Il Segno Aprile 2014 - II

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“ il Segno PICCOLO

...quello che gli altri non scrivono...

Tempo di Bilancio quindicinale indipendente

www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Anno XIII, n. 8 - 16/30 aprile 2014

Il 30 aprile il consiglio vota il Bilancio 2013

Il Collegio dei revisori dei conti dà il via libera all’approvazione del bilancio dello scorso anno ma, allo stesso tempo, certifica una situazione di “deficitarietà strutturale”. Sotto accusa soprattutto i milioni di euro di crediti mai incassati che costringono l’amministrazione a una perenne carenza di liquidità. Tra le “voci” mai riscosse, inserite in bilancio, ci sono anche 600mila euro quali proventi dalle antenne.

Non c’è atto di libertà individuale più splendido che sedermi a inventare il mondo davanti ad una macchina da scrivere.

Gabriel Garcia Marquez

Alle pagine 9 e 10

L’interrogazione del consigliere Crestini Era stata concessa dal comune nel 2009

Il doppio “ruolo” del Sanatoria Carnevali, comandante dei Vigili è arrivata la revoca A pagina 5

Lo conferma l’Ass.reFei

Riapre a giugno l’isola ecologica A pagina 6

Partito Democratico Le promesse

Segretario cercasi... A pagina 12

Sito Internet

“Questione di trasparenza”

Il convento I gatti di viale Spaventa di M. Cavo Alla ricerca nel 1875 della verità A pagina 13

A pagina 15

A pagina 7

A pagina 8

disattese per rilanciare il quartiere A pagina 9

Ecologia e artigianato a Rocca

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ATTUALITÀ

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S’infuoca il dibattito sull’acquisto degli F35

Durante Servizio Pubblico varie posizioni a confronto

di Mauro Giovanelli Interessante è stato Servizio Pubblico del 27 marzo scorso ma indecifrabile, almeno per me, forse la digestione mi ha giocato un brutto scherzo o chissà che altro. La stranezza è che mi è parso avessero tutti ragione, ospiti, conduttore, collaboratori esterni. Mai mi era accaduto prima. Non faceva una piega il teorema di Maurizio Landini secondo cui gli ormai mitici F35 non ci favorirebbero in termini di sviluppo, da ogni punto di vista, per il semplice motivo che Alenia Aeronautica Spa si limiterebbe ad assemblare le varie parti, sarebbe solo una “piattaforma” di montaggio componenti, peraltro top secret. Ciò frenerebbe quindi l’espansione della nostra tecnologia e il “made in Italy” andrebbe progressivamente a morire. Come confutare, ancorché a prescindere, l’ex ministro della difesa Mario Mauro quando sostiene la tesi che essere parte di un’alleanza significa rispettarne le regole e intervenire pure quando ci viene presentato il conto. “Noi siamo dentro un principio”, ha profferito, “ed è solo questione di scegliere dove schierarci”. Sa-

il Segno

rebbe “lunare”, continua, non capire che il nemico esiste, che il 7 novembre 2011, quando il Parlamento votò per l’intervento in Afghanistan, è figlio dell’11 settembre 2001, ergo i nostri avversari sono facilmente individuabili. Ti verrebbe da dire che quasi quasi le così dette “missioni di pace all’estero” siano un bene per noi e la comunità internazionale. E Gino Strada? Incontestabili i suoi interrogativi. Da che cosa dobbiamo difenderci? Chi è il nemico? Forse la Cina? Il Giappone? E che cambierebbe, con o senza gli F35, se dovessimo far la guerra con loro? Spendere oltre 15 miliardi di €uro per caccia-

PICCOLO

REDAZIONE Patricia Antolovic, Mauro Artibani, Bruna Benelli, Federico De Angelis, organo quindicinale Giulia De Giorgi, Daniela Di Rosa, dell’associazione culturale Paola Gatta, Mauro Giovanelli, “Editoriale il Segno” Anna Giovanetti, Toshi Kameda, C.F. 92028150586 Marcello Loisi, P.IVA 12706861007 Camilla Lombardozzi, Registrazione Tribunale Nanci Marietto, Loredana Massaro, di Velletri n. 5/02 Noga (Gabriele Novelli), del 19/02/2002 Massimo Onesti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Paola Rufini, DIREZIONE Vincenzo Rufini, Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, DIRETTORE Sandro Tabellione, Alessia Tino, RESPONSABILE ilsognatore Andrea Sebastianelli

bombardieri quando la gente non ha i soldi per comprare il cibo è da “cretini”, termine, tra l’altro, che potrebbe coniugarsi con il “lunare” di Mario Mauro. Infine aver messo in dubbio che i nostri politici neppure sappiano dove sia l’Afghanistan mi ha letteralmente pacificato con me stesso. Infatti i precedenti parlano chiaro. Degna di riflessione l’analisi dello scrittore Nicolai Lilin sul fatto che tutti i conflitti abbiano origine dai Paesi che consumano di più. Del resto chi altri avrebbe diritto a esprimere tale evidenza se non l’autore di “Educazione siberiana” dove mette in bocca al personaggio principale la celebre frase “Un uomo non può posseILLUSTRAZIONI Franco Carfagna, Ermanno Gatta ilpiccolosegno@libero.it

Manoscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono. Il contenuto degli articoli, dei servizi, le foto ed i loghi, rispecchia esclusivamente il pensiero degli artefici e non vincola mai in nessun modo il Segno, la direzione e la proprietà. Stampa: Il Torchio Arti Grafiche Via Sublacense, km 13,600 Subiaco (Rm) - Tel. 0774-822252

IL SEGNO NON USUFRUISCE DI ALCUN FINANZIAMENTO PUBBLICO

Ringraziamo i nostri sostenitori e collaboratori: Ermanno, Giorgio&Mario, Nanci, Antonello, Ilaria, Toshi, Michela, Silvia, Renato, Roberto, Valentina, Jessica&Davide, Marco&Andrea, Elisa, Letizia, Alessandro, Elio&Maria, Annarita, Anna, Camilla, Enzo, Gabriele, Giulia, Loredana, Anna, Marcello, Franco, Mariano, Salvatore, Luana, Mauro, Patrizia, Federica, Maurizio&Valentina, Vito, Daniele, Emanuela, Gianfranco, Luigi, Alessandro, Roberto, Orofino, Miriam, Claudio, Emanuela&Luca, Fiammetta&Giuseppe, Andrea&Daniela, Bruna, Paola, Mario, Diego&Pino, Massimo, Rosa, Stefano, Massimo, Mauro, Enea, Paola&Alessia, Roberta, Gianluca, Alessandro, Renato, Gennaro, Enzo, Alfredo, Nadia, Rossana, Nicola, Italia, Cristina, Omero, Patrizio, Luisa, Fabrizio e Gianfranco.

SOTTOSCRIVI PER IL SEGNO: Banca di Credito Cooperativo dei Castelli Romani IBAN: IT-12-Q-07092-39230-000000110977

il Segno 16/30 aprile 2014 dere più di quanto il suo cuore possa amare” sebbene per i nostri governanti sarebbe forse più appropriato il secondo insegnamento di Nonno Kuzja: “La fame viene e scompare ma la dignità una volta persa non torna mai più”. A proposito del problema dell’Ucraina è irrefutabile il suggerimento di Federico Rampini di far attenzione a non dipendere da una sola fonte di approvvigionamento di energie e illuminante il vero motivo per cui, a suo giudizio, gli americani abbiano necessità di noi quali interpreti di civiltà distanti, non essendo loro in grado di capire appieno le realtà dei Paesi mediorientali. Per non parlare della signora Gisella di Niscemi, piccolo comune siciliano, che ha dichiarato guerra agli USA poiché intervenuti pesantemente sul suo territorio per impiantare sistemi di comunicazioni satellitari ad alta frequenza e banda stretta, più comunemente detti MUOS. Sostiene che da qui partiranno i velivoli controllati da un computer, denominati DRONI, per “andare ad ammazzare altri bambini chissà dove”, oltre i loro che già muoiono di tumore causa le radiazioni emesse da oltre quaranta antenne installate lì intorno. Ha forse torto? Hanno tutti un buon motivo nel dire che non è giusto ripensare al taglio del numero di F35 ritenuti necessari al nostro esercito solo perché lo dice Obama, in visita nella Città Eterna. Nella conferenza stampa con Renzi, questi è stato redarguito per aver solo pensato di ridurre il numero di cacciabombardieri. In tutta risposta il Matteo nazionale ha dichiarato di ispirarsi proprio al Presidente USA nel modo di intendere le relazioni all’interno della società globale, e battendo il pugno nel declamare “Yes we can” si è dimenticato che in America chi non paga le tasse finisce in galera mentre in Italia si butta in politica o diventa presidente di qualche squadra di calcio. E come sempre accade, per cui non è una sorpresa, anche questa volta Marco Travaglio tocca il tasto giusto quando si domanda se siamo uno stato sovrano o una dependance degli Usa. In quanto a concretezza rimangono imbattibili le spumeggianti vignette di Vauro a sintetizzare ogni concetto. Bella serata comunque, costruttiva. Non resta che fare propria l’esortazione che Jep Gambardella indirizza all’amica intellettuale radical chic: “Siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo diverso rimedio che guardarci in faccia, farci compagnia, darci un po’ di amicizia, affetto”. O no?


ATTUALITÀ Le petizioni online sono un efficace strumento per i cittadini

il Segno 16/30 aprile 2014

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Piazze reali e virtuali così la società cambia

Il nostro saluto al grande scrittore colombiano

di Daniela Di Rosa Come molte persone, passo un paio d’ore del giorno a navigare su Internet, dopo alcuni veloci saluti con gli “amici”, qualche “chattata” così si risparmia sul cellulare, e poi di corsa mi tuffo tra le ultime notizie del giorno che mi arrivano a getto continuo dal mio quotidiano di riferimento, o dai siti a cui ho cliccato il mio “gradimento”. Recentemente ho firmato la trentesima petizione della giornata. Perché lo faccio? Ma

A volte veniamo assaliti dalla malinconia, si diventa più cupi nel considerare il tempo trascorso, la vecchiaia, il traguardo vicino. Sapere invece che dall’altra parte, ovunque e comunque essa sia, potresti incontrare persone come il grande GABO rende quasi gradevole l’attesa della fine. Con queste parole desidero salutare l’illustre Gabriel Garcia Marquez appena partito verso la sua Macondo. Da oggi, qui dove noi momentaneamente restiamo, siamo tutti più soli. Per allontanare la tristezza non resta che immergersi nella rilettura delle sue opere immortali. (M.G.)

perché è utile… fidatevi, è molto utile! Le firme virtuali sono firme reali, le firme reali e persino i “mi piace” sono persone, e le persone sono infine elettori e vengono contate. Esempio: se diecimila persone firmano o cliccano contro la chiusura di un parco… un politico ci penserà cento volte prima di abbatterlo e costruire un altro parcheggio o supermercato, perché magari tra quelle diecimila persone, alle prossime elezioni, molti non lo voteranno. Ormai le agorà (piazze) citta-

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dine sono due, reali e virtuali, ed entrambe hanno quasi l’identico “peso”. In un periodo non più di bipolarismo ma di tripolarismo (due forze politiche si bilanciano tra loro, il terzo polo squilibra tutto) servono voti... dove trovarli? Ai dibattiti cittadini vanno i soliti noti, alle cene per il partito ci vanno se il pasto è gratis… e il voto non è nemmeno garantito; i comizi, di questi tempi, meglio evitarli; nella società attuale i social network (in primis Facebook) sono il termometro migliore per conoscere il pensiero più in “voga” proprio per il loro vasto utilizzo. Per questo firmo e clicco, clicco e firmo. Lascio dunque la mia opinione insieme a quella di migliaia di altri, sono visibile e invisibile allo stesso tempo, visibile perché conteggiata, invisibile perché il mio commento sparirà nel fiume dei commenti altrui… più anonimo di così! È come per le intercettazioni, meglio che siano milioni gli intercettati, troppi per essere ascoltati, le nostre telefonate saranno invisibili perché simili ad altre decine di milioni nel mondo e le uniche che realmente saranno ascoltate saranno quelle degli altri, dei criminali, dei mafiosi, dei politici… insomma, di chiunque abbia un ruolo pubblico importante, interessante o pericoloso!

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L’ARGOMENTO

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L’inquisizione ai tempi di Giordano Bruno La vicenda del filosofo arso vivo è ancora attuale

di Mauro Giovanelli Era l’alba del 17 febbraio 1600 quando il filosofo Giordano Bruno, una delle menti più lucide e ispirate del suo tempo (e anche del nostro), fu bruciato vivo in Campo dei Fiori a Roma a seguito della decisione presa dal Santo Uffizio dell’Inquisizione della Chiesa Cattolica. La sentenza fu preceduta da otto anni di carcere e torture, ufficializzate da “riunioni”, l’ultima delle quali avvenne il 9 settembre del 1599 e fu presieduta dai seguenti “commissari inquisitori”: Ippolito Maria Beccaria, Giulio Montenenzi, Pietro Millini, Anselmo Dandini, Marcello Filonardi e Alberto Tragagliolo. È opportuno riportarne i nomi per additare questi mostri all’esecrazione universale. Cinque mesi dopo, più precisamente l’8 febbraio del 1600, venne emessa la sentenza dai cardinali inquisitori Ludovico Madruzzi, Giulio Antonio Santoro, Pietro Deza, Domenico Pinelli, Girolamo Ascolano, Lucio Sasso, Camillo Borghese, Pompeo Arrigoni e Roberto Bellarmino. Il terzultimo capoverso del testo della condanna a morte sul rogo è un capolavoro di ipocrisia e così recita: “Invocato dunque il nome di Nostro Signore Gesù Christo... et dover essere rilasciato alla Corte Secolare, sì come ti rilasciamo alla Corte di voi monsignor Governatore di Roma (cardinale Ludovico Madruzzi, n.d.r.) qui presente, per punirti delle debite pene, pregandolo però efficacemente che voglia mitigare il rigore delle leggi circa la pena della tua persona, che sia senza pericolo di morte o mutilazione di membro...”. Come se i nove cardinali non sapessero che le “debite pene” sarebbero consistite nel bruciare vivo quel genio indiscusso dell’umanità. Ma era necessario che la colpa del crimine non ricadesse sulla Chiesa, bensì sul potere temporale, sebbene anche questo fosse eserci-

Parrucchiera Alessandra Castelli e...

Giordano Bruno

tato dal papa (Clemente VIII al secolo Ippolito Aldobrandini). Al termine della lettura della sentenza Giordano Bruno disse ai suoi aguzzini: “Forse tremate più voi nell’infliggermi questa sentenza che io nell’accoglierla”. Durante il percorso dal carcere di Tor di Nona al luogo dove sarebbe stata eseguita la condanna venne imposta a Giordano Bruno la “mordacchia” con la “lingua in giova” cioè trafitta da un chiodo ricurvo in modo che non potesse parlare, pena inflitta ai bestemmiatori che si rifiutavano di ascoltare “confortatori” e “padri”. Considerando che Roberto Bellarmino (il 25 febbraio 1616 presiedette anche il Sant’Uffizio nel processo a Galileo Galilei) fu uno dei più accaniti accusatori del grande filosofo mi chiedo: - come mai il 29 giugno 1930 Roberto Francesco Romolo Bellarmino fu proclamato santo da papa Pio XI e il suo corpo è conVia Roma, 3 Rocca di Papa Tel. 06-9497260

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il Segno 16/30 aprile 2014

servato, per la venerazione dei fedeli, in una teca della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio a Roma mentre quello di Giordano Bruno si è disperso in cenere e fumo? - Perché nel 1931 (17 settembre) San Roberto Bellarmino fu proclamato dottore della Chiesa Cattolica dallo stesso papa Pio XI? - Come può spiegarsi il fatto che nella conferenza del 18 febbraio 2011 a Fener di Alano di Piave (BL) organizzata dal Circolo Christus Rex si è giunti alla conclusione che la Santa Inquisizione fu un tribunale giusto e misericordioso? - Per quale motivo in occasione dell’Udienza generale del mercoledì (23 febbraio 2011) l’attuale papa emerito Benedetto XVI (Joseph Alois Ratzinger) decise di dedicare una meditazione sulla figura di san Roberto Bellarmino (nel corso della quale ovviamente non venne in alcun modo citato il caso Giordano Bruno)? - E infine perché nessuno parla più di quel feroce accadimento per il quale sarebbe necessario (a mio modesto avviso) un chiarimento ufficiale da parte della Chiesa Cattolica come fu fatto per il “caso” Galileo Galilei?

Nota: Quasi tutte le notizie della meravigliosa vita di Giordano Bruno le ho attinte dal testo “Giordano Bruno - La falena dello spirito”* del nostro grande filosofo e germanista Anacleto Verrecchia. Ho l’onore di averne una copia con dedica autografa, cosa non da poco considerando la riservatezza dell’uomo e l’umiltà del genio. Traduttore di Lichtenberg, appassionato studioso di Bruno, Nietzsche e Schopenhauer è stato uno dei più grandi intellettuali che abbiano attraversato il ‘900 e il suo stile è giudicato “la migliore prosa filosofica prodotta oggi in Italia”. È morto il 4 febbraio del 2012 all'età di 86 anni. Quotidiani e televisione gli dedicarono poco più di un trafiletto o annunci di qualche minuto, senza dubbio troppo impegnati a seguire le squallide vicende della politica interna. È certo comunque che la persona non avrebbe gradito più di tanto sebbene per gli italiani sia stato facile accontentarlo. Diceva spesso “di un filosofo o di uno scrittore ciò che interessa sono gli scritti e non le vicissitudini personali”. *Donzelli Editore, Pomezia (Roma), 2002

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Al 28 febbraio 2014 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.677 (maschi 8.216; femmine 8.641). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.295.*

ROCCA DI PAPA notizie, informazione, attualità

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Se papà è anche il comandante deiVigiliUrbanidiRocca diPapa *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

Un’interrogazione del consigliere Crestini porta alla luce una vicenda intrecciata

di Luigi Serafini Un’interessante interrogazione del consigliere di opposizione Emanuele Crestini getta un quesito imbarazzante negli oscuri meccanismi dell’amministrazione comunale. Si tratta del legame che lega la società che a Rocca di Papa gestisce il servizio dell’autovelox e la polizia locale, i vigili urbani. Il comandante, Patrizio Onesti, ha due figli che lavorano proprio nella società che gestisce l’autovelox. Una società che opera a stretto contatto con i vigili urbani. Nell’interrogazione il consigliere Crestini domanda “se corrisponde al vero la notizia che presso la società T.M. Service s.r.l. lavorino i figli del comandante di Polizia Locale Patrizio Onesti”. Non solo, domanda di approfondire un dettaglio significativo, ossia “come eventualmente siano avvenute le assunzione presso la stessa società e se queste siano avvenute prima o dopo l’inizio del rapporto contrattuale con il Comune di Rocca di Papa”. In altre parole se i due ragazzi sono stati assunti in concomitanza con l’incarico che la società dell’autovelox

ha ricevuto dal Comune, si potrebbe configurare una “cortesia” bellamente elargita al comandante, che indubbiamente ha un ruolo di controllore rispetto all’operato della stessa società. Avere due figli presso la società che devi controllare a nome dell’amministrazione comunale, ovvero dei cittadini, potrebbe far venire meno quella esigenza di imparzialità che è alla base di una neutrale valutazione dell’operato della stessa società. E infatti Crestini domanda proprio se questo dualismo possa configurare una incompatibilità per Patrizio Onesti, che si troverebbe in sostanza a valutare l’operato di Renato e Lorenzo (Onesti), cioè dei suoi due figli. La conclusione non può che essere quella ipotizzata da Crestini, ossia che nel caso che effettivamente gli elementi di questa storia siano quelli detti, il comandante debba essere sollevato dal proprio incarico. Che le cose stiano proprio così, però, è molto facile da verificare, anche da parte di un comune cittadino. Basta entrare per una qualsiasi esi-

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genza presso gli uffici della polizia municipale e ascoltare con un po’ di attenzione le parole che si scambiano coloro che vi lavorano. Può capitare di sentire chiamare “papà” il comandante. Una involontaria prova testimoniale della veridicità della situazione descritta. Pare che questa situazione si protragga da anni. Possibile

Patrizio Onesti

Emanuele Crestini e Danilo Romei

che al comune i dirigenti, gli assessori, il sindaco non ne sapessero niente? E se così fosse, che tipo di rapporto avevano con il comandante della polizia municipale? Un rapporto che dovrebbe essere fiduciario e che invece potrebbe rivelarsi di tutt’altra natura. Ancora peggio se il sindaco e gli assessori volessero sostenere di non sapere nulla, sarebbe un altro sassolino sul piatto della bilancia che pesa per mandarli a casa. Loro, insieme al comandante, ben inteso.


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il Segno 16-30 aprile 2014

Dopo quasi tre anni riapre l’isola ecologica di Valle Vergine

A giugno, dopo gli interventi eseguiti, riaprirà finalmente l’isola ecologica

di Andrea Sebastianelli Dopo quasi tre anni di attesa finalmente sta per riaprire l’isola ecologica di via Valle Vergine Campagna, a ridosso di via delle Barozze. Ad annunciarlo è l’assessore all’ambiente Mauro Fei, che ha spiegato i motivi che hanno caratterizzato un tempo così lungo per l’ecocentro che, ricordiamo, entrò in funzione nel 1998. “Dopo il sequestro abbiamo provveduto ad affidare i lavori per l’esecuzione del progetto definitivo di messa a norma. Gli interventi, che tra l’altro prevedevano anche la realizzazione di un impianto per la raccolta della prima pioggia, sono stati condotti a termine nell’estate scorsa e infatti anche il collaudo ha dato risultati positivi. Successivamente abbiamo incontrato una serie di ostacoli di natura burocratica che ci hanno portato via molto tempo”. Gli ostacoli di cui parla l’assessore sono alcune autorizzazioni che deve rilasciare la Provincia di Roma e il Consorzio di Bonifica Tevere a Agro Romano (CBTAR), per il via libero definitivo alla riapertura dell’ecocentro. “Solo verso la fine dell’anno abbiamo saputo dell’esistenza di questo ente di bonifica che doveva rilasciare il nulla osta - ha ancora spiegato Mauro Fei – e questo ci ha portato via ancora qualche mese altrimenti l’area sarebbe stata aperta già dai primi di febbraio”. Ripercorriamo brevemente le tappe della vicenda. Il 28 settembre 2011 scattano i sigilli all’isola ecologica di Rocca di Papa da parte della Procura di Velletri per la mancanza delle autorizzazioni prescritte dalla legge, tra cui anche quelle rilasciate dalla Asl di competenza. Sul fascicolo degli indagati finiscono cinque persone, tra cui il sindaco di Rocca di Papa, Boccia, e l’allora assessore all’ambiente, Bar-

bante, procedimento penale tutt’ora pendente. Il 19 gennaio 2012 la giunta roccheggiana approva il progetto definitivo dell’intervento di adeguamento dell’ecocentro grazie a un finanziamento della Provincia per 173mila euro a cui si aggiunge la quota spettante al comune (circa 17mila euro). Il 17 aprile 2012 i lavori vengono affidati alla ditta Lupi Geraldo di Rocca di Papa che li conclude il 18 marzo 2013 dopo una proroga di tre mesi rispetto ai tempi inizialmente stabiliti. Da quel momento comincia invece l’iter per le autorizzazioni necessarie alla riapertura del centro. “A giugno l’isola ecologica sarà di nuovo disponibile -ha concluso l’assessore all’ambiente- e questo è fondamentale perché così, verso il mese di

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febbraio 2015 potremo finalm e n t e ampliare il sistema di raccolta “porta a porta” anche ai Campi d’Annibale e al Vivaro”. Un ampliaMauro Fei mento del servizio di igiene urbana chiesto con forza anche dal Comitato di Quartiere dei Campi che sull’argomento ha più volte scritto al primo cittadino roccheggiano.

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“Non si possono sanare abusi costruiti venti anni dopo” il Segno 16/30 aprile 2014

Revocata in autotutela la sanatoria concessa dall’amministrazione nel 2009

di Roberto Sinibaldi Nel numero di novembre 2013 del Segno fu pubblicata la notizia di una pratica che mostrava molte stranezze. Si trattava del condono edilizio relativo alla proprietà Bruno Carnevali su via dei Laghi, a Rocca di Papa, che usufruì del condono edilizio della legge n. 47 del 1985 che prevedeva la sanatoria per gli abusi realizzati entro l’ottobre del 1983. Da un semplice controllo delle aerofoto, passate e recenti, fu possibile constatare immediatamente che gli edifici condonati non esistevano prima del 2002. Furono costruiti circa vent’anni dopo il limite ultimo previsto dalla legge per la loro sanabilità. Pubblicammo le foto e ponemmo quindi una domanda: come è stato possibile sanare edifici che non esistevano? Non ci furono risposte. In Consiglio Comunale l’assessore Maurizio Querini, che peraltro si interessa di bilancio e non di urbanistica, rimandò ogni responsabilità all’ufficio tecnico comunale, dichiarando che per loro (intendendo la maggioranza politica che ci governa) era tutto a posto. La logica delle cose dimostrava il contrario, ma in Consiglio Comunale, il sindaco e i suoi assessori si arroccarono nel silenzio. Il coinvolgimento del vicesindaco Roberto Barbante venne fuori il mese successivo. Ci furono le sue dimissioni, che furono giustificate con un non meglio attacco personale. Il sindaco fece ampio uso della sua magniloquente ed enfatica retorica per far credere che si trattava proprio di beghe personali. E invece no. Nella vicenda in qualche modo entrava anche lui, personalmente. Per questioni che riguardavano compravendite di immobili proprio con il proprietario Carnevali, beneficiato dall’amministrazione comunale di sanatorie edilizie quantomeno dubbie. Quello che si veniva profilando era una vicinanza in affari tra sindaco, ex vicesin-

daco e Carnevali. L’opposizione, dopo quelle del vicesindaco, chiedeva le dimissioni del sindaco e un rapido accertamento di tutta la vicenda. Il Consiglio Comunale, pressato anche dall’interesse dei cittadini, sembrava accogliere l’appello a un rapido controllo (dapprima ridicolmente rifiutato da quello stesso assessore al bilancio evidentemente amante dell’urbanistica). Il sindaco in persona, nel Consiglio comunale del 16 dicembre 2013 richiese, in termini perentori, un rapido accertamento: “domani stesso”. In condizioni normali ci si aspetterebbe che quando un sindaco fa dichiarazioni così nette, in pubblico, nell’ufficialità del Consiglio, le strutture che da lui dipendono scattino all’istante. E invece… dal 16 dicembre il sopralluogo è stato eseguito dall’ufficio tecnico il 24 marzo 2014. È stato verificato che effettivamente gli edifici che risultavano sanati non esistevano al momento della sanatoria e il preavviso alla proprietà Carnevali dell’annullamento delle sanatorie è partito dagli uffici del Comune il 16 aprile. Ben quattro mesi dopo. Per molti una lentezza inconciliabile con le richieste del Consiglio Comunale e del sindaco stesso. Non si capisce perché ci sia voluto tanto tempo per fare un semplice sopralluogo che si è svolto in poche ore, con tre tecnici comunali, in un posto noto, vicino al

La sede comunale e, sotto, la certificazione rilasciata dalla società SARA Nistri

paese e comodissimo da raggiungere. A meno che… qualcuno sostiene che ci sia stata una certa disattenzione che possa aver dato il tempo di smontare qualche struttura, aggiustare qualche terrapieno, abbattere qualche volume edilizio, togliere di mezzo qualche elemento di quelli più recenti e ancora formalmente sconosciuti all’amministrazione comunale. Finora nessuno dell’amministrazione si era accorto della infaticabile attività edilizia che nel tempo si è svolta nella proprietà Carnevali, eppure passando si vede bene da via dei Laghi. Chissà quante volte è passato qualcuno dell’amministrazione: tecnici, polizia locale, politici, sindaco, assessori. Negli anni nessuno ha visto niente. Capita, a volte capita. Per scongiurare altri inciampi ci permettiamo di dare un consiglio a costo zero ai nostri amministratori. Per evitare lunghi e costosi ricorsi al Tar (che come sempre pagano i cittadini), per quanto riguarda la cartografia, oltre a quella giustamente richiamata nella pratica, potrebbe aiutare utilizzare quella di società specializzate che producono aerofoto certificate e che hanno un indubbio valore le-

gale. Costano poco e eliminano alla fonte qualsiasi ipotesi di contenzioso. A Roma si può andare presso la S.A.R.A. (Società per Azioni Rilevamenti Aerofotogrammetrici) NISTRI S.r.l. (www.saranistri.com), certo notissima anche ai nostri tecnici comunali. Si eviterebbe così anche il dubbio che l’Amministrazione comunale, omettendo questo passaggio, rischi di perdere un eventuale ricorso al Tar. Il 16 aprile 2014 il responsabile dell’ufficio urbanistica invia un preavviso di revoca delle sanatorie Carnevali, nel quale sostanzialmente

conferma che quanto pubblicato dal Segno fin dal novembre scorso era fondato: “Ritenuto dunque, pacificamente acclarato, che alla data del 2002 alcuni manufatti meglio identificati al catasto (…) non erano stati né iniziati, né tantomeno ultimati e che conseguentemente per gli stessi non sussistano i presupposti di fatto e di diritto previsti dalla legge per l’ammissibilità a sanatoria, ed in particolare quello della ultimazione delle opere entro il termine previsto dalla normativa. Pertanto, in riferimento alle citate motivazioni, a causa di vizi sostanziali attinenti l’errata rappresentazione dello stato di fatto, che ha indotto il Comune a rilasciare il suddetto Permesso sulla base di una convinzione fuorviata è intenzione da parte dell’ufficio di procedere alla revoca in autotutela del Permesso di Costruire in sanatoria ai sensi della legge 47/85…”.


Passi carrabili Un’interrogazione consiliare per

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ROCCA DI PAPA

il Segno 16/30 aprile 2014

I gatti scomparsi di viale Spaventa

rompere il silenzio

Chi ha dato il permesso di aprire un passo carrabile proprio sull’incrocio tra via del Troio e via delle Barozze? Non è stata concessa alcuna autorizzazione? Non lo ha notato nessuna autorità competente? Non c’è dubbio, in caso d’incidente gli incoscienti (quelli che lo hanno realizzato) e i ciechi (quelli che sono pagati per vedere e provvedere) saranno chiamati a risponderne penalmente ed economicamente.

Si infittisce di mistero la vicenda dei 22 gatti scomparsi da un’abitazione del condominio di viale Silvio Spaventa 6 a Rocca di Papa dopo uno sfratto esecutivo eseguito nel novembre dello scorso anno. In seguito a tale operazione, infatti, nessuno ha saputo fornire indicazioni circa la sorte toccata agli animali domestici che, è bene ricordarlo, sono tutelati dalla legge. Sulla vicenda, intanto, l’associazione animalista “Arcipelago 2000” ha presentato un esposto al sindaco di Rocca di Papa, al comando dei Vigili Urbani, a quello dei Carabinieri, al servizio veterinario della Asl RMH e alla Regione Lazio, al fine di ottenere risposte in merito.

Rag. Alfredo Orlando Commercialista e Revisore dei Conti

Per rompere il muro di silenzio che si è creato, il prossimo 30 aprile sarà anche presentata un’interrogazione consiliare, indirizzata al delegato per i diritti degli animali di Rocca di Papa. da parte del consigliere d’opposizione Emanuele Crestini che vuole sapere che cosa sia accaduto. Sotto accusa soprattutto il delegato comunale al settore che sulla vicenda non sembra abbia svolto appieno il suo ruolo a difesa degli animali. Inoltre, la ragazza proprietaria di uno dei gatti (di nome Principessa) non si arrende e lancia un appello affinché chi sa che fine abbiano fatto i 22 gatti parli e dica la verità. Vi aggiorneremo. Giulia De Giorgi

Rag. Ercole Gatta Commercialista e Revisore dei Conti Dott.ssa Irene Orlando Dottore in Economia e Commercio

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il Segno 16/30 aprile 2014

ROCCA DI PAPA

I due impegni traditi per rilanciare il quartiere

Centrostorico, lepromesse hanno le gambe corte di Roberto Sinibaldi ha già fatto sapere per bocca del capoIl centro storico della nostra gruppo del Pd (partito di maggioranza a città è un malato agonizzante. cui appartengono tutti o quasi in consiglio Il degrado – purtroppo – è comunale) che la mozione Crestini sul evidente e non si scorgono centro storico sarà respinta. segni di miglioramento. Le promesse del- Respinta? Ma come fanno a respingere l’amministrazione comunale si sono rive- una richiesta che cita alla lettera gli obietlate tutte parole vuote, ipotesi tivi che il sindaco ha messo nel suo proinconcludenti, slogan buoni per i comizi. gramma? La bocciatura è venuta dal Nel programma del sindaco Pasquale giocoso assessore al bilancio, Maurizio Boccia del 2011, a pag. 6, c’è un para- Querini, che spesso ricopre impropriagrafo intitolato “Le nostre idee per rivita- mente anche il ruolo di capogruppo del lizzare il Centro storico”. Le idee sono le Pd (ma un assessore non dovrebbe avere “Agevolazioni Tarsu per giovani coppie un ruolo istituzionale?). L’assessore forse che hanno scelto o sceglieranno di vivere nel borgo della Città” e le “Agevolazioni Ici e Tarsu per nuove attività imprenditoriali che si insedieranno nel borgo antico”. Potrebbero essere idee buone per migliorare il nostro centro storico? Per rivitalizzare le attività commerciali e incentivare chi potrebbe scegliere di vivere nel centro storico? Forse sì. In un libretto stampato Uno scorcio di piazza Garibaldi in campagna elettorale il sindaco aveva assicurato che avrebbe non ha letto il programma del sindaco, o fatto esattamente queste due cose. Oggi, a forse non se lo ricorda, o forse voleva indistanza di circa tre anni, pare che se ne tendere che quelle sono cose che si disia dimenticato. cono e stanno appunto in un programma A ricordarglielo ci ha pensato, con una ri- elettorale. chiesta presentata in Consiglio comunale, Sta di fatto che il sindaco dichiarò di voler il consigliere di opposizione Emanuele attuare alcune misure per risanare il cenCrestini. Per paradosso Crestini richiede tro storico, che a distanza di anni non ha al sindaco di fare quelle che il sindaco minimamente messo in pratica. Se qualstesso aveva detto di voler fare. Un caso cuno cerca di ricordarglielo fa spallucce veramente incredibile dal punto di vista e fa rispondere dai suoi assessori che non della logica, eppure è così. Il sindaco però se ne fa niente.

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Dal 14 al 18 maggio

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Parte la I edizione dei Giochi sportivi dei Castelli

Negli anni i Castelli Romani si sono distinti per la loro voglia di creare sinergie tra i cittadini, dando vita ad innumerevoli iniziative. Quest’anno, la S.C.R., l’associazione culturale ideata dai rappresentanti d’istituto di Tor Vergata nell’anno accademico 2011-12, si presenta come una rete che mette in comunicazione ex studenti e studenti in corso di studio con le varie realtà territoriali, operando a favore della cultura giovanile. Sua l’idea della I Edizione dei Giochi Sportivi dei Castelli Romani, un progetto innovativo, gestito e coordinato unicamente da giovani, con l’obiettivo di stimolare il confronto e la cooperazione tra gli istituti superiori e gli studenti dell’area. La manifestazione si terrà dal 14 al 18 maggio e, tra le tante cose, prevede gare di calcio, pallacanestro, pallavolo e atletica, contornate da incontri e dibattiti con esperti sui temi caldi dello sport, dalla violenza negli stadi alla salute degli sportivi. Saranno disponibili, inoltre, stand informativi sulle nuove branche universitarie riguardanti lo studio dei singoli aspetti dell’attività sportiva e altri spazi dedicati all’approccio della componente teorica e conseguente pratica delle discipline. Possono partecipare ai giochi sportivi gli studenti iscritti regolarmente agli istituti superiori con sede nei Castelli Romani, con l’avallo dei rispettivi dirigenti scolastici. L’intera manifestazione ha ricevuto l’approvazione del comune di Frascati, il quale mette a disposizione i suoi spazi ai fini dell’evento, e il patrocinio dell’Università di Roma Tor Vergata. Le gare di calcio e di atletica si terranno principalmente presso il campo sportivo “8 Settembre” di Frascati. Invece per la pallavolo e la pallacanestro gli incontri si terranno al Palazzetto dello Sport di via Einaudi 7. I dibattiti e i seminari avranno luogo nella sede del comune di Frascati, presso la Sala degli Specchi. Per ulteriori informazioni è possibile consultare la pagina Facebook “Giochi Sportivi Castelli Romani” (mail: giochisportivicastelliromani@gmail.com). Un’ iniziativa importante e utile che mette in luce ancora di più il territorio dei Castelli, unito per il benessere dei giovani. Camilla Lombardozzi

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il Segno 16/30 aprile 2014

di Andrea Sebastianelli Il Collegio dei revisori dei conti lo scorso 17 aprile ha dato il via libera al bilancio 2013 del comune di Rocca di Papa pur mettendo in evidenza che “l’Ente si trova formalmente in situazione di deficitarietà strutturale”. Questo significa che il comune presenta “gravi ed incontrovertibili condizioni di squilibrio” segno evidente che i conti, rispetto al bilancio dell’anno precedente, sono in forte peggioramento malgrado l’aumento della tassazione locale che, seppure ha dato un po’ di respiro all’amministrazione guidata da Boccia, non ha risolto quei problemi di tipo strutturale nelle spese che rischiano di portare alla peggiore crisi economico-finanziaria degli ultimi trent’anni. Anche stavolta, dunque, la maggioranza si è salvata (come si suol dire) per il rotto della cuffia. Ma cerchiamo di capire nel dettaglio questo bilancio 2013, il cui disavanzo è di quasi 1,6 milioni di euro. Soprattutto, il Collegio dei revisori, ha rilevato che “lo scostamento fra le previsioni e le risultanze del rendiconto è rilevante” poiché “una serie considerevole di entrate non si sono realizzate sintomo che la capacità gestionale e programmatoria dell’Ente non risulta sufficientemente incisiva”. Tutto questo comporta un grande rischio per le casse comunali, a causa della “minore capacità di poter far fronte con puntualità alle obbligazioni contrattuali”, come per esempio i pagamenti delle forniture e i servizi indispensabili.

A P P R O F O N D I M E N T O

IMPOSTE E TASSE LOCALI: IMU, ICI, TARES Sulla riscossione delle imposte locali cominciano i primi seri problemi, visto che tra quanto si prevedeva di incassare nel 2013 e quanto si è re-

Cassaforte vuota Non c’è più un euro !!!

L’assessore al bilancio di Rocca di Papa, Maurizio Querini

almente incassato c’è da tremare. Pensate che per quanto riguarda l’Imu, la tassa sulle proprietà immobiliari, a fronte di una previsione d’incasso di più di 4,7 milioni di euro ne sono entrati poco più di 3 milioni, facendo mancare all’appello oltre 1,7 milioni di euro. Non solo, anche per quanto riguarda l’ICI, la tassa sugli immobili prima dell’avvento dell’Imu, l’amministrazione pensava di incassare 200mila euro dagli accertamenti pregressi e invece non è entrato nemmeno un euro. È andata un po’ meglio nella riscossione della Tares, la tassa sui rifiuti, che nel solo 2013 ha subito un aumento di circa il 30%. Rispetto alle previsioni iniziali d’incasso (pari a 3.308.000 euro), nel 2013 ne sono stati incassati 3.142.600 euro, con una differenza in negativo di appena 165.400 euro. Il problema della Tarsu, però, sta nell’incapacità dell’Ente di incassare i residui della tassa degli anni passati che, al 1° gennaio 2013, ammontano a quasi 4,5 milioni di euro. Il comune, di questa cifra, è riuscito a incassarne soltanto il 9,35%, cioè appena 413mila euro. Così rimane da incassare

L’amministrazione il prossimo 30 aprile approverà il Bilancio 2013 ma i conti appaiono in grande sofferenza mentre il comune varca la soglia che porta a una situazione di “deficitarietà strutturale”

una cifra esorbitante: 3.827.815,21 euro. E chissà se riuscirà mai ad incassarli!

VIOLAZIONE DEL CODICE DELLA STRADA Nel 2013 il comune ha emesso accertamenti per 330mila euro ma il problema, anche in questo caso, è la riscossione delle somme rimaste a residuo, cioè 2,7 milioni di euro. Infatti la capacità di riscossione è di appena il 13,45%. Dei soldi incassati dalle violazioni del Codice della strada, il 50% è andato per la cosiddetta “spesa corrente”. Ma non è tutto. Ancora oggi il comune non è riuscito a incassare multe degli anni 2008 e 2009 per circa 698mila euro. Una capacità di riscuotere, insomma, che fa acqua da tutte le parti.

SPESE PER IL PERSONALE Il comune di Rocca di Papa ha speso per la macchina amministrativa, cioè il personale, poco più di 2,4 milioni di euro (abbastanza in linea con quanto speso nell’anno precedente), di cui 1,7 milioni per le retribuzioni dei dipendenti

a tempo indeterminato. INDEBITAMENTO DEL COMUNE Sul fronte dell’indebitamento si rileva un forte peggioramento nei conti pubblici. Se infatti alla fine del 2011 Rocca di Papa risultava indebitata per 10,7 milioni di euro, 24 mesi dopo, cioè alla fine del 2013, tale indebitamento sfiora i 15 milioni di euro.

I CONTI DELLE  SOCIETA’ PARTECIPATE Nel 2013 il comune ha affidato i quattro maggiori servizi pubblici ad altrettante società: Aimeri Ambiente Srl (rifiuti e verde), Bio Ristoro Srl (mensa scolastica), Mizzella Srl (servizi cimiteriali) e Schiaffini Travel Spa (trasporto pubblico locale). L’unica società partecipata (con lo 0,03%) del comune di Rocca di Papa è la ASP Spa di Ciampino, che gestisce la farmacia dei Campi d’Annibale, il cui bilancio presenta una perdita di circa 1,2 milioni di euro, cifra che se rapportata al capitale sociale (2,3 milioni di euro) appare molto alta non facendo prevedere nulla di segue a pag. 11


buono per il futuro.

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Alcune voci del Bilancio 2013

segue da pag. 10

imposte e tasse

IMU ICI accert. pregressi IRPEF

Bilancio 2012 prev.iniz.2013 Bilancio2013 3.247.147,43

4.725.179,23

1.100.000

1.305.000

TARES

Residui attivi al 1/1/2013 Residui riscossi nel 2013 Residui eliminati Residui al 31/12/2013

INDEBITAMENTO

Totale fine anno

attualmente pendente presso il Consiglio di Stato sul concorso indetto dal comune nel 2009, su cui il Tar del Lazio, nella sentenza del 22 gennaio scorso, ha chiaramente posto una serie di dubbi di legittimità e di trasparenza, di fatto delegittimandolo. Una vicenda che potrebbe avere una serie di ricadute socio-economiche oggi difficilmente quantificabili, ma molto serie e corpose. Il Tar, insomma, ha annullato la procedura concorsuale contro la quale il comune ha presentato ricorso. Fatto sta che nel 2013 l’amministrazione ha riconosciuto debiti fuori bilancio, cioè soldi usciti dalle casse e non previsti, per circa 135mila euro. La cifra, di per sé, può non sembrare eccessiva ma se consideriamo che nel 2012 tale cifra era stata di appena 44mila euro, la differenza non è di poco conto, dimostrando un peggioramento nel sistema di controllo e previsione delle uscite. Ora gli atti inerenti queste spese impreviste sono al vaglio

200.000

4.422.852,44 413.606,19 181.431,04

3.827.815,21 2011

200.000

differenza

3.016.170,05 -1.709.009,18 1.315.061,92

CODICE DELLA STRADA

Residui attivi al 1/1/2013 Residui riscossi nel 2013 Residui eliminati Residui al 31/12/2013

10.658.674

2012

2013

-200.000

10.061,92

2.699.064,34 363.078,31 98,05

2.335.887,98

9.788.312 14.876.462,93

della Procura della Sezione Regionale della Corte dei Conti e presto si dovrebbero conoscere le decisioni dei magistrati contabili.

QUEGLI STRANI 600 MILA EURO ALLA VOCE “ANTENNE” Non mancano nel bilancio 2013 “voci” che, per quello che possiamo saperne, appaiono alquanto strane e che quindi andrebbero specificate e chiarite. La cifra di 600mila euro, infatti, figura tra le voci del cosiddetto Fondo Svalutazione Crediti, un fondo in cui debbono entrare residui attivi (quindi non ancora incassati) con un’anzianità superiore ai cinque anni. Tra le entrate che, secondo il Collegio dei revisori, l’Ente “a dispetto della previsione, non è stato in grado di realizzare”, oltre alla Tarsu e all’Imu, vi è anche questa abnorme cifra di 600mila euro dalla voce “antenne”. A intuito ci viene da pensare alla convenzione sottoscritta ai tempi di Ponzo sindaco con il Condominio Monte

Cavo, associazione che raggruppava una serie di emittenti radio-televisive che avrebbero dovuto pagare un canone annuo al comune di Rocca di Papa. Soldi, per quel che ne sappiamo, mai incassati.

CONCLUSIONI Anche il Collegio dei revisori dei conti ha evidenziato uno degli anelli deboli della catena amministrativa di Rocca di Papa, l’incapacità a riscuotere i crediti. Un aspetto trascurato per troppi anni e i cui nodi stanno ora arrivando al fatidico pettine. Il timore, però, è che il generale peggioramento dei conti pubblici potrebbe portare a un nuovo aumento delle imposte e delle tasse locali al fine di avere quella liquidità che oggi appare un miraggio e che rappresenta la vera spina nel fianco dell’amministrazione Boccia. Anche perché senza denaro contante in cassaforte è difficile non solo pagare il dovuto ma anche programmare il futuro. Andrea Sebastianelli

La tela diAracne

il Segno 16/30 aprile 2014

LA DEFICITARIETA’ STRUTTURALE L’art. 242 (primo comma) del Testo Unico sugli Enti locali dice testualmente: “Sono da considerarsi in condizioni strutturalmente deficitarie gli enti locali che presentano gravi ed incontrovertibili condizioni di squilibrio, rilevabili da un’apposita tabella, da allegare al rendiconto della gestione, contenente parametri obiettivi dei quali almeno la metà presentino valori deficitari”. L’apposita tabella di cui parla la suddetta norma è quella che presenta dieci parametri sintetizzati a cui l’amministrazione comunale deve rispondere con un “sì” o con un “no”. In quella relativa al 2013, Rocca di Papa non ha rispettato 5 dei parametri elencati, motivo per cui -ha scritto il Collegio dei revisori- “l’Ente si trova formalmente in situazione di deficitarietà strutturale”. Nel bilancio approvato lo scorso anno, relativo al 2012, le voci a cui il comune aveva risposto “sì” erano quattro, nel 2013 agli stessi parametri se ne è aggiunto un quinto, quello relativo alla consistenza dei debiti fuori bilancio riconosciuti nel corso dell’esercizio. E qui si apre un nuovo capitolo, quello dei “debiti fuori bilancio”, che non ci permette di guardare troppo in positivo per il futuro, a cominciare dall’anno in corso. Lo stesso Collegio dei revisori ha tirato le orecchie all’amministrazione, invitandola a “monitorare i procedimenti giudiziari pendenti (o potenziali) che vedono coinvolto l’Ente al fine di effettuare una stima quanto più realistica possibile degli eventuali esborsi che dovrà sopportare in caso di soccombenza”. E qui il pensiero va al ricorso

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Dopo l’addio della Sellati, il Pd di nuovo senza segretario cittadino ROCCA DI PAPA

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di Paola Gatta Valentina Sellati, l’ultima segretaria del Partito Democratico, si è dimessa a febbraio scorso. Dopo un lungo periodo nel quale per anni il Partito democratico locale era rimasto senza una figura che fosse garante della linea e propulsiva nella guida politica del partito, qualche mese fa, all’inizio di novembre si era svolto il congresso cittadino del Partito democratico. Un congresso proteso alla conta delle tessere. Al modico costo di 8 euro l’una c’erano infatti alcuni esponenti che erano diventati i collettori di un consenso all’apparenza prefabbricato. Questi “galoppini” hanno convogliato il partito sulle facili scelte di una maggioranza precostituita, nella quale il padre padrone del partito si era confermato ancora una volta il sindaco. Si confermava così una preoccupante confusione di ruoli tra incarichi istituzionali e compiti politici, esercitati dal sindaco e dagli assessori, quasi tutti del Pd e comunque organici a una inscalfibile maggioranza alla guida del nostro comune da circa un ventennio. In questa atmosfera era arrivata la nomina del nuovo segretario. Una giovane donna, che sembrava avere requisiti per portare almeno qualche aggiustamento alla gestione del partito, per attrarre altri giovani e per innovare e aprire il partito alla società. Sono bastati meno di tre mesi per ricacciare indietro ogni

La sede del Pd

speranza e registrare purtroppo un arretramento che relega il Pd nella schiera di partiti socialmente quasi inesistenti, forti solo di un substrato istituzionale. Le dimissioni di Valentina Sellati (figlia di Roberto, attuale assessore comunale) non hanno prodotto alcuna sostituzione, segno di un ricambio impossibile. Non si trova nessuno che abbia voglia di fare il segretario. E del resto si capisce pure, visto che questi ruoli, come quello del capogruppo del Pd affidato al giovane Luca Santangeli, sono considerati il più delle volte degli inutili orpelli, buoni solo per facciata. A questo proposito è illuminante e paradossale l’umiliante servitù riservata proprio al giovane capogruppo del Pd in Consiglio Comunale, sistematicamente contraddetto dal ruolo della “sua” maggioranza. Si capisce quindi perché il giovane è raramente presente in aula. Il Pd continuerà probabilmente a navigare a vista. Il sindaco deve aver pensato che ora che sono diventati il primo partito italiano non hanno bisogno di alcun segretario. Il dibattito

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il Segno 16/30 aprile 2014

Il Gruppo Padre Pio e la Via Crucis cittadina

di Danilo Romei Venerdì 11 aprile si è svolta per le vie del centro storico la processione della Via Crucis. Dalla chiesa dell’Assunta, salendo da Via Duomo, proseguendo su piazza Garibaldi, via Felice Cavallotti, via XX Settembre, fino al gioiello della chiesa del Crocifisso, la numerosa processione di fedeli ha stazionato sotto ognuna delle formelle bronzee messe in opera dal “Gruppo di San Padre Pio”. Le formelle, ad illustrare l’antica Via Dolorosa del Cristo fino alla Crocifissione sul Golgota, hanno illuminato anche le vie spesso dimenticate di un centro storico roccheggiano d’indubbia bellezza. Un’iniziativa di grande importanza, perché riuscire a riportare i roccheggiani, seppur con un rito cattolico, a ripercorrere le strette vie del loro centro storico, è segno di estremo amore nei confronti di Rocca di Papa, che merita iniziative di questo tipo, per la bellezza che nasconde sotto l'indifferenza degli amministratori. Invito quindi tutti i miei compaesani a partecipare nei prossimi anni, perché questi eventi aiutano a ritrovare e rafforzare la rocchicianità ormai estinta. Un grazie di cuore al “Gruppo di San Padre Pio”, per l’orgoglio roccheggiano che mostra nel tentare di salvare e farci riscoprire la bellezza di Rocca di Papa.

politico, quello vero, non serve per il consenso. Basta sviare un po’ l’attenzione dai problemi reali: un buco di bilancio nelle casse del Comune di qualche milione di euro; le antenne di Monte Cavo; l’abusivismo edilizio; l’evasione fiscale sulla tassa sui rifiuti; le mancate manutenzioni; il Piano regolatore dimenticato; i boschi improduttivi; i beni pubblici all’asta; i conflitti di interesse… parlare d’altro e fissare continuamente

nuovi obiettivi, quasi tutti poi dimenticati. Per esempio, dopo il “rimpastino” di Giunta del gennaio scorso, il sindaco aveva annunciato un rimpasto più profondo per dare nuova energia alla squadra degli assessori. È passato un altro semestre e non è successo nulla. L’orizzonte strategico di questa amministrazione sembra proprio questo, perpetuare se stessa senza fare nulla.

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il Segno 16/30 aprile 2014

ROCCA DI PAPA

“Il sito Internet del comune non garantisce la giusta trasparenza” Dal consigliere comunale Emanuele Crestini riceviamo e pubblichiamo

di Emanuele Crestini* Trasparenza e partecipazione, questo si leggeva a caratteri cubitali nel programma elettorale del sindaco Boccia del 2011. Senza trasparenza non ci può essere partecipazione e la trasparenza, nell’amministrazione Boccia, proprio non c’è. Lo ha rilevato con una nota ufficiale inviata all’amministrazione comunale, l’Ispettorato per la funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questa recentissima e dettagliata lettera di censura, inviata in particolare alla segretaria comunale e al collegio dei revisori dei conti, evidenzia molte inadempienze, dovute alla mancata pubblicazione degli incarichi esterni, per esempio. I famosi consulenti che prendono soldi pubblici e di cui noi non sappiamo neanche come si chiamano. Figurarsi se conosciamo i lori compensi e i modi con i quali sono stati scelti. Tutte cose che dovrebbero comparire obbligatoriamente per legge sul sito del comune. Al contrario, dal sito Internet del comune, tanto sbandierato per il suo rinnovamento, continuano a mancare elementi fondamentali per l’informazione ai cittadini e per essere in linea con i requisiti di legge di un sito

L’homepage del sito Internet del Comune di Rocca di Papa

istituzionale. Mancano per esempio i redditi del primo cittadino e dei suoi familiari. Al loro posto compare una sconcertante scritta “Pagina non trovata”. Forse il sindaco ha qualche difficoltà? Oppure teme che dalla dichiarazione dei redditi scappi fuori qualche proprietà immobiliare che qualcuno potrebbe considerare un po’ strana? Non saprei

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dire. Quello che so è che da consigliere comunale di opposizione sto cercando da tempo di rendere più trasparente le informazioni che dal comune dovrebbero arrivare ai cittadini, ma il sindaco, gli assessori e il segretario comunale non sembrano collaborare troppo, anzi. In una lettera del 24 febbraio scorso la segretaria comunale mi informa che le sezioni “Albo pretorio” e “Amministrazione Trasparente” del sito Internet del comune, sono conformi per 64 parametri sui 66 previsti dalla legge. Leggendo sembrerebbe che quindi sia (quasi) tutto a posto. Poi apri il sito del comune e ti accorgi che hanno fatto un’operazione di pura facciata, per la quale per il controllo automatico di legge molti parametri sono soddisfatti, semplicemente perché esistono le pagine richieste, ma se tenti di aprire quelle stesse pagine ti accorgi che sono vuote. Vuote come le parole della segretaria di assicura che sta tutto a posto; vuote come le parole del sindaco, che in campagna elettorale assicurava “trasparenza e partecipazione”. I cittadini sono serviti. * Consigliere Comunale di Rocca di Papa


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ROCCA DI PAPA Artigianato ed ecologia con Tiziana e Valeria

Al “Bianconiglio” i saponi di una volta

di Marcello Loisi Da alcuni mesi, a via Roma, ha aperto un piccolo negozio chiamato “Sapone del Bianconiglio”, un luogo dal sapore di una moderna bottega artigiana, con gli scaffali pieni di graziose saponette colorate e altri prodotti.

Entrando, un lieve profumo di fiori ci accoglie all’uscio. Abbiamo scambiato qualche parola con Tiziana Crisci e Valeria Ponassi, le due coraggiose donne che hanno deciso di avviare questa attività a pochi passi dal centro del nostro paese. Che cosa vi ha spinto ad aprire questo negozio? TIZIANA: “Da qualche anno, produciamo il sapone nel nostro laboratorio e lo vendiamo nei mercati dei contadini dei Castelli (Frascati, Ariccia, Ciampino e Santa Maria delle Mole), ma anche a Roma, poco distante da piazza di Spagna. Alcuni di questi mercati sono organizzati da Slow Food, sempre in prima linea in questo tipo di eventi ormai affermati e che danno occasione a piccoli artigiani, come noi, di ottenere visibilità e di entrare in contatto col pubblico. A luglio dell’anno scorso, abbiamo deciso di aprire anche un negozio-laboratorio a Rocca di Papa, dove abitiamo da molto tempo, seguendo il percorso che ci sta portando a fare di una passione un lavoro. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la laurea in Chimica di Valeria”.

Perché i vostri prodotti sono diversi dagli altri? VALERIA: “Come ben anticipa la nostra insegna, il nostro prodotto principale è il sapone, ottenuto esclusivamente con olio extra vergine d’oliva. La ricetta di base che utilizziamo è quella dei monaci di Marsiglia, sicuramente la migliore, la quale non prevede l’utilizzo di grasso animale. Ricordiamo che la grandissima parte dei saponi solidi in commercio viene prodotta con quest’ultima tecnica. Tutti i nostri prodotti sono rigorosamente ecologici, essendo biodegradabili a più del 98%. In una battuta: il sapone che lava… senza sporcare l’ambiente! Chimicamente e merceologicamente, tutti i saponi solidi sono uguali, ma non nella sostanza. Occorre leggere – e saper leggere – l’etichetta, proprio come quando scegliamo un alimento. Se ci pensiamo, stiamo sempre molto attenti con il cibo, perché non esserlo con qualcosa che è in contatto con la nostra pelle 24 ore su 24? Nei nostri prodotti non utilizziamo alcun componente sintetico, spesso causa di problemi alla pelle, come

Tiziana Crisci e Valeria Ponassi

dermatiti, specialmente nei bambini. Impieghiamo solamente ingredienti genuini, come l’olio d’oliva e gli oli essenziali. Utilizziamo questi per profumare il sapone, privilegiando un odore lieve e naturale rispetto a quelli forti e persistenti tipici dei prodotti industriali in commercio”. Altre caratteristiche? V: “Un altro aspetto della composizione

Auguri al giovane arbitro di Rocca, Stefano  Carnevali

Rocca di Papa ha da poco tempo un giovanissimo arbitro di calcio iscritto all’AIA (l’Associazione Italiana Arbitri). Si tratta di Stefano Carnevali. La nonna Ida, “ottantenne”, spera di vederlo in campo per una Champions perché è convinta che niente è impossibile per chi crede... e sognare si può. Anche Il Segno augura al novello arbitro roccheggiano di raggiungere traguardi ambiziosi in un settore sicuramente appassionante ma anche difficile. Auguri Stefano!

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dei nostri prodotti è la bassa schiumosità, propria dei saponi ecologici, privi di tensioattivi e conservanti. Per fare più schiuma, potremmo aggiungere alla ricetta anche oli come quello di palma o di cocco, ma non ci piace l’idea di dover importare questi ingredienti da un’isola tropicale dall’altra parte del mondo, con i conseguenti costi di trasporto e impatti ambientali. Preferiamo qualche bolla di sapone di meno e una maggiore sostenibilità ambientale”.

Vedo che è possibile comprare il sapone alla spina. Funziona questa soluzione di vendita? V: “Riutilizzando lo stesso contenitore, è possibile abbattere i costi, a vantaggio sia del cliente sia nostro. Inoltre, si evita quell’insensato spreco di plastica e vetro proprio del settore dei prodotti per la casa”.

In dieci mesi di attività qui a Rocca di Papa, come sta andando il negozio? V: “Per ora, qui in paese, le vendite non sono molto importanti. La maggior parte dei nostri prodotti vengono acquistati presso i mercati contadini e attraverso Internet. Proprio grazie a questo mezzo, riusciamo a vendere anche nel Nord. Cerchiamo sempre di venire incontro ai nostri clienti, in particolar modo coi prezzi, concorrenziali con quelli dei prodotti commerciali. A parità di prezzo, perché non scegliere un sapone ecologico piuttosto che uno di sintesi? Non è un lavoro che ci arricchisce da un punto di vista monetario, questo è certo, ma è anche vero che ci gratifica molto e siamo sicure che andrà sempre meglio. È solo l’inizio!”.

Aperto tutte le mattine (9-13) tranne il venerdì. Martedì e mercoledì anche di pomeriggio (16,30-19,30).


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Cultura e

... dintorni

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Salvate il Convento

Nel 1875 il consiglio comunale decide sulle sorti del monumento

la sua storia e i suoi alberi

di Andrea Sebastianelli Storie recenti e storie passate. Le vicende spesso si intrecciano e, come fossero preda del vortice del tempo, tornano d’attualità. La stessa attualità in cui incapparono cent’anni prima. È ciò che accade per il convento di Monte Cavo, ridotto oggi a poco più di un rudere. Anche di fronte a tale decadenza e abbandono si possono avere diversi atteggiamenti. C’è chi cerca di intervenire tentando di condurre una battaglia atta a salvare il monumento sacrale; c’è chi semplicemente se ne disinteressa. Leggete questa storia e fatevi un’idea. Il 28 agosto del 1875 si riunisce in tutta fretta, in seduta non pubblica, il Consiglio Comunale di Rocca di Papa per affrontare la questione del “Convento di Monte Cave” e per chiedere la cessione dell’edificio allo stesso Comune. Qualche anno prima, l’11 dicembre 1873, un Consiglio straordinario era stato indetto dall’allora Sindaco per “dimandare la cessione dei due conventi esistenti in questo paese, uno dei Religiosi Trinitari e l’altro dei Riformati Minori Osservanti di S. Francesco di Palazzolo”. In quella seduta non ci si occupò di un terzo convento, appunto quello “esistente sul rinomato Monte Cavo in cui risiedono i Religiosi Passionisti”. In due anni però qualcosa di nuovo era avvenuto. L’edificio di Monte Cavo stava per essere abbandonato dai religiosi e rischiava di diventare covo di malviventi essendo “circondato da estese macchie che si collegano con quelle limitrofe di Velletri e Valmontone”. Oltre a questo la preoccupazione dell’amministrazione comunale era dettata anche dal fatto che Monte Cavo era un luogo importante e storico che rischiava di degradare. Il pericolo era che “cesserebbe quel concorso che sempre si è verificato e si verifica di tanti studiosi sia nostrani che esteri che ivi si recano ad ammirare quei ruderi monumentali che ricordano la gloria e la gran-

dezza dei secoli che furono”. La legge del 7 luglio 1866 aveva soppresso molte strutture religiose e questa sorte toccò anche al convento di Monte Cavo. Da qui il tentativo del Consiglio Comunale di Rocca di Papa e del Sindaco Carlo Botti di lasciare la possibilità “al Comune stesso di provvedere per la conservazione”. Visto il disinteresse del Consiglio Comunale dei giorni nostri (che non ha ritenuto di dover discutere dello stato del convento nemmeno di fronte al recente crollo) sorprende con quanta attenzione e preoccupazione affrontarono invece la questione 140 anni fa. Il Consigliere Giuseppe Neri per esempio sottolineò la necessita di “far sì che detto locale sia conservato per comando di tutti quelli che ivi si recano ad ammirare le antiche gloriose vestigia del tempio dedicato a Giove Laziale e della Via Latina, di cui ancora se ne veggono i tratti”. Alla fine il Consiglio autorizzò all’unanimità la Giunta “ad avanzare domanda alla Ecc.ma Amministrazione del Fondo per il Culto (da cui dipendeva il convento, n.d.d.) perché sia ceduto a questo Comune l’indicato Convento ed annessi per iscopo di pubblica utilità e sicurezza”. Atto firmato dal Sindaco Carlo Botti e dai Consiglieri Pietro Castri, Enrico Fondi, Tommaso Basili, Pietro Botti, Giuseppe D. Neri, Pietro Gatta e Pietro Polidori. Segretario E. Scardecchia. Pensate che quando il Consiglio di allora decise di avanzare questa proposta il convento non era ancora stato dichiarato monumento nazionale. Anzi, fu proprio grazie alla pressione esercitata dall’amministrazione comunale che tale monumentalità verrà dichiarata il 14 aprile 1877. Dopo poche settimane dal decreto con cui il “Ministro per gli Affari di Grazia e Giustizia e de’ Culti” dichiarava il convento monumento nazionale, il Sindaco Botti torna all’attacco presentando un’ulteriore istanza al Ministero della Istruzione Pub-

blica (vedi lettera sopra), affinché “si degni lasciare per la ufficiatura di quella chiesa due ex mendicanti ed un laico per le cause diffusamente già espresse dal Comunale Consiglio con delibera del 28 agosto 1875”. Le tre persone che avrebbero dovuto occuparsi della conservazione del convento erano Vincenzo Marrocco, Pasquale Nannarone e Domenico Dal Cinque. Ma non è finita. La Commissione Conservatrice dei Monumenti del Ministero, nell’adunanza del 19 ottobre 1883, sembra fare addirittura un atto che ai giorni nostri potrebbe apparire rivoluzionario. Oltre a tutelare anche la “zona di terreno attigua all’ex convento di Monte Cave” (l’edificio era stato dichiarato monumento nazionale sei anni prima), la Commissione stabilisce che “si conservino” pure “gli alberi secolari di alto fusto esistenti in tale zona”, nonché “i monumenti che vi sono o che col tempo vi si potessero rinvenire, ed in particolar modo gli avanzi della via antica Romana”. Se confrontiamo questi atti di tutela e conservazione di cent’anni fa con gli scempi dei tempi moderni e con il disinteresse dell’odierna pubblica amministrazione, davvero verrebbe voglia di saltare su una macchina del tempo lasciandoci alle spalle tanta insensibilità e noncuranza.


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CULTURA CIVICA

L’irresistibile bellezza della Costituzione/2

L’etica sociale e la politica per uno Stato giusto e solidale

A cura di Stefano Maria Meconi Prosegue il nostro viaggio nella Costituzione Italiana, per conoscerla dall’interno e per comprenderne la modernità.

Articoli 29-34 I rapporti etico-sociali In questa breve ma importante parte si stabilisce la misura dell’intervento sociale a sostegno del cittadino (e in particolare della famiglia) e della “ricchezza comune”. Sono in sostanza gli articoli fondanti del Welfare State in Italia, ovvero tutta quella serie di misure che intervengono per sopperire alle difficoltà del privato, una condizione di particolare emergenza negli anni della ricostruzione.

Articoli 35-54 I rapporti economici e politici I costituenti hanno raccolto in questa sezione i fondamenti di una economia politica che, ancora oggi, non si è pienamente realizzata e che prevede, tra le altre cose, l’uguaglianza nel reddito lavorativo tra uomo e donna e la possibilità della gestione collettiva delle aziende da parte dei lavorativi. Questa è forse la parte maggiormente ispirata dal pensiero socialista e comunista (che insieme poteva contare

su 219 seggi contro i 207 della DC), e dall’evoluzione dello Stato sociale nel mondo. Nell’ambito politico, vengono disciplinati l’elettorato attivo e passivo (la

Le ricette della nostra tradizione

La coda alla vaccinara

di Alberto Litta Pensando alla cucina romana, l’immaginazione va alle solite pietanze, ma essa è composta anche da pietanze derivate dal quinto quarto come la coda alla vaccinara. Della ricetta esistono due varianti principali, che si differenziano nella fase finale. Nella versione più ricca s’aggiungono i pinoli, l’uva passa e il cacao amaro, anticamente considerata spezia preziosa. Qui vi racconto la ricetta: 1 coda e una guancia di bue (1 kg totale), 50g di lardo tagliato sottile , 20g di strutto, 1 carota, 1 cipolla, 1 spicchio d’aglio, un ciuffo di prezzemolo, 6/8 coste di sedano tagliato a pezzetti, 1 litro di salsa di pomodoro, 1 bicchiere di vino bianco secco, ¼ d’acqua calda o brodo, sale e pepe.

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Per la variante: 1 cucchiaio di uva sultanina, 2 cucchiai di pinoli ed 1 cucchiaio di cacao amaro. Svolgimento: tagliamo la coda e la guancia lasciandole sotto l’acqua corrente. Riempiamo una pentola d’acqua, saliamola, ad ebollizione tuffiamoci la carne e facciamola lessare per 10 minuti. Togliamo la carne dal brodo ottenuto e lasciamola da parte. Tritiamo finemente le verdure (aglio, cipolla, carota e prezzemolo) e mettiamole in un tegame alto con lo strutto e il lardo e facciamole imbiondire per qualche minuto. Aggiungiamo la carne al soffritto e rosoliamola bene, aggiungiamo il sale e il pepe e bagniamo un poco con il vino. Evaporato il vino, aggiungiamo la salsa di pomodoro, l’acqua calda o il brodo. Copriamo e facciamo

possibilità di eleggere ed essere eletti), l’accesso e la partecipazione del cittadino alla vita dello Stato, attraverso l’equità della tassazione, l’obbligo del servizio militare (successivamente abolito con la legge 226/2004) e l’obbligatorietà nell’osservanza delle leggi. La Costituzione Italiana riconosce, come abbiamo visto, tutele e garanzie ad ampio spettro, conformandosi alla generale “umanizzazione” della politica e del diritto costituzionale nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale. Per questo motivo - essendo cioè questi valori fondanti e non negoziabili - che i progetti di riforma costituzionale presenti e passati hanno quasi sempre riguardato la parte “tecnica” della Costituzione, ovvero la seconda, e che possono adottarsi alle mutate esigenze storiche e sociali dello Stato. Approfondiremo questa parte negli articoli monotematici dedicati a Governo, Parlamento, Presidenza della Repubblica, sistema giudiziario e via discorrendo, in modo da offrire un quadro quanto più accessibile e di facile comprensione al lettore. 2/Continua (La prima parte è stata pubblicata sul secondo numero di marzo 2014)

cuocere a fuoco dolce per 3 ore. Ogni tanto giriamo la carne aggiungendo acqua calda se necessario. Dopo tre ore uniamo il sedano tagliato a pezzetti e continuiamo la cottura per altri 30 minuti, finche il sedano non sarà tenero. Come accennato prima, esistono due varianti. Dopo aver aggiunto alla carne il sedano e trascorsi i 30 minuti uniamo anche i pinoli e l’uva sultanina, prima fatta rinvenire, ed infine il cioccolato in polvere. I Vini Dopo tanta attesa è ora di annaffiarlo con il nettare di bacco e pensavo di abbinarlo a: Olevano Romano sup. Cirsium rierva di Damiano Ciolli 100% cesanese di Affile, affina in barrique per 1 anno e 18 mesi in bottiglia. Si presenta rosso granato luminoso. Ha caratteri austeri e profondi che svelano ciliegia sottospirito, fiori, erbe aromatiche, spezie e tabacco. Sorseggiandolo si sente un gran corpo, con tannini e mineralità ben integrati, lo rendono ben equilibrato. Valtellina sup. Stella Retica ris.

di AR.PE.PE. prodotto in Valtellina su vigneti terrazzati abbarbicati sulle pendici montane, vino eroico data la difficoltà. Ottenuto da 100% nebbiolo ha un affinamento di 4 anni. È rosso granato, con ventaglio olfattivo che ricorda le viole, bacche di bosco, note balsamiche e terrose. Vino con una buona freschezza e tannini molto eleganti. Da intenditori. Etna rosso A’rina di Girolamo Russo arriva dalle pendici dell’Etna, vino ottenuto da nerello mascalese e nerello cappuccio, ha un colore quasi trasparente con profumi che ricordano l’origano, lamponi, rose e un accenno di spezie dolci, dato dall’affinamento in barrique per 14 mesi. Ha una freschezza e piacevolezza di bevuta che avvolge e coccola il palato.


MUSICA e TV

cite s v o u e U N

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Laibach

Il Cyber Gothic all’Orion di Ciampino

Quando entro dentro la discoteca dell’Orion di Ciampino mi prende un po’ di sconforto a vedere le poche decine di pubblico presenti, tanto che sono anche insicuro se il concerto possa in effetti essere effettuato. Con molta professionalità e il loro elegante aplomb i Laibach iniziano puntuali la performance che verte soprattutto sull’ultimo album Spectre. Quello che mi colpisce subito rispetto al passato è una certa atmosfera più raffinata e meno cupa ma è solo l’impressione di un attimo perché poi nel prosieguo i brani, seppur addolciti dal canto della carismatica e brava Mina Špiler, si attestano con intensità sempre più incisiva alla liturgia cupa e drammatica che disegna la voce e la potenza evocativa di Milan Fras. Alle loro spalle scorrono le immagini video nel consueto stile Laibach fra uniformi, stivali, marce militari, danze di scheletri e frasi di loro testi che si susseguono come slogan e loro impassibili agli strumenti in un’atmosfera che diviene sempre più ipnotica e marziale e che conduce in una sorta di delirio cerebrale e rigido, esaltato dal sound cibernetico delle tastiere e dal drumming esplosivo e vigoroso e che arriva a colpire la testa come pallottole. Dopo una breve pausa i Laibach ritornano in scena questa volta facendo scorrere nei video le immagini del film di qualche anno fa “Iron Sky” di cui ne hanno composto la colonna sonora e che narra, in modo fra serio e grottesco, la storia fantascientifica di come dei sopravvissuti nazisti del 1945 trovino rifugio sulla Luna preparandosi per attaccare la Terra e cercare di impadronirsene. A questo punto quindi trovano spazio anche brani più vecchi dei Laibach, soprattutto del bellissimo Wat, che riescono sempre di più a coinvolgere e che fanno aumentare il rimpianto di come sarebbe potuto essere il concerto se avesse avuto una maggiore visibilità e qualche accorgimento più accurato per far avvicinare il pubblico a una musica particolare, poco immediata ed elitaria come quella dei

Laibach che, costituitisi intorno ai primi anni ‘80, provengono dalla Slovenia di Lubiana da cui traggono il nome in tedesco della città e si formano in un momento in cui la federazione jugoslava di Tito si stava incominciando a disgregare per arrivare alle sanguinose guerre civili di recente memoria. I Laibach fanno parte del movimento artistico della NSK, la nuova corrente culturale della Slovenia, e cercano di porre l’attenzione sull’estetica dei regimi totalitari e di catturarne lo spirito oppressivo e cupo, rappresentandolo anche nei live con travestimenti similnazisti e proiezioni d’immagini atti-

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di Massimo Onesti

nenti a questa sfera. La loro peculiarità dei primi anni era quella, alternata anche alla composizione di proprie opere, soprattutto di prendere grandi album o singoli brani di gruppi famosi riproponendoli in un modo totalmente diverso, scarni-

ficandoli e privandoli dei colori originali per creare delle canzoni che suonavano quasi nuove e lontanissime dalle versioni madre. Calzante a questo proposito, del complesso austriaco degli Opus, l’episodio di Life is life gioioso e spensierato brano da discoteca degli anni ‘80 e che dai nostri viene completamente stravolto, scarnificato e rallentato nel ritmo, cadenzato come una marcia di trionfo militaresca. A questa linea si aggiungono molteplici cover fra cui la rivisitazione dell’opera rock Jesus Christ Superstar, Let it be dei Beatles, Sympathy for devil dei Rolling Stones, Final countdown degli Europe, non lesinando nemmeno ricognizioni verso la musica classica risuonando nella loro chiave industrial-elettronica opere soprattutto di Bach e Wagner. Attualmente sono in tour in tutta Europa dove sembrano stiano avendo consensi sicuramente migliori rispetto alla nostra città di Roma che ci auguriamo in futuro possa avere un’attenzione maggiore verso un gruppo da sempre all’avanguardia nel panorama musicale di un paio di decenni a questa parte.

A tu petrivtùu! Brooke, Ridge e trent’anni di tradimenti con la di Daniela Di Rosa In un giorno qualunque della settimana, mentre facevo zapping tra i canali tv, mi sono imbattuta in Beautiful, il ventitreesimo anno!!! Per qualche minuto sono rimasta ammutolita e incredula, pensavo a un dejavù (già visto), però le facce non erano le stesse, o almeno non alcune di loro. Incuriosita, resto a guardare, l’ultima volta mi era accaduto qualche anno fa: mi trovavo a pranzo da un’amica e, anzi, le chiesi perché lo seguisse? Subito comprendo che qualcuno è morto (anche nella realtà), e ancora lo rimpiangono (nella soap), qualcuno se ne è andato per sua volontà, sfinimento, malattia, altre opportunità di carriera o solamente nausea di un ruolo ripetuto giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, anno dopo anno, decennio dopo decennio… altro che aspettando Godot! Per alcuni minuti resisto e cosa vedo? Brooke, la mitica Brooke, con in braccio un bambino biondo e accanto un uomo barbuto, mentre una donna li spia attraverso una videochat, li ascolta… Cavolo -penso-, Brooke l’ha fatto di nuovo! Alle soglie dei sessant’anni si è portata a letto il marito della sorella... Cominciò ventitré anni fa, prima Ridge, il marito dell’amica, dopo averglielo rubato, sposato, e aver con lui figliato, con scatto felino e sguardo candido passa al fratello di Ridge, poi torna a Ridge per passare subito dopo al padre, divorzia, sposa il suocero (con o senza figli? Boh!) ridivorzia, risposa Ridge e poi, senza far tra-

sparire non dico un’ombra di peccato ma almeno di rimorso, tradisce di nuovo Ridge... e con chi? Ma col marito della figlia no! Chi altro c’era in giro? Fa un fi- Ridge e Brooke glio pure con il genero. Stavolta però un po’ si pente… ritorna con Ridge (chi perdona una volta perdona per sempre). Negli anni successivi cambia poco o nulla, ci ricasca e si riporta a letto il secondo marito della figlia, più maiale del primo (se la sposano per farsi la madre). E lei, Brooke, che a ninfomania batte la protagonista dell’omonimo film di Lars von Trier, uscito da poco, riesce sempre ad apparire innocente, vulnerabile e virginale (ma è così che si sentono le donne che si identificano in lei?). Ridge, che per vent’anni è apparso il cornuto più felice della storia della tv, ha cambiato mestiere, l’attore ha abbandonato la serie per suonare in una band, se lui può fare la rock-star a sessant’anni perché mai Brooke alla stessa età dovrebbe smettere di sedurre gli uomini della sua famiglia? E perché la mia amica continua a guardarlo? Vorrei gridarle: smettila, per favore smettila, non tentare di imitarla, hai quasi sessant’anni, non vivi in una soap, e poi… non sei mica Brooke!!!


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di

Pillole ECONOMIA di Mauro Artibani

Fatto e misfatto

il Segno 16/30 aprile 2014

di Camilla Lombardozzi Esistono luoghi, nell’immaginario collettivo, che suscitano un misto di curiosità e spavento… Stephen King ci ha scritto recentemente un libro, dal titolo Joyland, ambientato ad Heaven’sbay, un Luna Park del 1973, nel quale si dice si aggiri il fantasma di una ragazza uccisa anni prima. A quanti di voi è capitato di passare davanti ad una casa, una scuola, un manicomio o appunto un luna park abbandonato e voler entrare perché spinti dal desiderio di poter guardare cosa ci sia ora all’interno di queste strutture fatiscenti e per certi versi terrificanti? Ebbene, cari amanti del pericolo, fate silenzio, mettetevi comodi e preparatevi ad un giro letterario nei parchi giochi più inquietanti del mondo. Iniziamo con il Pripyat Amusement Park, in Ucraina, abbandonato nel 1986 a causa del disastro nucleare di Cernobyl; qui solo alcuni giochi possono essere visitati da vicino, altri invece possono solamente essere immaginati, questo perché le radiazioni ancora troppo forti non permettono l’accesso agli esseri umani. Proseguiamo con lo Spreepark di Berlino, in Germania, nonostante i dinosauri si siano estinti più di 65milioni di anni fa, il parco abbandonato nel 2002 che ospitava prototipi di dinosauri e animatronics è attualmente così inglobato nella foresta che trovarsi faccia a faccia con uno di questi mostri, resi ancor più spaventosi dal passare del tempo, non è poi così piacevole. Per giocare in casa invece, troviamo a Libiate (Milano), il Greenland, sottoposto il giorno di Pasquetta del 2002 a sequestro giudiziario, a causa di irregolarità in tema di igiene e sicurezza. Ad oggi mostra innumerevoli segni di decadenza, l’attrazione che però

suscita interesse da parte di alcuni giovani milanesi è scuramente il laghetto, la lugubre figura è oggetto, difatti, di innumerevoli storielle dai contorni Horror. Arriviamo negli USA, precisamente al Six Flags di New Orleans, chiuso nel 2005 a seguito dell’uragano Katrina, questo luogo dimenticato da Dio suscita una sensazione di inquietudine nei curiosi che visitano il parco, soprattutto la parte relativa ai clowns; insomma, nessuno spera di incontrare un IT della situazione, anche perché in quei casi è sicuramente propedeutico correre a gambe levate. Chiudiamo con una location dalle tinte Horror movie. In Giappone, c’è il Nara Dream Land, perfetta emulazione di Disneyland, il parco costruito nel 1961 è stato definitivamente chiuso nel 2006. Nelle notti più fredde, se si tende l’orecchio, si può sentire il vento che ulula, simile ad un urlo di un bambino che pervade macerie e vecchie giostre abbandonate. Insomma questi luoghi, un tempo pieni di vita, sono l’habitat ideale per set cinematografici dalla trama decisamente da film dell’orrore. E voi siete pronti per la visita di un luna park alla Joyland?

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di... u e s i t g i o n Q .............

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La torta sbriciolona

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Se hai poco da spendere e ti viene un tizio in casa che ti offre denaro quasi a credito, non ti fai sfuggire l’occasione: lo prendi. Rifocilli il tuo portafoglio, corrobori il potere d’acquisto, acquisti; tutto a debito. Quel tizio, con il suo fare, dà sostegno alla tua domanda. Se tanti tizi vanno nelle case di tutti e propongono lo stesso giochino, tutti acquistano. Et voilà i prezzi delle merci, altrimenti invendute, non scendono. Un bel giochino che disabilita il mercato dal fare i prezzi rendendolo opaco e, vieppiù, inefficiente. Vogliamo chiamare tutto questo, politica monetaria espansiva? Vogliamo attribuire tal fare a quella parte del mondo, di cultura anglosassone, fatto per uscire da questa maledetta crisi? Lo strombazzano con i megafoni dell’Fmi: “Per la zona euro, un’ulteriore espansione della politica monetaria, comprensiva di misure non convenzionali, è necessaria per sostenere l’attività e aiutare la Banca centrale europea a perseguire l’obiettivo della stabilità dei prezzi, in modo da ridurre il rischio di un’inflazione ancora più bassa o di vera e propria deflazione”. Fiuuuuuuuuu, il trucco lo chiamano “stabilità di prezzi”. Le Banche si adeguano. I prestiti al settore privato hanno registrato una contrazione su base annua del 3,6 %. Mi prodigo allora per non spendere, anzi risparmio per ripagare il debito e se mi cricca manco lo rimborso. Gulp: lo stock di crediti deteriorati “è arrivato nel complesso dell’eurozona a 800 miliardi di euro, stima l’Fmi. Il debito pubblico europeo, nel 2013, al 95,2% del Pil e la crescita, quando c’è, è asfittica! Beh, dopo il tanto fare di tutti quei tizi, questo il fatto: secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali “il debito globale ha sforato i $100 bilioni. +$30 bilioni sin dall’inizio della Grande Recessione. Gli stati mondiali sono i responsabili principali. E… porc la crescita non cresce, anzi decresce! Orbene, da quel che si scorge, non c’è più trippa per i gatti: nè i trucchi, nè i debiti; nemmeno i morigerati fanno la crescita.

Viaggio nei luna-park più inquietanti del mondo PAGINA APERTA

di Marcello Loisi Come tutti gli anni, dopo Pasqua avremo molti pezzi di uova di cioccolato ancora da mangiare. Certo, mangiarle così non è male, ma, dopo il quinto o il sesto uovo, potrebbe venirci voglia di usarli per la preparazione di qualche dolce, come l’ottima sbriciolona. È un dolce tipico mantovano, rivisitato per l’occasione. Ingredienti: 350 gr di farina tipo 00; 500 gr di ricotta di pecora; 300 gr di zucchero;

usto...............

200 gr di cioccolata in scaglie; 100 gr di burro; un uovo; una bustina (16 gr) di lievito per dolci; 2 bicchierino di liquore Strega.

Per l’impasto Mettete in una terrina piccola la farina, 150 gr di zucchero, il burro, l’uovo, il lievito e metà bicchierino di Strega. Amalgamate tutti gli ingredienti fino a quando non ottenete un impasto farinoso simile, per l’appunto, al pane sbriciolato. Per il ripieno Mettere in una terrina più grande i restanti ingredienti, avendo cura di ottenere un impasto omogeneo. Successivamente, prendete una teglia grande (o due piccole) e foderarle con della carta forno.

Disponete due terzi dell’impasto sul fondo in modo omogeneo, premendo leggermente e ricavando dei bordi. Prestate attenzione a non lasciare scoperte parti del fondo. Su questo letto, spalmate il ripieno di ricotta e cioccolato, lasciando un centimetro dalle pareti della teglia, in modo tale che non fuoriesca durante la cottura. Cospargete il tutto con il restante impasto senza pressarlo, così da ottenere il tipico aspetto “sbriocioloso”. Infine, infornate a 180° per circa 30 minuti, fino a quando la superficie non acquista un colore biscottato. Lasciate raffreddare e… buon appetito!


il Segno 16/30 aprile 2014 di Annarita Rossi L’uomo è lì, dalla sera precedente, ha riposato in una tenda nel bosco e alle prime luci dell’alba ha preso la sua attrezzatura, si è appostato in silenzio ed è rimasto in attesa di cogliere l’attimo. Ha un traguardo ben preciso, immortalare un lupo. Sa che in quella zona qualche esemplare è stato avvistato. La sua è una caccia particolare, dove non vi sono uccisioni ma solo emozioni da filtrare attraverso l’obiettivo della macchina fotografica per poi lasciare istanti di vita a coloro che guardandoli interpreteranno ciò che di più bello la fotografia naturalistica può donare. Deve pazientare l’uomo, a fargli compagnia odori, colori e suoni mentre mimetizzato a terra tra l’erba alta intravede un rapace che cattura in una sequenza di scatti. Rimane lì l’uomo per alcune ore, poi qualcosa in lontananza si muove ed ecco che da un cespuglio appare un cucciolo di lupo, poi subito dietro altri due e dopo di loro la mamma che provvede a riprenderseli uno ad uno raccogliendoli con la bocca. Era quello il momento tanto at-

La vita nei modi di dire

TEMI D’OGGI

Con il lupo a caccia di emozioni

teso che finalmente è arrivato. Con lo zoom riesce a riprendere sia cuccioli che mamma in una rara successione di imperdibili immagini. Il lupo, antenato del cane domestico, sensibile ed intelligente che protegge la sua famiglia prendendosi cura dei suoi malati, ha bisogno di far parte di un branco dove vige una gerarchia ben organizzata con strategie di sopravvivenza per cui la struttura del gruppo vede in ordine decrescente coppie Alfa, Beta e Omega. Canide da sempre perseguitato poiché ritenuto cattivo, lo insegna persino la fiaba di Cappuccetto rosso come pure il modo di dire “In bocca al lupo” per augurare buona sorte, quando in realtà questo detto ha a che vedere con il modo in cui la mamma prende con cura i suoi cuccioli con la bocca e quindi sa-

di Enea Trinca

Questi sono i principii in cui credo, se non li condividi... ne ho molti altri. Se lasciate entrare un cane coperto di fango, si può lavare sia il cane che il fango. Quelli che non lo lasciano entrare, quelli no, non si possono lavare.

Ricordati che un politico sarà sempre al tuo fianco... quando avrà bisogno di te.

Quando l’acqua ci arriva alla gola, perché chiedersi se è potabile?

Era talmente stupido che la notte delle stelle cadenti metteva la macchina in garage.

Un mio amico mi ha chiamato per aiutarlo nel suo dolore, ho messo in tasca il mio e sono andato.

Una volta chiesi a un politico: ma lei è corrotto? Lui: mille euro e glielo dico!

il T o c c o

di Ermanno Gatta

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L’angolo della psicologia

Risponde la Dott.ssa Bruna Benelli

rebbe più rispettoso rispondere con un “Grazie” anziché con “Crepi il lupo”. Attualmente presente in Alaska, Canada, Groenlandia, Russia, Siberia mentre in Europa è considerato a rischio estinzione, in Asia e Africa è ad alto rischio estinzione ed in alcune isole giapponesi si è già estinto. Seppure in Italia il lupo sia una specie protetta ed il suo numero abbia subito un notevole incremento negli ultimi 40 anni, da quando una legge ne ha tutelata la specie, ne viene ucciso oltre un 20% ogni anno. Il bracconaggio ne è la prima causa dove i lupi non sono più al sicuro neppure nei Parchi Nazionali. Un’altra minaccia recente è quella della perdita di identità genetica causata dall’ibridazione dei lupi con i cani randagi. Viene inoltre data sempre la colpa al lupo quando del bestiame viene attaccato ma tante volte si tratta di cani vaganti affamati. Il WWF si batte con ogni mezzo per fermare la crudele pratica del bracconaggio sorvegliando i luoghi dove vi è la presenza del lupo e curando quelli feriti. Speriamo che la caccia fotografica, l’unica caccia inerme, possa ancora a lungo catturare immagini di tutti quegli esemplari che come il lupo e le tante altre specie, sono continuamente minacciate.

Quando c’è la salute c’è tutto

Questo detto che sembra banale e scontato, purtroppo è portatore di una grande verità e diventa ancora più evidente quando si iniziano ad avere problemi di natura fisica o psicologica. Una questione molto dibattuta in questi tempi è la legalizzazione della cannabis a fini terapeutici. Il timore di tanti è che la legalizzazione porti ad un uso più “disinvolto” della droga da parte dei giovani. Vari studi dimostrano che a lungo andare, il consumo di droga, anche leggera, interferisca con l’attività neuronale e che si registri un abbassamento del quoziente cognitivo in chi ne fa regolarmente uso. Secondo il Ministro della salute, Lorenzin, “la cannabis è utilizzabile, al pari degli oppiacei, per motivi farmacologici e terapeutici in Italia. Questa viene utilizzata come una notizia da chi vuole la depenalizzazione dell’uso di queste sostanze, a cui io sono assolutamente contraria”. D’altra parte, il senatore Pd, Manconi, ricorda che in Italia, il ricorso a farmaci cannabinoidi, è legittimo ormai da 14 mesi, già sette regioni hanno approvato proprie leggi in materia ma nessuna azienda farmaceutica italiana ha chiesto la licenza per produrre quei farmaci e, di conseguenza, nel nostro paese sono disponibili due soli preparati destinati a un utilizzo estremamente ristretto; ma la procedura per ottenerli è lenta, i tempi di attesa superano i tre mesi e il prezzo del prodotto subisce così un incremento pari a dieci volte quello della sostanza originaria. È parere del senatore (e anche mio) che ciò sia gravissimo, dal momento che, ormai da decenni, la letteratura scientifica internazionale abbia decretato che questi farmaci siano efficaci ed essenziali per alleviare dolori intollerabili, intervenire sui sintomi di alcune patologie invalidanti e sugli effetti collaterali di terapie invasive, in poche parole, sono essenziali per migliorare la qualità di vita dei pazienti, che ritengo debba avere la precedenza su pareri, opinioni e considerazioni a lungo termine. Per scrivere alla dott.ssa Benelli: dottoressabenellibruna@virgilio.it


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il Segno 16/30 aprile 2014

senza età Foto di Paola Rufini

‘u Rottò Testo di Alessia Tino

Di vicoletti “degni pe davero de esse pitturati”, ce ne è uno in particolare che ti risucchia con la sua incantevole magia e piacevolmente ti stordice. Al Rottò si accede dalla via che ogni venerdì ospita il mercato, il suo essere un pò appartato lo macchia di ancor più bellezza. Lì il tempo s’è fermato, le due grotte conservano inalterati i ricordi profondi della guerra, quando divenivano riparo sicuro dai bombardamenti; i profumi dei fiori primaverili e i colori estivi rimangono incastrati tra le rocce anche quando la natura muore durante l’inverno. “La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sè” (O. Wilde). Ringrazio di cuore Anna Giovanetti per aver aperto per me il diario dei suoi ricordi in quel pomeriggio primaverile vestito di grigio che di primavera non aveva che la data sul calendario. Scavando nella dolcezza della memoria visiva e sentimentale di Anna, la vera erede di questo angolo di mondo, all’improvviso ‘u Rottò si è illuminato di sole e cielo terso. Ho visto Anna, in un viaggio di emozioni negli occhi e nel cuore, giocare bambina con i suoi fratelli durante le giornate più spensierate, le più belle in assoluto, quando i giochi si inventavano con pochissimo materiale e tanta fantasia, quando la povertà delle tasche era cosa irrilevante rispetto alla ricchezza dell’anima che questo posto le donava.

‘u Rottò diveniva castello, Cortina nei mesi invernali e un’isola accecante di luce in quelli estivi, durante i quali si affittava mezza casa, “che contentezza quando veneanu ‘li mesi i spettammo co l’ansia pe tuttu l’annu, passammo solu da ‘na cammora a ‘n’ara eppure parea accirca a che paese iammo”. Un punto più luminoso ha catturato la mia attenzione, quello vicino la fontanella; sono sicura che è lì che siede la mamma di Anna, da tutti conosciuta come nonna Lisa, “l’anima de ‘u rio’, ‘u puntu de riferimentu, ‘na vera e propria guida!”, una signora buona e gentile che aveva sempre un fiore da innaffiare, un caffè da offrire, un bottone di qualcuno da attaccare, un ricordo del passato da raccontare, un sorriso su un volto arrabbiato da far tornare. Ora di sicuro parecchie cose sono cambiate “ma u Rottò è remastu sempre ‘u stessu,

pienu de fiori”, colorato di sensazoni, colmo di ricordi; affascina oggi come ieri e disegna quadri immaginari di una serenità splendente. Citazioni tratte da “I ricordi de u Rottò” di Anna Giovanetti

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Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

A PROPOSITO DELLA PRO.CI.CO. In merito alla notizia apparsa sul numero scorso circa la Protezione Civile Comunale, si precisa che la Pro.Ci.Co. è stata costituita dal comune di Rocca di Papa dal settore “Risorse umane, igiene urbana e protezione civile” ed è coordinata dal responsabile Giovanni Gatta e dal geometra Guglielmo Gambacorta che ne hanno predisposto il regolamento e il piano d’emergenza del territorio. Infine, si precisa che all’interno della Pro.Ci.Co. è attivo il gruppo di volontari coordinati dal responsabile comunale. Fabrizio D’Ortenzi

ASSURDA LA STORIA DEI GATTI SCOMPARSI Ho letto l’articolo sui gatti scomparsi di via Spaventa a Rocca di Papa e mi domando come è possibile che nessuno sappia dire dove siano finiti, tanto più essendo coinvolte nella vicenda diverse autorità che, proprio perché garanti delle leggi, dovrebbero garantire il rispetto delle norme, anche di quelle che riguardano la tutela degli animali. Spero che la verità venga alla luce e che chi ha sbagliato paghi. Ma soprattutto spero che i gatti stiano bene e non abbiano fatto una brutta fine. Loredana Desideri

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