la foresta, era comparso un corteo di cavalieri risplendenti nelle loro armature con grandi bandiere rosse verdi e gialle spiegate al vento. A metà del corteo, montato su un grande cavallo nero, cavalcava il Principe, vestito d’oro e d’argento, fiero e bellissimo. Erano anni che il Principe non usciva da Palazzo e certamente, si dissero i nani, se lo aveva fatto doveva essere per un motivo importantissimo. Allora, insieme ai folletti, corsero velocemente a riunirsi vicino alla grande quercia panciuta. E dopo

infinite discussioni e furibondi battibecchi, (come soltanto i nani ed i folletti sanno fare) si convinsero che il Principe stava recandosi al Castello della Principessa Clotilde per chiederla in sposa e condurla a Palazzo. Questo sarebbe stato, per gli abitanti della foresta, un evento funesto. Infatti, dai tempi dei tempi, il Principe era obbligato dalla consuetudine a sposare la loro Regina. La bellissima Regina dei nani e dei folletti: Serafina Riccioli d’Oro.

C

lotilde, la Principessa dei Monti e dei Laghi, viveva in un Castello di pietra che svettava con le sue torri al limite della foresta. Il Castello della Principessa Clotilde era antichissimo. Si narrava che lo avessero costruito quando la Luna ancora non esisteva e il Sole era molto più grande e luminoso. Le pietre erano state trasportate dalle aspre montagne che si ergevano ai confini della regione ed erano state tagliate, a misura, sul posto. Ogni pietra si diceva che contenesse un segreto: ogni volta che una di esse cadeva, si udiva in fondo alla Valle un urlo di dolore. Allora i castellani accorrevano sugli spalti con la speranza ogni volta di capire cosa significasse quel grido: nessuno era mai riuscito nell’intento. La Principessa Clotilde era bella, bionda e cavalcava magnificamente la sua cavalla bianca, che aveva chiamata Porfiria. Portava con sé anche un grande arco e nella faretra aveva sempre 12 frecce. Quando andava a caccia al limite della foresta o sui prati che lambivano le montagne, tutti gli abitanti del Castello erano in ansia, perché la Principessa, ogni tanto, smarriva la strada e come in balìa a un incantesimo si recava sulla riva di uno dei Sette Laghi che si adagiavano fra i monti e lì si metteva ad ascoltare i suoni e i rumori della foresta dove lei, fin da piccola,

ella parte più segreta della grande foresta dove soltanto i gufi si avventuravano durante la notte, accanto al tasso millenario, si apriva una grotta il cui accesso era nascosto da grandi felci : era quello l’ingresso a un mondo sotterraneo dove vivevano i nani insieme alla loro Regina : Serafina Riccioli d’Oro. La Regina Serafina usciva raramente. Quando accadeva tutti i nani, insieme ai folletti più anziani, la seguivano titubanti e preoccupati: essi erano gelosissimi della loro bellissima Regina. Durante le fredde serate invernali Serafina si accomodava sulla sua poltrona foderata di raso e leggeva ai nani, seduti in cerchio di fronte a lei, le storie e le fiabe che erano scritte sulle pagine dei libroni della grande biblioteca che i nani, da infinite generazioni, avevano curato e mantenuto in perfetto stato.

S

erafina aveva dei meravigliosi capelli riccioluti e di un colore che assumeva a volte delle sfumature diverse, ma che rimaneva sempre di un colore dorato , ora più scuro, ora più chiaro. Serafina era stata vittima di un incantesimo che l’aveva rimpicciolita mentre in realtà lei era una fanciulla alta almeno quanto il Principe. Secondo la tradizione l’incantesimo si sarebbe spezzato soltanto quando il Principe l’avrebbe chiesta in sposa ai nani. La formula dell’incantesimo era scritta anche in uno dei libri della biblioteca, ma nessuno sapeva quale fosse. E siccome Serafina, come abbiamo detto, leggeva ogni tanto ai nani le storie e le fiabe, i nani stessi speravano che una volta o l’altra la Regina avrebbe scelto proprio il libro dove era scritta la formula per sciogliere l’incantesimo. Ma i libri erano tantissimi e alcuni con un gran numero di pagine e altri con grandi disegni e figure misteriose.

S

erafina Riccioli d’Oro voleva un gran bene ai nani e ai folletti, ma qualche volta si rattristava ripensando ai tempi passati quando , insieme alle sue cugine, correva felice nel bosco per raccogliere funghi e bacche vermiglie. A volte correndo incappavano in alcuni nani intenti al loro lavoro al riparo del cappello profumato di qualche fungo. Al che i poveri nani scappavano via a gambe levate spesso lasciando, per la fretta, i loro attrezzi sul posto. Il più vecchio dei minuscoli abitanti della foresta decise che era giunto il tempo di riunire tutti i nani, compresi i folletti, per decidere cosa fosse utile fare per indurre il Principe a chiedere in sposa la loro Regina. 1/Continua


L’ARGOMENTO

il Segno - Settembre 2012

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L’attualità della storia Palestinese portata nei luoghi dei Castelli Romani

C

di Enea Trinca

CEDERE ad ogni tentazione non ti porta a soddisfare i tuoi vizi ma ti rende schiavo di essi. CERTO, i soldi bisogna prenderli dove sono, cioè tra i poveri, ne hanno pochi però loro sono talmente tanti... Le CATTIVE compagnie non frequen-

porta il lettore in una visione onirica senza tempo che spiazza e al tempo stesso rende ogni avvenimento narrato senza tempo e per questo, in qualche modo, eterno. Particolarmente emozionante la descrizione di quattro anziani che si siedono intorno a un the e spiegano la cartina della Palestina narrando di villaggi, luoghi e paesaggi in r e a l t à o r m a i scomparsi e occupati da costruzioni moderne e nemiche, ma che nella loro memoria restano tali con tutti gli odori e i colori tipici della zona. Alle prime due presentazioni era presente anche l’autore che è stato molto felice di essere ospite dell’associazione Handala e della comunità palestinese sia a Roma che ad Ariccia. Inoltre l’ associazione lo scorso 31 agosto è stata invitata a Carpineto Romano e ha presentato il libro insieme al Sindaco e all’amministra-

tano mai cattive compagnie, ma solo ingenui giovani di buone famiglie.

Piangere per Amore non è segno di viltà ma Coraggio di COMBATTERE per avere a sè ciò che si ama. Non CREDO che nessuno si sia spezzato per non piegarsi.

CONOSCO personaggi talmente boriosi e “pieni” di sè... che puzzano. Diffidiamo delle persone che CAMBIANO continuamente idea, e di quelle che non la cambiano mai. La vecchiaia COMINCIA quando qualcuno ci dice che non dimostriamo l’età che abbiamo.

zione comunale. Il fulcro della presentazione del 31 è stato l’importanza dell’autodeterminazione dei popoli riconosciuta ed enfatizzata non solo dall’associazione ma dal Sindaco stesso. L’associazione “Handala Palestina Castelli Romani”, anche attraverso la presentazione di questo libro, vuole parlare della cultura, del popolo e delle tradizioni palestinesi. Troppo spesso quando si parla di Palestina si parla solo di occupazione, morte e distruzione. Tutto ciò purtroppo è vero, ma parte della resistenza di questo popolo è rappresentata proprio dalla battaglia culturale combattuta ogni giorno dagli alunni delle scuole, dai ragazzi dell’università, dagli anziani che raccontano le proprie storie e le proprie leggende per non permettere a nessuno di cancellare anche il ricordo di ciò che fisicamente è stato già distrutto.

www.issuu.com/ilpiccolosegno

il Segno Organo dell’Ass.ne

Terre Sommerse Castelli

Anno X, n. 10 - Ottobre 2011

il Segno aderisce a

Dopo il depuratore è la volta dell’isola ecologica www.serviziopubblico.it

Sigilli

Il 28 settembre scorso gli uomini del Corpo Forestale dello Stato, su mandato della Procura della Repubblica di Velletri, hanno posto sotto sequestro l’ecocentro in località Valle Vergine. L’ennesima vicenda che testimonia il fallimento ambientale della Giunta guidata dal Sindaco Boccia

Sebastianelli a pagina 7

Nuovo Municipio CentroAnziani, si vota il 18 novembre Ambiente il dibattito continua e solidarietà.. Sarà un’opera GianfrancomaBotti Enea Trinca ma non a parole incompiuta? Rasetti a pagina 8 “Ecco la mia Intervista al di Daniela Mensa scolastica proposta” Presidente Di Rosa Ogni tanto leggo A pagina 10 A pagina 11 su Comune In- E’scontro forma (organo di sull’appalto propaganda del

nostro Sindaco) che Rocca di Papa si attribuisce varie qualifiche, ne cito alcune in ordine sparso: Città del castagno e Città dell’ambiente… ancora per poco, visto quel che rimane dei boschi, l’ultimo abuso, in via dei Corsi, zona Barbarossa, quindici giorni fa è stato avvistato un camion con sopra un prefabbricato in cemento, ci attiviamo con altri cittadini per cercare un vigile. Per mandarne uno sul posto c’è voluta un’ora, nel frattempo il prefabbricato era stato montato. SEGUE A PAGINA 9

Serafini a pagina 17

La parola all’ACS

“Un attacco vergognoso”

Gentilini a pagina 18

Ciclofficina

Così il Centro rinasce

Scrutatori

Aperto l’albo per iscriversi

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il Segno “

Si svende! ...quello che gli altri non scrivono...

PICCOLO

La vita in (20) lettere

Vengono descritti l’amore e il rispetto con cui ogni persona, e non solo il contadino, si rivolge alla natura e ai suoi frutti visti non come un diritto ma come un dono da rispettare e preservare. I vari animali presentati vengono descritti nei minimi particolari come qualcosa di speciale da incontrare e con cui confrontarsi e non semplicem e n t e come una preda da catturare e mangiare. Vi è descritto un altro rapporto con la natura che noi “europei”, purtroppo, abbiamo perso ormai da anni. Il libro narra quasi mille anni di storia portando il lettore in una dimensione senza tempo dove si fa quasi fatica a capire se si stia parlando del presente o del passato, forse perché così l’autore vuole descrivere la continua lotta contro l’invasore combattuta dal suo popolo. La voluta sovrapposizione del tempo

PICCOLO

di Noemi Bevilacqua Tra giugno e agosto l’associazione “Handala Palestina Castelli Romani” ha organizzato una serie di iniziative per presentare il libro “Il paese del mare” dello scrittore palestinese Ahmad Rafiq Awad. Il libro rappresenta la prima opera tradotta in italiano di questo scrittore, famoso in tutto il mondo arabo ma praticamente sconosciuto in Europa. L’autore ha scritto diversi romanzi ed opere teatrali tutte volte a descrivere la situazione politica palestinese e la storia di quella regione. “Il paese del mare” narra la vita quotidiana, le battaglie, le lotte e i problemi dei palestinesi in continua lotta contro l’invasore. Vi è una visione onirica che incrocia il vecchio invasore, rappresentato dai crociati, al nuovo invasore rappresentato dai soldati israeliani. La lettura del romanzo presenta diversi punti interessanti, il primo dei quali è certamente la visione “rovesciata” della storia: i crociati sono gli invasori e Saladino e i suoi uomini sono gli eroi che difendono il proprio territorio e la propria gente. Viene raccontato anche l’attaccamento alla patria, descritto come vero e proprio amore per la propria terra, le proprie piante e i propri odori.

PICCOLO

Il paese del mare raccontato all’Italia

Se vogliamo essere cittadini siamo costretti ad essere militanti perchè la democrazia si regge solo sulla lotta per la democrazia

Anno XI, n. 6 - Giugno 2012

Paolo F. D’Arcais

Boschi, edifici comunali, ex scuole pubbliche, aree protette, magazzini, ufficio dei Vigili, farmacia del centro storico, azioni ACEA. Il Comune, indebitato e a un passo dal dissesto finanziario, ha deciso di vendere tutto e subito Saldi di inizio stagione

ARTICOLI E COMMENTI ALLE PAGINE 8, 16 e 17

Pronto il progetto per le biomasse

di Andrea Sebastianelli 12 persone, che un anno fa erano state votate in base a un programma politico che prometteva esattamente il contrario, il 30 maggio scorso hanno deciso di vendere le proprietà pubbliche, cioè di tutti i cittadini, per fare un po’ di soldi avendo sperperato denaro pubblico per consulenti, pessimi investimenti e incarichi inutili. Segue a pagina 16

L’impianto sorgerà su Via dei Laghi oppure al Vivaro

Strisce blu

A pagina 9

Al Comune le briciole

A pagina 11

Pro Loco RdP, Ass.ne Commercianti, Lab. Centro Storico, Club Auto Storiche RdP presentano

“La Festa della Ciambella degli Sposi”

La lettera

La mia rabbia

di Viviana Bisi Gentile Direttore, so che il suo è un mensile che si occupa di questioni inerenti a Rocca di Papa. Mi permetta però di concedere al mio intelletto idealista di dare sfogo ad ulteriori rabbie... Segue a pagina 4

Bomboniere - Articoli da regalo

Siamo lieti di presentarvi in esclusiva la nuova linea di bomboniere WALD e vi invitiamo alla “Festa della Ciambella degli Sposi” nei giorni 23 e 24 giugno

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MUSICA

u m e r o s t v s e icali p i e t t R

PIERO CIAMPI

IL CANTAUTORE SFUGGITO

Conobbi per la prima volta il nome di Piero Ciampi quando lessi su qualche rivista musicale che il cantante Zucchero aveva letteralmente rubato, di sana pianta, senza citarlo minimamente nei credits del cd, dei versi, particolarmente originali, di questo semisconosciuto cantautore livornese, per costruire una sua canzone, che fra l’altro ebbe anche particolare successo... questi testi recitavano: “Il mare impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle...”. Per questa cosa da quel momento smisi di farmi piacere Zucchero che cominciai anche a disprezzare per avere usurpato delle parole di un autore che non poteva nemmeno più difendere i suoi diritti dato che, come scoprii in seguito, era già morto da qualche anno. La controversia, per volere dei parenti di Ciampi, andò anche a finire nei tribunali dove Zucchero fu costretto a riconoscere la paternità dei versi al cantautore scomparso. In quegli anni di fine ‘80 dove le notizie circolavano ancora solo su carta o sul sentito dire, non era facile sapere molto su questo personaggio che per quest’aura di mistero poteva avere anche più fascino ed il mio interesse crebbe ulteriormente allorché m’imbattei in una raccolta di canzoni italiane dove, fra le altre, c’era appunto un pezzo di Piero Ciampi che mi colpì subito per il modo profondo e scanzonato di dire le cose, con una prosa asciutta e moderna, che catturava l’attenzione senza tanti fronzoli e sdolcinamenti. “Vado in giro nella notte/facendo soliloqui/talvolta sotto un ponte/scrivo una poesia/Maria, Maria, Maria, Maria Maria/ Sono vestito non so come/i pantaloni alla rovescia/la gamba destra non funziona/chi mi incontra scappa via/Maria, Maria, Maria, Maria” (da “Io e te, Maria”). Queste erano le prime parole che ascoltavo dalla voce di Piero Ciampi e mi presero subito! Cominciai così a ricer-

care i suoi cd che con qualche difficoltà riuscii a trovare insieme a delle notizie anche sulla sua biografia. Dopo un inizio in cui forma insieme agli altri due fratelli, nelle vesti di cantante, un’orchestrina familiare dove si esibisce nei locali della riviera, e dopo aver prestato il servizio militare, emigra in Francia dove viene a contatto con pittori, scrittori e artisti come Celine, Brassens e dove può così sviluppare la sua indole da chansonnier, che verrà fuori nel primo album Piero Litaliano (scritto proprio senza apostrofo). Dopo questo disco stroncato dalla critica e che passò quasi inosservato si mise in evidenza però come autore e spesso le sue canzoni venivano più che altro eseguite da altri cantanti che all’epoca andavano per la maggiore fra cui Gigliola Cinquetti, Wilma Goich, Tony del Monaco. Cominciò quindi ad avere apprezzamenti da colleghi più famosi quali Gino Paoli, Dalida, Nada e gli stessi Venditti, De Gregori, con i quali s’incontrava tutti i giorni negli studi della Rca e a cui spesso chiedeva anche dei soldi (come racconta Venditti nel libro sulla vita di Ciampi “Maledetti Amici” di Giuseppe De Grassi); lo stesso Renato Zero che, fra l’altro, a un decennio dalla sua morte fu tra quelli che promosse il ricordo dell’artista in un concerto al Teatro Argentina di Roma trasmesso dalla Rai e che divenne poi anche un cd, dove vari cantanti interpretavano ognuno una canzone di Ciampi. Dopodiché riuscì ad incidere 5 dischi nella sua breve carriera, più che altro passati inosservati e che ci hanno consegnato alcune splendide canzoni come “Tu no... Tu no” (cantata anche

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di Massimo Onesti

da Gino Paoli), “Ha tutte le carte in regola”, “Te lo faccio vedere chi sono io”, “Fino all’ultimo minuto”, “Il vino”, divenuta poi una canzone cult e che ogni tanto qualche gruppo esegue come cover e infatti bisogna dire che molti sono gli artisti, ricordiamo soprattutto Nada che nutre come una sorta di affiliazione verso Ciampi tanto da realizzare spesso dei recital sui suoi pezzi, i La Crus, Vinicio Capossela, che di tanto in tanto vanno a rivisitare brani di Ciampi come a rendere sempre più una certa riconoscenza postuma a questo artista, a questo cantautore come sfuggito, sfuggito anzitempo dalla vita, sfuggito dallo stesso scenario musicale che mai lo accolse come avrebbe dovuto, inafferrabile dagli stessi amici, dai quali si dileguava così come si dileguava dalle sue donne... “Ha amato tanto due donne/erano belle, bionde, alte, snelle/ma per lui non esistono più/E perché è solo un artista/che l’hanno preso per un egoista/la vita è una cosa che prende,/porta e spedisce” (da “Ha tutte le carte in regola”). Il cantautore sfuggito dall’attenzione dei mass-media, come la Rai dell’epoca che, pur facendogli fare una trasmissione a lui intitolata, alla fine non la mandò mai in onda e che adesso se ne possono trovare degli stralci sul web. Il cantautore sfuggito dal codazzo dei cantautori cosiddetti impegnati o che dovevano risvegliare le coscienze, troppo spirito libero per rappresentare un’idea politica o farsi portavoce di problematiche sociali

cangianti con il passare delle mode e delle stagioni, mentre i suoi erano temi più stabili verso il tormento psichico e interiore, o verso i conflitti e i disagi di coppia. Il cantautore sfuggito al denaro che considerava come un giornale di ieri, sfuggito da un certo mercato discografico che non credette mai in lui. Il cantautore sfuggito dallo stesso Piero Ciampi come uomo, quandoché il suo carattere burbero e da simpatico cialtrone, insieme al vizio del bere e del tirare tardi la notte, fra brighe e canzoni scritte sulle tovaglie delle osterie, non gli permise di effettuare mai quel salto di qualità per imporsi come artista, facendolo rimanere sempre confinato in una stretta cerchia di estimatori fra amici e colleghi, come ad esempio quel Luigi Tenco che, oltre a essere innamorati anche della stessa ragazza, condivideva con lui tratti artistici molto simili seppure espressi con modalità differenti, come il fatto di staccarsi completamente dalla forma-canzone banale e spensierata, peculiare di quegli anni da “disco per l’estate” o da “cantagiro”, andando invece a trattare temi più complessi come la solitudine, come l’odissea di amori non corrisposti o disperati, come la fragilità e le ipocrisie di un mondo piccolo borghese in pieno boom economico, dove lo sviluppo industriale, sociale e di massa poteva lasciare scoperte problematiche nuove per quegli individui più sensibili al distacco delle consuetudini tradizionali e dove, mentre in Tenco vengono espresse con delle melodie incisive, molto profonde e spietatamente serie in Ciampi si esprimono invece in modo più cinico e sprezzante, ironicamente amare ma si può dire come, tutti e due questi grandi interpreti della musica italiana d’autore, si possano annoverare alla maniera che più si addice per i poeti malinconici e romantici, stretti in un mondo che non può contenere quella fuggevolezza bohemien di una ricerca artistica inquieta e tipica di quegli spiriti indomiti e irrequieti e che in modo umile e con coraggio hanno navigato sul fragile vascello del proprio destino... “Ho trovato una nave che salpava/ed ho chiesto, dove andava,/nel porto delle illusioni/mi disse quel capitano.../terra terra, forse cerco una chimera/questa sera, eterna sera” (da “Livorno” di Piero Ciampi).


il Segno - Settembre 2012

di Annarita Rossi Se il Paradiso davvero esistesse, sono sicura che sarebbe affollato da animali. A popolarlo ci sarebbero tutti quelli ai quali la vita ha serbato soltanto sofferenze. Vi si troverebbero animali maltrattati, seviziati e abbandonati; quelli destinati a fare da cavie nei laboratori di vivisezione per inutili scopi scientifici e per testare cosmetici, gli animali allevati per le pellicce, quei tori sfruttati per la corrida, gli orsi torturati in Asia per estrarne la bile e i rinoceronti uccisi per il loro corno, al solo fine di produrre farmaci inefficaci. Ad altra vita passerebbero gli animali trafficati dalle zoo-mafie, tra i quali, i cani da combattimento e i cavalli per corse illegali ma anche quei cani tenuti ad una catena troppo corta, quelli trascurati nei canili lager, quelli lasciati soli a casa per molte ore al giorno ad abbaiare disperatamente e quelli ai quali vengono recise le corde vocali per non abbaiare. Inoltre vi si troverebbero tutti quegli animali tenuti in cattività per il soddisfacimento di spettatori nei circhi e negli zoo e quegli animali esotici giunti a destinazione per vie

TEMI D’OGGI

Animali in Paradiso

clandestine in condizioni precarie. Non mancherebbero di certo quelli cacciati in terra, in mare e per aria. Gli animali da allevamenti intensivi troverebbero un posto anche loro, dato che per la tale sovrapproduzione, anziché sfamare il pianeta, la fame e la mortalità esistono ancora. Si dice che il raglio dell’asino non arriva mai in cielo ma lui in Paradiso ci andrebbe di certo se non altro per alleggerire quella povera groppa sovraccaricata per troppi anni da ogni genere di cose e dal peso dei turisti sotto il sole cocente di alcune isole del Mediterraneo; sarebbe garantito un posto anche a quei cavalli costretti a trainare le carrozze colme di turisti sotto il solleone romano. Le aragoste, anche a loro verrebbe assicurato un posto in quanto vengono lessate vive per appagare palati “ricchi” e vi si troverebbero pure quelle oche, ingozzate di cibo con

Frode della benzina, ora una cura drastica

Lo scandalo delle frodi scoperte ad alcuni distributori di carburante (su 2400 controlli effettuati 23 gestori denunciati e 356 irregolarità) dimostra che l’Italia è gravemente malata e occorre una cura da cavallo elevata alla decima potenza per tentare il suo salvataggio. La spesa per i carburanti utilizzati in modo diretto (rifornimento alla pompa) o indiretto (incidenza sul prezzo di servizi e merci) ha messo alle corde milioni di italiani. Mentre il governo è “costretto” al pesante prelievo fiscale sui carburanti, visto il disastroso stato della finanza pubblica, alcuni “compatrioti” del settore dimostrano una spregiudicatezza oltre ogni limite: “frodano l’automobilista alla pompa che eroga meno carburante di quello pagato o lo fornisce addirittura annacquato”. Il morale degli italiani costretti a ferie estive “a chilometri zero” non era mai sceso così in basso. Che cosa fare per rivitalizzarli un poco prima dell’autunno che si prospetta sempre più nero? Fare giustizia facendo chiudere, per almeno tre mesi, i distributori autori delle truffe e mettendo in evidenza che si tratta di un provvedimento disposto dalla Guardia di Finanza. Un risarcimento morale per i truffati e una lezione ai truffatori. Il sistema, applicato nei casi più gravi, anche alle altre attività, sarebbe molto utile e aiuterebbe a ritornare nell’alveo della legalità. L’Italia non è soltanto il Paese con la classe di politica più costosa al mondo. Ermanno L’Italia è soprattutto un paese dove Gatta tutti vorrebbero pagare meno tasse senza attivarsi concretamente per renderlo possibile. Non sarà perché troppi utilizzano “scappatoie” al limite della legalità? il-sognatore.blogspot.com

il T o c c o

l’imbuto, giù per l’esofago per produrre un patè di fegato grasso, tanto caro a quei palati “raffinati”; per restare poi in ambito culinario, vi sarebbero anche balene e pescecani, ai quali ancora vivi vengono tagliate le pinne da servire come pietanze in Estremo Oriente; ed infine gli agnellini non potrebbero non arrivare lassù, strappati alle loro madri per una tradizione più gastronomica che religiosa. La Bibbia narra che milioni di anni fa un uomo di nome Noè, l’unico a sfuggire al Diluvio Universale, imbarcò sulla sua arca la famiglia e gli animali da salvare. Da allora soltanto delle associazioni animaliste e senza scopo di lucro si battono giornalmente per tentare di salvare da sofferenze e morte tanti animali. L’uomo talvolta crea per poi distruggere, come nel caso delle selezioni, delle manipolazioni genetiche e degli incroci realizzati per trarne profitto, poi qualche cosa non va nel verso giusto, qualche razza, nel caso dei cani, risulta troppo aggressiva, con la conseguenza che lo scotto più alto sono sempre loro a pagarlo, venendo eliminati. Quante ingiustizie per tutte queste creature che non conoscono cattiveria ed ogni loro azione avviene per istinto di sopravvivenza. Forse un giorno, anche gli animali che in vita sono stati amati e rispettati dai loro padroni, proprio come degli angeli, incontreranno nuovamente coloro che li hanno accuditi amorevolmente, per stare ancora una volta insieme sotto un altro cielo.

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L’angolo della psicologia

Il ritorno a scuola

Risponde la Dott.ssa Bruna Benelli

Le vacanze sono ormai concluse, anche l’estate sta terminando e per i nostri figli è giunta l’ora di tornare sui banchi di scuola. A volte le vacanze stesse possono rappresentare una fonte di stress se non si è avuta la fortuna di potersi riposare e divertire. In genere però, bambini e ragazzi le preferiscono alla scuola. La ripresa delle attività scolastiche e lavorative può costituire quindi un “trauma” soprattutto quando c’è il passaggio in un ordine superiore di scuola. Ma anche per i docenti stessi l’inizio dell’anno scolastico risulta stressante, ogni volta infatti, coloro che non hanno la cattedra si ritrovano a dover scegliere le scuole, sperando di essere fortunati. In Italia, c’è sicuramente un esubero di insegnanti, ma non vi è però l’attenzione e la “cura” giusta verso i docenti, che ricoprono un ruolo importantissimo riguardo alla formazione di coloro che saranno gli uomini e le donne di domani. Io ritengo che la professione di insegnante nonché quella dell’educatore siano fra le più importanti in assoluto, perché queste due figure costruiscono le conoscenze dei loro alunni, ma soprattutto influenzano le loro menti. Ecco perché lo Stato dovrebbe avere gran cura di tutti i professionisti coinvolti nei processi di apprendimento degli scolari, preoccupandosi di fornire loro anche delle competenze in campo psicologico, cosa che non è attualmente prevista nella loro formazione, perché insegnare è trasmettere contenuti significativi, ponendosi in una relazione comunicativa con lo studente, tale che egli sia stimolato ad apprendere tutto con reale interesse e sia spronato a ricercare, anche anticipando o approfondendo ulteriori argomenti di studio. Bisogna quindi saper entrare in comunicazione con l’alunno e conoscere le problematiche tipiche dell’età dello sviluppo. Sarebbe importante anche valorizzare il lavoro degli insegnanti di sostegno e degli assistenti educativi che si occupano dei soggetti “più fragili”, perché a loro spetta un compito molto delicato e complesso al tempo stesso, mentre solitamente vengono considerati agli ultimi gradini della scala gerarchica.


il Segno dei tempi

nei disegni del Maestro Franco Carfagna In questo disegno il maestro Carfagna ha preso spunto dei tanti racconti sulla II guerra mondiale fatti da storici e scrittori di Rocca di Papa. Tra questi avvenimenti quello che più ha toccato il sentimento dei roccheggiani è sicuramente il bombardamento messo in atto dalle cosiddette “fortezze volanti” degli anglo-americani. Queste incursioni aeree erano annunciate dalle sirene e al suono incessante di esse si correva nelle grotte scavate “au rapellu” delle cantine per mettersi in salvo. Grotte che molto spesso erano collegate le une alle altre per avere il maggior numero di vie di fuga. Altri roccheggiani preferivano andare negli orti ai Campi, magari sotto “’n arboru de castagna” per mimetizzarsi. Ma la maggior parte della popolazione si rifugiava “ae ‘rotte cava” (zona Campi d’Annibale, a ridosso della fonte del Pantanello) dove esistevano appunto delle grotte scavate in passato dai “crapari” come rimessa del gregge. Scavandone poi delle altre si era formata una vera e propria comunità con tanto di botteghe improvvisate, forni, drogherie, mercerie e macellerie, che all’epoca era l’attività ritenuta più importante. Infatti la carne (cioè le vacche) veniva fatta viaggiare di notte, di nascosto, perché di solito era il risultato di una sottrazione illegale a danno di qualche allevatore. Il percorso che si faceva passava per la Molara, salendo a sinistra degli Arcioni, scalando Monte Ara

Il povero asino de’ “rotte cava”

Ultima pagina

il Segno - Settembre 2012

fino alle “rotte cava”. Qui le prendeva in consegna il macellaio distribuendole in parti uguali ai cosiddetti “grottari” (gli sfollati). Tra i numerosi avvenimenti accaduti in quest’area ce n’è uno ormai dimenticato. A ricordarcelo è stato Cippitelli “il sassofonista” che ne fu testimone diretto. Eccone la storia: dopo un bombardamento aereo che i nostri alleati fecero sulla città di Frascati, un velivolo non era riuscito a sganciare una bomba e quindi non potendo tornare alla base con il pericoloso ordigno, ebbe l’idea di sganciarla sopra “au pratu du Pantanellu”

vicino alle “rotte cava”. La bomba colpì in pieno un somarello che pascolava. In un attimo, con la carne del povero animale ancora calda, i rifugiati si armarono subito di coltelli, ronche e “sorecchi” (falcetti) diventando di colpo tutti macellai nel tentativo di accaparrarsi un bel pezzo di ciccia. Chissà la disperazione (oltre che dell’asinello) del padrone della bestia vedendo il suo amico somaro finire in quel tragico modo ma la fame allora era tanta e la speranza che abbiamo è che quella tragica epoca non torni mai più.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

CHE FINE HA FATTO LA NOTTE VERDE? Gentile direttore del Piccolo Segno, ormai l’estate sta volgendo al termine. Nell’ambito delle manifestazioni culturali dei Castelli Romani ho notato con mio grande rammarico che un evento come la “Notte Verde”, che aveva riscosso un grande successo nelle scorse edizioni, e unica nel suo genere, non è stata realizzata, nonostante fosse stata annunciata sul vostro giornale. I tagli alla cultura avranno influito, penso. Ma allora si sarebbe potuta realizzare in forma più contenuta, pur di mantenere il rilievo turisticoculturale di Rocca di Papa nell’ambito castellano. Cor-

diali saluti. Giovanna Mancori

SULLE IRREGOLARITA’ EDILIZIE DEL PARCO Domenica 19 agosto il compare Jo ha scritto a 8 colonne sul Messaggero che il Sindaco combatte irregolarità edilizie del Parco. Bene, ma il giornalista quante volte ha denunciato scrivendo la vergognosa lottizzazione della Via Sacra? E il Sindaco quali provvedimenti ha preso contro quel mostro che ogni anno cresce indisturbato da quando lui era ViceSindaco e Sindaco e squalifica Rocca, paese campione di abusivismo, forte coi deboli, [debole] coi prepotenti? Filiberto Fei

BRUNO ROMANO LASCIA FLI Il sottoscritto Romano Bruno in data odierna 2 agosto 2012 ha presentato presso le sedi Regionali e Provinciali del FLI, le proprie dimissioni da presidente di circolo del FLI di Rocca di Papa per motivi prettamente famigliari. Con l’occasione ringrazio tutti coloro che in questa breve esperienza politica, mi sono stati vicini, e tutti coloro che nella passata tornata elettorale amministrativa hanno avuto fiducia nella mia persona. Spero di aver ricambiato con il mio impegno la vostra fiducia, certo della vostra cordiale comprensione, porgo a tutti voi cordiali saluti. Bruno Romano

I DIVIETI SULL’ACQUA E LE AIUOLE Il Comune ha emesso un’ordinanza in base alla quale non si può utilizzare l’acqua per innaffiare perchè non può essere sprecata. Allora mi domando: perchè l’aiuola della mega rotonda di via dei Laghi, ogni notte tra l’una e le due, viene innaffiata col sistema d’irrigazione? La cosa più assurda che ho notato è che anche quando ha piovuto di recente, alla stessa ora il sistema d’irrigazione ha funzionato perfettamente. Ma chi deve controllare queste cose? E adesso che cosa dovremmo fare, multare noi cittadini il Sindaco visto che non rispetta le sue ordinanze? Lettera firmata


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