Il Segno aprile 2015

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il

Segno

...quello che gli altri non scrivono...

quindicinale indipendente

www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Boschi Tassati

Anno XIV, n. 2 - 1/30 aprile 2015

Cuccioli lasciati nei cassonetti

A pagina 14

“Quanno tornai a Rocca”

M. Zitelli a pag. 13

Il Segno di Rocca di Papa

La top-five Pd, un dei nostri partito video su Fb in declino A pagina 16

A pagina 9

Corrado Alvaro

Vent’anni fa il primo libro della scrittrice Maria Pia Santangeli

Loredana Massaro a pagina 17

Ex albergo Europa Chi vuole La stangata passeggiare Incubodanno infinita nel bosco sui rifiuti all’erario deve pagare! La lettera a pagina 13 A pagina 8

di Andrea Sebastianelli Ormai siamo all’assurdo visto che l’amministrazione comunale di Rocca di Papa, in periodi di magra come quello che stiamo attraversando, cerca di racimolare soldi da ogni parte. Il nostro caro sindaco, che ci ha regalato un debito pubblico che sfiora i 20 milioni di euro (40 miliardi delle vecchie lire per un debito pro-capite di 1.200 euro, compresi bambini, pensionati e casalinghe), per ripianare questi danni economici sta seguendo una sola strada: spolpare i cittadini fino all’osso. L’ideona è questa: faccio un bel regolamento e metto un’altra tassa: chi vuole entrare nel bosco deve pagare. segue a pag. 6

La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere onestamente sia inutile.

I due comandanti

Il ritorno di Nanni

Gianfranco Brunetti: «Serve una svolta»

Ringraziamo i nostri sostenitori e collaboratori: Mauro, Paola, Giulia, Toshi, Simone, Fiammetta&Giuseppe, Bruna, Silvia, Fabio, Anna, Roberto, Alessia, Cirillo, Willy, Roberto, Antonello, Ilaria, Renato, Jessica&Davide, Alessandro, Claudio, Alfredo, Enzo, Gabriele, Camilla, Vincenzo, Massimo, Sandro, Stefano, Loredana, Anna, Angelo, Franco, Luigi, Fabio, Francesca, Valentina, Alfredo, Francesco, Desiree, Daniele, Matteo, Orofino, Emanuela, Annarita, Pierluigi, Letizia, Luigi, Rosa, Federico, Eugenio, Alessandro, Mario, Diego&Pino, Bruno, Alessandra, Mauro, Bruna, Enea, Ermanno, Paola&Alessia, Stefano, Renato, Omero, Italia, Luisa, Amedeo, Cristina, Bruno, Nadia, Ida, Antonio, Rossana, Gianfranco e Simone.

A pagina 5

Intervista a pagina 10

(di fronte alla Chiesa del Sacro Cuore)


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Noi stiamo dalla parte dello scrittore

Erri De Luca

sotto processo per le sue parole sul progetto TAV

il

Segno

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REDAZIONE Mauro Artibani, Bruna Benelli, Federico De Angelis, Giulia De Giorgi, Daniela Di Rosa, Laura Fico, Mario Gabbi, Paola Gatta, Mauro Giovanelli, Anna Giovanetti, Toshi Kameda, Marcello Loisi, Camilla Lombardozzi, Loredana Massaro, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Florentina D. Pagnejer, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Sandro Tabellione, Francesca Torino ILLUSTRAZIONI Franco Carfagna, Ermanno Gatta

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ATTUALITÀ

il Segno - aprile 2015

Quando il cibo e l’acqua sono risorse insufficienti

Il problema della nutrizione interessa l’intero pianeta

di Annarita Rossi Capita purtroppo non di rado di venire catturati da alcune terribili immagini che scorrono sullo schermo della televisione mentre si sta cenando. Alcuni bambini deboli e stanchi fissano la telecamera in uno stato di grave denutrizione. A quel punto un immediato sentimento di impotenza avviluppa le viscere e la tristezza affiora inumidendo gli occhi tanto da riuscire a malapena ad ingoiare il cibo che si stava masticando. È la campagna di “Save the Children” che tenta di sensibilizzare gli utenti per chiederne un aiuto economico, cosa non fattibile da sostenere se si è disoccupati, quindi, all’inadeguatezza accresce la rabbia. Eppure qualcosa potrebbe essere fatto anche nel nostro piccolo, durante le azioni quotidiane, per evitare che troppe persone al mondo muoiano ogni giorno per mancanza di cibo, di acqua potabile oltre che di medicine per curare quelle che per noi, nel mondo occidentale, sono banali malattie. La prima cosa da fare sarebbe quella di non sprecare l’acqua e il cibo. L’acqua non è una risorsa infinita. Lo possiamo evincere dai ghiacciai che si stanno sciogliendo per il surriscaldamento globale dovuto ad una serie di comportamenti errati. L’acqua potabile proviene dai ghiacciai quindi dovrebbe essere nostro interesse preservarli. Ognuno, nella propria quotidianità, dovrebbe evitare di sprecare troppa acqua, non facendo scorrere inutilmente il suo flusso mentre si fa la doccia o si lava i denti. Un’altra cosa per risparmiare l’acqua sarebbe quella di chiudere gli allevamenti intensivi di bestiame, ve ne sono già in sovrannumero per sfamare la popolazione, tra quella che ovviamente se ne può avvalere. Il 70% dell’acqua di questo pianeta viene usata per irrigare i campi e le colture necessarie a nutrire ed abbeverare tali allevamenti e tutto questo

spreco viene attuato per meri scopi economici. Sarebbe opportuno accontentarsi quando si mangia (i medici continuamente consigliano di privilegiare la dieta mediterranea ad un consumo eccessivo di carni animali, poco salubre) ma ad ogni Pasqua l’eccidio di agnellini strappati alle madri è incommensurabile in onore della tradizione. Oltre a non consumare cibo in eccesso si dovrebbe imparare anche ad avere bisogni diversi dall’ottenere ad esempio l’ultima marca di telefonino a qualsiasi costo, gettando quello divenuto obsoleto soltanto perché superato in tecnologia andando ad aumentare i rifiuti tossici che deturpano l’ambiente, a scapito nostro oltre che della povera gente che si ritrova a versare in condizioni sempre peggiori. Per ridistribuire le risorse sulla terra dovrebbe essere imple-

mentata l’energia solare. Ogni supermercato dovrebbe alla fine di ogni giornata lavorativa ritirare il cibo invenduto, quello di prossima scadenza e devolverlo alle persone bisognose. Soltanto poche catene di supermercati adottano veramente questo sistema. Un altro modo per sconfiggere la povertà dovrebbe essere quello di sfruttare tutte quelle terre fantasma nel mondo per dare inizio ad un’economia persino in quei luoghi remoti e lontani. Ovviamente vi sono altri problemi, responsabili di devastazione come le guerre e i conflitti nei paesi dimenticati. Vi dovrebbe essere pertanto una forte e sana attività politica che bandisca la corruzione. La speranza “da nutrire” (tanto per parafrasare) è che tali questioni possano venire prese in considerazione e seriamente affrontate durante l’Expo 2015.

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il Segno - aprile 2015

ATTUALITÀ

L’esempio di David Carr sulla libertà d’informare Il governo ci riprova: no alla stampa delle intercettazioni

di Andrea Sebastianelli Da alcune settimane la politica di destra e di sinistra sta spingendo per dare un colpo di mannaia alle intercettazioni che finiscono sui giornali e che, guarda caso, riguardano politici di destra e di sinistra. Mi è tornata alla mente una bella intervista apparsa su formiche.net di dicembre, di uno dei più stimati giornalisti del mondo, David Carr, morto ad appena 58 anni lo scorso 13 febbraio. David Carr, tra le firme più prestigiose del New York Times, in quell’occasione disse una cosa che potrebbe valere come commento a ciò che sta succedendo oggi in Italia nei rapporti tra informazione e potere: “Il governo deve fare il suo lavoro, ma da cittadino, però, ho il diritto di sapere cosa fa. E da giornalista credo che ciò vada raccontato, come anche il NYT ha fatto, dopo le rivelazioni (sul caso Datagate,

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per ricordargli il suo passato fatto di alcol e droghe, ma semplicemente perché i cittadini americani, malgrado questo suo passato burrascoso, lo stimavano e si fidavano di lui per un motivo molto semplice: era un giornalista che aveva un alto concetto dell’etica giornalistica, secondo cui la verità andava raccontata anche a costo di far male, senza mediazioni e alchimie. Di una cosa Carr era preoccupato: dei sempre più cospicui fondi che industriali e società private stavano elargendo a gruppi di informazione americani ed europei. Una preoccupazione legittima perché il rischio è che l’informazione diventi ovattata, preda di giornalisti con il solo scopo di proiettare ai lettori-utenti l’immagine che il potere vuole far trasparire di se. Un rischio concreto che ogni operatore dell’informazione dovrebbe temere perché la libertà di espressione non può essere barattata.

Un 25 aprile all’insegna dei veri martiri

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Si avvicina la ricorrenza del 25 aprile, festa della liberazione dell’Italia dall’occupazione nazi-fascista, e mentre a Bologna viene conferito un riconoscimento a Paride Mori, ex ufficiale del “battaglione Mussolini” che combattè anche al fianco dei nazisti, bisognerebbe riprendere il filo della memoria storica. Non sarebbe male dedicare questa giornata ai tanti martiri antifascisti che durante il Ventennio subirono atrocità, vendette e persecuzioni. A Rocca di Papa, per esempio, furono almeno una ventina i giovani perseguitati per le loro idee di libertà e giustizia. Tra questi spiccano le figure di Luigi Buonomo, Arduino Gatta, Zante Brunetti, Giuseppe Basili, Francesco e Italiano Casciotti, Oreste De Santis, Giulio Fei, Enrico Gabrielli, Paolo Piccioni, Calisto Pizzicannella, Serafino Rufini e molti altri. A quando una medaglia postuma?


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tempi moderni di Roberto Sinibaldi

Quando in Italia si ricorre a parole straniere, dietro c’è quasi sempre una fregatura. L’ultima trovata esce dalle fertili menti di coloro che ci governano: il temine è camouflage, una parola franceseche significa camuffamento, mimetizzazione. Nel gergo militare è riferito ai metodi utilizzati per rendere meno rilevabili le truppe alle forze nemiche. All’Expo di Milano, che sarà inaugurato il 1° maggio prossimo, sono state fatte delle gare, per un totale di oltre un milione di euro, per appaltare il camouflage, ossia per mimetizzare, camuffare e nascondere tutte le opere non finite (molto meno della metà di quelle previste). Tutti questi soldi si aggiungono agli esorbitanti costi dei cantieri, già moltiplicati dalla fretta con cui sono condotti i lavori. I controlli finali non saranno necessari, perché con un provvedimento speciale – che aggira le norme di legge

AMBIENTE

il Segno - aprile 2015

Gli ulivi All’Expo 2015 va in pugliesi scena il camouflage a rischio

che regolano la materia – è stato ritenuto sufficiente una autocertificazione del costruttore. Insomma, di deroga in deroga si è giunti a decretare che i collaudi non servono e che le opere non finite vanno camuffate. Al di là delle responsabilità sui ritardi di chi doveva fare e non ha fatto e la metodica profusione di ottimismo propinata da gioiosi politici, la vicenda fa sorridere e mette un altro tassello nella sconcertante antologia del primato italico delle pezze a colori. Tra i tanti antefatti si possono annoverare le visite

di Hitler a Roma, quando il regime fascista metteva dei fondali, “inventando” in aperta campagnastazioni ferroviarie inesistenti. Allora ai quattro angoli di ogni pilastro che sosteneva le pensiline c’era un carabiniere, con il preciso compito di non far avvicinare nessuno: si sarebbe scoperto che i pilastri e tutta la pensilina erano di cartone. A Milano non sarà necessario, perché l’amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala, ha spiegatoche il camouflage “non serve a camuffare, ma ad abbellire”!

Sos per gli ulivi della Puglia colpiti dal batterio Xylella. Gli agricoltori si oppongono all’indicazione dell’Unione europea di abbattere gli alberi malati. A subire tali nefaste conseguenze potrebbero essere anche molti esemplari centenari, tra cui il “gigante di Felline” (foto sopra), il patriarca arboreo di circa 1.500 anni, un vero e proprio monumento con i suoi 12 metri di circonferenza, un’altezza di 10 metri e una chioma di 14 metri. Come si fa ad abbattere un esemplare così? La questione vera riguarda la globalizzazione che sta interessando sempre più spesso le specie arboree con l’introduzione di batteri e di insetti che mettono a rischio specie millenarie autoctone.


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INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 28 FEBBRAIO 2015 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.898 (maschi 8.344; femmine 8.554). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.383.*

ROCCA DI PAPA notizie, informazione, attualità

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NUMERI UTILI

Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 346-3684911 06-9499151 (casa)

Ora i comandanti sono due Torna Nanni ma c’è già Ierace *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

Il comandante dei vigili è tornato ma il comune lo spedisce ai servizi sociali

Dario Nanni

di Luigi Serafini Se il grande Totò fosse ancora vivo avrebbe trovato spunto per un nuovo film incentrato sulla concorrenza tra uomini in divisa. Dopo “I due marescialli” (pellicola del 1961) e “I due colonnelli” (1962), sarebbe stata la volta de “I due comandanti”. La naturale ambientazione sarebbe potuta essere proprio Rocca di Papa visto che da un paio di settimane, dopo il ritorno dell’Istruttore direttivo del settore vigilanza, Dario Nanni, il corpo di polizia locale si ritrova con due figure all’apice, Nanni appunto, e Sergio Ierace, attuale comandante, arrivato un anno fa. Alla fine di marzo, infatti, Nanni ha fatto richiesta di essere reintegrato in servizio a Rocca di Papa, interrompendo così l’aspettativa (chiesta e rinnovata varie volte fin dal 2012) per svolgere il suo mandato di consigliere comunale a Roma. Per il momento l’amministrazione roccheggiana lo ha ricollocato nel settore dei servizi sociali,

lasciando a Ierace (assunto nel giugno del 2014) la guida del comando della polizia locale. Un fatto strano, visto che gli ultimi comandanti dei vigili, compreso Ierace, hanno sempre lamentato la carenza del personale in servizio, trovando spesso concordi sindaco e assessori. E quindi che cosa è accaduto? Che Dario Nanni invece di essere ricollocato nel ruolo per il quale era stato chiamato nel 2010, viene spostato in altra area amministrativa. Infatti, l’arrivo di Sergio Ierace, dopo la parentesi di Patrizio Onesti (poi trasferitosi a Colonna), era stato dettato proprio dalla necessità di Nanni di continuare ad adempiere al suo importante ruolo nel consiglio capitolino, dove ricopriva e ricopre il ruolo di capo-

Sergio Ierace

gruppo del Partito democratico. Fatto sta che adesso, con la sua lettera del 30 marzo scorso, il problema del “vuoto di comando” non avrebbe più ragione di esistere. Tanto più che con determinazione n. 303 del 1° aprile 2015, l’amministrazione roccheggiana lo ha ricollocato “con rapporto di lavoro part-time […] pari a 18 ore settimanali”, le stesse ore ricoperte dal 1° gennaio 2012 che gli permisero di restare alla guida della polizia locale, avvalendosi con regolarità di un vice-comandante. Come mai oggi questa strada non è più percorribile?

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ROCCA DI PAPA

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L’amministrazionevaall’incasso tassandolepasseggiateneiboschi CON IL NUOVO REGOLAMENTO COMUNALE I BOSCHI NON SONO PIU’ PER TUTTI

Paga in vario modo e in varia misura, ma il comune ha già deciso: ha imposto autorizzazioni e nulla osta onerosi, cauzioni e quote di partecipazione e quindi multe e sanzioni. Non si scappa: la logica è quella di monetizzare i boschi comunali facendo pagare soprattutto chi fa una semplice passeggiata.

UN REGOLAMENTO CONTRADDITTORIO Il regolamento approvato nel consiglio comunale del 1° aprile è anche molto contradditorio sul piano del diritto. Come noto, infatti, un regolamento comunale può dettagliare le leggi esistenti, perché nella cosiddetta gerarchia delle fonti (del diritto) la leggi prevalgono sempre sulle norme regolamentari che, come dice la parola, possono solo regolamentare e non dettare nuove discipline giuridiche. In sostanza comanda la legge e al massimo un regolamento può essere più stringente, e non, come invece ha fatto l’amministrazione, derogare la legge. È evidente inoltre un altro obiettivo, non si sa quanto consciamente voluto dai redattori del regolamento, ossia quello dell’omologazione politica di tutte le iniziative che riguardano il bosco. In pratica se l’iniziativa è co-promossa dal comune, chi la organizza si potrà giovare di tutte le numerosissime deroghe previste dal regolamento stesso, altrimenti

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dovrà sottostare a una serie di lunghi passaggi burocratici (nulla osta del Parco dei Castelli Romani e autorizzazione del comune) che costano circa 50 euro l’uno per un totale di 100 euro. Un modo efficacissimo per spingere altrove chi fa ecoturismo nel nostro territorio, perdendo anche l’indotto creato da queste attività. Ci saranno molte meno persone che verranno a pranzo, o solo a prendere un caffè, dopo un’iniziativa o una passeggiata nei boschi. Ma andiamo con ordine e diamo un’occhiata ai singoli articoli.

LE DEROGHE E LA “VIA SACRA” All’articolo 1, comma 3, c’è scritto che “Il regolamento integra, per quanto applicabili, le vigenti norme europee, nazionali e regionali che regolano la materia agroforestale.” È giusto: integra, non modifica o stravolge. Poi però, le deroghe sono moltissime e spesso del tutto contro legge. Il caso più eclatante riguarda la Via Sacra, l’antica strada romana di oltre duemila anni che da via dei Laghi arriva a monte Cavo. L’articolo 8 (comma 1) dice che è vietato percorrere o sostare sulla Via

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Sacra con veicoli a motore e con biciclette. Salvo però specificare, subito dopo, che tutto ciò diventa possibile con una deroga del comune (prevista all’articolo 23). Una deroga completamente fuorilegge visto che per quanto riguarda la Via Sacra il comune di Rocca di Papa non può autorizzare nulla poiché il vincolo esistente è di comp e t e n z a esclusiva della Soprintendenza Archeologica del Lazio. Né il comune né il Parco possono rilasciare autorizzazioni riguardanti la Via Sacra, ma solo la Soprintendenza. Invece di perdere tempo a scrivere queste scemenze, perché il sindaco Boccia e l’assessore all’ambiente Fei non si riprendono il tratto di Via Sacra che un privato ha fatto suo da anni in maniera del tutto illecita?

LA MAPPA DEI SENTIERI CHE NON ESISTE Poi, sempre all’articolo 1 (comma 4) si dice che “Le norme del presente regolamento si applicano a tutto il territorio illustrato nella cartografia allegata al Piano di Assestamento dei Boschi comunali.” La cartografia a cui ci si riferisce è quella fatta (molti anni fa) per il taglio dei

boschi. Si tratta di una mappa piccola e illeggibile, priva di una legenda esplicativa sui percorsi e comunque ce ne sono talmente pochi che la stragrande maggioranza dei tracciati esistenti nel bosco non sono riportati, con il risultato di una forte contraddizione tra quello che avviene nel concreto nei nostri boschi e quello che c’è nelle carte. Tanto per fare un esempio, dalla vetta di monte Cavo, sulla carta citata dal comune, non risultano sentieri, rispetto ai numerosissimi esistenti, frequentatissimi ogni domenica da biciclette che si buttano in discesa a tutta velocità. E infatti all’articolo 18 si dice che “è vietato percorrere con biciclette, sentieri non riportati nella cartografia allegata al Piano di Assestamento dei boschi comunali.” Vale l’osservazione fatta sopra sulla mancanza di una cartografia adeguata. Limitare l’accesso delle bici è giusto, soprattutto per le pratiche più invasive e pericolose, ma per fare questo bisogna che il comune lo renda chiaro segnando bene i percorsi ammessi. Ad oggi, sulla carta, si potrebbe andare a monte Cavo in bici solo sulla strada asfaltata; per molti (e noi tra questi) potrebbe essere un grande risultato di salvaguardia, mentre attualmente il bosco è un andirivieni di biciclette che sfrecciano in ogni dove, spesso in fuoripista. Comunque le stesse limitazioni erano previste anche dal segue a pag. 7

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ROCCA DI PAPA

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CON IL NUOVO REGOLAMENTO COMUNALE I BOSCHI NON SONO PIU’ PER TUTTI segue da pag. 6

regolamento del 2012, che però non è mai stato fatto applicare dalle autorità comunali.

PER PASSEGGIARE NEI BOSCHI BISOGNA ESSERE AUTORIZZATI Ma ora arriva il pezzo forte sulle passeggiate a piedi. Che cosa si sono inventati? Che le passeggiate si possono fare ma la manifestazione “deve essere preventivamente autorizzata dal Comune [se] prevedano il coinvolgimento di un numero di partecipanti superiore a trenta.” E come si fa a saperlo prima? Se qualcuno organizza una manifestazione ad accesso libero e gratuito, non è facile sapere chi e quanti parteciperanno. Come si fa allora a chiedere l’autorizzazione preventiva al comune? Non solo, questo significa anche che l’autorizzazione del comune, che costa 50 euro, verrà concessa solo dopo aver ottenuto quella del Parco dei Castelli (altri 50 euro). Il tutto deve essere richiesto con almeno tre mesi di anticipo. Praticamente impossibile, per esempio, per una associazione con finalità solo culturali e che magari è anche senza fini di lucro. È il caso del Segno, che annualmente organizza visite guidate a partecipazione libera e con un contributo solo facoltativo. Nell’ultima visita a Grotticelle ci siamo trovati inaspettatamente a “gestire” la passeggiata con quasi 60 persone. Che cosa avremmo dovuto fare? Dire alla metà di queste che dovevano tornarsene a casa? Siamo all’assurdo. Ma ponendo anche il caso di una associazione che faccia pagare i partecipanti a una visita guidata, la quota di partecipazione bilancerebbe a stento i costi dei per-

messi e quindi è facile ipotizzare che queste associazioni andrebbero a proporre le loro iniziative in altri comuni. Ma la difesa del bosco passa attraverso la sua conoscenza, la sua frequentazione, dalla presenza fisica di chi ci cammina dentro. Questo l’amministrazione comunale lo sa?

ISTITUITA LA TASSA COMUNALE DA 0,50 EURO Altro assurdo. All’articolo 23 (comma 5) c’è scritto che “La richiesta di manifestazioni pubbliche dovrà pervenire al Comune almeno novanta giorni prima della data stabilita per lo svolgimento dell’iniziativa e riportare una dettagliata descrizione del programma, delle attività che si intende svolgere e relative finalità, con espressa dichiarazione del richiedente di essere responsabile di eventuali danni a terzi durante lo svolgimento della manifestazione o durante il suo allestimento o disallestimento. La richiesta dovrà essere corredata dal nulla osta dell’Ente Parco, nonché di copia del versamento di diritti di istruttoria, segreteria e spese di procedimento, pari a € 50, oltre all’impegno scritto di integrare i suddetti diritti - nei casi in cui sia prevista una quota di iscrizione per i partecipanti - proporzionalmente ad una quota per singolo partecipante, pari ad € 0,50 cadauno, da saldare prima del ritiro della cauzione (di cui al successivo comma 12 del presente articolo) abilitando l’Ente, in caso di mancato paga-

Orario Continuato

mento entro sette giorni dalla avvenuta manifestazione, a trattenere direttamente la corrispondente quota dalla cauzione che verrà, pertanto, restituita al netto della trattenuta afferente il numero dei partecipanti. Qualora l’organizzatore non dovesse comunicare il numero esatto dei partecipanti alla manifestazione entro cinque giorni dal termine della stessa verrà applicata una quota aggiuntiva di € 500.” Qui siamo proprio al ridicolo disegno vessatorio di qualche burocrate che pensa di prendersi una stecca di 50 centesimi da ogni persona che entra nel bosco. Multe, sanzioni, quote, prescrizioni. Sembra tutto fatto a posta per allontanare ogni possibile presenza non organizzata dallo stesso comune. Ma i boschi sono di tutti, sono un bene collettivo, godere delle bellezze del paesaggio è una prerogativa inalienabile dei cittadini. Normare è giusto, vessare chi fa una passeggiata o le associazioni che le organizzano, è vergognoso.

ARRIVA ANCHE IL DEPOSITO CAUZIONALE All’articolo 23, comma 12, c’è scritto che “A garanzia degli obblighi assunti (ripristino dello stato dei luoghi e pulizia dell’area) il titolare dell’autorizzazione dovrà costituire un deposito cauzionale infruttifero mediante assegno circolare. L’ammontare di tale deposito è determinato di volta in volta in relazione alla tipologia e durata della manifestazione, nonché al

presumibile afflusso di partecipanti, allo scopo di tutelare il patrimonio boschivo dai danni che potrebbero verificarsi. In linea generale viene fissato un deposito da € 200 a € 800.” La cauzione è condivisibile ma il suo ammontare potrebbe essere basso per manifestazioni che prevedano una partecipazione di mille ciclisti (come accaduto l’anno scorso sulla Via Sacra), o troppo alto per iniziative con pochi partecipanti che vanno solo a piedi nel bosco, semplicemente per godersi un po’ di aria fresca.

CONCLUSIONI Per brevità abbiamo preso in esame solo alcuni dei tanti passaggi del regolamento. Il contrasto con alcune leggi è evidente, ma quello che colpisce è il salto logico che pervade tutta la disciplina di accesso al bosco. Sembra fatta per respingere i visitatori, per mandare a casa chi si metta in cammino per venire a Rocca di Papa, che, così facendo, potrebbe sostenere almeno in parte la nostra disastrata economia. Mettere tasse e balzelli non porterà certo soldi nelle casse comunali, ma allontanerà sportivi ed escursionisti dal nostro comune, riducendo ancora le attività di coloro che invece potrebbero lavorare sull’afflusso di ecoturisti attirati dai nostri boschi. Mancanza di incentivazioni per i giovani, o per chi pensi di proporre attività a basso impatto ambientale. Le iniziative ad alto contenuto culturale, specialmente se senza fini di lucro, dovrebbero essere sostenute dal comune, non contrastate. L’arretratezza culturale della politica che ci governa traspare anche da qui. È triste doverlo constatare. Andrea Sebastianelli

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ROCCA DI PAPA La complessa vicenda è stata affidata a un legale dal super-costo: 50mila euro

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il Segno - aprile 2015

Ex albergo, possibiledanno erariale e adesso il comune cerca l’accordo

di Luigi Serafini Si apre un nuovo capitolo nella complessa vicenda dell’ex albergo Europa che una decina di anni fa il comune decise di acquistare per trasformarlo nella sede del municipio. Dopo la sospensione dei lavori, firmata dal sindaco Boccia nel febbraio del 2011, la Fam Srl (la società incaricata di eseguire i lavori) decise di portare il comune in tribunale per una serie di inadempienze contrattuali, tra cui il mancato pagamento dei lavori eseguiti, il versamento dei relativi interessi, il mancato utile e il danno arrecato dal punto di vista economico all’azienda. In totale la Fam Srl chiedeva circa 2milioni di euro. Ora un ennesimo capitolo viene aperto dall’amministrazione che, temendo la possibile incriminazione per danno erariale, ha deciso di “rafforzare il collegio dei legali dell’Ente con il supporto di un ulteriore legale, avvalendosi di studio di chiara fama nazionale e con considerevole esperienza nell’ambito specifico della contrattualistica pubblica, della finanza degli enti locali e del contenzioso”. Si tratta del professor Alessandro Botto dello studio di Roma “Legance” per un costo di 50 mila euro (comprese di Iva e obblighi vari). Il compito del professor Botto sarà quello di arrivare a una “negoziazione di accordo tran-

sattivo per la definizione bonaria della controversia” con la Fam Srl. Il tutto, come detto, “onde scongiurare eventuali fattispecie di danno all’erario”. Nella delibera di giunta n. 51 del 7 aprile 2015, infatti, l’amministrazione guidata da Boccia ha proprio scritto così per giustificare l’assunzione di questo superlegale: “onde scongiurare eventuali fattispecie di danno all’erario”. Segno che i nostri amministratori temono davvero di finire nel mirino della magistratura contabile per come potrebbe concludersi la vicenda dell’ex albergo Europa di piazza della Repubblica, un’opera pubblica inserita in un appalto integrato comprendente la nuova scuola

L’ex albergo Europa di piazza della Repubblica

materna dei Campi d’Annibale, il municipio di corso Costituente e, appunto, la nuova sede comunale rimasta incompiuta da circa 2.200 giorni.

Dopo l’addio, Acque Potabili recapita le bollette

Con l’arrivo di Acea nella gestione del servizio idrico di Rocca di Papa, per la società uscente, Acque Potabili, è tempo di bilanci e di ultimi incassi. Nei giorni scorsi, infatti, la società di Torino sta inviando le ultime bollette e, a giudicare Romei da alcune segnalazioni giunte dal consigliere comunale Danilo Romei, si tratterebbe di supercartelle, spesso a tre zeri. “Ancora una volta stiamo assistendo all’arrivo di bollette d’oro che rischiano di gettare nella disperazione decine di famiglie roccheggiane. Ho già preso contatti con il legale che si è occupato di problemi simili qualche anno fa”. La questione, comunque, è solo all’inizio. Ne seguiremo gli sviluppi.

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L’affidamento dell’incarico al legale, si legge ancora nella delibera di giunta, è stato deciso in deroga al regolamento comunale vigente, dopo aver “udito l’assessore ai lavori pubblici Mauro Fei” che, infatti, è famoso per le sue competenze giurisprudenziali! Intanto i cittadini dovranno accollarsi sul loro groppone anche i 50mila euro di parcella del professor Botto, sperando che tale cognome finisca per scongiurare il grosso botto che potrebbe derivare dall’intera contorta vicenda. Ma più che di super-legali, si ha l’impressione che il comune, per uscire dai guai in cui riesce a ficcarsi da solo, dovrebbe affidarsi a qualche santone, nella speranza di allontanare la malasorte. Oppure andare in pellegrinaggio al Divino Amore.

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il Segno - aprile 2015

di Sergio Rasetti Con le dimissioni da segretario dei giovani democratici di Rocca di Papa per l’assenza di democrazia interna, Lorenzo Romei ha portato l’attenzione sullo stato dell’arte di fare politica in un paese che vantava una ricca partecipazione di donne e uomini fino all’avvento dell’uomo nuovo: Carlo Ponzo. Eletto sindaco ha praticamente fatto fuori “politicamente” segretari, iscritti, simpatizzanti o elettori che volevano concretamente ragionare sulle scelte amministrative. Ponzo gettò un ponte sul quale carrozzoni con a bordo famiglie anagrafiche e persone portatrici di ottiche utilitaristiche, passarono per fare muro contro chi voleva partecipare per un ideale, senza scopi personali, contro un esercizio del potere piuttosto discutibile. A leggere quanto scrive il Pd su Facebook, oggi la situazione del partito di Boccia sarebbe quella di un’organizzazione che discute, si mobilita, fa politica. Mai saputo di dibattiti sulla qualità delle opere pubbliche, sullo stato del territorio, sullo stato del piano regolatore (che forse è defunto), sulle metodiche di assunzione che sollevano seri interrogativi nell’opinione pubblica, sulla gestione complessiva della macchina amministrativa che sono gli argomenti fondamentali per i roccheggiani.

ROCCA DI PAPA Dopo le dimissioni di Lorenzo Romei, segretario dei giovani

Il Pd di Rocca di Papa un declino certificato

Questi capitoli appaiono proibiti alla totalità degli iscritti. Ne sanno poco anche i semplici consiglieri comunali che non ne parlano con dovizia nemmeno nei dibattiti consiliari. Nella sua lettera di dimissioni, Lorenzo Romei ha scritto tra l’altro: “Il poco ascolto e la poca considerazione che i vertici amministrativi del partito democratico di Rocca di Papa dedicano ai propri cittadini, ai propri iscritti e militanti, prendendoli in considerazione solo quando si avvicinano le elezioni, è il motivo principale della mia decisione. […] Sono stato invitato a dare le dimissioni da un assessore, il quale mi ha fatto capire che o la pensi come loro o sei fuori dal partito”. Un vero campione di democrazia questo assessore che un partito “democratico” dovrebbe cacciare. Ma probabilmente sarà proprio lui a sostituire Boccia quale Sindaco. Si dice infatti che il prossimo candidato sindaco designato sarà uno che già scalda una sedia da amministratore.

A chi sperava che con la segreteria di Matteo Renzi il partito democratico si sarebbe rinnovato, abbandonando le vecchie pratiche verticistiche democristiane e di una certa sinistra, non resta che rassegnarsi. Drammatica la situazione del Pd romano. Commissariato con l’esplosione dell’inchiesta Mafia Capitale, viene descritto come “pericoloso e dannoso, che lavora per gli eletti e non per i cittadini, deformato da clientelismi, inattivo politicamente, con circoli che lavorano solo per creare consenso al singolo candidato”. A Rocca di Papa la musica non cambia. Il cittadino intravede “la dittatura di una Troika” che fa perfino chiudere la sede storica perché gli amministratori non versano le usuali quote mensili come si è sempre fatto. Lorenzo Romei ha constatato come le serenate verbali del sindaco smontante Boccia, che esalta a parole la partecipazione e il ruolo dei giovani, sono state smentite clamorosamente e ha preso la sua decisione. Ci augu-

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riamo che non sia un ritiro dalla politica perché di un giovane così la politica ne ha urgente bisogno. Nostalgici della politica partecipata, tifiamo per i giovani che non mollano con la voglia di non ripetere i gravi errori commessi dalle ultime due-tre generazioni di politici italiani. A chi si candiderà ad occupare un seggio di consigliere comunale nel 2016, tutti noi elettori, dobbiamo chiedere di spiegarci nel dettaglio come e con chi pensa di affrontare i seri problemi del paese. Accontentarsi di sapere a chi è figlio, nipote, nonno o zio un candidato per dargli una preferenza (prassi ripetuta tante volte), non è più il caso. L’aspirante consigliere ci deve dire che cosa farà per noi come cittadini, come collettività. La mancanza di impegni precisi dei singoli eletti con i propri elettori favorisce la “distrazione” dagli obblighi verso l’elettorato e la “dittatura” di chi, come quell’assessore, vuole fuori dalla politica, dal partito e dal palazzo, quelli che non la pensano come lui.

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il Segno - aprile 2015

«La democrazia è essenziale eRocca ha bisogno di una svolta» Intervista all’ex primo cittadino di Rocca di Papa, Gianfranco Brunetti

di Andrea Sebastianelli Gianfranco Brunetti è stato sindaco di Rocca di Papa per quasi dieci anni, dal 1974 al 1980 e dal 1983 al 1986. È stato anche vicesindaco, assessore e ha rivestito altri ruoli importanti nella pubblica amministrazione, dalla Comunità montana, al Parco dei Castelli Romani, al sindacato.

Qualche giorno fa c’è stata un’analisi dell’ex ministro Fabrizio Barca su quello che è oggi il Partito democratico: si parla di un partito poco trasparente, dove traspaiono deformazioni clientelari. Concetti simili qualche settimana prima sono stati la ragione delle dimissioni del segretario dei giovani Pd di Rocca di Papa, Lorenzo Romei. Concordo con l’analisi di Barca. Quando si fonda il potere su una sola persona (o su una cerchia ristretta), non va bene, non funziona. Sono convinto della necessità di dare forza alla sinistra, a Rocca e anche in parlamento. Gli ultimi esempi, come quello dell’affossamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, ci mostrano bene in che direzione stiamo andando.

Che effetto ti fa provenire da un partito dove il rapporto con la base era centrale, rispetto a quello che dice oggi Barca, di un Pd che invece lavora per lobby di potere? Vent’anni di berlusconismo

hanno stravolto la nostra politica, hanno modificato la società civile, hanno impoverito la cultura, e purtroppo si continua su questa strada. Anche a livello locale, quando facevo il sindaco, la democrazia era espressa in modo più compiuto. Se dovevamo discutere un problema del paese, intercomunale, del Parco dei Castelli… si ragionava insieme alla base, con le persone. Se c’erano dei contrasti si lavorava per superarli unitariamente e raggiungere un obiettivo comune.

Gianfranco Brunetti

Oggi si fa una politica decisioNella lettera di Lorenzo Romei, nista, per cui le cose si annunsegretario dimissionario dei ciano e poi sembra che si giovani Pd, si pone un pro- facciano subito. Eppure voi in blema di assenza di democra- quegli anni avete ottenuto dei zia. Ma si pone anche un altro grandissimi risultati con altri problema, ossia che il Pd ha metodi… per esempio l’istituperso la sua sede storica a corso zione del Parco dei Castelli. Costituente, come se i luoghi Questa esperienza la ricordo molto bene. È stata magnifica, del dibattito fossero superflui. Indubbiamente è un aspetto rive- ma anche una battaglia dura. Ablatore e pericoloso, perché l’as- biamo dovuto combattere contro senza di un luogo di dibattito chi pensava che fare delle case sottrae spazi alla partecipazione. sotto Monte Cavo o ai Pratoni del Vivaro significasse Quella è stata una sezione dare lavoro. Non capivano storica, che viveva di imche tutto questo avrebbe pulsi profondi, dove ogni distrutto il nostro territorio. settimana si faceva la seL’istituzione del Parco è greteria, dove si facevano i pre-consigli per analizzare i Lorenzo Romei stata una vittoria importante, soprattutto contro gli problemi di Rocca di Papa, dove non mancavano le critiche, interessi dei grandi speculatori, sia all’interno dell’allora Pci, sia che si erano materializzati già da parte di altre forze alleate. Se negli anni precedenti. Abbiamo ora non c’è un luogo per discutere dovuto resistere anche rispetto ai e confrontarsi, la politica, e suc- cacciatori, che seppure in buona cessivamente la democrazia, per- fede, sostenevano le posizioni dono il proprio ruolo e si rischia dei costruttori. Ci fu un contrasto che tutto si concluda nel clienteli- molto lungo. Difendere il verde, la natura per noi non significò smo più bieco.

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solo difendere l’ambiente, perché vedevamo una prospettiva per un diverso sviluppo socio-economico, non solo per Rocca di Papa, ma per i tutti i Castelli Romani e addirittura anche per Roma. La nostra grande forza è stata proprio la democrazia, che oggi pare dimenticata. Cioè fare in modo che anche altre forze si esprimessero. Allora c’era la Democrazia Cristiana, riuscimmo a portare nel dibattito anche l’estrema destra. La partecipazione democratica a questo tema ha dato valore alle nostre posizioni istituzionali, sia a livello di consiglio comunale, sia a livello provinciale e regionale. Al dibattito parteciparono tutti i comuni dei Castelli Romani, la Comunità montana… Quindi una visione intercomunale a grande raggio, aperta, partecipata, democratica, rafforzata dalle critiche, che hanno segnato un percorso istituzionale molto dibattuto, ma comunque rigoroso. Non come si fa adesso, dove prevale la decisione personale. Avere un governo che

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Gianfranco Brunetti parla di Rocca di Papa e della politica di oggi

vamo che avrebbe significato di- fendere l’ambiente e lavorare per Sei consapevole che quegli spestruggere il territorio. C’erano uno sviluppo che non consumi o culatori che allora avevate batforti spinte per lottizzare i Pratoni comprometta il territorio. Se non tuto, oggi sono in campo e forse del Vivaro, vicino al galoppatoio, sarà così ci ritroveremo un paese hanno vinto sulla politica? Che cosa ti aspetti dalla poli- Rocchetta d’Elvira, Tre Coni… impoverito. Le nuove genera- Forse in senso generale, a livello tica oggi per Rocca di Papa? altre lottizzazioni dovevano na- zioni devono comprendere che di Rocca di Papa direi di no. PerCredo che bisognerebbe scere sotto Monte Cavo, hanno un grande valore da ge- ché il comune è proprietario di costruire un’alternativa di un’altra all’inizio della via stire. A Rocca di Papa siamo in 1500 ettari di bosco, c’è ancora una grossa fetta di territorio governo che tenga conto di Olimpica, sempre al Vi- una condizione di scarsa che può essere ben gestita. una visione più aperta, più varo, dove si proponeva opposizione, se non per il Bisogna stare attenti, perdemocratica, dove tutti una villetta ogni 10.000 consigliere Crestini. Il voché le battaglie non sono possano concorrere per co- Pasquale Boccia metri quadrati. Lì non stro giornale è uno strumai vinte definitivamente. struire un’idea di futuro. avremmo avuto più, né mento che amplia il Per esempio per il Parco dei Altrimenti avremo solo danni, prati né boschi. Su questi pro- dibattito e come tale dovedi le opere non finite, come blemi, insieme a me, tanti hanno vrebbe essere apprezzato Parco dei Castelli Castelli oggi ci vuole un l’ex hotel Europa di piazza della lottato, da Paolo Bassani a Gian- profondamente da tutto il popolo nuovo impulso, perché – per tante Repubblica. Grandi opere che carlo Trombetta, così il mio par- roccheggiano, dalla politica e in ragioni – non svolge quelle funiniziano e poi si fermano. Quindi tito, così tutti i partiti di sinistra, particolare dai giovani. In questo zioni che dovrebbe svolgere. Il ridenaro che si sperpera e mancate così tutto il consiglio comunale. senso voglio ringraziare il Segno, schio è che diventi un semplice risposte alle esigenze dei cittaperché siete la sola voce che fa monumento a se stesso. dini. Oggi nel paese siamo in Ricordo una tua ordinanza, una critica culturale forte, una molti in posizione critica rispetto nella quale si vietava il transito battaglia per la verità, che va in Il Parco oggi sembra essere diventato un carrozzone che i citall’amministrazione comunale. a qualsiasi mezzo sulla Via direzione della democrazia. tadini guardano con malocchio. Sacra, consentendo il passaggio Possiamo ricordare che sei solo a piedi. Una salvaguardia Che si può fare per la politica Viste le sue condizioni, sei pentito delle battaglie che facesti stato il sindaco dell’unico piano chiara, che oggi non c’è! di oggi a Rocca di Papa? regolatore di Rocca di Papa? E questo è sbagliato. Gli ammi- Ci vorrebbe una svolta. Una per la sua istituzione? Il piano regolatore fu approvato nistratori di oggi non dovrebbero svolta profonda. Spesso le forze Non sono pentito e le rifarei conel 1976. Nell’arco di poco mai smarrire il filo rosso che lega di sinistra, che pur ci sono, non munque, perché intanto abbiamo tempo riuscimmo, addirittura la storia al territorio di Rocca di sono unite. Bisognerebbe creare questo grande patrimonio amcon venti consigli comunali in un Papa. Difendere la Via un’alternativa per questo bientale e uno strumento che, anno – ecco la democrazia! – a Sacra significa difendere paese. Un governo che si bene o male, può difenderlo. Chi dare risposte alle richieste che l’archeologia, per svilupbasi sull’onestà. Erano i governa deve essere in grado di venivano dai cittadini, contra- pare un turismo attento, nostri ideali, quelli che ci saperlo rimettere in moto, nella stando nel contempo le specula- che porti benefici sociovenivano dall’esempio di direzione degli interessi sociali zioni edilizie. Quando il piano fu economici. La Via Sacra è Enrico Berlinguer, che al- dei cittadini di Rocca. Quindi riapprovato il partito Social demo- un pezzo della nostra sto- La Via Sacra lora dirigeva il nostro par- farei quelle scelte fino in fondo. cratico di Rocca di Papa uscì con ria e deve stare dentro una più tito. Onestà, austerità, rigore, Però dobbiamo costruire un’ecoun manifesto che diceva: “mira- generale visione di uso del terri- lealtà. Il politico doveva dare nomia basata sull’ambiente e le colo per Rocca di Papa”! Fu un torio, che non impoverisca con l’esempio, essere il primo citta- sue ricchezze: il turismo, il paepiano regolatore sofferto, ma usi impropri le nostre bellezze. dino in questo senso, non nel- saggio, i sentieri, il legno… Dobdentro c’erano tutte le battaglie Noi improntammo la nostra poli- l’esercizio di un potere fine a se biamo rivalutare l’essenza dei che sconfissero la speculazione. tica su una visione di salvaguar- stesso. Guai se manca questo, nostri boschi. Rifarei questa batDa lì partì la logica del Parco dei dia dei nostri tesori, che sono la perché altrimenti ci sono solo le taglia, anche se non è stata proCastelli. storia e l’ambiente. macerie, il disastro culturale, che prio rose e fiori. All’epoca si porta appresso quello sociale ricevetti molte minacce, alcune Quindi vi siete opposti a grossi In tutto questo quale può es- ed economico. Se passa l’idea di morte. Telefonate anonime in interessi sul territorio… sere il ruolo dei cittadini? che “se una cosa sbagliata la fa cui mi gridavano che avrebbero C’era una concezione delle forze La mia generazione lascia una un politico allora la possono fare ucciso la mia famiglia, minacce politiche che ci precedevano, che ricchezza immensa, ma i giovani tutti”, si perde il senso di comu- personali a me e a qualche altro ritenevano che realizzare delle e coloro che ora governano, de- nità. Il politico deve essere un compagno. Ma lo rifarei perché, lottizzazioni fosse un vantaggio vono ripartire da quelle basi per esempio positivo prima di tutto quantomeno, abbiamo un patrimonio che oggi è ancora lì. economico. Noi invece ritene- rilanciare il nostro territorio. Di- sul piano personale. si chiude in se stesso,sia locale che nazionale, secondome non porta da nessuna parte.

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«Un’altra via è percorribile»

il Segno - aprile 2015

«Un’altra via è percorribile»

LA POLITICA SI RIMETTE IN MOVIMENTO - RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO

Rivolgiamo un giudizio negativo al lavoro svolto dalla giunta guidata dal sindaco Pasquale Boccia ponendoci in opposizione alla sua pratica di governo, ed in particolar modo nei riguardi di posizioni assunte su materie che valutiamo rilevanti sulle quali abbiamo una proposta di sviluppo del tutto discordante. Lo esprimiamo nei confronti della politica fiscale che si basa esclusivamente su pesanti prelievi dalle tasche dei cittadini contribuenti e, con la solita voracità, si affondano i denti nella carne viva delle persone applicando le tariffe massime sui tributi locali quali addizionale IRPEF comunale, TASI, TARI E IMU, senza ricevere tra l’altro servizi adeguati. Nei riguardi della distribuzione delle risorse pubbliche che avviene nella totale discrezione della maggioranza senza nessuna particolare attenzione ai reali bisogni del paese. Nella scelta di investire in grandi opere che hanno generato unicamente debiti, i quali condizionano le decisioni finali sulle tasse da pagare. Per l’assoluta assenza di una politica del territorio che dovrebbe valorizzare e salvaguardare le risorse ambientali, scegliendo invece una politica di svendita del patrimonio comunale immobiliare e boschivo. Per l’incapacità di promuovere una idea complessiva del paese che abbia a cuore i fattori di legalità, trasparenza, partecipazione e rispetto per l’ambiente. Crediamo fermamente che attraverso un profondo ricambio dell’amministrazione comunale che sia portatore di interessi collettivi, possa risvegliare l’interesse dei cittadini a riappropriarsi di contenuti da troppo tempo abbandonati. Per una nuova politica dove la sinistra possa tornare protagonista occorre innanzitutto un nuovo progetto per Rocca di Papa. Noi ci siamo e rimaniamo disponibili a confrontarci e condividere il progetto di ricostruzione con tutte le componenti progressiste del paese. Circolo SEL Rocca di Papa E. Berlinguer

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Le tariffe della Tari, la tassa sui rifiuti, nel Comune di Rocca di Papa, soprattutto dopo le recenti modifiche, hanno raggiunto dei livelli molto alti. Per alcune fasce di cittadini queste tariffe risultano non solo esose, ma addirittura eccessive. Come ho già proposto negli anni passati, ripropongo di rivedere il regolamento della tassa sui rifiuti e ridurre le bollette, soprattutto per coppie giovani, artigiani e abitanti del centro storico. Sottolineo inoltre la necessità di Emanuele Crestini rivedere il regolamento affinché le tariffe tengano conto del numero dei reali abitanti delle case, in particolare per quelle ad uso stagionale, per cui oggi si prevede un numero minimo di due abitanti, portandolo ad un solo abitante. Sono necessarie infine agevolazioni per persone anziane e portatori di handicap. Sarebbe possibile, in conclusione, avere una riduzione per tutti i cittadini di Rocca di Papa se il comune attivasse una più efficace raccolta differenziata per tutto il territorio, riducendo così i costi dell’invio in discarica dei rifiuti. La finalità delle mie proposte è quella di rivitalizzare il nostro comune con una oculata politica fiscale, che sappia produrre incentivi e graduare i prelievi. Emanuele Crestini Consigliere comunale di Rocca di Papa

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il Segno - aprile 2015

Gentile Direttore, sono un’insegnate in pensione e qualche giorno fa ho ricevuto una raccomandata. Ho fatto la fila alla posta e l’ho ritirata. Si trattava di una sanzione amministrativa, in pratica la Maggioli tributi spa, a cui il comune di Rocca di Papa ha appaltato la riscossione dei tributi, richiedeva il pagamento di diverse centinaia di euro. Interessante il passaggio nel quale si legge:“Il presente ufficio [Maggioli tributi spa] ha proceduto alla verifica della posizione del contribuente sopra indicato relativamente alla Tassa in oggetto [smaltimento rifiuti] mediante l’esaminazione (sic!) delle seguenti fonti probatorie.” Di seguito però non c’è scritto quali siano queste fonti. Il minaccioso dispaccio continua così: “Sulla base di detta documentazione [quale non si sa] sono state accertate, per le annualità sotto indicate, maggiori superfici e/o diversa destinazione dei locali soggetti alla Tassa per lo smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani”. Si tratta con tutta evidenza di un prestampato con il quale la Maggioli fa la pesca a strascico. Manda a tutti dei fogli pieni di

ROCCA DI PAPA

Il comune calcola metri quadrati in più

«La stangata sui rifiuti non finisce mai»

cifre che sanzionano il contribuente, ma a casa mia (e di altre persone che pure hanno avuto la stessa raccomandata) non è mai venuto nessuno a fare accertamenti, né a misurare le dimensioni dell’appartamento, né a richiedere qualche documento. Dopo vari infruttuosi tentativi verso un numero verde non funzionante, sono riuscita a prendere un appuntamento e ad andare presso i nuovi uffici della Maggioli, a piazza Garibaldi. Ho parlato con una graziosa signorina, che forse è stata selezionata più per questo che per le sue competenze tecniche, visto che della natura degli accertamenti non sapeva proprio nulla. Infine, a causa delle mie malferme condizioni di salute e della difficoltà a camminare, tramite mio figlio, ho preso contatti con un consigliere comunale (Emanuele Crestini)

Una poesia di Maurizio Zitelli

Quanno tornai a Rocca

Dopo tant’anni de purgatorio, de sofferenza, er bon DIO me convocò con la massima urgenza e con dolcezza me disse: Figliolo la tua penitenza è finita, hai diritto a un regalo, un giorno di vita, un intero giorno pe gira’ tutto er monno. Il mio cuore e la mia mente non ebbero nessuna esitazione e dissi: Signore Vi ringrazio di quest’occasione, c’è un solo posto dove voglio tornare, lì dove la mia vita s’è consumata, voglio tornare a Rocca di Papa. E così il giorno dopo, in un sol secondo, fui catapultato a monte Cavo, er tetto der monno. Il panorama, anche se era molto cambiato, te faceva sempre manca’ er fiato, poi me girai e dove c’era quel ristorante, adesso c’erano ruderi ed erbacce, nemmeno più ‘e panchine p’assettasse, e più giù... no ditemi che n’è vero, pure l’alberi

che gentilmente mi ha dato qualche buon consiglio. In pratica la Maggioli attribuisce al mio appartamento una maggiore dimensione di quella che risulta nella bolletta della spazzatura, ma questo non è vero. Così ho dovuto chiamare un geometra, ricercare la mappa catastale di casa mia e ora cercherò qualcuno che vada a dimostrare, carte alla mano, che questi signori si sono sbagliati. Si sono sbagliati in malafede, perché loro stessi hanno am-

13 messo che non hanno fatto accertamenti né consultato mappe catastali, che infatti hanno chiesto che porti io. La sostanza di questa storia è che ho fatto un po’ di moto sulle mie gambe purtroppo malferme, grazie! Ho passato un po’ di tempo infila agli uffici postali e della Maggioli, grazie! Ho scoperto un altro dettaglio del più generale deprecabile comportamento della pubblica amministrazione, grazie! Ho capito che, anche in questo caso, se un cittadino non ha un aiuto o non è in grado di intendere il burocratese spinto risulta soccombente, grazie! Ho avuto certezza che il Comune di Rocca di Papa prova a spremere gli ultimi soldi anche dai pensionati, grazie! Anche se riuscirò a dimostrare le mie ragioni, avrò impiegato parte del mio prezioso tempo e dovrò naturalmente pagare i servigi del geometra al quale mi sono rivolta, grazie! La mia già debole stima per il sindaco e i politici che ci governano è quindi ulteriormente diminuita ed è prossima allo zero. In altri tempi li avrei bocciati, senza neanche rimandarli a settembre. Lettera Firmata

so’ diventati de fero, poi me’n’camminai ner bosco, giù pe’ le discese che te portano ritte ar centro der paese, e più camminavo e più me sentivo scosso: che etè tutta ‘sta robbaccia, ‘sti rottami, ‘sta monnezza, ‘sto bosco è diventato ‘n fosso. Rivai giù ner paese, che desolazione, ‘n mezzo a tutte quee viuzze strette tutti rocchiciani d’adozione, sembrava de sta’ ar tempo dell’occupazione, e giù a piazza dell’erba, dove era sempre ‘na fiera, c’era er mercato da matina a sera, oggi non c’è niente, non cammina nemmeno la gente; a via Gramsci, via Duomo ed il corso che brulicavano d’artigiani e botteganti, sembra ch’è scoppiata ‘na bomma, so scappati tutti quanti, che sofferenza, che dolore, peggio de cinquant’anni fa quanno m’è scoppiato er core. Il Signore me chiama, er giorno è finito, er tempo è passato, forse quello che n’è mai cambiato è ‘ndo abito adesso: er condominio de via San Sebastiano. Mo dico a mi moie che quanno ie tocca, no ie dicesse che vo’ torna’ a Rocca, è meio che sa ricorda com’etera, quanno erammo sì più ‘gnoranti ma ce volammo be’ tutti quanti.

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Continua la consueta pratica dell’abbandono Altri cuccioli neonati abbandonati in un cassonetto

di Daniela Di Rosa Ogni primavera rinnovo lo stesso identico appello, potrei fare un copia-incolla. Dei poveri piccoli cuccioli di cane sono stati gettati dentro un cassonetto della spazzatura, vicino al campo sportivo, zona Campi d’Annibale. Persone senza cuore, incuranti del dolore, della fame, dell’atroce morte che avrebbero fatto se una signora dal grande cuore non li avesse presi, almeno loro ora sono al sicuro ma quanti non saranno salvati? A tutti, specialmente a chi ha abbandonato i cuccioli o ha intenzione di farlo, rivolgo una preghiera, rivolgetevi alle associazioni animaliste, non li abbandonate troppo piccoli, il più delle volte non sopravvivono, sterilizzate le cagnette e, possibilmente, anche i cani maschi perché loro producono il danno maggiore, un solo

cane si può accoppiare più volte. Le associazioni vi aiuteranno per il costo dell’operazione contribuendo a dimezzare la spesa, molti veterinari ormai da anni collaborano con i volontari… perciò, per favore, se avete cagnoline o gatte da sterilizzare chiamate i seguenti numeri (3387768966 - 346-3079377), vi

metteremo in contatto direttamente con le associazioni che, attraverso studi veterinari, si occupano di questo. Intanto, non sarebbe affatto male se l’ufficio per i diritti degli animali del comune di Rocca di Papa, sensibilizzasse i cittadini sulle buone norme da cui dipende la tutela dei nostri amici a quattro zampe

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Raccolta differenziata

Nemmeno a marzo è partito il nuovo servizio “porta a porta”

Il 31 marzo scorso sarebbe dovuta partire la raccolta differenziata con il sistema “porta a porta” anche nei quartieri dei Campi d’Annibale e del Vivaro. Niente di fatto. In seguito si è parlato del 13 aprile ma anche questa data è passata senza l’avvio del nuovo servizio. Ora si vocifera che il “porta a porta” si materializzerà definitivamente il 27 aprile, cioè pochi giorni prima della ricorrenza del primo maggio. Staremo a vedere. Fatto sta che di annuncio in annuncio sono passati circa quattro anni dalla prima promessa fatta dall’amministrazione comunale di Rocca di Papa che, evidentemente, è ammalata seriamente di “annuncite”. Nel frattempo i cittadini aspettano, convinti che tra poco qualcuno griderà: “Non preoccupatevi, siete su scherzi a parte!”.

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La magia delle sibille nell’opera della Sparaco Una bella iniziativa dell’Associazione L’Aquilone Rosa

di Daniela Di Rosa Lo scorso venerdì 10 aprile, in un tardo pomeriggio assolato, superando la mia pigrizia e lasciando da parte tutte le piccole o grandi incombenze che la quotidianità ci mette davanti, sono andata in biblioteca, c’era un incontro organizzato dall’associazione l’Aquilone rosa, la presentazione del libro della scrittrice Simona Sparaco, “Se chiudo gli occhi”, candidato al premio Bancarella, vincitrice nel 2013 del Premio Roma con “Nessuno sa di noi” e finalista al Premio Strega. A far da moderatrice la simpatica, preparata e appassionata Rita Capponi. In sala molte persone, soprattutto donne, ascoltavano interessate e coinvolte il racconto della giovane autrice, la nascita di questo suo nuovo romanzo, i motivi

ancestrali e magici che l’hanno spinta, lei giovane donna che vive a Singapore, a ripercorrere una storia antica, fatta di vecchie leggende, di monti, di sibille, di donne

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nanza, accetta di partire con lui e tornare nella loro terra natìa, le Marche. Per quasi due ore Simona Sparaco ci ha piacevolmente trasportati da una grande, moderna e lontana città fino a un paese retaggio del passato, quel passato che non ci abbandona mai veramente, anche se viviamo in una metroRita Capponi e, in primo piano, poli dall’altra parte del la scrittrice Simona Sparaco mondo, cammina dentro di noi e ci accompagna ovunque, il più delle volte a nostra insaputa, poi d’un tratto, come per magia, per una casualità, riemerge con tutta la sua durezza e bellezza e, a quel punto, si ha la consapevolezza di non volerlo lasciare più. Ovunque andrai, la tua prima “casa”, la casa dei tuoi antenati, ti seguirà e un po’ del suo odore, delle sue strade, della sua gente verrà con te in giro per il mondo. Un pomeriggio di serena e leggera lettura, perché un libro, un dipinto, tutta forti, lontane nei ricordi, le no- l’arte è anche leggerezza, stre nonne, semplici eppure anche quando è di grande spesmisteriose, materiali e spiri- sore, anche se i temi toccati sono drammatici od ostici, la tuali allo stesso tempo. La protagonista, con il ritorno cultura è prima di tutto conodel padre dopo anni di lonta- scenza e non annoia mai!


ROCCA DI PAPA

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La nuova top five Il bollo dell’auto? dei video sulla Il comune lo paga pagina Fb del Segno solo se c’è il sollecito T O P

Una passeggiata nel centro storico nel giorno del mercato

F I V E

Numero contatti:

6.600

La tipica frittata roccheggiana spiegata da Anna Giovanetti

Numero contatti:

Tagliate le querce: ennesimo scempio nei nostri boschi

Numero contatti:

5.200

Aumento TARI: i cittadini Numero contatti: pagano l’incapacità 4.900 dell’amministrazione L’esordio letterario di Lilith Di Rosa con il libro Russian Roulette

4.500

Numero contatti:

3.400

Per vedere questi e altre decine di video su Rocca di Papa vai alla nostra pagina Facebook: Il Segno di Rocca di Papa

La top five dei video della nostra pagina Facebook continua a stupire. Il primo dato è quello veramente ragguardevole dei contatti: sono migliaia. È il segno che le persone sono curiose e interessate. Che la partecipazione ai temi sociali e della politica si sposta sempre più dalle piazze reali a quelle virtuali. I temi che proponiamo a volte sono complessi, altre volte specifici e implicano una lettura non superficiale. Tuttavia l’attenzione, dai numeri che registriamo, è alta. Il livello della discussione e della critica sono conseguentemente molto stimolanti. Quello che in definitiva potrebbe essere il dato in assoluto più incoraggiante è la circolazione delle idee. Un elemento che certo invoglia alla partecipazione e alla discussione. Confrontarsi su concetti, ragionamenti, passioni, può aiutare a ricostruire quel senso di comunità che negli ultimi tempi si era andato sempre più smarrendo. Così, accanto ai temi sociali, a quelli politici, trovano spazio i video di alcune ricette tradizionali, come la frittata roccheggiana, che ha avuto una platea inaspettatamente ampia, oppure quelli sulle storie di alcune persone di Rocca di Papa, che rappresentano un’autentica, positiva, scoperta.

Dai cittadini si pretendono continui aumenti delle tasse, mentre il Comune non paga neanche quelle dovute. Per un autoveicolo di proprietà comunale (foto a lato) risulta infatti il mancato pagamento della tassa automobilistica, il vecchio bollo. E mentre la polizia locale strombazza controlli a tappeto con il sistema “Targa System” per sanzionare gli automobilisti non in regola, con multe salatissime, proprio un autoveicolo comunale risulta in circolazione in modo irregolare. Qualcuno se n’è accorto? Pare proprio di no! Il bollo non sarebbe stato

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pagato oltre che per l’ultimo anno, come risulta dal documento seguente, anche per gli anni 2011 e 2012 (con relativo interessamento di Equitalia) e per il 2013. Naturalmente il mancato pagamento prevede interessi e sanzioni. Si tratta di danno erariale. C’è qualcuno che si vorrà assumere la responsabilità di questa incapacità, o dovremo pagare sempre noi cittadini? (F.T.)

Elio Brunetti e il Cristo della Pace di M. Cavo

chiuso il lunedì

menù PIZZA AL TAGLIO Teglia completo 8 Margh € PIZZE TONDE* erita 1 0€ FRIGGITORIA - KEBAB TAVOLA CALDA *Al tavolo o da asporto

Viale Madonna del Tufo, 17 (zona Belvedere) 00040 Rocca di Papa - Tel. 06-94749415

Nel 1955 a Modena, il roccheggiano Elio Brunetti (a destra nella foto), durante il suo servizio militare, si trovò a sfogliare una rivista e rimase colpito dalla fotografia riportata su una pagina: ritraeva un grande Cristo con le braccia aperte. Un’opera monumentale, alta 120 metri con tanto di ascensore all’interno, che sarebbe dovuta sorgere proprio sulla vetta di monte Cavo per simboleggiare la pace nel mondo. Il progetto non venne mai realizzato ma Elio ormai ce l’aveva scolpito nella sua mente, tanto che lo scorso anno decise di collocare una versione più piccola dell’opera sul suo terreno in via dell’Osservatorio, sotto l’antica Fortezza di Rocca di Papa. Nella foto, Elio è con la moglie Maria e con don Massimiliano Pajè che ha benedetto l’opera raffigurante Gesù nella speranza che la pace diventi il solo simbolo dell’intera umanità.


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Cultura e

... dintorni

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Radici culturali da preservare

Intervistaa Maria Pia Santangeli a 20 anni dall’uscita del suo primo libro di Loredana Massaro “Rocca di Papa al tempo della crespigna e dei sugaméle” è stato il primo libro pubblicato dalla scrittrice roccheggiana Maria Pia Santangeli. A lei abbiamo rivolto alcune domande.

Oggi lei ha all’attivo ben cinque libri, ma questo è il suo primo lavoro. Come lo giudica a distanza di oltre vent’anni? Quello che mi piace di quel libro è il fatto che la vita di Rocca di Papa negli anni ‘20 è raccontata dall’alba al tramonto, nello svolgersi delle stagioni, in tutti i particolari della vita quotidiana. Storia nascosta e minore è stata definita da alcuni recensori. La parte che ritengo più originale -e che in qualche modo mi inorgoglisce- è quella che riguarda le donne, di cui raramente si scrive, a cominciare dal parto, che naturalmente avveniva in casa, e poi i lavori casalinghi e della campagna, la raccolta delle erbe selvatiche, le preghiere e i canti al femminile. Oggi mi chiedo come ho fatto a raccogliere una tale mole di notizie in un tempo relativamente breve, forse al momento non ne sarei più capace.

Con questo libro lei ha lasciato subito trasparire quella che sarà la sua vera passione: raccontare le tradizioni dei tempi passati. Dove nasce quest’ amore? A dir la verità io non ho nessuna passione per il passato, quello che mi ha interessato, che ancora oggi mi attrae, mi fa stare incantata ad ascoltare ogni persona che racconta, sono le storie della gente: è l’umanità delle persone Pia che mi interessa e che, Maria Santangeli alla fine, non è altro che il tentativo di voler penetrare, anche se in minima parte, il mistero del cammino della vita.

Ci può descrivere le fasi di lavorazione del suo libro, dall’ideazione alla pubblicazione? Come ho già detto in altre occasioni, le prime interviste le ho fatte per me stessa, per entrare in empatia con un mondo che non conoscevo se non attraverso i racconti di mio padre e di mia zia Livia -per capire Rocca di Papa non mi bastava la storia dei Colonna, ma volevo quella della gente. Quando poi mi sono trovata a possedere tante conoscenze -usanze, feste, medicine popolari, un mondo umanamente straordinario per me- mi è sembrato giusto far partecipi gli altri delle mie scoperte. Allora è nata l’idea del libro e di conseguenza le interviste, circa sessanta, sono state intenzionali. Mi considero molto fortunata per avere incontrato persone di grande uma-

nità, nate, come mio padre, agli inizi del ‘900, che ricordavano tutto del passato, dalle filastrocche alle preghiere. Inoltre avevo in famiglia un testimone d’eccezione: mio padre che è vissuto a Rocca fino agli anni ‘20. Lui, però, più che raccontare di nuovo, confermava quello che io scoprivo attraverso le tante parole degli anziani. Non c’è alcuna notizia nel libro che non abbia avuto la sua conferma.

Che cosa rappresenta per lei Rocca? Rocca di Papa è per me il luogo in cui mi sento a casa. Lo vivo come un bellissimo paese, per questo lo vorrei più valorizzato dal punto di vista turistico-culturale: Rocca di Papa merita di essere un centro attrattivo da questi due punti di vista. Nel passato credo di aver fatto qualcosa di utile in tal senso, ma in questa occasione non è il caso di parlarne.

Quali erano le tradizioni popolari sull’amore? Purtroppo non posso riassumere i due capitoli del fidanzamento e del matrimonio. Spero che qualcuno voglia leggerli. Credo che quello che lei chiama tradizioni, fossero in realtà usanze comuni a molti paesi italiani del centro-sud. Per esempio il fatto che i fidanzati si potessero incontrare solo il giovedì e la domenica sotto il vigile sguardo di qualche familiare. Un aspetto che credo unico e caratteristico del passato di Rocca di Papa è stata la cosiddetta Palla simpatica, una lampada più luminosa delle altre in via del Tufo. Dopo quella lampada cominciava il buio, quindi le tentazioni e il peccato. Le ragazze che volevano essere considerate “serie” non dovevano oltrepassarla. Ma dopo la seconda guerra mondiale le ragazze furono più libere di passeggiare anche altrove, addirittura quelle che non avevano mai visto il mare ebbero l’opportunità di ammirarlo. E la lampada perse il suo ruolo di custode morale.

E sulle feste e sui divertimenti, che cosa ci racconta? Le feste -soprattutto religiose- e i divertimenti erano pochi, ma proprio per questo erano vissuti in una sorta di gioioso abbandono. La festa si aspettava quasi con ansia, quel giorno si indossavano i vestiti

migliori, si variava il cibo che diventava un po’ più ricco, si passeggiava per il paese .Era vivo un senso della festa che oggi abbiamo completamente perduto. Mi piace ricordare un giorno particolare di svago, di divertimenti, che era caratteristico di Rocca di Papa e che oggi è dimenticato: era il martedì dopo Pasqua, giorno in cui tutti i paesani, in compagnia dei Nemesi, si recavano a far merende e giochi nei liberi e vasti prati dei Campi d’Annibale.

Ancora oggi tutto questo ci affascina. Quale valore dovrebbero tramandare queste testimonianze ai giovani? E perché la memoria non dovrebbe andare perduta? Sul significato della memoria del passato è stato detto e scritto tanto, perciò so bene di non poter dire nulla di originale. Posso solo riportare alcune parole della scrittrice tedesca Luise Rinser, con le quali mi sento in grande sintonia. Le traggo da una lettera autografa che la famosa scrittrice -allora abitava a Rocca di Papa- mi scrisse nell’occasione dell’uscita di questo mio primo libro. La lettera termina così: Il suo libro è un lavoro importante. Viviamo in un’epoca nella quale perdiamo sempre di più la coscienza delle radici culturali e con questa coscienza perdiamo sempre più forza. Mi piace molto l’idea della conoscenza del passato non come nostalgia, non come rimpianto, ma come forza per andare incontro al futuro.


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PAGINA APERTA

Risponde la Dott.ssa Bruna Benelli

L’impegno

La paura di impegnarsi in una relazione sentimentale è sempre più diffusa. Gli uomini, in particolare, sono restii ad un impegno più serio e questo per una serie di ragioni: hanno paura di sbagliare, temono di non aver scelto la persona giusta con cui passare la vita, pensano che non avranno più occasione di frequentare altre donne e questo li terrorizza e poi non si sentono mai cresciuti abbastanza. Le cause di questa paura possono essere delle delusioni cocenti, o l’idealizzazione del primo amore, o della figura materna, o motivazioni più arcaiche e inconsce come aver interiorizzato un modello di attaccamento interno evitante, per la paura dell’abbandono. Da piccoli infatti i bambini instaurano un legame di attaccamento con le figure che si prendono cura di loro, prima fra tutte la mamma, che li nutre e li accudisce. Dipende dalla disponibilità emotiva della madre e dalla sua presenza fisica e psicologica, se il bambino svilupperà un buon legame di attaccamento o meno. Il MOI, Modello Operativo Interno di attaccamento, condizionerà anche la loro vita futura e la scelta del/la partner in futuro. Bisognerebbe tenere presente, come afferma John Gray psicologo delle coppie, autore di “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere”, che in amore l’errore più grande che commettono gli uomini è quello di non fermarsi mai su una donna alla volta, perché mettono l’accento su ogni suo difetto, pensando di poter trovare di meglio, così continuano ad uscire anche con altre ragazze, salvo poi ricredersi. Le donne invece si fissano spesso su un uomo, non si fanno influenzare dai suoi difetti anche quando dovrebbero considerare che non è il partner più adatto a loro. Per fortuna, che ad un certo punto questi esseri provenienti da due mondi diversi trovano un punto d’incontro.

di Francesca Torino Che i nostri boschi siano dominati da alberi di castagno e dai suoi frutti, è cosa risaputa, ma quanti sono a conoscenza dei modi di dire e dei proverbi che anticamente erano ispirati a questo albero? Nati, forse, dalla sua massiccia presenza? Uno dei più frequenti è certamente «prendere una castagna», che sta ad indicare «cogliere in fallo qualcuno». Oggi, forse più che mai, verrebbe da dire che il detto «cavar le castagne dal fuoco con la zampa del gatto», cioè «fare qualcosa a proprio vantaggio esponendo altri al rischio», si addice maggiormente alla nostra attuale situazione politica e sociale. Tra i detti meno comuni troviamo «far le castagne», che allude allo schiocco delle dita con il pollice e il medio, e «meno di una castagna» o «gli è avanzato men d’una castagna », ossia «poco o nulla». In al-

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cuni casi il frutto viene usato per indicare una tonalità di marrone, come scriveva l’Ariosto: «un destrier baio a scorza di castagna». Quando un pugile o un calciatore fanno degli ottimi tiri, vuol dire che hanno dato delle ottime «castagne» e che i loro avversari si sono lasciati «incastagnare» («mettere in difficoltà»). Esistono, poi,anche alcuni detti, per lo più negativi, che derivano dal marrone, il frutto

Occhio alla Nutrizione

Se il bimbo è cicciottello... di Laura Fico* Non è facile ammettere che il proprio figlio abbia problemi di peso ma quando il suo peso supera del 20% quello ideale allora si definisce

obeso. Le cause di sovrappeso e obesità possono essere diverse ad iniziare da una eccessiva e cattiva alimentazione durante i primi due anni di vita che può causare una ipertrofia e iperplasia (1) delle cellule adipose. Un altro importante fattore di rischio è la ridotta attività fisica, al riguardo recenti studi epidemiologici hanno evidenziato che tre bambini su quattro trascorrono più di due ore al giorno davanti alla televisione riducendo così il movimento.

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d i gu u e s i t i o n Q.... s ........

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Spunti Castagna, frutto di dei modi di dire psicologia

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il Segno - aprile 2015

Da aggiungere è l’eccessivo consumo di alimenti ricchi di calorie e grassi e lo scarso o nullo consumo di frutta e verdura. Un bambino con problemi di peso sarà probabilmente un adulto con problemi metabolici come diabete e ipertensione. È quindi necessario che il genitore prenda consapevolezza del problema del figlio e

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to

di una varietà di castagno. Se qualcuno che conoscete dice degli spropositi, potete prenderlo in giro con un bel «marronare» o «smarronare»; se questo dovesse commettere dei grossi errori dovuti a distrazione o ignoranza, è bene fargli notare il «marrone madornale» compiuto, onde evitare che ne faccia degli altri. Esiste ancora qualche rocchiggiano che usa questi modi di dire e ne conosce degli altri? Scriveteci!

lo renda protagonista di un nuovo percorso verso una sana alimentazione. Un nuovo piano alimentare che non dovrà essere strettamente ipocalorico ma educativo per tutta la famiglia. L’apporto dei grassi dovrà essere infe riore al 30% dell’apporto energetico totale, i carboidrati, preferibilmente complessi, intorno al 60% mentre le proteine circa 1,2 g/Kg di peso corporeo (tra i 5 e i 12 anni). Il percorso verso il benessere per i nostri figli inizia da una corretta spesa al supermercato e dall’acquisizione dei giusti strumenti che possono essere forniti dal pediatra o dal nutrizionista. Ipertrofia e iperplasia: aumento della grandezza e del numero cellulare

(1)

*Biologa Nutrizionista


il Segno - aprile 2015

L’angolo della storia

Luigi Pirandello faro letterario

di Vincenzo Rufini Il panorama letterario italiano offre, da sempre, un ricco florilegio di scrittori, alcuni dei quali occupano i piani alti del Pantheon della letteratura mondiale. Uno di questi scrittori è il siciliano Luigi Pirandello, il quale nella sua immensa mole di produzione letteraria è riuscito a compendiare la poesia, la prosa, il teatro e la descrizione romanzata conferendo loro un livello qualitativo ineguagliabile. Il maestro siculo inizia la propria attività di scrittore nella sua terra natìa avendo come basi di partenza il folklore della Trinacria (la Sicilia), e la passione per l’irrazionale, che costituirà il filo conduttore della sua opera. Il valore che lui attribuiva alla Sicilia lo porta alla valorizzazione del dialetto dell’isola, tanto da farne la tesi di laurea che lui conseguirà a Bonn, in Germania. Tornato in Italia si stabilisce a Roma, ed in seguito a Rocca di Papa presso l’albergo sito sul Monte Cavo, che lui chiamava “Il gigante col naso all’insù”. In questo periodo, oltre a trarre ispirazione per i suoi lavori letterari collabora anche ad alcune riviste culturali del tempo in cui, sia pur in punta di fioretto, polemizza col Vate Gabriele D’Annunzio sul modo di intendere la letteratura. Pirandello riesce ad attraversare i vari generi letterari del tardo Ottocento in cui assistiamo alla sua maturazione stilistica che lo porta da un classicismo non convenzionale al naturalismo tardo verista, per poi approdare ad una sorta di decadentismo inteso in una maniera molto personalistica. La sua analisi della società dell’epoca lo porta ad evidenziare l’aridità di tale realtà, molto diversa da quella auspicata dai protagonisti del Risorgimento, che poggia le sue basi sull’assoluta perdita dei valori, annullati in un caleidoscopio di interessi bassi e riprovevoli. Il Maestro viviseziona la personalità umana rapportandola alla società con le sue asfittiche e pleonastiche convenzioni sociali, le quali fungono da pastoie alla psiche e alle sue elaborazioni; convincimenti mirabilmente descritti nel suo romanzo capolavoro “Il fu Mattia Pascal”. In questo suo lavoro del

CULTURA

Indiani

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d’America a cura di Francesco Signorello

1904 Pirandello arriva alla conclusione che l’Io umano non può spersonalizzarsi in alcun modo nella società dell’epoca. I suoi capolavori maggiori si riflettono nell’opera teatrale, cui deve in massima parte la sua notorietà; infatti lo chiama “Teatro dello Specchio”, perché in esso raffigura la vita vera ed opera una distinzione in 4 fasi. Nella prima analizza il “Teatro siciliano” in cui propugna la concezione primaria del dialetto rispetto alla lingua italiana; nella seconda si occupa del “Teatro umoristico-grottesco” da cui trae la visione relativistica della realtà; la terza fase la chiama “Il Teatro nel teatro” in cui asserisce che il teatro deve parlare agli occhi e non solo agli orecchi della gente. Qui reintroduce anche un’antica tematica shakeasperiana, il “Palcoscenico multiplo”, la rappresentazione di una casa divisa in sezioni diverse, metafora del mondo che si trasforma in un palcoscenico. L’ultima fase monitorizza il “Teatro dei Miti”, di cui ci resta incompiuto il capolavoro dei “Giganti della montagna”, qui il nostro rielabora il mito greco pro-

spettandolo come forma di evasione dalla grigia realtà. Nel corso degli anni trenta strinse amicizia con Eduardo De Filippo, che in seguito sarebbe diventato suo degno epigono teatrale; il suo talento ebbe il massimo delle onorificenze con il conferimento del Premio Nobel per la letteratura avvenuto nel 1934. La sua vita familiare fu tormentata dalle crisi di follia della moglie, ma ciò non gli precluse il piacere di scrivere; aderì al regime fascista nel 1924 in piena bufera del delitto Matteotti, senza però ottenere particolari privilegi, infatti gli fu sempre anteposto D’Annunzio. Fu un personaggio enigmatico, come tutta la sua opera peraltro, ma fra i suoi molteplici meriti uno prevarica tutti gli altri: l’aver dischiuso alla letteratura quell’introspezione dell’Io che nello stesso tempo Sigmund Freud effettuerà nella psicoanalisi. La figura letteraria di Luigi Pirandello resta un faro lucente della letteratura mondiale.

La poesia del mese

di Anna Giovanetti

Primavera

Un lieve soffio di brezza leggera porta fino a me l’odore del mare confuso col profumo di fresie e violacciocche che timide spuntano al primo sole!

La stagione che più amo sta tornando e tutto rivive al suo tocco fatato dal freddo mantello invernale si spoglia la natura e di un’armonia di suoni si riempie il creato. Dal festoso cinguettio di nuovi nidi tra le fronde al gorgoglio di tanti ruscelletti che dalle cime innevate scendono rapidi a valle e il rumore più calmo del mare che finalmente placa le sue onde. Respiri ognuno questa nuova primavera e si scrolli di dosso quel vago senso di torpore anche le rondini stan tornando nel cielo. Non c’è più tempo per tristi pensieri, tutto intorno parla d’amore!

Nelle città dell’uomo bianco

CAPO SEATTLE:

“Non c’è tranquillità nelle città dell’uomo bianco. Non si ode il fruscio delle foglie che si aprono in primavera né il frullare delle ali degli insetti... E cos’è la vita se un uomo non può sentire il richiamo del caprimulgo o il gracidare delle rane di notte, attorno allo stagno? Ciò che accade alla terra, accade ai figli della terra. Se l’uomo sputa sul suolo, sputa su se stesso. Questo sappiamo... non è la terra che appartiene all’uomo ma l’uomo alla terra. Tutte le cose sono unite tra loro come il sangue che lega una famiglia. Ciò che accade alla terra accade ai figli della terra. Non è l’uomo che ha tessuto la ragnatela della vita; lui ne è solo un figlio. Ciò che fa alla ragnatela lo fa a se stesso”.

Tratto dal libro: “Leggende degli indiani d'America” Ed. Demetra


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STORIE

IL RACCONTO DEL MESE

N

La nonna farfallina

onna Giovanna era una terribile burlona e il povero nonno Ciro aveva dovuto adattarsi e sopportare di buon grado le sue bur- di Noga lette. Nonna Giovanna, durante la sua prolifica vita, aveva partorito almeno 8 o 9 figlioli tutti maschi (uno di essi era forse deceduto a causa di un aborto. Ma non se lo ricordava chiaramente). Il nonno aveva desiderato insistentemente una femmina nella sua nidiata e tirava diritto per la sua strada. Malgrado tutti gli sforzi e le preghiere la femmina, tanto desiderata, non arrivò. Ma ineluttabilmente giunse anche il momento che per un presunto maleficio o per un più che probabile sfinimento i nonni dovettero desistere, d’amore e d’accordo, dalla pervicace messa in opera. Tutti i figli si sposarono molto presto e ciascuno di essi insistette, forse per un fattore genetico compulsivo, a far partorire alle povere mogli un considerevole numero di figli: tutti maschi naturalmente. Tranne Osvaldo la cui moglie mise al mondo una femminuccia... che chiamarla tale era un peccato di fronte agli uomini e a maggior ragione di fronte a Dio. Essa era bruttissima e non molto discosta da un aspetto dichiaratamente mascolino. Essa, tutti lo mormoravano, come maschietto sarebbe risultata veramente non male! Nonna Giovanna, pur avendo una rispettabile età, quando andava al mercato, faceva i conti a memoria e con tale rapidità che nessuno dei contadini, che il sabato si recavano al mercato per vendere i loro prodotti, riusciva a tenerle testa. E la nonna li burlava vittoriosamente e al suo ritorno a casa non poteva che ridere e ridere a crepapelle (aveva una risatina lieve lieve e scoppiettante) sciorinando tutte le sue marachelle e soprattutto facendo tintinnare le monete smovendole con ambedue le mani infilate nella tascona segreta della gonna. Poi, quel denaro “residuo”, lo distribuiva equamente tra i nipoti tenendosi per sé quel tanto che le sarebbe servito per acquistare del tabacco da fiuto che riponeva religiosamente nella sua misteriosa tabacchiera di tartaruga che tutti i nipoti, grandi e piccoli, le invidiavano a morte. Oppure a volte faceva acquistare una “spagnoletta” che le sarebbe durata abbastanza. Cioè, in altre parole, fino al successivo mercato settimanale. Ma la cosa forse più divertente che la nonna sapeva mettere in campo era l’invenzione, (che poi tanto nuova non era), di un suo linguaggio che lei chiamava “farfallino” e che consisteva nell’anteporre alle varie sillabe della frase o della parola che stava pronunciando. Una parolina che lei definiva “vezzo”. Per esempio, per dire “Carletto stai fermo” lei compitava velocissimamente: “ Sed-car-sed-let–sed-to sed-sta sed-

i sed-fer-sed-mo!”. Tutti i nipoti ne erano sconcertati e nel contempo affascinati. Lei si divertiva troppo con questo gioco e come di consueto rideva e rideva felice. Il nonno aveva rinunciato da subito e non voleva sentir ragione e quando essa si metteva a parlare in gergo “farfallino” lui si precipitava in cantina, faceva nella botte un forellino (che poi tappava con lo spago e la cera), con un succhiello da calzolaio e beatamente si ubriacava quel tanto che il “farfallino” non gli rimbombasse più in testa. Ma qualche volta esagerava e il vino trangugiato era veramente troppo... ma questa è un’altra storia. n bel giorno la nonna decise che anche i nipoti dovessero imparare il “ farfallino” e così li divise in coppie e ad ognuna assegnò un “vezzo” particolare: ad Antonio e Gesualdo fu assegnato “mim”; a Secondo e Turibio “turd”; a Eriberto e Macario “sas”; a Galdino e Fedele “zim”. Gli altri nipoti rimasero fuori dal gioco: erano troppo piccoli. Mentre all’unica femmina, figliola di Osvaldo, Cirilla, fu assegnato “mar”. Ma la nonna da quella grande burlona che era, messi in fila i vari “vezzi” ed ottenuta l’orrenda parola “mimturdsaszimmar” se la rivendette ai nipoti come parola magica di uno sconosciuto popolo dell’Asia Anteriore. Quando, imparato il farfallino, i nipoti si ritrovarono, per il compleanno del nonno, riuniti tutti nella grande sala da pranzo e la nonna con un cenno fece entrare tutto giulivo nonno Ciro, i nipoti lo salutarono in farfallino... e ne risultò una baraonda terrificante: “mimbuon mimgior mimno; turdbuon turdgior turdno; sasbuon sasgior sasno; zimbuon zimgior zimno; marbuon margior marno”. Che poi in buon italiano voleva dire semplicemente buon giorno! Il nonno strabuzzò gli occhi e crollò sulla “sua” poltrona ma subito balzò in piedi urlando “E’peggio di una Babbilonia!” e scappò via a rotta di collo. Si rifugiò in cantina da dove non uscì più per almeno un paio di giorni. Chi lo incontrò poi di nuovo all’aria aperta ebbe la sensazione di trovarsi di fronte ad uno dei personaggi del Mago di Oz... Nonna Giovanna rinunciò all’istante al “farfallino” ed attese in santa pace, sferruzzando dalla mattina alla sera, la sua ultima chiamata che giunse non molto tempo dopo. Sulla lapide il suo nome fu inciso in farfallino: “Sedgio sedvan sedna”. Da allora sulla sua tomba i fiori non mancarono mai e erano sempre rose rosse.

U

il Segno - aprile 2015

La famiglia Bélier Spunti di cinema

di Camilla Lombardozzi Recentemente è arrivato nelle sale cinematografiche italiane il film di Eric Lartigau “La Famiglia Bélier”. In Francia, paese d’origine della pellicola, più di 7 milioni di telespettatori ne sono rimasti affascinati. La famiglia in questione è molto particolare, Paula è una ragazza di sedici anni ed è il punto di riferimento di papà, mamma e fratello minore, la sua collaborazione è indispensabile per l’organizzazione della fattoria di famiglia, è lei che intrattiene i rapporti con banche, fornitori e clienti, questo perché è l’unica dei Bélier che può ascoltare e parlare. Infatti i genitori e il fratello sono sordomuti e per loro Paula è l’unico legame che hanno con il mondo esterno; la sua vita come capirete non è facile, in quanto oltre ai problemi di gestione di una famiglia atipica dovrà fare i conti con l’età dell’adolescenza, il corpo che cambia, i primi amori e quel mondo in cui è nata e cresciuta che inizia a starle stretto. Tuttavia Paula ha una famiglia che tende a mettere il bene del gruppo al primo posto, a discapito di quello del singolo, ma quando scoprirà di avere un talento inaspettato, ossia una voce bellissima e il suo insegnante di canto la spinge a tentare un provino che la porterebbe a studiare in una prestigiosa scuola a Parigi, Paula dovrà fare una scelta, mettere al primo posto se stessa o il gruppo famigliare. Il film ha conquistato il pubblico francese e sembra essere piaciuto anche in Germania e Polonia dove è stato distribuito, spiace quindi dover andare contro corrente, ma in fondo così come la bellezza è soggettiva, anche il giudizio si trova sulla stessa lunghezza d’onda. La pellicola non mi ha emozionato o entusiasmato ed è facilmente dimenticabile. È vero, Lartigau introduce un tema particolare, facendolo vivere allo spettatore attraverso le emozioni di un’adolescente alle prese con la famiglia. L’operazione messa in atto dal regista è molto interessante, ci mostra come l’adolescenza possa essere contradditoria, gli sbalzi d’umore, gli eccessi, il vedere la quotidianità con occhi diversi e in più il canto che, pur essendo un dono, diviene anche un tradimento, un’arma a doppio taglio che Paula dovrà scegliere da che parte usare. Come dicevo non mi ha entusiasmato, perché i problemi adolescenziali e familiari sono stati già trattati in passato e da diverse angolazioni, ma la famiglia Bélier rimane comunque un buon prodotto, ben diretto e ben interpretato.


MUSICA

il Segno - aprile 2015

cite s v o u e U N

AC/DC

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di Massimo Onesti

Quando i Grandi Vecchi del Rock fanno Rock... è solo Grande Rock

Ritornano con questo album, “Rock Or Bust”, gli esplosivi e sempreverdi AC/DC che danno suggello ancora, con questo nuovo eccellente marchio, al loro inconfondibile sound perfettamente in linea a quello stile fatto di riff semplici, avvolgenti e corposi e soprattutto sostenuti da una ritmica scattante e trascinante, per forza ballabile. Questo disco conferma come il rock abiti da sempre e ancora qui tanto, da far sì, secondo me, che gli AC/DC ne siano fra le sue massime espressioni. I brani si susseguono veloci e inesorabilmente elettrici non risultando mai monotoni pur mantenendo sempre la stessa costante compositiva e, dopo un pezzo, ci si lascia subito travolgere dal riff di quello successivo e così di continuo fino alla fine, come in un vortice denso di tensione e di energia, come il loro nome in riferimento alla corrente alternata e continua lascia ben intendere. Questo nuovo album si aggiunge alle scariche elettriche degli innumerevoli album di questa band la cui storia inizia sin dal 1973 ma che li vede arrivare al successo soltanto intorno agli inizi degli anni 80 con l’album “Back in Black” che vedeva all’esordio, nelle vesti di cantante, Brian Johnson, che sostituiva alla voce il pazzo e carismatico Bon Scott, trovato morto in circostanze non del tutto chiare e forse per una notte brava di eccessi di droghe e di alcool. Se Scott aveva più un fascino da “maudit” e una voce più modulata, Johnson aggiunge ai fratelli Young (Angus alla chitarra solista e Malcom a quella ritmica) una certa dose d’ironia e, pur avendo tutt’altro che un fisico statuario, una certa forza fisica e ruvida cosicché la sua voce acidula e stridula si sposa alla grande

con gli strappi chitarristici dei fratelli musicisti. Nei loro monumentali ed esplosivi liveshow se Malcom appare più tranquillo e statico chi si prende tutta la scena sono proprio il nuovo cantante, con l’immancabile coppola in testa da camionista e bulletto urbano, e soprattutto l’istrionico chitarrista Angus, considerato fra i migliori chitarristi di tutti i tempi. Coi calzoncini corti e la tipica divisa da scolaretto, Angus Young saltella come un tiramolla accompagnando i riff nel suo caratteristico mo-

vimento, con i piedi e la testa, a muoversi all’unisono come

un bambino perverso e schizofrenico, così da farli sembrare, insieme tutti e due, come degli spiritosi folletti demonietti, come il logo delle corna rosse del gruppo indica, sì verso una certa dimensione infernale ma più che altro di forma e in modo simpatico e gioioso, non tetramente o lugubramente, costituendo così un duo imprescindibile tanto da diventare autentiche icone del rock, di un rock semplice ed essenziale, sempre uguale e lineare, senza ricerche oltre i canoni classici e senza giravolte intellettuali facendo sì di creare un magma sonoro elettrico e puramente rock e quasi mai rallentato. In effetti non mi sembra di aver mai ascoltato un pezzo lento degli AC/DC, a parte qualche blues, ma se vi capita di sentire qualche loro brano in cui, al ritmo della loro musica, non vi verrà voglia di muovervi in modo frenetico e scomposto... fatemi un fischio!

Dopo conferme e smentite, annunciato il remake deIl Corvo con la regia di Hardy

di Camilla Lombardozzi Negli ultimi mesi si è parlato molto di un possibile remake de Il Corvo, e si sono susseguite diverse voci di corridoio che vedevano attori come James Mc Avoy, Tom Hiddleston e Bradley Cooper nei panni di Eric Draven, il ragazzo tornato dal mondo dei morti per vendicare la morte della sua amata Shelly, tuttavia nessuna di queste voci ha trovato conferma. L’ultimo rumor ci svelava che sarebbe stato Luke Evans l’attore adatto a ricoprire il ruolo di Eric Draven. L’attore, durante la conferenza stampa del film Dracula Untold aveva rilasciato qualche news in merito al remake: “Il Corvo è un film molto toccante che ha caratterizzato la mia infanzia. Brandon Lee ha regalato una performance davvero impressionante, la sua è stata una fine tragica per una persona che avrebbe avuto sicuramente una carriera molto promettente. Ovviamente il personaggio di Eric Draven è stato riadattato ai tempi”. Dopo questo annuncio è calato il silenzio e non si è saputo più nulla. La possibilità di un reboot iniziava ad essere quasi un miraggio, una pellicola che non si sarebbe mai realizzata. È doveroso ricordare che la pellicola Il Corvo del 1994, venne tratta dall’omonimo fumetto di

James O’Barr e segna l’ultima, emozionante, fantastica e strepitosa interpretazione cinematografica di Brandon Lee, figlio d’arte del noto Bruce Lee, leggenda delle arti marziali. Brandon morì durante le riprese del film a causa di un terribile incidente, il quale mise sotto accusa la produzione per disorganizzazione, avendo ignorato le misure di sicurezza sul set, ovvero quelle di non puntare direttamente le armi sugli attori. Dopo molti ritardi e defezioni, le trattative riguardanti l’atteso remake si sono ufficialmente concluse lo scorso 20 marzo: Eric Draven sarà interpretato da Jack Huston (Boardwalk Empire). Il film sarà diretto da Corin Hardy (The Hallow).


Dieci anni di vita per il Museo del giocattolo di Zagarolo VAGABONDANDO

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di Andrea Brini Lo scorso mese di marzo per tre giorni, dal 19 al 21, la città di Zagarolo ha festeggiato i dieci anni di vita del Museo del Giocattolo. Dal 2005 a oggi il Museo è cresciuto, ha realizzato importanti esposizioni, ricevuto numerose donazioni ed è diventato un punto di riferimento nella vita culturale di Zagarolo affermandosi anche a livello nazionale come una delle più importanti realtà nel settore. La tre giorni di festeggiamenti si articolata in diverse iniziative molto apprezzate dai visitatori. Giovedì 19 pomeriggio con animazione per i bambini e piccola conferenza per ricordare la ricorrenza, il tutto trasmesso in diretta radiofonica da Radio Onda Libera. Venerdì animazione e laboratori per i più piccoli nel pomeriggio. A sera per i grandi “Un Museo FANTAstico”, visita in notturna alle sale storiche di Palazzo Rospigliosi (sede del Museo stesso) guidata dalle operatrici del Museo in costumi d’epoca, coadiuvate da

attori che interpretavano vari personaggi ed episodi storici legati alla storia del palazzo; oltre alla curiosità per i personaggi, all’atmosfera fantastica e alla bravura di guide e attori la visita è stata molto suggestiva perché effettuata con l’illuminazione soltanto di deboli torce, cosa che ha permesso di vedere le sale affrescate in notturna con una luce paragonabile a quella delle candele utilizzate dai visitatori dei secoli scorsi. Visto il largo favore incontrato la visita notturna,

In giro per musei...

ormai fuori dalle celebrazioni del decennale, è stata riproposta anche il 27 marzo e l’11 aprile e diventerà un appuntamento da riproporre periodicamente come offerta del Museo. L’ultimo giorno, sabato 21, dopo un pomeriggio di giochi all’aperto per i bambini, e di tornei per giochi a carte e di società in una sala del Palazzo preparata allo scopo si è concluso con la cena nel Salone delle Bandiere, evento conclusivo della ricorrenza che è stata anche allietata da sketch musi-

Scuderie del Quirinale

il Segno - aprile 2015

cali e teatrali. L’incasso ricavato dalla cena ha consentito l’autofinanziamento dei costi della tre giorni di festeggiamenti, compresa animazione e diretta radiofonica. Il Comune e l’Istituzione Palazzo Rospigliosi, per l’organizzazione e lo svolgimento degli eventi si sono potuti avvalere dell’operato di gran parte del mondo associazionistico di Zagarolo, doverosamente, visto l’impegno profuso, voglio citare tutti i protagonisti: la Pro Loco di Zagarolo, gli Amici di Zagarolo, Sinergie, associazione Do Mani, Lazio Club Zagarolo, Comitato Borgo San Martino, Gieffe Cooperativa, Inter Club Zagarolo e Confraternita di Sant’Antonio. L’operato di tutte queste associazioni ha consentito di realizzare la manifestazione che ha riscosso grande favore da parte del pubblico e, come già accennato si è autofinanziata e ha mostrato le potenzialità della collaborazione delle associazioni presenti sul territorio e la loro capacità di interagire efficacemente in iniziative comuni pur mantenendo ognuna le proprie peculiarità.

Matisse e le suggestioni dell’Oriente di Francesca Torino Il Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo e l’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma Capitale, hanno promosso una mostra temporanea su “Matisse. Arabesque”, che sarà presente fino al 21 giugno alle Scuderie del Quirinale. Sono più di novanta le opere esposte del pittore, alcune delle quali per la prima volta in Italia e provenienti dai maggiori musei del mondo, quali Tate di Londra, MET di New York, Washington, Pompidou di Parigi. L’esposizione, curata da Ester Coen accompagnata da John Elderfield, Remi Labrusse e Olivier Berggruen, vuole rappresentare il viaggio artistico di Matisse attraverso le suggestioni evocate dai colori, dai suoni, dagli arabeschi – per l’appunto – dell’Oriente. Il fauvistasi avvicina alla cultura orientale grazie agli insegnamenti ricevuti all’École des Beaux Arts e grazie alle numerose mostre sul-

l’arte islamica ospitate al Louvre, al Musée des Arts Decoratifs di Parigi e all’Esposizione mondiale del 1900 sulla Turchia, Persia, Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto. Anche i suoi viaggi in Algeria, in Italia, a Monaco di Baviera, hanno influenzato molto lo stile pittorico dell’artista, che possiamo ritrovare in molte sue tele risalenti al primo Novecento. L’avanguardia espressionista, con i suoi forti caratteri pittorici, che lo ha visto protagonista nel XIX secolo della corrente cosiddetta dei Fauves (le fiere, i selvaggi), lascia il posto alla delicata decorazione artistica, agli arabeschi rievocati da quelle terre lontane, inebriate dall’odore delle spezie, dalla vivacità dei blu, dei verdi, della sabbia, dal sapore della frutta, dalla vista dei fiori e dei pesci rossi. L’arte di Matisse, dunque, è un’arte ricca di suggestioni.

L’esposizione alle Scuderie ospitano, inoltre, diversi incontri e documentari su Matisse e il suo stile pittorico, laboratori d’arte per scuole e famiglie rivolti ai più piccoli. Fino al 21 giugno Scuderie del Quirinale Via XXIV Maggio 16, Roma


il Segno - aprile 2015

di Florentina D. Pagnajer Ho scritto queste parole in punta del respiro, con l’abisso nel cuore, con il dolore trascinante per non avere più quella persona unica (la mamma) - quel ponte di vita che ci lascia cadere dall’infinito, in questa meravigliosa terra, dove iniziamo a respirare... Mamma – canto dei sentimenti, della rabbia perchè non ci sei più, gioia per quelli che hanno la fortuna di averti ancora, mamma - simbolo unico di vita, siamo plasmati di te, dell’universo nel quale tu ci hai creato come esseri mandati da Dio, divini, ognuno nel bene e nel male, perché simboleggiamo la vita in se... Mamma – bilancia di dolori, mulino di respiri verso il futuro, ci insegni a camminare nel mondo, ad affrontare le onde del tempo, a saper cadere e rialzarsi. Mamma, quanto avrei voluto che rimanessi eterna in questo via vai di destini! Quanto vorrei essere, da mamma, all’altezza di

La vita nei modi di dire

PENSIERI Una riflessione pensando alla mamma

Canto dei sentimenti e dell’eterno amore questo nome! Dedico ai vostri sguardi le mie considerazioni, le mie imbranate parole, impacciata in me stessa nell’ emozione di scrivere, quasi spaventata per non saper raccontare nel migliore dei modi l’unicità del mestiere sublime, quello di essere mamma. Sono grata al vostro giornale perché, accanto agli infiniti problemi di questo paese, avete dedicato uno spazio, per chi, come me, vuole scrivere d’altro, per chi, come me, ama giocare con le parole e a carte con la vita... penso che tutti noi abbiamo un bisogno profondo, prima di chiudere gli occhi, stanchi della pesantezza della giornata, di rifugiarsi nella magia delle parole

di Enea Trinca

Un moribondo, guardando il calendario, sospirò:  “Mmmh, purtroppo anche tu hai i giorni contati”.

Ogni passo che ho fatto nel sentiero della mia vita mi rattrista, perché finora ho vissuto sognando, ora ho paura di svegliarmi-

L’uomo calvo è colui che difficilmente si arrabbia perchè non ha mai... un diavolo per capello.

Si può essere ricchi accontentandosi soltanto di quel poco che si ha.

Coloro che ricercano il favore di qualcuno per arricchirsi, di sicuro gli piomberà addosso la miseria.

Non si è amanti degli animali se si tiene un uccello rinchiuso in gabbia per tutta la vita. Liberalo!

Il vero amico lo riconosci da come ti mente.

il T o c c o

di Ermanno Gatta

belle... ci spogliamo di noi davanti a noi stessi e lasciamo cadere fluidi i pensier... come un velo d’organza.

Per la mia mamma (dedicata a Cristiana e a Piero)

In un tramonto che trascina dolcemente la luce il mio pensiero vagabondo torna indietro nel tempo e vede un’ombra… è la mia mamma, con il sorriso dolce, più bella che mai, nella carezza del vento, e dico al mio cuore: “guarda quella fiamma!” che vive negli anni, nella gioia e nel dolore, è il mio grande amore per lei… per la mia mamma, è dolce il ricordo! È vivo il suo sapore! Oh! attimi crudeli, del tempo che passa. Non voglio la vostra onda… guarderò il futuro! So che nel vento la rosa il profumo lascia. È solo un grido di gioia, è solo un sospiro notturno Alzo lo sguardo… capisco la luce, il sole mi brucia dentro. O forse è la fiamma? So solo che è il ricordo della mia infanzia. È solo l’ amore per la mia mamma.

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Pillole ECONOMIA di Mauro Artibani

Chi non fa la spesa

Il deprezzamento dell’euro, il calo del prezzo del petrolio fino al Quantitative Easing, sono le opzioni congiunturali che fanno intravvedere scorci di crescita. Congiuntura che, appunto, non dura e non può farci desistere dalla ricerca dei responsabili di questa crisi che imperversa da sette anni. Questi irresponsabili, anzi, vanno intercettati e perseguiti. Il Bollettino emesso dal Direttore generale, uno degli sceriffi di Bankitalia, li intrappola inchiodandoli alle loro responsabilità. “La Guerra dei Sette Anni è quella da cui sta uscendo l’economia italiana. Non una guerra tradizionale ma una di queste guerre moderne, virtuali, in cui capannoni, uffici, posti di lavoro possono vaporizzarsi con il click di un mouse”. “Rispetto a sette anni fa produciamo quasi un decimo in meno, l’industria ha subito una contrazione del 17 per cento, le costruzioni di oltre il 30. Non pago, insiste: “Sono stati distrutti all’incirca un milione di posti di lavoro”. E insiste ancora l’alto funzionario Salvatore Rossi: “Le imprese investono un terzo in meno, le famiglie spendono l’8 per cento in meno. Le esportazioni sono a stento rimaste costanti. È aumentata la diseguaglianza fra le imprese e fra le famiglie”. Orbene, mettiamo in chiaro la questione per non rimanere invischiati tra statistica ed etica: la crescita si fa con la spesa. Tutto il resto è noia, anzi solo l’effetto di quella mancata spesa. Verrebbe voglia di spiccare un mandato: Wanted per i renitenti della spesa. Massì! Acchiappare quelle famiglie/clienti dell’8%, dove stanno quelle che hanno gli stessi redditi del 1990 ed altre che spendono meno di quanto dispongono. Eggià questa diversità si chiama “propensione al consumo”. Si mostra inversamente proporzionale a quanto si ha in portafoglio. Essipperchè, se tu e quelli come te non fanno tutta la spesa che debbono e possono, fanno la crisi. La crisi brucia i vostri risparmi. Costituitevi, la legge non ammette insipienza!


il Segno dei tempi

Ultima pagina

il Segno - aprile 2015

nei disegni del Maestro Franco Carfagna Rocca di Papa, nel corso della sua storia, ha visto tanti personaggi particolari, degni di essere ricordati nella memora di tutti i rocchisciani: boscaioli, fiorai, vignaioli, contadini, mulattieri, impresari. Con questo disegno il maestro Carfagna ne vuole ricordare uno, noto per la sua bontà, e soprannominato “Butta butta”. Era un produttore di vino, olio, frutta, olive e miele e i suoi terreni erano diffusi un po’ dappertutto: dalle “Galegara” (odierne Calcare) a “Catorzu”, da “Colle delle streghe” (oggi Colle delle fate) a ‘e rotte ‘ell’acqua, fino “dello a Sebastiani”. Insomma, era un vero signorotto che dava lavoro a tanta gente. Alcuni erano fissi, altri stagionali, a seconda del lavoro da fare. Soprattutto gli impiegati a lungo termine, conoscendo il suo carattere da bonaccione, gliene combinavano di tutti i colori. Vogliamo ricordare, in particolare, uno scherzo rimasto nelle menti di diverse generazioni. Ogni squadra di operai doveva svolgere una mansione sotto gli ordini di un caporale, detto “capoccetta”, nominato dallo stesso imprenditore. C’erano le squadre adibite alle vigne, ai boschi, agli orti e agli animali. Poi c’erano quelle che doveva provvedere alla pulizia delle stalle, alle

“Butta butta”... il padrone contadino

cantine. Infine c’erano gli operai che si occupavano della produzione del vino e dell’olio. E proprio da loro partì lo scherzo, che aveva però una finalità di guadagno (per loro stessi). Che facevano? Dopo aver catturato un “soricicchiu” (un piccolo topo), “piennulu pe ‘a coda” lo inzuppavano per bene durante lo svasamento del vino o dell’olio, facendo credere al padrone che l’avevano trovato dentro la damigiana che stavano travasando. Allora lui, senza un minimo di

esitazione, gridava loro: “Butta, butta!”, intendendo che potevano gettare il contenuto della damigiana. Loro, gli operai-furbacchioni, ovviamente, invece di svuotarla “au fuossu du Carpinu”, dove il padrone-bonaccione aveva le sue cantine (dove oggi ci sono le “moniche tedesche”), la nascondevano in un posto sicuro per poi dividersi il contenuto la sera stessa. Fu così che al brav’uomo toccò la nomèa di “Butta butta” per tutta la vita.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it - www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

STRADE ABBANDONATE Abito da circa sei anni a Rocca di Papa, nel quartiere dei Campi d’Annibale. Vorrei segnalare al vostro giornale lo stato di abbandono di molte strade comunali, soprattutto adesso che la vegetazione comincia a invadere la carreggiata. Ogni cittadino dovrebbe provvedere a pulire i propri bordi e i propri confini, è una regola semplice e basilare per ogni civile convivenza. Purtroppo anche il comune non interviene e allora anche quest’anno si ripeterà ciò che è già successo in passato: strade che si restrin-

gono a dismisura, discussioni, liti per chi deve passare per

primo. Sono davvero stanco di vivere in questa situazione.

nni 50 atività di at

ARTIGIANI DEL DOLCE DAL 1965

Specialità Siciliane

Rinfreschi per ogni ricorrenza

Scusatemi per lo sfogo. Lettera firmata

LAMPIONI A INTERMITTENZA Al centro storico, ci sono diversi lampioni pubblici che di notte si accendono e si spengono di continuo, rendendo a volte pericoloso anche il solo camminare. Se poi c’è qualche buca per strada, cosa che non è esclusa, allora è proprio un terno a lotto percorrere vie e vicoli. Chi effettua periodicamente il controllo che le lampade siano perfettamente funzionanti? Vorrei proprio saperlo. Amedeo Casciotti


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