Il Segno novembre 2013

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PICCOLO

“ il Segno ...quello che gli altri non scrivono...

Questione di pratica (edilizia) mensile indipendente

www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Anno XII, n. 11 - Novembre 2013

Dopo la “vicenda Galli”, abbiamo scoperto un’altra “furbata” che riguarda una proprietà di via dei Laghi. A questo punto ci domandiamo: si tratta di errori o di qualche altra cosa? Alle pagine 18 e 19

Il Presidente Zingaretti a Rocca di Papa

Vicenda “Galli”

C’è un solo modo per vedere realizzati i propri sogni: svegliarsi. Paul Valéry

Pro Loco e Sagra

Lafunicolareripartecon Le ragioni Contributi la posa della 1ma pietra del riesame taroccati Alle pagine 10 e 11

I Comitati protestano per le antenne Annalisa Gentilini parla della biblioteca

A pagina 9

A pagina 24

A pagina 13

Dopo la citazione

Centro Anziani

Niente soldi alle adozioni A pagina 25

Scopriamo il fascino delle tombe a Grotticelle

A pagina 27

A pagina 20

Congresso tessere... e

Il Comune e l’exalbergo rinnovamento A pagina 12

A pagina 15


ATTUALITA’

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il Segno - Novembre 2013

Con tutto quello che sta succedendo in Italia, ne abbiamo piene le scatole

L’Italia del “convitato di pietra” nello zoo con Dudù, Pascalina e...

di Bruno Fontana Il convitato di pietra se ne sta lì, nel suo palazzo, seduto tra la sua fidanzata di mezzo secolo più giovane e l’ormai famoso cagnolino Dudù, a testimoniare un’apparente serenità raggiunta insieme alla pace dei sensi dopo le tumultuose tempeste ormonali che lo hanno trascinato fino nelle aule di un tribunale. Ma non è questo il punto, a quasi 80 anni è l’età, ahinoi, in cui si manifestano i reumatismi, i problemi alla prostata, i vuoti di memoria e la cataratta. Le velleità erotiche sono ancora deste ma hanno bisogno di corroboranti chimici ed economici. Corroboranti chimici ed economici che non mancano di certo al convitato di pietra, ma è la politica che ormai non controlla più come un tempo, mentre è piuttosto la politica a condizionarlo. Ne teme la decadenza, con le inevitabili consegue per un semplice cittadino non più protetto dalla copertura dei privilegi istituzionali. PICCOLO

il Segno

E allora il convitato di pietra, anche nel suo ruolo ormai di patriarca del suo partito, delega i suoi adepti a difendere sia lui che i suoi (molteplici) interessi dagli attacchi di coloro che vogliono farlo fuori, legalmente o pretestuosamente secondo i pareri. Queste truppe ancora numerose non sono più però monolitiche come una volta, a cominciare da quelle cammellate che sono pressoché svanite da Palazzo Grazioli e da Villa Certosa dietro laute mance, rendite e ricatti. Sono rimaste le così dette amazzoni e pitonesse, le REDAZIONE

Patricia Antolovic, Mauro Artibani, Bruna Benelli, Noemi Bevilacqua, organo mensile Federico De Angelis, Giulia dell’associazione culturale De Giorgi, Daniela Di Rosa, “Editoriale il Segno” Bruno Fontana, Paola Gatta, C.F. 92028150586 Anna Giovanetti, Toshi Kameda, Marcello Loisi, Camilla LombarRegistrazione Tribunale dozzi, Nanci Marietto, Loredana di Velletri n. 5/02 Massaro, Don Franco Monterubbiadel 19/02/2002 nesi, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Sergio Rasetti, DIREZIONE Annarita Rossi, Paola Rufini, Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto DIRETTORE Sinibaldi, Gennaro Spigola, RESPONSABILE Sandro Tabellione, Alessia Tino, Andrea Sebastianelli Cristiana Zarneri, ilsognatore

più agguerrite e devote nel servire il vecchio egoarca. Ma il convitato di pietra può ancora contare su un nutrito esercito di deputati e senatori che, tuttavia, tendono a scindersi tra lealisti e governativi. E qui bisogna affidarsi all’ornitologia per definire le varie specie, falchi, colombe, gazze ladre, pascaline e carfagnette, ma anche “uccelli di mezzo” di tendenza ondivaga che svolazzano da un ramo all’altro in attesa di capire dove si stabilizzerà il vento. A prescindere dalla cacofonia che giunge da questo zoo, o pollaio che sia, ILLUSTRAZIONI

Franco Carfagna, Ermanno Gatta

ilpiccolosegno@libero.it

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Ringraziamo i nostri sostenitori e collaboratori: Gianfranco, Alessandro, Roberto, Alfredo, Alessandro, Bruno, Maurizio, Nanci, Simona&Orlando, Enzo, Noemi, Fiammetta&Giuseppe, Toshi, Piero, Mohmoud&Marco, Federico, Renato, Massimiliano, Gennaro, Omero, Giulia, Miriam, Rossana, Gianluca, Gianfranco&Carlo, Roberto, Elio&Maria, Diego&Pino, Irene, Mario, Silvia&Francesca, Luigi, Bruna, Catia&Angela, Orlando, Giorgio&Mario, Roberto, Orofino, Luana, Jessica&Davide, Italia, Emanuela, Franco, Paola, Massimo, Cristina, Gianfranco, Federica, Bruno, Antonello, Francesca, Anna, Federico, Alessia, Pino, Mauro, Camilla, Patrizio, Marcello, Nicola, Vincenzo, Loredana, Gabriele, Massimo, Annarita, Enea, Bruna, Ermanno, Franco, Nadia e Fabrizio.

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emerge chiaro che intorno al convitato di pietra c’è ancora molta agitazione, il megalomane turlipinatore non ha più il sorriso stampato sulla faccia di plastica d’una volta, ma ha ancora abbastanza potere e becchime da radunare intorno a sé starnazzanti volatili pronti a tutto per evitargli (ritardare) i guai in agguato e più prosaicamente scongiurare che il becchime non venga a mancare con la decadenza del suddetto. Tutto ciò crea un insopportabile effetto di déja vu che da 20 anni ci devasta l’anima e ci fa girare gli attributi: la politica, il governo, i notiziari, i dibattiti, le chiacchiere continuano a girare intorno al convitato di pietra, ai suoi interessi, ai suoi processi, alle sue mignotte, alle sue barzellette e alle sue panzane. Non se ne può più. Che possa vivere ancora cent’anni, sereno, ma mandatelo nei giardinetti, magari insieme a Pascalina e Dudù. Ras le bol dicono in Francia, a significare averne piene le scatole. Eggià!

I partigiani ripartono dalla Costituzione

Il 24 novembre (a 70 anni dalla liberazione dai nazi-fascisti) l’ANPI (l’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia) aprirà la sua giornata speciale per il nuovo tesseramento. L’appuntamento è in tantissime piazze d’Italia, dove volontari e attivisti “partigiani” (di ieri e di oggi) daranno tutte le informazioni circa le attività di una delle più note associazioni italiane. Sarà anche una giornata in cui l’ANPI potrà dire il suo chiaro “no” a ogni tentativo di modifica della Costituzione Italiana, nata dopo la barbarie del ventennio fascista. Ai Castelli Romani l’appuntamento è a Frascati e ad Albano.


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ATTUALITA’

Il paradosso immobiliare di oggi, case tante... ma non per tutti

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Si continua a costruire ma molte abitazioni restano invendute per troppi anni

di Francesco Sorrentino Con l’entrata in vigore dell’euro e il conseguente calo dei tassi di interesse si è assistito ad una crescente attrazione di investitori e risparmiatori per il settore immobiliare, anche sulla spinta di una facilità di accesso a mutui e finanziamenti da parte delle banche. Gli investimenti in tale settore sono andati sempre più crescendo a scapito di altri investimenti produttivi come quelli industriali tradizionali che sono stati ridotti o azzerati. Sulla spinta di una domanda elevata di investimenti, alimentata anche dalla crescente speculazione rialzista dei prezzi, si è creata una bolla immobiliare senza precedenti. Anche gli stessi industriali, anziché investire in innovazione dei prodotti o dei processi produttivi sono stati presi dalla speculazione immobiliare. Dal 2008, con l’inizio della crisi finanziaria, il settore immobiliare è entrato in crisi e di conseguenza il Paese è entrato in una crisi economica senza precedenti e che appare sempre più pesante e irreversibile. La bolla immobiliare come le altre bolle che l’hanno preceduta si sta sgonfiando lentamente e ci ritroviamo con un notevole numero di case costruite e una consistente riduzione delle attività produttive industriali ormai molto spesso

divenute né competitive rispetto ad altri Paesi, né innovative per mancanza di investimenti. Nel contempo si è consumato una fetta cospicua del territorio per far posto ad edifici che in molti casi restano vuoti se non addirittura incompiuti e abbandonati. La classe politica che ha favorito e incentivato questo processo ha ignorato o finto di ignorare che gli immobili non sono un bene esportabile né un bene di consumo e aver favorito gli investimenti in questo settore a discapito di altri è stato penalizzante per le nostre esportazioni e per il mantenimento dei posti di lavoro.

Esaurito il ciclo della costruzione di un immobile, infatti, i posti di lavoro nel settore si disperdono proprio perché il bene non è un bene di consumo che si può riprodurre illimitatamente. Altri Paesi, come la Germania, che non hanno ceduto all’inganno della speculazione immobiliare, puntando soprattutto sulla produzione industriale, non risentono della crisi e continuano a produrre e ad esportare. La speculazione immobiliare ha creato ingenti danni: consumo del territorio a scapito del settore agricolo, cementificazione selvaggia e distruzione del paesaggio, pesante

indebitamento per famiglie e imprese che attualmente si trovano in situazioni di insolvibilità e pre-fallimentari, crisi del sistema bancario per forte crescita di crediti inesigibili, deindustrializzazione, perdita di posti di lavoro e alta disoccupazione per chiusura di fabbriche e crisi estesa anche a settori estranei all’edilizia. Ma a fronte di tanti danni ve n’è uno che appare paradossale, nonostante una tale quantità di case costruite, invendute e vuote, siamo in emergenza abitativa, cioè molte famiglie non riescono a soddisfare il fabbisogno abitativo per i prezzi stratosferici degli affitti richiesti rispetto agli stipendi percepiti che possono arrivare anche al 100% di uno stipendio medio. Assistiamo quindi da un lato a frequenti sfratti forzati con la forza pubblica e dall’altro ad occupazioni abusive di case vuote soprattutto nei grandi centri. Le ragioni di tale paradosso sono nel fatto che in Italia, a differenza di altri Paesi europei, lo Stato ha smesso di costruire case popolari, per scelta politica, preferendo investire nelle grandi opere (Tav, ponte sullo stretto, ecc.) e nel contempo si è abrogata la legge sull’equo canone lasciando il settore degli affitti al libero mercato e tutto questo, ad opera di un governo di sinistra nel 1992, in nome del neoliberismo.

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ATTUALITA’

il Segno - Novembre 2013

Cosa nostra e la frenetica ricerca di nuovi equilibri e di solide alleanze

Risalgono a dieci anni fa le prime rivelazioni sull’intreccio Mafia-Stato

di Andrea Sebastianelli In queste settimane sono tornate d’attualità le stragi di Capaci e Via D’Amelio in cui morirono i giudici Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli uomini della scorta. E si è tornati a parlare dei rapporti tra Mafia e Istituzioni e di un possibile accordo tra le due parti. La sorpresa e l’indignazione che dimostrano gran parte dei politici, appare quantomeno strana visto che di quest’argomento, qualche anno fa (2003), qualcuno in Italia se ne era occupato. Così mi sono tornate alla mente due pagine (443 e 444) del libro scritto da Marco Travaglio e Peter Gomez, “Lo chiamavano impunità” (Editori Riuniti). In queste pagine i due giornalisti, con il titolo “Bombe del 1992 e del 1993 (concorso in strage)” si occuparono proprio di questi dolorosi fatti di sangue. Le inchieste delle Procure di Firenze e Caltanissetta sui “presunti mandanti a volto coperto” delle stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (Milano, Firenze e Roma) furono archiviate per scadenza dei termini d’indagine. Travaglio e Gomez, prove alla mano, spiegano che il 14 novembre 1998, il Giudice per le Indagini Preliminari, Giuseppe Soresina, rilevò come Berlusconi e Dell’Utri

intrattennero “rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato”. Ossia con il clan corleonese che da vent’anni guida cosa nostra, con centinaia di omicidi e una mezza dozzina di stragi. A questo il giudice aggiunge che esisterebbe “una obiettiva convergenza degli interessi politici di cosa nostra rispetto ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione (Forza Italia): articolo 41 bis, legislazione sui collaboratori di giustizia, recupero del garantismo processuale asseritamente trascurato dalla legislazione dei primi anni Novanta”. Dal libro si apprende anche che, seppure durante le indagini “l’ipotesi iniziale [di un coinvolgimento di Berlusconi e Dell’Utri] ha mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità” è però venuto meno “il termine massimo delle indagini preliminari”. Continuando a leggere Travaglio e Gomez, si apprende che il Gip di Caltanissetta, Giovanni Battista Tona, scrive che

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“gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra uomini appartenenti a cosa nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli odierni indagati. Ciò di per sé legittima l’ipotesi che, in considerazione del prestigio di Berlusconi e Dell’Utri, essi possono essere stati individuati dagli uomini dell’organizzazione quali eventuali nuovi interlocutori”. Ma, si legge ancora, “la friabilità del quadro indiziario impone l’archiviazione”. Fatto sta che la Corte di Assise di Appello di Caltanissetta, il 23 giugno 2001 condanna 37 boss mafiosi per la strage di Capaci. Nel capitolo intitolato esplicitamente “I contatti tra Salvatore Riina e gli On. Dell’Utri e Berlusconi”, si parla chiaramente di come la

mafia intrecciò con i due “un rapporto fruttuoso quanto meno sotto il profilo economico”. Talmente fruttuoso che nel 1992 “il progetto politico di cosa nostra sul versante istituzionale mirava a realizzare nuovi equilibri e nuove alleanze con nuovi referenti della politica e dell’economia”. Cioè a “indurre nella trattativa lo Stato ovvero a consentire un ricambio politico che, attraverso nuovi rapporti, assicurasse come nel passato le complicità di cui cosa nostra aveva beneficiato”. Sin qui Travaglio e Gomez. Aggiungo solo consigliando, a chi volesse approfondire questi argomenti (la trattativa fra lo Stato, attraverso il colonnello Mario Mori, e la Mafia rappresentata da Totò Riina, per mezzo di Vito Ciancimino; oppure i retroscena delle bombe esplose in Italia tra il 1992 e il 1993; o ancora sulla nascita di Forza Italia), di leggere il bel libro di Maurizio Torrealta, “La trattativa – Mafia e Stato: un dialogo a colpi di bombe” edito da Editori Riuniti. Questo libro io l’ho letto diversi anni fa e, se non fosse stato scritto da uno dei più bravi giornalisti d’inchiesta italiani quale è Maurizio Torrealta, potrebbe sembrare fanta-politica. Invece, purtroppo, è stato tutto vero!

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il Segno - Novembre 2013

L’ARGOMENTO

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Il ruolo delle donne nella società La ricerca antropologica spiega le origini della violenza contro le donne sviluppo socio economico della società gentilizia nomade e l’inizio dell’allevamento, le guerre tra popoli crearono gli schiavi e gli uomini divennero responsabili del mantenimento della famiglia. Caccia, costruzioni e allevamento richiedevano una maggiore forza fisica. Le donne erano sempre incinte (da qui la continua crescita delle popolazioni) con gravidanze che portavano spesso a morte o invalidità. Le donne, a loro volta, davano vita a modi diversi di cucinare, di lavorare i tessuti, creavano oggetti per la casa come vari tipi di vasellame, usavano erbe per la cura dei malanni e praticavano l’assistenza alla famiglia. La gravidanza, per il fatto di essere un fatto biologico, non era considerata importante (come peraltro oggi), anche se si dice il contrario a causa dell’ipocrisia delle religioni. Così, affinché i figli ereditassero anche i beni paterni, necessitava il riconoscimento della paternità e le donne accettarono di passare, dopo il matrimonio, nella gens degli uomini,

modificando una struttura sociale antichissima. Bachofen, come Engels, dice che fu questa la rivoluzione più importante della storia (la gens divenne patriarcale) e per di più avvenne senza versare una goccia di sangue. Questi autori sostengono poi che i rapporti tra uomo e donna, prima di questo evento, fossero basati su rispetto, dignità e parità, anche se altri studiosi dicono che la violenza contro le donne era un fatto comune. I capi delle gens, per esempio, usavano abitual-

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di Nanci Marietto Si parla molto della violenza verso le donne essendo, questa, la prima causa di morte e d’invalidità in tutti i Paesi del mondo. Ciò dimostra che la violenza contro di loro non è casuale ma uno strumento di dominazione usato volutamente, visto che non esiste nessuna malattia mentale tra gli uomini che la praticano e neanche una colpa delle donne per qualche atteggiamento ritenuto sbagliato. In ogni cultura esiste da un lato la presunzione della sua servitù e dall’altro miti (o religioni) che “difendono” queste violenze, sempre in nome dell’amore e invasate di ipocrisia. Molti sono i ricercatori che hanno studiato le società e quindi hanno contribuito a capire l’origine del fenomeno: Jacob Bachofen, Morgan Lewis, Friedrich Engels, J. McLennam, senza dimenticare Erodoto. Nei primordi della società, che era formata da “gens”, il primo matrimonio era quello consanguineo e di gruppo. Tutti i fratelli erano sposi delle loro sorelle. Siccome la madre era certa e il padre no, la famiglia era matrilineare, ed erano chiamati con il nome della madre, era lei che comandava in casa. Poi, per necessità, alcune gens proibirono il matrimonio tra fratello e sorella (famiglia punalua) e poi ancora fu vietato il matrimonio all’interno della stessa gens (matrimonio endogamico). Le gens (dal significato greco di generare) erano gruppi di persone della stessa origine, che vivevano insieme per avere protezione. Avevano diritto di proprietà comune e di eredità tra i membri, obbligo di mutua protezione e di sepoltura comune. Con il divieto di matrimonio tra fratelli (figli e genitori sono sempre stati esclusi dal matrimonio) e poi tra la stessa gens, diventava difficile trovare donne per il matrimonio e apparve così il matrimonio di coppia in ogni gens, con una sposa “principale” e la poligamia più o meno tollerata. A questo punto, accanto alla madre appariva la figura del padre, essendoci una coppia fissa, e gli uomini entrarono a far parte della gens della donna. Quando morivano i genitori, la madre lasciava i suoi beni alla propria gens e il padre a quella d’origine. Con lo

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mente violenza verso le bambine e se oggi lo stupro è purtroppo un accadimento diffuso, sicuramente in una società violenta com’era quella di allora, esso era ancora più praticato. Kovaleviskij ci racconta di queste violenze; McLennam incontrò l’infanticidio femminile in gens di origine maschile. Il ratto di donne (dopo la proibizione del matrimonio endogamico) era praticato da un uomo coi suoi amici i quali potevano stare sessualmente con la donna ma poi quest’ultima rimaneva nell’organizzazione che aveva messo in piedi il rapimento. Cioè, le donne subivano uno stupro collettivo. Tutto questo fa pensare che le donne accettarono di passare alle gens di tipo maschile per il basilare diritto di sopravvivenza, anche se questo portò a un abbassamento sostanziale delle loro libertà. Fu un vero e proprio atto di dominazione, in seguito al quale le donne assunsero l’obbligo di “verginità e fedeltà” agli uomini-mariti, soltanto per garantire loro la paternità. L’adulterio cominciò a essere pagato con la vita ma soltanto per le donne perché agli uomini si concedeva anche la poligamia (avere a disposizione più spose). Iniziò così il matrimonio monogamico come lo conosciamo oggi, e le donne (in maniera maggiore o minore) cominciarono a essere trattate come esseri dediti all’assistenza, responsabili dell’onorabilità della famiglia, della sessualità (o retta via) degli uomini e allo stesso tempo divennero poco colte, discrete e delicate, cioè servizievoli (da servitù). Per mantenerle in questo stato veniva praticato un tipo di educazione basato sui miti religiosi e sulla violenza, il solo modo per garantire la continuità di una cultura governata dagli uomini.


AVVENIMENTI

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il Segno - Novembre 2013

Il 26 settembre di quarant’anni fa veniva a mancare Mamma Roma

L’indimenticata Anna Magnani, grande interprete del cinema italiano di Camilla Lombardozzi Oggi omaggiamo un’icona del cinema italiano ed internazionale, una delle più grandi interpreti femminili della storia, un’Attrice con la A maiuscola, che ci ha saputo regalare performance indelebili nel panorama cinematografico. Lei è una delle figure più preminenti della romanità del cinema del XX secolo. Avete capito di chi sto parlando? Sì proprio lei, l’insuperabile Anna Magnani; è passato circa un mese dalla ricorrenza della sua scomparsa avvenuta il 26 settembre 1973 ma, nonostante i quarant’anni dalla sua morte, ogni volta che in tv replicano “Roma città aperta”, con cui venne premiata con il Nastro d’Argento, “La rosa tatuata”, con cui vinse l’Oscar nel 1956, “Selvaggio è il vento”, “Mamma Roma” o “Nella città l’Inferno” con cui vinse il David di Donatello,

una lacrimuccia scende, così come un applauso si leva per le sue magistrali interpretazioni. Tante sono state le iniziative promosse per omaggiare un talento che purtroppo non c’era più, possiamo ricordare quella del 2002, la più recente, a New York, al Museum of Modern Art, che le ha dedicato una retrospettiva con la proiezione di quattordici pellicole più significative che la Magnani ha interpretato. Come dimenticare poi la poesia che Eduardo de Filippo le dedicò a pochi mesi dalla prematura scomparsa? La Magnani, inoltre, è una delle poche attrici italiane ad avere una stella nella celebre strada di Hollywood, la “Walk of Fame”. Insomma, un’attrice superlativa, magica, una donna dal carattere forte e determinato, conscia delle decisioni prese durante tutto il suo percorso di vita e cinematografico, una donna non bellissima ma di gran fascino, che seppe amma-

A proposito del “caso Priebke”

Anna Magnani

liare uomini come Roberto Rossellini, Goffredo Alessandrini e Massimo Serato, con cui ebbe il suo unico figlio, Luca, che l’assisté insieme a Rossellini, per tutta la durata della malattia, un tumore al pancreas che la stroncò all’età di 65 anni. La sua ultima apparizione sul grande schermo fu nel 1972, in un cammeo forte-

Ospitereste mai a casa vostra l’assassino dei vostri genitori? di Giulia De Giorgi Si dice che solo da morti si raggiunga la pace o per lo meno nella maggior parte dei casi funziona così. A questo proposito avrebbe qualcosa da ridire Priebke. Per i pochi che non lo conoscessero Erich Priebke è stato un militare tedesco, capitano delle SS durante la seconda guerra mondiale in Italia, condannato all’ergastolo per aver partecipato alla pianificazione e alla realizzazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Priebke per 68 anni ha avuto sulla coscienza, se di coscienza si può parlare, la morte di 335 uomini. Lo stesso Erich Priebke in un’intervista a la Repubblica ha affermato: «Sì alle Fosse Ardeatine ho ucciso. Ho sparato, era un ordine. Una, due tre volte. Insomma, non ricordo, che im-

portanza ha? Ero un ufficiale, mica un contabile. Non ci interessava nemmeno tanto la vendetta, a via Rasella i militari morti erano del Tirolo, più italiani che tedeschi. Ma Kappler fu inflessibile, costrinse anche il cuciniere a sparare. Fucilammo cinque uomini in più. Uno sbaglio, ma tanto erano tutti terroristi, non era un gran danno». Nessun rimorso, nessuna colpa da espiare, nessun pentimento. Freddo, solo freddo nelle parole e nella voce di quell’uomo che da vivo ha causato dolore e da morto non trova pace. Dove seppellirlo? Italia? Germania? Qual è, se esiste, il luogo che possa ospitare il suo corpo? Chi lo vuole? Tante le domande alle quali nessuno sembrava poter dare risposta. Varie le ipotesi.

mente voluto dal grande regista Federico Fellini nella pellicola “Roma” e noi del Segno vogliamo ricordarla proprio come nella piccola sequenza del film: “É notte, un’Anna Magnani attraversa i vicoli di Roma, si volta, sorride a Federico Fellini e chiude il portone di casa dietro di se”. Ciao Anna!

La più inPriebke sensata, a mio parere, quella di seppellirlo ad Albano Laziale, comune riconosciuto medaglia d’argento al valore civile per la resistenza. Ad oggi il nome dell’infausta località alla quale è stato assegnato Priebke resta nascosto e forse è meglio così. Ospitare il corpo del boia delle Ardeatine non è di certo un grande vanto né un onore. Ho condiviso già su Facebook la mia riflessione ma mi piacerebbe farlo anche con voi lettori del Segno: perché proprio in Italia? Perché il Paese che ha visto morire i suoi uomini avrebbe dovuto dare pace a colui che li ha uccisi? La domanda che vi pongo è: ospitereste mai a casa vostra l’assassino dei vostri genitori?


ATTUALITA’ Dopo la liberazione della Ligresti per “caso umanitario” il Segno - Novembre 2013

Ammalarsi in carcere... se non conosci un potente

di Daniela Di Rosa Quanto è buona la nostra Ministra della giustizia, e con che veemenza rivendica la sua umanità verso i carcerati “malati”, non è certo colpa sua se la donna che ha fatto uscire in fretta dal carcere è figlia di amici potenti, i Ligresti (noti costruttori-imprenditori lombardi), con cui da sempre ha rapporti di amicizia e di affari. Stando alle intercettazioni, sarebbe stata anche aiutata nella fulminante carriera di Prefetto prima e di Ministro poi. La “poverina” (Giulia Ligresti) era incompatibile col carcere per via della sua anoressia, era a rischio la salute di una donna, e quindi il Ministro non ha potuto fare altro che sollecitare la sua scarcerazione. Ora sorvoliamo sui detenuti malati di cancro che fanno chemioterapia e devono tornare in cella, dimentichiamo tutti i casi famosi di persone detenute lasciate morire per mancanza di cure... ricordiamoci di Fabio Benini, il trentenne che qualche anno fa morì in carcere a Torino perché denutrito dopo che aveva perso addirittura 55 chili perché anoressico! Come mai lui fu giudicato idoneo per il carcere? E perché nessuno intervenne malgrado lo stesso Benini inviò diverse lettere ad alcuni quotidiani di Forlì, la città dove era dete-

nuto? Questo fatto ci fa pensare alle anoressiche, quelle gravi, che lottano contro una malattia che spesso porta alla morte. Avete mai visto una fotografia o un video di qualcuna di queste ragazze? Le avete mai incontrate? Sono scheletriche, ora confrontatele con la foto della Ligresti, la quale, appena rilasciata La Ministra Cancellieri per motivi umanitari, si aggira felice per le missioni della Ministra Canvie di Milano facendo shop- ciellieri e il ritorno in cella della Ligresti, con tutte le cure ping. Appare come una quarantenne del caso, vorrei una nuova riin salute e neanche tanto voluzione francese, vorrei la magra: sarà il potere dei soldi presa di Montecitorio, vorrei che fa guarire in fretta? E per- un popolo che si ribellasse ai ché non è a casa vista la sua tanti e continui soprusi… op“grave” debilitazione? Nean- pure, semplicemente, mi bache il rispetto per chi invece sterebbe un popolo che la deve stare a letto perché ma- smettesse di votarli, che canlato veramente! I potenti sono cellasse i colori delle proprie così sicuri, sprezzanti degli bandiere, che abbandonasse il altri, che non hanno né pu- proprio partito, che si unisse in dore, né vergogna per se un nuovo comitato di liberastessi... sono così arroganti zione per salvare il Paese che non pensano nemmeno di dall’invasore ingordo di soldi dover fingere di star male… e privilegi… come diceva il marchese Del Ah già, dimenticavo, tutto Grillo: Io sono io e voi non questo lo dice anche Grillo! Quindi anch’io entro di disiete un ca...o! Io, da cittadina, vorrei le di- ritto nel club dei “populisti”.

L a l e t t e ra

L’uomo con la sciarpa bianca

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Barbara e Valentina, le mie figlie. Erano adolescenti quando dalla tribuna d’onore della sua squadra di calcio meneghina, sciarpa bianchissima démodé e borsalino in testa, un signore divenuto miliardario cominciava a rilasciare striscianti dichiarazioni politiche che mi inquietavano. Ne intuivo la minaccia, percepivo l’insidia, mi infastidivano. Ecco le sue prime apparizioni televisive che non sarebbero finite mai. Non gli diedi peso più di tanto nella convinzione che le istituzioni lo avrebbero rifiutato, il sistema si sarebbe automaticamente protetto attivando gli anticorpi, quell’uomo non avrebbe potuto costituire un pericolo. Il tempo è passato in un lampo e solo ora prendo coscienza quanto la mia fiducia fosse mal riposta sia guardando alla parte politica in cui credevo che a quella avversa, oggi alleate. All’improvviso sento la necessità di chiedere scusa alle mie figlie per non aver fatto di più, il massimo, un estremo sforzo nel cercare di evitare loro un ventennio culturalmente e socialmente decomposto. Io posso dire che i miei genitori mi hanno lasciato la Costituzione. Ma loro, di me, cosa racconteranno? Mauro Giovanelli Genova mauro.giovanelli@gmail.com


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da Tokyo Toshi Kameda Siamo di nuovo allo “zero nucleare” e lo scorso 15 settembre è stato fermato per le ispezioni ordinarie l’ultimo reattore rimasto ancora attivo, il quarto della centrale di Ohi (vedi l’articolo del giugno scorso). Si tratta della seconda volta dopo l’incidente (in precedenza avvenne tra maggio e luglio 2012). Per tutto questo tempo, pur senza l’energia nucleare, il Giappone è andato avanti bene malgrado gli avvertimenti delle compagnie elettriche, dei politici nuclearisti e dei dirigenti statali circa l’impossibilità a proseguire senza il nucleare. Però questo “zero nucleare” è momentaneo, visto che le quattro compagnie elettriche, incoraggiate dalla politica nuclearista del governo, hanno già chiesto la riattivazione di dodici reattori. Lo “zero nucleare”, quindi, sembra un punto iniziale della ripresa nucleare. Dopo l’11 marzo, sembrava che il Paese volesse definitivamente abbandonare il nucleare ma negli ultimi due anni e mezzo qualcosa è cambiato anche se la voce del popolo antinucleare alle manifestazioni non è mai mancata (15mila il 9 marzo, 60mila il 2 giugno, 9mila il 14 settembre e 40mila il 13 ottobre). Voce che ancora non si arrende e infatti ogni venerdì si tiene l’ “assedio” davanti alla Presidenza del Consiglio. Il movimento “Le azioni di dieci milioni. Sayonara alle centrali nucleari” ha raccolto al momento circa 8 milioni 365 mila firme per “chiedere energia rinnovabile abbandonando l’energia nucleare” e le firme il 26 novembre saranno consegnate ai presidenti delle due Camere. La lotta potrebbe incontrare il favore del 60,2 % della popolazione contraria alla riattivazione delle centrali (secondo il sondaggio di ottobre del giornale filo nuclearista Sankei). Resta il fatto che questo dato difficilmente si concrettizzerà in volontà politica come si è già visto nelle ultime elezioni politiche (leggi gli articoli di gennaio e settembre). Il tempo passa, il rischio nucleare resta e non sembra esserci alcuna via d’uscita. Che fare dunque? Da questo interrogativo è nata l’idea del referendum. Ma riuscirà a spazzare via le centrali? In Giappone l’uso dello stru-

mento referendario non è diffuso essendo nato solo alla fine degli anni ‘70 e solo per questioni locali (realizzazione di dighe, aeroporti, impianti di trattamento dei rifiuti, ecc.). I referendum, in totale, sono stati 18 tra il 1996 e il 2010 ma molte altre richieste sono state respinte dal Consiglio (cioè dai politici) che temevano il venir meno della propria rappresentatività. Per quanto riguarda la centrale, fino a oggi

DIRETTA da TOKYO

il Segno - Novembre 2013

Contro il nucleare, dentro il nucleare

Referendum vicino... ci salverà dal nucleare? sono stati effettuati solo tre referendum (rispetto ai 12 proposti e bocciati) che hanno detto no alla realizzazione dell’impianto. Il primo, sulla costruzione della centrale nucleare nel Comune di Maki, si è tenuto nel 1996. Dopo l’incidente, ci sono state quattro richieste di consultazione popolare, tutte respinte: nel Comune di Osaka (marzo 2012), nelle province di Tokyo (giugno 2012), Nigata (gennaio scorso) e Shizuoka (ottobre scorso). Quindi, non c’è solo l’ostilità dell’attuale politica rispetto allo svolgimento di referendum ma anche quella delle comunità locali che spesso vivono proprio grazie agli interessi economici rappresentati dalle nuove centrali. La proposta di referendum nazionale sul nucleare potrà forse ribaltare la politica dell’energia nucleare su tutto il territorio nazionale ma la Costituzione prevede solo referendum per riforme costituzionali e non li ammette su altri argomenti. Perciò, occorre che il Parlamento approvi una legge ad hoc e su questo si sta impegnando un gruppo del movimento referendario “Decidiamo insieme. Referendum nazionale sull’energia nucleare”, costituitosi subito dopo l’incidente, che raggruppa quasi settemila persone. Fin’ora ha raccolto 156mila firme (dato aggiornato a settembre) ma l’obiettivo di un milione e centodieci mila sottoscrizioni (cioè l’1 percento degli aventi diritti al voto) resta lontano. La prima parte delle firme (circa 114mila) venne consegnata a giugno dell’anno scorso ai presidenti delle due Camere, al premier e ai partiti, mentre la seconda consegna è ancora in attesa di una data definitiva. Alle elezioni politiche, infine, il movimento ha presentato una lista di candidati favorevoli all’iniziativa referendaria da indicare agli elettori. Con l’ultima proposta referendaria, quindi, inizia un esperimento di democrazia diretta del tutto nuovo per il Giappone ma, visti i precedenti, il movimento non può non nutrire una certa diffidenza. Non credono, per esempio, che chi detiene il potere permetterà alla gente comune di decidere delle sorti del Paese. Vi è poi uno scetticismo sulla vittoria del “no al nucleare” perché una sconfitta renderebbe più difficile

Sopra: Un gruppo del movimento referendario alla manifestazione del 13 ottobre scorso. In basso: Il logo del movimento referendario

proseguire la battaglia. C’è anche qualcuno che non si fida della promessa del Governo e del Parlamento circa il rispetto del risultato referendario, visto che si tratta di uno strumento solo consultivo e non vincolante. Di questo è convinto anche un altro gruppo del movimento referendario, “Per il referendum contro nucleare”, che conta circa diecimila aderenti. Un altro problema da risolvere è il difficile rapporto con il movimento per la difesa della Costituzione (che non è né contro né pro il nucleare), il quale si oppone al referendum costituzionale promosso dal Partito liberal democratico con l’intenzione di riformarla. Questo movimento giudica le modifiche proposte reazionarie, e ciò potrebbe creare problemi all’approvazione delle stesse. Non mancano, infine, le difficoltà organizzative per il referendum anche se, a questo punto, bisogna comunque cominciare a scrivere questa storia referendaria con tutti i rischi possibili ma credendo che per “decidere insieme” sia indispensabile “pensare e discutere insieme”. Il movimento riuscirà a far comprendere a tutti il pericolo nucleare? Oppure non è ancora maturo il tempo per utilizzare lo strumento referendario? Come ho avuto modo di vedere in Italia, prima di proporre un referendum è necessario formare una forza capace di aggregare, in seguito alla quale si arriva al voto popolare. In Giappone, però, non vedo ancora molta convinzione. toshiditalia@yahoo.co.jp


il Segno - Novembre 2013

INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 31 agosto 2013 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.996 (maschi 8.401; femmine 8.595). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.277.*

ROCCA DI PAPA notizie, informazione, attualità

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NUMERI UTILI

Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 346-3684911 06-9499151 (casa)

I comitati di quartiere proseguono la lotta contro i ripetitori radio-tv *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

Dopo il silenzio del Comune e gli allarmi avanzati dalla comunità scientifica

di Andrea Sebastianelli Ai cittadini di Rocca di Papa non resta che sperare nella caparbietà e nell’ostinazione dei Comitati di Quartiere, gli unici (a oggi) che non si arrendono e proseguono la battaglia contro i ripetitori radio-televisivi di Monte Cavo e di altre zone del paese (Madonna del Tufo, Prato Fabio, Costarelle), malgrado il silenzio dell’amministrazione comunale di fronte agli allarmi avanzati anche dalla comunità scientifica in occasione di un convegno svoltosi a Roma il 2 maggio scorso, conclusosi con l’inivito (sia alla politica che alle istituzioni sanitarie) di mettere al sicuro la cittadinanza e di predisporre una indagine epidemiologica in grado di quantificare i danni provocati dalle onde elettromagnetiche sulla popolazione esposta a questo “male silenzioso” da oltre quarant’anni. I tre Comitati di Quartiere (Campi d’Annibale, Centro Storico e Vigne) hanno deciso di sfidare tutti e l’occasione è stata la posa della prima pietra della nuova funicolare, avvenuta il 29 ottobre scorso in piazza della Repubblica, con

Il presidente della Regione Lazio, Zingaretti, parla con i cittadini che manifestano contro le antenne di Monte Cavo

rimaste inattuate. Eppure Boccia conosce bene la vicenda visto che il 3 ottobre 1991, ai tempi del Sindaco Dc Pasquale Ciampa, in qualità di Assessore alla sanità, fu scelto per partecipare ai lavori della “Commissione di valutazione e prevenzione dei rischi ambientali relativa all’installazione di emittenti radio-televisive nel territorio comunale” con il compito di valutare gli effetti dell’elettrosmog sulla popolazione. Dopo ventidue anni dall’istituzione di quella commissione niente è cambiato, anzi la situazione

è peggiorata visto che altre aree, oltre a Monte Cavo, sono diventate punti di installazione dei vari tralicci. Oggi Boccia è Sindaco di Rocca di Papa al secondo mandato, e dovrebbe stare in prima fila contro le proteste dei cittadini e dei Comitati, smettendola di fare lo stratega di battaglie silenziose che fin’ora hanno portato solo a qualche multa di poche decine di migliaia di euro nei confronti di alcuni proprietari di antenne. Caro Boccia, questo è il momento delle scelte coraggiose e non dell’omertà.

N AP U

A OV TURA ER

la partecipazione del Sindaco di Rocca di Papa e del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il quale ha incontrato i rappresentanti dei Comitati garantendo che la questione sarà tenuta in seria considerazione dall’ente regionale. Solo parole per il momento, visto che la Regione dall’inizio della legislatura non si è ancora occupata del problema del trasferimento dei tralicci di Monte Cavo in altri siti meglio attrezzati del territorio. Continua però a sorprendere l’atteggiamento del primo cittadino di Rocca di Papa, Boccia, che sembra irritato da queste proteste, tanto che ai Comitati (e ai i loro cartelloni) è stato impedito di raggiungere l’area in cui si stava svolgendo la posa della prima pietra della nuova funicolare. Meno male che Zingaretti, a differenza del suo dipendente (visto che Boccia ha un contratto a tempo pieno con la Regione Lazio), informatosi sul tipo di protesta, ha voluto comunque incontrare i delegati dei Comitati, comprendendo le loro paure e il richiamo affinché le istituzioni tornino a occuparsi in modo serio della vicenda dopo tante promesse

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La nuova funicolare riparte con la posa della prima pietra Tutti in carrozza?!

In calo di popolarità, il Sindaco tenta la carta dell’inaugurazione dei lavori

di Roberto Sinibaldi Martedì 29 ottobre, in una magnifica mattinata dell’ottobrata romana, a Rocca di Papa c’è stata la posa della prima pietra della funicolare. Con elmetto e cazzuola in mano c’erano il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e il sindaco Pasquale Boccia. Nel piazzale della funicolare c’erano molte persone: i bambini delle scuole elementari che hanno recitato delle poesie sulla funicolare, la banda degli Screpanti, che ha intonato le note delle più classiche melodie romanesche e molti politici e amministratori. Il clima era quello di una festa, un po’ da strapaese. Il Sindaco ha parlato con molta enfasi della funicolare, del progetto, degli obiettivi. Il Presidente Zingaretti da parte sua ha preso l’impegno di portare a termine il cantiere nei tempi dovuti. Tutto bene quindi? Sì per quanto riguarda gli impegni, no per quanto riguarda gli obiettivi. Il costo del progetto pare si aggiri intorno ai sei milioni di euro (qualche anno fa si parlava di quattro), una cifra considerevole che servirebbe non solo per un migliore collegamento con Roma, ma anche per il turismo – secondo il Sindaco. Ha infatti parlato di stranieri che già ora vengono a Rocca di Papa. Su questo tema il comportamento dell’amministrazione comunale appare schizofrenico, visto lo stato di abbandono nel quale versa il centro storico. Gli eventuali turisti (che, detto per inciso, ora passano a Rocca sugli autobus, senza fermarsi) che potrebbero vedere? Il centro storico per ora è impresentabile, delle tante emergenze archeologiche o paesaggistiche che punteggiano il territorio, quasi nessuna è raggiungibile, segnalata e visitabile come dovrebbe. Forse ci vorrebbe un progetto pure per il turismo, ma nessuno lo ha menzionato. Più in generale, il progetto, se realizzato nei

di Daniela Di Rosa Alla fine di ottobre la nostra sonnacchiosa cittadina è stata scossa dal torpore preautunnale per assistere alla cerimonia di inaugurazione della vecchia-nuova funicolare… servirà? non servirà? A chi sarà utile? Io abito ai Campi d’Annibale, sempre a piedi devo scendere o risalire, dato che i miei spostamenti non coincidono mai con quelli del pulmino. Poche settimane fa ho accompagnato un’amica a Roma, il suo treno per Torino partiva alle 13.00. Alle 13.40 prendo il bus alla stazione Anagnina per Rocca di Papa (via Frascati), alle 14,35 ero a Rocca, in piazza della Repubblica… e lì sono rimasta per un’ora e trenta, finalmente alle 16.00 passa il pulmino che porta ai Campi, mi lascia nei pressi di casa mia, la via dove abito non ha fermate, alle 16.15 sono a casa, la mia amica in quel momento era quasi a Torino… la prossima volta prenderò l’automobile! Tornando alla funicolare, mi chiedo se

tempi dovuti, potrebbe rappresentare un miglioramento, nonostante la necessità di usare ben tre mezzi per arrivare a Roma (funicolare, autobus e metro). Si evidenzia però, una mandi Luana cata gerarchia delle necessità pubbliche: si spendono sei milioni di euro per un miglioramento dei NUOVE COLLEZIONI AUTUNNO-INVERNO trasporti, senza parlare delle condizioni Sconti del 10% escluso merceria degli autobus e della continua sopDHC Euforia pressione delle CHANGE made in Italy corse, ma si tralaaltri proRocca di Papa, Corso Costituente 40 - tel. 06-94749576 sciano blemi fondamentali,

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alla posa della prima pietra seguiranno i lavori, l’Italia è piena di opere inaugurate e mai finite, o finite in tempi biblici perciò superate. Io non sono favorevole perché ritengo che il denaro vada speso diversamente, perché spostare gli autobus in via delle Barozze potrebbe significare una perdita per il commercio della piazza, perché non la vedo come una risorsa turistica e perché non mi va che vengano abbattuti gli alberi che nel frattempo sono cresciuti lungo l’antico percorso. Mi dicono che sono castagni, e allora? Sono alberi di serie b? Mi dicono che ricrescono subito. No! se vengono sradicati muoiono! Infine: quanto ci costerà il biglietto? Per venire dalla piazza ai Campi ho speso un euro e 50… poi prendo la funicolare per andare alla fermata dei pullman in via delle Barozze, mettiamo un altro euro e 50 (ma penso che il ticket costerà di più), poi il biglietto per Roma, poi quello della metro… credo proprio che sarò costretta a riprendere la macchina. Mi costerà meno!

a cominciare dall’inquinamento elettromagnetico dovuto alle antenne di Monte Cavo, che dopo ogni elezione pare finire nel dimenticatoio. A onor del vero, in piazza, a lato della festa per la funicolare, c’era il comitato di quartiere del centro storico che ha sollevato il problema delle antenne. Con alcuni cartelli ha richiamato l’attenzione di Zingaretti (ma non quella del Sindaco) che a margine della posa della prima pietra ha parlato qualche minuto con i manifestanti, i quali erano stati tenuti fuori dalla piazza. Infine una supplica, da ascrivere alla decenza politica: abolire le cerimonie delle inaugurazioni preventive, della posa della prima pietra, dei festeggiamenti per l’avvio dei cantieri. Al massimo si può tollerare l’inaugurazione di un’opera finita e funzionante.


il Segno - Novembre 2013

di Gennaro Spigola Il giorno 29 ottobre scorso è stata depositata presso la stazione della funicolare la pietra miliare che ne preannuncia il ripristino e che dovranno essere utilizzati duecento giorni lavorativi per la definizione dei lavori ma, conoscendo i tempi biblici che ci sono voluti per ultimare altri lavori (vedi parcheggio di piazza Claudio Villa, quello ancora da definire in piazza Valeriano Gatta e l’ex albergo Europa destinato alla nuova sede comunale) diventa fisiologico ritenere che siano le solite annunciazioni propagandistiche. Ma, per evitare che si possa pensare che sia soltanto critica a prescindere, affronto il problema della funicolare in modo pragmatico, mettendo in evidenza una serie di criticità: si dovrebbe immediatamente, per rispettare i tempi indicati, risolvere tutti i problemi viari che dovranno mettere in condizione i pullman del Cotral di raggiungere la zona Valle Vergine ed una volta risolto questo problema si dovrebbe ragionare per capire come collegare con i mezzi pubblici tutta la parte di via Frascati e dei Campi d’Annibale che rimarrebbero escluse. Una volta raggiunto in tempi “brevi” il possibile ripristino della funicolare, bisognerebbe poi capire, vista l’attuale situazione economica in cui naviga il trasporto, dove verranno reperite le risorse per sostenere i costi della manutenzione e del personale che dovrà essere impegnato. Continuando a ragionare per congetture, quando scatterà l’ora x ed inizierà il servizio della funicolare, è necessario dare certezze che al capolinea di Valle Vergine ci siano a disposizione i mezzi del Cotral per trasportare gli utenti alla metropolitana di Anagnina, sapendo che tutti i giorni una parte del servizio viene soppressa, conseguenza di una atavica carenza organica (tutti gli impianti Cotral sono sotto organico, mancano conducenti e operai), in più alle vetture non viene effettuata la manutenzione periodica in quanto da diversi anni il trasporto pubblico locale ha subito dei tagli (come d’altro canto sanità e scuola) grazie alle scelte operate dai governi che si sono susseguiti che hanno scelto la strada del pareggio di bilancio, modifi-

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Il nodo dei trasporti e la nuova funicolare

Puntare sulla funicolare comporta una diversa mobilità

cando la costituzione che porterà inevitabilmente all’annullamento dello stato sociale conquistato con anni di lotte politiche e sindacali. All’improvviso con una clausola taumaturgica escono dalle casse della Regione Lazio, con problemi consistenti di bilancio, sei milioni di euro (e forse se ne aggiungeranno altri) per ripristinare la funicolare, quando il Cotral -unica società con finanziamento pubblico che collega Rocca di PapaRoma e viceversa e zone limitrofe dei Castelli Romani- versa da “sempre” con un bilancio in rosso. Una parte dell’enorme cifra sopra esposta “disponibile” potrebbe essere utilizzata per sanare il deficit del Cotral e per fare assunzioni, per rendere certo il servizio e per rendere

efficienti i bus (e vista la consistente disponibilità economica, una parte utilizzarla per sanare il debito della sanità e renderla più efficiente, certa e veloce per i tempi di attesa). Pur essendo oramai abituati a queste mirabolanti annunciazioni che sistematicamente rimangano nel virtuale, diventerebbe oppor-

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tuno ed importante che le Istituzioni convocassero nelle sedi comunali un’assemblea pubblica ad hoc per discutere non solo della funicolare ma di trasporto in generale con la presenza di cittadini-pendolari, invitando a partecipare il Presidente della Regione Lazio e l’Assessore ai trasporti.

Ora serve un progetto serio per il turismo dopo le tante promesse andate a vuoto

di Sergio Rasetti Questa volta dicono di fare sul serio. I lavori per il recupero della Funicolare sono partiti. Di false partenze ne avevamo viste (e subite) fin troppe ma con la posa della prima pietra, avvenuta il 29 ottobre, la certezza c’è. Il Presidente della Regione, il Sindaco, responsabili del Cotral titolare dell’opera, numerose autorità civili e militari erano presenti all’evento che può segnare il punto di svolta per il destino di Rocca di Papa. Il ripristino della Funicolare comporterà una vera rivoluzione per gli utenti Cotral che troveranno gli autobus ad attenderli presso la stazione a valle dotata anche di ampio parcheggio per le auto private. I residenti avranno il beneficio di meno inquinamento nel centro della città, meno rumore, meno stress da circolazione caotica. A piazza pedonalizzata almeno la domenica i bar potrebbero essere presi d’assalto da indigeni e turisti. I pedoni, se avranno a disposizione marciapiedi decenti, potranno passeggiare tranquillamente. Se poi tornassero le rondini sarebbe un’apoteosi, Rocca di Papa tornerebbe ad essere quella di una volta: una cittadina a vocazione turistica, cosa che da anni i roccheggiani non hanno più voluto scegliendo come amministratori soprattutto cementificatori. L’economia del paese può essere recuperata soltanto valorizzando l’ambiente naturale che

ancora resta. Bisogna affrontare subito questa strada e se al termine dei lavori di recupero della Funicolare il centro del paese si facesse trovare disastrato come in questo momento la situazione sarebbe irrecuperabile. Le ripetute belle intenzioni, illustrate in occasione dell’apertura del cantiere, devono trasformarsi in fatti. Progetti già elaborati, come quello di un ipotetico sfruttamento di biomasse per energia elettrica, devono essere verificati fino in fondo. L’uso dei boschi per qualsiasi attività non regolata in modo preciso deve essere immediatamente sospeso e normato al più presto. Ogni legittima attività boschiva, nell’interesse degli stessi operatori e della conservazione dell’ambiente, deve essere eseguita sempre secondo le regole e verificata puntualmente dalle competenti autorità. La riattivazione della funicolare riaccenderà l’attenzione del turismo su Rocca di Papa, ma senza tanti altri provvedimenti sarebbe soltanto una spesa inutile, la decisione malandrina di una politica che non è capace di misurarsi con la realtà. In tempi di spending-review (revisione della spesa al fine di evitare inefficienze e sprechi di denaro) resta difficile credere che quest’opera sia opportuna se non collegata ai provvedimenti che abbiamo descritto. Tutto dipende dalla volontà della classe dirigente attuale e futura. Noi faremo l’impossibile per conservare un poco di ottimismo ma le premesse non sono affatto incoraggianti.


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il Segno - Novembre 2013

IlComuneallaricercadellastrategia difensivaperlanuovasedecomunale Dopo l’atto di citazione della Fam Srl per l’udienza del 7 gennaio 2014

Dopo le rivelazioni del Segno, apparse sul numero scorso, circa l’atto di citazione avanzato dalla Fam Srl, la società vincitrice dell’appalto integrato per la realizzazione della nuova sede municipale (ex albergo Europa in piazza della Repubblica), negli uffici di Corso Costituente, sede comunale, è un fremere di relazioni, analisi e controdeduzioni per una causa che potrebbe non solo prosciugare le casse comunali, già ridotte come sappiamo, ma addirittura privare il Comune della sua attuale sede, visto che la cessione del palazzo rientra in questo appalto integrato voluto e approvato dalla Giunta Boccia con tutti i rischi che poteva comportare visti gli improvvisi costi aggiuntivi rispetto a quelli iniziali (da 2,3 milioni di euro a circa 3 milioni). La Fam, come dicevamo, ha citato l’aministrazione comu-

nale nella prima udienza del 7 gennaio 2014, chiedendo circa 2 milioni di euro per una serie di inadempienze contrattuali, a partire dal mancato pagamento dei lavori eseguiti (e fatturati) e dalla mancata approvazione della perizia di variante, atto senza il quale l’opera pubblica più importante del paese si è bruscamente interrotta, rimanendo un rudere a vista aperta, il 20 febbraio del 2011. L’amministrazione starebbe in queste ore ricostruendo le varie fasi progettuali, cercando di addivenire a una possibile strategia di difesa anche se, osservando l’appalto integrato in tutti i suoi complicati aspetti, pare difficile per il Comune di Rocca di Papa uscirne indenne e senza dover mettere mani al portafogli. L’altro rischio, non smentito, è che l’amministrazione potrebbe arrivare a un accordo con la Fam cedendo la proprietà dell’ex albergo. (L.S.)

Il rudere di piazza della Repubblica

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L’area naturalistica di Fontan Tempesta

La visita guidata si terrà il 24 novembre

Si tratta di una delle aree più suggestive e meno note dei Castelli Romani, al confine tra Rocca di Papa e Ariccia. Una fonte che il Piranesi riprodusse come una cascata. In realtà si tratta di un condotto artificiale, scavato nella roccia, che raccoglie acqua per stillicidio dal soprastante banco tufaceo, poi raccolto in due piccole vasche. Il percorso attraversa e a tratti ricalca la strada romana che dall’Appia conduceva a Monte Cavo. Molti artisti, tra ‘700 e ‘800, qui trovavano ispirazione per le loro opere, nelle quali la natura era la protagonista.

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La sorgente di Fontan Tempesta nel Comune di Rocca di Papa

LA SCHEDA

Data: domenica 24 novembre

Ora e luogo dell’appuntamento: in automobile ore 10,00 rotonda presso il ristorante “La Foresta” (km 11,700 di via dei Laghi), Rocca di Papa. Grado di difficoltà: basso

Lunghezza percorso: 6 km

Durata: ore 2½

Pranzo: possibilità di mangiare in una fraschetta tipica di Rocca di Papa. Richiesta prenotazione.

Accompagnatori: Andrea Sebastianelli e Roberto Sinibaldi. Partecipazione: libera, contributo facoltativo. Info: 349 5783869; 346 1739853

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il Segno - Novembre 2013

Lo scorso 28 ottobre il Movimento per Rocca di Papa, unitamente a SEL Rocca di Papa – Circolo E. Berlinguer, ha presentato una richiesta di riesame, ed eventuale annullamento, della delibera di Consiglio Comunale n. 26 del 29 agosto 2013, riguardante il progetto proposto da Edilmostra Galli S.r.l. Poiché molti interlocutori ci hanno chiesto le motivazioni di tale iniziativa, vorremmo chiarire alcuni aspetti fondamentali. Il Movimento non ha mai voluto contrastare lo sviluppo economico del paese qualora questo sia inserito in un piano strategico che trovi i propri valori nella salvaguardia ambientale, nella riqualificazione territoriale e, non ultima, nella legalità. Legalità troppe volte sottomessa e calpestata dagli interessi dei privati ancor più se “potenti”. La Edilmostra Galli S.r.l. è un’attività commerciale consolidata e presente sul territorio dal 1976. Tra gli anni ‘76 e ‘92 realizza una serie di edifici abusivi fino ad ottenere il condono edilizio nell’anno 2012 per un volume complessivo di metri cubi 4.789,25. Fino a qui tutto nella norma e nella consuetudine di un procedere abusivo che, purtroppo, ha caratterizzato lo sviluppo edilizio e commerciale di Rocca di Papa negli ultimi decenni. Il problema nasce quando la Edilmostra Galli S.r.l. decide di trasformare e ampliare le proprie strutture cercando di aggirare la normativa urbanistica avvalendosi di una legge che, prevedendo l’ampliamento delle sole attività produttive e/o di “piccolo commercio”, non poteva essere applicata al

pr

caso specifico. Come tutti sanno, infatti, la Edilmostra Galli S.r.l. non è un’attività produttiva ma esclusivamente commerciale e non può rientrare nella classificazione di “esercizi di vicinato” (piccolo commercio) bensì nelle attività di vendita di media grandezza. Per usufruire delle agevolazioni normative (D.P.R. 160/2010) bisognava dimostrare che la struttura di vendita fosse inferiore a mq. 250 e a tal fine ha provveduto l’Ufficio Tecnico e l’Ufficio Sportello Unico Attività Produttive (S.U.A.P.) dichiarando che la superficie attuale di vendita fosse di mq. 107,00 e che a seguito dei lavori di ampliamento sarebbe diventata di mq. 240,10 a fronte di un volume complessivo metri cubi 10.998,61, ovvero più del doppio del volume esistente. Tali certificazioni dell’Ufficio Tecnico, in merito alla misurazione delle superfici di vendita, vengono smentite sia dalla relazione del progettista, sia dalla relazione conclusiva del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. Ciò che abbiamo voluto e vogliamo sottolineare con la nostra azione è che il

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“Ecco perchè abbiamo chiesto di riesaminare il progetto presentato dalla Edilmostra Galli” ROCCA DI PAPA

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La foto aerea con evidenziata l’area dell’Edilmostra Galli

“Il Comune, pur al corrente dei problemi messi in evidenza, non ha controllato l’operato degli uffici”

Sindaco Pasquale Boccia e l’Assessore all’Urbanistica Marika Sciamplicotti, pur sapendo dell’esistenza di evidenti problemi procedurali segnalati anche via mail dal Movimento, non possono difendere e approvare, senza il dovuto e necessario controllo, l’operato degli Uffici e il progetto proposto dalla Edilmostra Galli S.r.l.. Riteniamo che per salvaguardare e sviluppare le attività commerciali e produttive del

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nostro territorio l’Amministrazione dovrebbe finalmente trovare la capacità di percorrere la strada della legalità e del rispetto normativo. Non possiamo e non vogliamo che il futuro dei nostri figli sia costruito sull’incapacità della struttura amministrativa e sull’arroganza dei politici e dei “potenti”, a dispetto di quelle leggi che regolano il vivere civile di una comunità libera. Movimento per Rocca di Papa

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ROCCA DI PAPA

il Segno - Novembre 2013

Il Pd inizia dalla scuola per formare i dirigenti Parte da Rocca di Papa il corso di formazione politica

di Patricia Antolovic Lunedì 24 ottobre, si è tenuta a Rocca di Papa, presso la sala interna del bar-enoteca di via Frascati, una conferenza stampa presentata dalla Senatrice del Partito Democratico, Anna Maria Parente, vice- presidente della Commissione lavoro e responsabile da 7 anni della formazione del Pd. La senatrice ha illustrato una nuova iniziativa che riguarda i Comuni dei Castelli Romani e che partirà proprio dalla nostra città: un corso di formazione per i nuovi amministratori. Il corso sarà aperto a tutti quelli che vogliono partecipare allo sviluppo del loro territorio, cittadini e associazioni, ed è diviso in tre macro-aree: conoscenza della macchina amministrativa, competenza relazionale e gestione della comunicazione pubblica, conoscenza delle “buone pratiche”. Anna Maria Parente, in quanto responsabile nazionale della formazione politica Pd, si è posta come obiettivo di ripristinare la formazione della classe dirigente, pratica finora abbandonata dai partiti. L’assenza di

attività formativa all’interno delle organizzazioni politiche ha contribuito allo scollamento tra cittadini e politica, e questo è un fatto molto grave visto che la politica è una cosa seria e non la si può improvvisare. Oggi il paese non si può più permettere di avere una classe dirigente non competente e autoreferenziale, che parla solo di se perdendo così il suo ruolo centrale: essere al servizio dei cittadini. Dopo un lavoro di diversi anni, il Pd ha deciso di ripartire dal territorio, da Rocca di Papa, per formare i cittadini desiderosi di partecipare alle scelte del domani. Formare è un bene per tutti, è valorizzare il “capitale umano”, rimettere al centro la persona, creare una comunità, una coscienza civile, uno scambio di conoscenze e competenze. La politica

deve rincominciare ad avere contatto con i cittadini e attraverso i circoli sviluppare ed includere anche quella “cultura critica” che stimola la partecipazione attiva alla politica. Avere cittadini formati e consapevoli vuole dire poter sviluppare una democrazia partecipativa, oggi non si possono più avere decisioni calate dall’alto. La formazione sarà uno degli argomenti centrali del prossimo congresso nazionale. Chi volesse iscriversi a questi corsi lo può fare inviando una mail a: laboratoriocastelliromanipd@gmail.com; tramite Facebook: facebook.com/laboratoriocastelliromani; collegandosi al sito internet: www.partitodemocratico.it/formazionepolitica; o rivolgendosi al circolo locale del Pd (Corso Costituente-Vicolo Duomo).

L’8 dicembre si terranno le primarie per scegliere il segretario Giuseppe

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I congressi di circolo e provinciali si sono svolti dal 14 ottobre al 6 novembre. Dopo la fase riservata agli iscritti, nei circoli (tra il 17 e il 24 novembre) avverrà la discussione e la votazione delle mozioni primarie. I congressi regionali, invece, si terrano entro il 31 marzo 2014. QUANDO SI VOTA Si vota domenica 8 dicembre, dalle ore 8:00 alle ore 20:00. COME SI VOTA Per eleggere il nuovo segretario nazionale e l’assemblea nazionale, potranno votare gli elettori che nel momento in cui esprimono la propria preferenza siano iscritti al Partito Democratico, ma anche

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coloro che “dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del partito, sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrati nell’albo pubblico delle elettrici e degli elettori”. Per tutti gli iscritti che sono in regola con il versamento della quota la votazione sarà completamente gratuita. Gli altri cittadini, simpatizzanti del PD ma non tesserati, potranno votare liberamente versando un contributo di 2 €. DOVE SI VOTA A Rocca di Papa si dorebbe votare nei seguenti luoghi: Campi d’Annibale: presso la sede del CdQ (p.zza Di Vittorio); Centro Storico: presso la sede del CdQ (Corso Costituente); Vigne-Sacramento: presso la sede del CdQ (p.zza De Gasperi).

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il Segno - Novembre 2013

Il 2 novembre si è tenuto il congresso del partito

Senza dibattito, nel Pd vincelacontadelle tessere di Paola Gatta Nel pomeriggio di sabato 2 novembre, si è svolto il congresso cittadino del Partito Democratico: nessun dibattito, solo due o tre interventi di poche parole. Quello che era più importante era l’aritmetica. Infatti, tutto si è ridotto alla conta delle tessere. È stato proposto e votato un nuovo Consiglio direttivo di quasi tutti giovani e la cosa si è chiusa in un’oretta: nessuna voce critica o di plauso. Eppure a Rocca di Papa di problemi ce ne sono diversi, sociali, amministrativi, politici. Possibile che nessuno abbia colto l’occasione per aprire un dibattito? Sì, possibilissimo, tanto è vero che è accaduto. Pare il caso di richiamare il celebre aforisma di Mark Twain: “Se votare facesse qualche differenza non ce lo farebbero fare”. Il partito, nonostante gli oltre duecento tesserati, appare allo sbando: da anni senza un segretario, con attività politica praticamente nulla, con una classe dirigente immobile e senza ricambio. In questa condizione, attrarre nuove leve, aprirsi alla società civile, fare proselitismo politico, lanciare parole d’ordine che facciano avvicinare i cittadini appare una possibilità re-

mota, se non La sede proprio impossi- del Pd bile. Nonostante questo, o proprio per questo, nessuno parla, ipotizza nuovi percorsi di aggregazione, affronta gli ormai annosi problemi della nostra comunità. Una classe politica di questo tipo trae il suo potere esclusivamente dalle posizioni amministrative che ricopre, in una sistematica confusione di ruoli, responsabilità e competenze. Così il Sindaco appare il demiurgo che guida il Comune, ma anche il partito. L’amministrazione comunale in gran parte ha come Assessori esponenti dello stesso partito. I Consiglieri della maggioranza sono tutti orbitanti nello stesso Pd. Alla fine si potrebbe concludere che amministrazione comunale e partito sono la stessa cosa. Che si fa prima a fare una riunione di Giunta comunale, piuttosto che una riunione di partito, tanto le persone sono le stesse… Un’esagerazione? Non proprio. La controprova sta nel fatto che per anni non c’è stato un segretario del Partito Democratico, che si è

La tela diAracne

barcamenato tra scarse proposte e assenza di dibattito. La conduzione monocratica del potere da parte del Sindaco, che si avvia a festeggiare un trentennio di attività politica nel nostro comune, è un piccolo indicatore numerico del mancato ricambio di idee, prima ancora che generazionale. Sullo sfondo rimangono intatti problemi di cui al congresso nessuno ha sentito l’esigenza neanche di nominare: un buco di bilancio nelle casse del Comune di qualche milione di euro, che sarà ripagato dai cittadini; le antenne di Monte Cavo; l’abusivismo edilizio; l’evasione fiscale per la tassa sui rifiuti; le convenzioni che sembrano regali, come quella del Parco “la Pompa”, e via elencando. Evidentemente al Pd sta bene così.

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Pd, si cambia perché niente cambi

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di Daniela Di Rosa Evviva! Il gran circo dei congressi locali del Pd si è messo in moto in tutta Italia ed è appena terminato. Hanno riaperto i circoli e tutto sembra in fermento. Volano tessere, volano e si moltiplicano, si regalano a pacchetti, una moltitudine di persone finalmente decide di “impegnarsi”, qui a Rocca di Papa intere famiglie sono corse a votare, come se un’“invisibile” mano li spingesse a farlo, persone da sempre disinteressate alla politica, al bene collettivo, pronte a dare il loro contributo, altri fino al giorno prima critici se non addirittura imbufaliti coi dirigenti locali e pronti ad immolarsi per votare il nuovo direttivo… nuovo? Non c’era da scegliere tra una rosa di nomi, giovani o vecchi, non c’erano proprio nomi ma una lista di persone scelte da altri (presumibilmente dopo un accordo tra le varie correnti), potevi solo decidere se votare o no. Io mi sarei sentita presa in giro, avrei stracciato la tessera e me ne sarei andata. Anche da noi, come nel resto del Paese, i dirigenti locali vengono scelti dall’alto e, guarda caso, la nuova segretaria (niente di personale sia chiaro!) è Valentina Sellati, figlia di Roberto Sellati, da 20 anni in politica e in Giunta con vari incarichi, sconosciuta al mondo politico roccheggiano. Non è passato un giorno e già mi arrivano voci di malumori. La piazza, che in silenzio ha “votato” (poteva non farlo), sussurra al mio orecchio e a quelli degli altri di questa sorta di “raccomandazione”, di questo “nepotismo”, malattia cronica dell’italietta. Coraggio signori, coraggio, se qualcosa non va nel PD locale non ditelo a me, ma ai vostri capi! Se i padri fingono di farsi da parte e al loro posto subentrano i figli… non è rinnovamento è gattopardismo (cambiare tutto perché nulla cambi).

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ROCCA DI PAPA C’è chi guarda a Sel dopo il fallimento del Pd A proposito dei 2 circoli di Sel

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Alla ricerca della sinistraroccheggiana

di Sergio Rasetti Quello che resta della sinistra locale continua imperterrita a farsi del male e il nostro giornale finisce, per dovere di cronaca, per dargli una mano. Parliamo di SEL, Sinistra Ecologia e Libertà, il fantomatico partito di Niki Vendola che oltre al suo carismatico leader conta altri pochi che possono entusiasmare. Delusi da un Pd roccheggiano, organizzato alla democristiana e comunista di apparato, con i soliti signori delle tessere che dettano legge perché vantano famiglie numerose e famigli a disposizione, senza altro fine se non quello di occupare posti dove forse si potrà ottenere qualcosa più personale che politico (speriamo che i giovani chiamati in massa a dirigere il circolo locale abbandoneranno le cattive abitudini di padri e padrini opponendosi subitosi a questo andazzo) qualcuno, ancora di sinistra, guarda a SEL tenuto in vita da due circoli locali, 80 iscritti circa. Ma sono anche questi

organizzati con una mentalità antica. Uomini e modi di fare politica che non riescono a colloquiare tra loro. Ci chiediamo se non è giunto il momento di fare spazio a chi non si fa condizionare dal passato al punto di rinverdire divisioni che non interessano nessuno. Qualcuno già diversifica interesse e impegno e la comunità, anche se ignara, ne trae già un buon vantaggio. Speriamo che altri lo seguano presto per permettere a questa parte della sinistra di essere rappresentata di nuovo nelle istituzioni che, come tutti sanno, sono completamente alla deriva.

il Segno - Novembre 2013

Le convergenze su alcune questioni sono possibili

A Rocca di Papa ci sono due circoli Sel. Un po’ troppi, come sosteniamo da tempo. Eppure, a parte la raccolta delle tessere, non riescono a fare quello che potrebbe fare un circolo da solo. Sì perché in pratica si ignorano e conducono ognuno per proprio conto delle azioni che – se si parlassero – magari potrebbero fare insieme con maggiore efficacia. L’idiosincrasia tra le persone, antica e forse anche giustificata, non può essere accampata all’infinito per non lavorare su obiettivi comuni. La cosa sconcertante infatti è proprio questa: su alcune cose, sentiti separatamente, molti esponenti dei due circoli hanno le stesse idee. Si può pensare di avere una ripartenza, azzerare ruggini e risentimenti e darsi una prospettiva di cambiamento per la nostra comunità? Di temi su cui lavorare ce ne sono tantissimi, su molti possono convergere non solo i due circoli Sel, ma anche cittadini e associazioni. Questo vuole essere un invito, che nasce da un’esigenza manifesta: quella di avere una forza di opposizione che contrasti almeno le politiche più deleterie e la condizione di inazione più pericolosa dell’attuale amministrazione comunale. Ma l’orizzonte strategico non può e non deve essere la sola opposizione, ci vuole un progetto di cambiamento e qualche testa pensante che abbia onestà e competenza. Per cortesia qualcuno ci dica che è possibile. Paola Gatta

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il Segno - Novembre 2013

tempi moderni

di Roberto Sinibaldi

Firme contro la vendita dei boschi comunali/2

La consegna delle firme avvenuta un anno fa

Nell’autunno del 2012 il nostro giornale promosse una raccolta di firme affinché fosse ritirata la decisione dell’amministrazione comunale di vendere i boschi pubblici. Firmarono quasi mille roccheggiani e in un incontro formale, il 20 dicembre, il direttore affidò al Sindaco le firme che documentavano il volere di una larga fascia di nostri concittadini.

Il momento della consegna è immortalato nella foto qui a lato. L’immagine rischia però di diventare il ricordo sbiadito di una certezza, che poi è diventata una speranza, poi un miraggio e forse adesso è solo una nostra fantasia. Eppure un anno fa il Sindaco, il Vice sindaco e il Presidente del Consiglio Comunale, rispettivamente Pasquale Boccia, Roberto Barbante e

Consiglio Comunale Danilo Romei passa al Gruppo Misto

Il Consigliere d’opposizione Danilo Romei, ha comunicato l’intenzione di passare al Gruppo Misto. Il passaggio ufficiale al nuovo gruppo, nato il 29 agosto scorso per iniziativa di un altro Consigliere, Emanuele Crestini, sarà comunicato durante il prossimo Consiglio Comunale che dovrebbe tenersi tra la

Luigi Ferazzoli erano tutti d’accordo: no alla vendita dei boschi comunali. Avevano dato le più ampie assicurazioni di rivedere una decisione (adottata qualche tempo prima) che evidentemente ritenevano sbagliata e di tornare sui loro passi. Tutti e tre dissero che avrebbero portato una deliberazione all’attenzione del Consiglio Comunale per la salvaguardia dei boschi. Insomma: niente più vendita. A distanza di un anno non c’è traccia di alcuna proposta di deliberazione, atto, risoluzione, lettera, pronunciamento. Sembra che le parole del Sindaco, del Vice e del presidente del Consiglio non abbiano valore. Sono essi stessi che non attribuiscono valore a quello che dicono.

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Ass.ne L’Osservatorio

Il prof. Ainis a Rocca di Papa il 18 novembre

Il prof. Michele Ainis

Un avvenimento straordinario a Rocca di Papa sarà la prossima conferenza “Quale democrazia?” del prof. Michele Ainis, noto costituzionalista, professore ordinario di Diritto Pubblico all’Università di RomaTre, editorialista de L’Espresso e del Corriere della Sera, autore di numerosi saggi tra i quali “Vita e morte di una Costifine di novembre e l’inizio di dicembre. A tuzione”, “La cura “, “La legge questo punto il Gruppo Misto potrà contare oscura”, “L’assedio”. su due Consiglieri e, quindi, dovrebbe a Recentemente, Michele Ainis si è breve vedere anche la nomina di un capo- anche cimentato nel genere romangruppo. Continuano dunque i movimenti nel- zesco, pubblicando per la Rizzoli il l’assise comunale, visto che un terzo suo libro d’esordio, “Doppio riConsigliere, Maurizio De Santis, più volte ha flesso”, che sta riscuotendo buone manifestato l’intenzione di rientrare nella recensioni. La conferenza, organizzata dall’Associazione L’Osservamaggioranza che governa il paese. Al momento, nella lista iniziale di apparte- torio, si terrà nell’Aula Consiliare nenza restano gli altri Consiglieri, Enrico del Comune di Rocca di Papa luFondi e Mario Gatta, anche se quest’ultimo si nedì 18 novembre, alle ore 17.15. è spesso discostato dalle iniziative degli altri Un appuntamento da non perdere. (C.L.) membri dell’opposizione. (M.L.)

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il Segno - Novembre 2013

di Andrea Sebastianelli Il Consiglio Comunale del 29 agosto scorso approvò un progetto che prevedeva una demolizione e ricostruzione per diverse migliaia di metri cubi, per dei capannoni che, secondo la presentazione dell’assessore all’urbanistica Silvia Sciamplicotti, erano stati condonati. Un nostro redattore fece un semplice controllo ed è risultato che i capannoni in questione (della società Edilmostra Galli S.r.l.) non esistevano prima del 1995 e quindi non potevano essere condonati 10 anni prima, come asserito. Il nostro articolo ha prodotto un fiorire di posizioni critiche, che hanno portato a una richiesta di riesame al Consiglio Comunale, da parte del Consigliere Danilo Romei e da parte del Movimento per Rocca di Papa (vedi articolo di pag. 13) insieme a uno dei circoli di SEL. Recentemente siamo venuti a conoscenza di un’altra pratica edilizia che, nelle caratteristiche enunciate, appariva del tutto simile a quella di cui sopra, e che quindi ha destato la nostra curiosità. Si tratta del condono edilizio relativo alla proprietà Bruno Carnevali su via dei Laghi, sempre nel Comune di Rocca di Papa. Sarà la coincidenza, sarà la sfortuna (fate voi) ma ci siamo trovati davanti a un caso praticamente identico al primo. Tralasciando dati di dettaglio e specifiche tecniche, quello che salta agli occhi è che anche qui gli immobili condonati dal Comune – secondo le dichiarazioni dei proprietari, controfirmate dai tecnici incaricati e sottoscritte infine da quelli dell’amministrazione comunale – risalirebbero a epoche molto lontane. È stato infatti utilizzato il condono della legge n. 47 del 1985 che prevedeva la sanatoria per gli abusi realizzati entro l’ottobre del 1983.

A P P R O F O N D I M E N T O

La vicenda “Galli” non è un caso isolato c’è un’altra pratica edilizia “farlocca”

Affari &

Bugie

La sequenza delle foto aeree, dal 1987 al 2013, dimostra che le strutture condonate dal Comune di Rocca di Papa in base alla Legge n. 47/1985, non potevano essere sanate semplicemente perché non esistevano. Come è stato possibile?

Così, con un semplice controllo delle aerofoto, passate e recenti, è stato possibile constatare che gli edifici condonati non esistevano prima del 2002 (e più esattamente risultano costruiti tra il 5 aprile e il 29 giugno del 2002), cioè 19 anni dopo il limite imposto dalla legge. Un particolare a dir poco imbarazzante e che rende evidente come, al contrario di quanto è stato fatto, non sarebbe stato possibile condonare proprio niente, per il semplice fatto che al momento della domanda di condono quegli edifici non esistevano. Nel 1987 (fonte: vigente P.R.G. di Rocca di Papa) si vede che la costruzione esistente è piuttosto corta, mentre

successivamente, entro il 1998, l’edificio appare molto più lungo. Già questo elemento da solo evidenzia un abuso. L’aerofotogrammetria del 2002 (volo aereo del 2002 e restituzione del 2005, cioè quando è stata disegnata sulla base del volo aereo del 2002) è un documento della Regione Lazio e qui si vede che all’inizio del 2002 esisteva un solo volume. Per battuta si potrebbe dire che i proprietari erano dei preveggenti che sapevano quello che sarebbe successo qualche anno dopo! I tecnici che hanno presentato la pratica (per conto della proprietà), quando sono andati sul posto per prendere le misure dell’immo-

bile, che cosa hanno misurato? Degli edifici fantasma? E i tecnici del Comune, che avrebbero dovuto verificare il tutto, non hanno constatato che l’immobile non esisteva? Possibile poi che negli anni successivi nessuno si è accorto che qualcuno stava costruendo abusivamente degli edifici artigianali ai margini di via dei Laghi? Tutti interrogativi che, formulati da un giornale locale, forse possono creare al massimo un qualche imbarazzo ai nostri amministratori comunali ma, ne siamo convinti, se ripresi e approfonditi potranno chiarire se la vicenda scaturisca da una sequenza di errori o da qualcosa di diverso.


ECCO L’INCREDIBILE SEQUENZA AERO-FOTOGRAFICA

L’area, di proprietà della società “Legnami Carnevali”, si trova nel Comune di Rocca di Papa, sa-

COSI’ SI PRESENTAVA L’AREA NEL 1987 C’è solo una struttura

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COSI’ NEL 1998, 11 ANNI DOPO, la piccola struttura è raddoppiata

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NEL 2002 alcuni alberi vengono abbattuti e, oltre alle volumetrie del 1998, ci sono nuove costruzioni

5 ECCO LA FOTO DEL 2008, ci sono ancora delle modifiche nell’area

Nel 1987 (foto 1) c’era una sola piccola struttura che entro il 1998 subirà un prolungamento. All’inizio del 2002 (foto 3 ) esiste ancora un solo volume (quello allungato). Entro la metà dello stesso anno nell’area vengono realizzate altre opere per un’attività di tipo artigianale (lavorazione del legno di castagno), costruendo

l’impressionante sequenza aerofotografica che smentisce alcuni dati contenuti nella pratica edilizia.

NEL 2005 l’area è ben definita

6 SIAMO NEL 2013 dall’unica struttura originaria, tutt’intorno sono cresciuti altri volumi

nuovi volumi edilizi. Tra il 2002 e il 2005 (foto 4 ) vengono apportate altre modifiche. Tutte le opere realizzate dopo il 1983 e quindi non inseribili in un progetto di sanatoria, sono state invece sanate dal Comune di Rocca di Papa, non si comprende come. Infatti, la scadenza della sanatoria per gli immobili abu-

sivi era il 1983 (legge n. 47 del 1985), ma gli immobili sanati risultano costruiti solo a partire dalla metà del 2002. Addirittura tra il 2008 (foto 5) e il 2013 (foto 6) altri interventi “accessori” vengono portati a termine e l’area appare occupata da un “sistema” di strutture, sviluppatesi intorno al piccolo edificio del 1987.

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lendo su via dei Laghi, al km 10,600 (immediatamente prima di Palazzolo). Di seguito riportiamo

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A P P R O F O N D I M E N T O


ROCCA DI PAPA Durante l’ultima edizione della Sagra delle castagne

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il Segno - Novembre 2013

LaProLocoeicontributi per la Sagra... taroccati

di Luigi Serafini L’ultima sagra delle castagne ha fatto registrare una grande partecipazione di visitaori, circostanza favorita anche dalle giornate fin troppo calde che il mese di ottobre ci ha regalato. Come al solito non mancano le ombre dell’organizzazione targata “Pro Loco”, a cominciare dal prodotto, cioè la castagna, che dovrebbe essere almeno di buona qualità se non ottima o eccezionale. Purtroppo, per Il presidente della Pro Loco il secondo anno consecutivo, Emiliano D’Andrea la qualità delle caldarroste era molto bassa, al di sotto del limite secondo noi consentito. Per non parlare dei banchi di vendita delle castagne al chilo, che dovrebbe essere un altro veicolo di propaganda del “prodotto festeggiato” e invece in tutta la sagra c’era un solo venditore. Ma andiamo alle vere ombre, visto che uno dei locali adibiti (per l’occasione) a vendita di prodotti alimentari ha ricevuto la visita della Guardia di Finanza che ha anche elevato un verbale vista l’assenza delle necessarie autorizzazioni per esercitare. Fortunatamente per gli organiz- la Pro Loco visto che zatori della sagra, i finanzieri, compresa la se non versavi quanto gravità della cosa, hanno poi desistito dal richiesto non potevi fare il giro di tutti gli stand di ristoro e ven- nè esporre, nè cucinare, nè insomma pardita presenti lungo il percorso della sagra, tecipare alla sagra? altrimenti oggi staremmo a parlare di una Ricordiamo che i contributi liberali (o vomanifestazione saltata per “assenza di au- lontari) sono disciplinati dal Decreto Legislativo n. 460 del 1997, secondo cui il torizzazioni”. La cosa ancora più grave è che lo standista documento di ricevuta può essere iscritto pizzicato dalle fiamme gialle si sarebbe nella dichiarazione dei redditi per le dedugiustificato con il fatto di aver pagato una zioni/detrazioni previste dalla legge da quota alla Pro Loco per poter allestire il parte di chi ha effettuato tale donazione locale durante la sagra. Una circostanza (più in dettaglio: “Erogazione detraibile, confermata da tutti gli standisti e locali ai sensi dell’art. 13bis del D.P.R.917/86, presenti alla sagra. Centinaia di euro pa- come introdotto dall’art.13 D.Lgs. 460/97, gati non si comprende bene a che titolo per le persone fisiche; erogazione deducivisto che nelle ricevute rilasciate si parla di bile, ai sensi dell’art. 65 comma 2 lettera c“contributo volontario per finalità istitu- sexies del D.P.R. 917/86, come introdotto zionali” (vedi foto sopra). E che ricevute! dall’art. 13 D.Lgs. 460/97, per le imprese). In realtà stiamo parlando di foglietti di Guardando invece le ricevute rilasciate carta con un timbretto in alto, una firma il- dalla Pro Loco, non c’è nè il riferimento legibile, senza numerazione progressiva e delle norme, nè l’informativa sulla possisenza la dicitura “sagra delle castagne”. bilità di detrazione, nè lo spazio per il codice fiscale dell’erogatore. Appunto: contributi volontari! Ma di quale volontarietà e liberalità parla Poi c’è l’aspetto più grave: perché la Pro

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Loco parla di contributi liberali se invece sono obbligatori? Roba da Striscia la notizia visto che poco tempo fa, proprio sulla tv del biscione, è stato portato alla luce uno scandalo sui contributi mascherati da questa dicitura (volontari/liberali) mentre in realtà erano delle tassazioni fisse senza le quali non si poteva accedere ad alcuni servizi. A che titolo la Pro Loco ha incassato forzatamente tali somme? Perché non ha predisposto delle ricevute fiscali con la dicitura: versamento quota per sagra delle castagne”? A livello fiscale come verranno gestite ora le somme incassate? A quanto ammonta il totale corrisposto dagli stand, dagli espositori e da tutti gli altri? Domande per le quali attendiamo una risposta, visto che la Pro Loco per l’ultima sagra ha anche preso un contributo in acconto dal Comune di Rocca di Papa di 7.500 euro (delibera n. E 189 del 10 ottobre 2013).

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Spesa e potere

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ROCCA DI PAPA

il Segno - Novembre 2013

Etica, legalità e interesse generale di Gianfranco Botti Nonostante gli sforzi personali e di squadra per apparire all’altezza, tutti si rendono sempre più conto che in realtà, oggi, nessuno dei reggitori rappresenta qualcosa di utile amministrativo; e nessuno tanto meno riesce ad immaginare una qualche via di uscita da una situazione strozzata che ormai sembra avviata ad essere sistema. Proprio nel momento peggiore della sua storia postbellica il paese, insomma, si convince di dipendere da approssimativi, privi di senso complessivo, di visione e soprattutto di pre-visione. Non è un caso. Il deterioramento qualificativo delle classi politiche, infatti, è innanzi tutto un prodotto inevitabile di quella «democrazia della spesa» in corso da tempo nelle nostri parti, in forza della quale amministrare significa in pratica solo spendere, e poi ancora spendere, per cercare di accontentare quanti più questuanti possibile, con relative prospettive (realtà) di indebitamento. Quando le cose stanno così, per restare a galla basta disporre di risorse, non importa trovate come, o prometterne. La gestione si spoglia di qualunque necessità di conoscere, di capire, di progettare e, soprattutto, di scegliere e di decidere. Non solo, ma il denaro diviene a tal punto agganciato alla politica che esso finisce coll’apparirne il vero e

M

arket M i in

ultimo scopo: a chi lo maneggia come a chi lo chiede o lo riceve. Con la conseguenza, tra l’altro, che dove il denaro è tutto, inevitabilmente il «luscu e bruscu» ronza intorno e penetra. «La democrazia della spesa», insomma, è un meccanismo che, oltre a svilire progressivamente la sostanza e l’immagine della politica, contribuisce a selezionare i responsabili allegramente, non premiando mai quelli che pensano all’interesse generale, alla regolarità, all’economia, alla giustizia. E questo elenco di positività non è messo qua per farsi belli o per coionare i polli, rappresenta i fondamentali del buon governo, della sana amministrazione, con implicazioni di concretezza essenziale. Se ne prenda l’ultima, la giustizia, per la quale certe assunzioni fuori concorso non costituiscono un piacere al compare, sono prepotenze sparate contro chi ha smazzato per un diploma o una laurea e si vede scavalcato senza difesa. Lo stesso effetto lo ha la personalizzazione mediatica della politica, con ogni mezzo perseguita, anche obliquo, ormai centrale per ogni carriera politica. Da che mondo è mondo, la personalità in politica ha sempre contato moltissimo. Ma quando la valutazione di essa è fatta in gran parte attra-

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Il municipio di Rocca di Papa

verso apparizioni posticce, allora è ovvio che a contare siano specialmente lo scilinguagnolo (parlantina), la possibilità di scansare gli argomenti scomodi, la faccia tosta. Caratteristiche che però, come si capisce, non sono proprio quelle più significative se si vogliono eleggere amministratori capaci. Ad aggravare gli effetti di questa personalizzazione mediatica dei comandanti si aggiunge, paradossalmente, quasi a fare da contrappeso apparente, la progressiva spersonalizzazione, invece, delle loro decisioni: specie di quelle davvero serie. Cioè la virtuale deresponsabilizzazione degli stessi protagonisti. In pratica, hanno tutto il potere, non ne subiscono le conseguenze. Qualsiasi magagna producano, qualsiasi guasto causino, nessuno li chiama in causa, nessuno dà spiegazioni, nessuno le chiede. Nessuno ne paga la responsabilità. Parola, questa, che etimologicamente significa «ri-

sposta» e che non si pone in termini astratti. La responsabilità è un debito: verso il mandato ricoperto, verso gli interessati. La responsabilità del genitore è in famiglia verso i figli, nel garantir loro il futuro; la responsabilità dell’arbitro è in partita verso i giocatori, nel garantire l’applicazione del regolamento. La responsabilità degli amministratori origina nella sfera pubblica, alle esigenze della quale l’amministratore deve rispondere. Che sono tre: rispetto dell’etica, salvaguardia della legalità, attenzione all’interesse generale. In realtà, di esigenza per il settore pubblico ce ne sarebbe pure una quarta, quella dell’estetica, vale a dire la ricerca del bello, la cura del bello; ma che la contempli a fare? Allora fermiamoci alla tripletta -della morale, della regolarità, dell’economia-, e ove da questa si registrassero sgarri, che non venissero percepiti come misfatti, che non incontrassero contrasto adeguato, del paese sarebbe critica la condizione, sulla quale ogni cittadino non suddito potrebbe (deve) interrogarsi. Per fronteggiare i danni che ne verrebbero (che ne vengono).

POSTILLA Per anticipare che ritengo la promessa della funicolare un esempio calzante delle spese senza risultati. Verrà luglio, agosto, settembre, finirà l’anno. I lavori no, non saranno finiti. I soldi sì. Se ne chiederanno altri. Il compagno Zingaretti li darà. Mica sono suoi. Lui è bravo. A fare che? I cosi suoi. Lui è manovratore. E’ vietato disturbarlo. Specie per le antenne. Nessuno si azzarderà. Nessuno si rezzellerà. Per farlo, si aspetterà un altro Storace. E tutti pagheremo tutto. Stiamo friggendo. Noi, i figli, i nipoti.

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“La ricerca ossessiva di soldi per coprire il buco di bilancio” ROCCA DI PAPA

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di Danilo Romei* Si è svolta martedì 29 ottobre alle ore 12,30 alla presenza del Governatore del Lazio Nicola Zingaretti, la cerimonia per la posa della prima pietra della storica funicolare di Rocca di Papa. L’apertura del cantiere da parte del Cotral Patrimonio, proprietario della struttura, darà il via all’intervento di ripristino del collegamento a trazione elettrica tra la centralissima piazza della Repubblica e Borgo Valle Vergine, un centinaio di metri più a valle. I lavori, grazie a un finanziamento regionale di 6 milioni di euro, prevedono il ripristino della due stazioni, di valle e di monte, nonché del tracciato e il recupero delle corriere esistenti. Questo è ciò che si legge ovunque nelle agenzie di stampa, questo è ciò che è stato proclamato a gran voce dal Sindaco Boccia e dai suoi fedeli e fidati amministratori. Eppure mi chiedo, Rocca di Papa vedrà davvero il ripristino della funicolare? A quale scopo ripristinare un binario morto? Sarà l’ennesima opera incompiuta? Costume di questa amministrazione è la ricerca ossessiva di soldi, di finanziamenti che vadano a coprire buchi, voragini di bilancio creati con l’arte sopraffina dello spreco, della superficiale ed allegra (in)capacità di gestire e curare la cosa pubblica. E’ costume di questa amministrazione lamentare crisi per sottrarsi al dovere

il Segno - Novembre 2013

Il murales di Carfagna per i 30 anni dell’Avis

di sostenere i cittadini più bisognosi, quelli che vivono sulla propria pelle, ogni giorno, la privazione alla fondamentale dignità a un lavoro. E’ costume di questa Amministrazione non dare con la mano sinistra quel che nasconde con la mano destra. Per questo temo che la cerimonia per la posa della prima pietra sia stato l’ennesimo “bluff” dell’amministrazione, una mossa “astuta” anche in vista delle prossime elezioni, per raccogliere il merito dell’iniziativa e, con questa, una manciata di voti in più da parte di cittadini in buona fede, visto che la credibilità verso gli attuali amministratori è ormai ridotta ai minimi termini. Ogni pietra avrà un ruolo strategico, un peso politico, una posa di facciata. Ogni pietra sarà motivo di merito proclamato o causa di impossibilità al dovere d’amministrare. Per questo temo che noi, i nostri figli e le prossime generazioni, dovremo continuare a ricordare o immaginare da vecchie fotografie in bianco e nero com’era la funicolare di Rocca di Papa. *Consigliere Comunale

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Lo scorso 27 settembre il presidente dell’Avis di Rocca di Papa, Bruno Eleuteri, ha consegnato una targa al nostro Franco Carfagna che ha realizzato il murales presso la sede Avis, dedicato ai donatori volontari di sangue in occasione del loro trentennale dalla nascita.

Fondi per i cani abbandonati Il Comune di Rocca di Papa, con delibera n. E193 del 15 ottobre scorso, ha stanziato la cifra di 3mila euro come sostegno per gli animali abbandonati presenti sul suo vasto territorio che, ricordiamolo, è tra i più estesi dei Castelli Romani. La cifra servirà unicamente per il mantenimento dei cani in base al preventivo presentato dalla ferramenta

“Proietti e Del Nero”. Nella delibera l’amministrazione spiega che “a Rocca di Papa, al fine di evitare il ricorso all’accalappiamento e successivo mantenimento a vita dei cani randagi, si sta cercando di promuovere l’istituzione del cane di quartiere e stimolare lo spirito di volontariato in favore degli animali e dell’ambiente”.

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ROCCA DI PAPA Riceviamo e volentieri pubblichiano il Segno - Novembre 2013

“Il Parco dei Castelli devecombatteregli abusi”

di Stefano Galli* In relazione al dibattito nato sul mensile locale “Il Segno” intorno alla conduzione del Parco Regionale dei Castelli Romani intendiamo esprimere anche il nostro pensiero. Troppe volte abbiamo ascoltato interventi, ora provenienti da alcuni esponenti dell’attuale giunta Boccia, ora da membri di alcune associazioni, ora da forze politiche o da Sindaci di altri Comuni dei Castelli Romani tutti tesi a descrivere il Parco come un Ente inutile e superfluo capace solamente di incrementare il lavoro burocratico e amministrativo per essere convinti che il relativo problema sia da addebitare a questo o quell’altro Commissario.

Il fatto è che per troppo tempo, crediamo da almeno dieci anni, il Parco ha abdicato al suo compito di difesa e promozione del territorio piegandosi alla logica imperante che vuole l’economia passare attraverso una edificazione libera e selvaggia in spregio ad ogni vincolo ambientale e legislativo, inoltre, la nomina dei componenti del Direttivo del Parco, anziché privilegiare le “competenze”, era ed è stata condizionata dalla “sete” delle correnti politiche per assicurare visibilità e posizioni creando seri problemi anche all’interno della struttura tecnica. Tra l’altro il Piano di Assetto, strumento essenziale per una gestione virtuosa dell’Ente deliberato circa tre anni fa il cui contenuto mostrava nella forma

e nel carattere eccessivo “minimalismo”, pur essendo alla nostra valutazione poco attraente, abbiamo ritenuto necessaria la sua attuazione piuttosto che lamentarne l’assoluta mancanza, ciò nonostante non ha mai ricevuto l’ufficialità dalla Regione. Il Parco Regionale invece lo desideriamo nel pieno delle sue funzioni, che si erga a baluardo di fronte ad ogni tipo di abuso, che metta a frutto l’impiego dei guardaparco, che sia soprattutto un luogo di incontro per gli Amministratori locali e Associazioni per mettere a punto nuove strategie che siano il volano di uno sviluppo sociale ed economico compatibile alla storia e all’ambiente del territorio dei Castelli Romani. Poniamo l’accento sull’impor-

Sotto accusa il cambio del “Nulla Osta” del Parco

La lottizzazione di via dei Corsi prima non si può fare... poi sì!

di Luigi Serafini È proprio vero che le cose cambiano con le stagioni, ma non stiamo parlando del colore degli alberi, ma dei Nulla Osta del Parco dei Castelli Romani, che sono i permessi per costruire. In questo caso si tratta di una lottizzazione. Ripercorriamo sinteticamente i fatti: nel 2009 il Comune di Nemi vuole fare una lottizzazione dentro il bosco a ridosso di via dei Corsi, attigua alla sorgente di Fontan Tempesta, un luogo splendido dal punto di vista paesaggistico. Il Parco risponde che

Il Bi sco ttiere 2 P iz z er ia - P an e Pi z ze T on d e

non è possibile per tutta una serie di aspetti ambientali e normativi. La cosa sembrava finita lì ma, cambiato il paesaggio politico e con la presenza del commissario del Parco espresso dalla destra dell’allora presedente della Regione Lazio Polverini, il parere negativo del Parco, su una nuova richiesta del Comune di Nemi fu prontamente capovolto e, miracolo dei miracoli, diventò un sì. Un sì che a rileggere le carte non appare per niente motivato. Non c’è scritto, per esempio, dove e di che

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tanza del Parco perché da questa Istituzione si possa sviluppare una visione del territorio dei Castelli Romani altamente e profondamente condivisa in tutti i suoi aspetti più qualificanti (ambiente, tutela dei siti archeologici, recupero dei Centri storici, equilibrio idrogeologico). Non è troppo lontana la data da cui prenderà l’avvio della costituzione della Città Metropolitana di Roma diretta conseguenza dell’abolizione della Provincia, essa prevede l’allargamento dei propri confini assimilando il nostro territorio; ecco un’altra ragione dell’utilità dell’Ente Parco per intraprendere la giusta direzione di sviluppo complessivo che anticipi il futuro del nostro Territorio, al tempo stesso determinandolo. Siamo fermamente convinti sia anche questo il compito a cui gli Amministratori dell’Ente Parco sono chiamati ad assolvere ed auspichiamo che al più presto venga intrapresa tale strada per non rischiare di trovarsi in netto ritardo rispetto ai radicali cambiamenti che già si intravedono all’orizzonte. Coordinatore Circolo SeL “Enrico Berlinguer”

tipo sarebbe stato l’errore commesso quando invece fu formulato un parere negativo. Chissà se la contiguità politica tra commissario del Parco Marco Mattei, allora assessore all’ambiente regionale e sostenitore del sindaco di Nemi, Alberto Bertucci, possa aver avuto un significato. Per molti pare che sia questa la reale spiegazione del ripensamento. Al Comune di Nemi ora hanno preannunciato una conferenza di servizi su cui ci si dovrà di nuovo esprimere sulla lottizzazione. Parteciperà anche il Parco. Attendiamo di conoscere se le motivazioni ambientali che avevano spinto l’Ente a esprimere un diniego siano sempre le stesse, oppure sia cambiato qualcosa. Siamo sempre lì: abbattere boschi per tirare su villette pare che sia un buon affare per un certo tipo di politica, quella più incapace e rapace. Corso della Costituente, 10 Rocca di Papa

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ROCCA DI PAPA

il Segno - Novembre 2013

“La biblioteca deve diventare punto d’incontro della cultura” Intervista ad Annalisa Gentilini, responsabile della biblioteca comunale

di Marcello Loisi Uno dei centri culturali più importanti del nostro paese è sicuramente la Biblioteca Comunale. Per questo, abbiamo posto alcune domande ad Annalisa Gentilini, responsabile del settore dei Servizi sociali e, da quest’anno, anche della biblioteca. Com’è nata l’attuale sede della biblioteca? Fino ad alcuni anni fa, i testi erano conservati in un piccolo edificio poco distante dal municipio, ma non era più in grado di garantire gli spazi necessari né alla conservazione né alla consultazione dei libri. L’esigenza di spostare la sede da qualche altra parte si era fatta via via sempre più urgente. Nel 2002, Carlo Cofini, primo bibliotecario di Rocca di Papa, assieme all’amministrazione comunale, riuscì a far ristrutturare un vecchio edificio di proprietà del Comune, in viale Enrico Ferri, il quale fu adibito a biblioteca. La biblioteca di Rocca di Papa aderisce dal 1990 al Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani (SBCR). Quali sono i vantaggi di far parte di questo consorzio? I vantaggi principali sono a favore dell’utenza. Penso, soprattutto, ai cataloghi consultabili su Internet, grazie ai quali è possibile richiedere il prestito dei libri, anche quelli conservati nelle altre biblioteche del consorzio. Una navetta, infatti, è dedicata solamente a questo, ossia al trasporto, da un nodo a un altro della rete, dei libri richiesti dagli utenti. Far parte del SBCR consente anche alle singole biblioteche di poter scambiare informazioni e competenze tra loro, nonché di risparmiare, operando delle piccole economie di scala e accorpando alcuni centri di costo, come parte di quelli amministrativi. Come funzionano i nuovi acquisti? Ogni anno, per legge, ciascun Comune deve destinare una

somma sia per le migliorie dell’arredo sia per l’acquisto dei libri. In genere, si cerca di concertare, insieme alle altre biblioteche del consorzio, le decisioni sulle nuove acquisizioni. Il risultato di questi accordi è stato quello di avere, in ogni realtà dei Castelli, una struttura focalizzata su alcuni temi, specialmente quelli più legati al territorio in cui si trova. Ad esempio, la nostra biblioteca si è specializzata nei testi relativi a Rocca di Papa e nella letteratura per l’infanzia. Chi e quante persone vi lavorano? Prima, gli addetti erano due e facevano parte del consorzio, ma erano a carico dell’amministrazione comunale. Purtroppo, a causa della crisi economica, abbiamo dovuto fare a meno di queste figure, le quali pesavano eccessivamente sul bilancio. Ovviamente, non potevamo la-

Annalisa Gentilini

sciare la struttura chiusa, perciò abbiamo formato due persone interne all’organigramma comunale, alle quali è stata affidata la gestione della biblioteca. In questo modo, siamo riusciti a garantirne l’apertura per una parte della giornata, ma occorrerebbe incrementare il personale, cosa che al momento risulta impossibile, anche se stiamo pensando ad una soluzione che coinvolga gli studenti universitari attraverso degli stage. Ci si potrebbe anche rivolgere al volontariato, ma non può essere considerata una soluzione di lungo periodo. Oltre a ciò, dal momento in cui Co-

fini è andato in pensione, è rimasto scoperto il ruolo di direttore. Non potendo assumere personale, l’Amministrazione comunale ha dato l’incarico (non remunerato) alla sottoscritta. Speriamo che prossimamente si possa dare la possibilità ai neolaureati di poter partecipare a un bando e risolvere questa situazione. Che tipo di attività vengono promosse dalla biblioteca? Soprattutto corsi di lingue e ripetizioni, sia come forma di educazione permanente per gli adulti, sia come progetto indirizzato ai giovani. Da poco, abbiamo offerto degli spazi per la sede del Gruppo Archeologico Latino, il quale si è recentemente ricostituito dopo tanti anni. Inoltre, insieme al Museo Geofisico e al Teatro Comu-

La biblioteca di viale Enrico Ferri

nale, stiamo cercando di organizzare un polo culturale, un punto di riferimento per la comunità che sia capace di conservare la propria identità, ma anche di saperla rinnovare e integrare. A proposito di integrazione, in che modo vengono coinvolte le minoranze culturali nelle attività promosse? Purtroppo, bisogna ancora fare molto per raggiungere una vera e propria coesione culturale. Oggi, all’interno delle famiglie immigrate, sono i bambini che veicolano la cultura del posto. Occorre quindi puntare su di loro per ottenere dei risultati efficaci e duraturi. La formazione delle giovani generazioni costituisce il vero risultato da raggiungere.

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Centro anziani, bilancio in attivo ma le adozioni a distanza saltano ROCCA DI PAPA

il Segno - Novembre 2013

Il vice presidente del Centro Anziani di Rocca di Papa, qualche giorno fa, ci ha manifestato le sue rimostranze in merito alla lettera pubblicata sul Segno di ottobre inerente alcuni comportamenti poco idonei che si verificherebbero nella sede, a cominciare da un linguaggio poco lusinghiero che verrebbe usato da alcuni soci soprattutto durante le partite a carte. Dice, il vice presidente, che da quando c’è lui le cose sono migliorate e che la situazione non è come descritto nella lettera anche se, ha ammesso, qualche scalmanato ci può pure essere. A lui dà fastidio che alla fine si critica soltanto l’attuale dirigenza senza tenere conto che le cose, con essa, sarebbero molto migliorate. Ha fatto l’esempio del bilancio che in questo periodo, anche con sostanziali tagli dei finanziamenti da parte del Comune, è tenuto in ordine e ha permesso di fare le cose per bene. Ha infine detto che vorrebbe che si desse voce anche ai membri del Consiglio (e ad altri che frequentano il Centro) per capire meglio se si è esagerato descrivendo negatività ma tacendo gli aspetti positivi. Il Segno è sempre stato un giornale aperto al confronto e alla discussione e, ancora una volta, ribadiamo la nostra piena disponibilità ad ospitare lettere e punti di vista di qualunque Consigliere, o iscritto, su ciò che riguarda l’attività del Centro, come è sempre stato. Con la stessa libertà, ospitiamo lettere e interventi che manifestano del malessere su alcune questioni, premettendo che la dicitura “lettera firmata” non significa che chi scrive è un anonimo ma semplicemente che il Direttore del giornale conosce nome e cognome ma, per scelta, si preferisce non pubblicarlo. A questo proposito, diamo voce ad alcuni iscritti del Centro Anziani, che vogliono aprire la discussione su altri

aspetti specifici, già sapendo che il Comitato di gestione del Centro storcerà la bocca. A loro, i Consiglieri, diciamo che, se vogliono, potranno replicare sulle nostre stesse pagine.

sona che magari aveva anche concorso nella lista per il rinnovo del Comitato di gestione. Passiamo ad altro. Finalmente, dopo dieci mesi, alla presenza di 20-25 persone riunite in assemblea generale, è stato approvato il Recentemente, una signora iscritta al Cen- bilancio dell’anno 2012 (chiuso in attivo tro Anziani di Rocca di Papa, ha elogiato con oltre 3mila euro). In questo bilancio, ci alcune cose organizzate dal Comitato. Pre- sono voci che dovrebbero essere spiegate. messo che la nostra non è una polemica, Per esempio: perché alla voce “lavori tinvorremmo semplicemente aprire un dia- teggiatura del Centro” in “primis” (se non logo come si fa tra amici, aiutandoci a vi- andiamo errati) la somma era di circa 600 cenda a valutare le cose con onestà e euro, dopodiché tale cifra è stata a dir poco tenendo presente che in qualsiasi cosa c’è dimezzata? Si è trattato solo di uno sbaglio, sempre il rovescio della medaglia. Se è oppure in quella cifra era stato inserito (e poi tolto) il contributo di chi aveva lavorato? Ma al di là di decisioni giuste o sbagliate, siamo certi che anche chi ha elogiato il Comitato, rimarrà interdetto nel leggere l’argomento che segue. Visto, come detto, che il bilancio 2012 è stato chiuso in attivo, non esiste giustificazione alcuna rispetto alla scellerata decisione del Comitato di gestione dal “cuore d’oro”, di non rinnovare l’adozione a distanza di sei bambini per i quali il Centro Anziani di Rocca di Papa La sede del Centro Anziani ai Campi contribuiva al loro mantenimento da oltre otto anni. Un contributo per vero, come dice, che coloro che “coman- dare a questi bambini e bambine la possibidano” al Centro hanno fatto delle cose lità di studiare e una speranza per un futuro “buone”, è altrettanto vero che costoro ne migliore. Invece no, malgrado l’attivo di hanno fatte anche di “cattive”. gestione di 3mila euro, hanno preferito inPartiamo dalle più recenti. Il Comitato, con terrompere le adozioni a distanza. Magari il suo modo arrogante e autoritario, dopo per poter organizzare qualche pranzo o gita aver portato i vecchi gestori del bar interno in più! Una vera e propria vergogna e, per a dare le dimissioni, ha indetto un bando questo, chiediamo con forza che tale picper raccogliere i nominativi di chi voleva colo contributo venga riattivato (essendo prenderlo in gestione. E’ un diritto o no, da soldi di tutti gli iscritti). parte dei soci, sapere quanti e chi sono co- Ringraziamo ancora una volta la direzione loro che hanno risposto a tale bando? Visto del Piccolo Segno sempre disponibile a che per noi è rimasto un mistero, ci viene il dare spazio a chiunque lo chieda. dubbio (solo il dubbio sia chiaro) che il loro Noi Soci “buon cuore” avesse scelto da tempo la per(Lettera firmata)

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ROCCA DI PAPA

Ivan Cavaterra porta in trionfo il Lazio e la scuderia di Rocca

E’ ancora Rocca di Papa a salire sugli altari degli onori nell’Endurance, la competizione equestre di resistenza tra le più praticate in assoluto. A portare il nome della nostra città in giro per l’Italia e per il mondo è il gruppo sportivo “Endurance Rocca di Papa” di via Pozzo del Principe nel quartiere dei Campi d’Annibale. A trionfare, stavolta, è stato Ivan Cavaterra (che montava proprio un cavallo della scuderia roccheggiana) in una gara difficile e sofferta com’è stata la Coppa delle Regioni svoltasi ad Arborea, in Sardegna, lo scorso 12 ottobre, organizzata dal Comitato regionale della Fise e dall’Horse Country Resort, un resort grandissimo che abbina la passione per il mare a quella per i cavalli. Ivan, insieme agli altri atleti, ha permesso al Lazio di vincere il prestigioso trofeo, secondo posto per l’Emilia Ro-

magna e terzo per la Liguria. Infatti, grazie alla prima posizione nelle categorie CEN/A sui 60 km e Debuttanti sui 30 km, e alla seconda nella difficilissima CEN/B 90 km (quella di Ivan che, cavalcando SDP Gazzarah, ha raccolto 36 punti), la squadra laziale ha portato a casa il risultato pieno totalizzando ben 104 punti, otto in più della squadra emiliana che ha dominato la prova lunga ma è rimasta indietro nelle altre due. Insomma, una gara avvincente e combattuta fino alla fine, preparata molto bene dal selezionatore Alessandro Salari, che si è fatto davvero in quattro per i cavalieri e i cavalli, gestendo il tutto con quella tranquillità tipica del suo stile che ha messo gli atleti a proprio agio! Per l’Endurance Rocca di Papa un’altra grande soddisfazione da inserire nella già ricca ve-

I 400 anni di S. Carlo Borromeo

San Carlo Borromeo, dopo 400 anni, sarà stanco di questo nostro paese che ormai stenta perfino a festeggiarlo. Malgrado l’annuncio apparso sui tabelloni pubblici, che evidenziavano l’importante ricorrenza, pochi si sono accorti del clima di festa e di riflessione in giro per il paese. Sarà per il cinquecentenario. Almeno speriamo.

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il Segno - Novembre 2013

Ivan (a sin.) durante una fase della gara

Il numeroso gruppo dell’Endurance laziale

trina. Per Ivan Cavaterra un successo sofferto ma, proprio per questo, ancora più bello che lo ripaga dei tanti sacrifici fatti, senza dimenticare la bravura

del cavallo SDP Gazzarah, una purosangue araba, orgoglio di Davide Fondi e dell’intera scuderia roccheggiana. (A.S.)

La splendida voce di Jessica Rosas incanta al New Talent Europa

Dopo aver partecipato alle varie selezioni di Xfactor, Premio Mia Martini e Ti lascio una canzone, la giovane cantante roccheggiana Jessica Rosas sta avendo uno stripitoso successo al concorso “New Talent Premio Europa” per cantanti emergenti (una sorta del nostro Cantagiro), che si sta svolgendo in vari Comuni della provincia di Roma. La kermes, alla quale partecipano decine di giovani cantanti, organizzata dall’agenzia Stratos Music (il cui direttore artistico è il faJessica Rosas moso cantautore Valentino), vede primeggiare in quasi tutte le serate la nostra bravissima Jessica che, con la sua splendida voce, ha entusiasmato il pubblico. La manifestazione proseguirà con una serie di apparizioni televisive. Alla fine delle numerose esibizioni, le migliori giovani promesse della canzone italiana parteciperanno a una tournée all’estero. A Jessica Rosas (nipote del nostro amico Enea Trinca e della moglie Rosa) va il nostro grande in bocca al lupo! Giulia De Giorgi


il Segno - Novembre 2013

Cultura e

... dintorni

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Il “mistero” lle e c i delle rott G

Alla scoperta delle tombe scavate nella roccia viva

di Andrea Sebastianelli La recente visita guidata presso l’area delle “Grotticelle”, organizzata lo scorso 27 ottobre dal nostro giornale (a cui hanno partecipato quasi 40 persone), mi dà l’occasione di parlare di queste tombe scavate interamente nella roccia viva. Si tratta di una piccola collina (prospiciente Monte Cavo, l’antico mons Albanus), posta a circa 850 m sul livello del mare, si presenta scoscesa su tutti i lati, posta sopra la vallata del Vivaro, a ridosso delle valli Bislunga (o Gnaccara) e del Ciaraso, e di una sorgente chiamata Serèula. Sulla sua sommità ancora oggi si possono vedere i resti di una “casetta agraria”, utilizzata in passato dai boscaioli durante le operazioni di taglio dei castagni e oggi ridotta a rudere. Sono due le tombe scavate nella roccia ed entrambe presentano un corridoio di accesso (dromos) che conduce a una piccola camera sepolcrale semicircolare.

Breve storia delle ricerche Le “grotticelle” sono note ai boscaioli di Rocca di Papa da sempre ma la loro individuazione ufficiale risale al 23 novembre del 1983 quando Angelo Capri, ricercatore dei Castelli Romani, inviò una relazione alla Soprintendenza Archeologica del Lazio. Successivamente si dedicò alle ricerche anche Pino Chiarucci, storico direttore del Museo Civico di Albano Laziale, e a lui si deve anche il primo resoconto sulle due tombe apparso su “Documenta Albana” (II serie, nn. 4-5, 1982-83) con tanto di piante e sezioni. La stessa equipe del Chiarucci, durante le operazioni di ripulitura delle tombe e dell’area circostante, individuò altre tombe rimaste inesplorate.

Le tombe a grotticella di Rocca di Papa

ture di Rocca di Papa ricordano molte le “tombe a grotticella” dell’Eneolitico (3400-2200 a.C.) dell’Italia centro-meridionale individuate nell’area del fiume Fiora (tra la Toscana e il Lazio settentrionale) e classificate come “facies di Rinaldone”, e quelle emerse nella zona di Buccino-Pontecagnano, nel salernitano (classificate come “facies di Gaudo”).

Le tombe a grotticella dell’Eneolitico Queste tombe sono diffuse soprattutto nell’Italia centro-meridionale. Non esiste una tipologia Un’ipotesi unica di tali sepolture. di datazione Per quanto riguarda l’acLa datazione delle due cesso, ad esempio, alsepolture è piuttosto cune (come quelle di complessa, essenzialRocca di Papa) presenmente per due motivi. Il tano un corridoio, altre primo è che le tombe, al invece hanno solamente momento dell’analisi la porta d’ingresso. DifUno dei momenti archeologica effettuata ferenze si riscontrano della visita a Grotticelle nell’83, erano già vuote anche nella cella sepola parte alcuni piccoli frammenti ceramici crale. Nella maggior parte dei casi si tratta recuperati nella terra d’accumulo e, per le di una cella unica, ma esistono anche loro condizioni, poco utili per avanzare una esempi a due celle (Poggialti Vallelunga) e datazione affidabile. Il secondo motivo, le- a tre (Tarquinia), mentre alcune presentano gato al primo, è che datare una tomba è anche un vestibolo quadrangolare. Diffepossibile soltanto se la tomba è integra o, rente è pure il tipo di roccia utilizzato (train caso contrario, effettuando uno scavo vertino, scisto, tufo, arenaria), ma questo estensivo nell’area circostante così da avere dipendeva ovviamente dal luogo in cui si una stratigrafia certa. Nel nostro caso, preparavano le sepolture. Interessante è quindi, al momento è possibile effettuare anche il rituale di deposizione, di cui esisoltanto un’ipotesi di datazione connessa stono esempi differenti. La tendenza magalla tipologia delle tombe e alla tecnica co- giormente attestata vedeva il defunto struttiva. In base a questi elementi, le sepol- deposto in posizione rannicchiata su fianco

sinistro, in quella che viene definita “posizione fetale”. La ricerca archeologica ci permette di dire che, essendo il numero delle deposizioni piuttosto basso rispetto al numero degli abitanti delle varie comunità, le “grotticelle” sepolcrali erano riservate ad un’esigua parte della società, forse a quegli individui che godevano di un particolare prestigio all’interno del gruppo.

Le sepolture di Rocca di Papa Le sepolture di Rocca di Papa, caratterizzate da una camera sepolcrale semicircolare di piccole dimensioni, da un corridoio d’accesso a forma d’imbuto e da un timpano che copre la parte finale del dromos, unitamente ad altri indizi come, per esempio, alcuni tagli effettuati sul banco tufaceo e una serie di terrazzamenti di natura artificiale, ci dicono che nei pressi insisteva un villaggio dedito probabilmente al pascolo. Alcuni autori, un po’ forzatamente, tendono a riconoscere in questo villaggio la protostorica città (ma sarebbe meglio dire pagus, villaggio) facente parte della Lega Latina, Cabum, presente nei resoconti contenuti nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio (23-79 d.C.). Nella sua opera monumentale, l’autore latino parla di 47 villaggi scomparsi senza lasciare traccia. Plinio cita, in verità, la “città dei Cabiensi”, successivamente associata al nome Cabum. Seppur affascinante come ipotesi, l’abbinamento a Cabum delle “tombe a grotticella” di Rocca di Papa appare quantomeno azzardato. Ciò non toglie che uno scavo estensivo su tutta l’area potrà permettere di individuare altre sepolture (e forse il relativo abitato) così da giungere a una datazione certa.


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GENERI

La strana morte di Allan Poe

il Segno - Novembre 2013

Nell’ottobre del 1849 si spegneva il maestro dei racconti del terrore

di Camilla Lombardozzi Sono un po’ di anni ormai che nel panorama letterario dei giorni nostri, oltre ad andare per la maggiore gli Youngadult, è tornato alla ribalta il giallo per eccellenza; grazie a Stephen King che in tempi moderni è lo scrittore che più affascina e rapisce letteralmente l’attenzione del lettore; a Camilleri, che con il suo Montalbano ci ha regalato letture a dir poco piacevoli; a Giorgio Faletti che con Io Uccido ha saputo conquistarsi un posto lassù, tra gli annoverati di questo genere letterario… Ma, per gli amanti di questa pietra miliare della letteratura Thriller psicologica, Horror e poliziesca, l’autore per eccellenza di cui ancora oggi sentiamo un ego monumentale è senza ombra di dubbio Edgar Allan Poe. La morte dello scrittore rimane uno dei grandi misteri del mondo letterario, tanto da riuscire a far realizzare nel 2012 un film, intitolato “The Raven”, in cui si cerca di dare un’ipotetica teoria sulla prematura scomparsa di Poe, riprendendo alcuni tratti salienti di ciò che realmente successe. Poe fu ritrovato il 3 ottobre del 1849 a vagare per le strade di Baltimora in uno stato confusionale, fu ricoverato al Washington College, dove vi rimase sino al 7 ottobre, data della sua morte, secondo le dichiarazioni di Joseph W. Walker, l’uomo che diede immediatamente assistenza allo scrittore. Nei giorni precedenti alla scomparsa Poe ripeteva sempre un nome, Reynolds, ma non fu mai chiaro a chi lui si riferisse. Nella pellicola, invece, Reynolds è il nome di un serial killer che, rimasto affascinato dalla poetica dello scrittore, decise di omaggiarlo mettendo in atto alcuni degli omicidi più efferati racchiusi all’interno dei racconti di Poe. Quest’ultimo, per salvare la vita della donna che ama, è costretto a bere un infuso di alcool e droghe che lo porterà alla morte.

La Festa, sbarca l’horror italiano in dieci puntate

Edgar Allan Poe

É chiaro che la trama del film ha l’obbligo di destare una certa curiosità nello spettatore; anche se la pratica del cooping, ovvero quella di somministrare alcool e droghe al fine di piegare la volontà dell’uomo affinché questo dia il voto ad un determinato candidato, era parecchio in voga all’epoca, nonché fu una delle teorie prese in esame nelle perizie mediche successive alla morte dell’autore. Tuttavia, stando agli atti del 1996, sembrerebbe che Poe sia morto perché aveva contratto il virus della rabbia; ma, prosegue R. Michael Benitez (cardiologo dell’Università del Maryland), non essendo stata fatta un’autopsia, tale diagnosi non si può dare con certezza. Perciò, cari amanti dei gialli psicologici, o degli Horror a tinte più fini e dei polizieschi adrenalinici, sfoderate la vostra fantasia e se Edgar Allan Poe ha suscitato in voi un’abbondante dose di curiosità per il mondo del mistero, spolverate i vostri libri e dateci dentro con la lettura di colui che ha inventato il genere Thriller/Horror per eccellenza. Intanto vi lascio con una frase che il nostro autore ci ha regalato: “Gli uomini mi hanno chiamato pazzo, ma, nessuno, ancora ha potuto stabilire se la pazzia è o non è una suprema forma d'intelligenza”. Voi che ne pensate?

Auguri per la laurea di Martina Massacci

Il 20 settembre scorso si è laureata in psicologia clinica, Martina Massacci, figlia di Nadia Rufini e Maurizio Massacci. La tesi di laurea ha affrontato un tema molto attuale e dibattuto: “La necessità della salvaguarda della lingua madre nella scuola e l’integrazione della stessa con la lingua del paese ospitante”. Il voto conseguito è stato di 99/110. A Martina, e ai suoi genitori, vanno gli auguri dell’intera redazione del Segno.

Halloween sembra essersi imposta ormai come festa annuale anche nel panorama italiano, nonostante il primato resti sempre agli Stati Uniti, il famoso Trick or Treat? è divenuto patrimonio globale. Lo scorso 31 ottobre nella cosiddetta notte di Halloween è apparsa per la prima volta in rete, su Youtube e Dailymotion, il primo film italiano pensato esclusivamente per il web. La pellicola, visibile in rete gratuitamente, rappresenta un progetto sperimentale ed indipendente di Simone Scafidi; il film, diviso in dieci puntate, si intitola “La Festa” e vede come protagonisti dieci ragazzi/e che per festeggiare Halloween si recano in una villa in collina per far baldoria, filmando il tutto con una telecamera. Come i classici Horror tendono a farci mostrare in tutte le pellicole, ciò che era un semplice party di divertimento si trasformerà in un vero e proprio massacro, nella casa infatti, irrompono quattro adulti che sottoporranno i dieci adolescenti ad un gioco ad eliminazione mortale, il tutto ripreso dalla stessa telecamera che avrebbe dovuto immortalare una serata all’insegna del divertimento per i ragazzi. La video-cassetta contenente il macabro e sadico gioco sarà inviata alcuni mesi dopo sotto forma di dvd anonimo alle famiglie dei giovani scomparsi, perché nessuno di loro è stato ritrovato nella villa in collina. Che fine avranno fatto?! Un Horror ad alto contenuto adrenalinico il quale tende -dice il regista- a sottolineare un concetto importante per le nuove generazioni che si affacciano in rete: “La Festa è il ritratto di una generazione che organizza un evento solo per riprenderlo e finisce per sottostare alle impreviste regole che esso impone loro”. La pellicola è stata prodotta dalle case di produzione milanesi Ardaco e Gogarin, in associazione con A Buzz Supreme (che ha curato la colonna sonora) e distribuita solo sulle piattaforme web sopra citate, raggiungendo migliaia di visualizzazioni; un dato importante e ancor di più allarmante, che fa comprendere in maniera eloquente, l’assiduo attaccamento che i giovani hanno verso il web, soprattutto per i social network. Camilla Lombardozzi


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CULTURA

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Su Raitrelagrande sfida degli scrittori emergenti Tra i libri selezionati anche quello di un roccheggiano

di Daniela Di Rosa La tv, si sa, è un grande supermercato e puoi trovarci di tutto, è sovraffollato di reality, di talk, di varietà, di Xfactor, si balla, si canta, si cucina… finalmente si scrive. Infatti, l’Italia oltre al bel canto ha anche migliaia di nuovi scrittori, giovani e non. Sta per arrivare il primo talent per scrittori, Masterpiece (termine inglese che sta per “capolavoro”). Raitre, in collaborazione con la casa editrice Bompiani, ha indetto l’estate scorsa un concorso per nuovi autori, in cinquemila hanno risposto all’invito inviando il loro manoscritto e dopo una serie di selezioni adesso arrivano in tv i venti finalisti. Il programma si divide in due fasi, la prima partirà domenica 17 novembre in seconda serata: per cinque puntate i partecipanti si contenderanno la vittoria per arrivare alla fase finale che andrà in onda a febbraio, sempre su Raitre ma in prima serata. I giudici, chiamati a scegliere tra i venti talenti letterari, saranno gli scrittori Giancarlo De Cataldo (tra i suoi lavori, Romanzo criminale), Andrea De Carlo (autore di Treno di panna, e del più recente Villa Metaphora), e la scrittrice inglese di origine africana Taiye Selasi (tra i suoi lavori, La bellezza delle cose fragili) inserita tra i 20 migliori giovani scrittori britannici. Il vincitore vedrà pubblicato il suo libro in 100mila copie e potrà presentarlo al fe-

senza età Foto di Paola Rufini

Testo di Alessia Tino

Elio ‘u Tacco

Frutta, verdura e... simpatia! Ecco a voi ‘u Tacco, il miglior fruttivendolo che ci sia! Un ordinato baffetto sale e pepe, ormai più sale che pepe, ricade su labbra sempre pronte al sorriso. Elio è sulla settantina, disponibile, umile, mai arrogante, un animo sensibile, un uomo che vive il suo presente con tenacia, costanza e spontaneità e che lascia scivolare i ricordi di gioventù su quelle piste da ballo che lo hanno visto grande protagonista, appassionato ballerino soprattutto di tango e valzer, smosso da passione e bravura. Il soprannome “Tacco” mi porta ad immaginarlo avvolto in un concentrato esplosivo di lontane risate danzanti mescolate a dinamica tensione, concentrazione e al rumore dei tacchi frenetici e musicali sul

stival del libro di Torino. Per quanto riguarda i 5mila scrittori emergenti che hanno risposto all’invito di Raitre, possiamo dire che il 3,2% ha meno di 20 anni, il 17,8% ne ha più di 60, mentre la fascia più presente è quella tra i 31 e i 40 De Cataldo anni (23,4%). Quanto ai generi presentati, il più usato è il fantasy (11,5%), seguito dal romanzo sentimentale (10,9%) e dal giallo. Fanalino di coda l’avventura (appena l’1,9%). C’è un’ultima sorpresa in questo nuovo programma di Raitre e riguarda pro-

pavimento. Sposato dal 1962 con Maria, una delle “Miss Muretto” (vedere numero di settembre), si divide tra casa, orto ed il piccolo chiosco ai Campi D'Annibale, dove lo si può trovare in compagnia della bella moglie e dell’amorevole Sheila, un incrocio tra un cane ed un vero lupo proveniente dai fitti boschi di Lariano, accanto al suo “papà” adottivo sin da cucciola, una creatura buona ed affettuosa che regala ululati ricamati di storie sorprendenti; l’incedere è lo stesso del suo amico essere umano, appesantito dal tempo che inevitabilmente scorre veloce ma alleggerito ogni giorno da una maggiore sintonia tra i due. Difficile trovare Elio seduto da solo vicino al chiosco sulla panchina che lui stesso, insieme ad altri, chiese al Comune di posizionare proprio lì, in quel punto allegro di passaggio, di ritrovo, di aria fresca in estate; ‘u Tacco è sempre in compagnia di qualche prezioso amico, delle nipoti o di

De Carlo

Taiye Selasi

prio Rocca di Papa. Infatti, tra i venti nuovi scrittori, protagonista di una delle prime 5 puntate sarà anche un giovane di Rocca di Papa. Un motivo in più per seguire con passione Masterpiece.

passanti in cerca di informazioni e quella stessa panchina, in tutte le stagioni, che si colori del rosa primaverile dei petali di qualche fiore, del giallo estivo, del rosso autunnale con qualche residuo di castagna sopra, del bianco invernale, racconterà spaccati di quotidianità ma non svelerà i segreti di una vita intera.


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S

oltanto la sua vetrina era al buio. Le altre erano illuminate ciascuna da una invidiabile lucetta notturna di servizio. Ma qualche particolare si poteva comunque scorgere. E lo scheletro, conosciuto da tutti come il “Disseccato”, cominciò ad osservarsi con attenzione notando con rammarico che qua e là gli mancavano dei pezzi. Tentò di farne un elenco, ma non era facile: non conosceva i nomi di quelle ossa mancanti. E le grappette metalliche che tenevano unite le varie parti erano arrugginite, alcune storte e altre assenti del tutto. Ecco perché –si disse- le ossa si sono staccate! E sicuramente qualcuno le avrà raccolte e magari portate a casa per studiarle con calma. Già, perchè il “Disseccato” era preoccupatissimo: come avrebbero fatto gli studenti ad apprendere, come si deve, le lezioni di anatomia se mancavano delle ossa, magari molto importanti? E fu colto da una grande tristezza. Erano anni ed anni che, appeso al suo trespolo di legno, era rinchiuso dentro quella vetrina, a disposizione di tutti, ma mai e poi mai si sarebbe aspettato di ritrovarsi in quella situazione! Provò a battere i denti, ma ahimè! anche quelli erano quasi tutti caduti. Non gli rimase che aspettare il giorno dopo con la speranza che il Preside della Scuola, finalmente resosi conto della situazione, avrebbe provveduto a porvi rimedio. E il giorno seguente lo studente Porfirio si appressò, di buon mattino, alla vetrina del “Disseccato” per una ripassata generale e si accorse delle ossa mancanti. In un primo momento pensò che tutto sommato era meglio così: forse ciò avrebbe comportato qualche domanda in meno nel corso dell’esame di quella mattina. Ma preso dallo scrupolo ne riferì al bidello, il quale ne riferì all’assistente, che a sua volta ne riferì all’incaricato, che infine, quasi a fine giornata, si decise a parlarne al prof. Squillante dottor Onorio, titolare della Cattedra di Anatomia. Il quale immediatamente ne mise al corrente il Sig. Preside. E un attimo dopo ambedue erano al cospetto del “Disseccato” a stilare insieme un elenco dettagliato delle ossa mancanti. Andiamo dai bidelli! disse il Preside. Li trovarono attorno alla macchinetta del caffè: quella specie di totem stava sfornando caffè e cappuccini a tutto andare mentre una infinità di monetine cadevano

LA STORIA

Lo scheletro triste

IL RACCONTO DEL MESE

di Noga

il Segno - Novembre 2013

graffio. In questa busta c’è un piccolo contributo per le spese”. E qui il Sig. Preside le sciorinò i nomi delle ossa che gli interessavano e che, ovviamente, erano quelle mancanti al “Disseccato”. La Rosina, da brava specialista, si era fatta immediatamente un quadro preciso delle mosse da compiere. Uscita dalla scuola si diresse subito verso il Cimitero Comunale dove, preso in disparte il custode Goffredo, gli disse: - Ci sono state riduzioni ultimamente? - Certo che ci sono state! - Molte? - Diverse. Una decina. - Andiamo! Goffredo non si mosse. Capìta l’antifona, la Rosina gli sbiascicò velocemente in un orecchio: - Cinquanta euro! - Andiamo! ndarono al Riquadro H11, quello dei diseredati e degli sconosciuti, anche se poteva succedere che qualcuno, forse per poter accedere alla definitiva remissione dei suoi peccati, come ultimo desiderio desiderasse essere tumulato nella nuda terra. Il riquadro H11 era infatti desolatamente spoglio e fuori mano. Soltanto qualche misera croce rugginosa appariva qua e là fra mucchietti di terra smossa e non ripianata. - Ecco Rosina -disse Goffredo additando con un ampio gesto il luogo- questo è il Campo per le tue ricerche e laggiù in fondo c’è il Colombario con tutte le cassettine bene allineate. Alcune sono ancora aperte. Adesso io vado via e tu raspa e fruga e vedrai che troverai quello che cerchi-. E se ne andò via quasi di corsa. Rosina frugò abbastanza, anche nelle cassettine aperte e trovò tutto quello che le era stato commissionato e che ripulì e spazzolò e raschiò accuratamente e avvolse con dei giornali e i reperti più delicati con i morbidi panni di cotone. Quando il Sig. Preside si vide recapitare tutto quel ben di Dio tirò un gran sospiro di sollievo. Allungò alla Rosina il denaro pattuito e fece scomparire il tutto in un cassetto della sua scrivania che richiuse a chiave con ben quattro mandate. rmai tutto poteva tornare alla normalità e il “Disseccato” non lo avrebbe più tormentato con i suoi lamenti notturni. Anzi fece mettere anche una lucetta nuova nella vetrina e la fece ripulire a dovere. Il “Disseccato” si fece una gran bella risata anche senza denti e non fu più triste per molto tempo a venire. 8 giugno 2009

A

continuamente al suo interno attraverso una fessura che rassomigliava alle fauci voraci di un alligatore. Chiamatemi la vecchietta! Subito! –urlò il Sig. Preside-. Questa richiesta giunse in un battibaleno alla Rosina la quale, secondo l’opinione più accreditata, era più vicina agli ottanta che ai settanta. In realtà nessuno sapeva esattamente quanti anni avesse. osina alla richiesta si scosse dal torpore che sempre la prendeva verso quell’ora della giornata e si alzò immediatamente, mentre il suo micio, con un miagolìo dal tono offesissimo, si riappisolò sul grande cuscino rotondo posto in un angolo tranquillo della stanza. Rosina afferrò la solita borsona di rafia e la

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riempì dell’occorrente: rastrello, spazzoletta, raschietto, pennello ed una piccola vanghetta pieghevole. Vi aggiunse quindi dei vecchi giornali ingialliti e qualche logoro panno di cotone. Ricontrollò tutto per benino, si mise la borsa al braccio e quindi si avviò verso la scuola dove si presentò al Sig. Preside. “Mi ha fatto chiamare?” “Certo Rosina che ti ho fatto chiamare, che te ne sembra?” “Eccomi qua. Cosa c’è? Al solito?” “Rosina come stai con l’udito, ci senti bene?” “Ci sento! Ci sento!” “Mi devi trovare prima possibile le ossa che ti dirò. Debbono appartenere ad un maschio adulto. Belle pulite ed integre, senza un

Pensieri e parole

A mio padre

Padre che, finalmente, mi hai detto “brava” per il mio dolce, padre cui stringo le mani cercando di darti sollievo, padre che stringo a me consapevole che sarà una delle ultime volte che potrò farlo. Padre che mi portavi con te nel bosco e cercavamo funghi

e aquiloni impigliati tra i rami. Padre le cui mani hanno “scorzato palommelli” per farmi crescere, curare e studiare. Padre, dedico a te questi versi che versi non sono e stringo a me la vita che ti resta. Ti amo, padre. Nadia Rufini


il Segno - Novembre 2013

L’angolo della storia

CULTURA

Dialogando tra Fede e Ragione

di Vincenzo Rufini La contemporaneità si contraddistingue dalle epoche del passato da molteplici differenze, ma uno dei cardini che pone in rilievo il suo carattere è costituito dalla ricerca della condivisione delle regole di comportamento. Questo modo di vedere il flusso dell’esistenza non poteva generare, tra le altre cose, che un’estrema tolleranza facente da sfondo alla molteplicità delle opinioni sui vari temi dibattuti nel confronto esistenziale contemporaneo, il quale scandisce il riflesso filosofico, letterario, sociologico e antropologico della visione dell’essere. Questo elemento di tolleranza dibattimentale ci porta, il più delle volte, ad assistere a delle vere lezioni di vita e a far elevare il bagaglio culturale di chi partecipa, sia pur da spettatore passivo, a tali confronti. Nei giorni trascorsi abbiamo avuto l’occasione di essere partecipi di un evento culturale, sviluppatosi a livello epistolare, tra il pontefice Francesco ed Eugenio Scalfari, il fondatore di “Repubblica”, ambedue nelle vesti di interlocutori privilegiati, tanto da costituire un Unicum nei nostri tempi agitati e svuotati. Approdare a un proficuo e continuo scambio di idee provenienti da sponde culturali diametralmente opposte e divise storicamente da “Storici Steccati” e porre le basi per un allargamento della discussione è come rimettere in moto le sinapsi cerebrali di un organismo (la società in generale) troppo a lungo opacizzato da una mediocrità pervasiva e inconcludente. La Filosofia immanentista di ascendenze razionalistiche elleniche, rielaborata all’inizio della modernità da Cartesio e Spinoza e condita dal sano scetticismo di Montaigne, va a confrontarsi tramite la penna sfolgorante di Scalfari e forte delle sue ragioni e del suo portato culturale con la teologia cristiana, incarnata dal semplicismo dotto di Francesco. Una teologia dalle rimembranze patristiche che ha come numi tutelari Agostino e Tommaso, con tutto il loro bagaglio sapienziale, che tanta parte hanno avuto nel pensiero umano evoluto; una sapienza destinata a sostenere un

confronto improntato nel reciproco rispetto e nella fortezza delle posizioni espresse, senza il fine di assoggettare l’una all’altra delle posizioni, ma per un utile avvicinamento al fine di effettuare un riconoscimento definitivo di Logos diversi e contrari, ma necessari per una comprensione dell’essere ed una evoluzione nella civiltà. Il dialogo, avviato in forma scritta e poi proseguito con un’intervista personale di Scalfari a Francesco in Vaticano, ha dato subito l’impressione che si siano archiviati nel dimenticatoio del tempo gli asperrimi scontri del passato tra credenti e non credenti, così facendo si è archiviata la pur elevata filosofia Scolastica, frutto di un alto pensiero medioevale, ma con l’assunto, pervaso da una certa presunzione intellettuale, di conciliare Fides et Ratio con l’unico fine di ancellizzare la Ragione alla Fede. La lettura del dialogo ci porta ad assaporare antichi e dimenticati gusti letterari, si marcia insieme a due sapienti d’altri tempi, si diviene partecipi di una discussione alta in cui le posizioni distanti dei

due interlocutori sembrano evaporizzarsi per lasciar campo libero alla pura ragione smussata dagli orpelli ideologici che la rendono spuria. Il papa venuto dalla “fine del mondo” con tutta la sua finezza di gesuita, con la sua mentalità aperta, tollerante, consapevole dei problemi che il mondo moderno pone alla fede e perciò pronto a dare risposte basate su “un nuovo equilibrio”, sempre però nel solco dell’insegnamento dottrinale si pone con autorevolezza di fronte al vecchio giornalista ateo e non tentato dalla ricerca del Divino, tanto sono salde le sue convinzioni. Alla fine della lettura dei testi si avverte la sensazione dell’assetato di conoscenza che riesce a saziare la sua sete a questa privilegiata e somma fonte del sapere. In tempi di ignoranza diffusa, di volgarità obbligatoria, in tempi in cui l’atto materiale è stato trasformato in atto puro, nei tempi della visibilità elevata come sola essenza di vita, l’aver avuto il privilegio di assistere ad un confronto siffatto costituisce un passo lungo nel cammino della conoscenza.

La poesia del mese

di Anna Giovanetti

Il lamento dei faggi di Monte Cavo

Cosa vorreste dire, se vi si desse modo, o giganti buoni, incatenati tra fitte lamiere e incolte sterpaglie? Voi immensi faggi secolari del Monte Cavo, mentre agitate al vento le vostre mutevoli foglie. Voi, abituati a svettare nel silenzio di un’aria incontaminata e che con la vostra ombra avete ristorato per secoli, viandanti e guerrieri che arrivavano fino in cima all’erta vetta dopo aver percorso la lunga via assolata. Siete ora invasi di onde radioattive costretti a metalliche gabbie che rinserrano il vostro tronco possente per una ragione valida per tanti ma che il vostro regno degrada e non giustifica niente! Io so che vorreste urlare tutta la vostra rabbia verso un mondo di egoismo e indifferenza fatto di gente che calpesta, distrugge pur di soddisfare il suo interesse, la vanità semplicemente per pura convenienza. Io insieme a voi spero che presto rinsaviscono gli uomini che non scavino ancora, dopo aver toccato il fondo e non si lascino vincere dalla noncuranza e dall’ipocrisia, che sentano il pianto accorato di un mondo che muore e lascino che tutto diventi un’irreparabile entropia!

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Invito alla lettura

Il potere che frena

di Loredana Massaro «E per questo Dio manderà loro efficacia di errore, perché credano alla menzogna, affinché siano giudicati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nella malvagità!» (Seconda lettera ai Tessalonicesi, 2,11-12). Allora si rivelerà l’Anticristo, l’uomo iniquo, figlio della perdizione... che siederà sul tempio di Dio additando se stesso come Dio. Ma prima ci sarà il katéchon, ossia ciò che per il momento trattiene la manifestazione del mistero di iniquità. Così si avvia l’ultimo lavoro di Massimo Cacciari, Il potere che frena, si tratta di una enigmatica figura della potenza: il katéchon, qualcosa o qualcuno che trattiene e contiene, arrestando o frenando l’assalto dell’Anticristo, ma che dovrà togliersi o esser tolto di mezzo -affinché l’Anticristo si disveli- prima del giorno del Signore. “E ora conoscete ciò che lo trattiene, affinché si riveli a suo tempo. Infatti il mistero dell’iniquità è già in atto; basta che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene”. Questa figura è lo sfondo da cui si dipana la riflessione di Cacciari in “divergente accordo” con le attuali posizioni della “teologia politica”, delle forme e dei simboli escatologico-apocalittici come si sono venuti secolarizzando nella storia politica dell’Occidente. Qual è quel potere che frena, contiene, amministra e distribuisce? È forse l’Impero nelle sue incarnazioni epocali giuste e meno giuste, in quanto potere politico, del potere spirituale? O è la stessa Chiesa che, trattenendo gli anticristi confusi al popolo dei credenti, impedisce l’esplosione dell’Anticristo? Cacciari non fornisce soluzioni nette ma si pone domande. Le sue pagine sulla Chiesa sono insieme lucidissime e terrificanti. Perché, se è vero che l’iniquità è già in atto è anche vero che «l’Anticristo mostra tutta la sua potenza proprio nel dividere la Chiesa». La vera salvezza viene dalla Fede e dalla Grazia. Poi un giorno tornerà il Cristo. E sarà la morte del tempo: «Il tempo si riassorbirà nella Luce, imploderà in essenza luminosa, accolto nel Dio-Luce di Giovanni. La nuova terra, infatti, non conosce notte».


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di

PAGINA APERTA

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di Camilla Lombardozzi E’ da qualche anno ormai che il cinema ha deciso di dare ampio spazio al mondo dei fumetti, portando sul grande schermo film della Marvel e della DC Comics, le due casi editrici fumettistiche per eccellenza degli Stati Uniti d’America. Giusto per citarne qualcuno, Hulk, Capitan America, Iron Man, Spider-man, Thor e The Avengers. Insomma, i fumetti, considerati da sempre un genere letterario di nicchia, conosciuto forse non quanto si doveva. Ebbene sembrerebbe proprio che questo fenomeno del fumetto-movie, sia piaciuto ed abbia incoraggiato a diffondere su larga scala questo genere letterario, nasce così “Fumettologica”, un web magazine che ha come obiettivo l’innovazione del concetto di fumetto, ampliandone la visibilità e la qualità. La rivista contiene news, approfondimenti, gallerie e opinioni, insomma tutto ciò che un vero e proprio Blog/sito web sul fumetto dovrebbe avere ed inoltre, come dicono i creatori di questo magazine Andrea Queirolo, Matteo Stefanelli e Niccolò de Mojana, non mancano le idee, quelle fresche, innovative ed allettanti sul mondo del fumetto. L’idea, tanto per rimanere in tema, di dar vita a questo progetto accomuna i tre blogger. Andrea ad esempio ha creato tre anni fa il Blog “Con-

v e r s a - Tolkien zioni sul fumetto”, Matteo scriveva ed insegnava fumetti, oltre ad avere un sito web a tema intitolato “Fumettologicamente” e Niccolò è un web editor e giornalista che ha lavorato per i Rolling Stone e per la Disney. Diciamo che questa nuova fatica, serve a dare spessore ad un mondo forse non troppo conosciuto, un punto di riferimento in chiave webmoderna per gli amanti del genere letterario; ecco il lancio editoriale della rivista, apparsa sul web lo scorso 22 ottobre: “Il nostro mestiere sarà quello di un sito «verticale» sul fumetto, ovvero, faremo da aggregatore, selezionando contenuti e ospitando voci e opinioni. Una redazione si occuperà di pubblicare notizie, storie e immagini. Saremo, insomma, un magazine di informazione e cultura del fumetto”. Che aspettate a visitarlo?!

Nasce “Fumettologica” web magazine sul fumetto

Pillole La nuova rivista è nata dalla passione di tre giovani ECONOMIA di Mauro Artibani

L’ottimismo

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Carosello a tavola

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Andiamo a ficcare il naso dove stanno i problemi irrisolti della crisi. Un mercato del lavoro sovraffollato, l’aumento della produttività guadagnato con la riduzione del costo del lavoro, le migrazioni dal sud al nord del mondo, l’automazione dei processi produttivi e chissà quant’altro ancora hanno ottenuto un non trascurabile risultato: i redditi erogati dalle imprese a chi lavora per produrre sono risultati insufficienti per smaltire il prodotto! La crisi sta tutta qui. E noi, in mezzo al guado, per uscirne diamo un colpo al cerchio ed uno alla botte. Al cerchio, quello rappresentato dalle imprese che per poter vincere nella competizione globale hanno l’obbligo di sottoporre a dieta i costi: quelli del lavoro, primi da comprimere, costi quel che costi. Alla botte mezza vuota, quella dei consumatori, della risorsa di reddito adeguato a fare la spesa. Beh, si è davanti ad una strada obbligata: quei profitti fatti, e per continuare a farli, occorre reinvestirli, magari riducendo i prezzi, per rimpolpare i consumatori di quel potere d’acquisto che smaltisce merci altrimenti svalutate. Difficile, non impossibile. Ci sono imprese che già lo fanno insieme ad un rinnovato profitto. Per stare ai fatti: Ikea, remunera il tempo occorso per il montaggio del mobile acquistato con il prezzo più basso per quel prodotto. Le televisioni commerciali, ma anche le “free press” remunerano la mia attenzione alla loro pubblicità con la gratuità del prodotto/servizio. Nel mondo Low cost e quello dei Social shopping, i prezzi rassodano l’ottimismo. Bene, quando tutto questo accade, accade pure che quelle risorse tornano agenti. Se si ritenesse necessario dover ancorare l’equilibrio di tali processi ad un fondamento stabile, si potrebbe ricorrere ad un paradigma nuovo di zecca: “La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera”.

di Marcello Loisi Il 3 febbraio 1957 fu mandato in onda per la prima volta Carosello, un programma costruito come vetrina per i prodotti pubblicizzati in televisione. Queste pubblicità riguardavano anche i generi alimentari e, in particolar modo, i nuovi prodotti dell’industria del settore. Il target delle réclame era costituito dalla fascia di popolazione che iniziava ad affacciarsi al mondo del consumo di massa e che avvertiva l’esigenza storica di risollevarsi socialmente ed economi-

camente dopo anni di ristrettezze, in primis alimentari. Carosello fece proprio leva su questi bisogni moderni per promuovere molti prodotti “nuovi” per il mercato massivo come la CocaCola, la Nutella e i surgelati. Nella seconda metà del secolo scorso, nuovi prodotti furono lanciati sul mercato. Alimenti pronti da cuocere se non addirittura da mangiare. Il tutto soddisfaceva la necessità della donna moderna che si affrancava dal modello casalingo del tempo diventando lavoratrice anch’essa. A casa non rimaneva più nessuno (se non le nonne) a celebrare la liturgia della lenta preparazione del cibo. L’offerta dell’industria alimentare era quindi centrata

su un’idea di progresso e su tutte le sue declinazioni, come la velocità e la rottura con il passato. Anche il cibo divenne un bene di consumo attraverso il quale esprimere il proprio status sociale contemporaneo e porre l’accento sulla propria identità, spesso tradendo la natura di parvenu. I risvolti negativi del Boom degli anni ‘60 si manifestarono pochi anni più tardi, specialmente con i problemi legati ai disturbi alimentari e all’omologazione gastronomica, fenomeni tuttora attuali e in corso.


MUSICA

il Segno - Novembre 2013

u m e r o sicali t v s e p i ett R

Lou Reed A “Perfect” Rocker

“Questo è il posto dove i nostri bambini sono stati concepiti, candele accese nella stanza vivacemente di notte, e questo è il luogo dove lei si tagliò i polsi in quella strana e fatale notte... E io ho detto, oh, oh, oh, oh, oh, oh, che sensazione... E io ho detto, oh, oh, oh, oh, oh, oh, che sensazione”.

Queste erano le parole con cui Lou Reed descriveva la fine della storia di una coppia di giovani freak nella decadente Berlino degli anni ‘70 e questo disco (Berlin) del 1973 suonava come amaro epitaffio dell’epoca gioiosa e rivoluzionaria con cui gran parte dei giovani del mondo occidentale si erano posti all’attenzione con i loro rifiuti di un certo sistema indottrinato e grigio. I colori vivaci che avevano caratterizzato il movimento hippie in quegli anni, con Lou Reed, che parte dagli spunti di quel movimento, sembrano come essere sostituiti dal nero e da tratti cupi e in dei momenti anche tragici e in cui dalle problematiche del sociale l’individuo sembra rivolgere lo sguardo più verso le proprie angosce. Proveniente da una famiglia borghese di New York la quale non seppe comprendere la crescita del figlio fra attitudini artistiche e ambivalenze sessuali e che portarono, in quegli anni in cui certe pratiche terapeutiche trovavano un certo consenso nel mondo della psichiatria, la famiglia ad accettare un trattamento di elettroshock per curare il figlio che, dopo varie esperienze con piccole band formatesi in ambito universitario, fu con i Velvet Underground, con nelle sue fila il musicista gallese John Cale e la modella tedesca e sexsymbol di quegli anni, Nico, che s’impose all’attenzione mediatica della scena musicale e che portò un’icona artistica di quegli anni come Andy Warhol ad accogliere i Velvet come gruppo di punta nella sua Factory. Molti dei brani del gruppo, che si muove fra psichedelia e rock,

fanno intravedere subito lo stile di Lou Reed che tratta con testi profondi e poetici, con la sua voce roca e sensuale, la decadenza urbana con le sue nevrosi e malattie come il dilagare della droga e della violenza, oltre il torbido di amori diversi e perversi. Lou Reed, come egli stesso suggerisce nel suo brano I’ll be your mirror, è lo specchio in cui riflettere la propria immagine nel caso in cui non la si conosca, uno specchio che non nasconde niente e che ci riflette per quello che siamo, con i nostri pregi e difetti, e da cui non possiamo sottrarci. L’album che porta al successo l’artista newyorkese è

Transformer prodotto da David Bowie e che infatti risente degli arrangiamenti ricchi e pop oriented suggeriti dal Duca Bianco e racchiude fra i migliori brani di sempre di Lou come la raggiante Vicious, la splendida Perfect Day, la canzone che si

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di Massimo Onesti

associa subito all’artista: quella Walk on the wild side così dolcemente oltraggiosa e poi Satellite Love, I’m free... disco bellissimo che suona ancora fresco e non risente affatto dei circa 40 anni di vita! Dopo questo album Lou Reed compone Berlin, quello che resterà come uno dei suoi massimi capolavori, riportato sulle scene anche in anni recenti in un tour mondiale che ha toccato l’Italia nel 2006, prodotto da quel Bob Ezrin che dopo qualche anno curerà anche la produzione di The Wall dei Pink Floyd. L’album, delineato come un concept, si snoda intorno alla storia drammatica di due giovani hippie e tratta temi come sesso, droga, maltrattamenti a donne e bambini, suicidio. Il tutto narrato con il solito apparente distacco della voce di Lou Reed che al contrario ti trascina dentro in questo vortice tragico, in modo intenso e commovente e in dei momenti, come nel pianto dei bambini, addirittura straziante. Naturalmente diverso

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rispetto al precedente Transformer il sound di Berlin, fra ballate liriche ed acustiche, è quasi cantautorale e anticipa in un certo senso il Lou Reed degli ultimi anni più attento a soffermarsi sulle declamazioni di versi su scarne partiture sostenute dalle chitarre. Chitarre che invece erompono in modo metallico, ritmico e vibrante per uno dei live più belli del rock e che consacra Lou Reed come un grande rocker e autentico trascinatore. Rockn’ Roll Animal, il titolo del disco, si compone soprattutto dei pezzi storici dei Velvet e fin dall’Intro, con il duello di chitarre fra Steve Hunter e Dick Wagner, le canzoni (SWeet Jane, Heroin, White Light/White Heat, Rockn’Roll) scorrono in scioltezza e in modo avvolgente e spettacolare. Ormai Reed raggiunge una dimensione planetaria e i suoi tour vengono proposti in tutto il mondo e anche l’Italia vede il suo passaggio ma purtroppo i disordini che si crearono soprattutto nel concerto del Palaeur di Roma nel 1975 fecero sospendere il tour dell’artista dalla nostra penisola che fu bandita così per molto tempo dalle tournee delle grandi star internazionali che, ironia della sorte, ripresero a frequentare l’Italia proprio dal 1980 in seguito ad un affollatissimo concerto di Lou Reed alle Cascine di Firenze. La carriera di Lou Reed è così proseguita ininterrotta fino a pochi giorni dalla sua morte, fra alti e bassi, fra capolavori e qualche disco mediocre, fra stili diversi anche se sempre rivolti al rock ma caratterizzati soprattutto dalla musica che parte dall’anima e dal suo bisogno di esternarsi in modo serio e dignitoso fra pathos e dramma, con una prosa asciutta e cruda, aristocratica e narcisista, impersonando sul palcoscenico e nelle sue opere una schiera di personaggi dal gay al drogato, dall’assumere pose da macho a quelle da nazista, da precursore del punk a intellettuale maturo, da dandy a perfetto cantore di una metropoli nevrotica come New York facendo rimanere per sempre nell’immaginario collettivo la figura del rocker perfetto e da cui, come dice la sua amica di sempre Patty Smith: “Tanti di noi hanno tratto beneficio dal lavoro da lui compiuto... Siamo tutti in debito con lui. Un debito che molti di noi non sono molto felici di avere. A volte vorresti immaginare di aver fatto tutto da solo. Ma penso che tutti debbano stare in fila per dire grazie a Lou, a modo proprio”.


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VAGABONDANDO

il Segno - Novembre 2013

Grido d’allarme In giro per musei... Museo Nazionale Romano per il Museo Crypta Balbi, per scoprire Marconiano i segreti dell’antica Roma di Colleferro di Giulia De Giorgi Il 9 settembre si è riunito il Consiglio Comunale di Colleferro. L’ordine del giorno prevedeva una serie di mozioni tra le quali quella presentata in data 22 aprile relativa alla riqualificazione del Museo Marconiano. Per chi non lo sapesse quello che oggi i colleferrini conoscono come Museo Marconiano o Museo Civico delle Telecomunicazioni, era lo spaccio aziendale della BPD (già nota ai lettori per un articolo di qualche mese fa). Il museo, spiega il Consigliere Pierluigi Sanna, si chiama così perché ospita la “Collezione Cremona”, probabilmente una delle collezioni più rare se non uniche di migliaia di pezzi appartenenti al mondo delle comunicazioni di tutti i tempi. Preservare la tradizione, la cultura, la storia evidentemente non è l’obiettivo del nostro Sindaco Mario Cacciotti e della sua maggioranza -aggiunge Sanna- che con una votazione di 9 contro 5 distrugge di fatto la speranza che il Museo continui a vivere. La discussione è un susseguirsi di “botte e risposte” tra i Consiglieri dei due schieramenti che cercano di portare la ragione dalla loro parte. Il Consigliere d’opposizione Sanna parla di “valorizzazione” e non di “distruzione”. E’ convinto che investire in cultura significhi investire in ricerca e con tono solenne afferma: “Il patrimonio pubblico non si svende” (a queste parole i cittadini presenti in aula non possono più trattenersi e scoppia un liberatorio applauso). Dal canto loro i Consiglieri di maggioranza non negano l’importanza della tradizione ma, per giustificare la loro volontà di demolire il palazzo, puntano l’attenzione sul suo stato di salute. L’assessore Ambiente e Bilancio Eugenio Trani sfodera addirittura una sorta di “preventivo”, parlando di milioni per la sua ristrutturazione. L’accanimento nei confronti del Museo è presto svelato: la demolizione del museo porterà alla costruzione di palazzine, altre palazzine… La domanda sorge spontanea: l’assessore Trani crede che per demolire un palazzo e costruirne da capo un altro spenderà meno? Seppur con qualche incertezza non mi resta che dire: lo scopriremo solo vivendo.

di Marcello Loisi A Roma, tra l’Altare della Patria e Largo Argentina, c’è una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano, ossia la Crypta Balbi. La struttura museale sorge su un isolato che, nei secoli, ha ospitato diverse funzioni. In età romana, qui esisteva il Teatro di Balbo (da cui il nome), uno dei primi a Roma, e la Porticus Minucia, una grande piazza nella quale avevano luogo le distribuzioni di granaglie alla popolazione, conosciute come “frumentazioni”. Dopo la caduta di Roma, per alcuni secoli, questi luoghi vennero abbandonati e utilizzati come cimitero, ma dal Medioevo in poi qui vennero costruite abitazioni e monasteri, i quali si alternarono fino ai tempi recenti. L’esposizione di reperti è distribuita su diversi piani, ma è possibile anche esplorare la parte sotterranea degli scavi, quella relativa all’epoca romana, nella quale si può osservare una

La Crypta Balbi

sezione dell’antica pavimentazione della Porticus Minucia, ma anche gli ambienti che, duemila anni fa, erano a livello del terreno e che oggi si trovano a diversi metri sotto il livello della strada. La musealizzazione di questa significativa parte della città ci consente di comprendere come la complessa e articolata stratificazione nel tempo abbia modellato l’aspetto e le fondamenta di Roma. Presso la Crypta Balbi è possibile, inoltre, ammirare le testimonianze delle attività che qui si svolgevano: monete che portano incise

le rappresentazioni delle frumentazioni, i piccoli resti dei bambini che venivano posti nei vasi di terracotta, ma anche i registri manoscritti delle istituzioni che sorgevano nella zona. La Crypta Balbi rappresenta un luogo unico nel suo genere, ricco di contenuti e dall’esposizione chiara e moderna. Un posto dove comprendere meglio che i luoghi vivono e crescono intorno a noi. Museo Nazionale Romano - Crypta Balbi Via delle Botteghe Oscure, 31 Roma

Ricordando gli Anni felici

di Giulia De Giorgi Il 3 ottobre è uscito nelle sale italiane il nuovo film di Daniele Luchetti, Anni Felici. Il cast conta sui nomi di Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti che interpretano i due protagonisti. Ambientato nella calda Roma del ‘74, parla di una coppia apparentemente comune ma nel profondo estremamente tormentata. Lui, Guido, aspirante artista d’avanguardia; e lei, Serena, moglie passionale. A pagare le conseguenze di un amore turbolento e instabile sono i figli della coppia costretti a sopportare gli alti e bassi di una famiglia tutto sommato felice. Guido lamenta di vivere in una famiglia che definisce borghese, incapace di dargli l’ispirazione giusta per sfondare come artista sopra le righe. Serena, invece, che non ama l’arte ma molto l’artista è sempre pronta a sostenere il marito in qualsiasi momento, senza condizioni, senza ripensa-

menti, senza indugi. La vicenda avrà una svolta dopo l’ennesimo fallimento artistico di Guido e in seguito ad un viaggio “particolare” in Francia di Serena nel quale lei scoprirà di nutrire un affetto insolito per un’altra persona... Serena si rende conto che è possibile vivere anche senza Guido, scopre la libertà e l’evasione, capisce che è viva anche se sola. La coppia sembra giunta al limite: impossibile stare lontani ma difficile stare vicini. Si guarda con nostalgia al passato, agli anni trascorsi. Indubbiamente erano anni felici peccato che nessuno di loro se ne fosse accorto.


il Segno - Novembre 2013 di Annarita Rossi Fino a poco tempo fa percorrendo la via Appia Nuova verso Roma, quando il traffico e i semafori rallentavano il flusso delle automobili, se si volgeva lo sguardo sulla destra, la visione che si aveva era di stupore ed incredulità. Un cammello seduto sulle sue ginocchia ed un leone poco più distante, soltanto perchè separato dal primo, anch’esso seduto, se ne stavano lì, con lo sguardo rivolto verso un paesaggio a loro ignaro, uno scenario fatto di un susseguirsi di scatole metalliche che sfrecciavano ogni giorno per quella strada proprio dinanzi a loro. Chi giornalmente faceva quel tragitto poteva vedere la stessa scena ripetersi dove, cammello e leone da dietro a delle sbarre stavano a guardare dritto avanti, sempre nella medesima posizione e con la stessa espressione. A spiegare quella detenzione, poco più in là, un tendone che ha stazionato per diverso tempo per poi, come tutte le attività circensi, spostarsi da qualche altra parte. Animali, la cui fierezza è stata tramandata nei secoli da storie e religioni ed in

La vita in (20) lettere

TEMI D’OGGI

L’antico segreto del cammello

particolar modo per il cammello, ne “I segreti dei geroglifici” l’autrice Hilary Wilson incuriosisce il lettore quando tra i suoi interessanti studi alla scoperta dei misteriosi segni della scrittura egizia, cita anche questo aneddoto: si dice che tutti i 100 nomi di Allah siano stati rivelati al Profeta che ne passò ai fedeli 99 mentre il centesimo, quello segreto, lo sussurrò all’orecchio di un cammello, il che rende comprensibile l’atteggiamento così fiero di questo animale che se ne sta a testa alta, dopo tutto è soltanto lui a sapere una cosa che gli esseri umani non sanno ossia quel nome di potere, il nome di Dio. Miti e leggende hanno dato importanza agli animali ma questi continuano ad essere sfruttati e solo piccoli ma importanti passi vengono portati avanti nel loro ri-

S

di Enea Trinca

Per SAPERE invecchiare bene, bisogna trovare un accordo con il tuo volto da vecchio e il tuo cervello giovane.

L’amore ubriaca come il vino, la differenza è che la prima offusca la ragione per poco tempo, il secondo per SEMPRE. Due uova, appartandosi per fare l’amore... uno dice all’altro: “Caro, finalmente... SO...DI”.

Amore, se veramente SIAMO fatti l’uno per l’altra bisogna essere una dei Pesci e l’altro dell’Acquario.

Vivere SENZA lavorare è riprovevole, però è sempre meglio che lavorare senza vivere.

SENZ’ALTRO il peggior periodo per i farmacisti fu la Rivoluzione Francese, dove ci fu un notevole calo di mal di testa tra la popolazione.

il T o c c o

di Ermanno Gatta

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L’angolo della psicologia

Risponde la Dott.ssa Bruna Benelli spetto. In Inghilterra dal 2015 verranno banditi gli animali esotici nei circhi. In Italia in Senato è stato recentemente approvato un emendamento che in cinque anni vedrà azzerare i contributi del Fondo Unico dello Spettacolo da riconvertire a beneficio degli spettacoli che non propongono l’esibizione di animali. Attualmente il nostro Paese rappresenta uno tra quelli europei con la più alta concentrazione di spettacoli con animali mentre nel resto del mondo la sofferenza di quelli utilizzati a tale scopo è ancora troppo grande. Animali che restano a guardarci passare davanti ai tendoni dei circhi, mentre applaudiamo ed esultiamo le loro prodezze , quando i bambini rimangono stupiti per le loro esibizioni perché inconsapevoli di quanta coercizione e privazione ci sia dietro affinché i numeri risultino perfetti. Il circo è una prigione per tutti gli animali e non può un luogo come quello essere educativo. Un Paese civile dovrà un giorno abolire ogni spettacolo con gli animali poiché ogni essere vivente ha il diritto di vivere la sua vita in libertà nel suo ambiente originario, in un’esistenza degna di essere vissuta con i suoi istinti naturali e la propria indole ma questo bisogna insegnarlo soprattutto a coloro che dalla vita hanno ancora tanto da imparare, agli innocenti, i bambini.

L’Assistente scolastico

Questo mese vorrei riportarvi un sunto della mia esperienza come assistente educativa specialistica, una figura che lavora in collaborazione con l’insegnante di sostegno e i docenti della classe quando uno o più alunni hanno delle difficoltà riguardanti sia l’apprendimento, che la socializzazione e l’integrazione in classe, o particolari disturbi che gli rendono difficoltoso stare a scuola. L’assistente educativo differisce dall’assistente educativo di base (AEC) in quanto, diversamente da questo, può aiutare l’alunno nella didattica e non ha funzioni come l’assistenza in bagno o alla mensa. Queste figure sono entrambe utili all’inserimento dell’alunno, pertanto andrebbero riconosciute nella loro specificità e importanza mentre non godono di nessuna tutela e non vengono sempre trattate con il dovuto rispetto dal corpo docente o dal personale scolastico. La Provincia di Roma, a ottobre, ha offerto agli assistenti specialistici che operano nelle scuole superiori, l’opportunità di partecipare a dei seminari sull’integrazione dell’alunno a scuola. Le aspettative generali erano alte, perché sono anni che chi svolge questa professione spera di veder riconosciuto il proprio ruolo a livello statale, come una figura altamente qualificata. Gli assistenti specialistici sono spesso psicologi, a volte anche psicoterapeuti, o sono laureati in scienze dell’educazione o anche della formazione, e lavorano a contatto con i diversamente abili, avendo l’opportunità di conoscerli bene e di valorizzare le loro capacità, di aumentare la loro autostima. Si pongono come mediatori tra scuola, servizi del territorio e famiglia. Nonostante questo, la loro figura non è ancora stata riconosciuta ufficialmente e la Provincia di Roma ha perso un’altra occasione per operare in tal senso. Per scrivere alla dott.ssa Benelli: dottoressabenellibruna@virgilio.it


il Segno dei tempi

nei disegni del Maestro Franco Carfagna Questa volta il maestro Carfagna vuol far risvegliare la memoria ai tanti roccheggiani che frequentano il Centro Anziani ai Campi d’Annibale. Questi anziani di oggi, quando erano bambini (riazzi), i padri e i nonni li portavano spesso con loro nelle osterie. In realtà, per questi bambini, c’era poco da divertirsi, a parte il fatto di imparare a giocare a carte (briscola, scopa, bazzica, traversone, tresette, dominu, mariaccia) guardando i grandi (i ruossi). Di solito si vinceva un litro di vino, un mezzo litro o un quartino… e qualche volta un mezzo-bicchiere veniva offerto anche ai riazzi che a casa torrnavano un po’ brilli come gli adulti (‘mbriachi ruossi e ciuchi). Di osterie a quei tempi ce n’erano tante, alcune aprivano saltuariamente per vendere il buon vino delle vigne di Rocca, altre erano aperte tutto l’anno. Le bettule si riconoscevano perché avevano all’esterno un inconfondibile segno di riconoscimento, un ramo d’uva, di solito posto sulla porta della cantina. Al Carpino (piazza Valeriano Gatta) c’era l’osteria “da Bianca” dove si poteva tirare a mora (in grotta, però, perché era vietato); in via De Rossi il vino era a portar via e l’oste prese proprio questa nòmera: “portavia”; poi c’era Spartaco in via Montanari dove si poteva giocare a ‘e midule perché la strada lo permetteva; ‘mberto invece aveva l’osteria prima in via Umberto De Luca e poi in piazza Duomo. Al Corso della Costituente (che all’epoca si chiamava Corso Vittorio Emanuele) ricordiamo l’osteria “da Patirai” e “da Peppe Biancò”; sempre in via Umberto De Luca c’era “da Gegante” e a piazza Garibaldi (piazza dell’erba) c’era quella “de u Prete”, che oltre al vino aveva anche una buona cucina. Al Belvedere c’era

Le osterie di Rocca... e il “Centro Anziani”

Ultima pagina

il Segno - Novembre 2013

Lello Gatta, considerato un oste molto preciso. Un’altra bettula da non dimenticare è quella “dei Passeri” in largo Massimo D’Azeglio, così chiamati perché il giorno lavoravano nelle vigne e la sera offrivano il loro buon vino accompagnato da una sana cucina casereccia. Tutti questi rocchisciani per tanti anni hanno conservato la tradizione del lavoro della vigna e per questo non li ringrazieremo mai abbastanza. Come non ricordare poi la famosa “Scorsetta” (alle quattrostrade) i cui gestori (ancora in vita) oltre al vino a alla cucina fatta in casa diedero vita anche alla prima pizzeria di Rocca di Papa resistendo fino a pochissimi anni fa. Ma che centra tutto questo con la sede del Centro Anziani? Centra perché ancora oggi al Centro si gioca a carte così come facevano i padri dei nonni di oggi… che però hanno abbandonato i bicchieri!

Al loro posto si distribuiscono delle golose caramelle. Adesso sì che i nonni potrebbero portare i loro nipoti (i riazzi) al Centro, per loro ci sarebbero delle buone caramelle offerte dall’attuale gestore!

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it - www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

SAGRA... E ALCUNI PERCHE’ Per dire a Cristini e a Romei che se vogliono fare una cosa seria ci fanno sapere quanto ha fruttato la sagra, chi ha guadagnato e quanto, perché Boccia regala la sagra, perché tutti ci stanno, perché nessuno fiata. Casciotti V.

ANTENNE RADIO-TV E IL SILENZIO Condivido quanto scritto da Sebastianelli circa l’atteggiamento che il Comune di Rocca di Papa ha preso sulle notizie rese pubbliche dai professori nel convegno di Roma. Io, come tutti gli altri, vivo a Rocca di Papa, non sono une-

sperto, ma se chi di competenza lancia degli allarmi allora comincio a preoccuparmi. La stessa cosa dovrebbe fare chi comanda al Comune, non fosse per un senso di responsabilità verso i propri concittadini. Ma questo principio evidentemente nell’Italia di oggi è poco diffuso, figuriamoci nel nostro piccolo paese. Cesare Corsetti

SENZA ETA’... TANTI COMPLIMENTI Vorrei complimentarmi per la bella rubrica “Senza età” che parla delle persone di Rocca di Papa. E non delle persone che furono ma di quelle che si possono incontrare oggi girando

per il paese. Belle le foto, belli gli articoli. E’ significativo scoprire che ognuno, nel suo piccolo e nel suo modo di essere, può rappresentare un esempio per tutti gli altri cittadini. Bravi anche tutti gli altri che scrivono e che ci raccontano tante storie. Fausto Giovannetti

SMALTIRE L’AMIANTO E’ POSSIBILE Caro direttore, l’articolo sull’amianto l’ho molto apprezzato perché ha toccati un aspetto di cui nessuno sembra preoccuparsi. Qualche tempo fa, un mio vicino si è interessato per far smaltire un cassone di eternit e, mi ha

raccontato, ha incontrato mille difficoltà, a cominciare dal costo dell’operazione. Alla fine ha desistito e si è limitato a ricoprire il cassone con un telo di plastica. Concordo sul fatto che il Comune dovrebbe mettere in condizione i cittadini di poter segnalare l’amianto e quindi indicare una strada fattibile per il suo smaltimento. Mio figlio, che abita al Nord, mi dice che lì funziona così: il cittadino contatta il Comune e il Comune organizza la rimozione, e senza costi eccessivi per il cittadino ma solo un contributo di 20 euro. Perché qui non si può fare? Carlo Giulio Santoni


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