Il Segno luglio-agosto 2013

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PICCOLO

“ il Segno ...quello che gli altri non scrivono...

Popolazione a rischio www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Anno XII, nn. 7-8 - Luglio-Agosto 2013

Nel paese della bugia, la verità è una malattia.

mensile indipendente

Gianni Rodari

Il RapportoARPA-CIRPS lancia l’allarme sui rischi per la salute

La presentazione del “Monitoraggio elettromagnetico ambientale della provincia di Roma”, avvenuta presso l’Università La Sapienza, certifica che la popolazione di Rocca di Papa è a rischio a causa dell’esposizione alle onde elettromagnetiche. I dati emersi, basati su studi e rilevazioni, non lasciano spazio a dubbi: “E’ indispensabile che le istituzioni sanitarie e politiche -conclude il Prof. Marinelli- attivino un sistema di protezione della popolazione”.

Sebastianelli a pagina 11

Regole Indagine sui boschi Parcheggio da attuare Il Comune perde, il privato incassa “insicuro” Tutela dei boschi

di Marcello Loisi L’anno scorso, il Comune ha pubblicato il “Regolamento per la disciplina dell’accesso ed utilizzo dei boschi di proprietà comunali”, nel quale si adottavano delle misure di tutela nei confronti del patrimonio boschivo di Rocca di Papa. Già al momento della sua pubblicazione, però, «il Segno» sottolineò come ci fossero delle imprecisioni e anche una scadenza: entro un anno si sarebbe proceduto al censimento e alla tutela di quelli che vengono definiti “alberi artistici o di pregio”. Ad un anno di distanza, però, il Comune non ha ancora comunicato quali alberi, di particolare nota, ci sono nel nostro territorio. E pensare che la scadenza l’ha stabilita lo stesso Comune. Segue a pagina 17

LE GRANDI INCHIESTE DEL SEGNO

Approfondimento alle pagine 18 e 19

Servizio scuolabus

Operatrici a rischio A pagina 10

Immobili pubblici

Ex scuola e Vigili Urbani A pagina 12

Sondaggi geotermici

Castelli a rischio sisma? Alle pagine 6 e 7

Lettera sul Centro Storico

A PAGINA 10

Sigilli al cantiere

A pagina 9

Edifici scolastici

Richiesti nuovi fondi

Emaila Marmi Snc

A pagina 21

di Orofino Prospero

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ATTUALITA’

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

Il governo Alfetta come Tom e Jerry condizionatodal“caro” vecchiocane

L’ingovernabilità decretata dagli elettori ha provocato l’attuale incertezza

di Bruno Fontana Ricordate i cartoni di Tom e Jerry o quelli del Gatto Silvestro, ebbene in alcuni episodi di questi spassosissimi cartoons capiti che dovendo affrontare un nemico comune o raggiungere lo stesso obbiettivo, i due acerrimi nemici si alleano, per riprendere a tregua finita i loro spericolati e catastrofici inseguimenti disseminati di fantasiose trappole. Ecco, il governo di Letta e Alfano, detto il governo Alfetta, mi fa proprio pensare a questi cartoni. La sceneggiatura è la medesima, anche se le gag sono piuttosto stantìe, cambiano solo i protagonisti, il Presidente del Consiglio e il suo Vice si trovano costretti, nel nome delle larghe intese, a deporre le armi e ad accantonare provvisoriamente i vecchi rancori. Di tanto in tanto viene fuori l’istinto di tirar fuori le unghie e di affilare i denti, ma l’impulso viene subito trattenuto nel rispetto dell’accordo e si torna a collaborare, magari digrignando un po’ i denti. Dietro le quinte osserva e vigila un vecchio cane PICCOLO

il Segno

organo mensile dell’associazione culturale

“Editoriale il Segno” C.F. 92028150586

Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE

Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa

DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

spelacchiato dal muso rifatto ma dalla ferrea volontà di sfuggire agli accalappiacani del Canile Rosso di Milano che vuole rinchiuderlo a tutti costi nel canile municipale di San Vittore. E’ stato lui, l’arzillo cane spelacchiato, l’artefice di questa tregua armata per il bene del Paese (e per pararsi le derriere) nell’ambito delle larghe intese. Queste larghe intese, che gli insolenti nemici della pacificazione chiamano inciucio, a prescindere dalle buone intenzioni, sono un’ottima panacea, dicasi brodaglia, da fare ingoiare agli elettori dei due pollai REDAZIONE

Patricia Antolovic, Bruna Benelli, Noemi Bevilacqua, Giulia De Giorgi, Daniela Di Rosa, Bruno Fontana, Paola Gatta, Anna Giovanetti, Toshi Kameda, Marcello Loisi, Camilla Lombardozzi, Nanci Marietto, Loredana Massaro, Don Franco Monterubbianesi, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Andrea Rasetti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, Sandro Tabellione, Cristiana Zarneri il-sognatore.blogspot.com

che però continuano a guardarsi in cagnesco e a perdere il pelo ma non il vizio. Siamo o no in un cartone animato? E Sempre a proposito di cartoni c’è un altro buffo personaggio che imperversa sulla rete o, come si dice adesso, farnetica in streaming. Un po’ Paperino e un po’ Duffy duck, il papero nero, è sempre incazzato, strepita, si sgola e batte i piedi preso da continui orgasmi ciarlieri e da deliri da guru strafatto. Ce l’ha con tutti, spara insensatezze dal suo blog profetizzando catastrofe se il suo pensiero (vacuo) non ottiene l’unanime consenso ILLUSTRAZIONI

Franco Carfagna, Ermanno Gatta

ilpiccolosegno@libero.it

Manoscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono. Il contenuto degli articoli, dei servizi, le foto ed i loghi, rispecchia esclusivamente il pensiero degli artefici e non vincola mai in nessun modo il Segno, la direzione e la proprietà. Le inserzioni sono riservate ai soli associati e simpatizzanti ed hanno carattere divulgativo-promozionale nel loro stesso ambito.

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Ringraziamo i nostri sostenitori e collaboratori: Patricia, Bruno, Gennaro, Mario, Enzo, Rossana, Patrizio, Maurizio, Italia, Cristina, Nicola, Nadia, Fabrizio, Gianfranco, Federico, Giovanni, Luisa, Alessia&Gianfranco, Antonello, Massimiliano, Nanci, Andrea, Giorgio&Mario, Pierluigi, Roberto, Danilo, MariaPaola&Alessandro, Toshi, Maurizio&Valentina, Roberto, Luigi, Marcello, Paola, Alfredo, Orofino, Bruna, Fiammetta&Giuseppe, Jessica&Davide, Luana, Antonella&Elisa, Alessandro, Orlando, Sandro, Marco&Andrea, Giulia, Massimo, Francesca, Diego&Pino, Franco, Luigi, Gianluca, Camilla, Elio, Gianfranco, Silvia&Francesca, Roberto, Piero, Anna, Loredana, Mauro, Vincenzo, Gabriele, Massimo, Noemi, Annarita, Bruna, Ermanno, Enea, Franco e Gianfranco.

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dei suoi adepti e scaglia anatemi su coloro che osano ancora dare retta a Tom e Jerry, al cane spelacchiato e ai suoi dirimpettai accomodanti per necessità. Insomma le risate non mancano anche se nei vari pollai non si ride molto, anche perché a molti manca ormai anche il becchime e le buffe peripezie di cani, gatti, topi e paperi che si bisticciano e si fanno sgambetti non li divertono più, preferirebbero personaggi più seri. Si sa tuttavia come vanno a finire questi cartoni, alla fine sono sempre i più fessi a lasciarci le penne. Ma l’eroe dei cartoni animati che è il più rappresentativo del nostro attuale stato d’animo è lo sgraziato e sfortunato Willy Coyote che nella sua continua caccia al Road Runner, bip bip, non fa altro che precipitare stoicamente in profondi dirupi. Ebbene, ditemi se non vi sentite tutti un po’ Willy Coyote di questi tempi? Ci salveranno Tom e Jerry dai baratri che abbiamo davanti? Dipenderà anche dagli umori del vecchio cane spelacchiato ma determinato che vigila dietro le quinte. That’s all folks!

Auguri ad Assunta Gabrielli per la sua laurea in “Scienze dell’Educazione”

Presso la “Facoltà di Lettere e Filosofia” dell’Università di Roma Tor Vergata, lo scorso 2 luglio, Assunta Gabrielli si è brillantemente laureata in Scienze dell’Educazione con una tesi dal titolo: “Apprendimento significativo attraverso l’esperienza. Teorie, metodi e nuove tecnologie”. Festa doppia per lei visto che il 2 luglio era anche il giorno del suo compleanno. Ad Assunta (e ai genitori Serafina Meconi e Lorenzo Gabrielli, grande amico del nostro giornale) vanno gli auguri dell’intera redazione del Segno.


MONDI Non solo quello di Berlino, molti altri muri sono causa di morte e sofferenza il Segno - Luglio-Agosto 2013

Se i “muri” sono democratici la violenza è sempre giustificata

di Nanci Marietto Recentemente mi è capitato di leggere un articolo, sui Paesi ex socialisti pieno di incongruenze. Si arrivava a sostenere che nella Germania dell’Est, la Stasi, la polizia politica, aveva una spia ogni 59 abitanti! E’ impressionante la mancanza di visione critica di alcune persone visto che non esiste Paese al mondo con un sistema poliziesco così grande semplicemente perché sarebbe insostenibile. Nell’articolo si dice anche che la polizia dell’Est ha prodotto un’ideologia mentre l’ideologia la producono i sistemi con altri mezzi meno, molto meno coercitivi. Nel furore di sparlare e fare propaganda contro questi Paesi, una volta ho letto che, con la repressione, il governo russo aveva assassinato 60 milioni di abitanti. Nessuna dittatura ha mai assassinato 1/3 della sua popolazione. Vero è invece che la repressione contro le persone è stata fatta sempre da governi dittatoriali o democratici, solo contro gli oppositori e con la stessa furia. Il modo di cercare questi oppositori, questo sì, avviene in modo molto meno delicato da parte delle dittature. In quell’articolo però si faceva riferimento soprattutto al Muro di Berlino e, quanto a questo argomento, va specificato che il muro, realizzato nel 1961, non c’entra niente con la Stasi e con il fatto che venisse utilizzato come un mezzo di repressione generale. Inizialmente venne fatto con il filo spinato per evitare che gli orientali passassero dalla parte occidentale della città e viceversa, perché nella parte orientale le cose costavano meno di quelle messe in vendita nella parte occidentale. E nella parte occidentale la vita era molto più cara ma gli stipendi erano più alti. Allora succedeva che gli occidentali andassero a fare la

spesa nella parte orientale e gli orientali volevano lavorare nell’occidente e continuare a vivere nella parte orientale. Per una semplice questione economica. Ma questo creava problemi all’economia socialista in quanto economia pianificata. Alla parte occidentale non importava granché perché era una città mantenuta artificialmente da Stati Uniti, Francia e Inghilterra, che erano i detentori della parte occidentale dopo la divisione fatta alla fine della 2da guerra mondiale. Loro stessi incentivavano questi comportamenti dato che esisteva la guerra fredda. Il muro poi venne fatto e rifatto varie volte. Alla fine misurava 3,6 m in alcune parti, per una lunghezza di 155 km, con 13 punti di attraversamento (due muri con uno spazio tra loro). La porta di Brandeburgo era chiusa quando il governo della Germania Orientale fece il decreto di apertura e liberalizzazione dei passaggi. Nel tentativo di oltrepassarlo sono morte 133 persone, alcuni dicono 200. L’esistenza del muro ha cessato di esistere quando l’ultimo governo della Germania orientale fece questo decreto di libero passaggio, decretando così la sua stessa fine. La cosa più interessante da dire però sono i muri fatti nei Paesi cosiddetti democratici che, casualmente, non vengono mai menzionati. Per esempio quello fatto da Israele

tra Gerusalemme e Betlemme chiamato “barriera di Separazione Israeliana”. E’ un muro di cemento di 700 km e di 9 m di altezza. Inizialmente hanno detto che serviva per evitare che terroristi palestinesi arrivassero in Israele, ma è servito invece per incrementare l’incorporazione dei territori palestinesi a quello israeliano. Come il muro di Berlino, ha separato popolazione e quartieri, ha 600 punti di controllo e non si hanno statistiche sul numero di persone morte nel tentativo di oltrepassarlo. Questo muro è stato condannato dall’ONU e la Corte di Giustizia Internazionale dal 2004 lo ritiene illegale. Adesso ci sono 300 mila coloni nella Cisgiordania (considerata, in base agli accordi di Oslo del 1993, Palestina) e 180 mila in Gerusalemme orientale, come effetto di questo Muro. Il muro israeliano

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Il muro di Berlino nel dicembre 1989

Esiste un altro muro, anche questo come gli altri due, per evitare passaggi di un popolo da una parte all’altra. E’ quello fatto nel 1994 dagli Stati Uniti tra loro ed il Messico per evitare il passaggio degli immigrati. E’ fatto di lamiera sagomata, da 2 a 4 m di altezza a seconda del tratto, attraversa la frontiera di Tijuana e San Diego. Ha 3.140 km di lunghezza ed ha 3.000 croci attaccate su di esso per commemorare le vittime degli attraversamenti. Le statistiche ufficiali dicono che tra il 1998 ed il 2004 sono state uccise 1.954 persone di cui tra 43 e 60 cercando di passare per il deserto di Sonora, dove devono camminare 80 km per arrivare negli Stati Uniti. Il muro, come quello di Berlino e quello in Cisgiordania, ha sensori elettronici, alta illuminazione per fare luce anche di notte e ha una centrale di controllo a San Diego, in California, e a El Paso nell’Arizona. Come si vede anche le “democrazie” fabbricano muri di contenimento che ancora oggi uccidono molte più persone di quante ne abbia uccise quello di Berlino (malgrado abbia avuto una vita lunghissima: 28 anni). Questi Muri “democratici”, molto più repressivi di quello di Berlino, devono considerarsi legittimi? Se così è allora era legittimo pure quell’altro. Bisogna avere lucidità per avere chiarezza e scrivere.


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AMBIENTE

Dopo l’esplosione di un impianto Acea a Paliano

Scuole chiuse, le polveri disseminatenell’atmosfera

di Giulia De Giorgi Il 19 giugno scorso nelle prime ore del mattino un incendio è divampato nello stabilimento Acea di Castellaccio (Comune di Paliano), sulla via Casilina. Costituita nel 1997 ARIA, (acronimo di Acea Risorse e Impianti per l’Ambiente), è attiva nel settore delle attività ambientali. L’ambito di interesse è quello della produzione di energia e gestione dei rifiuti attraverso l’impiego di impianti di trattamento e smaltimento. L’allarme è stato immediato. Per domare il fuoco sono intervenuti Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco ma tutto ciò è servito a ben poco, il danno era ormai fatto: dallo stabilimento in fiamme è nata una minacciosa nube nera carica di CDR (Combustibile derivato da rifiuti) che, senza indugio alcuno, si è espansa nelle località limitrofe. Palazzi serrati, scuole chiuse… paesi fantasma che per qualche ora hanno temuto il peggio. L’amministrazione di Anagni, il Comune più vicino all’impianto, si è messa in moto da subito e proprio nel comunicato del Sindaco, Carlo Noto, si legge: “Nelle primissime ore del mattino il Sindaco, con il Responsabile dell’Ufficio Ambiente comunale e il Corpo della Polizia Locale, si è recato in Loc. Castellaccio (Frazione di Paliano) luogo dell’incendio sviluppatosi nella notte e che ha allarmato l’intera popolazione, il primo cittadino voleva accertare personalmente l’entità, le origini e la gravità di quanto accaduto, arrivato sul posto ha potuto verificare che l’incendio è divampato all’interno di un capannone dell’Acea Ambiente. Subito ha collaborato con gli enti preposti: Arpa Lazio, Vigili del Fuoco e Carabinieri per avere un quadro chiaro della situazione ed adottare i provvedimenti del caso. Nell’immediatezza ha disposto la chiusura della scuola di San Bartolomeo e invitato la popolazione ad evitare di soggiornare

all’aria aperta, decisione supportata anche dalla Asl. Ha poi disposto, in collaborazione con Arpa Lazio, il posizionamento di colonnine di rilevamento di inquinamento atmosferico. Si continua il moni-

tempi moderni

Un’isola di plastica

È il Pacific Trash Vortex, il vortice di spazzatura dell’Oceano Pacifico (foto). Si tratta di una discarica che si è formata, a partire dagli anni Cinquanta, per l’azione di una corrente marina: il vortice subtropicale del Nord Pacifico, che si muove lentamente a spirale in senso orario. Ha un diametro di circa 2.500 chilometri, è profondo 30 metri ed è composto per l'80% da plastica e per il resto da altri rifiuti galleggianti. La sua estensione si può solo stimare ed è paragonata come minimo a quella dell’intera Francia, fino a quella di tutti gli Stati uniti. È un’immensa isola nel mezzo dell’Oceano Paci-

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toraggio della situazione con gli Enti presenti sul posto al fine di adottare tempestivamente ulteriori provvedimenti”. Chi o che cosa è il responsabile di tutto questo? Per rispondere a tale quesito dobbiamo attendere che l’ARPA, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, faccia le sue valutazioni. Solo i risultati che scaturiranno dalla sua indagine sapranno dirci quanti e quali danni in termini ambientali ha causato il rilascio di CDR (combustibile derivato da rifiuti) e valuterà, inoltre, quale sia l’attuale qualità dell’aria circostante.

di Roberto Sinibaldi

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

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fico composta da spazzatura anziché rocce. Ovviamente ci sono pochissimi animali e “l’isola” non è attraversata da imbarcazioni, perché fuori dalle rotte usuali. Anche per questo è poco conosciuta. Di rado e casualmente il materiale che galleggia nell’oceano finisce al di fuori dal vortice per stratificarsi su alcune spiagge delle Isole Hawaii o addirittura su quelle della California. In alcuni casi la quantità di plastica che si arena sulle spiagge è tale che si formano strati spessi anche diversi metri. La maggior parte della plastica giunge dai continenti, sono i nostri rifiuti che vagano per decenni sospinti dalle correnti marine.

Nel mondo vengono prodotti oltre 100 miliardi di chilogrammi all’anno di plastica, dei quali, grosso modo, almeno il 10% finisce in mare. Il 70% di questa plastica poi, finirà sul fondo degli oceani danneggiando la vita dei fondali. Il resto continua a galleggiare. La maggior parte di questa plastica è poco biodegradabile e finisce per sminuzzarsi in particelle piccolissime che in parte termina nello stomaco di molti animali marini portandoli alla morte. Quella che rimane si decomporrà solo tra centinaia di anni, ma già da tempo provoca danni alla vita marina e a quella degli uomini.

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Lavoro assente o sottopagato in barba allanostra Costituzione

il Segno - Luglio-Agosto 2013

di Patricia Antolovic L’articolo 36 della Costituzione sansisce il diritto alla retribuzione. Si parla tanto della disoccupazione giovanile, degli esodati, dei cassa integrati... ma si tace su un fenomeno che ha colpito la nostra città: lavorare senza percepire retribuzione, fenomeno che si sta estendendo in tutto il paese. Dopo i dipendenti della clinica San Raffaele, dopo quelli dell’Aimeri, hanno manifestato anche le precarie della scuola. Il legame tra queste diverse situazioni è il mancato pagamento delle aziende da parte della pubblica amminstrazione. Il lavoro è al centro della nostra vita, grazie al suo corrispettivo, la retribuzione, possiamo fare fronte alle necessità materiali, diventare autonomi, partecipare alla vita sociale del paese, in una parola: “dignità sociale”. L’Europa, la Costituzione italiana, non fanno riferimento solo alla sopravvivenza, ma mettono la persona all’interno di una rete di legami sociali. Purtoppo oggi la povertà sta aumentando, le condizioni materiali stanno peggiorando, e quando il lavoro non c’è (o è denaturato) è lo stesso fondamento democratico ad essere rimesso in questione. La funzione dello Stato è definire e garantire il minimo esistenziale che ogni cittadino deve avere. Oggi ci sono una miriade di lavoratori sottopagati o non retribuiti, uno Stato che accetta questa situazione non è uno Stato

ATTUALITA’

civile. Il decreto sul pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione (che hanno superato i 91 miliardi), è salutato dai partiti come una vittoria, ma più di una vittoria è una vergogna. E’ il riconoscimento di una gestione fallimentare dello Stato. Lo Stato italiano, attraverso le sue istituzioni, Regioni, Province, Comuni, Asl... ha creato spreco di denaro pubblico e debiti. Lo Stato è il primo a non pagare i suoi fornitori e il problema si ripercuote su tutti i livelli della società: le imprese chiudono, non assumono, non pagano gli stipendi, non si consuma dunque non si produce... è un gatto che si morde la coda. E’ lo Stato italiano che nega dignità ai suoi cittadini, ha creato un apparato burocratico elefantiaco che si basa sul principio della sfiducia. Non mi fido di te cittadino, dunque creo un sistema di controlli infiniti a priori, ma se il cittadino fa il furbo, la trasgressione è debolmente sanzionata, con la moltiplicazione dei possibili livelli di corruzione che sono poco puniti. Siamo arrivati al paradosso che ormai sono i cittadini che non si fidano più del loro Stato, perchè non mantiene i suoi impegni. Insomma, lo Stato italiano si deve riformare, semplificare la vita dei suoi cittadini, deve essere il primo a rispettare le leggi, deve ridiventare quello per cui è stato creato: la casa comune, la nostra rappresentanza, non quella di qualche partito di turno. Ma per riformarsi sevono persone competenti, e nelle nostre amministrazioni siamo sicuri che

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ci siano? Spesso sono assunte non in funzione delle loro competenze, ma in virtù delle loro appartenenze politiche e della loro fedeltà. La forte penetrazione della politica nell’apparato della Stato ha gonfiato la burocrazia e l’incompetenza. Che fare per contrastare questa situazione che ha creato solo sprechi e debiti

senza creare nè ricchezza nè sviluppo economico? E’ questa stessa classe politica al potere da più di 20 anni, che deve decidere di tagliarsi le gambe! Lo farà? Si è fatta eleggere con una legge elettorale in odore d’incostituzionalità e sarà in grado di iniettare vitalità nel Paese dando un segnale di cambiamento a partire dal suo comportamento?

La corsa a ostacoli per i nuovi immigrati

di Roberto Sinibaldi Qualche giorno fa ero in fila alla Posta. Mi è capitato tra le mani un opuscolo in libera distribuzione, dal titolo: “10 passi verso l’integrazione”. L’ho sfogliato e mi sono messo a leggere. C’è scritto che se sei un immigrato e “hai deciso di stabilirti nel nostro Paese per un periodo non inferiore a un anno, dovrai sottoscrivere l’Accordo di integrazione (…) che ti assegna 16 crediti”. Leggo ancora: l’immigrato deve conoscere l’italiano scritto e parlato e, se non lo sa, frequentare dei corsi, deve conoscere “la cultura e la vita civile in Italia”. Sono poi spiegati i meccanismi che consentono di arrivare al traguardo (obbligatorio) di 30 crediti in due anni. Per esempio gli immigrati possono fare volontariato (4 crediti); possono ricevere onorificenze, per “benemerenze in favore della Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti dell’economia o in attività sociali” (6 crediti); oppure ricevere benemerenze attestate dalla Croce Rossa o dalla Protezione civile (2 crediti). In genere gli immigrati vengono in Italia in cerca di un lavoro. Secondo il ministero dell’Interno devono essere una specie di scienziati con tanto tempo libero: devono imparare la lingua, studiare la storia, impegnarsi nel sociale e magari acchiappare pure qualche onorificenza, altrimenti qui non ci possono stare. Ma se tutto questo è vero e per paradosso valesse il contrario, a quei parlamentari che nei servizi delle Iene non sanno neanche quando è stata scoperta l’America, allora, a quei politici, dovremmo revocare la cittadinanza italiana?

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IL TEMA

il Segno - Luglio-Agosto 2013

Ma la domanda è: l’effetto groviera può favorire nuove ondate sismiche? Anche ai Castelli i sondaggi sotterranei alla ricerca di energia geotermica

di Elena Taglieri Nel florilegio di progetti presentati per la realizzazione di centrali elettriche alimentate dalle cosiddette fonti rinnovabili, stanno approdando da qualche anno anche quelli per l’utilizzo dell’energia geotermica. Nel Lazio sono previste soprattutto nel Viterbese, in provincia di Roma nord, interessando anche porzioni della stessa Capitale, ma anche una vasta area dei Castelli Romani. Tutte le società proponenti hanno richiesto pareri alla Regione Lazio inoltrando istanze denominate “Permesso di ricerca di fluidi geotermici”, ottenendo (tranne alcune) l’esclusione dal procedimento di V.I.A. (la preziosa Valutazione di Impatto Ambientale), in certi casi con qualche prescrizione da osservare. Si tratta almeno per adesso di ispezionare territori ampi ma anche circoscritti, per studiare il cosiddetto “gradiente geotermico”, cioè l’energia geotermica derivante dal calore incamerato all’interno della crosta terrestre. Osservando la mappa delle temperature della crosta terrestre dell’intera Europa, confrontandola con quella della mappa di criticità sismica italiana, (osservando particolarmente il Lazio) sembra esistere una correlazione certa. I dati preoccupanti sulla presenza di radon e arsenico nel Viterbese e specialmente nella zona dei Castelli Romani, come pure i fenomeni tellurici (seppure di contenuta entità) avvenuti nel corso degli ultimi anni e di recente, confermano quanto sia difficile e rischioso trasformare il nostro territorio regionale in una sorta di “groviera”, ben sapendo che il sottosuolo profondo può riservare impreviste e poco piacevoli sorprese, tanto più andare a stuzzicare aree a vulnerabilità idrogeologica e comunque predisposte a fenomeni di sismicità. Ricordiamoci infatti che il vulcano Albano, seppur quiescente, viene annoverato tra i 7 vulcani attivi, secondo la comunità scientifica mondiale, INGV compreso. Ed è proprio nel territorio dei Castelli Romani che sono stati autorizzati per il momento ben due permessi di ricerca per fluidi e risorse geotermiche, con esclusione di V.I.A., entrambi da due società distinte, ma lontane geograficamente dal nostro territorio, evidentemente ignare (?) delle criticità ambientali presenti in loco: il primo (presentato nel 2011), denominato “Moletta”, proviene dalla ITERNA Srl (una società con sede a Frosinone) che, con prot. n. 008292 del 10 gennaio 2012 ha visto confermata la ricerca per “...trovare potenziali serbatoi geotermici a media entalpia, con temperature attese di circa 120°-140° C, da sfruttare per la produzione di energia elettrica (…) unitamente allo sfruttamento dei sistemi acquiferi profondi”. Il progetto ricade in un’area di 15 kmq comprendendo i comuni di Ariccia, Albano Laziale e Genzano di Roma, fino al settore meridionale del Lago Albano e ad ovest del Lago di Nemi. Tale richiesta di verifica è stata pubblicata sul BURL n. 26 parte terza- del 14 luglio 2011.

L’area evidenziata è quella su cui si concentreranno le due indagini in profondità alla ricerca di energia geotermica

(elaborazione di Elena Taglieri

Il secondo progetto (proposto il 7 marzo 2012), denominato “Colli Albani” (o anche “Lago di Albano”), è della società TOMBELLE Srl (con sede a Lana in provincia di Bolzano), che, con determinazione N. A03582 del 24.04.2012, ha ottenuto il permesso di “...identificare i siti potenzialmente adatti per lo sfruttamento delle risorse geotermiche a medio-alta entalpia (fluidi geotermici utilizzabili a scopi industriali), perforare pozzi produttivi con profondità di circa 2000- 3000 metri, con l’obbiettivo di reperire fluidi geotermici con temperature maggiori di 100° C, sfruttare il calore del fluido e reiniettarlo raffreddato di nuovo nel sottosuolo attraverso pozzi appositi”. Il tutto in un’area di 84,6 kmq ubicata nel territorio compreso tra i Colli Albani e la città di Roma, nella quale i comuni interessati risultano essere Roma, Marino, Castel Gandolfo e Albano Laziale. Un territorio nel quale sono presenti aree soggette a tutela paesaggistica e due Riserve Naturali regionali (Riserva Naturale del Laurentino-Acqua Cetosa e Riserva Naturale di Decima Malafede), lambendo anche parti limitrofe al Parco dell’Appia Antica e della Caffarella. La richiesta di verifica per questo progetto è stata pubblicata dapprima sul BURL n. 13 -parte III- del 7 aprile 2011 e a distanza di un anno sul BURL n. 9 -parte terza- del 7 marzo 2012. Suona particolarmente inquietante la modalità con cui verrebbero intercettati i potenziali serbatoi geotermici al fine di ubicare i pozzi esplorativi: mediante prospezioni geoelettriche e di sismica a riflessione, per dettagliare le strutture geologiche e le faglie esistenti presenti nel sottosuolo, creando artificialmente “profili sismici”. In che maniera? ITERNA Srl, per esempio, utilizzando il Vibraseis, consistente in una piastra vibrante appoggiata al terreno, con cui propagare un impulso di intensità pari a 8-100Hz e di 15-20s di durata. Analogamente TOMBELLE Srl, utilizzerebbe una fase di prospezione di tipo Magnetotellurico (MT) o di rilievo (TDEM), basato sull’induzione nel suolo di correnti elettriche, generando un conseguente campo magnetico che induce nel sottosuolo correnti parassite. Il

tutto, tranquillizzano le società suddette, “...sarà scelto in modo da mantenere le distanze di sicurezza da eventuali abitazioni”, mentre “le perturbazioni attese si verificano nell’immediato sottosuolo entro una ventina di metri dal punto di eccitazione”. Eppure secondo Francesco Mulargia e Silvia Castellaro del Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna, la produzione di energia geotermica stimolata è ipotizzabile solo in zone in cui il rischio sismico è basso (Ungheria, Francia, Spagna), mentre in Italia la zona più plausibile risulta essere il Campidano, in Sardegna, “dove le temperature a 1000 metri di profondità sono di oltre 100 gradi e la sismicità è virtualmente nulla”. Gli stessi (autori della pubblicazione ‘Geotermia stimolata e rischio sismico: un compromesso difficile’,) sostengono, infatti, che nel momento in cui si estrae calore “creando in profondità (mediante iniezione di fluidi) un sistema di fratture attraverso le quali si fa circolare acqua fredda, estraendo acqua calda e vapore”, se ciò viene effettuato in zone sismiche può comportare l’induzione di terremoti anche di grande portata. Tale è infatti un effetto indesiderato del pompaggio d’acqua in sistemi di faglie preeesistenti, poiché “gli stress sono sempre compressivi ed hanno sulle componenti orizzontali valori rispettivamente fino a 2 volte il carico verticale in zone asismiche e sino a 4 in zone sismiche”. E “considerando che la fagliazione avviene solo per carichi di taglio, l'introduzione o la rimozione di fluidi crostali (geotermici) in generale provoca terremoti in tutte le zone in cui esiste fagliazione attiva”. Tra le prescrizioni presenti nella Determina regionale di Tombelle Srl, di fatto oltre al dover rispettare la distanza di almeno 200 metri dalle abitazioni, viene menzionato di “eliminare qualsiasi rischio dovuto all’emissione di gas nocivi o ad eruzioni incontrollate dal pozzo”, mentre “durante la perforazione dovrà essere garantita oltre alla protezione dall’inquinamento delle possibili falde dai possibili fanghi utilizzati,” tra cui anche “l’isolamento idraulico tra gli eventuali acquiferi attraversati”. segue a pag. 7


ATTUALITA’ PresentatounespostosugliincarichidellaGiuntaZingaretti il Segno - Luglio-Agosto 2013

Doppiincarichiin Regione i 5 stelle Lazio denunciano

di Marcello Loisi Secondo l’esposto presentato alla Corte dei Conti dal gruppo regionale del Movimento Cinque Stelle, la giunta Zingaretti avrebbe proceduto a una serie di assunzioni “anomale”. Si tratterebbe di duplicazioni di incarichi già assegnati e, quindi, inutilmente onerosi per le casse regionali. Alcuni di questi sono inerenti l’istituzione di un “Comitato per la legislazione”, che dovrebbe svolgere un’azione propulsiva nel contesto dell’iter legislativo, e l’incarico di “Social media manager, web con-

tent, coordinamento contenuti e newsletter istituzionali”. Secondo i consiglieri del M5S, queste cariche, e non solo, si sovrappongono ad altre dai ruoli, funzioni e obiettivi molto simili, cosa che rende complicata l’attribuzione delle competenze. Un altro aspetto contestato è la mancata richiesta di pubblicazione, sul Bollettino Ufficiale, della delibera con la quale si procede alle assunzioni contestate. La risposta del presidente è giunta subito dopo aver appreso dell’esposto: oltre a dichiarare che la delibera sia stata regolarmente pubblicata, ha anche ribadito che le quattordici assunzioni messe in discussione non rappresentano un costo aggiuntivo per la Regione, bensì consentono di ri-

sparmiare un milione di euro, anche se non si capisce bene come si possa economizzare facendo gravare sulle casse regionali altri incarichi. Inoltre, afferma che “l’esposto del M5S descrive il nuovo assetto della Giunta regionale, ampiamente dibattuto su numerosi organi di informazione e che determina, a differenza di quanto sostengono i consiglieri M5S, una semplificazione e un taglio degli incarichi all’interno della Giunta”. La risposta di Zingaretti è sfociata anche nella minaccia di querela nei confronti dei consiglieri del Movimento, i quali, però, affermano la fondatezza delle loro istanze, non lasciandosi intimorire e promettendo di continuare a monitorare l’attuale azione politica della giunta regionale. La reazione del presidente risulta, in tutti i casi, inadeguata: a un attacco politico ha risposto con una minaccia di querela. Due modi di pensare e di agire differenti che sembrano non lasciare spazio al dialogo tra le parti, indispensabile allo sviluppo di una politica matura e – finalmente – utile.

Fuori anche i 119 senatori favorevoli a Calderoli!

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Sono 119 i Senatori che hanno eletto Roberto CalderoliVice Presidente del Senato. Sono tanti e per questo non deve dimettersi dalla carica per quanto ha detto nei cofronti di un Ministro: “Quando vedo la Kyenge non posso non pensare a un orango”. No, non deve dimettersi perché Calderoli deve essere cacciato a calci in culo dal Senato della Repubblica insieme a quanti, di quei 119, volessero giustificarlo. il-sognatore.blogspot.com

Ricerca geotermica ai Castelli, un “effetto groviera” che interessa un’area ad alta criticità sismica, ricca di radon e di arsenico nell’acqua segue da pag. 6

Dunque, la reale possibilità di contaminazione aerea e idrica non viene messa in discussione, bensì auspicata con la migliore intenzione tecnologica (ma comunque di certo non esclusa), sia nella fase di ricerca (individuazione delle risorse geotermiche) che di emungimento (specialmente nella fase industriale). Ecco quindi delinearsi un altro aspetto rischioso: la presenza nei fluidi geotermici di composti chimici tossici e letali quali il RADON, arsenico, mercurio e fluoro, oltre ad una minima percentuale di gas incondensabili (Biossido di carbonio e Idrogeno solforato), capaci di sprigionarsi una volta immessi nell'atmosfera e disperdersi nella falda acquifera, contaminandola, nel caso ne venissero in contatto. Va da sé che la seconda possibilità è davvero reale se pensiamo che proprio a causa della sismicità indotta artificialmente e dal

fenomeno della subsidenza, un pericolo di franamento delle faglie ed abbassamento di quelle freatiche contenenti acqua potabile, davvero non offre una prospettiva rosa, in un territorio come quello castellano e viterbese, nel quale tra l’altro ha visto aumentare vertiginosamente i livelli di arsenico nell’acqua e di altri composti tossici. A questo punto occorre rammentare il più recente PTQ Piano di Tutela Quantitativa del Sistema idrogeologico dei Colli Albani, del 19 marzo 2012, che costituisce una variante al Piano Regionale di Tutela delle Acque (P.T.A.). Di fatto, “…emerge che il bilancio dei sistemi idrogeologici vulcanici e in particolare dei Colli Albani risulta in varia misura alterato dai prelievi, con preoccupanti effetti sulla quantità della risorsa idrica e che l’attuale regime dei prelievi sta determinando un fenomeno di progressivo abbassamento dei livelli idrometrici del Lago di Albano e di Nemi, con grave danno

ambientale”. Un sistema idrogeologico dei Colli Albani nel quale risulta notevole l’entità degli squilibri tra disponibilità delle risorse e prelievi. Risulta quindi allarmante la possibilità non molto remota che in un territorio in così grave criticità la falda idrica attraversata dalle perforazioni possa venire a contatto con il serbatoio geotermico, subire ulteriori perdite ed essere inquinata dai medesimi fluidi. Alla luce di tutto ciò, considerando che il distretto dei Castelli Romani-Monti Prenestini è ricompreso nella zona a rischio 2 di sismicità, alle Amministrazioni coinvolte in questi progetti presenti e futuri conviene seriamente riflettere sulla realistica possibilità che un “effetto domino” di tipo tellurico o di dissesto idrogeologico giunga ad un punto di non ritorno ambientale, con inevitabili conseguenze di aggravio economico-sanitario locale, regionale e in ultimo statale. elena.taglieri@gmail.com


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da Tokyo Toshi Kameda E’ arrivata qui in Giappone la solita stagione piovosa che dura circa un mese e mezzo. Comincia già a fare caldo e l’alto tasso di umidità fa sembrare di stare in una sauna. Siamo entrati anche in un’altra stagione, tutta politica, quella delle elezioni della Camera alta che si terranno il prossimo 21 luglio. Sappiamo già come andranno visto che a quelle amministrative del Consiglio provinciale di Tokyo del 23 giugno hanno ottenuto la maggioranza i due partiti di governo, il PLD (Partito Liberal Democratico) e il partito di Komei (buddista di Sokagakkai). Il vento politico si muove a favore della politica nucleare e le compagnie elettriche si stanno muovendo per la riattivazione delle centrali. Il 26 giugno si sono tenute le assemblee degli azionisti di tutte le nove compagnie elettriche che producono energia nucleare e avrebbero potuto rappresentare la terza occasione (dopo l’11 marzo) per rivedere la politica nucleare aziendale. Queste assemblee, infatti, sono uno dei mezzi per la battaglia antinucleare. Ci sono state molte manifestazioni fuori dei palazzi mentre al loro interno gli azionisti antinucleari, piccoli ma agguerriti, hanno avanzato la proposta di uscire dal nucleare. Anche alcuni Enti locali si sono schierati con loro, come il Comune di Osaka e di Aomori e la provincia di Fukushima la quale, per la prima volta, si è dichiarata a favore dello smantellamento

11 marzo, In attesa del soccorso all’ospedale di Futaba (fonte: http://www.kahoku.co.jp)

della centrale di Fukushima II (Daini) alla quale la TEPCO non sembra voler rinunciare come gli altri due reattori, il 5 e il 6, della Fukushima I (Daiichi). Ma tutte queste proposte sono state respinte dai grandi azionisti come banche e aziende, anzi quattro compagnie con dodici reattori sono già pronte a presentare una richiesta di riattivazione all’Autorità del Regolamento Nucleare (entrato in vigore solo lo scorso 8 luglio). Le compagnie sono incoraggiate dalla politica del governo Abe, secondo cui l’uso dell’energia nucleare per la crescita economica è imprescindibile. A 118 km da Tokyo c’è la centrale quella di Tokai II (Daini) funzionante dal 1978 e gestita dalla Compagnia dell’Energia Nucleare del Giappone (JAPC). La JAPC, all’insaputa del Comune di Tokai, ha avviato i lavori necessari alla riattivazione dimenticando che la Tokai II ha ri-

DIRETTA da TOKYO

il Segno - Luglio-Agosto 2013

Contro il nucleare, dentro il nucleare

Le compagnie elettriche rilanciano il nucleare

La centrale di Kashiwazaki-Kariwa (fonte: http://www.tepco.co.jp)

schiato lo stesso tipo di incidente della Fukushima. Quello stesso giorno lo tsunami di 5,4 metri ha messo fuori uso il primo generatore elettrico d’emergenza ma se lo tsunami fosse stato più alto di soli 70 cm la centrale sarebbe entrata in black-aut. Come tutte le altre centrali anche la Tokai II deve adeguarsi alle nuove norme di sicurezza. E infatti si procede con l’installare un sistema con il filtro di emersione dell’idrogeno per evitare, come è successo alla Fukushima, l’esplosione del contenitore del reattore. Questo filtro emetterebbe in ambiente idrogeno radioattivo meno dannoso. Solo adesso hanno capito quanta importanza ha questo sistema visto che fino ad ora nessuna centrale ne era dotata (pensate che dopo l’incidente di Chernobyl il sistema diventò obbligatorio in tutta Europa). Il “mito della sicurezza” creato dalla “Mura nucleare” è stato solido, nessuno avrebbe mai potuto credere che poteva succeder un grave incidente. Le nuove norme di sicurezza cercano di rispondere al pericolo tsunami, costruendo un argine, e al pericolo terremoto, rafforzando la struttura. Per completare tutti i provvedimenti previsti occorreranno diversi anni ma la Tokai II è vecchia di 35 anni. Ci si domanda: per quanti anni ancora potrà restare in piedi se le norme stabiliscono in 40 anni il tempo massimo di attività? Mentre scrivo quest’articolo mi è giunta la notizia che il 2 luglio anche la TEPCO ha deciso di presentarne una richiesta per i suoi due reattori su sette, n. 6 e n. 7, della centrale di Kashiwazaki-Kariwa in provincia di Nigata per un motivo prettamente economico: uscire da due anni consecutivi di conti in perdita… onde evitare l’ulteriore aumento delle tariffe.

La TEPCO sta tutt’ora cercando di risolvere i problemi causati dall’incidente della Fukushima I. Non solo è responsabile dell’incidente ma oramai la sua struttura è talmente screditata che, prima di poter gestire una centrale, si devono chiarire le sue responsabilità. La compagnia si comporta come se non sapesse che, tranne il reattore n. 4, altri sei si trovano sopra faglie attive. Comunque, anche per le centrali 6 e 7, dovranno essere fatti degli studi sulle faglie attive risalendo fino a 400 mila anni fa (non più fra 130 e 120 mila secondo le vecchie norme). È pazzesco, con tutti questi rischi evidenti, vorrebbero riattivare la centrale! La TEPCO non ha consultato le comunità locali e il suo intento è stato respinto dal presidente provinciale Izumida che, criticando gli atteggiamenti della compagnia, afferma che non si può dare una fiducia alle nuove norme di sicurezza se prima non hanno indagato fino in fondo l’incidente della Fukushima. “Abbiamo le norme di sicurezza più severe nel mondo”, queste le parole usate dal presidente dell’Autorità, ma noi ci domandiamo: sappiamo davvero tutto su che cosa è accaduto alla Fukushima? Ci viene un dubbio su questa annunciata “severità di norme” se si pensa, per esempio, alla centrale di Ohi in provincia di Fukui riattivata nel luglio scorso senza alcuna verifica in base alle nuove norme sulla sicurezza. Questo perché, secondo l’Autorità, non ci sarebbero dei gravi problemi. Le compagnie vanno di pari passo con la politica del PLD. Una dei massimi dirigenti del partito, Takaichi, ha dichiarato che “visto che non ci sono stati morti causati dall’incidente della Fukushima” è inevitabile al momento utilizzare energia nucleare per erogare elettricità e tenere basso il costo dell’energia. Sembra abbia dimenticato il suicidio di almeno 12 persone, soprattutto contadini costretti ad abbandonare terra e bestiame; oppure quei 50 anziani che non ce l’hanno fatta a causa del ritardo dei soccorsi. Le vittime provocate in qualche modo dall’incidente sono state 789. Quanti morti ci vorranno ancora per smettere di pensare al nucleare? Questo modo di fare dei giapponesi mi rattrista. Buone vacanze a tutti. toshiditalia@yahoo.co.jp


il Segno - Luglio-Agosto 2013

INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 31 maggio 2013 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.923 (maschi 8.373; femmine 8.550). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.282.*

ROCCA DI PAPA

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NUMERI UTILI

Farmacia Comunale: 06-9499986 Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 346-3684911 06-9499151 (casa)

notizie, informazione, attualità

Sigilli al cantiere del parcheggio e adesso i tempi si riallungano *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

I CC di Rocca di Papa e la Asl hanno verificato il mancato rispetto della sicurezza

di Andrea Sebastianelli “Violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni e igiene del lavoro”. Con questa motivazione, durante un controllo effettuato il 25 giugno, il Comando della Stazione dei Carabinieri di Rocca di Papa, diretto da Ottavio Atripaldi, ha sottoposto il sequestro del cantiere di una delle opere pubbliche più imponenti degli ultimi vent’anni, il parc h e g g i o multipiano di piazza Valeriano Gatta (il cosiddetto Carpino). Un’accusa grave che ha comportano l’immediata sospensione dei lavori, l’applicazione dei sigilli e l’invio del procedimento di reato alla Procura della Repubblica di Velletri che ora dovrà fare chiarezza sulle responsabilità di quanto evidenziato dal controllo dei Militi. “Sul cantiere -ci spiega il Co-

mandante Atripaldi- non era presente il responsabile della sicurezza e abbiamo visto operai lavorare ad altezze molto pericolose senza indossare alcun dispositivo di sicurezza. Più un’altra serie di inadempienze molto gravi”. Queste verifiche sono state eseguite insieme alla Asl Rm H e già in passato avevano

portato alla luce diverse inadempienze sulla tutela dei lavoratori in molti cantieri della zona, alcuni ancora oggi sotto sequestro. Prevenire è meglio che curare dice un saggio proverbio ma ora molti si chiedono quando il cantiere potrà riaprirà i battenti e portare a conclusione il multipiano. “Questo -ha aggiunto il Comandante della

Il parcheggio del Carpino e, a sin., il sequestro dell’area da parte dei Carabinieri di Rocca di Papa. Sotto: Ottavio Atripaldi

Stazione Carabinieri di Rocca di Papa- dipenderà dai tempi che la società impiegherà per mettersi in regola e dalle decisioni della Procura di Velletri che sta conducendo le indagini”. Un’operazione importante e, per un certo verso, sorprendente, condotta a tutela della salute dei lavoratori, perché i cantieri di opere pubbliche dovrebbero essere dal punto di vista della sicurezza una garanzia e invece niente di tutto questo, spesso è proprio lì che si nasconde l’ilegalità. Quasi che il timbro “opera pubblica” sui documenti sia di per sé un lasciapassare rispetto alle norme da applicare e ri-

spetto ai controlli che si potrebbero subire. A questo punto è facile pensare che anche l’inaugurazione dell’opera, annunciata per l’estate, non riuscirà a tagliare il traguardo.

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

Con il taglio dello scuolabus leoperatriciorarischianoilposto

L’indignazione di Mariangela Cimini dopo la decisione dell’amministrazione

di Luigi Serafini “E’ una vergogna vedere tagli sul sociale e sulle scuole quando poi ci si può permettere di assumere gente in vari enti senza concorsi e in esubero”. Questo lo sfogo di una cittadina di Rocca di Papa che ha deciso di esternare il proprio malcontento. “Mi chiamo Mariangela Cimini e sono indignata di fronte alla decisione della giunta comunale di ridurre il servizio di scuolabus”. L’amministrazione Boccia infatti taglierà posti di lavoro per un servizio di cui la cittadinanza ha grande necessità e questo per problemi economici legati al gestore del trasporto che è la Schiaffini Travel Spa. “Da 12 anni svolgo il lavoro di accompagnatrice sui bus scolastici e in vista della riduzione dei posti a disposizione è a rischio anche il mio impiego spiega Mariangela - ora tutti si stanno interessando alla questione del servizio scuolabus, compreso il Consigliere di minoranza Emanuele Crestini. Io - continua l’operatrice - considero sacrosanto il diritto allo studio dei ragazzi che comunque, prendendo o no lo scuolabus, andranno a scuola. Vorrei però incentrare l’attenzione dei media anche sulla situazione di persone che come me, a causa di una scelta insensata, rischiano il posto di lavoro”. Togliendo una linea di scuolabus, così come annunciato dall’amministrazione comunale, automaticamente un’accompagnatrice perderà il lavoro e si ridurranno le ore lavorative delle due assistenti legate al servizio. “Per esperienza personale, dato che sono 12 anni che svolgo questo lavoro, posso assicurare che i ragazzi delle scuole medie non possono salire sullo scuolabus senza assistente - ci dice ancora Mariangela - alla base ci sono vari motivi tra i quali il disturbo che recano all’autista e la confusione che creano spesso picchiandosi

LA LETTERA

“Un centro storico degradato mi costringe a vendere la mia casa acquistata un anno fa” Egregio signor Sindaco, mi chiamo Giuseppe Martina, vice-sindaco ed assessore al secondo mandato consecutivo di una cittadina salentina, Leverano (Lecce). Da circa un anno abbiamo acquistato, nel cuore del centro storico di Rocca di Papa, una piccola abitazione, in via XX settembre, per mio figlio (studente universitario presso la Città del Vaticano, Pontificia Università Lateranense); peraltro divenuto da poco cittadino Roccheggiano, avendo cambiato residenza. L’entusiasmo iniziale di tutta la famiglia è stato gravemente smorzato ed annientato dall’incuria e dall’abbandono che notiamo quotidianamente nei vi-

coli e strade del centro storico. Le elenco le problematiche di un quartiere denominato medievale: stradine e vicoli luridi, basoli divelti, erbacce ovunque, rifiuti di ogni genere anche speciali, Osservatorio abbandonato, sporco e selvaggio, assenza di piano del colore, cavi elettrici abusivi e che percorrono strade intersecandosi paurosamente. Lungo le pareti delle abitazioni cavi di antenne ed antenne di ogni tipo posizionate in modo anomalo e architettonicamente di pessimo impatto ambientale. Verde pubblico inesistente, arredo urbano inconcepibile e strutturalmente non medievale; balconi delle abitazioni adibiti a bagni privati; automobili par-

o facendo gesti inconsulti tipo mettere braccia e testa fuori dal finestrino. Durante lo scorso anno scolastico, per riportare ordine nello scuolabus, si è infatti dovuto ricorrere alla diffida di un ragazzino di 12 anni firmata da assistenti e autisti”.

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cheggiate in maniera selvaggia. Fontane pubbliche (monumenti di antichità) in pessimo stato e nell’incuria più totale. Un centro storico “ghettizzato” ed abbandonato. Per questi motivi è mia intenzione vendere ed andar via in quanto tale situazione è al limite dell’igiene pubblica e sanitaria (professionalmente svolgo l’attività di medico). Mi auguro, egregio collega, che lei prenda in seria considerazione questa mia missiva. Mi risponda nel più breve tempo possibile e non in tempi termini “politici”, migliorando il centro storico, magari anche incontrandoci per una breve paura caffè. Cordiali saluti. Dott. Giuseppe Martina

Tagliare il servizio di scuolabus lascerà alunni e genitori in grande difficoltà ma soprattutto porterà quasi sicuramente al licenziamento di tre persone, due delle quali svolgono questo servizio da dodici anni e l’altra da venti.

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

di Andrea Sebastianelli Riesplode la questione dei ripetitori radiotelevisivi di Monte Cavo e dintorni. Da una parte i Comitati di Quartiere e dall’altra la presentazione del Rapporto “Monitoraggio elettromanetico ambientale” presso l’Università di Roma La Sapienza, hanno riacceso i riflettori su un argomento rimasto per troppo tempo in disparte. Cominciamo dai Comitati. I rappresentanti dei tre quartieri roccheggiani (Campi d’Annibale, Centro Storico e Vigne) si sono riuniti il 3 luglio e hanno sottoscritto un appello su quello che hanno definito “male invisibile”, il continuo bombardamento, 24 ore su 24, delle onde elettromagnetiche. E proprio su questo tema è incentrato il Rapporto curato dall’ARPA Lazio e CIRPS (Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo) svoltosi all’inizio di maggio e a cui hanno preso parte tra i più eminenti studiosi del settore. E i dati emersi sono molto preoccupanti dal punto di vista della sicurezza e della salute pubblica. Rocca di Papa, neanche a dirlo, ha fatto la parte del leone visto che sul suo territorio vi è la più alta concentrazione di ripetitori radio-tv d’Europa. Sorprende l’assenza dell’amministrazione anche se la presenza del Sindaco era prevista ma, all’ultimo momento, non ha potuto parteciparvi per serie ragioni. Però almeno il responsabile del settore elettromagnetismo o qualche Assessore avrebbe potuto prendervi parte vista l’importanza del tema trattato. Il Rapporto, redatto per valutare gli effetti ambientali e ge-

Antenne, la popolazione è a rischio. Chiesta una indagine epidemiologica ROCCA DI PAPA

netici dell’elettromagnetismo e i rischi a esso collegati, è molto interessante perchè (crediamo per la prima volta) ha preso in esame i dati raccolti dagli strumenti collocati presso strutture pubbliche e private di Rocca di Papa, a cominciare dalla scuola media Leonida Montanari dove bambini, insegnanti e operatori scolastici, per 8-10 ore giornaliere, possono assorbire radiazioni. Lo stesso Rapporto specifica che “bambini e adolescenti sono più vulnerabili alle radiazioni”. Lo studio curato dal CIRPS, poi, ha riscontrato livelli preoccupanti a Rocca di Papa (ma anche in altri siti della regione, tra cui monte Guadagnolo) con il superamento dei valori stabiliti dalla legge di riferimento, tanto che -si legge su una delle tavole riassuntive“nell’ambiente di vita, l’esposizione [...] causa una marcata citotossicità e una morte cellulare programmata delle cellule”. I dati emersi necessitano attenzione e infatti, per il futuro e a garanzia dei cittadini, si chiede un “monitoraggio periodico delle aree in cui l’esposizione della popolazione risulta elevata”. Dei principali rischi dovuti a quest’esposizione ha parlato il

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La vetta di Monte Cavo

Il prof. Marinelli

prof. Mario Barteri, del dipartimento di Chimica de La Sapienza. Nell’ordine: - cancro al cervello e neuroma acustico; - danni al DNA delle cellule del corpo; - alterazione del sistema immunitario; - sensazione di oppressione, stati depressivi e attacchi di panico. Gli effetti negativi non si hanno solo sull’uomo ma, rileva il prof. Barteri, “il rumore elettromagnetico di fondo disorienta le api e gli uccelli che mostrano difficoltà a tornare negli alveari e nei nidi” ma anche “effetti nocivi nelle piante”. Un altro studio contenuto nel Rapporto, sugli effetti genetici dei campi elettromagnetici sulle cellule, non lascia spazio all’interpretazione: “Ci sono

evidenze scientifiche -si legge nelle tavole presentate dal prof. Fiorenzo Marinelli (dell’Istituto di Genetica Molecolare dell’Università di Bologna)che la radiazione sia un rischio per la salute dei cittadini di Rocca di Papa”, poiché “le cellule, sottoposte allo stesso campo che irradia le persone, si ammalano”, e quindi “occorre fare una indagine epidemiologica dividendo la popolazione in classi di esposizione”. Conclude il prof. Marinelli: “E’ indispensabile che le istituzioni sanitarie e politiche attivino un sistema di protezione della popolazione”. I dati emersi, la richiesta di indagine epidemiologica e l’appello finale del prof. Marinelli meritano un Consiglio Comunale straordinario “aperto”. E urgente.

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ROCCA DI PAPA Nell’elenco l’ex scuola delle Vigne, il Comando Vigili e il magazzino “Botti” 12

il Segno - Luglio-Agosto 2013

Si concretizzano le vendite dei beni immobiliari pubblici Il Comune dismette il suo patrimonio. Nella deliberazione della Giunta comunale n. 63 del 4 Giugno 2013 c’è scritto che “nell’ambito della manovra anticrisi” Rocca di Papa dismette il seguente patrimonio: - Immobile Via del Vallone (ex scuola elementare quartiere Vigne) valore probabile di mercato € 335.793,00. - Immobile Largo donatori del sangue (magazzino alle spalle del palazzo comunale) valore probabile di mercato € 222.560,00. - Immobile Viale Silvio Spaventa (sede attuale del comando dei Vigili Urbani) valore probabile di mercato € 250.990,00. Si concretizza quanto avevano già deciso da molto tempo. Danno via due “gioielli di famiglia”: l’ex scuola elementare di Colle delle Fate che avevano promesso di trasformare in una “nuova scuola per l’infanzia” e il Comando dei Vigili Urbani che da Via Silvio Spaventa finirà probabilmente negli attuali locali della Protezione Civile, sito quanto mai infelice per accessibilità, visibilità, funzionalità del servizio più importante della città. Non c’è alcun dubbio che questi due immobili troveranno acquirenti facilmente anche in questo periodo di grande crisi economica. Siamo più che si-

Il Parco si piega ai Sindaci: via la cauzione sulla ‘fascia di rispetto’

L’ex scuola di via del Vallone

curi che investitori locali sono già pronti ai relativi rilanci e non si lasceranno sfilare l’affare. Quello che ci domandiamo preoccupati è dove vorranno arrivare questi SIGNORI (bisogna ridare alla parola POLITICO il valore che merita). Dimostrano di non avere alcun progetto sensato per il futuro della nostra città che giorno dopo giorno continuano ad impoverire seguendo strade che portano al disastro: allargamento a dismisura dell’urbanizzazione legale ed abusiva; svendite di proprietà indispensabili alla collettività; uso a piacimento dei boschi senza alcuna tutela (quante migliaia di biciclette scorazzano ovunque ogni mese senza regole e controlli?).

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Riusciranno i nostri “eroi” nei loro nefasti intenti? Per ora sembra di sì, salvo che i liberi cittadini (che a occhio e croce dovrebbero essere almeno 16.000 su 16.900 circa) non decidano di incazzarsi (politicamente) e li mandino di corsa a farsi benedire da Papa Francesco che sicuramente la pensa come noi e se potesse li ospiterebbe dentro Castel Sant’Angelo. il-sognatore.blogspot.com

Il Comando dei Vigili finito sul mercato

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Molti lettori ricorderanno il danno archeo-ambientale provocato lungo la Via Sacra, l’antica strada romana basolata che da Via dei Laghi arriva fin su la vetta di monte Cavo. Era il giugno del 2008 e i danni vennero provocati dalla ditta boschiva SIBI Srl che stava effettuando il taglio nel bosco all’interno del quale si trova anche l’importante opera viaria. Basole divelte, spezzate, querce, pioppi, carpini e perfino le tabelle descrittive che indicavano le caratteristiche di alberi e arbusti, vennero abbattute. Ne scaturì una denuncia alla Procura portata avanti proprio dal Segno. Dopo questo brutto episodio il Parco dei Castelli decise di approvare la cosiddetta “fascia di rispetto”, cioè: durante operazioni di taglio boschivo ricadenti in aree di alto pregio storico e archeologico, la fascia di vegetazione a ridosso dell’area di pregio doveva essere salvaguardata e la ditta boschiva versare una cauzione a garanzia. Ora, quest’obbligo di “cauzione”, è stato cancellato in un colpo solo. Complimenti, e i cocci saranno solo nostri. (A.S.)

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

di Patricia Antolovic Sono stata colpita dal manifesto dei giovani del Partito Democratico: la foto di un immondezzaio in mezzo al bosco, con il titolo: “E’ così che ami il tuo paese?”. Hanno ragione, ma purtroppo non c’è bisogno di andare nei boschi per vedere l’inciviltà, basta andare ai giardinetti di Piazza della Repubblica, zona normalmente riservata ai bambini e a chi si vuole rilassare all’ombra degli alberi. La zona occupata dai giochi per bambini è spesso piena di carte, buste di plastica, bottigliette d’acqua, cicche di sigarette... tutto allegramente gettato per terra sotto l’occhio amorevole dei genitori o dei nonni: fanno giocare i loro figli in mezzo ai detriti, alla sporcizia ed è l’unico luogo di Rocca di Papa dove non mancano i cestini e i posacenere! Mi chiedo come si comportano a casa loro, buttano tutto per terra? Per quanto riguarda la fontanella, questa è sprovvista di rubinetto, niente acqua per i bimbi! Se poi ci inoltriamo nella zona ombreggiata, la situazione non è migliore: buste di plastica, botti-

Ai giardinettic’èsporcizia ma chi sporca non paga ROCCA DI PAPA

glie di birre, carte oleose, scatole vuote di pizza, tutto abbandonato per terra, con i cestini per i rifiuti mezzi vuoti. Una parte del pratino stile inglese è sparito, pensavo che la zona fosse troppa ombrosa, ma mi è stato spiegato che è dovuto ai ragazzi che giocano a pallone, dunque ci si rilassa in mezzo alla terra. La pompa del sistema di irrigazione si è rotta, e per alcuni giorni i bocchettoni hanno lasciato scorrere l’acqua, che si è riversata copiosa sulla terra e sulla strada. Guasto poi aggiustato ma, una mattina, abbiamo visto un bel getto in verticale! Sembra che qualcuno si diverta a togliere i tappi, oppure sono i ragazzi che,

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I giardinetti sistemati

giocando a pallone, li staccano. Alla fine dei giardinetti, c’è (da circa 2 anni) una bella casetta di legno che dovrebbe erogare acqua ai cittadini, liscia o gasata, al costo di 5 cent. di euro per un litro e mezzo: sarebbe un bel risparmio per i cittadini, purtroppo non hai mai funzionato. Non mi dilungherò sulla situazione del parcheggio perché tutti la conosciamo. Che aggiungere? Il degrado dei giardinetti è dovuto da una parte all’inciviltà,

EUR

alla maleducazione dei cittadini (è imperdonabile visto che numerosi cestini sono a disposizione); dall’altra parte la colpa è anche dell’Amministrazione per l’assenza di controlli, di sanzioni (in generale è la politica che deve salvaguardare e curare il bene comune). Mettere dei manifesti non basta. E’ evidente che manca da parte di molti nostri concittadini quel rispetto dovuto agli altri e a quel bene comune in cui si vive, ma c’è pure una tollerata “licenza di sporcare” quando invece questi fenomeni andrebbero puniti. Così facendo si è disposti ad accettare che qualcuno possa considerare l’ambiente un immondezzaio. Ho saputo che i giovani democratici hanno ripulito un’area verde ai Campi d’Annibale e piantato degli alberi, faccio loro i miei complimenti per questo esempio di comportamento.

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DIRITTO DI REPLICA

il Segno - Luglio-Agosto 2013

“Néfalsitànéoffese “Falsità e offese sui resp.li di settore” solodirittodicronaca”

La replica dell’Avv. Casciotti

Invio la presente in nome e per conto dei sig.ri Anna Rita D’Andrea, Anna Maria Fondi, Giovanni Gatta, Rocco Di Filippo, Annalisa Gentilini e Patrizio Onesti in riferimento all’articolo pubblicato sul periodico “Il Piccolo Segno” nell’edizione n. 5 di maggio 2013 alla pagina 9, dal titolo “Piatto ricco per i sette dirigenti… ma il Comune non era in crisi?”, con richiamo in prima pagina “Dirigenti all’incasso. Premio per i risultati!?”, articolo a firma di Paola Gatta. Tale articolo contiene la diffusione di dati non corrispondenti al vero, espressioni non obiettive direttamente ed oggettivamente aggressive del decoro professionale dei miei assistiti, inoltre tace altri fatti tanto strettamente ricollegabili a quelli esposti da mutarne completamente il significato, ciò con modalità di narrazione caratterizzata da sollecitazioni emotive, accostamenti ed insinuazioni obiettivamente idonei a creare nella mente del lettore false rappresentazioni della realtà obiettiva. In particolare, con ciò avendo l’autore violato il principio della verità della notizia ed il rigoroso controllo dell’attendibilità della fonte, si rappresenta: - non corrisponde al vero che i responsabili di settore abbiano la qualifica di dirigenti; - il corrispettivo annuale netto di un responsabile di settore è pari a circa € 26 mila per cat. D3 (D’Andrea, Fondi) ed € 23 mila per cat. D1 (altri), comprensivo di stipendio base, indennità di comporto e retribuzione di posizione (mediamente da 1.800 a 2.000 euro mensili percepiti dal lavoratore); - la retribuzione di posizione, già compresa negli importi su indicati, è legata allo svolgimento di attività con contenuti di alta professionalità, per la direzione di unità organizzative complesse con assunzione di responsabilità, coordinamento degli addetti all’ufficio, supporto ai cittadini; - l’indennità di risultato, in media pari ad euro 1.740 netti l’anno, spetta ai dipendenti previo giudizio di un nucleo di valutazione esterno all’amministrazione comunale ed è legata alla corretta gestione interna degli uffici, con buon andamento dell’attività a livello amministrativo, e non politico; - la retribuzione di posizione e l’in-

dennità di risultato assorbono tutte le competenze accessorie previste dal contratto collettivo di lavoro, compreso il compenso per il lavoro straordinario svolto, che mai viene corrisposto ai miei assistiti; Ciò premesso, appare evidente che nell’articolo: - falsamente si riferisce che “ognuno di questi dirigenti percepisce, oltre allo stipendio annuale (circa 35mila euro ciascuno), anche la cosiddetta indennità di funzione”, in realtà lo stipendio tabellare annuale lordo massimo è di circa euro 26.000 ed a questo si aggiunge la retribuzione di posizione per un importo annuale lordo massimo di circa euro 13.500, per un totale netto in busta paga di circa euro 2.000 mensili; - falsamente si rappresenta che i responsabili di settore percepiscano stipendi da dirigenti; - maliziosamente si omette di chiarire che gli importi indicati dall’autore, pure in parte errati, sono al lordo di oneri, ritenute e tasse; - offensivamente si riferisce che l’indennità di risultato costituisce un “terzo premio” oltre allo stipendio ed all’indennità di posizione: essi sono il corrispettivo per l’attività lavorativa svolta, non premi, e duole che si sia trasceso in un attacco personale, diretto a colpire su di un piano individuale la sfera morale dei lavoratori coinvolti. Considerato il contenuto diffamatorio dell’articolo in parola e che l’utilità sociale dell’informazione è inseparabilmente legata alla veridicità dell’informazione medesima, poiché la propalazione di notizie non corrispondenti al vero è non solo inutile, ma controindicata al formarsi di una corretta opinione nel pubblico, con la presente La invito a ristabilire prontamente la verità pubblicando su “Il Piccolo Segno”, quale rettifica ai sensi dell’art. 8 legge n. 47/1948, questa intera missiva, ovvero la parte in carattere corsivo, con le medesime caratteristiche tipografiche dell’articolo su indicato, almeno in pagina 9 con richiamo in prima pagina. I miei assistiti si riservano, in ogni caso, di rivolgersi all’Autorità Giudiziaria per la tutela dei propri diritti. Distinti saluti. Avv. Silvio Casciotti Studio Leg. Ciampa e Ass.ti

Una risposta doverosa

E’ uno dei rari casi in cui il diritto di replica supera in lunghezza l’articolo contestato. Ma poiché la linea editoriale del Segno è da sempre incentrata sul confronto aperto e civile, la pubblichiamo integralmente. Siamo costretti, però, a precisare quanto segue: circa la qualifica di “dirigente”, prendiamo atto della precisazione e da oggi li chiameremo “responsabili di settore”. Non comprendo l’analisi fatta dal punto di vista contrattualistico e giuslavoristico. Nessuno di noi ha mai affrontato questo argomento. La nostra (quella di chiamarli “dirigenti”, in quanto dirigono) è stata una semplificazione giornalistica usata varie volte in passato e mai smentita. Però questo tema ci permetterà di aprire un nuovo capitolo sui lavori esterni che magari tratteremo in futuro. Allora sì che gli aspetti contrattualistici saranno utili. Nell’articolo contestato ci siamo limitati a rendere pubbliche due tabelle distinte così come erano contenute in due delibere di Giunta (una sull’indennità di “posizione”, la n. 153 del 27 dicembre 2012, e una sull’indennità di “risultato”, la n. 45 del 18 aprile 2013). Quindi, queste due tabelle sono state da noi semplicemente riprodotte. Scrivere che l’articolo ha voluto “colpire sul piano individuale” è una sua affermazione gratuita non corrispondente al vero. Nessuno ha colpito nessuno, semplicemente abbiamo riprodotto (duole ripetersi) due tabelle distinte per tipologia di indennità così come pubblicate dalla Giunta comunale di Rocca di Papa (tenetevi forte: le potete anche scaricare dal sito del Comune!). In un articolo pubblicato sul Segno di febbraio 2013, così Giulia De Giorgi scrive, per esempio, a proposito della riconferma dell’Avv. Anna Maria Fondi: “Avvocatessa di grande esperienza e capacità, arrivata al Comune nel 1997 con l’elezione a Sindaco di Ponzo. La sua indennità annuale per le responsabilità assunte, che va ad aggiungersi allo stipendio, sarà di circa 13.500 euro”. Come vede, nessun preconcetto, solo notizie. Circa il corrispettivo annuale (stipendio) e la cifra da noi scritta (35mila euro), prendiamo atto che è sbagliata e infatti, proprio perché impossibilitati a conoscerne l’esattezza, tale cifra era preceduta dalla parola “circa”. Si tratta di un errore e non di un falso. Prendiamo atto che lo stipendio annuale base non è di 35mila euro. Per ulteriore

chiarezza, c’è da dire che l’articolo in questione era incentrato soprattutto sui due tipi di indennità, mentre il dato relativo allo stipendio aveva solo carattere marginale. Circa l’indennità di “posizione” nessuno ha mai scritto che tale indennità sia immeritata così come nessuno ha mai scritto che tali indennità “non” assorbono tutte le competenze accessorie previste dal contratto collettivo di lavoro. Circa l’indennità di “risultato” (cioè, gli obiettivi raggiunti, almeno così interpretiamo noi la parola “risultato”) dalla delibera di Giunta già citata (la n. 153) si legge: “Gli incarichi dirigenziali sono conferiti a tempo determinato […] in relazione agli obiettivi indicati nel programma amministrativo del Sindaco”. Quindi, è vero che la valutazione viene fatta dall’organismo specifico (monocratico) ma, riteniamo, anche in base al raggiungimento degli obiettivi del “programma amministrativo” presentato dalla coalizione risultata vincente alle elezioni (cioè da una coalizione politica). Se esiste, come esiste, una “indennità di risultato” crediamo sia nel diritto dei cittadini (che con le loro tasse pagano gli stipendi sia dei dipendenti comunali sia dei consulenti) conoscere i risultati raggiunti per i quali si viene premiati. Relativamente alla specificazione che si tratta di importi lordi, nessuno ha mai scritto il contrario e non perché siamo maliziosi ma perché nelle tabelle delle delibere di Giunta questo non viene specificato. Quindi, in questo caso, se malizia c’è stata non è certo da parte nostra. Per concludere, a parte la correzione dello stipendio annuale, evidenziamo che: - le cifre riportate nella tabella “indennità di posizione” sono confermate; - le cifre riportate nella tabella “indennità di risultato” sono confermate. E’ nel diritto di ciascuno ricorrere all’Autorità Giudiziaria qualora ritenga di aver subito un torto. Allo stesso modo riteniamo che l’articolo in questione non contenga alcuna diffamazione a mezzo stampa ma semplicemente si occupa di un argomento di interesse pubblico che ci ha permesso di esercitare pienamente il diritto di cronaca e di critica. Andrea Sebastianelli


ROCCA DI PAPA

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pubblica del Pd Il Pd prova a ripartire... Assemblea “C’è bisogno dopo i delusi di ieri di un partito nuovo tocca agli illusi di oggi e senza correnti” il Segno - Luglio-Agosto 2013

di Daniela Di Rosa Poche settimane fa si sono aperte in tutta Italia le sedi del Partito Democratico per un’assemblea a cui potevano partecipare sia gli elettori del Pd che semplici cittadini. Anche qui a Rocca, dopo anni di quasi abbandono (fatta eccezione per le elezioni locali... quelle nazionali interessano meno) la porta della sede locale si è spalancata e molte persone sono entrate per ascoltare e farsi ascoltare… io non ci sono riuscita! Ho tentato ma più mi avvicinavo e più una forza oscura mi tirava via. Una voce interiore mi ripeteva: ma lascia stare, non perdere tempo, non fa per te, ci hai già provato, non è il tuo ideale! Così sono rimasta fuori, a guardare e sentire solo vocii in lontananza pensando: c’è sempre qualcuno che crede in quello in cui anch’io credevo e ormai non credo più e a cui anche lui tra un po’ non crederà più ma arriverà un altro che ci crederà ancora e, quando non cre-

derà più, ne arriverà un altro che… se il mio ragionamento vi sembra folle leggete questo: “Noi scommettiamo sulla nostra cultura politica alternativa al berlusconismo, ma autonoma dal berlusconismo. Una cultura politica in fieri, segnata da contraddizioni. Ma autonoma e sufficientemente forte per affrontare la sfida del governo di compromesso e respingere la reazionaria retorica dell’inciucio…”. In poche parole alternativa e autonoma dal berlusconismo ma alleata di Berlusconi. Chi l’ha detta? L’On. Stefano Fassina

(apparsa su l’Unità del 17 maggio 2013), attuale vice-ministro del Partito Democratico... certo non può aver fatto tutto da solo, sicuramente le menti più eccelse del partito avranno passato intere serate per trovare una scusa logica all’inciucio con Berlusconi, all’abbraccio mortale col Pdl, mortale per noi, non per loro che ci avranno guadagnato parecchio… tanto i partiti possono dormire sonni tranquilli, a ogni ondata di delusi che se ne va ne arriva un’altra di nuovi illusi. Per la loro grande fortuna, i creduloni non finiscono mai!

Su iniziativa dei Giovani Democratici e di altri esponenti locali del Pd, il 6 luglio si è tenuta un’assemblea pubblica per aprire la discussione intorno al prossimo congresso che dovrà definire le linee guida del partito. Una quarantina di persone (tra vecchie e nuove facce) hanno “occupato” il circolo di Corso Costituente dando vita a un dibattito interessante anche se ancora troppo condizionato dall’intreccio partito-amministrazione comunale. E infatti molti hanno sottolineato questo aspetto che per troppi anni ha visto un’accavallarsi di ruoli e competenze tra incarichi di partito e ruoli amministrativi che, di fatto, ha portato all’oscuramento del circolo Pd. L’intervento più incisivo è apparso quello del Sindaco Boccia che ha denunciato apertamente il ruolo preponderante avuto in questi anni dalle varie e troppe correnti interne al Pd che ne hanno condizionato in negativo comportamenti e politiche. Si dice (ed è vero) che il potere crea dipendenza ma a quanto pare Pasquale Boccia ha inbeccato la strada (giusta) della disintossicazione. Tutti i presenti hanno voluto dire la loro (Maurizio De Santis, Luca Santangeli, Mauro Fei, Silvia Sciamplicotti, Renato Calcagni, Giuseppe Calicchia... per citarne solo alcuni) e la sensazione è stata quella che si respirava tanti anni fa, quando due partiti, Ds e Margherita, cominciavano a incontrarsi per sciogliersi in un nuovo partito, il Pd. Stavolta, però, non c’erano culture politiche a confrontarsi, ma idee diverse sul ruolo della politica oggi. Quasi tutti hanno ammesso che negli ultimi anni, anche a livello locale, le cose non hanno funzionato bene... concludendo con la tipica frase italiana: “siamo tutti responsabili”, come a dire “tutti responsabili, nessun responsabile”. Eh no, i responsabili ci sono e hanno nome e cognome. Al di là di qualche strafalcione lanciato contro il nostro mensile, quest’assemblea è stata positiva perché ha ridato voce al Pd, dopo anni di assordante silenzio, dimostrando che questo partito può avere la forza per risalire la china. Noi glielo auguriamo perchè un centrosinistra credibile non può che fare bene alla politica. (A.S.) Corso della Costituente, 10 Rocca di Papa

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ROCCA DI PAPA

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

“Lettera Aperta” al Sindaco di Rocca di Papa

Ordinanza sull’uso di acqua

di Sergio Rasetti Signor Sindaco, pochi vorrebbero essere al suo posto quando si deve occupare di Bilancio comunale. Con le finanze pubbliche immerse nel rosso più profondo è facile immaginare per Lei e i suoi collaboratori notti insonni o affollate da sogni dominati da numeri, addizioni e sottrazioni, moltiplicazioni e soprattutto divisioni per decidere come distribuire le scarse risorse disponibili e soddisfare creditori che aspettano da anni di essere pagati. La Cassa Depositi e Prestiti ha risposto all’appello con la concessione di un prestito. 6.250.000 euro su 10.708.670 da Lei richiesti. Una boccata di ossigeno che ha ridato un colore più naturale al volto dei membri della Giunta Comunale molto preoccupati. Scongiurata per ora la bancarotta. Debito trentennale: per ogni roccheggiano 387 euro. Resta un buco di 4.458.670 euro tra quanto richiesto, evidentemente sulla base di improrogabili necessità, e quanto concesso che fa temere altri aumenti di tariffe e tagli per i servizi fondamentali: mensa scolastica, sezioni di scuola materna comunale, trasporto scolastico e pubblico, aiuti ai più disagiati. Ora ci vorrebbe una classe politica di maggioranza e opposizione che volesse discutere e approfondire sulle ragioni del cospicuo indebitamento comunale che, molto probabilmente, non dipende unicamente dalla crisi economica generale ma è “possibile” che si siano fatti errori locali di valutazione e gestione. E’ evidente che bisogna trovare subito una “cura”che salvi Rocca di Papa e la medicina da somministrare dovrà contenere come ingrediente principale “l’uguaglianza di tutti nel rapporto con le imposte

di Marcello Loisi In vista della stagione calda, e delle conseguenti crisi idriche alle quali ogni anno deve far fronte, il Comune, con un’ordinanza, dispone che i cittadini di Rocca di Papa evitino di sprecare acqua. Inoltre, invita ad utilizzarla in modo parsimonioso, cercando, ad esempio, di non annaffiare giardini e lavare le automobili con acqua potabile. Nell’ordinanza, vengono anche sottolineate alcune delle cause delle criticità legate alle risorse idriche, come l’aumento della popolazione durante il periodo estivo e l’inadeguatezza della rete idrica (si stima che in Italia dalle tubature, si perda tra il 30 e il 40% dell’acqua!). Le motivazioni e i provvedimenti appaiono giusti e doverosi ma, come spesso accade, ci si scontra con alcune contraddizioni da parte dell’amministrazione comunale. Tutti coloro che giungono a Rocca di Papa da via dei Laghi, girano attorno alla grande rotonda situata davanti al ristorante “La Foresta”. Proprio la rotonda è guarnita di un verde manto erboso, per il quale non ci si è scordati di approntare un sistema di innaffiamento automatico. Ora, perché si è pensato di disporre, in mezzo a un bosco come il nostro, un verde prato all’inglese? Si tratta forse di suggestioni provenienti dalle verdi Highlands scozzesi? In questo caso occorrerebbe tenere a mente che la Scozia non soffre di siccità, essendo tra i paesi con più precipitazioni in Europa e avendo acquedotti efficienti, differentemente da Rocca di Papa, la quale non sempre riesce a garantire sufficienti scorte idriche alla popolazione.

“E’ ora che la macchina amministrativa funzioni” Il Sindaco Boccia

e tariffe comunali”. Come Lei sa bene, risulta che molti sfuggono ancora al dovere di contribuire al pagamento dei servizi in proporzione dei loro averi, mentre gli uffici faticano a tenere in ordine gli elenchi dei contribuenti e i conti non quadrano mai. Il disagio è insopportabile e senza la garanzia che tutti saranno chiamati subito a fare la loro parte è impossibile procedere sulla strada del risanamento. Nessuno, a partire da Lei, si illuda che i debiti e le spese correnti possano essere accollate soltanto ai soliti noti come è avvenuto fino ad oggi. E allora Sig. Sindaco dia disposizione ai suoi dipendenti e collaboratori di mettersi all’opera per riempire le caselle vuote e individuare gli “utenti ombra”. Si serva della moderna tecnologia che mette a disposizione i tabulati di utenze domestiche e non. Invii camminatori quando è necessario. Renda pubblico il lavoro fatto e il risultato ottenuto. Servirà per avviare il risanamento del bilancio e si otterrà un risultato molto più importante: “il recupero di credibilità dell’istituzione Comune e dei suoi dipendenti messi nelle condizioni di fare bene il proprio lavoro”.

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

Cronistoria dall’arrivo del Cinipide del castagno

Cinque anni vissuti in compagnia del Cinipide (2009) 2010:

il Cinipide galligeno del castagno arriva in zona. Il Cinipide vive nell’aria, nelle gemme del castagno, nelle galle del castagno. Da inizio giugno a tutto luglio 2010:

gli adulti di Cinipide mettono le uova nelle nuove gemme del castagno. Poi gli adulti muoiono. D’inverno nelle gemme il Cinipide sverna. Da fuori non si vedono sintomi. Primavera 2011:

il castagno si risveglia. Dentro le gemme, dalle uova sono nate le larvette di Cinipide, che si nutrono della pianta. La pianta reagisce, fa le galle. Dentro le galle le larve crescono.

Primi mesi del 2013:

i tecnici raccolgono le galle dagli alberi, le portano in laboratorio dove i nuovi Torymus adulti escono, si accoppiano, sono Le galle del castagno

dentro le galle le larve cresciute sviluppano in pupe, poi in nuovi adulti. Giugno e luglio 2011:

gli adulti escono. Mettono le uova nelle nuove gemme del castagno. Le galle usate seccano e restano sulla pianta. 2011:

2012:

è portato a Rocca di Papa il Torymus. Il Torymus vive nell’aria e nelle galle del castagno (e in laboratorio). Aprile 2012:

il Servizio Fitosanitario Regionale fa il “lancio” di adulti di Torymus. Un lancio è in Rocca di Papa. Da metà aprile a metà giugno 2012:

gli adulti di Torymus cercano le galle che contengono il Cinipide e mettono le loro

Tutela dei boschi, regole da attuare

uova nelle galle. Poi gli adulti di Torymus muoiono. Dentro le galle, dalle uova di Torymus nascono subito le larvette che si nutrono delle larve di Cinipide che lì stanno crescendo, e così uccidono il Cinipide. Alcuni adulti di Cinipide riescono comunque a salvarsi e fuoriescono. D’inverno nelle galle “secche” il Torymus sverna.

Maggio e giugno 2011:

il Cinipide si diffonde. Si vedono sempre più galle. Le piante cominciano a soffrire: la fotosintesi si riduce.

Segue dalla prima pagina

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nutriti e preparati per fare nuovi lanci in aprile. Aprile e Maggio 2013:

il Servizio Fitosanitario Regionale consegna a L’Alveare gli adulti di Torymus per fare nuovi lanci sui siti che L’Alveare concordò con i Comuni dei Castelli. L’Alveare effettua vari “lanci” di adulti di Torymus. dott. Giorgio Grassi Associazione L’Alveare

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Un altro punto che appare contraddittorio è quello relativo alle limitazioni delle attività sportive consentite all’interno del bosco. Nel regolamento, vengono vietate le attività potenzialmente pericolose, come il tiro con l’arco o la balestra, oppure quelle ritenute impattanti, come l’uso di modellini a motore e i giochi di guerra simulata (si pensi ai proiettili di plastica che rimangono sul terreno). Inoltre, “le attività di pratica sportiva in forma organizzata e di gruppo devono essere espressamente autorizzate dal Comune e saranno consentiti solo in luoghi che il Comune si riserva di indicare, allo scopo di non arrecare disturbo o pericolo agli altri frequentatori”. Del disturbo arrecato al bosco e agli animali, non se ne fa menzione. E allora, come si concilia la tutela con il permesso concesso agli organizzatori dell’ultima Marathon dei Colli Albani? Centinaia di ciclisti – tutti insieme – hanno scorrazzato nel bosco, senza che nessuno dicesse nulla. Ma forse possiamo chiedere a loro se hanno visto qualche albero artistico. Marcello Loisi

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

di Andrea Sebastianelli Il potere delle immagini, si sa, è più forte di qualsiasi trattato enciclopedico. Così, alcuni filmati riguardanti un bosco di Rocca di Papa, diffusi dal Consigliere Comunale Emanuele Crestini, hanno portato alla luce quanto avviene all’interno dei boschi di castagno di proprietà pubblica all’insaputa dei cittadini e, verrebbe da pensare, delle istituzioni e della stessa proprietà (il Comune). L’area interessata è quella denominata “Valle Manciola” (particella n. 35, zona Faete), quasi 11 ettari di estensione di un bosco misto composto in prevalenza di castagno ma ricco anche di querce, tigli, faggi, aceri e noccioli. Una biodiversità tipica del bosco mediterraneo. Per valorizzare questo bosco, che dovrebbe andare a taglio ceduo di fine turno tra circa 4 anni (è il taglio che interessa esclusivamente il castagno che, a differenza delle altre specie citate, è appunto ceduo, cioè rinasce velocemente dalla stessa radice), il Comune di Rocca di Papa ha progettato un taglio di dirado (si tratta di un’operazione che precede il taglio di fine turno, tesa a pulire le ceppaie di castagno dagli arbusti meno buoni così da permettere agli altri di svilupparsi con maggiore energia e forza) affidato a una ditta boschiva di Velletri che avrebbe dovuto attenersi scrupolosamente al “Progetto di taglio di dirado del bosco ceduo misto a prevalenza di castagno denominato particella n. 35” redatto dall’agronomo per conto del Comune. Invece sapete che cosa è accaduto? Che la ditta non si è limitata a “pulire” le ceppaie di castagno ma ha dato sfogo al lavoro delle motoseghe su ogni altra specie arbustiva capitata sotto tiro. Querce, tigli, aceri, nocciole. Gran parte di queste specie è stata abbattuta e il motivo è chiaro: sul mer-

A P P R O F O N D I M E N T O

Indagine sui

Le grandi inchieste del “Segno”

BOSCHI cato un quintale di castagno per legna da ardere vale 8,5010,00 euro mentre il cosiddetto “forte” (appunto querce, aceri, ecc.) vale molto di più, 13-15 euro. Il problema è che l’appalto del Comune, come prescritto saggiamente dal tecnico incaricato, prevedeva unicamente la ripulitura delle ceppaie di castagno, ecco perché tale operazione è stata stimata dall’agronomo intorno ai 6mila euro per gli 11 ettari di dirado, bando poi vinto dalla ditta di Velletri per una cifra che supera di poco gli 8mila euro. Una somma che (avendo fatto una passeggiata sul “luogo del delitto”) appare lontana anni luce dal valore del legname tagliato. E allora viene da domandarsi: non è che questa “pratica” di prendere un taglio (sfollo, dirado o fine turno) a “pochi soldi” a causa della crisi del settore castanicolo (per poi ricavarci bei soldoni), sia in realtà un “modo d’agire” ormai consolidato? Il dubbio dovrà essere risolto dalla Procura della Repubblica di Velletri visto che il Consigliere Crestini ha presentato un esposto teso a ripristinare la legalità nella gestione dei boschi pubblici (sottoscritto pure da altri cittadini, tra cui anche chi scrive quest’articolo, visto che in ultima analisi ogni roccheggiano è proprietario dei “suoi” boschi). Senza tener conto che anche alcune specie marcate (la marcatura è il sistema che usano gli agronomi per segnare il tronco degli alberi che vanno preservati) sono state tagliate.

Sorprendono anche alcune affermazioni di politici roccheggiani che invece di dire grazie a Crestini per essere andato a verificare di persona il taglio fatto in questa particella portando alla luce un potenziale e cospicuo danno economico per il Comune, si sono limitati a considerazioni del tipo: “Ma sei stato autorizzato ad andare in quel bosco?” (Ass.re Mauro Fei) proponendo anche una multa per lo stesso Consigliere reo di essersi inoltrato nella vallata. Oppure: “Tagliare le querce è un bene perché fa respirare il castagno” (Consigliere Maurizio De Santis). E come no?! Pazienza se invece il progetto di dirado dice l’esatto opposto e pazienza anche se il Comune dal taglio di tutte queste specie che non sono castagno non ci ricava nulla. Se questi sono i politici che dovrebbero tutelare il bene pubblico stiamo freschi! Caro De Santis, mai sentito parlare di biodiversità? Quanto accaduto alla particella n. 35 ci permette di aprire un capitolo più ampio sulla più generale gestione dei nostri boschi pubblici, tema da noi trattato in vari articoli già in passato. Da diversi anni l’amministrazione comunale, supportata dal parere di alcuni tecnici, ha giustificato la difficoltà di gestione dei boschi pubblici per il “perdurare della crisi economica e finanziaria del legname di castagno”, motivo per cui “per favorire la vendita del materiale legnoso di proprietà comunale si ritiene opportuno -scrive il Comune- conside-

Taglio alla particella n. 35

rare una riduzione dei prezzi di compravendita stabiliti nei capitolati d’oneri redatti dai progettisti”. Riduzione concretizzatasi spesso con uno sconto, su base d’asta, del 20%. Abbiamo contattato diverse ditte locali che operano nel settore del castagno e tutte confermano l’esistenza di questa crisi ma poi se domandi il costo di alcune tipologie di castagno ti rendi conto che il prezzo è rimasto pressoché stabile negli ultimi 5-6 anni (anzi, leggermente cresciuto). Alcuni esempi: un paletto di castagno squadrato, diametro 8 cm e lungo 2 metri, costa tra gli 8 e i 9 euro (quasi uguale a 6 anni fa); un metro quadrato di tavole di castagno, alte 2,5 cm, costa intorno ai 10 euro (di più di quanto pagavamo 6 anni fa). Allora c’è qualcosa che non torna: se la crisi è perdurante e se per vendere il taglio di un bosco è necessario abbassare il costo del 20%, la stessa percentuale si dovrebbe riscontrare nella vendita al dettaglio del legno. Per non parlare della legna da ardere, il cui costo al quintale viaggia oggi su leggeri alti e bassi dopo essere cresciuto regolarmente per molti anni a causa della diffusione di camini e stufe termiche. A prima vista, quindi, sembrerebbe un circuito di crisi i cui vantaggi ricadono quasi esclusivamente sulle grandi imprese di legname che operano, nel nostro territorio, tra Lariano, Velletri e Rocca di Papa, segue a pag. 19


segue da pag. 18

n.part.

58 83 85 87 90 99 102 120 128

Località M.te Pennolo Barbarossa Barbarossa Barbarossa Barbarossa Grotticelle Barbarossa Guardianone Guardianone

ettari

11 12,6 4,6 11,9 7,9 6,5 2 7,8 6,7

In base alla stima redatta dall’agronomo, sul valore di ciascuna operazione di taglio, è risultato quanto segue: n.part.

58 83 85 87 90 99 102 120 128

tot.

stima € 171.730 € 119.500 € 75.773 € 171.200 € 79.200 € 90.000 € 31.800 € 130.400 € 111.000

€ 980.603

anno

2010 2009 2010 2010 2009 2010 2012 2010 2010

Dopo aver capito che in circa tre anni il Comune avrebbe potuto incassare dai boschi circa 1 milione di euro, è necessario analizzare singolarmente il taglio di queste particelle forestali, perché solo facendo quest’operazione è possibile capire se il meccanismo su cui si basa il concetto generale di vendita dei tagli boschivi messo in piedi dall’amministrazione comunale garantisce la corretta gestione-vendita dei nostri boschi oppure no. PARTICELLA 83 Come descritto nella tabella, il taglio di fine turno viene stimato in 119.500 euro ma a “causa della crisi del settore” viene praticato uno sconto del

20% a base d’asta. Il taglio viene fissato a 95.600 euro. Ad aggiudicarsi l’asta, con un’offerta di 100 euro più alta, è la società di Lariano (unica partecipante) SIBI (salita agli onori della cronaca per aver danneggiato durante un taglio, nel 2008, diverse basole dell’antica Via Sacra e per aver tagliato tutte le querce poste a ridosso della strada romana). PARTICELLA 90 Anche in questo caso il Comune decide un ribasso della base d’asta del 20% (dalla stima iniziale di 79.200 euro si passa a 63.360 euro). Due sono i partecipanti, SIBI Srl (con un’offerta di 63.400) e la ditta di legnami Melchiorri che, rispetto alla base d’asta, offre 1.140 euro in più aggiudicandosi il taglio. PARTICELLA 99 Dalla stima iniziale del valore del taglio (90.000 euro) la base d’asta viene portata a 81.000 euro. Anche in questo caso i partecipanti sono la SIBI (che offre 600 euro in più) e la ditta Melchiorri che se l’aggiudica con un’offerta di 83.550 euro (2.550 euro in più rispetto alla base d’asta). PARTICELLA 102 Questo piccolo taglio viene valutato dall’agronomo 31.800 euro. Le aste non vanno a buon fine e si procede a trattativa privata. Il 17 gennaio 2013, il taglio viene aggiudicato alla Ditta SIBI Srl per 13.500 euro (18.300 euro rispetto alla base d’asta iniziale, cioè 43%). PARTICELLA 120 Base iniziale d’asta (2010) 130.400 euro. Se l’aggiu-

dica la SIBI (unica partecipante) per 130.450 euro. PARTICELLA 128 Si parte dalla stima di 111.000 euro. L’asta se l’aggiudica la SIBI sempre per 50 euro in più: 111.050. PARTICELLE 58, 85 e 87 Queste tre particelle forestali (ettari 27,5 totali) vengono stimate nel 2010 dall’agronomo in euro 418.703 totali. Nel 2011, per la solita crisi del settore, si passa a valutarle 376.832 euro (cioè 41.871 euro in meno rispetto alla stima iniziale). All’inizio il Comune presenta tre basi d’asta per ogni particella ma, visto l’esito negativo di ognuna con nessun partecipante, decide di farne un unico lotto. La cifra posta a base d’asta stavolta tocca quota 280.000 euro (cioè: 138.703 dalla stima dell’anno precedente). A questa gara partecipano due ditte: SIBI (che offre 220.000) e Frasca Legnami di Lariano (che offre 70.000 euro per la sola particella 58). Il totale di queste due offerte porta a: 290.000 euro ma la commissione ritiene le offerte non congrue (ma la domanda è: la divisione dei tagli decisa a priori fra i partecipanti è una procedura legale? Se la risposta è “sì” tutto ok ma se fosse “no” perché nessuno ha segnalato il fatto all’autorità giudiziaria?). Arrivati a questo punto le particelle vengono di nuovo divise. La particella 58 (ettari 11) nell’ottobre 2012 viene aggiudicata a Frasca Legnami per 80.808 euro (quasi 91.000 euro in

meno rispetto alla stima iniziale). La particella 87 (ettari 11,9) viene aggiudicata a SIBI Srl, nel gennaio 2013, per 66.200 euro (cioè: 105.000 euro in meno rispetto alla base d’asta iniziale). A quanto risulta resta invece invenduta la particella 85, guarda caso la più piccola (poco più di 4 ettari). Ogni lettore, che ha avuto la pazienza di seguirci fino a questo punto, potrà fare i propri ragionamenti. Un fatto è certo, da un valore iniziale (certamente potenziale ma sicuramente realistico) di 980.603 euro il Comune ne ha incassati appena 632.258, cioè 348.345 euro in meno (ma vanno ancora tolti i costi dell’agronomo per la stima dei tagli). L’amministrazione certifica, così, il suo fallimento nella gestione dei boschi pubblici. Salvo poi tappare i buchi di bilancio chiedendo prestiti milionari alla Cassa Depositi e Prestiti che dovranno essere ripianati dai cittadini che già le tasse le pagano. I dati fin qui esposti ci dicono anche un’altra cosa: che alcune ditte boschive sembrano esercitare un ruolo di comando e/o di controllo sempre più forte. Il risultato di tutto questo è che l’intera collettività perde centinaia di migliaia di euro ogni anno solo perché chi è stato chiamato a gestire la cosa pubblica (di cui i boschi rappresentano il bene primario) non è stato e non è in grado di farlo. Andrea Sebastianelli

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

mentre effettivamente quelle più piccole, a carattere familiare, sembrano aver subito un forte calo in termini di fatturato. Il caso è chiaro: ai Castelli i grandi gruppi stanno pian piano divorando le piccole imprese di legname (divorare in tutti i sensi: infatti le “piccole che resistono” molto spesso, quando vincono un’asta, vendono il legname direttamente alle “grandi”, diventandone una sorta di fornitori) e questo parrebbe dimostrato da una serie di gare pubbliche per l’aggiudicazione dei tagli di castagno. Abbiamo preso in esame 9 tagli di fine turno di alcune particelle forestali di proprietà pubblica:

Il Comune perde, il privato incassa

A P P R O F O N D I M E N T O

Il Consigliere Comunale Emanuele Crestini durante un sopralluogo condotto in un bosco pubblico


“Rocca di Papa paradiso delle mountain-bike”

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di Piero Botti Il sabato e la domenica mattina, Rocca di Papa offre più di un motivo per una sana passeggiata. Anche i palati più fini avrebbero l’occasione per praticare sport tra panorami mozzafiato, boschi, siti archeologici e curiosità di varia natura. Se qualcuno facesse una telefonata ai frati dell’Abbazia Romanica di Palazzola, potrebbe ammirare il lago Albano dal colonnato millenario della villa del Console Romano che fa da basamento alla Chiesa, sulla sponda roccheggiana che sovrasta un sentiero assai suggestivo, per poi stupirsi con uno dei due unici monumenti sepolcrali romani scavati direttamente nella roccia. La settimana seguente potrebbe poi visitare “la Fortezza” che, specie dopo i recenti scavi archeologici, rappresenta la sintesi perfetta della protostoria e della storia; anche se l’inspiegabile nichilismo roccheggiano (quel senso di annientamento tutto nostro) porta i più a sostenere che

ROCCA DI PAPA

occorrerebbe una nuova campagna di scavi che, a causa della crisi, per ora, non arriverà. Eppure, la Fortezza propone l’altare degli “Albani”, le cisterne romane, le mura ciclopiche di Cabum, una fornace medievale, i bastioni dell’antico castello con le cannonate a ricordo del Capitano Pierluigi Farnese e delle sue truppe all’assalto dei “Colonna”; se poi si potessero finalmente ammirare i reperti archeologici riportati alla luce (i giornali parlarono di un’armatura, alabarde, vasellame di varie epoche), la Fortezza rappresenterebbe la sola chiave per aprire Rocca ai visitatori. Sorvolando sulla “Via Sacra”, su “Fontana Tempesta”, sulle “Rotticelle”, sugli “Arcioni”, sulle terrazze più panoramiche come quella della curva dei Peschi, argomenti di cui ho già scritto a lungo, proprio sulle pagine del Segno, il quadro appare completo: non ci manca nulla. Ma, negli ultimi anni, il sabato e la domenica mattina, arrivano anche centinaia di ciclisti, che

pur non passando tutti in piazza, rappresentano una potenzialità. Si vedono con la neve, arrivano sin quassù per provare l’ebbrezza infantile, ma vitale, di una “tappa di montagna”, si vedono in autunno, ad agosto, a primavera attratti dalla foresta, costituiscono una opportunità. Ora, tenendo presente che Rocca di Papa sarebbe stata la sede della gara olimpica di mountainbike se Roma avesse avuto le Olimpiadi, mi sembra il caso di lanciare una proposta: “Rocca di Papa paradiso della mountainbike”. Ed ecco l’idea: all’inizio della salita degli Squarciarelli, dove ha inizio il nostro territorio, un cartello gigante con su scritto: “Benvenuti nel paradiso della mountain-bike”. Sentieri di montagna tra i 700 e i 1000 metri per tutte le difficoltà, in un bosco che rappresenta i due terzi del Parco Regionale dei Castelli. Lo stesso cartello esposto anche sulla rotonda della via dei Laghi; e poi sentieri per la famiglia, sentieri medi, sentieri per ciclisti esperti con Monte Cavo, Monte

il Segno - Luglio-Agosto 2013

Faeta, la valle Bislunga, la Capanna Bruciata: un tappone vero! Se permettete qualche ciclista lo conosco; verrebbero da tutta Italia a pedalare su quello olimpico per ciclisti esperti. Ogni atleta potrebbe avere una tessera, dove i baristi, vedendolo con bici e tuta, potrebbero apporre un timbro, solo il sabato e la domenica, raggiunti i 50 timbri si ha diritto ad una maglia da ciclista in regalo con la scritta:”Maglia Verde del paradiso della mountain-bike di Rocca di Papa”, raggiunti i 60 timbri un giubbetto invernale e a 100 un paio di occhiali da ciclista. Avremmo i bar pieni, la piazza piena, forse anche i ristoranti pieni. Si tornerebbe a parlare di noi come di una meraviglia. Saremmo unici, turistici… e furbi. Perché se la timbratura può avvenire solo il sabato e la domenica quante ne occorrono per aver diritto ai premi? Con una cinquantina di maglie potremmo diventare il Paradiso della mountain-bike, unico nel Lazio e in Italia. Per una volta non saremmo nichilisti annientatori, ma innamorati dei boschi, della natura e dei monumenti. Se poi pensiamo che gli stessi sentieri del Paradiso della mountain-bike attirerebbero tutti, anche semplicemente per ammirare il panorama, vale la pena provare.


La Giunta batte cassa per le scuole. Ma non doveva essere tutto a posto? ROCCA DI PAPA

il Segno - Luglio-Agosto 2013

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UltimacampagnaEkospet 700 gli animali sterilizzati

La scuola del centro storico

di Sergio Rasetti Interessante leggere con attenzione le deliberazioni della Giunta Comunale. Interessanti e istruttive. A giugno la Giunta ha deliberato richieste di finanziamenti alla Regione Lazio per un totale di 2.115.170 euro. I tecnici si sono messi al lavoro, elaborato progetti e costi e hanno presentato tutto perché si potesse deliberare entro i termini: il 30 giugno 2013. Bene. E’ quanto ci si aspetta dalla macchina politica e amministrativa di un Comune: capacità di accedere a tutte le possibilità di ottenere finanziamenti provinciali, regionali, nazionali, europei per la propria città e i suoi abitanti. A leggere i titoli delle richieste non abbiamo potuto fare a meno di ritornare con il pensiero ad alcune interrogazioni dell’opposizione in Consiglio

Comunale pubblicate anche su giornali locali, tra cui il nostro. Riguardavano edifici scolastici. Si denunciavano deficit dello stato edilizio e della sicurezza. Le risposte tendevano a rassicurare, sminuire, convincere che si era esagerato nelle denunce. Si chiedeva di non speculare politicamente su questioni marginali. Bene, ora ci chiediamo come mai a distanza di poche settimane l’Amministrazione ha fatto le seguenti richieste di finanziamento relative agli edifici scolastici oggetto di quelle interrogazioni: MANUTENZIONE SCUOLA CENTRO URBANO: Finanziamento richiesto: 423.852 euro. MANUTENZIONE SCUOLA CAMPI D’ANNIBALE: Finanziamento richiesto:

ALIMENTARI e non solo...

Ekospet è un’associazione animalista dei Castelli Romani che da alcuni anni ha deciso di combattere in modo concreto il randagismo mettendo in campo vere e proprie campagne di sterilizzazione per cani e gatti rivolte alle stesse associazioni animaliste ma anche ai cittadini del territorio. Non solo, l’associazione (che si avvale del medico veterinario dott. Scarcella, tra i professionisti più noti ed apprezzati dei Castelli) ha anche attuato, in accordo con alcuni Comuni (tra cui Rocca di Papa) e con la Asl, iniziative di microchippatura gratuita con lo scopo di censire i cani presenti sul territorio castellano. L’ultima campagna di sterilizzazione si è conclusa da poche settimane e i risultati sono stati davvero incredibili, forse al di là di ogni aspettativa. In totale sono state effettuate sterilizzazioni su 694 animali. Per entrare nel dettaglio: 246 cani (208 femmine e 38 maschi) e 447 gatti (337 femmine e 111 maschi). La prossima campagna per contrastare le nascite indesiderate dei nostri amici animali è prevista per novembre 2013 e dal mese di settembre cominceranno le prenotazioni. Daniela Di Rosa

333.960 euro.

MANUTENZIONE SCUOLA MEDIA LEONIDA MONTANARI: Finanziamento richiesto: 438,952 euro.

Sembra proprio che il Consigliere Crestini non ha fatto speculazione politica ma ha

denunciato soltanto la realtà che con queste richieste di finanziamento la Giunta Comunale ha riconosciuto di fatto. E pensare che il Sindaco Boccia per i suoi interventi sulla scuola si era messo più volte un fiore all’occhiello. Peccato, anche molti cittadini ci avevamo creduto.

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di Paola Gatta A Rocca di Papa ci sono ben due circoli di “Sinistra ecologia libertà”. A parte la stravaganza, che probabilmente è servita perché i due capibastone regionali (Zaratti e Nieri) evitassero di farsi la guerra, il raddoppio dei circoli ha prodotto il paradosso della loro scomparsa sulla scena politica. Si è preferito, infatti, non presentare alcuna lista con il simbolo di Sel alle ultime elezioni comunali (2011). Un simbolo che allora valeva tra il 6 e l’8% del consenso elettorale è stato bruciato per il patto di non belligeranza tra le opposte fazioni che lo componevano. I due circoli hanno scelto percorsi diversi: uno, nei fatti, ha preferito la desistenza con il Sindaco Boccia e in alcuni casi lo ha blandamente sostenuto. Una cosa assai strana, visto che Sel veniva da una formale opposizione alla Giunta Boccia nei cinque anni precedenti. Non meno sconcertante il percorso dell’altro circolo: alle elezioni comunali si è presentato con più irruenza sulla scena politica locale, sostenendo la formazione “Rocca futura”, che candidava a sindaco Maurizio De Santis (ex

ROCCA DI PAPA Sinistra Ecologia e Libertà sembra sbiadita, confusa e preda del Pd

Dove sono finiti i due circoli di Sel?

Vice Sindaco Pd di Rocca di Papa), che è stato eletto Consigliere comunale. Il mese scorso la base dei suoi sostenitori ha sconfessato De Santis con una lettera pubblica, nella quale si legge:

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ANCORA SULLA SCELTA DI “ROCCA FUTURA” DI ADERIRE ALLA MAGGIORANZA

“Con Boccia per un “Se è così, allora grande centrosinistra” fu un votosbagliato” Il Consigliere De Santis ci scrive

L’opinione del nostro Sergio Rasetti

di Maurizio De Santis* Siamo convinti che i cittadini sono stanchi di vedersi raccontare la politica attraverso suggestioni o argomentazioni puramente autoreferenziali. I cittadini chiedono fatti. Avremmo fatto volentieri a meno di intervenire su questioni più politichesi che programmatiche, ma per evitare equivoci e fraintendimenti ecco il nostro punto di vista. Le liste civiche finiscono il giorno delle elezioni. Quello che resta è un gruppo consiliare, nel nostro caso denominato Rocca Futura, con a capogruppo Maurizio De Santis. La lista Rocca Futura non ebbe l'appoggio di nessun partito. E anche se Luigi Nieri, presiedette all'inaugurazione della campagna elettorale di Rocca Futura, non fu in grado di assicurare l'appoggio di SEL, in quanto il partito a Rocca di Papa ancora oggi, è diviso in due fazioni diverse e contrapposte. La lista nacque solo dopo che il PD rifiutò di fare le primarie di coalizione per la scelta del candidato sindaco, con lo spirito di non essere mai un soggetto contro, ma nacque per costruire buona politica e tentare di fare qualcosa di buono per il paese. Quindi una lista che riconosceva i meriti di certe scelte politiche fatte in precedenza dal centrosinistra, come quelle che hanno portato all'importante riconoscimento del premio Merli per le politiche ambientali, a cominciare dall'acquisto dei boschi. Non si può e non si deve stare continuamente in campagna elettorale. Le elezioni, comunque vadano, segnano sempre uno spartiacque, in cui ognuno fa i conti con i risultati ottenuti, e rispetto all'analisi si attrezza per il futuro. In sintonia con i nostri elettori, che per la maggior parte ci hanno sempre chiesto di governare e non di stare a guardare, questo facemmo e ci prendemmo subito l'onere di capitalizzare il pregevole risultato elettorale del 13,5%. Non congelammo i nostri voti in una sterile lamentela ma li mettemmo a disposizione della risoluzione dei

di Sergio Rasetti Ci sono politici che cambiano casacca in corso d’opera come se nulla fosse. Qualcuno già si prepara per la prossima volta disposto ad indossare anche un nuovo cappotto. Altri lasceranno eredi disposti a continuarne l’opera, quella in corso, che ha portato il paese ad essere quello che è “un vero disastro”. Una “modernità” alla quale tanti elettori, vittime inconsapevoli, non si rassegnano. Chi ha votato per un’alternativa a Boccia e un programma di cambiamento e vede il suo rappresentante in Consiglio Comunale accomodarsi in maggioranza non può fare a meno di manifestare il suo disappunto e ritirare ufficialmente quel consenso politico ed elettorale che a suo tempo gli aveva accordato. I dubbi sulla validità delle prese di posizioni politiche e amministrative, che erano sorti fin dalle prime fasi di questa Legislatura Comunale, si sono consolidati nei giorni scorsi quando ben 13 sostenitori e candidati su 19 della lista ROCCA FUTURA hanno dichiarato ufficialmente di non ritenersi rappresentati dal Consigliere Maurizio De Santis unico eletto in Consiglio Comunale. (conosciamo personalmente un altro dei 19 che non ha sottoscritto il disconoscimento di De Santis ma la pensa come i 13). Una ritirata che dimostra come Maurizio De Santis non rappresenta nemmeno lontanamente quel progetto che insieme agli altri aveva illustrato strappando la fiducia nell’urna di 1.148 elettori. Quanti dei 1.148 sono oggi in sintonia con quei tredici? A sentire la “piazza” sarebbero molti. Ma

problemi. La nostra opposizione non è stata blanda, ma severa sulle delibere strategiche: ci siamo opposti a tutte le delibere di bilancio, abbiamo votato da soli contro l'aumento dell'Imu e contro le rimodulazioni sugli accordi di programma. E siamo stati contro la vendita dei boschi. Abbiamo fatto proposte come il bilancio partecipato, il codice etico, la riapertura di Agenda 21 e di riportare il PRG alla filosofia del Piano Putano, cioè "Opzione Zero", superamento del particellare e ricalcolo del residuo di cubatura del vecchio piano. Abbiamo proposto di esaurire l'alienazione degli usi civici e di riportare alcuni servizi ad un ambito pubblico per risparmiare risorse. Abbiamo messo in campo idee incentrate sullo sviluppo del turismo e del commercio. Ora riscontriamo da parte della maggioranza di centrosinistra la volontà di accogliere queste nostre proposte, e con lo spirito che ci contraddistingue siamo pronti ad un dialogo che serve al paese, e non per oppurtunismo politico: se

fossimo stati opportunisti, per storia e competenza, oggi rivestiremmo ben altri ruoli. Ma non ci interessa il potere, ci interessa il bene dei cittadini di Rocca di Papa. Ad oggi, non vediamo né in consiglio comunale, tra i banchi dell'opposizione, né tra i movimenti, figure portatrici di idee, di soluzioni, di innovazione, ma solo figuranti bravi a fare l’elenco dei

problemi che attanagliano non solo la nostra città, ma l’Italia intera. Figuranti che si mostrano però incapaci di mettere al centro del proprio operare, le esigenze delle persone. L’unica forza politica, con tutti i suoi difetti, capace di prendersi le responsabilità, appare il PD che con fatica e qualche scivolone riesce comunque a lavorare per il bene comune. Ed è col PD, con il centro democratico,

come è noto la “piazza” è bugiarda. Non si spiegherebbe altrimenti il secondo successo di Boccia che proprio dalla “piazza” era molto criticato ma alla resa dei conti elettorali è stato rieletto a grande maggioranza. Per quanto mi riguarda, non sono disposto ad accettare in silenzio di aver in definitiva votato per interposta persona, Maurizio De Santis, per Pasquale Boccia perché se lo avessi ritenuto opportuno lo avrei fatto direttamente (a De Santis sembra che il paese sia migliorato negli ultimi due anni? Non voleva fare il Sindaco lui perché Boccia non andava più bene?). Per questo caro De Santis, se fosse vero quanto si dice tra chi ha entrature nell’isoletta politica di Rocca di Papa, quale elettore di Rocca Futura ti chiedo ufficialmente di non trasferirti, con quelle poche armi (da te stesso spuntate) e bagagli (ormai valige vuote) che ti restano, nel campo della Maggioranza perché il tradimento dell’impegno preso segnerebbe un’altra triste pagina di storia locale, scritta da un politico alla ricerca soltanto di uno spazio personale sostenendo che lo fa per “il bene del Paese”. con la sinistra responsabile, con i giovani democratici, con i giovani di Rocca Futura, che vogliamo costruire un nuovo grande centrosinistra a Rocca di Papa, un centrosinistra che guarda avanti, alle sfide che ci attendono e non si attarda ad una politica di vecchi schemi, fatta di no e di zero proposte. *Capogruppo Consiliare Rocca Futura


ROCCA DI PAPA

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“Il paese è all’eutanasia dopo anni di fallimenti” Il Consigliere Danilo Romei ci scrive

di Danilo Romei* Ricordo perfettamente l’entusiasmo disegnarsi sulla faccia di migliaia di roccheggiani, alla notizia della vittoria dell’attuale Sindaco Boccia, quel lontano 16 maggio 2011. Ventisei mesi fa la speranza attraversava le strade come un fresco vento primaverile, l’imminente arrivo di una nuova era che avrebbe ricondotto Rocca di Papa ai fasti di un tempo, quando i numerosi turisti affollavano Piazza della Repubblica, risalivano da Corso Costituente, s’innamoravano al roseo tramonto di Piazza Garibaldi, prima di perdersi nel silenzio lunare dei Campi di Annibale. Ventisei mesi fa. Oggi basta fermarsi in un qualsiasi punto del paese, guardarsi intorno, per osservare i risultati che l’impegno della Giunta Boccia ha provocato. Le strade, disseminate di buche, sono causa di incidenti sempre più numerosi a pedoni e veicoli. I danni, nonostante l’iter della richiesta di risarcimento, non vengono pagati dagli Uffici competenti. Mancano soldi per ricoprire le buche, mancano soldi per risarcire danni. Mancano soldi per rendere dignitoso il lavoro dei dipendenti della Ditta Aimeri. L’ecomostro del parcheggio di Piazza Valeriano Gatta e lo scheletro dell’ex Albergo Europa sono segni evidentissimi del (dis)interesse al paese da parte dell’Assessorato ai Lavori Pubblici. L’illuminazione pubblica manca da mesi in alcuni tratti di Via Frascati, Via Focicchia, Via Roma, da almeno un anno in parte del Centro Storico, completamente saccheggiato dall’incuria. Manca tanta luce a Rocca di Papa. Per gli sprechi, per il disinteresse, per l’inascoltato grido di aiuto degli anziani che non si sentono sicuri, che non vedono tutelato il fondamentale diritto alla civile convivenza, per il senso d’inutilità che mangia i disoccupati abbandonati ogni giorno, e

per tutto il giorno, sulle panchine di Piazza della Repubblica o i muretti del Centro Storico, per l’assoluta assenza della sicurezza sociale, per tutto quello che una Città che si dichiari civile dovrebbe offrire alla sua cittadinanza. Nelle casse comunali c’è un buco di dieci milioni di euro ai quali vanno aggiunti i 6,5 milioni di euro che la cassa Depositi e Prestiti richiederà con gli interessi. Non basterà svendere beni che ci appartengono – farmacia comunale, ex scuola materna comunale, boschi … – per salvare tutti noi dal tracollo. Non basterà sperare in una maggiore coscienza della res publica da parte di chi ci governa. Non basterà trattenere il respiro per altri due anni in attesa di un futuro migliore. Nel frattempo “tanto la gente scorda” è il ritornello che ronza nelle orecchie dei contribuenti. La canzone è quella del disastro, cantata dagli Amministratori, in particolare da alcuni Amministratori i cui (de)meriti varcano assurdamente i confini roccheggiani con incarichi alla Regione Lazio. Di moda, negli ultimi tempi, il doppio incarico politico-lavorativo di pochi e la disoccupazione di molti. Unico vero merito di illuminare il paese è il costante impegno dei ragazzi della Protezione Civile coordinati da Marco Cutolo. Ad ogni evento – festività, calamità naturale, emergenze varie sono onnipresenti con impegno e dedizione nell’assoluto rispetto dei cittadini. Tutto questo gratuitamente. A loro un elogio. Per tutto il resto non basterà gridare, tacere, attendere, imprecare. Serve lottare, pretendere, chiedere con forza che quegli stessi uomini che ventisei mesi fa sono stati eletti per rappresentare un paese, diano finalmente ragione della scelta fatta dai cittadini. O abbiano la decenza nel farsi da parte. Perché un intero paese, migliaia di cittadini sono in attesa di uscire dal buio. *Consigliere Comunale

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

Il Comitato di Quartiere

informa i cittadini Il Comitato di Quartiere dei Campi d’Annibale il 12 luglio 2013 ha scritto al Sindaco di Rocca di Papa:

A seguito di molteplici segnalazioni di alcuni cittadini, si segnala un elenco dei problemi che possono essere risolti al più presto senza soldi o con pochi spiccioli. I problemi in questione sono: - Riparazione buche e ripristino manto stradale in Via Valle Pantano e in Via Rocca Priora; Silvestrini - Rifacimento urgente della segnaletica stradale “Stop” e attraversamenti pedonali almeno nei punti di estrema necessità; - Un minimo di servizio di Vigilanza Urbana per il rispetto del Codice della Strada e per una corretta convivenza democratica e civile; piazza Di Vittorio (e la rotonda) è continuamente intasata e a volte bloccata; - Ripristino della fontanella di acqua potabile in Via Campi d’Annibale davanti al “Bar e di più” (non esce più acqua); - Si segnala ancora una volta la pericolosità di un Muro in Via Vecchia di Velletri di fronte alla scuola materna; - Dare al più presto esecutività ai lavori di ripristino alla Fontana di piazza Di Vittorio; - Ripulituta siepi ai margini delle strade, alcune di esse drasticamente ristrette dai cespugli. Nella speranza che quanto segnalato e suggerito venga preso nella giusta considerazione e restando in attesa di una positiva risposta scritta, sempre con spirito di collaborazione porge distinti saluti. Il Presidente del Comitato Gianfranco Silvestrini

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Il commercio locale si organizza e i punti premiano i consumatori ROCCA DI PAPA

il Segno - Luglio-Agosto 2013

di Giulia De Giorgi Continua l’iniziativa dell’Associazione “ORA” a sostegno del commercio locale Un buon successo ha avuto l’iniziativa dell’Associazione ORA finalizzata a creare una vera e propria rete di attività commerciali per rilanciare il commercio e, allo stesso tempo, dare la possibilità ai consumatori di ricevere offerte vantaggiose a tutto vantaggio del portafoglio. L’associazione si è fatta promotrice del progetto “IperNetwork” in quanto vede in esso l’opportunità per dare uno stimolo ai consumi locali favorendo lo scambio continuo della clientela. Ogni consumatore in possesso della carta Smart People Card (SPC) potrà accumulare punti acquistando prodotti e servizi presso tutte le attività presenti sul territorio locale, nazionale e su Internet. I punti potranno essere convertiti in buoni carburante, ricariche telefoniche, buoni sconto e acquisto. Per il fornitore, oltre ai vantaggi diretti e indiretti offerti dall’appartenenza al circuito, è previsto un ritorno economico anche quando i suoi clienti non acquistano da lui. Un bel vantaggio che farà recuperare sin dal primo anno l’investimento effettuato e coprire tutto o in parte le spese gestionali del negozio o dell’ufficio. Molti commercianti hanno dimostrato il loro interesse verso questo progetto, altri hanno già dato la loro adesione, se sarà raggiunto il limite minimo di venti attività si passerà alla formalizzazione dell’accordo, con un risparmio per i soci del 40% sulla quota d’investimento, richiesta una sola volta e poi non più. Associarsi ad “ORA” è gratuito per i consumatori, mentre per i fornitori di prodotti e servizi, nella loro qualità di Soci, dovranno pagare 10 euro l’anno. Coloro che sono interessati ad aderire e conoscere nei dettagli il progetto, pos-

Sicurezza stradale e segnali invisibili

Queste immagini di segnaletica nascosta si possono “scovare” un po’ in tutti i quartieri di Rocca di Papa. La caccia al tesoro è aperta. Segnalateceli anche voi. La velocità è un pericolo così come la segnaletica invisibile. La sicurezza non si tutela soltanto con gli autovelox ma anche con una manutenzione dei bordi delle strade. Questi segnali sono ancora completamente sommersi dalla vegetazione. sono rivolgersi all’Associazione “ORA”, via Frascati 235 a Rocca di Papa (tel. 06-

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Sporgenze di Gianfranco Botti

IL NOSTRO TERRITORIO patisce storicamente il vizio dialettale che castra la doppia erre. Così, invece di guerra, terra, burraco, noi diciamo guera, tera, buraco. Lo sanno tutti, i comici da strapazzo ci fanno battute. Però, un conto è pronunciare in dialetto, un altro scriverci. Se tu, quello che negli anni ‘20 costituì a Rocca di Papa il rifugio per vedove ed orfani di guerra, parlando lo indichi come De Faro, mezzo male, ci si capisce. Ma se tu lo scrivi, De Faro, non è mezzo eRore, l’eRRore c’è tutto. Perché si trattò del commendator Ernesto De Farro, farro, farro, farro… e De Farro sia. TRA LE STRUTTURE BRAVE di Rocca di Papa la scuola-calcio c’é. Tra bambini e ragazzi -segmento anagrafico per il quale al di fuori di essa non mi pare ci si sbracci troppo- assicura la pratica sportiva a 109 elementi. In maniera più strutturata da quando è entrato l’appassionato e attrezzato Ezio Valente. Come succede ogni volta che un uomo giusto pervenga al posto di competenza. Direzione a parte, problema comune di tutte le scuole, d’ogni tipo e d’ogni grado, è il corpo insegnante. I preparatori, che devono trasmettere le loro conoscenze agli allievi. Servirebbe conoscere la materia, saperla trasmettere agli allievi. Col pallone verificare se il settore va non è difficile. Basta contare i tiri in porta che in partita la squadra fa e le palle sparate a casaccio. Poi, considerata la delicatezza delle età con cui si ha a che fare, sarebbe molto opportuna una sensibilità psicologica. Almeno nei fondamentali.

SE, DI FRONTE ALLO SFIANCAMENTO fisico, mi lascio fregare dalla voglia avvolgente di sembrare tuttavia valido (almeno intellettualmente), va a finire che stampo e pubblico pure io. Si avrebbero: “DAL FASCIO ALLO SFASCIO. Storia politico-amministrativa di Rocca di Papa repubblicana”; “CHE PACCHIA! Tutti sudditi, niente controlli”, saggio sulla contemporaneità nostrale; “DIALETTO D’ONORE”, raccolta di pezzi in rocchiciano. Per i quali potrei pure mettere puzza sotto al naso. Da quando due del mestiere, tali Luciani e Faiella, riferendosi ad essi, su un testo specifico hanno scritto: “le sue poesie sono degne di nota, percorse da una vena ironicamente bonaria, in cui la malinconia che le pervade non si trasforma mai in disperata tristezza. Dimostra buone qualità e talento”. Per pubblicare senza spen-

ROCCA DI PAPA

dere, prima dovrei cercare finanziamenti. Cioè, arruffianarmi, strisciarmi al potere, diventare lecchino. Per la fattispecie, esempi istruttivi non mancano, al maschile, al femminile. Però, la faccia? L’amor proprio? Mi sa che alle stampe seguiterò a dar niente. Sarà per un altro giro. Allora a presentare l’opere chiamerei (in ordine d’età): Francesco Fondi, Giuseppe Martelli, Carlo Mariano Guarinoni, Marco Carnevali, Tiziano Onesti, Mario Abbati, Silvia Santirosi e, prima di tutti e sempre, Sandro Abbati. Nessun forestiero, onde scansare un inveterato senso d’inferiorità. Derivato dal trascinarsi appresso ai giorni d’oggi la cupezza d’una condizione storicamente telaragnosa, nella quale ogni forestiero era “sor”, ogni forestiera “sora”.

PARLI DI LIBRI, ti si rappresenta la biblioteca. Quella comunale, che dovrebbe essere presidio culturale e occasione di aggregazione qualificata, uno dei gangli vitali della vita sociale, risorsa fondamentale per la crescita civile, culturale ed economica di ogni società. Per arrivare a tanto deve: adeguarsi ai cambiamenti in corso; entrare in relazione più forte con il

il Segno - Luglio-Agosto 2013

paese; far partecipare i cittadini ed essere aperta a suggestioni, proposte e attività; favorire l’uso del web e i momenti d’incontro tra linguaggi ed esperienze culturali diverse. I cambiamenti in atto nella società precludono a una nuova e più efficace formulazione delle biblioteche: i gruppi di letture; le iniziative di bookcrossing; l’avvento di e-book e audiolibri; la promozione della lettura in ogni occasione, anche tra gli anziani. Tutti fenomeni che hanno in comune la pratica della lettura come esperienza sociale, con elementi significativi di condivisione che postulano le biblioteche come centro di cooperazione e di relazione. Ma il dato centrale del ragionamento riguarda il mutare delle pratiche di accesso alla conoscenza che vede la concezione tradizionale dello “studio” lasciare il passo al tema dell’ “informazione” e della consultazione dei documenti, di ogni genere e supporto. Se prevale l’indifferenza, la pigrizia o il tirare a campare, allora per la biblioteca comunale accade come per il teatro cosiddetto comunale, col quale la cultura e la propensione a promuovere sviluppo mentale non toccano e seguiteranno a non toccare palla.

Dopo lo stop, il pugile roccheggiano rimette i guantoni

Cimini, il ritorno del “guerriero” Patrizio ha ripreso ad allenarsi con la ASD Boxing

Chi ama praticare sport difficilmente riesce a starne lontano. E’ qualcosa di viscerale poiché il rapporto con il proprio corpo fa parte della vita quotidiana di ciascuno. E di solito chi fa sport ha raggiunto un buon equilibrio tra la propria mente e il proprio corpo. Capita spesso che, per le cause più diverse, si decida di appendere le classiche scarpette al chiodo ma poi la voglia di rimettersi in gioco prende comunque il sopravvento e si riparte. E’ il caso di Patrizio Cimini, pugile roccheggiano oggi ventiquattrenne che, qualche anno fa, decise di abbandonare il ring, gli allenamenti e la tensione del combattimento pur avendo delle buone potenzialità in uno sport duro ma allo stesso tempo avvincente. Lo avevamo ammirato in diversi incontri pugilistici, anche qui a Rocca di Papa, sua città natale, e in ogni occasione Patrizio dimostrava una passione innata per questo sport che oltre a Patrizio forza fisica e resistenza Cimini richiede un’alta concentrazione mentale. Ora Patrizio ha deciso di ricominciare, di indossare nuovamente i mitici guantoni. “Da circa un mese ho ripreso ad allenarmi con continuità -ci racconta- e la sensazione è stata di non aver mai abbandonato questo

Patrizio durante un incontro

sport”. Gli allenamenti sono faticosi ma Patrizio è deciso e vuole fare sul serio. “L’accoglienza da parte dei tecnici e degli altri pugili della ASD Boxing Time di Marino è stata ottima, tutti sono stati felici del mio rientro -ci dice lasciando intravedere una grande emozione-, io non li voglio deludere e per questo il mio impegno sarà totale”. Adesso Patrizio ha bisogno del sostegno di tutti, a cominciare dai suoi amici che lo hanno sempre sostenuto e incoraggiato, così come ha bisogno del sostegno della sua famiglia che anche nei momenti più difficili del suo impegno sportivo non lo ha mai lasciato solo. Noi del Segno continueremo a seguirlo come abbiamo sempre fatto e a lui auguriamo una ripartenza ricca di successi. Giulia De Giorgi


il Segno - Luglio-Agosto 2013

Cultura e

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... dintorni

“Ecco l’antico Tempio dedicato al Giove dei Latini”

Nel 1876 vengono presentati i risultati degli scavi

Il Bi sco ttiere 2 P iz z er ia - P an e Pi z ze T on d e

Michele Stefano De Rossi

diffuse e condivise, avanzate da altri studiosi (tra cui il Convento Ricci e il Nibby) che ritenevano il Tempio essere molto grande con Orto dei Passionisti l’altare posto nel centro dell’area, uguale ai templi Area del tempio di Giove italici dello stesso periodo. A conferma della sua teo- Via Sacra ria il De Rossi portò il ritrovamento di una stipe votiva, contenente tra gli altri oggetti anche un cilindro in ter- mato da grossi blocchi, una cisterna con un racotta “di uso ignoto e rarissimo fuori cunicolo di erogazione dell’acqua e diversi dell’Etruria e dell’Emilia”. tratti di muro entro i quali probabilmente “I piccoli oggetti della stipe -continuò lo passava la Via Sacra. Inoltre il De Rossi instudioso di fronte alla platea del’Istituto ar- dividuò le pareti di una stanza con pavicheologico di Roma che l’ascoltava in ri- mento a mosaico bianco e nero con un spettoso silenzio- furono tutti trovati fra la sistema per lo scolo delle acque piovane. terra attorno e dentro l’edicola che sorgeva “Infine osservo -concluse lo scienziato- che nel bel mezzo dell’area”. Era dunque la serie delle monete che continua fino ai quello, secondo Michele Stefano De Rossi, secoli del medio evo, dimostra quel luogo “il centro del santuario col simulacro di non essere forse giammai rimasto del tutto Giove, ed era quello perciò l’edificio co- abbandonato e disabitato”. struito a prismi marmorei sui quali furono L’esposizione del De Rossi fu vista da alincisi i fasti” degli antichi. cuni come una delusione ma in realtà diOltre a quest’edicola centrale, gli scavi por- mostrò la complessità dell’area sacrale di tarono alla luce un tratto del recinto for- monte Cavo.

valentina sellati

di Andrea Sebastianelli I maggiori studiosi italiani ed europei di storia antica avevano già preso posto nella grande sala romana dell’Istituto di corrispondenza archeologica per ascoltare il discorso dello studioso Michele Stefano De Rossi sugli “scavi e studi nel Tempio di Giove Laziale sul Monte Albano”. Era il 15 dicembre dell’anno 1876. L’attesa era tanta perché da decenni si avanzavano congetture sulla tipologia del tempio che si innalzava sul mons Albanus (l’attuale monte Cavo). Qualche labile traccia, una serie di fonti scritte, molti reperti archeologici. Ma tutto era ancora avvolto da una fitta nebbia. Ma ora lo scienziato (roccheggiano d’adozione) aveva avuto il privilegio di dirigere degli scavi per conto dell’Istituto Archeologico Germanico nel tentativo di fare finalmente chiarezza sull’esistenza o meno del tempio di Giove sul monte. Già nel 1869 lo stesso De Rossi aveva scoperto nel terreno dell’orto dei Padri Passionisti (posto alle spalle del convento), un piccolo tratto di muro formato da grandi blocchi squadrati di pietra sperone (è la pietra tipica di Rocca di Papa, dal colore tendente all’ocra). Così, De Rossi, cominciò a spiegare ai numerosi ospiti che “la via principale (Via Sacra, n.d.d.) non entrava direttamente nell’area sacra, ma obliquamente provenendo da sinistra”. In precedenza il De Rossi aveva recuperato una olletta a rete (vedi foto) datata al periodo del Bronzo Finale, testimoniando l’antichità dei riti sacrali svolti dalle popolazioni del territorio sulla sommità di monte Cavo. Gli scavi eseguiti confermarono che il templum dedicato a Juppiter Latiaris doveva “essere stato un’area sacra all’aperto cielo, sostruita e chiusa -proseguì lo scienziato- da mura di grandi massi entro il cui recinto sorgeva un’ara ed una cella di mediocri dimensioni”. Una impostazione che si scontrava apertamente con le ipotesi, all’epoca molto

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L’ARGOMENTO

“San Carlo nostro... ...aiutaci tu”

Gianfranco Botti ricorda la figura del Santo Patrono

di Gianfranco Botti Il brano che segue non è mio. E’ tratto dal libro “Dalla tua mano. San Carlo un riformatore inattuale” (Rizzoli, 14 euro), scritto nel 2010, in coincidenza del quarto centenario della canonizzazione del Borromeo, dal cardinale Dionigi Tettamanzi, che parla del suo illustre predecessore come arcivescovo di Milano in una biografia che è dialogo e confronto. Lo propongo per onorare il Santo in prossimità del quattrocentesimo della sua elezione a patrono di Rocca di Papa, e per riconfermare che Il Piccolo Segno è un giornale senza preconcetti, aperto ad ogni contributo, specie se in prossimità d’una circostanza densa di significati religioso e civico. “Il segreto della tua passione rinnovatrice per la Chiesa, il fuoco ardente del tuo instancabile servizio all’uomo: è la persona di Cristo Crocifisso. Sono interessato alla tua parola, caro cardinale, ma ancor più al tuo cuore: la tua parola la trovo nelle tue omelie che mi sono giunte, il tuo cuore posso cercare di esplorarlo attraverso i tuoi lunghi silenzi, i tuoi gemiti e pianti, gli occhi fissi ed estasiati sul Crocifisso, le preghiere imploranti e la contemplazione. Sono in certo senso maggiormente interessato a chiedermi come far sì che la Croce, che Cristo crocifisso, sia di fatto per tutti noi la chiave affidabile per rispondere al ‘problema dei problemi’, quello del senso della sofferenza e della morte nella nostra vita. Solo il logos della Croce di Gesù può svelare il logos del soffrire e del morire umano! Come rispondere a questo che è il punto più alto e critico del cristianesimo? E’ infatti dai tempi di San Paolo fino alla cultura contemporanea delle nostre città, che

San Carlo Borromeo

la Croce esprime il contenuto più provocante della fede cristiana e ne mette in luce l’apparente stoltezza e l’inevitabile scandalo. Che ne dici? Non corriamo oggi il rischio, anche nelle nostre comunità di fedeli, di svuotare il cristianesimo dall’interno? In realtà, talvolta, da un lato lo affermiamo con le nostre parole e le nostre liturgie, dall’altra non vogliamo accettare che il benessere individuale o di parte, cioè lo star bene da soli, non sia secondo la Croce e il cuore di Cristo! Per questo, abbiamo bisogno tutti che la parola della

Jane Austen sulle banconote

Se in Italia si rinnovano le banconote da 5 euro, in Inghilterra non sono da meno, infatti anche loro hanno deciso di intraprendere il grande passo. La notizia ce la riporta il quotidiano inglese “The Guardian”, il quale scrive che Marvyn King, Governatore della Banca d’In-

il Segno - Luglio-Agosto 2013

ghilterra, ha deciso di far apparire sulle banconote da 10 GBP il viso della scrittrice britannica Jane Austen. Sostituendo, quindi, il volto di Charles Darwin, il progetto dovrebbe essere completato entro il 2017, anno in cui ricadono i duecento anni dalla scomparsa della scrittrice. La scelta di questo particolare cambiamento, spiega King, è legata non solo al Marketing ma, soprattutto, ad un fattore politico d’eccellenza, come il Femminismo, difatti la Austen è considerata sia un simbolo letterario britannico e

mondiale, in quanto i suoi romanzi sono stati tradotti in tutto il mondo, sia il pilastro del genere femminile. L’Inghilterra non è la prima a ricoprire le banconote di volti noti della letteratura, il Rublo Russo, ad esempio, ha il volto di Tolstoj, il faccione di Alessandro Manzoni era sulle vecchie centomila lire; non ci resta che aspettare, per non essere da meno, un simbolo Europeo letterario, il volto, magari, di Oriana Fallaci sulle banconote da 100 Euro… sarà mai possibile mi chiedo? Camilla Lombardozzi

Croce ci scandalizzi di nuovo: con più energia provocante e stimolante. E’ a questo punto che la tua lettera ci torna di assoluta necessità. Ma qual è la sua portata, poiché il tuo amore alla Croce, al Crocifisso ti ha preso e bruciato per tutta la vita, a cominciare da quella che gli studiosi chiamano la ‘seconda fase’ della tua spiritualità – quella del 1563, l’anno della tua consacrazione come prete e vescovo? La tua lettera l’hai pronunciata ogni giorno, tu che in tutte le tue omelie -o quasi- non tacevi di Cristo sulla Croce, come ha testimoniato, tra gli altri, il tuo segretario Giovanni Botero: non sapevi tenere una predica senza aspergerla con il sangue di Cristo e senza ingemmarla delle piaghe di Cristo. Per te -quante volte l’hai ripetuto- non c’è cattedra più importante e libro più sicuro per conoscere il mistero di Dio e il mistero dell’uomo che la cattedra e il libro della Croce! Parti dalla definizione di San Giovanni ‘Dio è amore’ per riaffermare che conoscere questo volto di Dio è possibile all’uomo solo con la rivelazione di Gesù, quello che si fa sfolgorante nel donarsi totale di Gesù all’umanità sulla Croce. Nell’omelia tenuta in Duomo il 2 marzo 1584 hai detto che Gesù nel suo insegnamento non si è limitato a riprendere e a confermare quella conoscenza di Dio che può derivare dalle perfezioni delle sue creature, m a ‘un’altra cosa ancora, per noi massimamente necessaria a sapersi, ci ha rivel a t o : l’inesausta fonte della misericordia, della carità e della bontà. E questa bontà Cristo ce l’ha insegnata somma in Dio soprattutto nella sua sacratissima Passione. Infatti, se la bontà altro non è che la comunicazione di doni; e se di questa vi sono più gradi: mentre alcuni comunicano doni agli altri per esserne ricambiati, altri li comunicano ma senza speranza di riceverne, altri infine non solo sono privi di questa speranza ma comunicano i loro doni anche a quelli dai quali hanno ricevuto del male: è questa certamente la massima di tutte le bontà’. E a questo punto la tua predica si fa preghiera”.


LA STORIA Lo scrittore Federico De Angelis prende spunto dal libro di Maria Pia Santangeli

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

“Dalla suggestione popolare alla persecuzione delle streghe” di Federico De Angelis Tra i molti pregi del libro di Maria Pia Santangeli “Streghe, spiriti e folletti – L’immaginario popolare nei Castelli Romani e non solo” quello di suggerire ulteriori riflessioni dopo le vivaci narrazioni e le ben documentate osservazioni, non è certo il minore. Su due punti si è soffermata la mia attenzione: il potere dell’immaginario e la reale condizione delle cosiddette “Streghe”. Riguardo al primo punto si può dire che in tutti o quasi gli interventi si avverte questa risorsa di uomini e donne che raccontano eventi al di fuori del consueto con serietà e precisione. In realtà, s’intuisce che i narratori sono i primi a non credere del tutto a quello che dicono, in parte consapevoli del loro inventare; tuttavia è tale il gusto di affabulare, aggiungere particolari, impressionare l’uditorio, che non si stancano di ripetere con crescente compiacimento, quello che credono di aver visto o

sentito. E’ il piacere e l’istinto dell’immaginare, che a ben vedere è una facoltà antica e preziosa della condizione umana. L’uomo ha bisogno di uscire per qualche tempo dalla situazione in cui è posto o “gettato”: tenta allora di ingannare il tempo e lo spazio che ne limitano la visione e i desideri, evadere, far esodo da una situazione di stasi, di consuetudini stabilite con la dote mirabile dell’immaginario: basta un rapido racconto, un sentito dire, una ben architettata invenzione per suscitare una serie di ardite fantasticherie esatte, precise perché niente come il fantastico, il fiabesco richiede misura ed esattezza, perfetta consequenzialità logica. Ben lo sa Italo Calvino. Ed è anche un recupero del mito e del sacro che da molto tempo si sono eclissati dal mondo con l’alata libertà sempre imprevedibile dei loro protagonisti, dei, semidei, spiriti, folletti: per essi non c’è posto in un mondo totalmente ammi-

nistrato dalla ragione strumentale. L’altra suggestione che ho colto dal libro è riferita alle “streghe”. L’autrice giustamente accenna soltanto alle tragiche vicende di queste donne. Ma in effetti si è trattato di una vera e propria persecuzione di queste persone non a caso quasi tutte donne, che non altro cercavano che una medicina alternativa, di conoscere la natura in modo nuovo e originale, anche se in parte legato a tradizioni pagane, non consentito però dal potere religioso e civile del tempo. Basta leggere qualche passo del famigerato Malleus maleficarum, un vero trattato di metodi persecutori, approvato in tutto dalla “Santa Inquisizione” verso queste donne definite “streghe” e accusate di commerci carnali con Satana, per restare inorriditi da tanto livore e quasi odio nei confronti di donne che tentavano di edificare una loro cultura, un contatto con la natura diverso da quello pubblicamente

ammesso. E le “streghe” al di là delle leggende e le immagini popolari certo molto interessanti e curiose, sono in realtà donne che con coraggio e abnegazione, fede nel loro malvisto operare, nelle loro autonome ricerche, sono riuscite malgrado tutto a donare un contributo alla conoscenza di sé e del mondo, di come il macrocosmo si rispecchi e s’inveri nel “microcosmo” umano, anche raccogliendo eredità da epoche lontane: e per questo dovettero subire processi sommari, assai numerose condanne al rogo, esclusioni dalla società.

Grande musica e arte circense

L’Ass.ne Vagamente organizza una grande serata artistica al Largo Belvedere L’associazione culturale Vagamente è lieta di invitarvi all’iniziativa promossa per sabato 20 luglio a piazzale Belvedere a Rocca di Papa, all’ingresso del centro storico, su una delle terrazze panoramiche più affascinanti del paese. Per il quinto anno consecutivo Vagamente si inserisce nell’estate roccheggiana con una serata dal carattere musicale che vedrà l’esibizione di diversi artisti che animeranno la serata. Si comincia alle 17:00 con il circolo dei Castelli Romani del Movimento per la Decrescita Felice, che terrà una dimostra-

zione pratica di saponificazione, un’occasione per imparare a produrre con oli vergini ed esausti dell’ottimo sapone naturale a basso costo. A seguire ci sarà un aperitivo con dj-set e, nel tardo pomeriggio, l’esibizione del gruppo castellano Massive Pulse e l’energetico “Reggae circus” di Adriano Bono che garantiranno ottima musica e le esibizioni di diversi artisti circensi. L’iniziativa sarà comple-

Adriano Bono

tamente ad ingresso gratuito. Vi aspettiamo numerosi. Ass.ne Vagamente


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PAGINA APERTA Pillole In uscita l’ultimo lavoro letterario di Stephen King

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di

Controtendenze,‘Joiland’ Inadempienza si può leggere solo su carta

ECONOMIA

di Mauro Artibani

Stephen King

di Camilla Lombardozzi Stephen King, scrittore di spicco del romanzo di genere gotico e horror, celebre soprattutto perché molte delle sue opere sono divenute trasposizioni cinematografiche di grande successo, giusto per citarne qualcuna “Shining”, “Carrie”, ”Christine, la macchina infernale” ed “Il miglio verde”, torna a far parlare di se attraverso il suo nuovo romanzo “Joyland” uscito nelle librerie lo scorso 4 giugno. Joyland è un romanzo giallo, definito, precisamente, da Charles Ardai, editore della Hard Case Crime, casa editrice del libro, come un

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“Wodunit”, ovvero un giallo deduttivo; Joyland è ambientato nel 1973, nel Nord Carolina e racconterà la storia di un giostraio, il quale viene a conoscenza di un omicidio commesso molti anni prima, mai risolto. Ciò che stupisce di questo Wodunit, oltre alla trama, che incuriosisce molti lettori amanti del genere Thriller, è la scelta dello scrittore di far pubblicare il romanzo esclusivamente in versione cartacea e non in e-book; il contrario di quanto fece tredici anni fa, quando “Riding the Bullet – Passaggio per il nulla”, venne pubblicato unicamente in versione digitale, proprio come incoraggiamento alla crescente editoria e-bookiana. Le parole di King, al Wall Street Journal, in merito a tale decisione sono state queste: “Per ora non ho pensato alla versione digitale. Forse, in futuro, ma per il momento lasciamo che la gente lo compri in una vera libreria”. Lo scrittore ha anche dichiarato che questo suo ultimo lavoro, è uno dei suoi preferiti e la Hard Case Crime era la migliore casa editrice che potesse pubblicare Joyland; in particolare per lo stile pulp anni quaranta delle copertine. A Settembre il maestro dell’Horror tornerà nella librerie e chissà, magari anche in ebook, con un altro romanzo intitolato “Doctor Sleep” sequel attesissimo in tutto il mondo di Shining.

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di... u e s i t g io n Q

ust o

Il Platina e il Rinascimento gastronomico

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Negli ultimi cinque anni, dal 2008 al 2012, la spesa alimentare delle famiglie ha perso costantemente pezzi per colpa della crisi, perdendo in media 2,5 miliardi di euro ogni anno. La situazione economica del Paese, con il suo carico di oneri aggiuntivi e disoccupazione in aumento, ha costretto gli italiani a tagliare mano a mano il budget per la tavola, che oggi ammonta a 117 miliardi complessivi. Meno Pil insomma. Approposito, tra quelle famiglie ci sta pure la mia. A ben guardare ho fatto pure di peggio, ho tagliato quel 30% di sprechi alimentari che gli statistici mi rinfacciavano. Non cambio il mio telefonino fin quando il prezzo del nuovo non scende considerevolmente: oh scenderà, scenderà, quei prezzi scendono sempre. Avevo pure 3 automobili ora 2: meno assicurazioni da pagare, meno bolli, meno manutenzione; un bel risparmio per me, ancor meno Pil per tutti. In vacanza? Dai miei amici, risparmio un sacco: sì, vabbè, meno Pil. Spending review si chiama, pari pari a quello che, tutti gli organismi nazionali e internazionali, stanno chiedendo di fare per i costi dello Stato. Occhio, è quello che stanno facendo pure le Imprese riducendo, ancor di più, il costo del lavoro; mancando pure di fare investimenti di capitale. Eggià, revisione della spesa, migliorando la produttività delle risorse impiegate, questo fanno gli ex produttori di ricchezza. Due piccioni con una fava: dispensano ancor meno redditi per fare la spesa; riducono la loro spesa per gli investimenti e, con i magazzini pieni, pure le scorte. “In Italia, nel periodo 2009-2013, la mancata crescita nominale del Pil ha superato i 230 miliardi”. Lo dice la Corte dei Conti nel suo rapporto annuale sul coordinamento della finanza pubblica. Una spending review da mozzare il fiato e strangolare l’economia! Per uscire dal guado, con quel fil di voce che ho ancora in gola, chiedo di poter adempiere al mio compito d’istituto. Giust’appunto, avere la disponibilità economica per poter acquistare quanto ho prodotto lavorando, affinchè quel prodotto non resti invenduto, perdendo valore, bruciando ricchezza!

di Marcello Loisi Durante il XIV e il XV secolo, la cucina e il gusto della tavola erano temi trattati da molti cuochi e appassionati, spesso rimasti anonimi, poiché trattare certi argomenti “futili” era considerato uno spreco di tempo. La testimonianza più importante di quella cucina si deve al De honesta voluptate et valetitudine (“Il piacere onesto e la buona salute”), una raccolta di ricette di Bartolomeo Sacchi, detto il Platina. Stampato per la prima volta intorno al 1474, non si limita a essere un elenco di pietanze, essendo

pieno di annotazioni e consigli per la salute e sul corretto utilizzo delle vivande finalizzato al benessere della persona. Il Platina si rivolse dichiaratamente alle classi più agiate, alle quali lui apparteneva, facendo parte di un circolo di umanisti vicini al papa. Trascorse gli ultimi anni della sua vita scrivendo saggi di storia dei pontificati, ma l’opera per cui oggi è più ricordato rimane il De honesta voluptate, tra l’altro scritto durante un suo soggiorno ai Castelli Romani, presso Albano Laziale. Nel Rinascimento, il piacere conviviale scavalca lo status di

peccato e approda alla sperimentazione, con l’aggiunta di spezie e aromi esotici, ma senza perdere la carica simbolica di distinzione sociale. Infatti, in questo periodo, papi e aristocratici portano l’arte barocca all’interno delle cucine; i cuochi si riscoprono scultori e modellano castelli e fantasie di zucchero. L’aspetto delle vivande è curato fin nei minimi dettagli e le forme dei piatti ricalcano quelle delle chiese e degli interni dei palazzi nobiliari barocchi, con risultati incredibilmente scenici.

Tolki


il Segno - Luglio-Agosto 2013

L’angolo della storia

Ricordando Enrico Ferri

di Vincenzo Rufini L’antica arte della retorica che tanto ha influito nelle relazioni del mondo antico e per tutto il medioevo, in cui raggiunse il suo massimo apogeo, alle soglie della modernità ebbe il suo naturale appannamento. L’illuminismo e la sua creatura artistica, il neo classicismo, la relegarono nelle soffitte della storia, ma la sua linfa, come un fiume carsico, continuò ad infettare le menti e i cuori dei protagonisti della vita sociale nelle varie epoche. Anche nel dominio assoluto della ragione è molto difficile, se non impossibile, sottrarsi nell’argomentare il proprio pensiero alle arti sottili della retorica, arte comunicativa, brillante e tronfia per eccellenza. Codesta forma di linguaggio ebbe un soprassalto di gloria e conseguentemente di epigoni tra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo; probabilmente sotto l’influsso della fede assoluta nella scienza, di cui il positivismo ne era l’artefice massimo, la retorica fu riesumata dalla pattumiera della storia al fine di inoculare al credo scientifico una verve particolarmente efficace, anche se foriera di inutili orpelli lessicali. In Italia sulla scia delle prese di coscienza che il positivismo ed il nascente socialismo ebbero sulle teste pensanti dell’epoca, si ebbe una ventata di nuovi profeti del logos (Pensiero), i quali non impugnavano più la spada per combattere gli avversari, bensì utilizzavano l’arma della parola per diffondere il nuovo credo (il socialismo) tra le masse di sfruttati, i quali vivevano ancora in condizione di estrema sottomissione nei confronti dei padroni moderni, vera incarnazione dei feudatari d’altre epoche. Fra coloro che duellavano con la sciabola e col fioretto della parola, ma più con la prima che con il secondo, vi era uno

CULTURA

dei massimi oratori italiani: Enrico Ferri. Mantovano d’origine si laureò ben presto in Giurisprudenza sotto la guida del professor Roberto Ardigò, il massimo esponente del positivismo italiano, e raggiunse in breve la notorietà quando patrocinò la difesa dei contadini mantovani che avevano animato il moto di ribellione denominato “La boje”. E’ in questo tempo che il Ferri fece propria la definizione di “Sociologo Evoluzionista”, per conciliare la sua posizione politica alla teoria evoluzionistica di Darwin, un’etichetta che lo accompagnerà per tutta la vita. Nel 1894 aderisce al partito socialista e ciò gli costa la perdita della libera docenza presso l’Università di Bologna; con la crisi di fine ottocento, culminata nella strage di Milano eseguita dal generale Fiorenzo Bava Beccaris e la conseguente stretta repressiva ordinata dall’allora capo del governo, il generale Luigi Pelloux, Enrico Ferri si trova ad assumere la carica di direttore dell’Avanti, il quotidiano socialista. Nel frattempo partecipa, in qualità di deputato, all’ostruzionismo parlamentare attuato dal partito socialista al fine di impedire l’approvazione dei decreti eversivi; in questa sede fa sfoggio delle sue imponenti qualità oratorie, era capace di tenere discorsi della durata di tre ed anche di cinque ore, affatto tediosi ed anzi ricchi di pathos, di calore umano e di una vena positivistica che ne costituiva il nerbo. A ciò affiancava l’attività di partito in cui assunse una posizione di assoluta intransigenza, contrario ad ogni alleanza elettorale con gli altri partiti, che lo relegò in minoranza, una posizione che lo porterà per anni e per vari congressi a contrapporsi alla linea riformista del partito incarnata da Leonida Bissolati e Claudio

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Invito alla lettura

Belle per sempre

L’On. Ferri

Treves. Nel Congresso di Bologna del 1904 riuscirà a controllare il partito tramite l’alleanza con la corrente dei sindacalisti rivoluzionari, in questo periodo di tempo Ferri dette prova della sua spregiudicatezza politica appoggiandosi anche ai riformisti pur di avere il dominio del partito socialista, un dominio che si estenderà fino al 1908 quando partirà per il sud America per tenere una serie di conferenze. Al ritorno in Italia la sua influenza nel partito venne meno e la sua figura politica andrà via via perdendo prestigio; verrà isolato ma otterrà ancora l’elezione in parlamento, dove il suo ruolo risulterà sempre più marginale. Di lui si può dire che ha incarnato in pieno le contraddizioni del socialismo italiano, che hanno impedito al partito di avere un ruolo più fattivo nella storia d’Italia; sempre a metà strada tra la concezione teorica sul modo di risolvere la questione sociale e la sua attuazione pratica, sempre interpretata in modo soggettivo e personalistico. Enrico Ferri ha tentato per tutta la vita di conciliare queste due posizioni, un po’ con la sua spregiudicatezza e un po’ tenendo fede a quel “Coraggio della pazienza” di cui era fautore; indubbiamente fu un uomo onesto, un oratore degno della retorica degli antichi, un grande avvocato (fu lui che, nel suo canto del cigno, difese nel 1927 Violet Gibson, l’inglese che aveva attentato alla vita di Mussolini, il quale senza volergliene lo fece nominare senatore). Un uomo contraddittorio ma con un faro unico da seguire con perspicacia: la scienza positivista al servizio della povera gente per tentare di risolvere la questione sociale.

di Loredana Massaro La donna con una gamba sola è atrocemente ustionata, e la polizia di Mumbai sta andando a prendere Abdul e suo padre. In una povera baracca vicino all’aeroporto, i genitori di Abdul prendono frettolosamente una decisione. Il padre, malato, resta nella casupola con il tetto di lamiera e il pavimento pieno di immondizia per farsi arrestare. Abdul, l’unico che ha un lavoro, deve fuggire. E ora Abdul è in preda al panico, a sedici anni incapace di pensare. “Belle per sempre” sono le piastrelle italiane che campeggiano sul muro che separa l’aeroporto internazionale di Mumbai dallo slum di Annawadi, 3mila persone stipate in 335 baracche, insieme a topi, maiali e galline. Nell’India dei software e delle nuove tecnologie, dell’economia in fortissima ascesa nell’era del mercato globale, vive un terzo dei poveri e un quarto delle persone denutrite del pianeta. “Belle per sempre” è lo slogan incongruo, come un refuso, di un contrappasso merceologico: nel quartiere dei cercatori di immondizie (spesso bambini) di “bello” c’è solo il fatto di riuscire a sopravvivere anche solo un altro giorno. Miseria, fetore, putridume, malattie, sono gli attributi adatti a descrivere la baraccopoli indiana: un girone infernale a cielo aperto, gremito di un’umanità disperata. “Tutto attorno a noi ci sono rose. E noi siamo la merda tra le rose” dice Mirchi, il fratello minore di Abdul. Un romanzo-reportage di straordinaria presa emotiva che parla con la voce degli ultimi. Premiato in Usa con il National Book Awards. Tre anni di interviste, registrazioni audio, appunti, video e fotografie. Tre anni di studio, di vita, di tentativi per comprendere e conoscere, per un’opera che mostra il lato più crudele e fragile della vita di milioni di persone, centinaia di giorni, voci e storie, qualche metro al di sotto di una grande autostrada, a un passo dagli hotel a cinque stelle che accolgono i viaggiatori e gli uomini d’affari in arrivo a Mumbai. Questo libro rende giustizia alla storia di famiglie vere, genitori come maschere tragiche di farse sociali, adolescenti con il peso amaro degli adulti.


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STORIE

IL RACCONTO DEL MESE

L’anima degli alberi

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anto tempo fa, dopo secoli e secoli di aspettative, gli alberi riuscirono ad ottenere un’anima e a parlare fra loro. di Noga Molto tempo dopo (ma molto molto dopo) i pochi uomini che gironzolavano per boschi e pianure si resero conto che, oltre a loro stessi, anche gli alberi avevano un’anima. E cominciarono a preoccuparsi seriamente. Il legno serviva per alimentare il fuoco, fabbricare i tetti delle capanne e le aste delle armi. “E -si chiesero- se le anime avessero convinto tutti gli alberi a trasferirsi in luoghi irraggiungibili? Come avrebbero fatto a riscaldarsi?”.

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ntanto il tempo trascorreva, e u giorno dietro l’altro si formarono altri secoli e secoli e poi millenni e millenni tanto che gli uomini ebbero tutto il tempo per diventare più forti ed intelligenti anche se la preoccupazione per la presenza dell’anima degli alberi si faceva sempre più opprimente. Ad un certo punto cedettero di aver trovato il modo di uscire da questo dilemma: “Cerchiamo di costruire un’arma -si dissero- che ci consenta di tagliare tutti gli alberi e farne delle cataste dalle quali poi attingere per sempre e sopperire così alle nostre necessità”. E così iniziarono a fare. Però gli alberi erano troppi e gli uomini diedero loro fuoco. Poi li bombardarono.

La poesia del mese

Un faggio di Rocca di Papa

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oi li avvelenarono con i defolianti. Infine li contaminarono definitivamente. Ma le anime di tutti gli alberi abbattuti corsero verso i loro lontani luoghi di riunione da dove, tutti insieme, avrebbero ripreso a crescere di nuovo. Intanto gli uomini, quei pochi rimasti, migrarono verso altre galassie in cerca di un nuovo mondo, pieno di alberi. Rocca di Papa, novembre 2003

di Anna Giovanetti

Estate

Nella dolce quiete di un pomeriggio estivo ritempro la mia mente ed il mio corpo, distesa in dormiveglia sul divano, mentre soffuso giunge da lontano un vociare di bimbi che giocano festanti!

Il sole filtra attraverso le persiane e l’ombra delle stesse mitiga almeno un poco l’afa incandescente; in questa quiete non penso più a niente e una benefica calma l’intera stanza invade.

Ma ecco un malinconico ricordo, riaffiora d’improvviso nella mente, di quando anch’io bambina giocavo nella strada, incurante del caldo, con la fronte sudata, felice di un anno di scuola ormai finito.

E quasi volevo imprigionare quel tempo gioioso che passava veloce, cantando a squarciagola con tutta la mia voce semplici ritornelli che accompagnavano il mio gioco festoso.

No c’era tempo neanche per mangiare lo facevo infatti quasi sempre di corsa a volte un panino mandato giù per forza per paura di far tardi per ricominciare.

Ne è passato di tempo da quei giorni eppure quando sento d’estate quelle voci, mi vien voglia di scendere per strada insieme a quei bimbi per giocare, perché sono ormai troppo grande ma l’animo è rimasto un po’ bambino e poi non ho mai smesso di sognare!

il Segno - Luglio-Agosto 2013

Spunti di letteratura

Digital-book eilibridicarta

di Camilla Lombardozzi Si sa, così vanno le cose…il mondo cambia, muta, si evolve e così anche tutto ciò che si trova al suo interno, soprattutto i lettori cambiano, non è un caso, infatti, che con le nuove tecnologie il classico lettore sia passato, per così dire, ad un livello superiore… eh sì perché, come accade nei video giochi, anche nella realtà gli essere umani relegano in soffitta, o in cantina che dir si voglia, i classici libri, quelli fatti di carta, con la copertina rigida. Preferiscono leggere i romanzi attraverso Tablet, E-book, Smartphone e chi più ne ha più ne metta, è vero, andare di pari passo con le tecnologie non è un male, in quanto rappresentano il futuro e perciò è giusto starvi a contatto e non rimanere mai indietro, soprattutto per chi, come me, vuole intraprendere la strada del giornalismo; eppure l’odore della carta, la sensazione di toccarla con le dita, la propria libreria personale, sono cose a cui, molti di noi lettori, non possono rinunciare, in fondo sono considerati una sorta di cordone ombelicale con il passato e se è vero che il cordone la maggior parte delle volte bisognerebbe tagliarlo, direi che in questo caso si potrebbe fare un’eccezione. Ma, ahimè, nonostante i fedelissimi della carta stampata, le statistiche parlano chiaro, un numero sempre più crescente di persone, apprendono le notizie degli ultimi libri in uscita, da Twitter e Facebook e perciò invece di dirigersi in libreria e comprare il proprio romanzo preferito, preferiscono scaricarlo con una applicazione sul proprio cellulare o sul PC e leggere attraverso questi ultimi. Cosa ancor più sorprendente è che se prima era una fascia essenzialmente giovane a leggere un libro attraverso apparecchi digitali, oggi anche gli anziani si stanno convertendo alla nuova era del Digital-Book. Personalmente trovo che le sensazioni che ti trasmette un libro cartaceo, siano un qualcosa di ineguagliabile, così come passare le ore all’interno di una biblioteca o di una libreria per poi scegliere il libro che dalla trama e dalla copertina ci colpisce di più.Forse la tecnologia finirà per distruggere (o meglio cancellare) il nostro passato? O è meglio poter lasciare una porta aperta a quello che in fin dei conti fa parte del nostro bagaglio culturale? Segui Camilla sui Suoi blog http://ibisbeticidomati.wordpress.com http://lesportiveromane.wordpress.com


il Segno - Luglio-Agosto 2013

u s m e i i v n cali v t i m e n A

MUSICA

PISTOIA BLUES Concerto Van der Graaf Generator Stevie Wilson

Nella caratteristica cornice architettonica rinascimentale, propria di alcune cittadine toscane, nella piazza del duomo di Pistoia, nell’ambito del blues festival che porta il nome della città, ha avuto luogo un doppio interessante concerto che ha visto esibirsi due fra i nomi più significativi di un certo tipo di musica che spazia oltre il rock. I Van der Graaf Generator, caposaldi imperiosi del rock progressive degli anni ‘70, che in questi ultimi anni stanno vivendo una nuova giovinezza rivisitando i loro pezzi più suggestivi e che li hanno portati ad essere uno dei gruppi più amati in Italia ma non esimendosi dal produrre, in questa attuale rifondazione, ancora dischi con così nuovi brani che vanno ad aggiungersi ai capolavori del passato. E nei loro spettacoli dal vivo, scarni nella forma e priva degli orpelli scenici peculiari nella maggior parte delle band del rock, spaziano fra canzoni antiche e attuali, pur mantenendo una certa linearità stilistica. Quello che propongono i mitici VDGG in questa calda serata estiva sono soprattutto le lunghe suite che hanno caratterizzato significativamente il loro modo di comporre. E così ecco Interference Patterns da uno degli ultimi lavori, ecco Flight, denso e avvolgente lungo brano, facente parte del lavoro solista di Peter Hammill degli anni ‘80 Black Box, poi Bunsho dall’album del 2012 A grouding by the numbers e final-

mente la lunga suite A Plague of Lighthouse Keepers che nel lontano 1972 contribuì a far rimanere il disco che la conteneva, Pawn Hearts, per più settimane nelle classifiche italiane dei dischi più venduti. Pur senza la presenza della figura portante di David Jaxon al sax e ai fiati, ora i nuovi VanderGraaf rimasti in tre: Peter Hammill, voce-chitarrapiano, Hugh Banton, tastiereorgano-bass pedal, Guy Evans, drums, riarrangiano la suite in modo più asciutto, essenziale e dalle timbriche più potenti e dove la voce di Hammill travolge con la consueta verve, fra gl’innalzamenti di tonalità ora alte, ora profonde, ora aggressive, ora dolci e melodiche. Chiude l’esibizione del trio il brano Childlike Faith in Childhood’s End, dall’album capolavoro Still Life, un pezzo carissimo oltre che al gruppo soprattutto al pubblico che si lascia trascinare con una fievole nostalgia fino a che, verso la fine del brano, il Siiiileeeent, solitario e senza musica, di Peter echeggia possente nella piazza scuotendo e straziando di gioia e di estasi fin nelle viscere l’anima d e g l i ascoltatori. Dopodiché ecco salire sul palco, con una nuova band, il leader, S t e v e Wilson, di un gruppo, Porcupine Tree, che si è già relegato in questi anni dal ‘90 in poi un posto di nicchia e di tutto rispetto fra i grandi del Prog e non solo. Wilson non smentisce la sua fama e proponendo

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di Massimo Onesti

pezzi soprattutto tratti dal suo ultimo solista, The Raven That Refused To Sing (And Other Stories), fra atmosfere soffuse, raffinate, sinfoniche, senza eccessi di manierismo, conduce il pubblico in un viaggio onirico come verso degli affreschi gotici e lievemente Horror, molto alla Tim Burton, il regista che rivisita con tratti dark il mondo della fiaba, coadiuvato per questa escursione nel metafisico soprattutto dalle immagini che scorrono dietro il gruppo che più che come video di canzoni, si propongono proprio come degli autentici corti cinematografici. Sostenuto da un’ottima band, Wilson si alterna fra chitarre elettriche e acustiche, trascinando in modo coinvolgente con un sound anche potente, soprattutto per la incisività della ritmica del bassista e del batterista, supportati magicamente dalle descrizioni suggestive del tastierista e flautista. L’ascolto in intimità avvolge la piazza della città toscana che con la sua monumentalità antica da ancora più risalto alle atmosfere delicate e profonde di Wilson che nel bis finale concede ai fan, che si lanciano insieme al musicista nel canto del ritornello, un brano storico dei Porcupine Tree, Radioactive Toy, dove le immagini fiabesche e gotiche lasciano il

posto a flash di contaminazioni nucleari fra paesaggi naturalistici e urbani. Nel pomeriggio al museo Marini di Pistoia si era svolta, in presenza degli organizzatori del festival e degli autori, la conferenza stampa per il lancio di due libri sui Van Der Graaf Generator, uno storiografico sulla Biografia Italiana dei Van Der Graaf Generator del giornalista e critico musicale Paolo Carnelli che ha cercato di far rivivere in modo molto preciso e attento, supportato da documenti come articoli di giornali, soprattutto musicali dell’epoca (Ciao 2001, Gong, Super sound, ect.) alternati a testimonianze di giornalisti, conduttori radiofonici e anche di semplici fan che raccontano aneddoti, cronache, curiosità sulle apparizioni del gruppo britannico sulla nostra penisola ma regalandoci anche una visione più ampia su quell’effervescente periodo storico, facendoci rivivere quegli anni in modo appassionante e coinvolgente. L’altro, sulla traduzione dei testi degli album solisti di Peter Hammill dal 1971 al 1980, redatto dal GruppoDistudioPeterHammill/VDGG, il cui direttore Emilio Maestri

in modo molto avvincente ha illustrato le pulsioni e le ragioni che muovono un gruppo di fan per affrontare un compito così complesso come quello di confrontarsi con i testi, spesso enigmatici e che scavano così profondamente nell’animo umano, dell’artista inglese. In seno alla conferenza stampa, alternata ai vari interventi, ci sono stati due momenti di lettura, da parte mia, di due brani di Hammill, fra i più toccanti come Vision e Modern e che hanno dato una piccola vibrazione di un mondo così affascinante e dagl’infiniti significati come quello di Peter Hammill.


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Film in uscita

Benicio del Toro sarà il discusso Pablo Escobar

di Camilla Lombardozzi Benicio del Toro è senza dubbio considerato uno degli attori più versatili che il cinema Hollywoodiano abbia mai avuto, il calarsi nei ruoli, il più delle volte non semplici, è una delle caratteristiche che lo contraddistinguono. Non è un caso infatti, che abbia accettato di interpretare uno degli uomini più potenti e pericolosi degli anni ‘70‘80 del panorama del narcotraffico colombiano, niente di meno che P a b l o E s c o b a r, noto per aver corrotto un numero inBenicio Del Toro calcolabile di ufficiali governativi, politici e giudici colombiani. Il suo motto era essenzialmente questo: “Platao Plomo”, ovvero “O accetti i soldi o muori”. Il film si intitola “Paradise Lost” e vede il debutto alla regia dell’attore italiano Andrea di Stefano, visto recentemente nel film di Angle Lee, “Vita di Pi”. La pellicola non sarà esclusivamente una biografia di Escobar, bensì è incentrata sul punto di vista di un giovane ragazzo, di nome Nick, arrivato in Colombia alla ricerca del fratello, si innamorerà di una ragazza del posto, la quale risulta essere la nipote del Bosso Pablo Escobar. Nick sarà interpretato d a l l ’ a t t o r e Escobar Josh Hutcherson, impegnato nelle riprese del sequel di Hunger Games, trasposizione cinematografica della trilogia di fantascienza di Suzanne Collins. Paradise Lost, approderà nella sale cinematografiche nel 2014, non ci resta che aspettare ulteriori indiscrezioni su questo attesissimo movie.

VAGABONDANDO

In giro per musei...

il Segno - Luglio-Agosto 2013

Il Colosseo

L’ultimo sciopero è stata unagaranziaancheperituristi

di Marcello Loisi I turisti in visita nella nostra capitale e nelle vicinanze, troveranno qualche complicazione in più del solito. Dopo il Colosseo e i maggiori musei romani, anche gli importanti siti archeologici di Villa d’Este e Villa Adriana sono stati coinvolti dagli scioperi dei dipendenti pubblici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Le ragioni della serrata sono molteplici, ma spesso riconducibili alle croniche difficoltà della gestione dei beni culturali del nostro Paese. Alcuni di questi problemi riguardano problemi “immediati”, come i ritardi nei pagamenti, la mancanza delle indennità di turnazione e l’insufficienza di personale. Ma questi sono solo le conseguenze della persistente mancanza di una visione

d’insieme, una proiezione a lungo termine, un progetto che curi, comunichi e promuova il nostro patrimonio culturale. Le sigle sindacali, come sempre, tutelano i diritti dei lavoratori, ma in questo caso si ha la sensazione – anzi, la certezza – che agiscano anche in nome dell’intera comunità, e non solo nazionale. Si stanno muovendo anche per garantire ai turisti la fruizione dei siti, ma specialmente per assicurare un futuro a musei, zone archeologiche, parchi e biblioteche ormai divenuti o luoghi di un’isolata erudizione per i pochi che li conoscono, oppure luoghi del più deleterio consumismo, quello ammantato di una legittima-

Una notte da leoni 3

di Giulia De Giorgi Una notte da leoni 3 è il terzo ed ultimo capitolo della saga cinematografica. I quattro inseparabili amici Phil, Stu, Doug e Alan si ritrovano ancora insieme per un’ultima entusiasmante avventura. Per chi ha visto i due capitoli precedenti non servono presentazioni ma per chi si trovasse per la prima volta a fare i conti con loro è giusto spiegare che il punto di partenza dei primi due capitoli è più o meno lo stesso: Phil, Stu e Alan si svegliano dopo aver trascorso la serata insieme. Fino a qui tutto ok. Il punto è che quando si svegliano non ricordano nulla (questo perché Alan senza farsi scoprire ha fatto assumere loro una particolare sostanza stupefacente che fa perdere la memoria) e si ritrovano in un caos totale molto lontani dal posto in cui hanno l’ultimo ricordo. La fase successiva è quella di ripercorrere le azioni svolte durante la notte per cercare di capire cosa sia davvero successo. Stavolta l’azione parte in modo diverso: tutto ha inizio sulla strada che i quattro percorrono per portare Alan in una clinica psicoterapeutica nella quale avrebbe dovuto del tempo alla ricerca di se stesso e nella speranza di diventare un uomo maturo. Alla clinica, però, non arriveranno mai. I quattro malcapitati vengono coinvolti da Marshall, un trafficante di droga, nella ricerca di Leslie Chow (vecchio amico di Alan) accusato di avergli rubato un ingente bottino.

zione culturale. Nel primo caso, si perdono le possibilità comunicative del bene culturale, nel secondo è a rischio la sua stessa identità. In un Paese come il nostro, che possiede un’immensa quantità di beni culturali, “patrimonio” (culturale s’intende) può veramente essere sinonimo di “capitale”, ma c’è sempre qualcuno che afferma che con la cultura non si mangia. È forse il caso di dare voce ad altri.

Con Doug come ostaggio i tre amici non hanno scelta: devono trovare Chow e riportare i soldi rubati. L’impresa non sarà facile e gli inseparabili amici dovranno affrontare divertenti ed esilaranti peripezie. Dopo aver riportato il bottino e ottenuto in cambio la liberazione di Doug, Alan decide di troncare la sua strana amicizia con Chow che causa problemi e situazioni spiacevoli. Forse davvero Alan è cambiato. Quest’ultima esperienza con i suoi veri amici forse è stata più decisiva di qualunque terapia avrebbe potuto fare nel centro di recupero. Al limite tra la fantasia e la realtà Una notte da leoni 3 riesce a mescolare divertimento e sentimento, amore e follia. Ciò che unisce davvero quei ragazzi è un profondo sentimento di amicizia. Situazioni insolite li hanno messi di frequente a dura prova ma alla fine di ogni avventura ne sono usciti sempre più legati. Il finale un po’ ci rassicura un po’ ci fa sorridere. L’indomani del matrimonio di Alan i quattro si svegliano di nuovo nel caos più totale. Ancora una volta hanno passato “una notte da leoni”.


il Segno - Luglio-Agosto 2013

di Annarita Rossi Narra una leggenda che un anello magico diede a Re Salomone il potere di parlare agli animali e di capire il loro linguaggio. Comprendere la comunicazione tra gli animali è quel affascinante studio che diversi scienziati tra i quali, etologi, primatologi e altri da tempo approfondiscono osservando gli animali in libertà. Distesa su di un prato ad occhi chiusi avverto un ronzio intorno a me che a tratti si avvicina e poi si allontana, è un ape che vola descrivendo un circuito ad otto, poi se ne va e non la sento più. Odo degli uccellini cinguettare, chiudo nuovamente gli occhi e mi lascio trasportare da quei canti; chissà cosa staranno dicendo? L’ape non credo avesse intenzione di pungermi; allora, cosa stava facendo? Mi incuriosisco e mi collego in Internet scoprendo che l’ape attraverso quella sorta di danza comunica alle sue compagne dove

La vita in (20) lettere

TEMI D’OGGI

Anche gli animali “parlano”

poter trovare sia il cibo che la distanza del luogo dove reperirlo e che glielo riferisce portando sul corpo delle altre api nell’alveare un pò di nettare o polline proprio come campione. Già questo di per se è sbalorditivo ma sono veramente tanti i sistemi di comunicazione tra gli animali. Tramite i movimenti del corpo e l'assunzione di particolari posizioni e colorazioni tentano di far capire il loro intento, diverse specie infatti cambiano il colore della loro pelle come nel caso delle seppie e dei camaleonti per spaventare, avvertire, attrarre o mimetizzarsi. Negli uccelli la comunicazione è uditiva e avviene attraverso quei melodiosi suoni che a noi uo-

P

di Enea Trinca

PREFERISCO essere con chi mi ha comprato e non con chi mi ha venduto.

Le PIU’ brutte giornate sono quelle in cui non abbiamo riso.

POSSIAMO allungare di molto qualunque cosa ma nel frattempo accorciamo la vita.

PUOI offendere un avversario, semplicemente lodandolo a gran voce per le qualità che gli mancano Il PRIMO segno di intelligenza è dubitare di te stesso.

Di tutti gli animali esistenti, il PEGGIORE è l’uomo. Non capisce che la sua intelligenza lo sta portando all’autodistruzione.

PRIMA di litigare col Pesce Martello la Sogliola aveva un altro aspetto.

il T o c c o

di Ermanno Gatta

mini spesso incantano mentre negli insetti avviene tramite la vibrazione delle ali, con l’uso di antenne e zampe. Nei cetacei e pipistrelli invece la comunicazione si è evoluta a tal punto che il loro sistema di orientamento funziona come un sonar. E poi mediante i segnali chimici, quali i feromoni, gli animali attraggano l’altro sesso, ma non solo, c’è anche chi improvvisa delle incredibili danze per sedurre. E’ indubbio che uno dei doni dell’uomo sia proprio quello di parlare e di esprimersi con la parola ma esso non è l’unico essere che può comunicare; anche gli animali comunicano tra i loro simili, con altre specie ma anche con l’uomo come quando con l’agitare della coda, con quel brontolio, ringhio, abbaio o miagolio, quelle fusa, quel battito di ali, quel movimento delle orecchie e non da ultimo con quel particolare sguardo che può essere triste, implorevole o giocoso, vogliono mandarci dei segnali visivi. All’uomo spesso tali atteggiamenti sfuggono o non vengono considerati affatto. Si può provare ad apprendere quello che gli animali vogliono comunicare a noi e ai loro simili semplicemente usando sensibilità e rispetto, ricordandosi sempre, che anche loro provano emozioni proprio come noi, comprendendo che dopotutto quello loro è soltanto un linguaggio diverso dal nostro.

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L’angolo della psicologia

Risponde la Dott.ssa Bruna Benelli

Lo Psicologo di base

Lo scorso 29 aprile la Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, Dott.ssa Marialori Zaccaria, ha scritto al Senatore Ignazio Marino, riguardo alla proposta di istituire la figura professionale dello psicologo di base convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, esaltando l’importanza di tale figura, ai fini di prevenire e intercettare i primi disagi psicologici prima che questi si trasformino in disturbi cronici, con enormi ricadute sulla spesa sanitaria e sottolineando come l’integrazione delle competenze del medico e dello psicologo, che sarebbe presente così negli studi medici, aumentino considerevolmente l’efficacia del servizio offerto, nella doppia modalità riguardante sia la condizione fisiologica che quella psichica e relazionale dell’utenza. Purtroppo l’unica iniziativa in materia, la Proposta di Legge C. 3215 avanzata dallo scorso Parlamento, non era stata trattata dalla Commissione assegnataria in sede referente. Il Senatore con una nota successiva alla nuova proposta, ha evidenziato come uno degli obiettivi della sua campagna elettorale sia la piena integrazione della funzione psicologica nei contesti sanitari, per favorire l’incontro tra servizi medici e psicologici. Nella nota si propone anche l’istituzione di un Assessorato alla qualità della vita tale che l’intervento di cura non si focalizzi solo sulla malattia, ma sia globale. Gli studi del medico di base, nelle intenzioni del Sindaco, devono diventare dei centri di salute territoriale con la presenza dello psicologo almeno una volta alla settimana. Come psicologa psicoterapeuta, io auspico, che tutto questo si traduca in un’effettiva collaborazione tra medici e psicologi, poiché la psiche e il corpo non sono due entità separate, ma si influenzano reciprocamente e i disagi dell’una si riversano sull’altro e viceversa. Per scrivere alla dott.ssa Benelli: dottoressabenellibruna@virgilio.it


il Segno dei tempi

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il Segno - Luglio-Agosto 2013

nei disegni del Maestro Franco Carfagna Il maestro Carfagna stavolta ci porta alla scoperta di una sala da biliardo di cinquant’anni fa, che i diciottenni di allora sicuramente ricorderanno. Questa sala si trovava all’interno di un bel bar ampio e moderno, dove oggi si trova il negozio di fiori del Corso (scendendo sulla destra). L’attività era gestita da un signore che non era originario di Rocca di Papa ma che qui trovò la sua giusta dimensione. Quest’uomo era dotato di un’educazione e di una calma encomiabili. Difficilmente lo si vedeva arrabbiato, era di poche parole ma sempre gentile, anche con quei clienti che mettevano a dura prova la sua pazienza. Un giorno ebbe anche il grande onore di servire un caffè a Giuseppe Di Vittorio, uno dei più grandi sindacalisti italiani (forse il più grande di tutti), arrivato a Rocca di Papa per partecipare a un incontro nell’allora sezione del PCI. E’ il maestro Carfagna a raccontarci questa storia: “Lo servì come fosse un cliente abituale, dicendogli semplicemente: Desidera?! Portatogli il caffè, non lo disturbò minimamente, lasciandolo scrivere i suoi appunti politici seduto a un tavolino”. Questo bar era il ritrovo di gran parte dei diciottenni di Rocca. La sala biliardo era collocata dove oggi si trova l’ufficio di assicurazioni di Mario Gatta (allora la porta d’ingresso era chiusa) e vi si accedeva attraverso il giardino interno del bar. Questo famoso barista periodicamente provvedeva a ritinteggiare le pareti dei locali, di un bianco luminoso e pulito. Così bianco che un giovane artista come il nostro Carfagna -assiduo frequentatore del bar- non poteva non essere attratto da quella superficie che

La storia del barista gentile e silenzioso

sembrava un foglio di carta da disegno! Ci racconta Carfagna: “Io avevo l’abitudine, e ancora oggi ce l’ho, di portare sempre con me una matita da disegno e un coltellino che serviva per rifare la punta. Le pareti bianche del bar erano irresistibili e, una sera, cominciai a fare un primo disegno, poi un altro e un altro ancora. Dopo qualche anno -continua Carfagna- la stanza era tutta disegnata e il bianco non si vedeva più. Disegnavo di tutto: aerei, campioni sportivi, ciclisti, piscine con tuffi, carri armati… ma sempre con la paura di essere scoperto”. Per evitare che il proprietario lo pizzicasse, Carfagna si serviva di un suo amico nel ruolo di “palo”. Chissà che cosa avrebbe fatto il barista se avesse scoperto il respon-

sabile di quei disegni! Una sera accadde l’inimmaginabile: l’artista fu sorpreso con la matita in mano mentre disegnava un altro suo capolavoro. A Carfagna gli si gelò il sangue, rimase un attimo col fiato sospeso e, poco dopo, il barista lo fissò senza dire una parola, accennò un sorriso e se ne andò. “Solo in quel momento -ci racconta Carfagna- ripresi a respirare”. Il nostro artista-disegnatore venne poi a sapere da un altro cliente abituale del bar, che il proprietario già sapeva da qualche anno chi fosse il “decoratore” delle pareti. A distanza di tanto tempo, il maestro Carfagna vuole ringraziare questo famoso barista che tutti i roccheggiani impararono ad apprezzare per la sua calma.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it - www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

IL SINDACO... MA ANCHE GLI ALTRI La nostra cittadina sta sprofondando giorno dopo giorno nel baratro. Al centro delle polemiche vi è il Sindaco Pasquale Boccia quale artefice del tracollo che stiamo vivendo. Non dimentichiamo però che da solo non sarebbe potuto arrivare a tanto. L’azione (o devastazione?) amministrativa è stata supportata dai rappresentanti che sono stati eletti con lui e che non sembrano avere la minima coscienza dei danni incalcolabili che hanno provocato partecipando “allineati e coperti” alle decisioni che hanno deter-

minato un siffatto stato delle cose… Francesco Tartaglione

NON HO PIU’ LAVORO IN QUEST’ITALIA Vi scrivo questa lettera per far conoscere ai lettori la condizione che vive una persona come me che da quasi un anno non lavora e non perché non ne ha voglia ma perchè è impossibile trovare un’occupazione dopo essere stati licenziati a 50 anni. Alcuni giorni il mio solo scopo è quello di trovare pochi euro per un panino. Altri mi sento davvero stanco di continuare a sperare. In quest’Italia non vedo più un futuro a cui

aggrapparmi. Lettera firmata

ERRATA CORRIGE IL SEGNO DEI TEMPI Sul numero di giugno, nella rubrica “Il Segno dei tempi” del maestro Carfagna, abbiamo commesso qualche errore nello scrivere due nòmere: invece di Brozza abbiamo scritto Brozze, e invece di Fargiò abbiamo scritto Forgiò. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori. Altra correzione: sul numero di aprile, invece, l’errore è stato commesso nel titolo sui “mestieri di una volta”. Non si trattava de “I cavallari …” ma de “I vetturini di Rocca”.

Auguri a Remo Verdinelli per i suoi primi novant’anni!

Oggi, come negli anni trascorsi, siamo qui a farti i nostri auguri per i tuoi primi 90 anni. Con affetto, tua moglie Lucia, i tuoi figli, nuora, generi e nipoti. A Remo Verdinelli vanno anche gli auguri dell’intera redazione del Segno per questo traguardo importante.


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