Il Segno ottobre 2012

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il Segno PICCOLO

...quello che gli altri non scrivono...

Il richiamo della mensile indipendente

Anno XI, n. 10 - Ottobre 2012

Il più importante politico di Rocca di Papa, On. Carlo Ponzo, Presidente del Comitato Regionale Controllo Contabile, coinvolto nelle polemiche dopo lo scandalo Fiorito, deve fornire ancora qualche risposta

Nasce il blog del Segno

di Andrea Sebastianelli Il Segno cresce e, con esso, crescono anche i collaboratori, ciascuno mettendo a disposizione della redazione la propria competenza e la propria passione con un unico scopo: garantire ai lettori un’informazione trasparente. L’amministrazione comunale negli ultimi anni non ha brillato in questo senso: il sito del Comune, il giornale del Comune (fino a quando c’era), le altre forme di comunicazione viste nel paese, sono state spesso lacunose o fuorvianti. Qualche volta l’informazione è proprio mancata: si è parlato d’altro, si è promesso, rassicurato, rimandato; si è mostrata indifferenza, superiorità, distacco, fastidio per le richieste dei cittadini. Il Segno è stato tra le poche voci che hanno dato spazio a tutti, ai punti di vista più distanti, a forze politiche anche contrapposte, alle domande dei cittadini, anche quelle più semplici, che poi sono le più vere. Per proseguire su questa strada, la nostra informazione si estende con la nascita di un blog, si tratta della continuazione del giornale di carta, con il vantaggio che potrà essere aggiornato con più speditezza. Uno spazio aperto all’informazione, alle critiche, alle riflessioni. Uno spazio per discutere, partecipare e crescere come collettività, nel segno di quella trasparenza che in molti da tempo rincorriamo. Da parte nostra vogliamo fornire un servizio, indipendente e disinteressato, che dia spazio a tutte le voci, a cominciare - se vorranno - dagli amministratori che governano questo territorio.

http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it/

Alle pagine 20 e 21

Diventa donatore vai a pag. 23

Posta ai Campi

Progetto sfumato?

A pagina 9

Arte, tempo di rottamare A PAGINA 22

Più Imu per tutti

Tasse locali in aumento

A pagina 15

Centro Storico, L’intervista le cose che si 20 anni possono fare al servizio Articoli alle pagine 10 e 11 dei cittadini Convegno Abbiamo rivolto qualche domanda a sul futuro Ottavio Atripaldi, Comandante della del castagno stazione dei Cara-

Via Duomo 7

Articoli alle pagine 18 e 19

binieri. A pag. 16

Abbigliamento uomo

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ATTUALITA’

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Un grido invade il mondo: “Aridatece... i puzzoni!”

il Segno - Ottobre 2012

Dittatori, veri o presunti, dopo l’arrivo della cosiddetta “primavera araba”

di Bruno Fontana E’ evidentemente un paradosso, i puzzoni non sono graditi e di alcuni di loro è ancora rimasto nell’aria un rigurgito mefitico. Ma viene da fare una considerazione, che è anche una sconcertante metafora. Limitandoci a scorrere le cronache storiche del Novecento, quanti dittatori sono stati sconfitti e quali sono state le conseguenze della caduta di queste dittature? Per quanto riguarda i big, e cioè i Stalin, Hitler, Mussolini e Franco, ai loro regimi feroci è subentrata la democrazia, senza che si possa dubitare che il bene abbia sconfitto il male. Ci sono altri casi invece dove questa dicotomia tra il male e il bene si è un po’ persa nella zona grigia delle perplessità e degli interrogativi. Prendiamo un caso emblematico, Cuba. Il corrotto Battista che aveva trasformato l’isola caraibica in una colonia sessuale per i ricchi americani, è stato spazzato via dalla rivoluzione di Fidel Castro e Che Guevara, diventati dopo icone dei movimenti PICCOLO

il Segno

organo mensile dell’associazione culturale

“Editoriale Il Segno” C.F. 92028150586

Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE

Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa

DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

di liberazione nel mondo. Oggi, Castro è ancora lì e Cuba è costretta agli stenti dalla sua dittatura, mentre la speranza di molti isolani è quella di raggiungere gli altri rifuggiati negli Stati Uniti, all’austero e restrittivo orgoglio ideologico preferiscono le opportunità che offre un paese dove si privilegia la libertà. Un altro caso significativo a noi ancora più vicino è l’Irak. l’Irak dove il famigerato Saddam, dittatore assoluto è stato fatto fuori dal famigerato Bush che ha esportato in quel paese, con la persuasione dei suoi marines, la democrazia. Però qualcosa non quadra, quanti morti aveva sulla coscienza il Rais irakeno quando è stato impiccato, compresi gli eccidi di massa? Quanti ne ha fatti e ancora ne farà il bushismo, dopo avere incautamente aperto il vaso di Pandora del Medio Oriente, liberando odii tribali e fanatismi religiosi e causando stragi infinite di innocenti? Sappiamo anche che le motivazioni per cui Bush e i suoi consiglieri petrolieri texani sono intervenuti in Irak sono tutt’altro che nobili. REDAZIONE

Bruna Benelli, Noemi Bevilacqua, Stefania Colasanti, Daniela Di Rosa, Bruno Fontana, Paola Gatta, Anna Giovanetti, Daniele Iannotti, Toshi Kameda, Loredana Massaro, Don Franco Monterubbianesi, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Andrea Rasetti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, Sandro Tabellione, Cristiana Zarneri il-sognatore.blogspot.com

L’Irak era un paese laico, una barriera contro i Salafiti, i barbuti integralisti e Al Quaeda. Così come lo erano l’Egitto, la Libia e la Tunisia e lo è ancora per poco la Siria. Oggi i puzzoni che li governavano, Mubarak, Ghedafi e Ben Alì sono stati fatti fuori, e presto capiterà probabilmente anche a Assad. L’hanno chiamata primavera araba ed è stato un illuminante esempio di liberazioni dai tiranni e dai corrotti. Ma adesso approfittando della ancora fragile democrazia, le minoranze violente, oscurantiste, gli estremisti islamici e il Corano (strumentalizzato) vogliono sovvertirla. Un esempio, in Tunisia, il paese arabo più moderno, dal turismo fiorente e dove le giovani donne non solo non si coprivano più il capo ma uscivano in jeans e minigonne, frequentavano numerose le università e si erano affrancate da umiliazioni ancestrali, ebbene ora gli integralisti, i Salafiti, vogliono ricacciarle nel medioevo e consegnare il paese ai mulah. Addio primavera! Queste righe non deveono esILLUSTRAZIONI

Franco Carfagna, Ermanno Gatta

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Gheddafi e Saddam

sere interpretate come un qualche omaggio ai puzzoni e nemmeno fare dimenticare che sono stati dei tiranni sanguinari o dei satrapi corrotti arricchitisi vergognosamente sulla pelle dei loro sudditi. Però è difficile negare che la loro dipartita non ha portato nel loro paesi quella libertà e quella democrazia che si sperava. Forse i paese occidentali devono tenerlo in mente prima di andare a bombardarli per “liberarli” con una tanica della benzina in mano. Cosa accadrà adesso in questi paesi sospesi tra primavera e nuovi terribili inverni? Siamo in una transizione? Non finche ci saranno dei barbuti che vorranno imporre agli altri precetti religiosi intransigenti lontani da ciò che intendiamo noi come libertà di pensiero, di libertà tout court. Lo diceva anche Voltaire, uno che se ne intendeva.

Il nostro Andrea Rasetti è diventato giornalista

Il nostro Andrea Rasetti, figlio di Sergio (l’anima pulsante del Segno), ha superato l’esame per l’iscrizione all’Albo Nazionale dei Giornalisti. Per tutti noi è una grande soddisfazione visto che Andrea è un nostro collaboratore e proprio grazie all’attività svolta sul Segno è riuscito a raggiungere questo traguardo. Con lui, a oggi, sono quattro i nostri collaboratori che hanno ottenuto il tesserino di giornalista. Ad Andrea, alla moglie Angela, alla piccola Sofia Vittoria, a Sergio e a Vittoria vanno i nostri auguri più sinceri. Il direttore e la redazione


ATTUALITA’ In tempo di crisi imperversa una mentalità tutta nostrana

il Segno - Ottobre 2012

La coda per l’Iphone 5... un modo di essere italiani

di Cristiana Zarneri Sì, qualcosa proprio non quadra, file chilometriche, accampamenti notturni per accaparrarsi l’Iphone 5; tutto questo è avvenuto nei giorni scorsi in Italia. Girano in rete anche le foto dei primi che sono riusciti ad acquistare l’ambito cellulare! Ma la crisi allora dov’è? Eppure c’è ed è anche molto ma molto palpabile. Il problema, almeno il più evidente, è, purtroppo, la mentalità dell’italiano medio (apparire, ostentare a costo di avere il frigo semivuoto). Mentalità retaggio degli anni ‘80 e ‘90, gli anni d’oro, gli anni in cui tutti, bene o male, avevano il rolex dajtona acciaio quadrante argento, oppure la bella macchinona da ostentare. Sì, abbiamo (noi italiani), sempre avuto la mania o forse la cultura dell’ostentare. Ora, fare passi indietro, imparare a vivere semplicemente, con poco, imparare a non apparire ci pesa, ci pesa parecchio. E poi c’è anche il fattore vergogna (sempre retaggio di questa borghese mentalità), il fattore vergogna che ti impedisce addirittura, in alcuni casi, di chiedere aiuto o di andare, per esempio, a prendere il cibo al banco alimentare. Ma con questo tipo di mentalità, con la voglia solo di ostentare e la vergogna di una condizione che accomuna ormai troppi, dove andremo a finire? Cosa insegneremo ai nostri figli? Perché, ripeto, la crisi c’è e non si sa quando ne usciremo e loro, i nostri figli, forse (e lo spero) saranno più bravi di noi a reagire e sopportare. Se continuiamo a vivere di apparenze non lamentiamoci poi dei politici che sprecano a destra e manca... perché li emuliamo e diamo loro l’idea di rispecchiare la società. Caro italiano medio, così ci rovini, rovini la nostra fierezza e dignità. Se le scarpe non sono Tod’s o Hoogan, se la cintura o la borsa non è di Gucci, se il nostro cellulare pagato 30 euro funziona: nessuno muore! L’essenzialità è il

fulcro oggi, è la mentalità che andrebbe acquisita, l’essenzialità. E poi, magari, i fortunati che ancora possono (e buon per

loro), dessero anche un occhio al vicino di casa, all’amico. Ascoltiamoci e parliamoci, a volte basta davvero poco per

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aiutarsi ed aiutare; chiamatela come volete, carità cristiana o (come io preferisco) etica sociale.

“Sono incazzato ma tornerò a votare”

di Sergio Rasetti Tornare a scegliere chi dovrà governare la Regione Lazio non sarà un compito facile ma non dobbiamo rinunciare a questo sacrosanto diritto per colpa di quei politici che hanno devastato le istituzioni. Caduto il velo che copriva a fatica veri e propri sperperi di risorse sottratte ai bilanci familiari, la comunità politica resta nuda davanti a un’opinione pubblica che non la sopporta più. Quanto dice Mario Abruzzese presidente del Consiglio Regionale: “Sui fondi sapevano tutti”, corrisponde a quello che già pensavamo, ma il colpo risulta ugualmente durissimo. Perfino i militanti più fedeli ora chiedono spiegazioni senza se e senza ma. Lo dimostra il clima che si respira nei primi incontri convocati per far luce sulla vicenda. Il chiarimento sulle effettive competenze di Comitati Regionali che dovrebbero controllare risulta abbastanza evanescente, mentre tutti mettono l’accento sulle responsabilità politiche degli eletti, dal primo all’ultimo Consigliere Regionale.

Ma con il prossimo voto, noi elettori, possiamo cominciare a farci giustizia da soli. “Non ti voto: mi hai deluso e scelgo un altro”; “Non ti voto: nella tua lista ci sono pochi volti nuovi”; “Non ti voto: puoi essere portatore di conflitto di interessi”; “Non ti voto: sei in compagnia di candidati poco corretti”; “Non ti voto: non spieghi con chiarezza il tuo programma”; “Non ti voto: alcuni candidati della tua lista illustrano programmi diversi dal tuo”. “Non ti voto: sei in compagnia di chi, dopo aver platealmente sbagliato, si ripresenta come se nulla fosse”. Un’occasione irripetibile per ripulire le liste dei nostri partiti di riferimento prima di abbandonarci alla rassegnazione di un paese che crolla con le sue istituzioni; massacrate da singoli che hanno tradito la nostra fiducia, le nostre idee (ma è urgente ritrovare ideali), speranze, necessità. Non votare sarebbe un errore imperdonabile. Farebbe il gioco dei più “navigati”, “delle cricche”, “di chi ha piazzato famigli in ogni dove”. Una resa a quel “regime di eletti” che dimenticano il giorno dopo quali sono i loro doveri verso cittadini e paese.


Sant’Anna di Stazzema, l’oltraggio tedesco alla memoria e alla verità

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di Andrea Rasetti Sessantotto anni dal fatto, l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema del 1944; undici anni fra inchiesta e processo in Italia, che nell’appello del 2006 conferma responsabilità e pene; dieci anni di indagini tedesche della procura di Stoccarda, che oggi, il primo ottobre 2012, archivia l’inchiesta sull’eccidio per mancanza di prove. Per mancanza di prove, è dunque da ritenersi nulla ogni ricostruzione storica, ogni testimonianza, ogni ricordo che così lucidamente hanno raccontato i momenti tragici di quella mattinata del 12 agosto del 1944, durante la quale vennero uccise sistematicamente 560 persone, tra vecchi, donne e più di cento fra bambini e ragazzi sotto i quattordici anni, per mano di più unità della 16ma corazzata Reichsfuehrer SS e con l’infame complicità di fascisti italiani. Se oggi conosciamo gli avvenimenti, le motivazioni e i responsabili di quel delitto contro l’umanità perpetrato dai nazifascisti, lo dobbiamo alle inchieste avviate con il ritrovamento di documentazione vergognosamente occultata in quello che viene ricordato come “l’armadio della vergogna”, riposto per decenni con le ante contro il muro in un angolo di un sottoscala chiuso da un cancello, nella vecchia sede della Procura Generale Militare di Roma, Palazzo Cesi, in via Acquasparta. Nascoste in quell’armadio, nel 1994, vengono scoperte, o meglio, rese pubbliche, 695 pratiche con nomi, testimonianze e prove sulle violenze, sulle brutalità, sugli omicidi e gli stermini di massa commessi dai gruppi nazi-fascisti fra il ‘43 e il 25 aprile del ‘45, ricostruite dall’Arma dei Carabinieri postbellica e dai comandi degli alleati che durante e dopo la liberazione acquisivano prove sulle violenze nazi-fasciste. Violenze ingiustificabili all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre ‘43 che rese incontrollabile la ferocia dei gruppi

L’ARGOMENTO

il Segno - Ottobre 2012

Il girotondo fatto dai bambini di Stazzema poi uccisi dai tedeschi

organizzati e ancora fedeli al loro duce, schiavi e compari dei tedeschi che li utilizzarono nella repressione del movimento partigiano e per coprirsi la fuga. Come topi impazziti sulla nave che affonda, tedeschi e fascisti in ritirata commisero i più vergognosi delitti contro le popolazioni inermi. Presi nelle loro case, a famiglie intere, vennero messi a faccia al muro, rinchiusi nelle cucine, nelle stalle, nei ripostigli, in ginocchio davanti la chiesa di Sant’Anna. Poi, a mitragliate e a bombe a mano, vennero uccisi. I loro corpi dilaniati, dati alle fiamme. I militari tedeschi urlavano come impazziti i loro ordini, mentre altri, nascosti da fazzoletti che coprivano loro il viso, ordinavano di stare calmi e di mettersi al muro. E lo dicevano in italiano, anzi, in dialetto versiliese. La più giovane fra le vittime aveva solo venti giorni. Sant’Anna di Stazzema fu crimine contro l’umanità. Fu atto terroristico premeditato ai danni di civili inermi. Ma non per la procura di Stoccarda, che oggi alza le mani e chiude dieci anni di indagini con un’archiviazione che in molti hanno da sempre pronosticato, a cominciare dall’avvocato tedesco delle vittime italiane, Gabriele Heinicke, che fin dall’inizio dell’istruttoria ha denunciato resistenze e passività degli uffici tedeschi. D’altronde, l’apertura del pro-

Il monumento a loro dedicato

cedimento tedesco fu solo un effetto della richiesta di rogatoria da parte del tribunale italiano. La procura di Stoccarda si vide cioè costretta nell’aprire il fascicolo su Sant’Anna, soprattutto in vista di una possibile richiesta di estradizione in caso di colpevolezza degli imputati, una procedura che ha garantito per dieci anni l’insabbiamento di qualsiasi responsabilità, lasciando ai condannati ancora in vita, la tranquillità di una vecchiaia decorosa. Meno decorose le motivazioni della procura circa l’archiviazione delle indagini sull’eccidio: la mancanza di prove documentali comprovanti la reale partecipazione all’eccidio per ogni singolo imputato; l’impossibilità di determinare con esattezza il numero delle vittime; l’impossibilità di accertare con sicurezza che la strage fosse un atto premeditato. Delle tre motivazioni, quella che di più ha indignato, è l’affermazione che dieci anni di indagini non abbiano consentito di accertare la premeditazione della strage e che “è anche possibile che l’obiettivo perseguito dalle truppe tedesche fosse la lotta ai partigiani

presenti nella zona e la cattura di uomini da deportare in Germania per compiere lavori forzati. La fucilazione dei civili avrebbe potuto essere stata decisa solo dopo la constatazione che gli obiettivi originari dell’azione militare tedesca non erano stati raggiunti”. La fucilazione dei civili potrebbe essere stata quindi decisa solo dopo essersi resi conto che partigiani e uomini abili al lavoro nei campi di concentramento non intendevano aspettare le truppe tedesche a braccia aperte. A risollevare gli umori di chi si sente preso in giro da tali affermazioni, ci pensa la procuratrice capo di Stoccarda che ha coordinato le indagini, Claudia Krauth, che, intervistata dall’ANSA si è sentita di rassicurare i sopravvissuti e i loro famigliari circa l’aver fatto tutto il possibile per chiarire le responsabilità, investigando con grande interesse ed impegno, anche economico. A farci tornare il malumore è invece il ricordo di Elio Toaff, ex rabbino capo di Roma, che quella mattina del 14 agosto fu uno dei primi ad entrare nel paese martoriato: “La prima casa che trovammo era alla Vaccareccia: fumava ancora. Dentro c’erano i corpi di un centinaio di persone, in maggioranza donne e bambini. Le Ss, quattro colonne da 100 uomini ciascuna di quella stessa XVI divisione che ha agito poi a Marzabotto, li avevano chiusi lì dentro, poi avevano dato fuoco alla paglia e avevano gettato dentro delle bombe. Vedemmo un ammasso irriconoscibile. Più avanti c’era un’altra casa, con la porta spalancata. Entrai e ho ancora difficoltà a raccontare... C’era una donna, seduta di spalle, di fronte a un tavolo. Per un attimo pensai che fosse viva. Ma, appena avanzai, vidi che aveva il ventre squarciato da un colpo di baionetta. Era una donna incinta e sul tavolo giaceva il frutto del suo grembo. Avevano tirato un colpo d’arma da fuoco anche in testa a quel povero bimbo non ancora nato”.


5 ATTUALITA’ La Comunità Capodarco di Don Franco ricevuta dal Presidente Gianfranco Fini

il Segno - Ottobre 2012

“Gli enti locali devono tornare protagonisti nelle questioni sociali”

Il fondatore della Comunità Capodarco, Don Franco Monterubbianesi e la dottoressa Ilaria Signoriello (accompagnati da Andrea Titti e Nicola Gallo, in qualità di legali rappresentanti delle associazioni Liberamente e FareSquadra), hanno incontrato presso la Camera dei Deputati il Presidente Gianfranco Fini. L’incontro con il Presidente della Camera ha avuto come filo conduttore l’illustrazione delle attività e finalità che Capodarco persegue nella sua azione quotidiana sul territorio, anche oltre i confini nazionali. Un percorso pluridecennale fatto di impegno nel sociale vicino a chi più necessita di sostegno e formazione. L’inserimento di persone con disabilità psichiche, fisiche o sensoriali nel mondo del lavoro, la costruzione di case famiglia, l’assistenza ai non autosufficienti, il sociale inteso come rete di inserimento e non come mero strumento assistenziale, una vicinanza al mondo giovanile, cooperativo ed imprenditoriale che, attraverso le molte proposte uscite da Capodarco, tra le quali si ricorda l’Impresa Sociale, lo sviluppo economico eticamente e ambientalmente sostenibile, sono tra i principali punti posti all’attenzione della

Don Franco Monterubbianesi, fondatore di Capodarco Sotto: Gianfranco Fini

terza carica dello Stato. Il sociale ed il welfare, ha sostenuto Don Franco Monterubbianesi, è materia per cui debbono essere protagonisti gli enti locali, perché loro sono il primo presidio per le persone, e con essi tutte le Istituzioni debbono fare rete per educare e stimolare i più giovani nel ritagliarsi uno spazio preminente nella costruzione di un territorio a misura di persona. Dall’incontro è scaturito, non solo un vivo interesse dell’Onorevole Gianfranco Fini, ma ha segnato l’inizio di un percorso di diffusione e sensibilizzazione sulle tematiche proposte, sia verso le istituzioni che verso i cittadini. Una

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collaborazione con la Camera dei Deputati per organizzare appuntamenti di confronto, anche per riavviare l’iter legislativo di alcune iniziative giacenti a Montecitorio e Palazzo Madama, un continuo e costante confronto tra legislatore e chi vive i territori e le problematiche. In questo panorama trovano, per la prima volta, centralità i Castelli Romani, non solo perché Capodarco si trova a Grottaferrata, ma perché sarà questo territorio il promotore di tutte le iniziative atte ad interagire con enti locali e realtà produttive, per innervare una filiera sociale di azione virtuosa, che farà da stimolo e sentinella verso Comuni e Regione, al fine di ini-

ziare sul serio ad occuparsi di sociale. Soddisfazione per l’esito dell’incontro è stata manifestata da Don Franco Monterubbianesi, Ilaria Signoriello e dallo stesso Fini, unitamente ad Andrea Titti e Nicola Gallo, che questo incontro hanno preparato e fortemente voluto. “L’attività delle nostre associazioni e la stessa azione di Meta, periodico che mi onoro di aver fondato - dichiara Titti - è nata con lo scopo di dare forza e voce alle realtà migliori dei Castelli Romani, valorizzando quelle esperienze d’eccellenza che parlano ad un mondo giovanile nascosto che riscuote scarsa attenzione dalla politica. Eravamo certi di trovare nel Presidente Fini una personalità di spessore capace di ascoltare, così come siamo certi che l’incontro di oggi non sarà fine a se stesso. Ci siamo conquistati un piccolo spazio di attenzione e rispetto sul territorio, da parte dei cittadini e delle Istituzioni, indipendentemente dal colore politico conclude Andrea Titti - intendiamo spendere questo prezioso patrimonio per costruire, con altri, un cammino comune che sia lontano dalle vecchie logiche di fazione ma si ponga al servizio del territorio e del suo futuro”.

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di Patricia Antolovic Gli scandali che stanno dirompendo nelle province e regioni italiane stanno mettendo a dura prova i partiti. Questi provano a correre al riparo con la frase “non siamo tutti uguali”… sì, ma vi assomigliate tutti! La loro colpa è di coltivare l’omertà di partito, il lealismo politico che porta a giustificare il silenzio di fronte al comportamento scorretto in nome del comune interesse a restare nei governi locali. Silvio Spaventa, a cui abbiamo dedicato una via, nel 1880 dichiarava “… l’amministrazione deve essere secondo la legge e non secondo l’arbitrio e l’interesse di partito; e la legge deve essere applicata a tutti con giustizia ed equanimità!”. Tornando a oggi, quello che emerge è proprio la debolezza dei partiti, la loro incapacità di riformarsi, addirittura le regioni hanno chiesto al governo Monti di limitare i loro poteri, dimostrando così la loro impotenza! Quale dovrebbe essere il ruolo di un partito? Quello di rappresentare coi suoi eletti il punto di vista di chi lo ha votato. Sono organizzazioni utili perché costituiscono un punto di riferimento per gli elettori, sono in grado di svolgere attività precluse al singolo. Il sistema però porta con se il rischio che i partiti si separino dalla base e dagli elet-

ATTUALITA’

Crisi della rappresentanza democratica

tori e diventino soggetti autonomi, con propri interessi e scopi, eventualmente in conflitto con interessi e scopi dei rappresentati (quello che stiamo vedendo in questi giorni, con gli scandali delle regioni Lazio e Lombardia). Questo succede in una cultura non incentrata sul riconoscimento dell’altro: chi possiede il potere è spesso portato ad espandere progressivamente i confini entro i quali è giustificato fino ad eliminarli; si può notare che c’è avversione di tutti coloro che sono al potere; insofferenza nei confronti dei limiti e dei controlli, che invece sono una protezione per noi cittadini. Se i partiti non si organizzeranno secondo lo schema della democrazia, non possono rappresentare degnamente i loro associati e da strumento di collegamento tra le persone e le istituzioni diventano mezzi di limitazione e negazione del “governo del popolo”. I

il Segno - Ottobre 2012

partiti devono ritrovare la fiducia tra eletti ed elettori! Questa fiducia si è persa e il problema è che questi eletti non se ne rendono conto! Il Pdl si sta disgregando e si pensa di cambiare la scatola ma non si conosce il cambiamento. Il Pd si sta inguaiando nelle primarie, dove prima di decidere il programma si decide chi condurrà la coalizione! Il cittadino non è più al centro dei partiti, per loro siamo solo merce di scambio… se si continua così pochi andranno a votare, e sarebbe proprio triste per il nostro paese! Non ci meritiamo questa classe dirigente, l’unico nostro potere è il voto, ma a che serve? Ad ogni tornata elettorale passiamo da destra a sinistra e viceversa, ma che cambia per noi? Nulla! Il Lazio è una delle regioni dove si pagano più tasse e si hanno meno servizi, noi che possiamo fare? I partiti devono prendersi le loro responsabilità, non solo penale, ma politica, devono riconoscere che hanno sbagliato, devono scegliere attentamente le loro classi dirigenti, devono applicare i programmi, nel rispetto delle leggi, ristabilire trasparenza e fiducia… e non può essere fatto da chi fino ad oggi ha fatto parte del “carrozzone”… c’è bisogno di un ricambio generazionale, se no l’unica alternativa resta Monti.

CHIESA E POVERTA’, UNA DISCUSSIONE ATTUALE/6

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Vogliate perdonare la mia insistenza. Si tratta di un tema a me molto, molto caro e non riesco proprio a rimanere indifferente di fronte ad affermazioni che vorrebbero insinuare che il cristiano, in modo acritico e insensato, appartiene ad una Chiesa che ha costruito e fondato la sua esistenza sulla dabbenaggine delle persone e non invece sul sangue di Gesù!!! Così inizia il mio intervento, che per esigenze redazionali non è stato possibile pubblicare su questo numero del “Piccolo Segno”. E prosegue con alcune osservazioni e considerazioni su quanto il Sig. Federico De Angelis ha scritto a proposito dei Vangeli e della Chiesa, che ritengo non accettabili o quanto meno discutibili. Poiché quanto ho scritto mi è costato tempo e lavoro (anche se tutto sommato è per me un pia-

cere scrivere su questi argomenti), vorrei in ogni caso condividerlo con voi e sottoporlo alla vostra attenzione e, perché no, anche giudizio! E poi soprattutto non intendo restare in silenzio, quasi a suffragare quanto dichiarato. Pertanto invito chiunque sia interessato a ritirare una copia dell’intervento (chiaramente gratuita) presso la Parrocchia “Santa Maria Assunta in Cielo” e presso la Parrocchia “Sacro Cuore”. Posso inviarlo anche per e-mail, in tal caso scrivetemi a amscardecchia@gmail.com ne sarei felice. Ringrazio comunque la redazione del “Piccolo Segno” per la disponibilità mostratami e per l’opportunità concessami di parlare di Dio, di Gesù, e della fede Cattolica! Arrivederci. Anna Maria Scardecchia

Cara Daniela, la ringrazio per i suoi ricordi di infanzia che hanno suscitato inaspettatamente tanto interesse da meravigliare lei stessa. Il ricordo lucido di Gandhi, uomo di pace e indelebile icona di bontà, è inserito nel contesto violento della sua epoca, S. Francesco, si è spogliato dei suoi averi materiali per rivestirsi di quelli spirituali in contrasto con la corruzione della chiesa del medioevo. Così Madre Teresa ha saputo confortare i poveri e i moribondi di Calcutta e nel mondo. Sia per S. Francesco che per Madre Teresa non c’è stata “cieca sottomissione” ma è stato il Santo Padre che si è messo in ascolto e ha riconosciuto la loro vocazione e missione come figli liberi nella chiesa. I citati personaggi appartengono al loro periodo storico, ma è importante ricordarli e stu-

come ho già detto altre volte ognuno è libero di credere a ciò che vuole, protremmo continuare all’infinito e diverrebbe una discussione sterile,

senza costrutto! Cara Gabriella, finchè dovremo pagare per visitare i Musei Vaticani, fino a quando noi cittadini non potremo en-

“Gesù è la Chiesa” “Sulla ricchezza”

Può non piacere ciò che ha scritto il signor De Angelis ma è tutto storicamente accertato, persino la nascita di un uomo chiamato Gesù è verità storica, quando si dice invece figlio di Dio, è fede...

La replica di Daniela

diarli come fa il 19 settembre scorso, il filosofo ateo Cacciari nel suo intervento alla presentazione del libro del card. Ruini, citando un testo di S. Anselmo (filosofo del 1033), dimostrando l’importanza della ricerca libera da ogni condizionamento. Per quanto riguarda i possedimenti della chiesa “castelli, ori e palazzi” non si tratta di mere abitazioni fine a se stesse ma di opere d’arte grandi e piccole donazioni che ancora oggi la chiesa riceve, lasciando di fatto un tale patrimonio non solo al Papa ma all’umanità intera. Dunque non parliamo di “ori del santo padre” ma di beni comuni di cui la chiesa è custode pro tempore. Ancora oggi la chiesa è ricca e potente ma la cosa più preziosa che custodisce e difende è il Vangelo… che ogni cristiano è libero di seguire. Gabriella Trombetti

trare nei giardini Vaticani o trascorrere le vacanze nella residenza di Castel Gandolfo... il patrimonio non è dell’umanità ma del Papa e del clero che ne usufruisce. Daniela Di Rosa


ATTUALITA’

il Segno - Ottobre 2012

Il centrosinistra riparte dalle primarie per riavvicinare i cittadini alla politica

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Tra il vecchio Bersani e il giovane Renzi Nichi Vendola... tenta la rimonta

di Daniela Di Rosa Chi come me, un po’ ingenuamente, pensava che uscito di scena Berlusconi il peggio se ne fosse andato dal teatrino politico sbagliava di grosso. In questi ultimi mesi è un susseguirsi di dimissioni, di indagati, di ladri, crollata la Regione Lazio dove tutti rubano, chi più chi meno e chi non rubava non sapeva, il controllore non poteva controllare e allora perché non denunciarlo invece di tacere e intascare la mensilità che noi cittadini paghiamo? Decaduta Reggio Calabria, precipitata la Lombardia… il Piemonte che traballa... ogni mattina ci aspettiamo il peggio che sembra non finire mai, ogni partito ha i suoi indagati, l’odore dei soldi contamina chiunque, anche il più pulito si sporca nel fango della corruzione, dei soldi facili, le Minetti sculettano in passerella forti dei circa 12 mila euro che noi ogni mese le doniamo… non riusciamo a liberarci di tutto questo marciume e intanto le elezioni si avvicinano e io non so che fare, sarei tentata di non votare, presa dalla nausea, oppure votare il Movimento 5 Stelle almeno, penso, caccerà via tutta la mala politica e farà entrare facce nuove; o fidarmi

Nichi Vendola

Bersani

ancora del leader del mio partito di riferimento, NichiVendola. Ma l’hanno già fregato, è bastato un suo tentennamento, l’avvicinarsi a un democristiano come Casini e Sinistra ecologia e libertà è scesa di molti punti, è bastato un Renzi qualsiasi, che non è di

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Renzi

sinistra, non è di destra ma come tutti i furbetti è di centro, sempre moderato… come centristi e moderati si dichiarano appunto Casini, Fini, Montezemolo, Tremonti… financo Berlusconi! E allora che faccio? Per il momento vado alle primarie del Partito Democratico e voterò

Vendola, almeno so da che parte sta, e quando parla mi riempie le orecchie di belle parole e nel cuore ho la speranza e quasi la certezza che lui ci crede in quel che dice e dice quel che pensa, e sogno che grazie a lui un po’ di sinistra torni in parlamento perché certo né Renzi, né Bersani mi ricordano Berlinguer, figuriamoci Gramsci! E chissà che con Vendola non torni anche la carta dei diritti dei lavoratori, come l’articolo 18 in questo momento sospeso, ancora non ho capito se c’è, se l’hanno tolto o trasformato… chi tutela il mondo lavorativo? Certo non i liberisti, e questo Renzi lo è. Perciò faccio un appello a tutti i simpatizzanti di Sel, di Vendola, alle fabbriche di Niki, quelle aperte e quelle chiuse, a tutti i cittadini che hanno nel cuore un mondo più giusto, più pulito, più libero, persino più poetico, andate alle primarie, primo, secondo e se ci fosse terzo turno, pagate 2 euro, firmate tutto quello che vi fanno firmare, fosse anche un patto col diavolo (è per farci desistere) e votate Vendola, loro hanno deciso di farlo fuori, in accordo mettono Renzi contro Bersani, inscenano una finta lotta tra vecchio e nuovo e cercano di far fuori chi veramente è l’alternativa alla destra… Vendola!

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da Tokyo Toshi Kameda Dopo l’incidente della centrale nucleare Fukushima un amico, prima di partire per il Giappone, mi consigliò di assumere lo iodio necessario per impedire l’assorbimento di iodio radioattivo ma il farmacista non fu dello stesso parere. Comunque, a parte il mio caso, il problema vero era per la popolazione direttamente colpita e in particolare per i più piccoli. Sette mesi dopo l’incidente abbiamo saputo che oltre 900 abitanti (su circa 230mila esaminati) avrebbero dovuto prenderlo come la Commissione di sicurezza nucleare governativa indicava senza però mai mettere in pratica il Centro operativo governativo sull’incidente nucleare situato in provincia di Fukushima. Se avessero preso lo iodio quante persone avrebbero evitato l’esposizione alla radioattività? Quanti altri atti omissivi o intenzionati oppure l’impreparazione in sé, hanno messo a rischio la popolazione? Si parla ora dei cosiddetti “crimini nucleari” commessi dalla “Mura nucleare”, la comunità nucleare con a capo le compagnie elettriche, e che comprende anche politici, dirigenti ministeriali, imprenditori e ricercatori che gestiscono gli affari nucleari. Già dopo l’incidente, conoscevano benissimo il livello di gravità ma la popolazione fu tenuta all’oscuro. L’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Kan, ha rivelato che aveva ricevuto alcune simulazioni che, tra l’altro, prevedevano l’evacuazione massiccia di tutta la popolazione intorno a Tokyo, 30 milioni di persone. Sarebbe stato il crollo del Paese. Così anche sulla gravità dell’incidente “loro”, già dall’inizio, sapevano ma, per oltre un mese, hanno taciuto. Se la popolazione avesse saputo ciò che stava accadendo avrebbe potuto prendere i provvedimenti necessari rivolgendosi al governo. In questo senso anche lo SPEEDI aveva un’importanza vitale (vedete il numero di giugno 2011); si tratta del sistema che simula lo spostamento in aria delle sostanze radioattive in caso di emergenza per poi adottare le contromisure necessarie. Il governo ci ha messo circa un mese e mezzo per informare il paese. Ha pure ignorato le informazioni trasmesse dagli USA inerenti la mappa delle contaminazioni radioattive le cui tracce ormai si sono perse del tutto. Gli abitanti delle aree direttamente colpite scappavano, presi dal panico, verso nord-ovest, proprio la zona dove arrivavano le radiazioni. Dopo aver trovato un rifugio provvisorio accendevano il fuoco per ripararsi dal freddo, cucinavano e mangiavano all’aria aperta senza sapere che proprio in quel momento dalla centrale arrivava il pericolo. Ora abbiamo saputo che la provincia di Fukushima, pur essendo in possesso dei dati, non li ha diffusi ritenendo che fosse di competenza del governo. Qualche ri-

DIRETTA da TOKYO

il Segno - Ottobre 2012

Contro il nucleare, dentro il nucleare

Tribunale del popolo per i crimini nucleari

cercatore preoccupato, membro della Società meteorologica giapponese, ha provato a inserire i dati su internet ma la Società lo ha subito fermato avendo interessi comuni con l’Agenzia meteorologica di Stato. Il governo quindi, non solo non è stato in grado di gestire la crisi perché impreparato, ma anche perché questa era la sua strategia. Lo possiamo capire partendo da un fatto incredibile avvenuto a Fukushima. Nel 2010 la provincia di Nigata voleva organizzare un’esercitazione in caso di doppia emergenza, terremoto e incidente nucleare, ma a fermarla intervenne l’Agenzia per la sicurezza nucleare del Ministero dell’Economia, del Commercio estero e dell’Industria esprimendo la preoccupazione che mettere due Immagine tratta dal sito internet fattori insieme poteva dare del “Tribunale del Popolo” un senso di insicurezza alla http://genpatsu-houtei.blogspot.jp/ popolazione. Dopo di che la provincia sostituì il fattore terremoto con dopo l’incidente, quando i medici consiuna nevicata. Per “loro” non conveniva gliavano al governo di prelevare le cellule organizzare un’esercitazione seria che ri- sanguigne specifiche dei lavoratori per rispettasse i rischi reali perché l’angoscia pristinarne il funzionamento produttivo, la della gente poteva essere un ostacolo alla Commissione di sicurezza nucleare governativa non lo ha ritenuto necessario pernuclearizzazione. i provvedimenti potevano “Loro” sono poco preoccupati per la sa- ché lute della popolazione. Il Centro operativo rappresentare un peso psicologico e fisico sull’incidente nucleare ha effettuato subito per gli stessi lavoratori. Nella realtà voledopo la catastrofe i primi esami di esposi- vano evitare che si diffondesse il panico zione interna alla radioattività della ti- tra i lavoratori e la popolazione. roide: su 1.080 bambini, tra zero e Qui è impossibile elencare tutti i “crimini quindici anni d’età, nelle aree altamente nucleari”, il più grave dei quali è stato contaminate a oltre 30 km di distanza l’aver lasciato per oltre un mese le popodalla centrale, non è risultato nessuno che lazioni colpite dallo tsunami senza socsuperasse il livello necessario per poter corso. Ora denunciarli è il compito subire esami più accurati, tranne un bam- affidato non solo alle varie Commissioni bino con 30 mSV. La Commissione di si- di indagine ma anche al “Tribunale del curezza nucleare governativa ha chiesto Popolo contro i crimini nucleari” che riper il bambino ulteriori esami ma il Cen- corda l’esperienza del cosiddetto “Tributro operativo ha respinto la richiesta di- nale Russell” costituito a Londra nel 1966 cendo che il rilevatore della tiroide era contro i crimini di guerra in Vietnam. Dal troppo pesante per essere trasportato e che punto di vista penale “loro” non dovrebla famiglia del bambino e l’intera comu- bero passarla liscia e infatti le vittime dei nità si sarebbero potuti spaventare. La “crimini nucleari” hanno presentato riCommissione non ha più insistito per non corso e il 2 agosto le tre procure lo hanno accolto. Non vogliamo lasciarli nelle mani intromettersi nelle altrui competenze. Anche i lavoratori della centrale nucleare della giustizia divina, vogliamo invece oltre a essere sfruttati e maltrattati sono che finiscano sul banco degli imputati e stati abbandonati al loro destino. Subito che siano condannati.


il Segno - Ottobre 2012

INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 31 agosto 2012 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.681 (maschi 8.283; femmine 8.398). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.396.*

*dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

ROCCA DI PAPA

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NUMERI UTILI

Farmacia Comunale: 06-9499986 Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 339-1669282

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Ufficio postale ai Campi, tante parole ma nulla di fatto

Da anni il Comitato di Quartiere chiede uno sportello e ora l’ipotesi sembra sfumare

di Sandro Tabellione L’inaugurazione di una nuova attività commerciale di fronte alla sede del centro anziani, nell’edificio realizzato da pochi mesi, ha fatto nascere una domanda spontanea: che fine ha fatto lo sportello postale che avrebbe dovuto aprire i battenti ai Campi d’Annibale proprio a fianco del neo-bar? Girando la domanda a destra e a manca abbiamo scoperto che anche gli altri locali posti al pianterreno starebbero per essere affittati ad attività commerciali visto che nè le Poste Spa, nè l’amministrazione comunale avrebbero dato seguito alle lettere d’intenti che i due enti si sarebbero scambiate esattamente nell’ottobre del 2011. Nella prima il Comune chiedeva alle Poste la disponibilità ad aprire un distaccamento nel più popoloso quartiere di Rocca di Papa; nella seconda, il Consiglio di Amministrazione di Poste Spa avrebbe dato il suo assenso alla nuova apertura, superando così i diversi problemi emersi. Tutto pareva risolto visto che sarebbero stati effettuati anche

dei sopralluoghi per valutare l’idoneità dei nuovi uffici. Ma, malgrado tutto, dopo dodici mesi niente altro è accaduto e l’apertura dello sportello è tornata nel dimenticatoio. Nessuno ne parla più. Che cosa sarà successo in questo arco di tempo? Perchè nessuno ha contattato la proprietà dei nuovi locali per mettere nero su bianco e per definire la questione? Ora il problema è che ogni tentativo potrebbe risultare vano visto che, come annunciato, a breve potrebbero aprire delle attività commerciali che, forse, hanno già sottoscritto un contratto d’affitto. Un altro mistero, però, si nasconde dietro la vicenda di quello che possiamo già definire “l’ufficio postale mancato” (a meno che il Comune abbia deciso di farlo aprire in un altro luogo, -parcheggio al Carpino?- ma questo al momento non è dato sapere): da mesi era stata annunciata una raccolta di firme per pressare il Comune di Rocca di Papa circa l’urgenza di uno sportello postale ai Campi. Petizione mai partita malgrado il Comitato di Quartiere dei Campi d’Annibale l’abbia

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Continua la raccolta di firme per fermare la vendita dei boschi

Una prima vittoria i lettori del Segno l’hanno ottenuta. Il Sindaco di Rocca di Papa, Boccia, appena saputo della petizione si è affrettato in dichiarazioni solenni in cui si impegnava a fermare la vendita dei boschi pubblici. Dichiarazioni che accogliamo con soddisfazione ma la raccolta di firme prosegue per due motivi. Il primo è che la vendita è stata decisa dal Consiglio Comunale nella seduta del 30 maggio 2012 (Delibera n. 17) e quindi attendiamo la revoca ufficiale di quest’atto che, al di là delle parole del primo cittadino, resta valido. Nel momento in cui andiamo in stampa nessuna revoca è stata ancora approvata. Il secondo motivo è che depositare le firme al protocollo del Comune significa mettere un paletto chiaro e inequivocabile che sia di monito agli amministratori di oggi ma anche a quelli che verranno: i cittadini di Rocca di Papa sono contro la vendita dei boschi pubblici! Per questi due motivi la petizione prosegue fino al 10 novembre. I moduli firmati possono essere lasciati presso il “Bar Centrale” di piazza della Repubblica, oppure concordando un appuntamento per la consegna al n. 349-5783869.

spesso annunciata e sollecitata dopo essersi battuto per anni affinchè il sogno diventasse realtà. Da tanto tempo, infatti, il Presidente Silvestrini chiede quest’ufficio postale in nome delle centinaia di cittadini, soprattutto anziani, costretti a scendere in paese per pagare una bolletta o per spedire una lettera.

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Uno sportello, anche piccolo, in grado di soddisfare le necessità degli utenti delle Poste. Ma evidentemente i tempi non sono ancora maturi. Speriamo però che a breve qualcuno possa battere un colpo per spiegare finalmente come stanno le cose e, soprattutto, se quest’ufficio s’ha da fare oppure no!

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il Segno - Ottobre 2012

Benvenuti a Rocca di Papa... il paese dal centro storico perduto Commercianti disperati mentre la politica si disinteressa della questione

di Sergio Rasetti Per l’ennesima volta raccogliamo le proteste di commercianti, abitanti e altri operatori del Centro Storico, non ultimi quelle delle due trattorie superstiti, in relazione alle improvvise, e note soltanto a pochi (quelli con le entrature nel palazzo?) chiusure al traffico del percorso principale per lavori, feste, iniziative pubbliche di vario tipo. Eventi che richiedono molti giorni di preparazione ma che, a detta degli interessati, uffici e responsabili vari non si preoccupano mai di renderli noti per tempo. Il risultato è che si aggiunge alla più che evidente crisi un altro tassello negativo per il commercio, dovuto anche all’impossibilità di essere riforniti di merci prima delle chiusure al traffico o di potersi organizzare per restare aperti durante le iniziative pubbliche, fornendo un servizio, vivacizzando il paese ed avere, perché no, anche una possibilità di guadagno. E’ incredibile, questa situazione si protrae da anni. E’ il segno che questa classe dirigente non è interessata a questioni che invece sono decisive per tutti i cittadini e commercianti. E’ significativo che un popolare uomo politico nostrano,

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avendo recentemente conosciuto di persona alcune gravi difficoltà di carattere logistico, quali per esempio l’impossibilità di fermarsi brevemente per fare un rapido acquisto, abbia finalmente convenuto che sono stati fatti, in questo campo, errori dirompenti. La richiesta a lor signori è ancora una volta quella di cambiare registro per salvare il salvabile.

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Sull’esempio della norcineria di Gino Testa (Via Gramsci) e dello studio fotografico di Fabrizio Brunetti (Corso Costituente), anche la sartoria di Anna Gatta, in piazza Garibaldi, ha abbellito la parete esterna con una “insegna” molto particolare e caratteristica. Si tratta di un disegno maiolicato che descrive proprio l’attività della sarta. Un’idea che testimonia la buona volontà dei commercianti di Rocca di Papa di decorare con gusto e semplicità le strade del paese per far ritrovare ai passanti quell’atmosfera dei nostri nonni in grado di metterci subito a nostro agio. Ad Anna vanno i nostri complimenti.

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il Segno - Ottobre 2012

ROCCA DI PAPA

Rilanciare il Centro èpossibile...eccocome

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Coinvolgendo artigiani, artisti e commercianti

di Daniela Di Rosa Da qualche settimana organizziamo nelle piazze del paese un banchetto per raccogliere firme per fermare la vendita dei boschi, domenica 14 ottobre eravamo in piazza Garibaldi e ho constatato purtroppo la desolazione della piazza e delle vie adiacenti, la tristezza nel vedere quasi tutte le serrande abbassate e i pochi passanti, in contrasto con piazza della Repubblica o quella dei Campi d’Annibale, piene di gente, di bambini, persino qualche turista e comitive di giovani con le moto o ciclisti, ti fermi prendi un caffè e ti riempi il cuore di umanità… perché invece il centro storico si svuota? Eppure è bello ma sta morendo, le vecchie case anche ristrutturate sono piccole e le famiglie si spostano ai Campi, alle Vigne, restano gli stranieri (meno male), gli anziani e qualche giovane venuto da fuori perché gli affitti sono meno cari. Il commercio è quasi praticamente sparito. Ogni tanto qualche coraggioso prova ad aprire un’attività, resiste uno, due anni, poi getta la spugna. A questo punto che cosa si può fare per non lasciarlo morire del tutto? Noi ogni mese ne parliamo ma non si trovano soluzioni. Colpa dei parcheggi, colpa dei paletti, colpa delle famiglie che se ne sono andate… forse non è colpa di nessuno, i centri storici non sono più adatti per il commercio, è così ovunque, le piccole botteghe sono destinate a fallire, perché tutti, me compresa, la spesa la facciamo nei supermarket o nei centri commerciali, in un solo ambiente trovi tutto ciò che ti serve. Forse una soluzione ci sarebbe, si potrebbe tentare, come è stato fatto in altri paesi con le caratteristiche del nostro,

Il Corso

L’esempio de “La libreria più piccola del mondo” al Belvedere

Foto Sinibaldi

Non soltanto sigarette, Superenalotto, Gratta e vinci, cartoleria, ricariche, fax, fotocopie e tanto altro; da Cristina, la tabaccaia del “Belvedere”, trovi una piccola biblioteca a tua disposizione. Una interessante opportunità che ti costa soltanto l’impegno di restituire i libri dopo averli letti comodamente a casa tua. Un piccolo ma importante valore aggiunto che fa molto bene a Rocca di Papa e al suo centro storico.

creare un polo artistico-artigianale, potrebbe il Sindaco convocare i proprietari delle botteghe chiuse, delle cantine, dei negozi fermi da anni e proporre di darle in gestione per cinque anni ad un prezzo simbolico (in cambio di tassazioni agevolate su Tarsu ecc. ecc.) a giovani e non, artigiani, artisti, pittori, scultrici, a cooperative di donne che propongano corsi di cucina, di giardinaggio, di musica, di pittura, di scrittura, di fotografia… cosa ci guadagnano i proprietari dei locali a tenerli sfitti per anni, lasciando che muffa e ragnatele rovinino tutto?

Se vogliamo che una parte della marea di gente che dal venerdi alla domenica sera sostano ad Ariccia, Albano, Genzano, Frascati, venga da noi, dobbiamo proporgli qualcosa di particolare e pregiato, bello e semplice… passeggiando guardano il pittore dipingere e si fermano al bar, intravedono il falegname che intarsia il legno e comprano un souvenir, s’incantano a fissare le mani di una brava ricamatrice e decidono di mangiare in una nostra trattoria… chissà, si potrebbe tentare, sempre meglio che veder andar via gli ultimi resistenti di una guerra che sembra persa.

Lunedì chiuso


ROCCA DI PAPA

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Raccolta differenziata... questione ancora aperta Dopo il sit-in promosso dal nostro Gennaro Spigola

di Daniela Di Rosa Nel mese di agosto un nostro collaboratore, Gennaro Spigola, da sempre

t e m pi mo d e r n i

impegnato in politica e nel sociale, organizzò un sit-in, una protesta riguardante la raccolta differenziata, affinchè il Comune la estendesse anche ai Campi d’Annibale. L’iniziativa era interessante e molti di noi aderirono al progetto, ne parlammo sul Segno annunciandolo alla popolazione. Spigola si attivò per qualcosa che riguardava tutta la cittadinanza… ma come al solito i paesani sonno buoni a lamentarsi e poco propensi ad agire. Sarà stato che era la fine di luglio, saranno stati impegni improvvisi e forse improrogabili, ma la partecipazione fu scarsa, persino io (e mi scuso con Gennaro) son dovuta par-

Orti urbani

di Roberto Sinibaldi

Nel centro storico di Rocca di Papa ci sono molti angoli di verde, pezzi di natura, fiori, piante. Passeggiando spesso si sentono i profumi delle erbe aromatiche. Qualcuno pianta pomodori o melanzane. Questi posti diventano così luoghi vivi, sottratti all’incuria e all’abbandono, dove è piacevole passare, fermarsi un attimo, magari scambiando due parole con chi li cura. Sono gli abitanti dei vicoli e delle stradine della parte alta di Rocca di Papa che ritagliano spazi tra il selciato e i muri delle vecchie case. Qua e là la natura si riprende le superfici più adatte, meglio esposte, più riparate. Ed ecco che crescono le specie più impensate, ornamentali o commestibili, a fare da sfondo ai portoni delle case, alle scale dei vicoli, agli scorci più panoramici. Se tutto il

tire improvvisamente! E devo scusarmi ancora per una dimenticanza, avrei dovuto parlarne nel numero di settembre e non l’ho fatto, ringrazio chi me lo ha ricordato… tutto è importante nella vita ma alcune lotte che riguardano tutti noi dovrebbero avere la precedenza. Il problema della raccolta differenziata c’è ancora e sarebbe il caso di ritentare quella giusta protesta, di darci un nuovo appuntamento, di presentarci ancora davanti al Comune, stavolta più numerosi e convinti. L’argomento è quanto mai attuale vista la crisi in cui stanno finendo gran parte delle aziende che si occupano di rifiuti… quindi caro Gennaro, se sei d’accordo, lancia un altro appello sul Segno e riproviamoci!

paese fosse curato con la stessa attenzione di questi piccoli fazzoletti, avremmo un centro storico verde, accogliente e pulito. Quella degli orti urbani e dei giardini sociali è una pratica che si sta diffondendo sempre più nelle nostre città. Prati incolti e spartitraffico possono diventare orti, giardini, oasi di verde. Sono anche un’occasione per prendersi cura dei luoghi del vivere e per socializzare, per riscoprire insieme il piacere di cogliere un pomodoro o dell’insalata piantata con le proprie mani. È difficile, certo, ma non impossibile. Gli esempi di orti urbani sono ormai una realtà consolidata da tempo in molti quartiere delle nostre città, anche in quelle più caoti-

coltivare il senso civico

che e urbanizzate. In un paese come Rocca di Papa si potrebbero recuperare piccoli spazi e affidarli agli abitanti, a quelli disponibili, che abbiano piacere di lavorare la terra, anche se in piccole estensioni. Potrebbe essere un progetto, quasi senza costi, per contribuire ad avviare quel processo di riqualificazione del centro storico, invocato praticamente da tutti.

il Segno - Ottobre 2012

A Rocca le attività al femminile decollano

Antonella ed Elisa

Rocca di Papa è piena di sorprese e di risorse, se il centro storico langue… la periferia si anima: con coraggio e fiducia nel futuro due ragazze hanno deciso di aprire un’attività, un bar, in un momento storico difficile per tutti, ancora di più per le donne, specialmente se giovani. Noi, a Rocca di Papa, ne abbiamo quattro che hanno coraggio e spirito di iniziativa da vendere. Due di queste, Elisa e Antonella, domenica 14 ottobre hanno inaugurato il loro bar ai Campi d’Annibale, davanti al centro anziani e vicino alla chiesa.

Eleonora e Patrizia

Anche le altre due donne, Patrizia ed Eleonora (mamma e figlia) qualche mese fa hanno inaugurato un altro bel bar, “Caffè Fabri”, in via Rocca Priora, tra la trattoria Antico Pantanello e il ristorante La Macchia… Da donna che vorrebbe le quote rosa in politica, è veramente un bell’esempio di imprenditoria femminile! Auguri a tutte loro di buon lavoro dalla redazione del Segno! (D.D.R.)


il Segno - Ottobre 2012

Gentile Direttore, le scrivo per segnalare un fatto che forse è già noto, ma del quale voglio sincerarmi si ponga attenzione. Circa una settimana fa, sabato 29 settembre, come ogni sabato mattina ero in giro con la mia mountain bike per i boschi tra Rocca Priora e Rocca di Papa. Salendo il tratto sterrato di Via di Grotte Cave che da Via dei Principi (Rocca Priora) porta ai Campi d’Annibale (alle spalle del ristorante la Macchia di Rocca), giunto ormai nel centro abitato a pochi metri dall’inizio del tratto asfaltato di via di Grotte Cave mi sono visto improvvisamente la strada sbarrata da un cancello che fino a pochi giorni prima non c’era, con tanto di scritta “proprietà privata”. Allego alcune foto del “ritrovamento”. In passato, anche recentemente, sono transitato sul luogo diverse volte e vi era solamente la presenza di una sbarra, atte ad impedire il passaggio di mezzi a motore non autorizzati, come ce ne sono tante in zona. Chiedendo spiegazioni al proprietario (o inquilino) dell’ultima abitazione del tratto asfaltato di via di Grotte Cave è emerso che il cancello è stato eretto proprio da questi per impedire alle biciclette di passare, in quanto sembra che diano fastidio ai suoi due grossi cani bianchi (che puntualmente vengono lasciati liberi, fuori dal cancello dell’abitazione). La persona si è mostrata molto aggressiva e mi ha intimato di allontanarmi in quanto, a suo dire, ero su proprietà privata. A quel punto non mi è rimasto che girare la bici e ripercorrere la strada al contrario in discesa fino a via della Molara. Siccome volevo vederci chiaro, mi sono recato al comando dei Vigili di Rocca di Papa e ho esposto il fatto. Mi è stato risposto che erano a conoscenza del fatto e che erano già intervenuti inviando l’incartamento all’ufficio tecnico del comune il quale avrebbe dovuto esprimersi circa la proprietà dell’area. Dai primi accertamenti sembra che l’area sia di proprietà pubblica (di competenza del Parco), ma in ogni caso mi sembra assurdo che si possa permettere di erigere un cancello e sbarrare una strada (d’accordo, sterrata, ma pur sempre strada) che, oltre ad essere riportata

ROCCA DI PAPA

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“Grotte Cave e il cancello spuntato all’improvviso” LA LETTERA/1

su tutte le carte dei sentieri del Parco e del CAI (si veda ad esempio sentiero F2 della guida “I sentieri del Parco Regionale dei Castelli Romani”, edito dal Parco stesso) è l’accesso più veloce e diretto all’acquedotto sito proprio in via di Grotte Cave, nonché rappresenta un passaggio di importanza vitale per i Vigili del Fuoco nel caso di un incendio in zona. Dal punto di vista escursionistico, in particolare, via di Grotte Cave è molto importante perché rappresenta l’unica alternativa a via di Rocca Priora (strada asfaltata e piuttosto trafficata) per il collegamento tra i Campi d’Annibale e Rocca Priora. In generale, è paradossale che escursionisti e biciclette, che dovrebbero essere i fruitori abituali dei nostri boschi assieme alla fauna, vengano considerati dei seccatori, al punto tale da erigere (secondo me abusivamente, ma aspettiamo di saperne di più) un cancello nel bel mezzo di una strada. Spero che il Comune possa fornire delle risposte in tempi rapidi su questa faccenda e mi piacerebbe potere essere aggiornato, qualora siate a conoscenza di qualsiasi risvolto o novità in merito. La ringrazio per l’attenzione. Cordiali Saluti, Stefano Schutzmann

Il cancello installato a Grotte Cave

LA LETTERA/2

Che fine hanno fatto Grotte Cave e Pantanello?

Lontano da Rocca di Papa leggo sul sito Internet il Piccolo Segno e comprendo dove sta andando il nostro “Bel Paese”. Il disegno del maestro Franco Carfagna sulle Grotte Cave, pubblicato a settembre 2012 insieme alla descrizione di quanto avveniva in quei luoghi al tempo dell’ultima guerra, mi ha riportato indietro nel tempo: ai racconti dei nonni. Quelle grotte sono anche la storia di Rocca di Papa, peccato che i cittadini e gli amministratori contemporanei le abbiano abbandonate

al degrado e all’uso improprio che ne hanno fatto alcuni. In occasione dell’ultima visita, avvenuta tre anni fa, ho potuto costatare che le Grotte Cave, il Pantanello, quei meravigliosi prati circostanti che da ragazzo erano meta giornaliera di roccheggiani e forestieri, sono scomparsi; inghiottiti da cemento, recinzioni, manufatti grandi e piccoli che in modo disordinato occupano tutta quell’area, inquinato e disperso l’acqua sorgiva, compromesso irrimediabilmente uno dei posti più belli da vedere e godere che ora è riservato a quei pochi che hanno osato. La tecnologia moderna, che non lascia più nulla all’immaginazione, ci fa vedere dall’alto questi luoghi e lo spettacolo è sorprendente: più tetti che superfici libere e planimetrie profondamente modificate. Mi chiedo chi è stato quel tecnico che ha progettato tale insediamento abitativo. Mi chiedo quali sono stati gli amministratori che glielo hanno approvato. Un boccone amaro che politica e amministrazione ha somministrato alla comunità! Probabilmente nessuno l’ha progettato, nessun amministratore l’ha mai approvato ma, certamente, tecnici e politici hanno chiuso entrambi gli occhi lasciando libero il “il far da se” di costruire, recintare, sbarrare il libero passaggio alla faccia di quanti sognano un ritorno di Rocca di Papa allo stato di “Bel Paese”. L’Emigrante

Grotte Cave e Pantanello


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ROCCA DI PAPA

“La sosta selvaggia crea problemi alla sicurezza” LA LETTERA/3

Buongiorno, mi chiamo Stefano Modugno e vorrei cortesemente chiedere il vostro parere riguardo ad una singolare vicissitudine. La mattina del 19 luglio 2012 partivo dal parcheggio in zona “Belvedere” ma all’inizio di Via Gramsci era presente un giovane agente del locale corpo di polizia il quale mi faceva presente che a causa di un incidente avvenuto in prossimità della chiesa “S. Maria Assunta”, ne era temporaneamente vietato il transito. Invertivo di conseguenza il senso di marcia e, mentre stavo percorrendo Via Madonna del Tufo in direzione Viale Enrico Ferri, giunto all’altezza dell' Istituto Suore di San Paolo (situato nei pressi di una curva a sinistra), mi trovavo improvvisamente di fronte un altro veicolo che procedeva in senso contrario e che occupava interamente il lato di carreggiata a me riservato. La bassa velocità e una abbondante dose di fortuna impediva la collisione frontale e l’investimento, da parte di quest’ultimo, di due pedoni (con passeggino a seguito) a causa dell’accostamento repentino sul lato destro del veicolo che aveva invaso la mia corsia di marcia. Verificavo assieme al conducente e ai pedoni miracolati la presenza di ben otto veicoli parcheggiati in divieto di sosta zona rimozione - e al di fuori della striscia che delimita la car-

reggiata (tra l’altro ben visibile a causa dei recenti lavori di rifacimento del manto stradale) ma, sopratutto, in prossimità di una curva la cui visibilità era ulteriormente ridotta dalla presenza dei veicoli in sosta vietata che costringevano i veicoli ed i pedoni ad invadere letteralmente la semi carreggiata opposta. Dopo aver fatto alcune foto (che allego), io e la conducente dell’altro veicolo tornavamo sui nostri passi per far presente al vigile che sbarrava l’accesso al centro storico il grave pericolo costituito dalle auto parcheggiate in divieto di sosta, in curva e al di fuori della striscia che delimita la carreggiata, causando un notevole restringimento della stessa. Dopo aver descritto l’accaduto al giovane agente di polizia giudiziaria in servizio presso il comando di polizia locale del Comune di Rocca di Papa, e che erano state scattate delle foto, il vigile in questione, dall’alto della sua arrogante autorità e provata competenza, non trovava nulla di più sensato da dire, ribattendo: “Dipende da quale interpretazione date ai vari tipi di segnaletica”!?!?! [...]. I giorni seguenti, transitando per

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il paese, mi sono reso conto purtroppo che la segnaletica presente su gran parte del territorio serve soltanto a cautelare l’amministrazione comunale in caso di incidenti provocati dal non rispetto della immancabile segnaletica stradale orizzontale e verticale: la strada che scende verso Via delle Barozze denominata “I Ribelli”, costellata di divieti di sosta H-24 e zona rimozione, Viale Enrico Ferri, ecc.... A tutt’oggi, nonostante le molteplici segnalazioni, le medesime vetture continuano ad essere puntualmente parcheggiate senza alcuna sanzione da parte dei responsabili del rispetto del Codice della Strada, procurando gravi disagi e situazioni di pericolo. Stessa situazione per quanto riguarda il rispetto degli spazi sosta riservati ai disabili; le medesime auto non autorizzate, restano parcheggiate per giorni e giorni senza alcun tipo di sanzione.

il Segno - Ottobre 2012

Non so se in nome di quale “oscuro accordo” o del così detto “tacito consenso” o “quieto vivere” o di qualunque altra nobile causa venga perennemente messa a serio rischio l’incolumità pubblica, ma credo che tali a dir poco assurde dichiarazioni vengano in qualche modo valutate da persone comuni, che abbiano una minima conoscenza del codice della strada. Chiedendovi cortesemente un parere, vi chiederei cortesemente di pubblicare la presente, ringraziandovi e complimentandomi per il vostro puntuale lavoro di conoscenza e rispetto dei diritti umani contro qualsiasi forma di prevaricazione e arrogante ignoranza. Cordialmente, Stefano Modugno Ringraziamo il sig. Modugno per la sua esaustiva “relazione” che ha posto un problema concreto, quello dei parcheggi nel centro storico e, contemporaneamente, della sicurezza degli automobilisti e dei pedoni. Ovviamente il Comando della Polizia Locale può replicare, se crede, alle sue sollecitazioni. Per quanto riguarda Via Palazzolo, la strada che collega Rocca di Papa con Via delle Barozze, proprio nei giorni scorsi (articolo pag. a fianco) è stato effettuato un intervento teso ad eliminare la sosta selvaggia che ostacolava il traffico veicolare.

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il Segno - Ottobre 2012

ROCCA DI PAPA

“Aumenta l’Imu calano i servizi” Il Consigliere Crestini all’attacco di Boccia

Il Consigliere Emanuele Crestini

Se un comune arriva a far pagare il pulmino di trasporto alle persone diversamente abili mentre il primo cittadino, come ci fa sapere il Consigliere d’opposizione Emanuele Crestini, spende per il suo cellulare di servizio circa settecento euro a bimestre; se la maggioranza va avanti senza mai rapportarsi con l’opposizione e la cittadinanza per discutere temi fondamentali per la città; se si approva l’aumento dell’aliquota Imu per pareggiare un bilancio che fa acqua da tutte le parti... allora la giunta Boccia ha proprio toccato il fondo. Il consigliere comunale di Rocca di Papa Crestini denuncia a chiare lettere tutte le inadempienze e gli sbagli dell’attuale amministrazione comunale. “Ci troviamo in una dittatura di

Viabilità in Via Palazzolo

sinistra che non si presenta in commissione per discutere del bilancio o dell’assetto territoriale e arriva in consiglio comunale con tutte le decisioni già prese e per questa ragione ho deciso di abbandonare il Consiglio che si è tenuto lo scorso venerdì”. Nell’assise comunale del 28 settembre, infatti, la giunta Boccia senza alcun confronto ha approvato punti fondamentali all’ordine del giorno come l’aumento dell’aliquota Imu a 0,5 per la prima casa e 0,9 per le altre e un piano di regolamento Pua che lascia molti dubbi perché, dice Crestini, “il documento non esamina l’attuale situazione degli strumenti urbanistici comunali e non viene fornita nessuna indicazione in merito al modus operandi dell’amministrazione sul territorio agricolo e forestale e sugli addetti del comparto”. Ma certamente la decisione che più pesa è l’aumento dell’Imu visto che nei mesi scorsi l’amministrazione aveva garantito che “la prima casa è sacra” e l’aliquota non sarebbe stata toccata. E invece è successo il contrario. “Mi chiedo –aggiunge Crestini- con che coraggio il sindaco Boccia alza le imposte comunali chiedendo ulteriori sacrifici ai cittadini non dando nessun servizio in cambio. Una sana amministrazione non aumenta tasse nè svende il patrimonio pubblico per far quadrare i conti”. Luigi Serafini

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Contro il traffico niente parcheggi fuori dalle strisce

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Via Palazzolo

Finalmente le autorità competenti hanno deciso di intervenire su un problema importante per la circolazione stradale istituendo il divieto di sosta nel tratto iniziale di Via Palazzolo. Si evitano così i ricorrenti disagi agli automobilisti dovuti all’impossibilità di circolare contemporaneamente in entrambi i sensi di marcia a causa delle auto dei residenti in sosta. Il fatto ci consente di tornare su una proposta che abbiamo già pubblicato sul nostro giornale: fare un parcheggio nell’unica area ancora disponibile in quel tratto di strada. Si otterrebbe una viabilità più sicura e contemporaneamente si darebbe un servizio indispensabile ai residenti. Se gli Amministratori volessero prendere in esame immediatamente il problema, anche per prevenire la tentazione di istituire all’ultimo momento sensi unici di necessità per il traffico e costringere i veicoli a 7-8 km di strada in più per scendere o salire, tutti gliene sarebbero grati. Sergio Rasetti

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ROCCA DI PAPA Intervista al Luogotenente Atripaldi, Comandante dell’Arma 16

Venti anni di impegno a servizio dei cittadini Il Segno, nei suoi undici anni di attività, ha avuto tante pecche la più grande delle quali è stata provocata da una sorta di soggezione che io ho sempre avuto per la divisa dei Carabinieri. E infatti in questo lungo arco di tempo ciò che è mancato è stato aprire un dialogo continuo con il locale Comando dell’Arma. Ora, finalmente, questa specie di “tabù” lo abbiamo superato e l’occasione sono stati i venti anni di servizio svolti nel nostro paese dal Comandante, Luogotenente Ottavio Atripaldi, con cui abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Il 15 ottobre del 1992 lei arrivò a Rocca di Papa. Sono passati venti anni esatti… “Sì, festeggio il ventennale se così si può dire. Il mio arrivo a Rocca di Papa avvenne in circostanze particolari. Io prestavo servizio a Monte Compatri e il 1° ottobre del ’92 partecipai a un’operazione in cui un mio collega venne colpito da un proiettile e io fui ferito. Un evento drammatico che avrebbe potuto condizionare per sempre la mia nuova destinazione e invece arrivai quì a Rocca di Papa”.

Come fu l’impatto? “Vent’anni fa davvero la situazione sociale del paese era complessa, ora la realtà è cambiata radicalmente. Quando arrivai io, Rocca di Papa non era così popolata, a malapena arrivava a 10mila abitanti e la stazione aveva una forza organica che ci permetteva di gestire tutta la situazione. La cosa che subito mi colpì fu l’alta litigiosità tra cittadini per le cose più diverse ma negli anni i risultati ottenuti in termini di sicurezza e di controllo del territorio sono stati davvero importanti. Anche il fatto che dopo 20 anni sono ancora qui è un riconoscimento del buon lavoro fatto fino ad ora. Forse l’unico errore commesso è stato non aver comunicato in maniera costante i risultati del lavoro svolto”. I dati recenti del Ministero dell’Interno dicono che il nostro è un paese con un tasso di criminalità molto ridotto. Forse il periodo più difficile si ebbe una decina di anni fa con l’arrivo di

un gran numero di cittadini extracomunitari. “Con l’inserimento di cittadini extracomunitari e comunitari la realtà sociale locale si è allargata improvvisamente e anche il nostro modo di agire sul territorio è andato modificandosi. Anche noi, come tutti gli altri reparti, abbiamo dovuto studiare la nuova socialità. C’è stato un periodo, dovuto alla crisi in Albania, in cui Rocca di Papa si riempì in modo esagerato di cittadini extracomunitari e la popolazione si lamentava anche se chi affittava loro cantine e case erano gli stessi residenti. All’inizio poi il problema maggiore d’integrazione si è avuto tra i giovani. Nel corso degli anni con il monitoraggio e la prevenzione costante dei Militari della nostra stazione e con la sinergia di progetti sociali di integrazione culturale portate avanti con costanza e convinzione dall’amministrazione comunale e dalle istituzioni scolastiche presenti sul nostro territorio, siamo riusciti a favorire una reciproca tolleranza, soprattutto grazie a un’intensa attività preventiva.Questo ha portato i suoi frutti. L’integrazione ha cominciato a funzionare, malgrado le caratteristiche di ogni etnia o gruppo sociale, e oggi non esistono situazioni di allarme a parte alcuni casi isolati”.

Periodicamente si sentono voci sulla possibile chiusura del Comando di Rocca di Papa. “Sono illazioni. L’unico problema reale che abbiamo a Rocca di Papa, paese di 17mila abitanti censiti ma che arriva a 19mila se contiamo anche quelli non censiti, è quello della logistica. L’attuale Comando non è del tutto idoneo ma con l’attuale situazione di criticità difficilmente potremo avere un nuovo edificio”. Eppure ricordo molte campagne elettorali in cui destra e sinistra promettevano una soluzione per la sede… “Con il Comune abbiamo sempre avuto un rapporto sinergico e credo che le varie amministrazioni siano state impossibilitate da fatti oggettivi nel realizzare una nuova caserma”.

Parliamo delle tante attività svolte. “Negli anni il nostro compito è stato quello di prevenire e intercettare le diverse attività predatorie. Quando arrivai a Rocca di Papa uno dei reati più diffusi era l’abigeato, il furto di bestiame. Poi ovviamente i furti di ogni genere, soprattutto in appartamento, problema che ancora oggi assilla i cittadini ma su cui abbiamo fatto molto. La nostra attività varia in diversi settori, per esempio colpendo gli abusivismi edilizi, vero dramma della nostra bella città, che cerchiamo di combattere quotidianamente con interventi effettuati in sinergia con l’autorità comunale e soprattutto con il Corpo della Forestale visto che è soprattutto il patrimonio boschivo ad esserne danneggiato. Anche per quanto riguarda la prostituzione abbiamo portato a termine varie operazioni, l’ultima al Vivaro insieme alla Compagnia di Frascati, dove abbiamo scoperto un vasto giro di droga, e di poche ore fa l’altra operazione che ha portato alla scoperta di un insospettabile che spacciava hashish. Nella sua abitazione sono stati trovati bilancini di precisione e circa 500 gr di sostanza stupefacente già confezionata e pronta per la vendita. Oggi possiamo dire che da questo punto di vista la situazione è sicuramente migliorata. Poi ci sono i controlli che conduciamo insieme alla Asl Rm H relativi alle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro, interventi che anche i comandi superiori hanno apprezzato. Spesso nei cantieri troviamo situazioni al limite della decenza con operai a lavorare in altezza senza ponteggi né ganci”. Altre situazioni particolari su cui avete investigato? “Più recentemente è emerso un nuovo tipo di reato, in parte dovuto all’accentuarsi della crisi economica e sociale. Infatti, grazie principalmente a infermieri e direttori di banca che evidentemente notavano comportamenti sospetti, sono venuti alla luce casi di circonvenzione di disabili e anziani soli. E non è, come si potrebbe pensare, un problema legato alla diffusione di badanti straniere. In questo caso è una realtà tutta locale e questo è facil-

il Segno - Ottobre 2012

Ottavio Atripaldi

mente comprensibile: il roccheggiano conosce benissimo l’albero genealogico della persona con cui ha a che fare, magari l’anziano vicino di casa, e quindi sa in anticipo se potrebbero esserci parenti o amici a cui la vittima potrebbe rivolgersi o che semplicemente potrebbero intervenire. Raggirare un novantenne è facile soprattutto se vive solo. Ringrazio ancora chi ci segnala queste situazioni perché significa che il senso di responsabilità sociale è ben radicato”.

Per fare questi ed altri interventi bisogna essere ben radicati sul territorio. “L’inserimento nel tessuto sociale è fondamentale. Il riconoscimento che riceviamo quando giriamo per il paese è qualcosa di leale e concreto anche se caratterialmente cerco di essere poco invasivo; ringraziando Dio abbiamo ancora una cosa che ci lega a questo lavoro: l’amore profondo per la divisa che indossiamo che ci porta ad avere rispetto per la gente che si rivolge a noi”.

Per questo i cittadini dimostrano di apprezzare il vostro lavoro. “Mi fa piacere che sia tu a dirlo che, in quanto direttore di un giornale, sei più a contatto con la cosiddetta piazza. Quello che mi dici mi riempie di orgoglio e felicità perché vuol dire che la gente ha nei Carabinieri un punto di riferimento importante e che crede ancora nel valore delle Istituzioni dello Stato”.


il Segno - Ottobre 2012

di Letizia Loisi Metti una sera qualunque, non piove, non nevica, non ci sono scioperi, non ci sono incidenti automobilistici. Per esempio venerdì 12 ottobre. Dopo che ti sei fatto la traversata di Roma e atteso con pazienza che la metropolitana ripartisse da tutte le decine di fermate lungo la linea, affiori in superficie all’Anagnina. Perso per un soffio l’autobus delle 19,30 per Rocca di Papa, ti disponi nell’attesa, leggendo un giornale, in piedi alle timide luci delle pensiline. Dopo una mezz’oretta l’autobus delle otto non si vede, sguardo ai tabelloni, corsa al gabbiotto del Cotral per avere informazioni: è stato soppresso. Normale amministrazione, niente di nuovo. Tranne che tu stai in giro da stamattina. Avresti anche fame e devi fare pipì già da un po’. Con fare smaliziato, di chi ha una certa esperienza e snocciola gli orari dei bus per il ritorno alla Rocca come il rosario di una volta, aggiri la folla che nel frattempo straripa dal marciapiede e vai diretto al terminal per Marino, nel frattempo chiami casa e chiedi che qualcuno dei tuoi familiari prenda la macchina e ti venga a prendere a Squarciarelli. Una mossa furba, ma niente da fare. Anche l’autobus per Marino è stato soppresso. Richiami a casa e dici mestamente di non venire. Non resta che aspettare la corsa delle 20,50 per Rocca di Papa. Passa ancora un’altra oretta, devi sempre fare pipì e il giornale non hai più voglia di leggerlo. Finalmente danno la conferma che l’autobus delle 20,50 parte. Contemporaneamente è annunciata la soppressione della corsa delle 21,30.

chiuso il lunedì

ROCCA DI PAPA

Ostaggi del Cotral nel silenzio generale

Troppo spesso le corse vengono soppresse all’improvviso

Questa sera non è andata neanche tanto male, sono saltate tre corse (20,00 e 21,30 per Rocca e 20,00 per Marino) e l’attesa è stata solo di un’ora e venti (dalle 19,32 alle 20,50). Perché sono saltate? Non si sa! In questi casi qualcuno avverte per tempo? In genere no, quando non vedi l’autobus prima ti viene il sospetto e poi la certezza è nei fatti. Qualcuno è responsabile? Certamente non i signori del Cotral che stazionano nel gabbiotto all’Anagnina o gli autisti. Allora chi? In mancanza di altre possibilità si può provare a telefonare al Cotral (il giorno dopo, si intende). Ma parlare con qualcuno che non sia una voce registrata è praticamente im-

possibile. Non sa- Un bus del Cotral pendo a che santo votarsi la sottoscritta ha mandato una mail, la risposta del Cotral è stata cortese, ma evanescente. A questo punto non rimarrebbe che il presidente del Cotral, Adriano Palozzi, ma probabilmente sarà nell’empireo celeste, levi- tral SpA. tante con schiere di altri presi- Per questo motivo esiste una denti. O forse no, sarà più incompatibilità di legge, ma prosaicamente a Marino, dove sembra proprio che la legge, le da tempo è sindaco. Negli anni regole, per il presidente del passati questo signore era stato Cotral non valgano. Proprio anche consigliere della Provin- come per le corse degli autocia di Roma, che al momento bus che dovrebbero riportare a della sua nomina a presidente casa chi si ostina a utilizzare i del Cotral, era azionista di Co- mezzi pubblici.

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Nel 1998 un’ordinanza, in altre parole una regola dettata dall’amministrazione comunale (fortemente voluta dall’allora Ass.re all’Ambiente Petrolati), impediva l’installazione selvaggia delle antenne paraboliche. Il Comune

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il Segno - Ottobre 2012

di Giorgio Grassi* Nel 2010 l’Italia castanicola si era fortemente preoccupata per i pesanti danni che il cinipide stava arrecando in Piemonte. Il Ministero per l’Agricoltura coordinò un Piano di difesa (biologica, chimica, agronomica e di ogni altro tipo) e nell’agosto 2011 destinò un milione di euro alla lotta biologica, che è certo la più lenta a dar risultati, ma anche la più rispettosa dell’ambiente. Ulteriori finanziamenti servivano per ampliare e approfondire una serie di ulteriori studi, ed erano stati già discussi al ministero, ma l’attuale crisi finanziaria nazionale ne ha drasticamente ridotto le disponibilità. Riferiamo dunque, oggi, sugli importanti risultati conseguiti nel 2012 dalla guerra condotta da MiPAAF (Ministero Politiche Agricole e Forestali) e Regioni ( P r o g e t t o “Lo.bio.cin.”) contro il Dryocosmus kuriphilus (il parassita cinipide), mediante l’arma vincente del Torymus sinensis (il parassitoide che neutralizza il parassita). A febbraio 2012 gli esperti del prof. Alma (Univ. di Torino, DIVAPRA) hanno tenuto 3 workshop formativi, a Napoli, Caprarola (Vt) e Grugliasco (To) per istruire 70 tecnici (delle Regioni e di associazioni) sul come si combatte applicando la lotta biologica: del cinipide occorre conoscere origine, diffusione, ciclo biologico, danni, metodi di controllo, occorre conoscere il Torymus, gestire le aree di moltiplicazione, saper fare i lanci in pieno campo, valutare il suo insediamento, riconoscere altri parassitoidi (utili) e gli iperparassitoidi (che uccidono i parassitoidi), e tanto altro. In campo con gli esperti si è imparato a valutare sintomi, stadi di evoluzione dell’infestazione,ecc. In laboratorio al binoculare sono stati esaminati galle, larve, parassiti, adulti, di ogni specie interessante. Da inizio aprile, i Torymus sono stati trasferiti da Torino alle Re-

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Guerra al cinipide del castagno

Chi la combatte? Chi la ostacola? gioni, e oltre 160 lanci (ognuno con 110 femmine e 55 maschi) sono stati fatti nei castagneti infestati dal cinipide e nelle aree di moltiplicazione che le Regioni avevano apprestato. A questi circa 26mila esemplari di Torymus rilasciati nella castanicoltura italiana dal MiPAAF, vanno sommati i circa 85mila derivanti da lanci supplementari che le Regioni avevano ordinato a Torino fuori dal Lo.bio.cin., e tanti altri che autonomamente erano stati ordinati da Enti pubblici (soprattutto Comunità montane e Comuni), associazioni castanicole, ma anche da privati (castanicoltori per frutto), oltre ad altri Torymus venduti da laboratori privati (“fabbriche biologiche”). E’ verosimile che in Italia siano stati lanciati nel solo 2012 più di 150mila Torymus. Se a questi aggiungiamo quelli che in Piemonte sono stati lanciati con progressione crescente fin dai primi anni 2000, ci rendiamo conto di quanto sia assurdo e inutilmente gravoso per i castanicoltori italiani il divieto tuttora vigente posto ai Parchi dal Ministero dell’Ambiente, a rilasciare il Torymus nelle aree “protette”. In queste Aree Protette i castagni non vengono certo “protetti” e il crescente insediamento del cinipide negli anni porta gli alberi a defogliarsi sempre più: così le piante non solo perdono molta della loro preziosa attività fotosintetica (intensa nelle latifoglie, che dunque emetteranno meno ossigeno), ma danneggerà le stesse biocenosi locali. Infatti i castagni diven-

tano meno ospitali per la fauna (non proteggono più scoiattoli, volatili ecc., forniscono loro meno frutti, i frutti stessi risultano più ammuffiti, ecc.), diventano meno resistenti e veicolo di diffusione sia di muffe (oltre alla Gnomoniopsis si registra un ritorno del cancro del castagno e del mal dell’inchiostro) sia di insetti (ce ne sono di pericolosissimi di nuova introduzione in Italia); inoltre i castagni spogli aprono ancor più la via all’Ailanto (pianta esotica fortemente infestante). Ed altro ancora, basta osservare quel che è già successo in Piemonte (e augurarsi che ad esempio non debba succedere nel Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga), ove sono aumentate le morti delle piante più deperite. Tra gli effetti negativi purtroppo registrati nelle “aree protette” (in cui appunto è vietata la lotta biologica mediante Torymus), è il ricorso alla lotta chimica da parte dei castanicoltori che vi producono frutti e li commercializzano: loro ben sanno che trattare con antiparassitari è vietato e punito, che lo si può fare solo all’esterno delle aree protette e coi prodotti e nei mesi consentiti dalla legislazione nazionale e regionale; ma per loro le castagne sono spesso oggetto di tradizionale autoconsumo, e/o di importante integrazione di reddito. A noi tecnici resta solo la speranza che, almeno, quei castanicoltori sappiano limitare gli interventi al minimo indispensabile (per qualità e quantità di prodotto e per frequenza

di irrorazione). Proprio come in una guerra, c’è una attivissima “intelligence” che supporta la lotta biologica con Torymus. La Regione Campania ad esempio, ha preparato un software che, immettendo dati sulla presenza del cinipide (anno di prima segnalazione, intensità ultima registrata, ecc.), lanci di parassitoide effettuati, dati geografici (altimetria, pendenze, accessibilità, ecc.), tenendo presente i principali parametri castanicoli (produzioni e valore) e meteorologici (ventosità, ecc). indica dove effettuare i lanci. MiPAAF e Regioni invece censiscono le imprese private che producono il Torymus, ne controllano la competenza e qualità tecnica, coordinano i lanci privati e quelli pubblici per aver massima resa sul territorio. Le istituzioni di ricerca (soprattutto Università e CRA) approfondiscono autonomamente aspetti scientifici e operativi collaterali, ove possono. La programmazione di lanci per il 2013 è stata già discussa al MiPAAF; il suo finanziamento e coordinamento nazionale nel 2012 ha dato ottimi risultati perciò resterà operativo secondo le modalità già collaudate nelle periodiche riunioni al MiPAAF del “Tavolo di Filiera della Frutta a Guscio – sezione Castagne”. Chi leggerà queste notizie, difficilmente potrà credere a chi sostiene che “in Italia gli organi centrali hanno fatto quasi nulla contro il cinipide!”. *già CRA-Frutticoltura, Roma e Caserta


L’Associazione l’Alveare terrà un convegno il prossimo 10 novembre

di Claudio Botti* L’Alveare, come ormai sanno i lettori del Segno, è associazione senza fini di lucro che ha sede in Rocca di Papa ma opera per la difesa, la ripresa produttiva, la valorizzazione del Castagno dell’intera area dei Castelli Romani. Il nostro è un territorio ad estesa prevalenza di castanicoltura da legno, ma interessato a convertire a frutto, poiché il mercato di Roma è vicinissimo. Rocca di Papa è anche sede dell’importante Parco Regionale dei Castelli Romani. Da vari mesi, inoltre, il Sindaco dr. Pasquale Boccia ha delegato il sottoscritto alla salvaguardia, valorizzazione, studio, progettazione del patrimonio boschivo, e in tal senso l’attività già svolta da me personalmente con gli amici dell’Alveare è stata intensa e proficua (tanto da farci pensare a renderla nota con un prossimo articolo a quanti, tra i lettori del Segno, cercassero idee innovative, soluzioni, proposte e sinergie per migliorare il patrimonio di cui su queste pagine frequentemente si scrive). L’Alveare aveva da tempo programmato di organizzare un Convegno indirizzato agli operatori, ai tecnici, ai funzionari pubblici e ai cittadini che nel comprensorio dei Castelli Romani hanno interessi e competenze attinenti alla castanicoltura. Il Castagno infatti ha rivestito in questo territorio, sino a un recente passato, importanti ruoli produttivi diretti (fornitura di legno, di frutti) che col procedere degli anni hanno perduto valenza per molteplici motivi. Ha però mantenuto grande valore quale fornitrice di beni indiretti (salvaguardia ambientale, interessi sociali ed Ore 9,00 puntuali: Claudio Botti (L’Alveare). Apertura dei lavori: (Presentazione del Convegno, degli Enti coinvolti, indicazioni logistiche e operative. Assegnazione di presidenza a Ivo Grimaldi). Ore 9,10: Alberto Manzo (dirigente MiPAAF): i contenuti del Piano nazionale settore Castagno e del Piano Legno. Cosa sono e cosa si sta facendo nei Tavoli di filiera.

Ore 9,30: Elvio Bellini (Centro Studio e Documentazione Castagno): il castagno da frutto (in breve:

economici, fornitura di funghi, di mieli ed altro). Alla castanicoltura si guarda ora con nuove e crescenti attenzioni, sia per favorire un rilancio economico basato su imprenditoria aggiornata, sia per sfruttare la sua “multifunzionalità” ai fini di una economia sostenibile con prevalente funzione di richiamo turistico. E’ questa la direzione indicata dal MiPAAF a ogni Regione nei Piani nazionali Castagno e Legno, che costituiscono la recente normativa in merito. Il Convegno è mirato a fornire, ai diretti interessati alla castanicoltura, risposte a loro quesiti tecnici, scientifici, economici, finanziari, lasciando il massimo spazio possibile al dialogo e al dibattito, in forma non cattedratica né politica. Si spera in tal modo di superare le barriere poste dalla tanta diffidenza che gli operatori hanno nei confronti degli enti pubblici, e di poter far giungere a loro dati aggiornati (su innovazioni tecnologiche, nuovi prodotti, mercati, lotta ai parassiti, ostacoli operativi, ecc.) fornendo indicazioni operative e confronti con esperienze altrui. Si baserà dunque su domande e risposte dirette col pubblico. Per questo lo stesso titolo porta molti punti interrogativi: “IL CASTAGNO: DA LEGNO? DA FRUTTO? CHE ALTRO?”. Si svolgerà il 10 novembre mattina, nella sala conferenze dell’Istituto Sacro Cuore ai Campi d’Annibale. La Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini (la XI del Lazio) ha dato il Patrocinio e il sostegno organizzativo di una validissima segreteria e del Gal. Anche il Comune di Rocca di Papa ha concesso il Patrocinio. Per poter nel dibattito rispondere esattamente e operativamente ai quesiti che

saranno presentati, l’Alveare ha invitato i funzionari e gli esperti (di Regione, Comunità Montana, Provincia, Parco, Comuni, Università e non solo) che meglio conoscono le problematiche, le procedure, le disponibilità, le strategie. Molti di questi hanno già assicurato la loro presenza. Ognuno di costoro disporrà per rispondere di pochi minuti e poi indicherà alla platea i siti (web, articoli, uffici, ecc.) cui far riferimento per risposte più esaustive. La puntualità dei tempi sarà strettamente osservata. Una Mostra campionaria sarà allestita a fianco della sala dei lavori: il prof. Bellini ha già dato disponibilità a imprestare al Convegno molti poster e tantissimi campioni (di frutti e prodotti alimentari) presenti nel Centro di Studio e Divulgazione sul Castagno di Marradi (Firenze). Mostra analoga per i prodotti legnosi sarà organizzata, chiedendo la partecipazione delle imprese dei Castelli. L’Alveare, per organizzare il Convegno, dispone di quote volontarie dei propri iscritti e della grande esperienza e capacità organizzativa della Comunità Montana e del Gal che in essa opera. Mancano al momento i finanziamenti, ma non certo le idee e il desiderio di agire, diffondere notizie ed esperienze, migliorare ambiente ed economia locale, collaborare. L’adesione di Relatori straordinari e di tecnici molto quotati, sta rendendo il Convegno importante anche fuori dal Lazio e decisamente innovativo. Ci auguriamo che la cittadinanza locale non perda l’occasione per aggiornarsi, chiedere (o far chiedere) e avere risposte sicure, o anche solo per curiosare e fotografare nelle ricche Mostre. *Presidente dell’Ass.zione l’Alveare

Il programma del Convegno 10 novembre 2012

Rocca di Papa (Campi d’Annibale) Auditorium del Sacro Cuore Patrocinio dell’XI Comunità Montana e del Comune di Rocca di Papa lo stato e la problematica; più in dettaglio: le prospettive aperte).

Ore 9,50: Raffaello Giannini (UNIFI,

DEISTAF): il castagno da legno (pochi cenni su stato e problematica, ben dettagliate le opportunità e i metodi per conseguirle).

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“Castagno per produrre legno? Per il frutto? Ma che cosa e quanto altro si può fare?”

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Ore 10,10: Francesco Carbone (UNITUS, DIBAF): prospettive e criticità per il legno di castagno (aperture di mercato, nuovi impulsi nel Lazio, vecchi ostacoli e nuove soluzioni). Ore 10,30: Pausa caffè. Ore 11,00: Dibattito.

Ore 13,00: La parola alle Autorità.

Ore 13,30: Claudio Botti (L’Alveare). Chiusura dei lavori.

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Il richiamo della

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Lo scandalo alla Regione Lazio coinvolge destra e sinistra nell’uso “disinvolto” dei soldi pubblici. E mentre loro si accusano a vicenda, l’indignazione dei cittadini aumenta di Andrea Sebastianelli Nello scandalo che ha travolto la Regione Lazio non sono mancate le polemiche e mai come questa volta la distanza fra cittadini e politici è diventata incolmabile. Lo scontro fra centrodestra e centrosinistra sulle responsabilità di chi avrebbe dovuto controllare la contabilità regionale va avanti (basta leggere le recenti posizioni sia di Ponzo che della capogruppo Pdl alla regione Colosimo, che pubblichiamo qui a fianco, per capire il clima). Il nostro mensile, per ovvie ragioni territoriali, si è occupato essenzialmente di due argomenti specifici: il ruolo dell’ex Sindaco di Rocca di Papa Carlo Ponzo (in quanto presidente del Comitato Regionale di Controllo Contabile), e delle spese folli del Pd, tra cui alcune cene (o, stando al Pd regionale, “convegni”) presso il famoso ristorante “La Foresta”. Questo ha provocato le ire soprattutto di Ponzo che, dopo aver inondato giornali e televisioni circa le non-responsabilità del Comitato da lui presieduto, attraverso un’intervista divulgata da un giornale amico, ci ha tenuto a precisare che “qualcuno dovrà pagare per la diffamazione personale e politica di cui sono stato il bersaglio”. Chi ripagherà invece i cittadini degli sperperi di denaro pubblico che hanno coinvolto destra e sinistra nessuno ce lo ha ancora detto, nemmeno Ponzo. Comunque, al di là dei tentativi di mettere il bavaglio alla stampa locale attraverso una sorta di intimidazione, crediamo opportuno soffermarci ancora su questi due temi: Co.Re.Co.Co. e “Foresta”. Ambarabà Corecocò Da settimane siamo ascoltando la stessa cantilena (sul web, sui giornali, in tv...): “Il Comitato

Regionale Controllo Contabile non ha nessun potere...”. Eppure, appena eletto nel ruolo di presidente (il 7 luglio 2010), Ponzo dichiarava: “Esprimo soddisfazione e sono certo che questo organo può essere uno strumento di massima utilità a supporto della trasparenza amministrativa e del controllo del patrimonio regionale. Un organo, dunque, al servizio dei consiglieri ma anche a tutela del cittadino e del contribuente. Mi impegnerò per far funzionare al meglio il Comitato, già a partire dal prossimo assestamento di Bilancio e mi auguro di poter lavorare in piena sinergia con la Corte dei Conti”. Affermazioni chiare che lette oggi fanno ridere, visto che la “tutela del cittadino e del contribuente” annunciata dall’ex Sindaco di Rocca di Papa non si è vista. Ma non è finita. Il 6 agosto 2010, a un mese dal suo insediamento, Ponzo ribadiva che “il Comitato di controllo ha competenze molto importanti ma, purtroppo, non c’è una struttura di supporto. Il Comitato deve dare il parere obbligatorio su tutto quello che è il rendiconto generale della Giunta e sul consuntivo del Consiglio. Dato che a dicembre andremo incontro alla Finanziaria -aggiungeva- ci sarebbe qualche difficoltà ad assumersi la responsabilità di esprimere un parere senza avere una struttura adeguata. Dei due dirigenti d’area e dei tre responsabili di servizio non è rimasto più alcuno perché sono andati tutti in pensione. Io ho sensibilizzato il presidente Abbruzzese (Presidente del Consiglio Regionale, n.d.d.) di farsene carico”. Ponzo chiede più personale e infatti il Presidente Abbruzzese lo accontenta. Ma non basta, il 21 dicembre 2011 Ponzo rafforza ulteriormente il Comitato di Controllo chiamando il Comandante della

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Ponzo: “Il Co.Re.Co.Co. non ha potere ispettivo”

“In questi giorni sui giornali e nelle trasmissioni televisive si è detto tutto ed il contrario di tutto su questo comitato regionale di controllo contabile (Co.re.co.co.). Anche la (ex) presidente Polverini, che evidentemente ancora non conosce il funzionamento della Regione Lazio, ha dichiarato una serie di inesattezze sul funzionamento di questa struttura. Voglio solo ribadire anche da qui, come ho fatto e come solo in alcuni casi mi hanno concesso di fare, che il Co.re.co.co. non ha nessun potere ispettivo e non esprime alcun parere sui bilanci dei gruppi consiliari che attraverso i loro presidenti inviano al Comitato una relazione sull’impiego dei fondi erogati autocertificandone la veridicità. In questa vicenda ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità avanti ai cittadini ed ai propri elettori così come abbiamo fatto in questi giorni. Ma credo sia sbagliato, profondamente sbagliato, mettere tutti i consiglieri sullo stesso piano e gettare discredito su una struttura come il Co.re.co.co. nella quale lavorano ogni giorno persone perbene che fanno con grande senso di responsabilità il proprio lavoro”. Carlo Umberto Ponzo Presidente Comitato Regionale Controllo Contabile (Tratto dal suo blog)

Polizia Locale di Rocca di Papa, Dario Nanni (già Consigliere Comunale in carica a Roma) a ricoprire un ruolo di “Comando”. Ponzo rafforza la struttura af-

finchè possa assolvere alle “sue competenze molto importanti” ma dopo due anni, a scandalo scoppiato, dice di presiedere un Comitato senza poteri. continua a pag. 21

Colosimo: “Ponzo mente restituisca le indennità”

“Ponzo non dice la verità. L’articolo 70 dello statuto parla chiaro. Il Co.re.co.co. da lui presieduto, con tanto di indennità per farlo, non è organismo inutile come lui lo descrive. Se così non fosse, coerentemente non dovrebbe presiederlo, ma chiederne lo scioglimento. È scritto a chiare lettere nel testo che quel comitato, dal quale il Pdl è assente, deve rendicontare al Consiglio sull’adeguatezza delle spese e la coerenza del bilancio previsionale. Come dovrebbe farlo se non chiedendo riscontri a chi oggi potrebbe aver prodotto consuntivi taroccati, come sembrano aver fatto Fiorito e Maruccio?”. E’ quanto afferma il capogruppo regionale del Pdl, Chiara Colosimo, in replica alle dichiarazioni del consigliere regionale del Pd, Carlo Ponzo, sul ruolo del Comitato Regionale di Controllo Contabile da lui presieduto. “Intanto Ponzo – prosegue Colosimo - chiedesse lumi sulle spese che potrebbero rappresentare un cono d’ombra, così chi non risponderà in modo trasparente se ne potrà assumere la responsabilità politica. Altrimenti si dimetta, facendo almeno risparmiare ai cittadini l’indennità come presidente del Comitato e le spese a esso collegate”. Chiara Colosimo Consigliere Regione Lazio - Capogruppo Pdl (Tratto dal suo comunicato stampa del 16 ottobre 2012)


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ROCCA DI PAPA

A un po’ per ATIR , un po’ per ECENZA D S

segue da pag. 20

Inoltre, nella sua auto-difesa, Ponzo protegge anche i dipendenti del Co.Re.Co.Co., nel quale -ha detto- “lavorano ogni giorno persone perbene che fanno con grande senso di responsabilità il proprio lavoro”. Non abbiamo motivo di dubitarne ma se leggiamo ciò che ha detto il Vice-Presidente del Co.Re.Co.Co., Roberto Buonasorte, qualche dubbio ci viene. Sentite che cosa dichiara a Il Giornale l’esponente de La Destra: “Il Comitato è un ente inutile. Inutile, inutile! Il Comitato si riunisce due volte all’anno per approvare i bilanci preventivi e consuntivi dei vari enti regionali. Quando noi ci riuniamo abbiamo sul tavolo un metro cubo di roba e una decina di minuti di tempo. E poi non abbiamo né le competenze né le professionalità”. Ma come? Il Presidente Ponzo (Pd) dichiara che la struttura opera con grande professionalità mentre il Vice-Presidente Buonasorte (La Destra) dice esattamente il contrario? In questo fantozziano scaricabarile, della serie “lui è peggio di me quindi io sono meglio di lui”, sta il senso della politica oggi. E non sorprende che di fronte alle giustificazioni (poche) e al contrattacco (molto) di Ponzo nell’incontro del 5 ottobre a Rocca di Papa, malgrado i tanti “signorsì” presenti, un giovane Luca Santangeli, Consigliere comunale e capogruppo Pd, abbia detto con coraggio e semplicità che “non è sufficiente dire che noi siamo diversi perchè non rubiamo come gli altri”. Essere diversi significa avvertire la responsabilità morale del ruolo che si ricopre nelle istituzioni.

Il richiamo della Foresta Sulle serate mangerecce nel più noto ristorante di Rocca di Papa, l’autodifesa di Ponzo non convince neanche un po’. Ecco perchè. Nell’intervista apparsa sul Grillo, Ponzo dichiara che “i tre eventi che tanto hanno fatto discutere si sono tenuti in un momento molto delicato per la Regione

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Anestesia morale

Quando la colpa è... dei ristoranti “La colpa dei ristoranti più volte citati, a mero uso strumentale, è quella di avere spazio a sufficienza ad ospitare tante persone”, la citazione è di una intervista, speriamo falsa, riportata da un giornale locale. Stiamo scrivendo di Carlo Ponzo, consigliere regionale del Pd, che nella “parodia” di questa intervista, viene proclamato eroe della democrazia perché nessuno sembra avere titoli per farlo vergognare. Nel tentativo di alleggerire le sue responsabilità, il Ponzo, a domanda risponde che gli incontri ai ristoranti erano “per svolgere attività politica sul territorio”. Ovvio che sia così, ci crediamo, di più: è proprio vero. Infatti l’attività politica prevalente non si fa più nelle piazze, nelle sezioni di partito, negli incontri pubblici, ma con “moltissime persone e non solo di Rocca di Papa” in affollati ritrovi in ristoranti. Per parlare di sanità? Come no! Magari più comodamente tra una portata e l’altra. La colpa quindi è dei ristoranti, che sono troppo grandi, ospitali, confortevoli.

Lazio. C’era il tema della sanità di cui discutere”. Tema che, secondo Ponzo, sarebbe stato al centro degli incontri alla “Foresta”. Peccato che di iniziative sulla sanità tenutesi tra marzo e maggio 2011, cioè prima e dopo le elezioni amministrative che interessavano diversi comuni della provincia di Roma (compresa Rocca di Papa) sul sito del Pd Lazio non vi sia traccia. Effetivamente un convegno (vero) sulla sanità regionale dal titolo “Riflessioni e proposte per salvaguardare il diritto alla salute” si tenne -udite udite!- il 22 febbraio 2011 a Roma presso l’auditorium dell’Hotel Capitall Inn. Un altro all’auditorium di Via Rieti (il 5 dicembre 2011). Di altri convegni sullo stesso tema non c’è proprio traccia, nè per il 18 marzo 2011 nè per l’11 maggio 2011, giorni in cui migliaia di persone invasero il ristorante di Via dei Laghi. Nemmeno sul blog di Ponzo c’è

Pazienza se costano un po’, tanto paga il contribuente, attraverso il finanziamento pubblico ai partiti (tre “convegni” 18.270 euro). E noi elettori, invece… Ingenuamente credevamo fossero carinamente offerti magari da sponsor dediti all’edilizia. C’è qualcuno che controlla? Ma certo, proprio chi sta lì. Partecipando con occhio vigile il Ponzo indaga sulla qualità di quanto servito, sul numero delle portate e sulla congruità dei prezzi. Del resto lui è proprio il presidente del Co.Re.Co.Co. (Comitato regionale di controllo contabile) che acquisisce le relazioni annuali dei Gruppi Consiliari sull’utilizzo dei contributi erogati dalla Regione. Così è scritto nelle finalità statutarie della Commissione regionale (www.consiglio.regione.lazio.it /consiglioweb/argomento.php? vms=112&vmf=20). Abbiamo visto il nostro, silla-

traccia, eppure ogni partecipazione a feste, dibattiti e incontri è messa bene in evidenza. Viene da domandarsi: che cosa deve succedere affinchè un politico chieda semplicemente scusa ai cittadini e ai suoi elettori senza doversi per forza arrampicare sugli specchi?

Reazioni: Pd contro Pd Che lo scandalo alla Regione Lazio sia stato maldigerito anche dalla base del Pd è un fatto acquisito. Basta farsi un giro per i vari blog per tastare l’atmosfera rovente che persiste soprattutto tra i più giovani. Su tutti il circolo Pd di Trastevere, che a gran voce ha avanzato una richiesta che non permette interpretazioni: “Via tutti i 14 consiglieri regionali del Pd senza eccezione alcuna”. Ma i malumori dei circoli non sono niente rispetto all’ira di Rosy Bindi, Presidente del Partito Democratico. Di fronte alle domande di Lucia Annunziata, a proposito

bare in tv che lui come presidente del Comitato regionale di controllo, non ha poteri di controllo (ma allora una commissione con questo nome a che serve?) e non poteva intervenire sulle spese, forse un pochino eccessive, dei partiti. E per la prima volta risulta commovente. L’abbassamento della soglia della dignità collettiva ha colpito proprio tutti, compresi quelli che la democrazia aveva messo a controllare. Una solidarietà al ribasso che per i politici in qualche caso sconfina nella connivenza corporativa, svela delitti civili, delitti di indecenza, di sciatteria, di volgarità politica. Così in un battibaleno siamo precipitati dal peggio al pessimo, cullati dalla tiritera autoassolutoria di amministratori di lungo corso, che hanno fatto della politica il loro mestiere. Al servizio di chi, non è ben chiaro. Il pungolo

del ruolo giocato dai Consiglieri Pd nella Regione Lazio, la Bindi ha detto chiaramente che “è evidente che l’aumento della dotazione dei gruppi (la Bindi si riferisce alla spartizione dei contributi pubblici condivisa da tutti i partiti) fosse una merce di scambio tra la Polverini e la sua maggioranza. E se i nostri Consiglieri si fossero opposti, la crisi in Regione sarebbe arrivata molto prima”. Per poi concludere: “Ci sarà un rinnovamento profondo delle candidature e della classe dirigente”. Dopo queste dichiarazioni, rese dal massimo esponente del Pd, ci aspettavamo un atteggiamento più dimesso da parte dei Consiglieri regionali, meno arrogante, a cominciare proprio da Ponzo, ma evidentemente il timore di perdere potere e indennità, oltre a una serie di privilegi ritenuti ormai acquisiti, ha fatto tirar fuori il peggio di sè. Andrea Sebastianelli


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Anche nell’arte è tempo di rottamare

Va ritrovato lo spirito d’arte del maestro Miro Fondi

di Daniela Di Rosa Sono nata nel cuore di Roma, a due passi dal Colosseo, precisamente in via dei Serpenti nel rione Monti e mai avrei pensato di venire a vivere a Rocca di Papa (curiosamente in via dei Monti). Avevo sedici anni e ricordo il mio rifiuto, le liti con i miei che avevano scelto questo paese per stabilirvisi, mia madre mi raccontava sempre di quando bambina venivano in gita ai Castelli Romani (anni ‘50 del ‘900) il dolore, la gioia, l’amore, la Il murales che l’artista e tra i tanti paesi Rocca era quella che le vita, la morte e la rinascita, i romano Peppe Curti piaceva di più! Per tutta la gioventù mi pittori erano liberi di espri- realizzò nel 1978 sono chiesta il perché (mentre io conti- mere il loro universo… e nuavo a vivere a Roma ospite di parenti e Rocca si aprì al mondo e reamici). Poi, chissà perchè, forse i tren- spirò il vento libero del pent’anni, cominciai a vivere il paese, non più siero artistico che contagiava solo i boschi, dove facevo lunghe passeg- il resto del Paese… e io digiate, ma il centro storico, i vicoli, i par- ventai paesana, i miei amici chi, le piazzette e… me ne innamorai! Mi erano e sono qui, i miei afinnamorai dei paesani che prima, grazie fetti sono qui, la mia vita è alla stupidità dei cittadini, non frequen- qui ma purtroppo col tempo tavo e davanti ai miei occhi si aprì un è cambiato tutto e siamo mondo nuovo. Eravamo alla fine degli cambiati noi, quel vento si sta allontanando e anni Settanta e Rocca di Papa se non ritorna è era un fermento di attività, forse colpa nocommerciali, sportive, ma sostra… anche qui prattutto culturali. ci vorrebbe la rottamazione che come può rinnovarsi un paese se non entra Ricordo l’associazione Iride, chiedono in tutta Italia, una rot- aria nuova, fresca e giovane che spazzi via fondata insieme ad altri artisti tamazione non solo politica ma quella rarefatta, ferma nel tempo e nello da Vittorio Maccari e Franco culturale. Come può svecchiare spazio… con tanti venti-trentenni diploCarfagna, le loro iniziative un paese se tutto è in mano ai mati alle scuole d’arte, ai licei artistici perriempivano il paese di un’aria Un murales ché dare la delega ai murales ad un sessantenni? nazionale e internazionale con di Miro Prendiamo ad esempio le ultime ultrasessantenne, che per carità è un bravo molti artisti tra cui tedeschi e giapponesi. Ricordo la prima manifesta- edizioni dei murales… alcuni sono belli, pittore lo ammetto ma ha fatto il suo zione di murales voluta dal maestro Miro altri no, certi deturpano il paesaggio ma la tempo, non è più innovativo, così come la Fondi (lessi un manifesto e capii Mirò, cosa più strana è che gli artisti sono sempre giuria che giudica e sceglie gli artisti, tutti chiamai le mie amiche e non rimasero de- gli stessi, stiamo creando una mostra per- pittori degni di nota, ma non sarebbe ora di luse anzi, furono felici dello sbaglio per manente di alcuni di loro e, cosa ancora più rinnovare? Tempo fa ho chiesto ad alcuni quanto le piacque la manifestazione). An- allarmante, che ci sia una giuria che decide di loro con quale criterio avessero scelto cora oggi rimane la migliore forse proprio cosa dipingere e cosa no. L’arte è ciò che di delle persone non conosciute come pittori perché Miro chiamò artisti nazionali, tra più libero e irriverente c’è al mondo e qui che avevano deturpato dei muri… la rispocui il romano Peppe Curti (ricordo ancora si relega a ruolo di scopiazzare cartoline o sta è stata: ma sai è un’amica, è il nipote il suo studio d’arte a Cinecittà), a cui va accontentare la chiesa con l’ennesima (or- di…, è il figlio, ecco come si uccide un la mia grande ammirazione e il rammarico ribile) madonnina, mi scuso con l’artista paese, ecco la risposta alla mesta cerimonia che non ci sia più. Miro lasciò liberi gli ar- che sicuramente avrà fatto di meglio, ma il di premiazione, dove un assessore, prima tisti di dipingere ciò che volevano, Infor- suo murales rovina l’altro che ha di fronte di iniziare ha detto: “E niente lamentele!” male, Astratto, Naif (pensate appunto alle in via delle Scalette, in cui si vede una Sono rimasti tutti zitti a ricevere il premio linee di Mirò, ai quadri di Kandinsky o ai strada di montagna con una splendida e so- di consolazione… nonostante tutto, bravo tagli di Fontana), l’importante era l’arte, litaria vecchina incamminata verso il tra- Francesco Ayali e brava Danira Sciampliil saper dipingere, il trasmettere qualcosa, monto, vi prego toglietelo! Mi chiedo cotti!

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ROCCA DI PAPA Perchè donare il sangue è importante. Diventa donatore

il Segno - Ottobre 2012

Alla scoperta del “mondo Avis”

La nostra associazione è presente sul territorio (Via Campi d’Annibale) dal 1983; in questi anni ha visto crescere l’entusiasmo intorno al suo operato che ha dato forza e volontà a tutti i suoi soci, siano essi donatori che sostenitori, permettendo di raggiungere importanti traguardi. Si è infatti raggiunta l’autosufficienza sangue per la nostra cittadina, cosa che ci ha permesso di aiutare tutte quelle persone che, avendo necessità di sangue, si sono rivolti a noi trovando l’aiuto sperato in modo anonimo e gratuito. Il nostro auspicio è quello di poter sempre migliorare e per farlo ci occorre l’aiuto di tutti, specialmente dei giovani a cui ci rivolgiamo perché possa crescere in loro la cultura dell’altruismo della solidarietà e della donazione del sangue affinché diventino, con la loro partecipazione, la struttura portante

della nostra associazione. Ecco così alcune risposte alle domande di chi non conosce ancora la donazione del sangue.

CHI PUO’ DONARE IL SANGUE ? - Chi è in buona salute. - Chi ha compiuto 18 anni e non ha superato i 65. - Chi non ha abitudini di vita che possono mettere a rischio la salute propria o di chi riceve il sangue. - Chi pesa piu’ di 50 Kg.

QUALI DANNI PUO’ AVERE ? Se risponde ai requisiti su esposti non ha alcun danno.

QUALI VANTAGGI PUO’ AVERE ? La visita pre-donazione e le analisi generali effettuate rappresentano un’ottima prevenzione delle più comuni

malattie.

IN QUANTO TEMPO SI RIPRISTINA IL SANGUE DONATO? Tra 1 e 7 giorni.

QUANTE VOLTE ALL’ANNO SI PUO’ DONARE IL SANGUE? 2 volte le donne, 3 gli uomini.

QUALI VANTAGGI PER LA SOCIETA’? Sicuramente salva una vita. Contribuisce a garantire una scorta cui può accedere chi ha bisogno. A CHI SERVE IL SANGUE? Soggetti politraumatizzati per superare il momento critico.

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Disegno di Ermanno Gatta

Soggetti che necessitano di grossi interventi chirurgici. Soggetti anemici cronici congeniti la cui vita dipende dalle trasfusioni periodiche. Soggetti con leucemia e altre Neoplasie che, solo con l’aiuto delle trasfusioni di sangue e piastrine, possono superare la malattia e i danni della chemioterapia.

Le prossime donazioni (dalle 8.00 alle 11.00 a digiuno) Ottobre: venerdì 26 Novembre: domenica 11 venerdì 30 Dicembre: domenica 9 venerdì 21 info: tel. 06-94286108 avis.roccadipapa@virgilio.it


ROCCA DI PAPA

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Sulla centrale a biomasse riceviamo e pubblichiamo

“Pensiamoci molto bene prima di iniziare i lavori” di Marco Rapo* Ultimamente si parla della centrale a Biomasse, come soluzione innovativa e futuristica, ma siamo veramente sicuri che questa soluzione sia l’ideale? Si intende per biomassa “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”. Questa è la formulazione prevista dalla Direttiva Europea 2009/28/CE, ripresa da tutta la legislazione ad essa riferente. E quindi, anche se sulla definizione stessa di biomassa vi sono e vi sono stati giudizi non univoci, essa è, al momento, quella universalmente più accettata. La definizione però a volte dista dalla realtà anni luce. Ci sono molti punti interrogativi su questa futuristica soluzione, ad esempio la combustione della legna può essere pulita ma anche altamente inquinante e per questo, per ottenere alta qualità e buon rendimento, è necessario l’utilizzo di tecnologie avanzate che ancora scarseggiano non solo in Italia. A questo si aggiunge la carenza di una precisa programmazione, di una strategia nazionale e di un piano operativo di settore che si congiunga agli aspetti ambientali, agri-

Studio

coli, forestali, rurali e dei trasporti; secondo, non si conoscono i benefici diretti e indiretti che potrebbero riguardare l’intera popolazione. Gli attuali strumenti di mercato sono inadeguati e c’è troppa difficoltà nelle procedure autorizzative, in più mettiamoci dentro che l’opinione pubblica non è ancora infor-

mata correttamente e la mancanza di strutture di collegamento tra ricerca, industria ed amministrazioni pubbliche è carente. Quindi siamo proprio sicuri che la centrale a biomasse attualmente sia la soluzione migliore? *Hacienda Napoles “La Voz”

I nostri auguri a Elvira e Nino per i 68 anni di vita insieme

il Segno - Ottobre 2012

Frammenti di notizie

di Daniela Di Rosa

Nonni Vigili addio

Vengo fermata da una giovane mamma che mi chiede come mai non ci sono più gli addetti all’attraversamento delle strade da parte dei bambini all’uscita delle scuole… rispondo che non avendo figli piccoli neanche me ne ero accorta, insiste dell’importanza, si aggiungono altre due mamme, a tutte rispondo che mi sarei informata. Leggo su ilmamilio.it che è vero, non ci sono più e come mai? Qualcuno ha sentito dire che non ci sarebbero i soldi per garantire questo servizio (18 mila euro l’anno) e che quindi dovrebbe gravare sulle famiglie, insomma un’altra piccola tassa. Se fosse vero io avrei un’altra proposta per reperirli, si licenzia il cerimoniere del Sindaco (6 mila circa) e i Consiglieri rinunciano al gettone di presenza… dovrebbero bastare!

Mercato settimanale

Uno dei “mitici” barbieri di Rocca di Papa, Antonino Dantoni (conosciuto come Nino) e sua moglie Elvira De Nicola hanno festeggiato il 24 agosto scorso, circondati dall’affetto di amici e parenti, ben 68 anni di matrimonio! Anche se con un po’ di ritardo facciamo loro i migliori auguri per questo importante traguardo della loro vita.

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Venerdi 12 ottobre ricevo una telefonata di una cittadina allarmata, all’interno del mercato un cane stava malissimo… però non si poteva passare con la macchina per via delle bancarelle. Abbiamo dovuto aspettare quasi le due del pomeriggio per poterlo soccorrere… ma a quel punto il cane non c’era più! Che fine ha fatto? E se invece di un cane fosse stata una donna o un bambino, come sarebbe passata l’ambulanza? Si sarebbero persi minuti preziosi. In tutti i paesi il mercato settimanale è stato delocalizzato all’esterno del centro storico, per motivi di igiene, di reperibilità di parcheggi ma soprattutto di sicurezza.

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il Segno - Ottobre 2012

Gli ultimi colpi di coda della gestione commissariale del Parco dei Castelli

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Malgrado il fallimento del centrodestra alla Regione si continua a lottizzare

di Andrea Sebastianelli Un paio d’anni fa erano arrivati i cowboy che avrebbero rivoltato il mondo e invece il mondo ha rivoltato loro. Hanno fatto proclami, annunci, editti, giurato sui figli… Avrebbero ristretto il Parco, consentito la caccia, cambiato tutto. Dopo 24 mesi di agonia il Parco è in coma, fermo totalmente. Si sono succeduti tre direttori di cui solo l’ultimo, Paolo Giuntarelli, pare resistere. Si vede di tanto in tanto, occupato com’è in una quantità di altri incarichi e impegni. Il più pesante dei quali potrebbe essere quello di difendersi dalle accuse per alcune indagini relative a qualche anno fa, quando era un tecnico del Comune di Roma. Marco Mattei, l’assessore regionale all’ambiente, che pure aveva messo a capo del Parco suo uomo di fiducia nella veste di commissario liquidatore, è stato defenestrato senza tanti complimenti. L’assessore non è più lui e il commissario del Parco, Matteo Orciuoli, forse ora è un po’ spaesato, privo dell’aiuto del caro estinto (politicamente) e senza neanche un quadro di riferimento politico distinguibile. Insomma, da che sostituiva e rappresentava l’intero Consiglio direttivo, i sindaci dei comuni, gli ammi-

nistratori locali, si è rivelato per quello che era: semplicemente impresentabile. Percepito da molti come politicamente affine ai vari batman che girano per la Regione Lazio, suoi amici di partito. Perché la situazione al Parco si spera possa cambiare, ci vorrà qualche mese. Così intanto è cominciato l’arrembaggio finale. Si prende tutto quello che è possibile prima del naufragio. Adesso al Parco hanno pensato bene, per esempio, di predisporre le carte per consentire una bella lottizzazione nei boschi di Nemi. Una lottizzazione che solo qualche anno fa il Parco aveva respinto perché andava contro la legge. Non spetta a noi stabilire i limiti giuridici dell’operazione, ma se qualche anno fa non era

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possibile, che cosa è cambiato ora? Rispondiamo con un filo di malizia, forse sbagliando, con un interrogativo: non è che la vicinanza politica tra commissario del Parco e sindaco di Nemi hanno fatto il miracolo? Oppure dobbiamo pensare che l’attuale direttore del Parco sia un tecnico molto disinvolto? O tutte e due le cose insieme? Non lo sappiamo e non lo possiamo sostenere. Una cosa però riteniamo certa: l’inopportunità di abbattere ancora alberi per continuare a tirare su villette. Specialmente se a sostenerlo è un Parco!

Dov’è finita la storica fontanella dei giardinetti?

Curiosa e interessante l’interrogazione presentata in Consiglio Comunale il 28 settembre 2012 dal Consigliere Danilo Romei. Vuole notizie in merito ad una centenaria fontanella pubblica, precedentemente collocata nei pressi del Monumento ai Caduti a ridosso di piazza della Repubblica, rimossa in occasione del rifacimento del giardino pubblico. “In quale magazzino è stata ricoverata?” chiede Romei che gli attribuisce un notevole valore storico e pensa che si dovrebbe ricollocare in modo adeguato in paese, o magari (diciamo noi) nei giardini di una scuola pubblica. Opportuna la sua richiesta. Aiuta a non dimenticare le ricchezze di un paese che ha bisogno di riscoprire se stesso. Attendiamo anche noi con molto interesse la risposta che l’Amministrazione darà a Romei. S.R. P.S. Se qualche lettore fosse in possesso di una foto della fontanella in questione saremmo lieti di pubblicarla.

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“E tagliamoli questi alberi!” Le confessioni segrete di una... casa

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glio rivolgere ai miei detrattori: deve essere chiaro che non c’è una gran differenza fra me e le case cosiddette con le carte in regola -spesso cugine condonate. Anche per costruire quelle case hanno abbattuto alberi e vigne, quindi non c’è differenza che tenga, e riguardo alle carte, anch’io di carte, che mi nominano, ne ho

in abbondanza: demolizione, condono, abbattimento, sanatoria. Le carte vanno e vengono, leggere, inconsistenti, volano, nessuno tiene conto delle carte. Io sono tranquilla, me la godo: le case sono solide, le case restano, sono indispensabili, servono ai politici per le elezioni.

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il terreno, addirittura di clima che gli alberi regolerebbero, ma non diamo retta a queste favole. Le hanno messe in giro i nemici delle case, quelli che vedono come il fumo negli occhi il cemento, le tegole, le piastrelle... e vorrebbero vedere alberi dappertutto. Per me sono solo bambinoni ingenui che hanno nostalgia di Tarzan. Li vorrei vedere saltare da un albero all’altro vestiti di pelli.... I più intelligenti, per fortuna, quelli che amano il progresso, hanno capito invece che bisogna abbatterli gli alberi e anche le vigne, i frutteti, gli oliveti e costruire case e strade, case e strade, grandi parcheggi, grandi supermercati e ancora case e strade e superstrade e rotatorie sempre più larghe. Magari qua e là si può lasciare qualche albero per decorazione, relitto di un’altra epoca, niente di più, e delle vigne e degli oliveti qualche esemplare come museo all’aperto per mantenere una minima memoria del passato. Tanto il vino e l’olio lo compreremo dai Cinesi. Un’ultima considerazione vo-

A EG L

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di Maria Pia Santangeli Sono una casa che i soliti maligni definiscono abusiva, ingiustamente però: io sono una casa e basta, senza contorno di aggettivi, con tutto quello che deve avere una casa: il tetto, le pareti, i tramezzi, i pavimenti, le finestre... Mi hanno costruito in un posto bellissimo, vicino ad un bosco, in compagnia di molte altre case definite, pure loro ingiustamente, abusive. Aria fresca, panorama, giardino. I miei proprietari sono assai amanti della natura. I soliti maligni affermano che per costruirci hanno abbattuto centinaia di alberi. Mi sembra più che giusto: ormai a che servono gli alberi? Una volta ci facevano i nidi gli uccelli, ma ora che di uccelli ne sono rimasti pochi, degli alberi se ne può fare a meno. Impicciano, impicciano soltanto. I paladini che li difendono -in una sorta di fissazione direitirano fuori sempre due parolone: fotosintesi clorofilliana, si riempiono la bocca di ossigeno, di radici che trattengono

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ROCCA DI PAPA

il Segno - Ottobre 2012

LA LETTERA/4

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“Due pesi e due misure... è il momento di cambiare” Contributo alla Proloco e concessione edilizia alle Calcare

E’ la prima volta che scrivo, sono sdegnato dalla politica locale falsa e ipocrita con i cittadini solo per puri interessi personali e di pochi che vi girano intorno, distruggendo e lasciando in stato di quasi abbandono totale la comunità tutta e dire che un bel paese come Rocca di Papa merita molto di più, nell’augurio di trovare in voi persone laboriose ed oneste ed è questa l’idea che mi avete dato leggendovi da tempo. Vorrei darvi uno spunto di approfondimento magari per un prossimo articolo. Se leggete sul sito del Comune, il giorno 23 agosto 2012 nelle delibere di giunta, è stato un bel giorno fortunato per il sig. D’Andrea, riceve 15 mila euro per la Proloco ed una concessione edilizia in zona Calcare! Nello specifico, se non sbaglio, la Proloco era nata per gestire gratuitamente e con sovvenzioni private… poi in periodi di crisi!! le casse comunali sono vuote!!!! e chissà chi l’ha svuotate visto che sono molti anni che c’e sempre lo stesso schieramento al comando. Se era proprio necessario questo finanziamento, a maggior ragione facessero il mea culpa dando possibilmente delucidazioni sulla situazione attuale.

Via Calcare

Per quanto riguarda invece la concessione edilizia, se non sbaglio, il lotto minimo per edificare nella zona dovrebbe essere 10.000 mq (fonti da certificati di destinazione urbanistica della zona). Come è possibile quindi che, effettuando visure catastali delle particelle in oggetto, queste non arrivano a 6.000 mq? Non solo. Le cubature che erano nella variante al piano regolatore del 2007 -sempre se non sbaglio, ma controllate pureerano 0,20/0,30

d a A les s a n d ro

l e g n a d a a r d e r e - g i a r d i n a gg i o p o r ti c i i n c a s ta g n o - p o ta tu r e

Legna da ardere stagionata

Portici in castagno - Potature - Giardinaggio

RO C C A D I P A PA

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mc/mq… come è possibile che siano arrivati allo 0,50 circa, possibile che possono fare e disfare a loro piacimento? E già che ci siete, e se volete, perché non date un’occhiata da dove sono partiti tutti i progetti di edificabilità della zona? Fermiamoli, mandiamoli fuori il prima possibile anche rivolgendoci ad autorità competenti nel caso sia necessario. Con stima e fiducioso di riscontro ringrazio. Lettera firmata

Il commento

Quando la pubblica amministrazione funziona!

Finalmente gli Uffici Comunali rispondono ai cittadini in tempi brevi. Lo dimostra un’istanza per l’edilizia residenziale presentata al Comune in data 27 luglio 2012 e approvata dalla Giunta Comunale il 23 agosto 2012. L’istanza, inoltrata dai Signori Querini & D’Andrea, chiede la perimetrazione di un’area che comprende vari lotti situata nella zona di Via delle BarozzeCalcare, al fine di poter presentare una proposta di Piano Integrato di interventi edilizi. Meno di un mese per dare una risposta ai cittadini che si rivolgono alla pubblica amministrazione per esercitare i propri diritti nel campo dell’edilizia, costituisce un tempo al quale non eravamo abituati. Lo sanno bene tutti coloro che hanno avuto un’esperienza nel settore. Ci congratuliamo con gli Uffici e la Giunta; certi che la macchina della nostra Amministrazione Comunale sia ormai ben avviata e i cittadini con i loro tecnici possano contare sulla celerità delle risposte dovute con un vantaggio, soprattutto economico, degli interessati e della stessa Amministrazione Comunale. Sergio Rasetti

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...IN CORPORE SANO A Valeggio sul Mincio Emanuele Fondi conquista il titolo di campione d’Italia

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il Segno - Ottobre 2012

Una vittoria sofferta e meritata enne peril 24 cavaliereroccheggiano

Emanuele Fondi, il ventiquattrenne campione roccheggiano di Endurance, continua a inanellare successi dopo successi. L’ultimo trofeo è arrivato lo scorso 29 settembre, a Valeggio sul Mincio, in occasione del “Garda Endurance Cup 2012” dove Emanuele si è aggiudicato –dopo aver percorso 160 chilometri- il primo posto cavalcando Felicidad. Un binomio vincente quello tra Emanuele e la sua cavalla “PSA baia targata Anica”, che quindi (malgrado un terreno reso pesante dalla incessante pioggia) hanno conquistato il titolo di campioni d’Italia 2012. Grande soddisfazione per le prestazioni di Felicidad che, nell’anno in corso, ha messo in atto una tripletta incredibile, essendo arrivata prima a Rieti, a Numana e, appunto, a Valeggio sul Mincio. Nel team di Rocca di Papa l’entusiasmo è alle stelle, a cominciare dalla sorella di Ema-

Emanuele Fondi e il team di Rocca di Papa

nuele, Adele: “A mio fratello – ha detto- voglio dire che è tutta la vita che seguo ogni sua gara, le sconfitte e le vittorie; ho vissute con lui un anno intero, gara dopo gara… le sue prime esperienze non ho avuto modo di viverle, ero un po’ troppo piccola, ma una volta che me ne è stata data l’opportunità, non l’ho più mollato… Voglio diventare come Lele, lui è il mio modello ideale da seguire… ti voglio un bene infinito –ha concluso Adele- e spero di riuscire a seguire le sue orme”. Quest’entusiasmo si è visto anche durante la premiazione svoltasi nella sala conferenze, dove Emanuele ha ricevuto un applauso intermi-

nabile per essersi laureato Campione italiano assoluto. Complimenti per la sua prestazione sono arrivati anche da Diego Albiero, presidente di Garda World Service Srl, la società di eventi che ha organizzato la grande kermesse. Per la cronaca: il secondo posto è andato a Carletto Bertoni con Zitoun de Mandre e il terzo a Giampiero Ricci con Forresth. Durante la cerimonia c’è stato spazio anche per gli altri protagonisti dell’Endurance, cioè i cavalli, in uno sport dove la salute e il benessere degli animali è sempre al primo posto. Così il premio Best Condition è andato a Fausto Fiorucci su Mamusari per la CEI 1*, a Elena Mariotti su Praade D’olt per la CEI 2* young riders, a Tereza Kopecka su Tuzemec13 per la CEI 2* e a Giampiero Ricci su Forresth per la CEI 3*. A Emanuele, il cui impegno e sacrificio vengono ripagati con importanti vittorie, e alla scuderia di Rocca di Papa che fa dello sport sano la sua missione principale, vanno i complimenti dell’intera redazione del Segno. Luigi Serafini

Dragon Boat, Mauro Priori alla ribalta L’argento italiano

All’Idroscalo di Milano dal 30 agosto al 2 di settembre si sono svolti i Campionati Mondiali di Dragon Boat, che hanno visto le nazionali presenti sfidarsi su diverse distanze: 500 metri, 2.000 metri e 200 metri. I ragazzi della Nazionale italiana Senior, si sono aggiudicati l’argento nei 2.000 e nei 200 (secondi solo all’imbattibile Russia!) e hanno sfiorato il

bronzo nei 500. Le nazioni in gara erano 13 (Oltre all’Italia, Canada, Russia, Francia, Giappone, Filippine, Ungheria, Polonia, Svizzera, Germania, Usa, Repubblica ceca e Svezia). I nostri complim e n t i sono rivolti a tutti i ragazzi della Nazionale e, in particolare, a Mauro Priori Luca Antonaci, Cezar Rotaru e (soprattutto) al nostro concittadino Mauro Priori. Grande festa in casa di Mauro e grande soddisfazione ha espresso anche la sua fidanzata Antonella Botti, perché dietro un grande atleta c’è sempre una grande donna! (L.S.)

Nuova Canarini

Ecco la precisazione di Draicchio

Con la priorità di offrire una corretta informazione, in riferimento a notizie diffuse a mezzo stampa apparse sul giornale “Il Piccolo Segno” settembre 2012 relative alla A.S.D. Nuova Canarini Rocca di Papa ed alla mia persona voglio precisare quanto segue: tutte le attività svolte dalla Frusley Soccer Pro- Draicchio motion sono frutto della collaborazione e realizzate con la sola passione dei volontari e del Delegato allo Sport del Comune di Rocca di Papa “Antonio Gentili” il famoso “Frusley Street Soccer Cup” è un idea partorita insieme ed ormai promossa nelle miriade di iniziative che danno gioia a centinaia di bambini e ragazzi. Il mio compito all’interno della A.S.D. Nuova Canarini Rocca di Papa è un’avventura, alla quale ho voluto prender parte “illuminato” dal progetto del Presidente Ezio Valente e dalla serietà e stima verso i componenti della Polisportiva Città di Rocca di Papa. Ringrazio il Giornalista “Matteo Ciano” per essersi interessato alla nostra realtà il quale però, credo non conosca bene la nostra Città ed il legame fondato su “Rispetto e Passione” che da anni lega la mia persona ad Antonio Gentili e a Ezio Valente con i quali facciamo squadra e sport dal 1996. Infine, rimanendo in tema calcistico, “Gentili era una punta unica” non era e non è braccio destro di nessuno. Gennaro Draicchio


il Segno - Ottobre 2012

Cultura e

... dintorni

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Storia di un miraggio: la Pompei preistorica dei Castelli

di Andrea Sebastianelli Dalla seconda metà dell’Ottocento molti comuni dei Colli Albani (Marino, Castel Gandolfo, Ariccia, Rocca di Papa e Grottaferrata) furono al centro di importanti scoperte archeologiche che, per la prima volta, mettevano in luce oggetti risalenti a villaggi esistiti contemporaneamente alle prime fasi della Roma preistorica. Fu allora che prese avvio ufficialmente la paletnologia (termine italiano per definire l’archeologia preistorica) grazie al contributo dei primi studiosi che gettarono le basi di questa nuova e affascinante disciplina. Tra i maggiori artefici vi fu anche Michele Stefano De Rossi, noto soprattutto per i suoi studi sui terremoti, che a Rocca di Papa visse e morì a soli 63 anni lasciando un bagaglio storico-scientifico unico nel suo genere e fin troppo trascurato. Tra il 1860 e il 1880, il De Rossi annunciò i primi ritrovamenti archeologici nei Colli Albani che consentiranno la ricostruzione di quella che, a partire dal 1908, verrà definita “Protostoria” per distinguere le età del Bronzo e del Ferro. Non era raro a quei tempi vedere il prof. De Rossi camminare per le campagne di Rocca di Papa, seguendo notizie e “pettegolezzi” sul ritrovamento di oggetti in ceramica o in metallo durante le periodiche azioni di vangatura del terreno da parte di agricoltori e vignaioli. Spesso lo studioso, rendendosi conto dell’importanza, acquistava direttamente gli oggetti concordandone il prezzo. Oggetti che oggi si possono ammirare presso molti musei italiani e internazionali (primo fra tutti il “Museo Preistorico Etnografico Luigi Pigorini” all’Eur). Eclatanti furono i ritrovamenti di Monte Cavo, che permisero di ricostruire il ruolo centrale della sacralità del Tempio di Giove Laziale sin dalle fasi più antiche della Cultura Laziale (una delle prime prove ne fu l’olletta con la decorazione a rete, tipica del Bronzo Finale). Ancora più eclatanti le scoperte in località Pozzo Carpino, Valle Violata, Palazzolo e Campi d’Annibale (tutte zone di Rocca di Papa). Per la prima volta cominciava a delinearsi un quadro che, insieme alle necropoli di Villa Cavalletti a Grottaferrata e Riserva del Truglio a Marino, dimostrava che i Colli Albani giocarono un ruolo essenziale nel successivo sviluppo di Roma. Ma la scoperta più importante, ritenuta ancora oggi la più antica testimonianza della civiltà laziale (che in seguito verrà definita Latina) resta la tomba di Valle San Lo-

“Sotto il peperino si cela il mistero di Albalonga”

renzo Vecchio ai piedi di Rocca di Papa, a ridosso di Via delle Barozze. La datazione la pone infatti al IX sec. a.C., prima della mitica fondazione di Roma (753 a.C.). In un grande contenitore (dolium) era stato posto il corredo funerario che comprendeva diversi vasetti, una fibula e un anello. Le ceneri del defunto erano state deposte in un’urna definita “a capanna” con il coperchio a forma di tetto, avente i travicelli stilizzati. E per la prima volta venne trovata una figuretta umana anch’essa stilizzata. Questo personaggio tiene in mano un’olletta simile a quelle trovate nel dolio. Secondo le accettate interpretazioni, questa statuina doveva svolgere la funzione di offerente e assistere il defunto nel passaggio all’aldilà. Intorno a questi ritrovamenti, mancando le tecniche odierne di scavo, analisi e interpretazione, si creò un vero e proprio confronto scientifico basato sull’ipotesi che la mitica città di Albalonga (la cui esistenza era ora “provata” dalle decine di tombe venute alla luce) fosse stata sommersa da un’eruzione vulcanica facendone perdere le tracce. Il caso si aprì intorno a quella che sarà definita la “Pompei preistorica dei Colli Albani”. Gli studiosi dell’epoca si divisero in due fazioni. Da una parte i sostenitori di questa teoria (guidati dal De Rossi) e dall’altra coloro che ritenevano impossibile collocare un evento tanto catastrofico nelle fasi precedenti la nascita di Roma (tra questi anche lo scopritore della città di Troia, Schliemann, il Nibby e il Virchow). Secondo i fautori della “Pompei” castellana, la prova inequivocabile sarebbe stata rappresentata dagli oggetti che risultavano ricoperti da uno strato di peperino. Dunque i vasi si trovavano al di sotto di quella che, secondo loro, fu un’eruzione vulcanica. La teoria si basava anche su una lettera del Visconti relativa agli scavi del Pascolaro (lo-

calità di Castel Gandolfo) del 1816-17, in cui si riportavano le testimonianze di contadini e operai che dicevano di aver trovato “sotto il peperino le arcaiche stoviglie”. L’autorevolezza del De Rossi convinse molti altri studiosi (tra cui il Pigorini e il Bleicher) dell’esistenza di una Pompei preistorica. Fu proprio Michele Stefano De Rossi, con la sua indiscutibile autorità scientifica, a dare vita a uno dei più palesi “miraggi” che la storia della ricerca archeologica italiana ricordi. Probabilmente fu anche per questo che il De Rossi fu presto dimenticato tanto che oggi neanche viene menzionato tra gli studiosi italiani che gettarono le basi della Paletnologia. Ma, come ebbe a scrivere nel 1924 Ugo Antonielli, non per questo si potrà “menomare la riputazione di un naturalista, cui tanto va debitrice la nostra disciplina. Anche il più valente degli scienziati –concludeva lo studioso italiano- può talora ingannarsi o essere attratto da una sorta di miraggio”. Tanto più che non può essere dimenticato che il De Rossi, e con lui tutti gli altri, fondarono la loro teoria esclusivamente su racconti di altri, in anni in cui “imperfetta era la conoscenza del materiale di scavo”. Per la cronaca, l’ultima fase di attività freatomagmatica del vulcano laziale si verificò intorno ai 150 mila anni prima degli oggetti rinvenuti dal De Rossi.


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CULTURA

Capitalismo L’angolo della storia alla Bauman L’Italia unita...

Invito alla lettura

di Loredana Massaro La tempesta perfetta provocata dall’attuale tsunami finanziario si è abbattuta sulla società dei consumatori. Ad andare in pezzi è l’utopia dominante, quella che vede il dominio di un mercato capace di autoregolarsi, dove esiste un contatto armonioso tra chi vende merci e chi le acquista. Rosa Luxemburg aveva scritto che il capitalismo non può sopravvivere senza le economie «non capitalistiche»: esso è in grado di progredire, fintanto che vi sono «terre vergini» aperte alla espansione e allo sfruttamento; ma non appena arriva a conquistarle, per poterle sfruttare, le priva della loro verginità e così facendo esaurisce le fonti del proprio nutrimento. Bauman Il capitalismo è in sostanza un sistema parassitario e come tutti i parassiti, può prosperare solo per un certo periodo perché mentre prospera distrugge l’ospite, distruggendo così le condizioni della sua sopravvivenza. Gli ospiti moderni sono oggi i cittadini stessi; lo sfruttamento avviene assoggettandoli al pagamento degli interessi sul debito contratto con banche e finanziarie. Perciò una parte significativa della popolazione mondiale è potenzialmente soggetta al rischio di divenire dipendente dalla droga del credito, ossia cronicamente e perennemente indebitata a causa di crediti contratti per consumare di più nella vita. È così che Bauman spiega la nascita, attraverso le carte di credito, della figura del “debitore eterno”, che a partire dalla promessa che non è necessario avere denaro sufficiente per soddisfare i propri bisogni, trasforma il circolo vizioso in un incubo, schiavizzando il debitore con vincoli perenni. Chi è Zygmunt Bauman? Nato a Poznań nel 1925, è un sociologo e filosofo polacco di origini ebraiche. Si è guadagnato la fama internazionale grazie ai suoi studi sulla connessione tra la cultura della modernità e il totalitarismo, sul nazismo e l’Olocausto. Ha focalizzato le sue ricerche sui temi della stratificazione sociale e del movimento dei lavoratori. Con una espressione divenuta proverbiale Bauman ha paragonato il concetto di modernità e postmodernità allo stato solido e liquido della società.

e trasformista

di Vincenzo Rufini Le cronache attuali sono infarcite di un unico tema che è all’ordine del giorno: la corruzione dilagante tra la classe politica nazionale e degli enti locali. Episodi di malaffare vengono portati alla conoscenza della pubblica opinione ed analizzati in tutti i loro recessi dagli organi di stampa e dai media nazionali. Molto spesso si tratta di fatti gravi che nel contempo appaiono anche grotteschi, coinvolgenti personaggi mediocri, i quali con l’ausilio della politica e della legittimizzazione popolare hanno creato per proprio conto delle vere e proprie rendite di posizione, altrimenti non effettuabili. Il loro unico scopo, perseguibile in torbidi giri, è la dissipazione del pubblico denaro. Indubbiamente episodi di malversazione nella classe politica non sono solo un fatto italiano, anche all’estero e soprattutto nei paesi del nord Europa si verificano casi di malversazione, ma nettamente inferiori in percentuale e per gravità del reato. Se in Inghilterra qualche anno fa un ministro del Gabinetto Blair dovette dimettersi per aver gonfiato una nota spese, e ciò suscitò oltre allo scandalo l’uscita dalla scena politica del ministro, qui da noi per episodi ben più gravi difficilmente ci si ritira dalla vita politica. Tutto ciò è indicativo della concezione della gestione della cosa pubblica distante anni luce l’uno dall’altro. Senza scomodare la sociologia politica si può tentare di dare una spiegazione a codesto continuo fatto increscioso, pericoloso e diseducativo, analizzando quel po’ di storia nazionale di cui ci è dato conoscere le vicissitudini politiche. L’Italia è pur sempre un paese che ha raggiunto l’unità nazionale molto tardi; i vari staterelli, che componevano la

penisola, si sono sempre guardati in cagnesco tra di loro, abbiamo nel nostro patrimonio genetico quel singolare interesse per il nostro orticello interiore e materiale che quel grande storico e fine letterato che fu Francesco Guicciardini chiamava “Particulare”. L’unità nazionale è stata realizzata non nella concordia bensì in una guerra tra staterelli, sia pure passata alla storia come guerre di indipendenza. Lo Stato unitario, venuto meno alle promesse risorgimentali, è subito apparso, in special modo nel mezzogiorno, lontano, assente e in molti casi contrario. La sua presenza era puntuale solo per la coscrizione obbligatoria e per l’esazione delle gabelle, tanto da indurre i suoi funzionari e la classe politica che lo rappresentava a considerarlo come un ente erogatore di prebende e largitore di guiderdone da dissipare in favore delle varie consorterie che fungevano da base d’appoggio per i notabili del tempo, fornendo loro anche una base teorico-politica in quel messaggio deprimente e negativo che fu il Trasformismo, inventato da De Pretis (“l’irto spettral vinattier di Stradella”, come lo apostrofava Carducci) e perseguito dai suoi successori. Proverbiale fu al merito, la filippica di fine Ottocento del deputato Imbriani che in parlamento rivolgendosi alla classe politica travolta dall’ennesimo scandalo rivolse la frase “Ruzzolate nel fango”. Tutto ciò fu l’effetto, o gli effetti, di una causa che va ricercata ed analizzata con estrema dovizia di intenti se si vuol mettere un freno a questo malcostume imperante che attra-

il Segno - Ottobre 2012 Francesco Guicciardini

versa i secoli. A mio avviso la natura umana è composta di un perenne dualismo, come avevano visto giusto gli gnostici antichi; buono e cattivo, bello e brutto, onesto e disonesto, capace e incapace; dipende poi dal soggetto mettere in ombra ed annullare la sua parte negativa e privilegiare la componente positiva. La differenza fondamentale che fa apparire il carattere nazionale di gran lunga più malversatore dell’humus nord europeo si può collocare in quello che fu lo spartiacque attuato da Martin Lutero nel 16° secolo e che la storia ricorda come la Riforma. Lo spirito che animava questa rivoluzione culturale, oltre che religiosa, stava nell’assunzione dell’individuo di una responsabilità propria e da parte dello Stato di un dovere di giustizia e di efficienza, avendo sempre come faro il principio di onestà. Insomma un’etica singolare e collettiva tendente al bene pubblico, all’efficienza del servizio che ognuno era, ed è, chiamato ad espletare. Noi in Italia non abbiamo avuto la Riforma, abbiamo dovuto subire la Controriforma, barocca, autoritaria, soggettiva, ed esaltante oltre ogni misura il “Particulare”; tutto ciò a discapito dell’etica, privata e pubblica. E’ questa la differenza tra noi e loro.


il Segno - Ottobre 2012

LA STORIA

Racconto di amore e di coraggio: “Un’esperienza indimenticabile”

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L’impegno civile di Gino Del Nero in Uganda per fermare la terribile ebola

di Gino Del Nero* morte quasi certa. Passai la In questi ultimi mesi su molti notte insieme al Ble a preparare quotidiani si legge di nuovo di il piano d’intervento. una famigerata malattia, e pre- In ospedale trovammo già un cisamente: l’ebola. Ormai sa- gruppo di americani della CDC prete in cosa consiste, si è ma fino al nostro arrivo non scritto tanto in merito, il suo de- avevano fatto molto, per loro corso e la sua virilità porta era importante fare le statistiall’80% dei casi alla morte. che, numeri da presentare nei Vi voglio raccontare la mia convegni, la cosa buona, però, esperienza in merito, l’ebola era che avevano moltissima atscoppiò in Uganda e fece molti, trezzatura che misero a nostra molti morti. Fui chiamato disposizione. quell’anno dal Ministero degli Per prima cosa il mattino seEsteri, Cooperazione Interna- guente facemmo sgombrare i lozionale Italiana per recarmi in cali occupati dai degenti malati missione in Uganda, seicento di ebola e momentaneamente chilometri oltre la capitale trasferirli all’aperto: non vi era Kampala, per aiutare la popola- altra soluzione. Il locale nel giro zione che stava soffrendo e mo- di quarantotto venne sistemato rendo a causa di un’epidemia di secondo le nostre istruzioni, e ebola, partimmo in brevissimo isolato il più possibile da tutto e tempo in due, con me c’era un da tutti. medico di Firenze, il dott. Ble. Bruciammo letti, lenzuola, cuArrivammo a Kampala di notte, scini, vestiti, vettovaglie, cibo, albergo e, dopo tutto quello un po’ di riche era contaposo, siamo minato o preandati all’Ams u n t o . basciata ItaSistemato il liana per la tutto si potè consegna delle cominciare a credenziali, la far entrare i mattina stessa pazienti. I masiamo partiti in lati arrivavano auto verso i terin massa, c’era ritori, dove sempre posto l’ebola faceva data l’alta da padrona. Armortalità, barivai insieme al stava che le dott. Ble nel- Gino Del Nero persone avesl’ospedale di con due bambini soldato sero un po’ di Gulu, gestito febbre per vedal San Raffaele di Milano, nire in ospedale, alla prima vimolto ben attrezzato e affidato sita bisognava capire che cosa localmente a un frate, di cui non avessero, perché inizialmente ricordo il nome, un “fratone” l’ebola può essere scambiata per grintoso alla vecchia maniera, malaria e vi posso assicurare erano trent’anni che stava lì; ci che non era facile fare dei difurono assegnati degli alloggi e stinguo, i pazienti erano agitadopo un rapido e fugace pranzo tissimi, impauriti e mettevano cominciammo il nostro giro con i loro modi di fare a repenospedaliero per renderci conto taglio anche la nostra incoludella situazione, drammatica, i mità, bastava una micro goccia malati di ebola o presunti tali di sangue o di saliva o un conconvivevano nello stesso re- tatto qualsiasi per essere contaparto con degenti che avevano minati, per la maggior parte di altre patologie. Vomito, sangue, loro fortunatamente era solo sporcizia, odore di morte in ogni malaria, per altri bisognava apangolo regnava in quell’ala profondire e così si mettevano i ospedaliera, tutto era sporco ma malati in un primo isolamento, non era dovuto alla cattiva ge- dove gli “amici” americani della stione del fratone che teneva CDC, dovevano fare i prelievi l’ospedale dignitosamente ma di sangue e verificare tramite il solo perché nessuno entrava per loro laboratorio se era ebola, i paura, fondata, di contagio, nostri americani non facevano i

prelievi avevano paura, così insieme al dott. Ble decidemmo di fare noi il loro lavoro “sporco”, per le attrezzature il CDC era imbattibile ma per coraggio scarseggiavano, ci diedero delle tute Gino Del Nero (terzo da sin.) isolanti da accanto al dott. Blè al Gulu astronauti con Hospital in Uganda nel 2001 le quali non si poteva lavorare, cosi deci- danni ma anche i guerriglieri demmo di fare all’italiana, che combattevamo il governo di guanti in lattice e mascherina di Kampala, nell’ospedale dove alplastica, stivali di gomma, loggiavamo ci furono tre attacgrembiule gommato e tanta at- chi di guerriglieri, cercavano i tenzione, entravo nel reparto bambini per rapirli e portali in isolamento a fare i prelievi - foresta, per insegnare loro a spamolto rischioso- ma era il mio rare contro i militari filo goverlavoro non si poteva fare diver- nativi, ci spiegarono che molti samente, nel frattempo il Ble di questi bambini dopo anni di foresta, uccidevano i loro genigestiva l’ambulatorio. Durante la nostra permanenza in tori inconsapevoli della loro paUganda, in ospedale transita- rentela, erano e sono i famosi rono decine e decine di persone, “bambini soldato” di cui ogni ne perdemmo più dell’80%, non tanto qualche giornale si occupa esisteva cura ma solo isola- e ne parla. Finalmente dopo mento per non far propagare la mesi di duro lavoro, l’ebola momalattia, quelli che ne uscivano mentaneamente venne sconfitta, vivi era solo “per grazia rice- il nostro lavoro d’isolamento rapido dei pazienti aveva dato i vuta”. Il nostro compito non era unica- suoi frutti, la nostra soddisfamente ospedaliero, quando arri- zione fu grande quando l’ultimo vavano i malati bisognava paziente lasciò l’ospedale. intervistarli e capire da quale Anche noi prima di partire abvillaggio venissero per recarsi in biamo dovuto aspettare il peloco e isolare tutte quelle per- riodo d’incubazione della sone che erano state vicine al malattia. Anzi, per essere più malato. Questa era la parte più che sicuri, ne facemmo due di severa della missione, fare cen- cicli, per passare il tempo di attinaia di chilometri in macchina tesa eravamo stati autorizzati a e spesso qualcuno a piedi nella lavorare in ospedale presso gli foresta per raggiungere il villag- ambulatori, e ogni tanto con il gio contaminato; i morti che tro- Ble ci guardavamo negli occhi vavamo erano tanti, non si senza parlare, il nostro pensiero poteva tenere la conta, c’era era univoco, “la missione sta per solo il tempo di isolare i vivi e finire, siamo vivi”, dopo tutti crudelmente ordinare ai militari questi mesi di duro lavoro a che ci scortavano di appiccare il contatto quotidiano con una mafuoco al villaggio, disseppellire lattia che non lascia molto i morti e gettare loro addosso di- scampo, siamo vivi. Ciao amico sinfettanti, della “volgare” vare- Ble. I cittadini e le autorità lochina (ma molto efficace), e cali prima di partire ci ringraziaquant’altro per evitare contagi rono con l’unico modo che dovuti dal disseppellimento dei potevano permettersi, una morti da parte degli animali che grande festa allo stadio comucercavano cibo, i bambini morti nale, fu molto commovente. Un furono centinaia li trovammo ricordo e un saluto, al fratone. *Coordinator of Humanitarian tutti avvolti in teli bianchi. Projects in Africa Non c’era solo l’ebola a fare


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MUSICA

musica e r o t v s e p i e t t li R

Fabrizio De Andrè

TUTTI MORIMMO A STENTO

C’è sempre un’opera spartiacque nella carriera di ogni artista, quella che fa da ponte fra i primi tentativi di ricercarsi fra spirali che variano in più direzioni con qualcosa di più definitivo e che va a fondo in modo più uniforme e con un colore ben distinto. Non si tratta solo di albumconcept, come all’epoca si definivano quegli Lp che andavano a trattare nelle loro canzoni soltanto un tema o una storia, ma anche e, in più, come una presa di coscienza da parte dell’artista che, dopo aver smussato e confrontatosi con le proprie capacità artistiche, si trova precipitato di colpo nel nucleo del proprio, ora più consapevole, talento e che a questo punto vuole essere il più manifesto possibile. Ritengo “Tutti morimmo a stento” di Fabrizio De Andrè l’album della svolta artistica del cantautore genovese, dove si prende tutte le libertà di andare a descrivere con tinte crepuscolari, melanconiche e poetiche il grande travaglio angoscioso e, in dei momenti anche doloroso, delle pene della vita con i suoi perduti protagonisti, anonimi e rappresentanti di un’umanità sconfitta e alla deriva, costretta a fare i conti con i pericoli, i problemi e la precarietà che la vita comporta e di cercare come nella consapevolezza del dramma esistenziale una sorta di catarsi in uno spirito nuovo di fratellanza laico e raziocinante, che non tiene conto di forzati pietismi dettati da dottrine religiose o ideologiche ma soltanto perché la condizione del vivere insieme agli altri in questo mondo pone l’uomo come in un dovere di aiuto reciproco se vuole attenuare almeno gli affanni che affliggono l’umanità.

La grandezza di De Andrè è quella di descrivere con delicatezza ma con grande profondità temi così difficili e universali e sempre attuali perché sono insiti del destino errante dell’uomo fra cadute e ascese, fra conflitti e tormenti. Ed ecco così il “Cantico dei drogati”: “/Ho licenziato Dio/gettato via un amore/per costruirmi il vuoto/nell’anima e nel cuore/”... ecco così “La ballata degl’impiccati”: “/Coltiviamo per tutti un rancore/che ha l’odore del sangue rappreso/ciò che allora chiamammo dolore/è soltanto un discorso sospeso/”... ed ecco le ragazze traviate: “/Navigammo su fragili vascelli/per affrontar del mondo la burrasca/ed avevamo gli occhi troppo belli/”... ecco i bambini che giocano alla guerra in un macabro girotondo: “/Se verrà la guerra, Marcondiròndero/ se verrà la guerra, Marcondiròndà/sul mare e sulla terra, Marcondiròndero/sul mare e sulla terra chi ci salverà?”... Parole incastonate in modo perfetto e preciso per descrivere la drammaticità della condizione umana e dove FDA entra in modo toccante e magico con una poesia commovente e che sfiora il tragico senza mai comunque esserne da esso sopraffatto, lasciando sempre trasparire piccoli spiragli di una luce flebile ma palpitante, una poesia in cui De Andrè si narra quasi sempre in prima persona, singo-

il Segno - Ottobre 2012

di Massimo Onesti

Una delle teche della mostra su De Andrè organizzata da Miki Inverno

lare o plurale che sia, sottolineando il personalismo e il voler cercare di esserne più coinvolto possibile e quando c’è il “tu” è in tono confidenziale, paterno e vicino (“Parlavi alla luna giocavi coi fiori avevi l’età che non porta dolori/e il vento era un mago, la rugiada una dea/nel bosco incantato di ogni tua idea/”), difficilmente il “voi” usato più che altro in forma accusatoria e nello stesso tempo suadente come nel bellissimo brano del “Recitativo”: “/Uomini senza fallo,/ semidei che vivete in castelli inargentati/che di gloria toccaste gli apogei/” e ancora più rara la terza persona, singolare o plurale, forse troppo distaccata ed elusiva da un contesto appunto universale, dove Fabrizio cerca di trasportarci dentro con forza e con un intreccio testi-musicavoce morbido ma incisivo e dove l’opera viene esposta come una colonna sonora che forse risente, ma non a discapito e anzi come rafforzativo, delle sonorità dell’epoca: l’orchestralità coinvolgente fra il tono grave e solenne

come nel “Cantico dei drogati” o la perfetta immagine da film western della “Ballata degli impiccati” o nel “Recitativo” che come suggerisce il titolo è interpretata da FDA in modo declamatorio e impeccabile quasi come uno speaker di un notiziario lanciato dalle spire della saggezza del tempo eterno e come una sorta di orazione e di persuasione verso l’umanità per una pietà da condividere e che “non vi rimanga in tasca/”, con un velato rimando quindi a una mentalità borghese, costituita dalle misere avidità che costringono l’uomo ad un ulteriore aggravio delle pene peregrinando fra piccole ipocrisie e quasi cercando d’ignorare “che la morte vi sorveglia,/gioir nei prati o fra i muri di calce,/ come crescere il gran guarda il villano/finché non sia maturo per la falce/” il tutto mentre un coro di ragazzini, come se stesse narrando una favola, addolcisce il tono grave della declamazione trasportandoci carezzevolmente verso una tenue speranza se solo l’umanità fosse più solidale fra propri simili.

Da sempre, sin dall’inizio del suo percorso artistico, attento ad osservare la realtà nelle sue forme più complesse e disagiate, FDA ci regala in quest’affresco musicale un’istantanea unica e irripetibile e che costituirà come un caposaldo, sorgente di semi germinali che, via via, rifioriranno, di qua e di là, nel corso della sua variegata carriera artistica, fra le più importanti di tutto il panorama della musica e della poesia, italiana e internazionale, e che lo pongono sicuramente ai vertici della cultura di tutti i tempi.


L’EVENTO

il Segno - Ottobre 2012

Il mito di De Andrè torna a Rocca di Papa

La mostra su Faber resterà aperta fino al 28 ottobre

di Daniela Di Rosa Anni fa, era il 2002, Il Segno insieme all’associazione artistica “Iride” organizzò in piazza Garibaldi una mostra dedicata a Fabrizio De Andrè. Fu una piccola cosa, un omaggio ad un cantautore che aveva riempito di poesia la nostra gioventù e che ancora ci accompagna nella nostra maturità. Il nostro amore per Faber era, ed è, così grande che nel corso degli anni abbiamo organizzato concerti in teatro e nelle piazze… oggi a proporre una vera mostra ci ha pensato Miki Inverno. Andate in via Duomo, sopra l’ex locale delle poste, salite i gradini e scoprirete quanto è grande la sua passione. Entrando si rimane colpiti dalla quantità del materiale esposto, dai vecchi dischi in vinile, dai libri, dai poster, dalle decine di fotografie. Entri leggera nel mondo di bocca di rosa e lo senti accanto a te, pensi che le anime salve non muoiano mai... personalmente ho immaginato di avere accanto due amici che purtroppo non ci sono più, Enrico Casciotti e Sandro Guidi, due grandi appassionati di De Andrè, con Sandro (il Capitano) si faceva a gara sulla no-

La poesia del mese

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di Anna Giovanetti

Filastrocca pe ‘na sagra

Qui a la Rocca se festeggia la castagna questo mese co ‘na sagra che da anni ridà vita a ‘sto paese.

stra conoscenza delle sue canzoni e vinceva sempre lui! Mentre Enrico, con la sua voce calda mi recitava Carlo Martello o il re fa rullare i tamburi… Non posso far altro che ringraziare Miki per questi ricordi e per questa bella mostra su De Andrè che resterà aperta fino al prossimo 28 ottobre. Vi invito quindi ad andare a vederla e a riempirvi gli occhi e il cuore di poesia, di un passato mai troppo lontano per poterlo dimenticare e vi aspetto il 27 ottobre, sempre nei locali della mostra circondati dal “mondo Faber”, con “Paolo (Valbonesi) e Gianluigi” e il loro omaggio musicale al cantau-

Miki Inverno, curatore della mostra su De Andrè, presenta un pezzo pregiato con l’autografo di Faber

tore che più di tutti ci ha aiutato a comprendere l’umanità degli ultimi!

Organizzata dall’Ass.ne Tuscolana “Livio Gratton”

Inizia la “scuola di astronomia”

Martedì 30 ottobre 2012 si inaugura a Frascati la nuova edizione della “Scuola di Astronomia” promossa dall’Associazione Tuscolana di Astronomia “Livio Gratton” Cosa hanno in comune il Bosone di Higgs, un osso di circa 30.000 anni fa, l’aurora boreale e la fine del mondo? L’Astronomia è la scienza che ha da sempre affascinato l’uomo, una “scienza delle scienze” in cui la fisica, la chimica, la meccanica, tutto è interconnesso, dove l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande si collegano e si giustificano a vicenda. Da ormai più di 10 anni l’ATA organizza

una apprezzata Scuola di Astronomia in cui esperti, ricercatori e professionisti accompagnano gli studenti nella comprensione degli aspetti principali dell’Universo in cui viviamo e di come l’uomo sia giunto a decifrarli. Oltre agli aspetti più speculativi, gli studenti saranno guidati con sessioni anche pratiche nella comprensione, scelta e uso della strumentazione con cui un astrofilo può cimentarsi sul campo e, perché no, contribuire alla ricerca amatoriale che è tanto preziosa per il progresso dell’Astronomia. La Scuola di Astronomia 2012-2013 sarà articolata in tre distinti moduli, fruibili autono-

Callaroste e vino bono fettuccine coi porcini fanno rilecca’ li baffi sia a li grandi che ai piccini. Bancarelle de prodotti tutti quanti qui der posto noci, miele casareccio e ciambelle con il mosto.

E poi tutta l’allegria de complessi e de cantanti e la magica euforia de la banda dei “Screpanti”

che propone canzonette pe le piazze e pe le strade e riporteno a la mente certe ariette ormai scordate.

E’ ‘na festa popolare che coinvolge tutti quanti, pe tre giorni lasci a casa crisi, angosce e …Mario Monti!

mamente o in un unico percorso collegato: - Elementi di Astronomia; - Argomenti di Astrofisica; - Strumenti e tecniche. La Scuola di Astronomia si rivolge espressamente ad un pubblico vasto e senza conoscenze specifiche nel settore, con l’obiettivo di far scoprire il mondo dell’astrofilia e fornire degli elementi – teorici, ma anche pratici - per una maggior comprensione dei fenomeni celesti. Ma si rivolge anche agli studenti delle scuole superiori, con l’obiettivo di fornire utili elementi per un orientamento di studi universitario e agli insegnanti che vogliano aggiornarsi sui temi dell’astrofisica e cosmologia moderna.

Il calendario delle lezioni, con le informazioni per le prenotazioni e i relativi costi di iscrizione all’ATA ed al corso, può essere consultato sul sito: www.ataonweb.it


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STORIE

IL RACCONTO DEL MESE

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Il Principe, Clotilde e Serafina

a riunione si tenne alcuni giorni dopo che i messaggeri erano stati inviati per tutta la foresta per avvisare che era stata indetta la riu- di Noga nione generale, per la prima volta dopo moltissimo tempo .Il luogo prescelto era la grande radura che si apriva lungo il torrente chiamato Gorgoglìo. Il suo nome era dovuto al fatto che la placida corrente delle sue acque improvvisamente si spezzava in mille rivoli veloci e ciarlieri a causa di una serie di grandi massi affioranti e ciò produceva una specie di perenne gorgoglìo. Se, a causa del freddo invernale, le acque si ghiacciavano, tutti i nani che abitavano lungo il suo corso, si fermavano all’istante e si ponevano in attesa: quando il gorgoglìo, per il disgelo, riprendeva, nel sottobosco si sentivano di nuovo i rumori e i suoni caratteristici delle attività che i nani, rassicurati, avevano ripreso alacremente a condurre. La discussione fu molto animata, complicata ed aspra anche perché, i soliti folletti, che si sentivano messi da parte, coglievano tutte le occasioni per disturbare la riunione. Infine fu deciso di stilare, su una grande pergamena, le richieste da presentare al Principe.

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a dopo aver srotolata la pergamena fissandola con dei ciottoli su una grande pietra i nani si ricordarono improvvisamente che nessuno di loro sapeva leggere e tantomeno scrivere. I poveretti rimasero come imbambolati per un bel pezzo. Quindi caddero a sedere con le lacrime agli occhi e le teste penzoloni. Al che i folletti si misero a ridere a crepapelle e risero tanto di cuore che qualcuno di loro cadde di schianto continuando a ridere con dei grandi singulti, fino a morirne. Ridevano anche perché fra loro vi era un folletto chiamato Fiordaliso: era l’unico in tutta la foresta che sapeva scrivere, anche in bellissima calligrafia. Dovete anche sapere che i folletti sono dei buontemponi ma anche dei tipi maligni.Talmente maligni che Fiordaliso pensò bene di tirare un bel tiro mancino ai nani. E nell’accingersi a scrivere le richieste per il Principe , sotto dettatura del nano più autorevole, per la gioia la mano gli tremava talmente che non riusciva ad intingere la penna d’oca nell’inchiostro. Il più anziano dei nani si fece avanti e con circospezione iniziò a dettare: “Per il nostro rispettabilissimo Principe a Palazzo”. E il folletto Fiordaliso, sogghignando, scrisse: “Comunicazione per il Principe a Palazzo (sempre che ci sia)”. E il nano continuò a dettare: “Noi amiamo la nostra Regina Serafina e desideriamo che torni alla sua vita prece-

seconda parte

dente quando era una fanciulla bellissima, alta e allegra”. E Fiordaliso scrisse: Noi pensiamo che Serafina non sia più bella di Clotilde che dovete sposare assolutamente. E il nano dettò ancora: “Aspettiamo che il Principe venga nella foresta e, come l’antica consuetudine richiede, ci domandi in moglie la nostra Regina. Così si romperà l’incantesimo.” E Fiordaliso scrisse: L’incantesimo non potrà mai essere rotto e se sposerete Serafina potreste ritrovarvi accanto una nanerottola insignificante.

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questo punto il nano emise un grande sospiro di speranza, afferrò la pergamena, la arrotolò rapidamente e legatala con un forte filo di canapa esclamò con voce altisonante: “Ecco è fatta! Adesso porteremo la pergamena a Palazzo e la consegneremo, secondo il protocollo di corte, al Gran Ciambellano che la mostrerà al Principe.” E così fu fatto: il Gran Ciambellano era un ometto vestito di rosso e di giallo con un rotondo pancione e un grande panciotto nero, il quale afferrata la pergamena, si recò immediatamente dal Principe che la srotolò all’istante . Il Gran Ciambellano osservava attentamente l’espressione del Principe e notò che ad un tratto divenne rabbiosa e nell’attimo successivo piena di stupore. Il Principe riavvolse la pergamena e dandola in mano al Gran Ciambellano gli ordinò: “Fammi sellare il grande cavallo nero. Andrò dai nani nella foresta e tu verrai con me ! E che la scorta sia autorevole!”. Le trombe squillarono prepotenti avvertendo ciascuno che il Principe stava uscendo dal Palazzo. Il grande cavallo era impaziente e scalpitava mentre il suo magnifico pelo nero brillava al sole. La scorta si presentò rapidamente ponendosi all’inizio della cavalcata. I cavalieri erano vestiti di verde con grandi cimieri d’acciaio mentre i cavalli caracollavano all’unisono calpestando con forza l’acciottolato del grande cortile: scintille sprizzavano dagli zoccoli ferrati. Il primo dei cavalieri portava una bandiera con i colori del Principe: azzurro e arancione con un grande drago nero al centro. Uscirono dal Palazzo al trotto quindi, superato il ponte levatoio, si misero al galoppo percorrendo il sentiero che portava direttamente all’ingresso del paese dei nani ove giunti si fermarono : il Principe scese da cavallo e chiamò il Grande Ciambellano perché lo seguisse.

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il Segno - Ottobre 2012

ntanto i nani, messi in allarme dal rumore della cavalcata, erano usciti all’esterno. Il Principe quando li vide riuniti li apostrofò in malo modo : “Come vi siete permessi? E’ certo che sposerò la Principessa Clotilde ! L’incantesimo rimarrà e nessuno riuscirà mai a toglierlo . Serafina non tornerà più come una volta! Ricordatevi che potreste essere scacciati dalle mie terre e trasferiti al di là delle Montagne!”. I nani erano costernati e nessuno aveva il coraggio di rispondere: già si vedevano scaraventati lungo i dirupi delle Montagne. Il Principe ordinò al Gran Ciambellano di tagliuzzare la pergamena e disperderla al vento : i vari pezzi svolazzarono in giro e tutti i nani si misero a rincorrerli facendo anche dei grandi salti per catturarli e tentare di ricomporre per intero la pergamena.

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a cavalcata con il Principe in testa si era rimessa in cammino verso il Palazzo, mentre i nani rientrarono malinconicamente nella loro dimora sotterranea e raccontarono tutto alla loro Regina. La quale li rincuorò ricordando loro che in uno dei libri della grande biblioteca vi era scritta la formula magica per annullare l’incantesimo e un giorno o l’altro quel libro si troverà e lei tornerà ad essere la bellissima fanciulla di un tempo. La pergamena con l’aiuto della Regina fu ricostituita pezzo a pezzo e quando Serafina lesse tutte le frasi si sentì male e chiamò tutti a raccolta vicino a lei. “ Non è possibile – li apostrofò- che voi abbiate scritto certe cose al Principe! Ascoltate : “Comunicazione per il Principe a Palazzo (sempre che ci sia ). Noi pensiamo che Serafina non sia più bella di Clotilde, che dovete sposare assolutamente. L’incantesimo non potrà mai essere annullato e se sposerete Serafina potreste ritrovarvi accanto una nanerottola insignificante”. Cosa mi dite?”. Avevano tutti la faccia con la medesima espressione avvilita e sconcertata e nessuno riusciva a dire una parola. Il nano che aveva dettato al folletto Fiordaliso le frasi da recapitare al Principe infine si fece coraggio e disse: “Mia Regina, noi non sappiamo leggere e nemmeno scrivere, ma la memoria non ci tradisce mai e potrei ripetere quasi parola per parola quello che avevo dettato a Fiordaliso e ti giuro che non erano parole scortesi o cattive”.

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a Regina lo pregò di ripetere quelle parole e il nano con voce tremante ripetè: “Per il nostro.... Principe a Palazzo. Noi amiamo... Serafina e desideriamo che torni alla sua vita precedente... Aspettiamo che il Principe...ci domandi Serafina in moglie sconfiggendo così l’incantesimo”. La Regina chiese chi era Fiordaliso e quando seppe che era l’unico che sapeva scrivere comprese l’inganno che il maligno folletto aveva tirato ai poveri nani. 2/Continua


il Segno - Ottobre 2012

di Annarita Rossi Una casetta sull’albero, tutta in legno, con le sue scalette che portano su a dominare il mondo dall’alto. Il sogno di tanti bambini che come me, quando ero piccola, appena ne vedevo qualcuna, iniziavo a fantasticare. Eppure, c’è chi vive realmente sugli alberi, gli uccelli si riparano tra le fronde sui rami e danno vita deponendo le uova nei nidi che pazientemente e abilmente costruiscono. Altri animali hanno diversi tipi di case che sono le tane, quelle gallerie costruite sapientemente scavando la terra come fanno le marmotte, le talpe e altri roditori, piccoli ed eruditi ingegneri. Il bosco è la casa di tanti animali i quali trovano un riparo dal freddo come dal caldo, per riposare e per nascondersi dai predatori. Anche il sottobosco ha i suoi abitanti, sono gli insetti che con la loro perfetta organizzazione sembrano aver seguito un corso di educazione

La vita in (20) lettere

TEMI D’OGGI

La casa degli animali

civica. Nei mari i pesci si riparano nelle loro case costituite da anfratti, relitti e dal fondale sabbioso dove spesso si sotterrano. La savana africana poi è la casa di tante specie animali che anche se non priva di pericoli per i suoi abitanti che devono continuamente lottare per la sopravvivenza è pur sempre la loro casa. Dobbiamo permettere a tutti gli animali di vivere nelle loro “case”, senza distruggerle con gli incendi, che ad ogni estate sono devastanti in tutto il nostro Paese e causano tanti danni. Non spariamogli e non rinchiudiamoli in gabbia nei circhi, negli zoo, nei laboratori scientifici e negli allevamenti di pellicce. Non togliamogli la

D

di Enea Trinca

Uno si DOMANDA perchè da Bambini si è Innocenti, da Giovani Incoscienti... e da Vecchi Impotenti?

DONARE il sangue è un gesto nobile, serve a chi ne ha bisogno e ti allontana dal pericolo di incappare in certe “Sanguisughe”...

A volte DICIAMO di essere talmente intelligenti, per poi accorgersi di non capire niente.

DOMANDARE a un moriboldo, come stai? Di certo ti risponderà, non Stò... io Vado!

DIVERSO è colui che non vuole essere uguale agli altri.

Dio ha creato la Natura, le Piante, gli Animali, infine ha creato l’Uomo, che ha DISTRUTTO la Natura, le Piante e gli Animali

Se avessi Cent’Anni direi che il mio giorno migliore sarebbe sempre DOMANI.

il T o c c o

di Ermanno Gatta

libertà, ogni essere vivente e senziente ha il diritto di vivere la propria esistenza senza privazioni e costrizioni. Non facciamo imprigionare gli animali per il gusto di vederli da vicino. Con il progresso tecnologico i bambini possono ormai osservare come essi vivono nel loro habitat naturale sia in tv tramite dei meravigliosi documentari naturalistici in onda tutti i pomeriggi come pure con il computer che sempre più ci offre l’opportunità di avere una visione tridimensionale. E’ sicuramente molto più educativo che vedere animali tristi e privi di libertà, dietro a delle sbarre negli zoo oppure sotto il tendone di un circo ad eseguire dei numeri che in natura non farebbero mai. Un animale imprigionato sognerà sempre la fuga per ritrovare la libertà perduta, quando riuscirà a fuggire dalla sua prigionia gli esiti saranno nefasti come tragica è stata la fine di quella giraffa ad Imola lo scorso mese, fuggita dal circo e deceduta in seguito ad una doppia somministrazione di anestetico e per lo stress adrenalinico subito durante la sua evasione. Quindi per una volta, proviamo a pensare di stare al loro posto contro la nostra volontà, per dare spettacolo e piacere a qualcun altro, in una casa che non è la nostra, senza i suoi spazi, i suoi odori, i suoi rumori e portiamogli semplicemente rispetto.

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L’angolo della psicologia

Risponde la Dott.ssa Bruna Benelli

Parliamo di autismo

L’interesse verso questa patologia complessa e per certi versi ancora misteriosa, crebbe con l’uscita al cinema nel 1988, del film “Rain Man” interpretato dal bravissimo Dustin Hoffman, ma pochi autistici hanno delle doti straordinarie come quella del protagonista, di saper compiere calcoli mentali con cifre astronomiche, hanno invece diverse problematiche che impediscono loro di vivere autonomamente, per questo motivo l’Autismo viene classificato nella categoria dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo nel Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM IV-TR). Il quale riporta diversi deficit specifici (che possono essere presenti in vario numero e misura nello stesso soggetto), che riguardano le seguenti abilità: teoria della mente e meta rappresentazione (saper comprendere che gli altri hanno un modo di ragionare e vedere le cose diverso dal nostro, in base alle informazioni che posseggono), la percezione e l’espressione delle emozioni, l’attenzione condivisa, l’orientamento sensoriale e la regolazione dell’arousal (attivazione neurovegetativa), l’imitazione, il gioco simbolico, la comunicazione e il linguaggio, l’attaccamento, il comportamento intenzionale o finalistico. L’autismo ha un’eziologia multifattoriale, purtroppo non sono state individuate ancora cause certe. Negli ultimi anni è stata ipotizzata la correlazione con il vaccino trivalente che si effettua per contrastare rosolia, parotite e morbillo, ai bambini intorno ai 3 anni d’età. Riguardo al trattamento educativo del comportamento c’è un ricorso maggiore alle tecniche di orientamento cognitivo-comportamentale, ma è stato promosso un convegno il giorno 4 ottobre presso Palazzo Marini a Roma dal titolo “Autismo oggi. Stato dell’arte”, per fare il punto sulla ricerca e per lasciare la libertà ai genitori di scegliere fra modelli diversi di trattamento terapeutico quello che reputano più idoneo per il proprio figlio. Per scrivere alla dott.ssa Benelli: dottoressabenellibruna@virgilio.it


il Segno dei tempi il Segno - Ottobre 2012

nei disegni del Maestro Franco Carfagna

Quando giriamo per la “macchia” (i boschi) alla ricerca di funghi o semplicemente per passeggiare, notiamo che tra un albero e l’altro il sottobosco è pieno di frasche, pezzi di legna e pertiche “sebbullite” o cadute, oppure che sono lì da anni. Camminare diventa così difficile e c’è anche il rischio di farsi male. Questo non accadeva sessanta anni fa, quando l’interno delle macchie era pulito come un giardino e si sentiva solo il fruscìo delle foglie secche che dava agli animali il tempo di scappare dai cacciatori. Questa pulizia era possibile perchè quando si tagliavano i boschi per la legna, era buona norma -prima- pulire il sottobosco. Subito dopo arrivavano gli spedicatori a tagliare gli alti fusti di castagno, seguiti dai segatori (che selezionavano il legname in base alla grandezza) e poi dai rabbinatori (erano coloro che conoscevano ogni tipo di legno e quindi procedevano a dividere il materiale facendo delle piccole “masse”, cioè cataste). Finito questo lavoro giungevano i pezzutatori, i ffàcciatori, e gli scorzatori, mentre altri raccoglievano la legna di scarto (tacche, scorze, ciocchetti) per il focolare domestico. Anche le donne andavano per legna “pe’ u fuocu”, seguivano i recacciatori (quelli che trasportavano il legname fuori dal bosco con i buoi o con i cavalli e i muli, gli asini no ‘chè non erano adatti). Per ultimi venivani i fascettari che erano i veri pulitori del sottobosco dopo le operazioni di taglio. Il loro lavoro era autorizzato dal proprietario del bosco, dai guardiani o dalla Forestale e raccoglievano fino all’ultima frasca. Erano una sorta di “scopini della macchia” che lavoravano a cottimo per il proprietario. Poi c’erano quelli che jeanu a attaccà i fascetti in proprio per poi venderli ai forni a legna di Marino, Frascati, Grottaferrata, Ariccia e Albano. Tra i più famosi il maestro Carfagna ricorda: Bacco, Sidoro, Ulisse, Ciaranfa, Sblò, Cencio, Franciosi, Trombò, u Bizzeru, Sirvio, Gino, Giuvanninu (uno dei più forti), Pigaccia e Angelo. E ancora: ‘Ngelino, u Bassettu, Ulisse, Giansanti, u Nnebbiu, u Figghiu, Pecorella, Mafrinu, Maurinu, Parla pocu... e tanti altri onesti fascettari. Facendo questo prezioso lavoro ricevevano il plauso di tutti, a cominciare dai cercatori di funghi. Ora che gli “onorevoli fascettari” non ci sono più i boschi sono ridiventati sporchi e il pericolo degli incendi è aumentato.

Quando i “fascettari” pulivano i boschi Ultima pagina

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

ROCCA CENERENTOLA DEI CASTELLI Ciao Andrea e ciao a tutti coloro che collaborano con questo giornale. Sono nata e cresciuta a Rocca di Papa, da quattro anni vivo a Rieti, ma quando torno a trovare i miei leggo con piacere tutti i vostri articoli. E’ un modo per restare in contatto con le mie radici, purtroppo, e questo mi fa tanto male, ogni volta che torno a “casa” mi rendo conto che le cose stanno cambiando e in peggio. La “mia” bellissima Rocca sempre più cenerentola dei Castelli Romani, quando invece non avrebbe nulla da invidiare a Frascati o Albano Laziale, per citarne solo alcuni. Comunque continuate a fare il vostro lavoro, lo fate benis-

simo. Maria Letizia De Angelis

COMPLIMENTI... MA COME VI SEGUO? Sono un vostro assiduo lettore, vi faccio i complimenti. Vorrei sapere se c’è un sito o un link online su cui vi possa seguire o anche facebook. Grazie. Massimiliano

PORTAFOGLIO PERSO E RITROVATO. GRAZIE! Il giorno 1° ottobre, sabato, ho perso il mio portafoglio con dentro 100 euro. L’ho perso nel tragitto: parcheggio sotterraneo-ufficio postale. Mentre mi trovavo in macchina per andare a Grottaferrata, ricevo una telefonata da mia cognata che abita sopra il mio apparta-

mento, che mi avvertiva che i vigili erano venuti per consegnarmi il borsellino “dove non mancava nulla”. Io non mi ero accorta di averlo perso, così sono andata nell’ufficio dai vigili e volevo ringraziare la signora che lo aveva consegnato, che purtroppo non ha lasciato nessun recapito. Quindi lo vorrei fare tramite il vostro giornale perchè ci sono ancora oggi, con i tempi che corrono, delle persone oneste. Grazie di cuore. Giuseppina Borriello REGIONE LAZIO, SCANDALO MORALE Il tipo di responsabilità che ci interessa dello schifoso scandalo della regione non è quello politico, la politica diventata

letame ha effetti di letame solo su chi nella politica ci sguazza. Il tipo principale di responsabilità che interessa i bravi cittadini non è nemmeno quello economico, dei soldi rubati a tutti pure in crisi grave. Il tipo di responsabilità che interessa i cittadini onesti è la responsabilità morale. Anche se tutti potessimo spendere e spandere come i regionali appropriandoci dei soldi pubblici, sarebbe sempre una infamia. Per le persone perbene conta la morale, per i furfanti no. Per castigarli invito questo giornale libero a raccogliere firme per il Pd di non ripresentare nessun consigliere uscente per la vergogna procurata al partito e al Lazio. Plinio Lucatelli


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