Il Segno ottobre 2014

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“ il Segno PICCOLO

...quello che gli altri non scrivono...

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Intervista al comandante Atripaldi

Anno XIII, n. 15 - 1/31 ottobre 2014

A pagina 14

Un ettaro per l’orto botanico

A pagina 8

quindicinale indipendente

Prorogato il servizio autovelox

A pagina 12

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Antonio Gramsci

Lo scultore Jerace e l’abbandono del monumento ai caduti

A pagina 23

Il comune pronto a sanzionare gli abusivi con multe e acquisizioni ma l’amministrazione dà l’esempio: la “casetta dell’acqua” è abusiva

Comando Vigili Boccia Consulente. Intimo Ma de che? di sfratto!

di Andrea Sebastianelli Credo sia opportuno tornare su un tema da noi affrontato già sul numero di giugno 2013, quello relativo all’incarico assunto dall’attuale sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia, presso l’assessorato alle politiche sociali della Regione Lazio. Un incarico il cui contratto resta, dopo più di un anno, ancora misterioso visto che il primo cittadino non l’ha mai reso pubblico. “Il mio incarico nella segreteria regionale dell’assessore alle Politiche Sociali -spiegò a suo tempo Boccia-, si configura come un riconoscimento per il lavoro svolto e la mia esperienza nel settore”. Il punto sta proprio qui. Di quale esperienza parlava il sindaco?

Segue a pagina 10

A pagina 15

Città metropolitana

Boccia eletto

A pagina 10

Ringraziamo i nostri sostenitori e collaboratori: Mauro, Paola, Giulia, Toshi, Simone, Fiammetta&Giuseppe, Bruna, Silvia, Fabio, Anna, Roberto, Alessia, Cirillo, Willy, Roberto, Antonello, Ilaria, Renato, Jessica&Davide, Alessandro, Claudio, Alfredo, Enzo, Gabriele, Camilla, Omero Vincenzo, Massimo, Sandro, Stefano, Loredana, Anna, Angelo, Franco, Luigi, Fabio, Francesca, Valentina, Alfredo, Francesco, Desiree, Daniele, Matteo, Orofino, Emanuela, Annarita, Pierluigi, Letizia, Luigi, Rosa, Federico, Eugenio, Alessandro, Mario, Diego&Pino, Bruno, Alessandra, Mauro, Bruna, Enea, Bruno Ermanno, Paola&Alessia, Stefano, Renato, Omero, Italia, Luisa, Amedeo, Cristina, Federico, Nadia, Ida, Antonio, Rossana, Gianfranco e Simone.

Ripetitori radio-tv, lo scontro

Ecco il piano dell’amministrazione per acquisire al patrimonio comunale 349 pratiche di abusi edilizi. Il provvedimento interessa soprattutto due quartieri di Rocca di Papa, Campi d’Annibale e Vigne. Intanto il comune dà il cattivo esempio: la casetta dell’acqua non è in regola. Ora chi sanziona il comune? Alle pagine 16 e 17

Teatro civico

È tempo diripartire

Campi e Vivaro arrivailportaa porta Alle pagine 6 e 7

A pagina 13

A pagina 9

Orlando Brunetti

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ATTUALITÀ

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il Segno - ottobre 2014

Da un dibattito televisivo si percepisce che il nostro Paese non cambia

Monopolio dell’informazione? Ma questa è l’Italia, bellezza! organo quindicinale dell’associazione culturale “Editoriale il Segno” C.F. 92028150586 P.IVA 12706861007 Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

ilpiccolosegno@libero.it

REDAZIONE Mauro Artibani, Bruna Benelli, Federico De Angelis, Giulia De Giorgi, Daniela Di Rosa, Laura Fico, Paola Gatta, Mauro Giovanelli, Anna Giovanetti, Toshi Kameda, Marcello Loisi, Camilla Lombardozzi, Loredana Massaro, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Paola Rufini, Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, Sandro Tabellione, Alessia Tino ILLUSTRAZIONI Franco Carfagna, Ermanno Gatta

Stampa: Arti Grafiche Ciampino Via Firenze, 21 Ciampino (Rm) Tel. 06-7960205

Manoscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono. Il contenuto degli articoli, dei servizi, le foto ed i loghi, rispecchia esclusivamente il pensiero degli artefici e non vincola mai in nessun modo il Segno, la direzione e la proprietà.

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funzionali di ritorno, a questo punto ne abbiamo quasi il 60%. Quanto maggiore è la capacità di raccogliere fiducia… Ero molto interessato a seguire tale riflessione, purtroppo la professoressa viene bloccata dal disidratato Antonio Polito che irrompe con un concetto inedito: - Allora non facciamoli votare, così risolviamo il problema! Evitiamo che votino! E si guarda intorno con aria furba per godere gli applausi del pubblico accompagnati dai complici singhiozzi ridens della Picierno. Intanto la signora riprende pacatamente la sua analisi: - …quanto più alta è la capacità di creare consenso, non dico di manipolarlo, sottolineo crearlo, e quanto più basso è il corredo di strumenti critici da parte di coloro che dovrebbero darlo o negarlo, sempre al consenso mi riferisco, tanto più la “situazione” viaggia in una “certa” direzione... Questa volta interviene la Pina che non vedeva l’ora di esternare la sua qualità migliore, ovvero insofferenza totale a qualsiasi tipo di riflessione. Ecco la “dotta” replica: - Sono sbalordita, la professoressa ci sta spiegando che gli italiani non sono in grado di eleggere i propri rappresentanti in quanto tragicomici (?), dico che questa si chiama democrazia che, per fortuna, non può sceglierlo lei chi deve andare al governo. Ascoltare una volta tanto l’opinione di chi ha insegnato antropologia culturale negli Atenei di

Urbino, Napoli e Roma, più in alcune Università straniere, parrebbe non interessare i nostri governanti e giornalisti ex parlamentari. Da questo breve scorcio di trasmissione ho inoltre dedotto che alla Picierno e Polito non importa proprio prendere in considerazione l’evenienza che nel nostro Paese ci possano essere problemi di monopolio dell’informazione, che significherebbe facilità di andare al potere solo per chi possiede “mezzi adeguati”, insomma denaro da investire in “marketing” di immagine. Neppure sembrerebbe sfiorarli il dubbio che una concentrazione di strumenti di condizionamento del comune pensare potrebbe non identificarsi con la “democrazia”. È Infine disarmante la loro totale indifferenza al fatto che un calo del livello generale della cultura si possa configurare in una subliminale deprivazione della possibilità di “scegliere”. Eh, già! Meglio che il popolo non rifletta su certi meccanismi elettorali, eviti di decifrare i messaggi ogni santo giorno propinatici dalla televisione, non mediti eccessivamente sulla caduta della qualità dell’insegnamento nelle nostre sedi scolastiche, fattori questi che potrebbero aver portato al governo i grandi leader di questo ventennio e relativi codazzi presenti nel salotto di Floris. Speriamo che l’autunno passi presto. Intanto al caro e paziente lettore giunto fin qui devo dire che... no! Non è la grande bellezza. Questa è l’Italia, bellezza!

olo Fara c c i on P l e

I

PICCOLO

il Segno

di Mauro Giovanelli Forse colpa dell’autunno iniziato da due giorni, ma qualche sera fa indifferenza e sgomento mi avevano inchiodato davanti alla tv deciso a gustarmi un film distensivo al termine del quale, mal me ne incolse, passai a La7. Chi ti vedo a “DiMartedì”, il nuovo talk show di Giovanni Floris? La Pina Picierno nel momento in cui, con estensione di labbra fino alle orecchie, decanta le specificità del Pd per le quali, sulla base dei sondaggi evidenziati poco prima da Nando Pagnoncelli, lo vedrebbero premiato dai cittadini. Stavo per spostarmi su qualche altra visione meno scostante quando il conduttore dà la parola all’antropologa Amalia Signorelli , che esordisce con una freddura: - Il fatto che la maggioranza degli italiani si scelga dei governanti tragicamente sbagliati non è una cosa nuova... Le risate in platea coprono la voce della docente, che si interrompe qualche istante per riprendere con garbo il filo del discorso: - ...però non voglio esimermi con una battuta, desidero fare una valutazione molto seria e cioè la tecnica per mietere consenso è una disciplina largamente approfondita e quando un uomo politico può contare su uno staff che sa convogliarlo, è già a cavallo come si suol dire. Inoltre c’è da considerare una cosa, cioè che “grazie” alla televisione e allo sfascio della scuola, gran parte degli italiani sono ormai analfabeti

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ATTUALITÀ

il Segno - ottobre 2014

La legge punisce il parlamento premia

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Condannati in via definitiva ma col vitalizio

di Roberto Sinibaldi È il trionfo del politico delinquente. Più anni passa in Parlamento e più a lungo beneficia dell’immunità. Più resiste alla legge, al tempo, alle pressioni per mollare la poltrona e maggiore sarà il suo vitalizio. Gli onorevoli condannati con sentenza definitiva che percepiscono il vitalizio dallo Stato, ossia da tutti noi, che dopo essere stati derubati, li paghiamo anche, è lungo e sorprendente. I giornali di tanto in tanto ci ricordano qualche nome, il Parlamento negli ultimi tempi sembrava aver preso in considerazione l’ipotesi di abolire i vitalizi almeno per i casi più gravi, invece il dibattito si è arenato. Nonostante le pressioni dell’opinione pubblica e anche del presidente del senato Pietro Grasso, seconda carico dello Stato, tutto è stato deviato su un binario morto e parole come rinnovamento o rottamazione per questo argomento non valgono. Sono in gioco i soldi che prendono ex deputati e senatori, non si scherza. Quasi tutti dicono che si tratta di pochi spiccioli, poi vai a vedere le tabelline e si scopre che sono mediamente cifre intorno ai 4.000, 5.000 e

anche 6.000 euro netti mensili. Forse per loro sono pochi, saranno abituati a ben altri standard; ma per la maggior parte dei cittadini ci sarebbe di che vivere a livelli sconosciuti. L’Europa ci ha detto che il 50% di tutta la corruzione continentale appartiene all’Italia, chissà, qualcuno lo avrà considerato un primato da difendere e così non ci sono ipotesi di modifiche sostanziali, solo le chiacchiere a vuoto dell’attuale premier, il più gattopardesco di tutti. Qualche altro si è spinto anche più in là, recriminando l’intangibilità di diritti acquisiti. Ma se i diritti maturati con il lavoro sono acquisiti, perché lo sono solo per manager dalle liquidazioni milionarie e per i parlamentari dai vitalizi d’oro e non per chi, tanto per fare un esempio, fa il minatore in Sardegna a 1.300 euro al mese? Per quelli che estraggono il carbone o lavorano in fonderia il lavoro non sembra proprio un diritto acquisito. Se il dottor Sottile, al secolo Giuliano Amato, ex tutto e storico braccio destro di Craxi, poté rispondere alla giornalista Lilli Gruber sulla sua pensione di 31.000 euro al mese (al mese!) senza arrossire, forse un significato ci sarà. È interessante riportare un brano

POLITICO

Gianstefano Frigerio Claudio Martelli

Gianpaolo Pillitteri

Gianni De Michelis

Paolo Cirino Pomicino Enzo Carra

Renato Altissimo

Francesco De Lorenzo

Arnaldo Forlani

Marcello Dell’Utri Cesare Previti

Vito Bonsignore

Alfredo Biondi

Aldo Brancher

Giulio Camber

CONDANNA

3 anni e 9 mesi per corruzione e concussione Condanna per maxitangente Enomont Condanna per ricettazione 1 anno e 6 mesi per corruzione autostr. Veneto 1 anno e 8 mesi per finanziamento illecito 1 anno e 4 mesi per false dichiarazioni ai PM 8 mesi per la maxitangente Enimont 5 anni per finanziamento illecito e danno immagine 2 anni e 4 mesi per finanziamento illecito 7 anni per concorso est. in associazione mafiosa Condanna per corruzione in atti giudiziari 2 anni per tentata corruzione Patteggiamento di 2 mesi per evasione fiscale Condanna per ricettazione e appropriazione indebita 8 mesi per millantato credito fallimento banca

di quella puntata della trasmissione televisiva “8 e mezzo”, del novembre 2011. Gruber: “È disposto a ridursi la pensione d’oro?”. Amato. “Scusi, non ho capito la domanda”. La domanda era semplice, la risposta poco originale, per un presidente della Treccani in odor di intellettualismo.

VITALIZIO netto

€ 2.142 € 4.992 € 3.016 € 5.517 € 5.573 € 3.979 € 5.175 € 4.013 € 6.062 € 4.985 € 4.235 € 3.162 € 6.939 € 3.444 € 6.409

Fonte: Il Fatto Quotidiano.it

Ecco, “non ho capito” sembra la risposta dei politici alla richiesta di vederci chiaro sui vitalizi. Condannati dalla legge, ma non dalla politica; disprezzati dai cittadini, ma non dai loro amici di partito; paghiamo profumatamente delinquenti che hanno saccheggiato lo Stato.

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AMBIENTE

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tempi moderni

di Roberto Sinibaldi

Non è passato molto tempo da quando, qualche anno fa, l’Enel promosse una campagna per incentivare i consumatori a passare da 3 a 6 chilowatt (di potenza utilizzabile). Una pubblicità che ebbe vita breve, per l’evidente contraddittorietà rispetto alla necessità di ridurre i consumi di energia. È il mantra del “grande è meglio”, della crescita infinita. Frenesia dalla quale molti politici e amministratori delegati non riescono proprio a liberarsi. Avremmo invece bisogno – specialmente in Italia – di una colossale operazione di manutenzione energetica del patrimonio edilizio esistente, finalizzata al taglio degli sprechi, delle inefficienze e dei consumi. Quanti posti di lavoro (e molto meno costosi di quelli dell’inquinante industria pesante) ci sarebbero se esistesse un vero piano di riconversione? E quanti inquinanti eviteremmo di immettere in atmosfera? E infine, quanti miliardi di euro di energia risparmieremmo? Ecco pronta una “grande opera” fatta di tante azioni diffuse, che dovrebbe essere realizzata in maniera generalizzata in tutto il Paese, con l’aiuto di uno Stato che non burocratizza le procedure, ma unicamente le regola, con prescrizioni semplici, controlli efficienti e incentivi rapidi. Al contrario nel primo decennio del Duemila l’edilizia italiana è stata favorita da una bolla Aurea Cash è certificata e autorizzata dalla Banca d’Italia - Iscriz. n. VIF 500369

il Segno - ottobre 2014

L’Università RomaTre con il suo progetto ha vinto il primo premio del Solar Decathlon

immobiliare e da altre condizioni di vantaggio. Il risultato sono case nuove in eccesso rispetto alla domanda (e investimenti tolti a settori più produttivi), costruite quasi tutte con poche, o senza, attenzioni dal punto di vista energetico. Un patrimonio immobiliare che in Europa consuma la metà dell’energia prodotta globalmente, che tra l’altro ha origine in grandissima parte da fonti fossili, ossia non rinnovabili. Quest’anno l’Italia ha vinto il primo premio del Solar Decathlon, a Versailles, in Francia. Una competizione internazionale tra università di tutto il mondo, che progettano, costruiscono e infine abitano, una casa autosufficiente a li-

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La casa italiana costruita nei giardini di Versailles (Francia) che ha vinto il Solar Decathlon 2014

vello energetico, grazie al sole e a tutte le più innovative tecnologie utilizzabili. Una delle cose più interessanti e tangibili di questa ricerca è che le case vengono costruite effettivamente, proprio dai loro progettisti e in particolare vengono provate e sottoposte a una serie di esami, durante il loro normale uso quotidiano. I progetti del Solar Decathlon offrono numerosi spunti interessanti, con soluzioni molto avanzate, con applicazioni a volte geniali e innovative. Si tratta di un nuovo modo di considerare la casa, che rivoluziona l’idea dell’abitare e soprattutto lo stile di vita connesso a questa importante “attività”. Anche la più moderna o futuribile delle tecniche uti-

lizzate per fare case non energivore, infatti, avrà ben scarso significato se queste tecniche non trovano un giusto utilizzo, basato sulla conoscenza, consapevolezza, sobrietà delle scelte individuali come utenticonsumatori, che possono essere fatte da chi queste case le abita. Insomma, alle soglie dei sette miliardi di individui che popolano il nostro pianeta, l’impatto della ha vintospecie umana sui sistemi naturali può essere mitigato soprattutto attraverso un sapere ambientale diffuso: perché – nella sostanza – prima e oltre la tecnica, è la cultura che principalmente migliora la qualità di produzione e di utilizzo di beni e servizi.

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il Segno - ottobre 2014

INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 31 agosto 2014 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.762 (maschi 8.256; femmine 8.506). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.340.*

notizie, informazione, attualità

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NUMERI UTILI

Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 346-3684911 06-9499151 (casa)

Sono quasi 16 milioni di € i debiti accertati dall’amministrazione *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

Tra mutui, anticipazioni di cassa, prestiti e obbligazioni il comune è in rosso

di Luigi Serafini Tanto indebitamento e scarse prospettive per il futuro. Questa potrebbe essere la sintesi della situazione economico-finanziaria del comune di Rocca di Papa, le cui casse languono e, man mano che passano gli anni, la situazione appare sempre più critica. Se assommiamo debiti residui (cioè quelli che arrivano da precedenti bilanci), mutui ancora in corso, anticipazioni di liquidità (per esempio gli oltre 6milioni di euro ottenuti da Cassa Depositi e Prestiti per pagare i debiti contratti dalla pubblica amministrazione con ditte e società appaltatrici) e i prestiti obbligazionari (una forma di finanziamento a medio-lungo termine), si arriva a un totale impressionante: 15.032.015,03 di euro. Ma non è finita, perché se a questa cifra aggiungiamo anche i soldi che l’amministrazione guidata da Boccia sta utilizzando come “anticipo di tesoreria” (circa 866mila euro al 30 settembre scorso) si arriva a un totale di poco sotto i 16milioni di euro. Un indebitamento generale che fa di Rocca di Papa tra le cittadine più disastrate dei Ca-

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stelli Romani. Questo vuole anche dire che ogni roccheggiano ha sul groppone un discreto debituccio: 948,50 euro, neonati compresi. Da anni la giunta targata Pd sta faticando a restare a galla, barcamenandosi tra buchi di bilancio, fatture da pagare e liquidità da disporre per pagare gli stipendi dei dipendenti comunali. Senza tener conto dell’evasione che, nel nostro paese, arriva a percentuali piuttosto alte. A risollevare le sorti delle casse vuote potrebbe essere la TASI (tariffa sui servizi indivisibili), la nuova tassa che a Rocca di Papa ha un’aliquota al massimo: 2,5 per mille e che farà entrare 1,4 milioni di euro. Un po’ di ossigeno necessario per pagare l’illuminazione pubblica (413mila euro annui), le spese per la derattizzazione e la prevenzione del randagismo (57mila euro) e una parte dei costi per la pubblica sicurezza (309mila euro), il cimitero di via San Sebastiano (100mila euro) e i servizi sociali (oltre mezzo milione di euro). Ora siamo in attesa del bilancio di previsione, l’unico strumento che può indicare la strada che stiamo percorrendo.

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ROCCA DI PAPA La polizia locale ha posto i sigilli a sei emittenti in località Madonna del Tufo

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il Segno - ottobre 2014

Dubbi sul traliccio sequestrato: spento o soltanto delocalizzato?

di Daniela Di Rosa Il 23 settembre la polizia locale guidata dal comandante Sergio Ierace ha posto sotto sequestro un traliccio con otto apparati di trasmissione radiofonica (di cui sei attivi, cioè che potevano trasmettere) presso l’area della Madonna del Tufo. Tale traliccio è infatti risultato essere completamente abusivo, mancando tutte le autorizzazioni del caso tra cui la concessione edilizia. A far scattare le operazioni di controllo e il relativo sequestro sarebbero stati alcuni esposti presentati per interferenza da altre emittenti radiofoniche il cui segnale, evidentemente, risultava non pulito a causa di una sovrapposizione di frequenze. Il sindaco di Rocca di Papa, Boccia, si è detto ovviamente molto soddisfatto del sequestro e ha ringraziato il comandante Ierace “per aver ben interpretato l’incarico e le priorità impartite dall’amministrazione comunale circa l’attenzione costante al problema dell’elettromagnetismo”. Nessuno, intanto, ci ha detto quali sono le emittenti soggette al sequestro, onde verificare se tali frequenze continuano a trasmettere magari da altre zone di Rocca di Papa, per esempio monte Cavo vetta. Perché sarebbe davvero una beffa sco-

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Il condominio Monte Cavo ha pagato oppure no?

prire che l’intervento, alla fine, avrebbe risolto poco o niente. Allo stesso modo il sindaco di Rocca di Papa non ci ha detto di chi era la proprietà dell’area in cui il traliccio è stato sequestrato. Dei Padri Trinitari del santuario della Madonna del Tufo? Di semplici cittadini? Di chi? Anche su questo il riserbo mantenuto dalla polizia locale e dall’amministrazione non ci piace perché quando sul nostro territorio devastato dalle antenne e caratterizzato da centinaia di morti sospette, qualcuno installa un traliccio abusivo vorremmo sapere tutto, ma proprio tutto, ogni dettaglio, non solo gli aspetti generali e di contorno. Chi ha innalzato il traliccio? Quando? A nome di chi era intestata la

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bolletta dell’Enel? Il traliccio pagava un affitto? E a chi? Ora speriamo che la commissione speciale sulle antenne, presieduta dal consigliere di minoranza Enrico Fondi, faccia piena luce anche su questi aspetti. Tornando alla cronaca del sequestro, il comandante Ierace ha fatto sapere che “la notizia del reato è stata inoltrata alla Procura della Repubblica con la richiesta della convalida del sequestro e la conseguente rimozione delle antenne”. Rimozione o spostamento? Il dubbio resta in piedi perché non vorremmo che la tanto annunciata delocalizzazione promessa dal sindaco Boccia non sia altro che questo: delocalizzare i ripetitori dalla Madonna del Tufo a Monte Cavo.

Il 4 maggio 2010 la sezione distaccata di Frascati del Tribunale di Velletri, aveva “condannato l’Associazione Condominio Monte Cavo a corrispondere al Comune di Rocca di Papa la somma di € 10.000, oltre accessori di legge, a titolo di spese legali”. L’Associazione, che raduna diverse emittente radiotelevisive che irradiano dalla vetta del monte, a quanto pare non avrebbe mai versato quanto sancito dal tribunale e, per chi non lo sapesse, a sottoscrivere una convenzione con loro fu Carlo Ponzo in qualità di sindaco di Rocca di Papa, quello stesso Ponzo che, pochi anni dopo, sollecitato a riscuotere gli affitti per i tralicci, lanciava lo slogan: “Con gli antennari non sitratta!”. Intanto, però, fateci sapere se quei 10mila euro sono finalmente stati versati nelle casse comunali oppure, almeno, diteci che fine abbia fatto la vicenda legale. (G.D.G.)

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il Segno - ottobre 2014

ROCCA DI PAPA

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Alcentrodelloscontroilconvegno suidannicausatidall’elettrosmog Lettere di fuoco tra il comune di Rocca di Papa e l’Università La Sapienza

di Andrea Sebastianelli La questione dei ripetitori radio-televisivi di Rocca di Papa e Monte Cavo non finirà mai di stupirci, tanto più se a essere messa in discussione è la tutela della salute pubblica. Tutto comincia con il convegno tenutosi presso l’Università di Roma “La Sapienza” il 2 maggio del 2013, in cui vengono presentati i risultati di una campagna di studio e monitoraggio sugli effetti che le onde elettromagnetiche hanno sulle cellule viventi. Le conclusioni, sintetizzate dall’intervento del prof. Fiorenzo Marinelli, dell’Istituto di genetica molecolare dell’Università di Bologna, non lasciano dubbi: “Le cellule, sottoposte allo stesso campo che irradia le persone, si ammalano; è indispensabile che le istituzioni sanitarie e politiche attivino un sistema di protezione della popolazione di Rocca di Papa”. Parole forti basate non su congetture ma su esperimenti scientifici che avrebbero dovuto far convergere comune, cittadini e scienziati a combattere la stessa battaglia. E invece così non è stato perché dopo quel convegno, ampiamente ripreso dal nostro giornale in vari e approfonditi articoli, il settore affari istituzionali del comune, guidato dall’avvocato Anna Maria Fondi, scrive al dirigente del settore “campi elettromagnetici” dell’ARPA (l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) e a “un inesistente Centro di ricerca per le scienze applicate all’ambiente dell’Università La Sapienza”, nonché allo stesso prof. Marinelli. In questa lettera, datata 19 novembre 2013, l’avvocato comunale si risente perché “a tutt’oggi al comune non è stato trasmesso ancora nulla di ufficiale malgrado i risultati siano stati utilizzati in convegni e pubblicati su Internet”. Non solo, l’avvocato Fondi, dopo aver ironizzato sul fatto

Il prof. Fiorenzo Marinelli

che il “prof. Marinelli è ormai conosciutissimo a Rocca di Papa, basta digitare su motore di ricerca qualsiasi: Fiorenzo Marinelli Rocca di Papa”, arriva addirittura a rilevare “una vistosa incongruenza sulle rilevazioni svolte ufficialmente presso le scuole comunali da ARPA Lazio [...] e quelle che ha pubblicato il prof. Marinelli ed utilizzato il CIRPS nel convegno del 2 maggio 2013”. Un’accusa di una gravità assoluta rivolta a uno scienziato. Infatti, la risposta del prof. Massimo Sperini del CIRPS (si tratta del Centro interuniversitario di ricerca per lo sviluppo che l’avvocato Fondi ha confuso con un altro, inventato di sana pianta) non si fa attendere e il tono è perentorio dopo aver ribadito che la lettera della Fondi è per lui “irricevibile per le infondate inesattezze e, soprattutto, per il tono”. Sperini è molto irritato anche per il fatto che “quando la questione può sol-

levare un interesse pubblico rilevante, i responsabili politici si riferiscono direttamente a noi, come ad esempio è accaduto col sindaco di Bolo-

sindaco su un territorio sensibile”)”, convegno a cui Boccia “ha ritenuto di non partecipare”. Poi il prof. Sperini chiarisce alcuni aspetti della ricerca, rilevando le numerose inesattezze contenute nella lettera del comune di Rocca di Papa e, soprattutto, respingendo l’accusa di aver presentato risultati diversi da altri fantomatici e inesistenti studi. Quanto accaduto la dice lunga su come gli uffici del nostro comune hanno seguito e seguono la vicenda dei ripetitori radio-tv, cioè facendo tante chiacchiere, redigendo qualche verbale, e nulla di più soprattutto quando il tema tocca la salute pubblica. Il rammarico è che invece di marciare insieme agli scienziati, al prof.

L’ex convento di Monte Cavo circondato da tralicci e parabole

gna, e non delegano il rapporto a funzionari amministrativi” come invece ha preferito fare il sindaco Boccia, chiamato in causa anche per il convegno del 2 maggio. Sperini spiega che “i risultati della campagna sono stati presentati ufficialmente in un convegno pubblico” dove “il dottor Pasquale Boccia, sindaco di Rocca di Papa era stato invitato come relatore (con l’intervento: “L’esperienza di un

Marinelli, al prof. Sperini e al collega Scalia (coordinatore dello studio), ai ricercatori Lonigro e Di Genova, la nostra amministrazione ha preferito entrare con questi in aperto conflitto. In un’altra città l’avvocato Fondi l’avrebbero già spostata ad altra mansione, rispetto al problema elettrosmog, ma noi siamo a Rocca di Papa, la terra delle antenne dove tutto è possibile.


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il Segno - ottobre 2014

Il comune concede un ettaro per l’orto botanico comunale

Il progetto, della durata di 5 anni (!), sarà curato dall’associazione L’Alveare

di Giulia De Giorgi Finalmente l’amministrazione comunale di Rocca di Papa ha imboccato la strada giusta. Lo scorso 16 settembre la giunta ha infatti approvato una delibera con la quale concede in comodato un terreno di proprietà comunale all’associazione “L’alveare - amici del castagno” per la realizzazione di un giardino botanico comunale. L’area prescelta è adiacente via dei Laghi, di fronte alla località Guardianone, a pochi passi dalla sorgente di Fontan Tempesta e a ridosso della strada basolata di epoca romana chiamata Via Sacra. Insomma, pare proprio il luogo ideale per realizzarvi un orto botanico pubblico, la stessa area che solo alcuni mesi fa veniva indicata come luogo in cui costruire un impianto a biomasse per la produzione di energia. La proposta di progetto presentata dall’as-

sociazione presieduta da Claudio Botti ha dunque ricevuto il consenso dell’amministrazione e ora si dovrà procedere con la parte operativa. C’è da dire che, a leggere la bozza di convenzione approvata dalla giunta, qualche dubbio sorge sul tempo della concessione, appena cinque anni, senza rinnovo automatico. Infatti “al termine del comodato, l’area dovrà essere restituita dall’associazione al comune, restando all’Ente proprietario tutte le migliorie apportate”. Se pensate che per far crescere una pianta di anni ce ne vogliono almeno venti, ecco che i cinque anni appaiono davvero ridicoli, soprattutto se pensiamo al parco pubblico dei Campi d’Annibale (la pompa) dato in concessione a dei privati fino al 2032! Il progetto dell’Alveare è rivolto principalmente alle scuole e infatti

Claudio Botti (al centro) e il dottor Grassi (a destra) dell’associazione L’Alveare

“l’obiettivo è quello di far comprendere ai ragazzi l’importanza dei boschi di Rocca di Papa, insegnando loro a distinguere gli alberi tipici della zona e coinvolgendoli in attività pratiche di rimboschimento”. Non solo, l’ultima fase del progetto consisterà in uscite sul campo

“durante le quali i ragazzi eseguiranno il censimento dei cosiddetti patriarchi ossia di quegli alberi radicati sul territorio comunale che per età, tipicità e dimensioni sono meritevoli di riconoscimento e tutela”, il tutto con il supporto del Parco dei Castelli.

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ROCCA DI PAPA Dal15 ottobrela raccolta differenziata domiciliare ancheai Campi e al Vivaro il Segno - ottobre 2014

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Viacassonettiecampanecolorate è la rivoluzione del porta a porta di Giulia De Giorgi Mercoledì 15 ottobre scatterà l’ora zero per i cittadini dei Campi d’Annibale e del Vivaro, la frazione di Rocca di Papa. Anche in questi due quartieri, infatti, partirà la raccolta differenziata con il sistema del “porta a porta”. I cassonetti verdi e le campane colorate, quindi, spariranno dalle strade e ciascuno riceverà in dotazione i secchietti colorati per raccogliere, differenziandoli all’origine, i rifiuti: carta, plastica, vetro e umido (cioè gli scarti domestici). Nei giorni scorsi (ma mentre andiamo in stampa le operazioni stanno proseguendo a ritmo elevato) gli incaricati della ditta appaltatrice del servizio di igiene ambientale, l’Aimeri Ambiente, stanno consegnando i diversi contenitori e i relativi sacchetti. Ogni utente riceverà una pattumiera sottolavello con sacchetti biodegradabili e compostabili per la raccolta degli scarti alimentari; tre secchietti colorati (marrone per i rifiuti organici - verde per vetro e lattine - grigio per i materiali non riciclabili come giocattoli, pannolini, piatti in ceramica, spazzolini da denti, ecc.). La plastica dovrà essere accumulata nei sacchi semitrasparenti gialli mentre la carta in quelli trasparenti incolori. Le utenze condominiali (da 4

Parco dei Castelli

Arriva la proroga per il commissario

Ultime ore per i cassonetti e le campane ai Campi d’Annibale

unità abitative in sù), invece dei secchietti riceveranno dei bidoni carrellati di capienza maggiore. Chi riceverà i secchietti e le buste? Ovviamente tutti i nuclei familiari residenti nei due quartieri purché già inseriti negli elenchi dei tributi comunali per i quali viene regolarmente pagata la tassa sull’immondizia. Sarà anche l’occasione per censire tutti coloro che, ricevendo gli opuscoli informativi e i secchietti colorati, dovranno firmare l’avvenuta presa in consegna, entrando così definitivamente negli elenchi ufficiali. Le istruzioni su come smaltire le decine di prodotti con cui quotidianamente abbiamo a

che fare, come differenziarli e come “gestirli”, sono contenute in un libretto distribuito a ogni unità abitativa. Un vero e proprio vademecum per rendere più facile la differenziazione dei rifiuti. Per coloro che hanno un giardino (ai Campi d’Annibale e al Vivaro sono molti) c’è anche la possibilità di aderire al progetto ComposTiamo, in questo caso riceveranno una compostiera e lì dovranno conferire gli scarti alimentari e i residui vegetali evitando così di conferirli agli operatori dell’Aimeri. Chi aderirà a questo progetto riceverà uno sconto sulla bolletta. Un’occasione quindi per risparmiare qualche decina di euro e crearsi del compost naturale.

Alla fine è arrivata l’ennesima proroga dei commissariamenti dei 13 parchi regionali. Il presidente dal Lazio Zingaretti ha infatti confermato i commissari in carica, compreso SanCaracci dro Caracci del Parco dei Castelli Romani. Si tratta, quindi, del quinto anno consecutivo di commissariamento, pratica avviata dall’allora governatrice Polverini. Tra gli altri, oltre a Caracci, sono stati confermati Mario Tozzi (Parco dell’Appia antica), Giuseppe Curatolo (Parco di Bracciano-Martignano), Marcello Vasselli (Lucretili), Giacomo Sandri (Vejo) e Maurizio Gubbiotti (Roma Natura). È stato invece sostituito il commissario del Parco dei Simbruini, Danilo Sordi, eletto alla Città metropolitana. Al suo posto Zingaretti ha scelto Enrico Panzini, già assessore alla X Comunità montana. Caracci, dunque, continuerà a presiedere l’ente di Villa Barattolo dopo la prima nomina arrivata il 2 agosto 2013. Per lui l’indennità lorda sarà di 2.280 euro mensili.

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Città metropolitana, per Boccia è arrivato il quarto incarico

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di Luigi Serafini Missione compiuta. Il sindaco di Rocca di Papa ottiene anche il quarto incarico. Boccia così andrà a far parte del consiglio della Città metropolitana, l’organismo che di fatto sostituisce la Provincia di Roma. Il neo consigliere, che ha ottenuto 2.965 voti ponderati, si è piazzato al decimo posto. Quindi, dopo il ruolo di sindaco, di presidente della comunità dei sindaci del Parco dei Castelli, di consulente presso la Regione Lazio, arriva anche la poltrona nel nuovo carrozzone tutto politico. Per Boccia è un risultato importante, arrivato dopo le scintille con il consigliere d’opposizione Emanuele Crestini che, prima del voto, aveva inviato una mail a tutti i consiglieri dei comuni della provincia di Roma, invitandoli a non votare per il primo cittadino di Rocca di Papa. Che influenza abbia avuto sul voto dei singoli consiglieri questa “sollecitazione” è impossibile saperlo. Secondo alcuni il risultato di Boccia è stato al di sotto delle aspettative, secondo altri ha avuto l’effetto di ricompattare le varie anime del Pd intorno alla figura di Boccia, facendo rientrare ogni rancore interno. Resta soltanto da capire quando avrà il tempo per dedicarsi un po’ a Rocca di Papa visti i numerosi incarichi. Tornando al voto svoltosi domenica 5 ottobre, che ha coinvolto 1.684 tra sindaci e consiglieri dei 121 Comuni della provincia romana, il nuovo consiglio vede 14 eletti tra le file del par-

Pasquale Boccia consulente. Ma de che? SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Pasquale Boccia

tito democratico (oltre a Boccia, ci sono Mirko Coratti, Svetlana Celli, Mauro Alessandri, Michela Califano, Marco Palumbo, Gianni Paris, Pierpaolo Pedetti, Orlando Corsetti, Danilo Sordi, Massimiliano Borelli, Dario Nanni -il comandante della polizia locale di Rocca di Papa, ora in aspettativa- Antonio Stampete, Federico Ascani e Antonio Stampete); 4 di forza italia (Andrea Volpi, Massimiliano Giordani, Ignazio Cozzoli, Carlo Eufemi.); 2 al nuovo centro destra (Marco Pomarici e Alessandro Priori); 2 ai cinquestelle (Enrico Stefano ed Emanuele Dessì); 1 a fratelli d’italia (Marco Silvestroni.); 1 a sinistra ecologia e libertà (Gemma Azuni). A presiedere l’assemblea sarà il sindaco di Roma, Ignazio Marino.

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Sicuramente il suo riferimento è al fatto che per molti anni ha operato, in qualità di cosa non lo sappiamo, presso la clinica Madonna del Tufo, poi diventata San Raffaele. Perché ho detto che il punto sta proprio qui? Semplicemente perché per ricoprire il ruolo di consulente in un settore bisogna dimostrare di avere competenze professionali proprio in quel settore. Ovvio no? E allora viene da domandarsi quali competenze scientifiche o sociologiche abbia il sindaco di Rocca di Papa per aver potuto firmare un contratto nientepopòdimeno che con l’assessorato alle politiche sociali della Regione. Le nostre, al momento, sono delle congetture, visto che quel contratto non lo abbiamo potuto leggere. Però sono congetture basate sulla logica. In ogni azienda gli incarichi esterni di consulenza devono, per legge, essere affidati a tecnici qualificati. Pensiamo che la stessa cosa dovrebbe avvenire all’interno della pubblica amministrazione. Per quale motivo, dunque, Boccia è stato assunto con un contratto a tempo pieno (tempo determinato) dalla Regione? Per fare che cosa? Come lui stesso dice: “per il lavoro svolto e la mia esperienza nel settore”. Ma a questo punto i dubbi aumentano perché Boccia, per sua stessa ammissione, non ha mai conseguito un diploma di laurea in scienze sociali. “Diversi anni fa -ha spiegato dopo un’interrogazione presentata dal consigliere comunale Emanuele Crestini sull’uso del termine di dottore da parte del primo cittadino- ho frequentato con profitto un corso di specializzazione in Servizio Sociale Sanitario presso un centro studi privato [...]” salvo poi scoprire che tale corso non era “legalmente riconosciuto”. Ma se tale corso non era riconosciuto dallo Stato Italiano come ha potuto ottenere dall’assessorato regionale un incarico di consulenza “per il lavoro svolto e la mia esperienza nel settore?”. E soprattutto: come ha potuto operare in tale delicato settore per tanti anni vista l’assenza di studi legalmente riconosciuti? Misteri che solo la lettura del contratto tra Regione e Boccia potrebbe sciogliere. Andrea Sebastianelli

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Della lista d’attesa, dopo sei mesi, nessuna notizia Mese della prevenzione

Abbonamenti a vita nel parcheggio interrato?

di Sergio Rasetti che preveda una giusta utilizzazione della Con il sistema di abbona- struttura pubblica che, come tale, non può mento mensile diurno, not- essere riservata a tempo indeterminato a turno o integrale il qualcuno soltanto perché è arrivato tra i parcheggio interrato di piazza primi a depositare una domanda per ocClaudio Villa, a ridosso della sede del cupare un prezioso posto auto al chiuso, Parco dei Castelli, è praticamente al com- al coperto e con un costo oltremodo vanpleto da aprile 2013. Così, quando nel taggioso (chi sosta nei parcheggi in sumarzo scorso ho fatto domanda per un ab- perficie a pagamento, per una sola ora al bonamento mensile diurno, mi è stato giorno spende ogni mese circa 20,80 spiegato che entravo in una lista in attesa euro). di future disponibilità. Dopo sei mesi non risultano attività svolte Alla richiesta di chiarimenti sul regola- in merito, come ci è stato riferito dal permento attuativo per l’assegnazione dei sonale addetto, e le nuove richieste di acposti ho scoperto che non esiste alcun regolamento, che i posti sono stati assegnati in base alle richieste pervenute all’inizio dell’appalto alla Società Elettronica Effemme Srl, che non sono previste limitazioni temporali del diritto al rinnovo mensile, che soltanto gli interessati possono decidere se e quando rinunciare all’abbonamento in corso. La “disattenzione” di Il parcheggio interrato di piazza Claudio Villa amministratori e uffici ha creato un’ulteriore “anomalia” nel cesso, di questo passo, sembrano paese già disastrato: “la casta degli auto- destinate a non essere mai accolte. mobilisti fortunati”. Riusciranno i nostri “dipendenti politici” Garage a 8,00 euro, orario 8:00/20:00; a fare finalmente la cosa giusta? Lo ve10,00 euro, orario 20:00/8:00; 18,00 euro, dremo nelle prossime settimane. Noi ci abbonamento mensile integrale. impegniamo a tenere informati i lettori Con un articolo pubblicato su questo gior- che farebbero bene, anche se la questione nale a marzo abbiamo sottoposto all’at- può non riguardarli direttamente, a solletenzione dei cittadini il problema. Invitato citare i loro “politici di riferimento” peril sindaco, l’assessore competente e il re- ché la smettano di occuparsi della cosa lativo funzionario comunale ad occuparsi comune con questa incredibile disattendella questione redigendo un regolamento zione.

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A ottobre screening mammografico gratuito per le donne

di Giulia De Giorgi L’Azienda sanitaria locale RM H, quella che interessa i comune dei Castelli Romani, ha lanciato anche quest’anno il suo programma di prevenzione per la diagnosi precoce dei tumori della mammella. Il tema della prevenzione è fondamentale per intervenire subito prima che la patologia possa degenerare. Il programma coinvolge anche Rocca di Papa, a cominciare dalla frazione del Vivaro dove, lo scorso 6 ottobre, l’unità mobile della Asl ha eseguito gli esami in piazza Capranica Prenestina. Ricordiamo che lo screening mammografico è rivolto a tutte le donne di età compresa tra 50 e 69 anni. Il prossimo appuntamento per l’unità mobile della Asl è fissato per venerdì 24 ottobre, dalle 8:30 alle 12:30 e dalle 14:00 alle17:00, presso l’area-parcheggio di piazza Claudio Villa, di fronte alla sede del Parco dei Castelli Romani. Le donne soggette al controllo preventivo, proprio in questi giorni stanno ricevendo una lettera con tutte le indicazioni atte a spiegare nei dettagli in che consiste quest’esame mammografico. L’altro aspetto da evidenziare è che la diagnosi precoce dei tumori della mammella è completamente gratuita e, soprattutto, non occorre l’impegnativa del medico curante. Al servizio di screening mammografico si aggiungono anche i controlli del colon retto che riguarda uomini e donne in età compresa tra 50 e 74 anni. “Riparte anche sul nostro territorio questo importante servizio che tutela la salute dei cittadini - ha detto il sindaco Pasquale Boccia -, diffondendo la cultura della prevenzione, obiettivo che deve essere prioritario per una sanità pubblica in piena riorganizzazione”.

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Il comune destina parte dei proventi delle multe

Intanto il servizio autovelox è stato prorogato di 7 mesi

di Camilla Lombardozzi Grazie ai proventi derivanti dalle multe emesse per violazione al codice della strada, il bilancio 2014 del comune di Rocca di Papa può tirare un sospiro di sollievo. Una recente delibera di giunta, infatti, ha proposto la destinazione di una parte di queste risorse (225mila euro su un totale di sanzioni pari ad euro 450mila). Tale somma extra-tributaria andrà così ascritta sotto la voce “Spese minazione pubblica e correnti del bilancio 2014”. i servizi di protezoine Andiamo ora a vedere nel dettaglio la de- civile ed emergenza stinazione di questi 225mila euro. Un neve. quarto della somma, 56.250 euro, sarà Come si può vedere impiegata per “interventi di sostituzione, sono molte le voci di ammodernamento, di potenziamento, che usufruiranno dei di messa a norma e di manutenzione della proventi delle multe. segnaletica delle strade di proprietà del- Effettivamente la carl’ente”; mentre poco più di 139mila euro tellonistica stradale a andranno “al potenziamento delle attività Rocca di Papa lascia di controllo e di accertamento delle vio- molto a desiderare, lazioni in materia basta farsi un di circolazione giro un po’ in stradale, anche attutti i quartieri traverso l’acquidel paese. Sesto di automezzi, gnali rovinati, mezzi e attrezzacoperti da erbe ture dei corpi e infestanti, aldei servizi di policuni arruginiti, zia provinciale e altri poco di polizia municichiari. Questo L’incrocio delle quattro strade a via dei Lagni pale”. fa capire come Infine 29 mila effettivamente non sia più rinviabile elettronico della velocità in modalità bidirezionale, del sevizio di gestione comeuro saranno deSergio Ierace un riordino generalizzato. stinati “ad altre fiAppare invece fuori luogo la somma pleta delle procedure amministrative nalità connesse al miglioramento della di quasi 10mila euro per la “Gestione e la sanzionatorie previste dal codice della sicurezza stradale, relative alla manuten- manutenzione degli impianti di illumina- strada, nonché il recupero crediti stragiuzione delle strade di proprietà dell’ente, zione pubblica stradale”. Ma l’illumina- diziale delle sanzioni non corrisposte dai all’installazione, all’ammodernamento, zione non dovrebbe già essere contenuta trasgressori nei termini di legge [...] è proal potenziamento, alla messa a norma e nella TASI, la nuova tassa sui servizi in- rogato sino alla data del 1° aprile 2015”. Una proroga di ben sette mesi mentre, nel alla manutenzione delle barriere e alla si- divisibili? stemazione del manto stradale delle me- E mentre la proposta della giunta guidata frattempo, dovrebbe essere predisposta la desime strade, [...] a interventi per la da Boccia adesso dovrà essere approvata nuova gara. Il neo comandante Sergio Iesicurezza stradale a tutela degli utenti de- dal consiglio comunale di Rocca di Papa, race ha giustificato tale decisione con il boli, quali bambini, anziani, disabili, pe- l’amministrazione roccheggiana, attra- fatto che, essendosi insediato il 1° luglio doni e ciclisti, allo svolgimento, da parte verso il settore di polizia locale, ha ap- scorso, non ha avuto il tempo materiale degli organi di polizia locale, nelle scuole provato una determinazione, datata 30 per organizzare il tutto ma chi l’ha precedi ogni ordine e grado, di corsi didattici settembre 2014, che va a prorogare il con- duto non avrebbe dovuto già predisporre finalizzati all’educazione stradale, a mi- tratto per la gestione del servizio autove- gli atti per il nuovo bando di gara? sure di assistenza e di previdenza per il lox alla società TM Service Srl, scaduto Sette mesi di proroga, per un servizio così personale [...], e a interventi a favore lo scorso 1° ottobre. In base a tale prov- delicato che procura centinaia di migliaia della mobilità ciclistica”. In queste voci vedimento “l’affidamento della fornitura a di euro al comune, secondo noi sono davricadono anche gli interventi per l’illu- noleggio di un dispositivo per il controllo vero troppi.

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È ora che il teatro riprenda ilsuo cammino Al teatro civico per parlare del futuro del teatro civico

di Daniela Di Rosa Parliamo di teatro, non del teatro come rappresentazione ma del teatro come edificio, perciò del nostro teatro civico, costruito con tutte le buone intenzioni, inaugurato con la speranza che diventasse un punto focale per la città, una cittadina in perenne crescita demografica e culturale. Gli stessi amministratori comunali quando cominciano a parlare del teatro, iniziano dicendo: “Il problema del teatro...”, già l’approccio la dice lunga visto che il teatro dovrebbe essere visto non come un problema ma come una risorsa. Purtroppo, anche per molti roccheggiani è diventato un corpo estraneo al paese, una specie di “peso morto”. Eppure, nonostante il luogo infelice, perché decentrato e privo di parcheggi (almeno fino a quando non aprirà il multipiano del Carpino), in una via angusta e poco

illuminata, a due passi dal cimitero (vita e morte così vicine e non solo in senso metaforico), per qualche anno ha funzionato! Poi che cosa è successo? Il teatro è in crisi un po’ ovunque e qui, probabilmente, non è riuscito a catturare l’interesse collettivo, compreso il mio, eppure l’offerta era varia, le compagnie anche, molte rappresentazioni per giorni hanno fatto il “ tutto esaurito”! Resto convinta che il luogo scelto sia una parte fondamentale, un teatro deve essere inserito al centro del paese, deve attirare anche chi è restìo a venire, o lo ama poco, o non lo ama affatto e se invece della riqualificazione dell’ex mattatoio (proprio per

La loggetta del teatro civico

questo in un luogo appartato) avessero optato, prima dello sciagurato abbattimento, per l’edificio posto in piazza margherita, all’epoca adibito a centro-anziani, adesso staremmo a raccontare probabilmente un’altra storia. Comunque, la storia non si fa con i se o con i ma, ormai è quello il luogo preposto, a breve ci saranno i par-

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cheggi e dopo uno stop di due anni per motivi tecnici, dopo la fine della convenzione con l’associazione che lo ha gestito, il teatro dovrebbe riprendere il suo cammino nel raccontare la Commedia Umana… e qui arrivano i problemi. Alcuni giorni fa, il Segno si è fatto promotore di un’iniziativa, un incontro tra cittadini, associazioni e autorità del posto per capire cosa fare per farlo ripartire. Ho ascoltato un po’ tutti e le conclusioni per me sono: la crisi economica, la gente che non va a teatro, la mancanza di collaborazione tra le varie compagnie o tra associazioni del posto, ma soprattutto l’incapacità di coinvolgere il paese, l’empatìa che un uomo di spettacolo deve avere, la comunicabilità, bisogna affabulare la piazza per riempire la platea, di questo rendo merito a Piero Botti, che ogni fine settimana lo incontriamo in piazza, al bar, ai giardinetti e parla, racconta le commedie che ha in mente, farò questo e quest’altro, e ti invoglia ad andarlo a vedere anche se è ancora tutto da costruire. Ecco, il teatro dovrebbe essere un po’ così, idee, progetti, sogni e poi tutti a lavorare per dare vita a qualcosa di travolgente. Questo è lo spirito per ripartire mentre il comune sta per decidere le sorti della struttura.

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«Il nostro impegno è al massimo lavoriamoperilbene del territorio» Il Comandante Atripaldi parla della questione sicurezza a Rocca di Papa

di Andrea Sebastianelli Dopo i recenti fatti di cronaca accaduti a Rocca di Papa, di cui abbiamo parlato sul numero scorso, siamo andati a trovare il Comandante della stazione Carabinieri, Ottavio Atripaldi che, oltre a ricoprire tale importante ruolo è cittadino roccheggiano a tutti gli effetti, avendo quindi a cuore la tranquillità e la sicurezza dei suoi concittadini. A lui abbiamo rivolto alcune domande.

Allora Comandante, alcuni avvenimenti degli ultimi mesi hanno sollevato la cosiddetta “questione sicurezza”. Qual’è la sua opinione in proposito? “Come avete scritto sul numero di settembre, i dati del Viminale confermano che Rocca di Papa è un comune dove i reati commessi rientrano nella normalità. Non c’è un’emergenza sicurezza se con questo termine si vuole intendere che il territorio è privo di controllo. Per quanto riguarda gli ultimi avvenimenti che hanno scosso la cittadinanza, non ultimo l’accoltellamento di piazza Valeriano Gatta, devo dire che su ogni vicenda abbiamo svolto, e stiamo svolgendo, accurate indagini che hanno portato a individuare sempre i colpevoli. Questo significa che lo Stato è presente e che i Carabinieri, come peraltro è nella loro tradizione, lavorano per il bene del territorio. Sul fatto specifico di piazza Valeriano Gatta i motivi sono ancora da accertare”.

Lei conosce come pochi la realtà di Rocca di Papa, ricoprendo da ben ventidue anni l’incarico di dirigere gli uomini della stazione. Che bilancio fa di questa lunga esperienza? “È vero, sono ventidue anni che vivo la quotidianità di

Rocca di Papa e mi rendo conto che in questo arco di tempo molte cose sono state fatte e l’attività svolta è stata davvero molto intensa. Con il tempo sono cambiate anche le metodologie di indagine e la stessa popolazione roccheggiana è andata man mano modificandosi. Ma sempre, in ogni momento, siamo riusciti a rappresentare un punto fermo per tutti. Ogni cittadino sa che quando ha bisogno dei Carabinieri, noi ci siamo. Ieri come oggi. Il mio bilancio personale è positivo perché nel corso degli anni ho conosciuto tante persone perbene così come ho assicurato alla giustizia molte persone responsabili di atti illeciti e delinquenziali. I roccheggiani sono persone che vivono con passione ogni situazione, nel bene e nel male, e con questa passione ci confrontiamo tutti i giorni”.

Qual’è oggi la vera emergenza per Rocca di Papa, se secondo lei c’è un’emergenza, anche considerando che l’attuale situazione socio-economica italiana favorisce l’aumento di reati connessi alla piccola criminalità? “Come tu dici, questi sono anni difficili sotto molti punti di vista e la crisi economica, con la disoccupazione giovanile al massimo, non ha fatto altro che accentuare le emergenze di tipo sociale. Oggi sul nostro territorio, per esempio, registriamo un aumento dell’attività di spaccio di droga, in particolare di marijuana, e l’aspetto che più preoccupa è che abbiamo riscontrato che tale attività viene svolta da giovanissimi che spesso producono in proprio la materia prima con piccole piantagioni, magari in giardino o sui balconi”.

Questo significa che non c’è una rete criminale che gestisce traffici e spaccio, ma una sorta di auto-produzione-

Il comandante della stazione Carabinieri di Rocca di Papa, Ottavio Atripaldi

vendita, tutta locale. “Esattamente. E la cosa che abbiamo riscontrato è che solo una minoranza di questi spacciatori fai-da-te sono stranieri, nella maggior parte dei casi si tratta di giovani roccheggiani, a volte del tutto insospettabili”.

Non è un caso, quindi, che nell’ultimo anno i vostri interventi contro lo spaccio di droga a Rocca di Papa si sono molto intensificati. “Stiamo attenti a ogni cosa, il controllo del territorio è costante e grazie a questo controllo e alle indagini accurate riusciamo a individuare i soggetti che con le loro azioni delittuose arrecano danno agli altri e all’intero territorio”.

Per concludere questa intervista, che cosa si sente di dire ai suoi concittadini? “Che la stazione dei Carabinieri di Rocca di Papa è a disposizione di tutti. In ogni momento. I cittadini devono rivolgersi a noi con grande fiducia per segnalare le situazioni che ritengono pericolose per loro e per gli altri, anche in forma anonima, perché il nostro lavoro è proprio quello di verificare, indagare e aiutare i cittadini onesti a vivere in tranquillità sapendo che la legge e lo Stato sono dalla loro parte. Gli attestati di stima che riceviamo quotidianamente e i risultati conseguiti sul campo, ci ripagano del nostro lavoro, che cerchiamo di svolgere con il massimo dell’impegno”.


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La vendita della farmacia comunale e del Comando della polizia locale Gli acquirenti della sede dei vigili minacciano azioni legali contro il comune

di Luigi Serafini “Comune di Rocca di Papa. Ambulatorio, Pronto Soccorso, Farmacia. Costruiti a beneficio della popolazione dal concittadino Albero Pizzicannella. Anno 1973”. Chiunque può leggere queste parole sulla lapide che sta sopra la ex farmacia comunale, a via Leonida Montanari, nel centro storico di Rocca di Papa. Per una quarantina d’anni la popolazione ha effettivamente beneficiato di questa donazione, finalizzata agli obiettivi sociali scolpiti nel marmo. Un paio d’anni fa l’amministrazione comunale decide di cedere la farmacia comunale e darne in concessione l’attività.

ministrazione. La lapide posta all’inizio di via Montanari Per molti questo è stato un primo danno economico. Dopo qualche mese la farmacia privata si sposta a via Roma, per motivazioni di nat u r a commerciale. La farmacia nel centro storico non esiste più e con essa il significato sociale di un presidio sanitario glio trascurabile. A questo punto il solco è tracciato. Viene vencosì importante. I locali donati da Pizzicannella duta all’asta la sede della polizia locale. L’acquirente è il proprietario della farmacia adiacente, al quale era stata assicurata formalmente la piena e immediata disponibilità dei locali. Invece no! I locali, dopo l’acquisto continuano ad essere occupati. Occupati dai rappresentanti della legge, la polizia locale. Il nuovo proprietario reclama giustamente i suoi diritti; richiede la immediata disponibilità dei locali e minaccia azioni legali e, in caso contrario, spese ingenti per l’amministrazione

L’attuale sede della polizia locale di Rocca di Papa

Con la deliberazione n. 44 del 10 maggio 2012, dal rassicurante titolo “Gestione patrimonio comunale nell’ambito della manovra governativa anticrisi – dismissione patrimonio comunale”, i nostri politici fanno un lungo elenco di beni di proprietà comunale, quindi collettiva, di tutti noi, da vendere. La considerano una “manovra anticrisi”. Ma vendere il patrimonio di famiglia per mancanza di soldi, in genere è il preludio del baratro. Per la farmacia si parte da una base d’asta piuttosto modesta. Dopo vari tentativi si affida la farmacia a un privato, con un forte ribasso rispetto al prezzo fissato originariamente dall’am-

nel 1973 rimangono vuoti. Pensa che ti ripensa ecco l’ideona: mettiamoci i vigili urbani. Non sappiamo l’autore della pensata, ma certo deve essere un esperto di enigmistica. Due piccioni con una fava, deve aver immaginato lo scienziato: non lasciamo vuoti i locali comunali della ex farmacia nel centro storico e ci vendiamo pure i locali dove sta attualmente il comando della polizia locale, a viale Silvio Spaventa. L’impegno dell’amministrazione per i locali donati da un nostro concittadino quarant’anni fa, con il preciso obiettivo di farne una farmacia, deve essere sembrato un detta-

comunale. Qual è il messaggio di questo bel filmetto? Che l’amministrazione comunale non è in grado neanche di governare una compravendita di immobili. Che negli acquisti e le vendite ricopre sempre il ruolo della parte debole. Che non pare proprio interessata a rispettare gli impegni presi. Che pone alcuni suoi rappresentanti (la Polizia municipale in questo caso) nella scomoda posizione di occupanti irregolari. Che nelle transazioni immobiliari del comune, alla fin fine, chi ci rimette sono sempre e solo i cittadini.

60 anni di vita insieme

Ottavio Cuculi e Loretana Carnevali festeggiano il loro 60mo anniversario di matrimonio, essendosi sposati il 7 ottobre 1954. Alla felice coppia di “novelli” sposi vanno gli auguri di tutta la famiglia a cui si aggiungono quelli del Segno.


il Segno - ottobre 2014

di Andrea Sebastianelli Sullo scorso numero abbiamo portato a conoscenza dei lettori il progetto del comune di Rocca di Papa per risollevare le sorti di un bilancio disastrato: multe salatissime ai responsabili di abusi edilizi e l’avvio della procedura di acquisizione al patrimonio comunale degli edifici privi dei regolari permessi. Un piano dalle proporzioni gigantesche che vale oltre 4 milioni di euro (ma tale cifra potrebbe essere rivista al rialzo). Ora ci soffermiamo più dettagliatamente sul progetto di acquisizione delle opere abusive così come pensato dall’amministrazione comunale (prot. n. 14536 del 4 giugno 2014). Il piano prevede l’applicazione della norma di acquisizione per gli abusi andati a sentenza dal 2003 al 2008 e per quelli commessi dal 2009 a oggi, su cui il comune ha emesso un’ordinanza di demolizione. In totale si tratta di 349 pratiche edilizie che potrebbero andare a far parte del patrimonio comunale, facendo di Rocca di Papa, di fatto, il primo paese italiano del “socialismo reale” con un patrimonio pubblico infinito rappresentato da case, edifici e ville. Ma a parte le battute, l’amministrazione Boccia ha deciso di avviare questo iter pur essendo l’amministrazione sotto la cui guida tali abusi sono stati perpetrati, dando vita a una procedura lunga e complessa che, comunque, da qualche parte approderà sicuramente. Alcune lettere che avviano tale procedura, per quel che ci risulta, sono già giunte ai destinatari, altre sarebbero in procinto di essere spedite agli altri abusivi accertati. Come si evince dalla tabella in alto, la maggior parte delle acquisizioni riguarda il popoloso quartiere dei Campi d’Annibale (la zona alta del

A P P R O F O N D I M E N T O

Il piano per acquisire gli abusi Ordinanze di demolizione del comune di Rocca di Papa

Località

CAMPI D’ANNIBALE VIGNE VIVARO

CENTRO STORICO MONTE CAVO

TOTALE

2009

2010

2011

2012

2013

15

14

19

13

17

35 5 1 2

58

18 3 1 1

37

18 2 2 0

41

26 4 1 0

44

17 1 4 0

39

2014

TOTALE

5

83

(fino a giugno)

11 0 0 0

16

125 15 9 3

235

Dal 2003 al 2008 sono andate a sentenza, dopo l’ordinanza di demolizione emessa dal comune, 114 cause per abusi edilizi

paese), sorto praticamente senza regole a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. In poco più di cinque anni (dal 2009 fino al giugno scorso) sono state 125 le ordinanze di demolizione emesse dal sindaco. Poco sotto, in questa speciale classifica, vi è il quartiere Vigne-Sacramento (la zona bassa del paese) con 83 ordinanze. In parte questi dati smentiscono la “leggenda metropolitana” secondo cui gli abusi sono avvenuti e avvengono quasi esclusivamente ai Campi d’Annibale. Qui sono più evidenti perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di case popolari (nel senso vero del termine e non quello di “edilizia popolare”) costruite spesso per necessità di fronte a un piano regolatore

TOTALE DELLE ACQUISIZIONI AL PATRIMONIO COMUNALE:

349

datato e ad amministrazioni comunali che hanno sempre fatto finta di non vedere. Ovvio che anche ai Campi esistono casi di forte speculazione edilizia abusiva, basta vedere gli alti palazzoni che svettano un po’ in tutta la zona. Ma anche il quartiere “nuovo” delle Vigne ha fatto la sua parte con 83 abusi accertati dal 2009 a oggi, senza considerare quelli realizzati negli anni precedenti.

Questa classifica viene chiusa dalla frazione del Vivaro (15 ordinanze dal 2009 a oggi), dal centro storico (9 abusi) e da Monte Cavo (3 in totale, di cui due riguardanti l’ex villa Zarelli). Tra le zone più soggette alla procedura di acquisizione vi sono la zona delle Faete, di Valle Pantano e de I Monti (Campi d’Annibale), e le aree in località Calcare, I Colli (Le Vigne) e Barbarossa. Molti cittadini sono già in subbuglio, molti si sono rivolti ai soliti referenti politici per essere rassicurati, altri prospettano iniziative pubbliche, altri ancora restano alla finestra in attesa di avere comunicazioni ufficiali. Resta da comprendere come la politica si muoverà di fronte a questo progetto di acquisizioni.


di Paola Gatta 50.000 euro per una casetta di legno che doveva contenere la fontanella per l’acqua frizzante. Il progetto è del 2009. La casa viene installata il 7 maggio 2012. Rimane così fino al 2014 quando, dopo interrogazioni in consiglio comunale e proteste dei cittadini, finalmente la fontanella viene inaugurata, il 16 agosto scorso, a cinque anni dall’avvio del progetto, con il sindaco con la fascia tricolore, l’assessore preposto, alcuni agenti dei vigili urbani e qualche sporadico cittadino che quel sabato non era andato al mare. Tutto bene quello che finisce bene? Forse, tranne che la casetta, che costa come un attico vista mare, pare proprio che sia abusiva. Nessuno al comune ha pensato che prima di costruire qualcosa bisogna essere autorizzati? Se un privato commette un abuso partono subito lettere, sanzioni, ammende, sequestri e addirittura l’acquisizione di quanto costruito (vedi articolo a lato). “In questo caso siamo di fronte a una costruzione senza alcun permesso – afferma il consigliere di opposizione Emanuele Crestini, che aggiunge – ho fatto delle ricerche all’ufficio tecnico comunale e non c’è traccia di autorizzazioni. Nessuno sa niente neanche al comando della polizia municipale, né al Parco dei Castelli Romani. Un intervento così, come quello di qualsiasi cittadino, deve essere preventivamente autorizzato. Qui siamo di fronte ad un abuso”. A questo proposito Crestini ci dice che ha già informato formalmente il comando di polizia municipale che ora dovrebbe sanzionare il suo stesso comune mettendo magari i sigilli e un bel cartello di sequestro sulla casetta. Una situazione paradossale, da colmo dei colmi! Che succederà dunque? “Niente di niente”, mormorano quelli che giocano a carte nei bar della piazza; “un abuso dovrebbe essere sequestrato!”,

Il sindaco Boccia e l’assessore Sellati inaugurano la casetta dell’acqua di fronte alla sede del Parco dei Castelli Romani

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il Segno - ottobre 2014

Il comune sanziona gli abusivi e ora chi sanziona il Comune?

La casetta dell’acqua pubblica collocata senza le necessarie autorizzazioni

A P P R O F O N D Il consigliere Crestini: Se non saranno presi I provvedimenti avremo la riprova che M a Rocca di Papa la legge non è uguale per tutti E il consigliere – quello N che proprio non va è che chi ci governa non T sappia amministrare, non sappia rispettare O

Il consigliere comunale Emanuele Crestini

osservano altri che conoscono meglio la legge. Con una citazione (Ennio Flaiano) si potrebbe dire che la situazione è tragica ma non seria. “Se non saranno presi provvedimenti avremo la riprova che a Rocca di Papa la legge non è

uguale per tutti – dice ancora Crestini. Se invece ci dovesse essere un qualche provvedimento, il comune si troverebbe a sanzionare se stesso. Magari si dovrebbe fare una multa da solo. Sono a favore della fontanella, che è un servizio per i cittadini – continua

le minime regole che poi impone ai cittadini. Possibile che si debba sempre assistere all’incapacità e all’approssimazione di questa classe politica?”. Quindi, mentre l’amministrazione si appresta a sanzionare abusi vecchi e nuovi, acquisendo al proprio patrimonio case e strutture, la stessa amministrazione si trova a commettere abusi edilizi. Chissà che Rocca di Papa, con il suo esempio, non abbia aperto una nuova breccia, far approvare una legge secondo cui se un comune commette un abuso edilizio, quello stesso abuso possa venire acquisito dalla Regione. Chi di spada ferisce di spada perisce!



Tra sogno e realtà, incivili multati discariche sanate e politici “veri” ROCCA DI PAPA

il Segno - ottobre 2014

Dopo centinaia di segnalazioni, proteste, richieste di intervento, decine di incidenti (dei quali un paio mortali), le autorità competenti hanno disposto un massiccio servizio di sorveglianza e prevenzione sull’uso pirata dei boschi che alcune centinaia di ciclisti (e decine di motoclicisti) si erano abituati a fare da alcuni anni senza che qualcuno si decidesse a far rispettare le leggi esistenti. Sono state così elevate nelle scorse settimane centinaia di contravvenzioni e sequestrate decine di biciclette, cosa che ha restituito sicurezza e serenità alle centinaia di camminatori e ciclisti responsabili che ogni giorno passeggiano nei boschi per godersi qualche ora di tranquillità lontano da rumore, inquinamento e praticando quel salutare moto raccomandato dalla scienza medica. Il servizio attuato ha permesso anche altri importantissimi risultati: sono scomparse centinaia di discariche di rifiuti e inerti da costruzione. Sono cessate attività illecite di ogni tipo, mentre quelle legali hanno segnato una nuova stagione avviata a prosperità. L’intervento per mettere in riga ciclisti irresponsabili è servito quindi sopratutto per riordinare l’uso dei boschi secondo le regole più opportune che consentiranno ai giovani un’esistenza migliore. I politici, con un ritardo di molti anni, hanno finalmente preso coscienza che il patrimonio comune di un paese non può essere abbandonato alla barbarie di quei pochi che approfittano della debolezza delle istituzioni per farne scempio personale. Rinunciando ai loro compensi di amministratori pubblici hanno messo a disposizione le risorse finanziarie indispensabili per rendere possibile questo efficiente servizio pubblico. Un successo dovuto alla ventata di aria nuova che ha determinato, alle ultime elezioni, un rinnovamento del 99% degli

LE GIRANDOLE

100 escursioni ai Castelli

Ricomincia la nuova stagione di escursioni e corsi coordinati dal Parco Regionale dei Castelli Romani. Sono oltre 100 le escursioni in programma, tra archeologia, natura, enogastronomia, trekking urbano e attività per i più piccoli. Tutti i paesi dei Castelli saranno protagonisti di queste visite e passeggiate, che a seconda della tipologia scelta, offriranno l’occasione di cogliere aspetti del nostro territorio poco conosciuti o dimenticati. Inoltre, sarà possibile visitare dei luoghi normalmente chiusi al pubblico, come l’emissario del lago di Nemi o la tenuta degli Aldobrandini, a Frascati. Tra le nuove proposte in programma, c’è una giornata interamente dedicata alla vendemmia, affiancati da esperti del settore, e il “tour degli artigiani”, un itinerario alla scoperta della lavorazione del vetro e dei mosaici. Le attività previste abbracciano anche il mondo dell’arte: un fotografo professionista ci guiderà tra i boschi e svelerà le bellezze nascoste tra gli alberi; due fattorie didattiche accoglieranno i bambini e le loro famiglie, dove entreranno in contatto con la vita di campagna, gli animali e i frutti dell’orto. Oltre alle escursioni, “Cose Mai Viste 2.0” offre anche l’opportunità di partecipare a diversi corsi, come quello sui funghi (ottimo per chi vuole andare a raccoglierli nel bosco senza pericoli) e il laboratorio creativo “Giocare con il cane”, con il quale degli operatori specializzati ci aiuteranno a conoscere meglio i nostri amici a quattro zampe e a passare del tempo insieme a lui. Per tutelare l’ambiente naturale, i nostri borghi, i frutti della nostra terra, è necessario conoscerli. Proprio per questo l’attività del Parco e delle associazioni con le quali collabora si conferma sempre più importante: due realtà che condividono la volontà di divulgare e proteggere le bellezze dei Castelli Romani. Insomma, le attività di “Cose Mai Viste 2.0” si presentano come un’imperdibile occasione per passare delle belle giornate, ammirando il paesaggio e proteggendo i luoghi che rendono così speciali i Castelli Romani. Marcello Loisi

eletti che evidentemente non hanno, al momento (e speriamo anche nel futuro), nessuna promessa personale da mantenere e nessuno scheletro nell’armadio da nascondere. Ovviamente, tutto quello che

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di Alessia Tino L’estate, che quest’anno sembra essersi dimenticata di passare soprattutto da queste parti, è finita, ma, tra i vicoli del centro storico, riecheggia ancora la voce della luminosità di un evento di spessore culturale, genuino e bello nella sua semplicità, “Dal Buio alla Luce - I mercoledì al Borgo, edizione 2014”. Borghi come intimi e confortevoli salotti. Il cielo delle serate a delimitarne il soffitto senza confinarlo. La luce soffice e magica delle lanterne a illuminarne l’arredamento di più stili diversi, in perfetta sintonia tra di loro. Designer geniale e fantasioso, l’assessore Silvia Marika Sciamplicotti, che, ogni mercoledì, ha saputo aprire un ventaglio di emozioni lasciando esprimere, in modo compatto e funzionante, ognuno nella propria arte e a proprio piacimento, i vari componenti del Laboratorio Centro Storico. Letteratura, musica, tradizioni e, quest’anno anche teatro, si sono fusi in uno splendido gioco di concatenazione e di sorprese. La grazia di Aurora De Luca, che ha condotto le serate di luglio, ha vestito la lettura di sue poesie fitte, come i suoi ricci, di sensazioni e piene di sospiri e brividi; la dialettica spigliata e ricca di Stefano Maria Meconi, ha sparso, con intensità, spunti di riflessione e importanti cenni storici; il mio entusiasmo colorato ha permesso di spaziare tra performances di teatro e di danza. Una deliziosa Anna Giovanetti, ha saputo tenere vive e in ordine, con il suo sorriso dolce, discreto e pulito, le vari fasi delle serate di agosto affidate alla sua conduzione. La musica ha avuto, tra i maggiori esponenti, Paolo Valbonesi che, voce calda e fedele chitarra addosso,

ROCCA DI PAPA

il Segno - ottobre 2014

Dal buio alla luce i mercoledì al borgo

Successo per l’iniziativa del Laboratorio Centro Storico

con il suo vasto repertorio di canzoni romane e di cantautori italiani, ha regalato la maggior parte degli armoniosi mercoledì. Il duo Silvia Iannotti e Alberta Balduzzi ha graffiato di femminilità una serata coi cappelli, tema su cui si è incentrato il 31 luglio in un intimo angoletto sotto a Naviglia, in via De Rossi. Piazza Vecchia, in due appuntamenti distinti, è stata animata dalle canzoni romane e napoletane de I Kantina e dalla voce, accompagnata dalle note della tastiera, di Tonino Tridapalli. Il tutto immortalato dalla fotocamera appassionata di Paola Rufini, dall’occhio e il cuore sempre attenti e sensibili a quei particolari che fanno la differenza. Danira Sciamplicotti, col prezioso aiuto di Gloria Casciotti, ha prestato la sua visione del mondo ricamato ad arte, realizzando scenografie suggestive e scintillanti. Non sono mancati gli interventi, dal sapore antico, del maestro Franco Carfagna e

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del resto del pubblico. La prima tappa dell’evento, in una sorta di continuità, è stata nella stessa location in cui, lo scorso anno, si era concluso il giro. Era il 25 giugno e piazza

Garibaldi, meglio conosciuta come piazza dell’Erba, dava il via all’intrattenimento e agli appuntamenti successivi. Freddo, vento e pioggia praticamente di quasi tutti i mercoledì (la serata del 9 luglio in piazza del Crocifisso, che, tra gli altri, ha ospitato alcuni membri dell’Associazione Iplac, Insieme per la cultura, la ricordo come la più avversa in assoluto) ci hanno remato contro ma non di certo fermati, il calore dell’arte ci ha uniti e riscaldati. Attimi di condivisione. Il borgo che ha incontrato lo sport e il sindaco Pasquale Boccia, il vicesindaco Maurizio

Querini e l’assessore Silvia Sciamplicotti hanno premiato coloro che, durante l’anno, si sono distinti nelle più svariate discipline. Il borgo che si è trasformato in un angolo di Roma, nel quale, con l’aiuto di due fantastici membri della mia compagnia teatrale di Roma, La Bottega dell’Orefice, sono riuscita a mettere in scena un esilarante pezzo tratto da Rugantino. Il borgo come palcoscenico itinerante. Il borgo che non è stato abbandonato, che è stato reso vivo, che è stato scolpito con più forme di arte. Il borgo al quale è stata data l’importanza che gli spetta, al quale sono stati dati i raggi di luce che merita. L’ultima serata “Nun si rocchicianu se...”, nel ricordo di Giancarlo Giovanetti e tra le risate provocate da La Strana Compagnia che ha presentato Le Lavannare, anche stavolta, si è conclusa nell’ampia cornice di piazza dell’Erba. Appuntamento all’edizione del 2015, quindi!

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ROCCA DI PAPA

il Segno - ottobre 2014

Il nostro paese è diviso in quattro zone e ognuna non si integra con l’altra

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Rocca di Papa può rinascere soltanto se i 4 quartieri giocano la stessa partita di Daniela Di Rosa Vivo a Rocca di Papa da quarant’anni e, nonostante la sua bellezza, sembra quasi un paese dimenticato dal resto dei Castelli Romani e da Roma, città così vicina eppure così lontana. Da Cinecittà la vedi in lontananza, maestosa e distesa sul monte, dovrebbe, specialmente d’estate, riempirsi di turisti, e invece no, poche persone arrivano fin qui! Di chi è la colpa? Del comune che non ha una seria programmazione turistica e si affida alla Proloco? Della Proloco che non è all’altezza del compito? Della mancanza di attrattive? Eppure abbiamo dei boschi stupendi (anche se poco tutelati) a circondare il paese e che richiamano flotte di ciclisti… perché non si fermano? Dove se ne vanno dopo? E perché successivamente non tornano con le famiglie per una passeggiata tra gli antichi vicoli? Oppure la colpa è dei paesani poco ospitali? Quest’ultima ipotesi mi sembra eccessiva, anche se alcune sacche di ignoranza, intolleranza e diffidenza verso il “forestiero” resistono ancora oggi! E resistono persino tra gli stessi rocchigiani… Un paio di anni fa, alla sagra delle castagne, mi trovavo in compagnia di amici di Albano, passeggiando per le vie del centro storico ammirando gli stand con la polenta e i fuochi per le castagne, incrociammo delle ragazze, la mia amica salutò calorosamente una di loro e le disse: Come stai? Non sapevo fossi di Rocca! La ragazza, molto carina e altrettanto altezzosa, le rispose quasi alterata: No, io sono di Rocca bassa! Quasi Grottaferrata! Ora, a parte Rocca bassa, Rocca centro, Rocca alta o Rocca fuori e il fatto che la ragazza sarebbe stata cre-

tina ovunque (spero si riconosca), questo discrimine tra quartieri è una questione da prendere seriamente, perché frasi simili le ho sentite altre volte! La cittadina sembra divisa in quattro zone, tutte distinte tra loro, con i propri usi e costumi. Le Vigne, subito dopo Squar-

ciarelli, compresa via delle Barozze e Colle delle Fate, fatta per lo più di villini singoli e bifamiliari, di ville e villoni, con giardini curati e aiuole potate, dove si respira un’aria tranquilla, quasi a sembrare un centro residenziale appena fuori una grande città, un’aria rarefatta di benessere solitario, ognuno vive nel pro-

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prio “castelletto” lontano dal mondo paesano, perciò poco interessante per chi viene da fuori. Poi c’è il centro storico, che va dall’entrata del paese, subito dopo il “curvone”, passa per piazza della Repubblica, arriva in piazza Garibaldi, il Carpino e il Crocifisso… qui vivono i paesani più attivi, quelli veri e quelli acquisiti, sono la parte più movimentata della cittadina, coloro che danno vita all’agorà giornaliera, che rivendicano con orgoglio la loro appartenenza al paese, che cercano con fatica di uscire da una chiusura mentale tipica dei paesi di montagna, con associazioni volte a salvaguardare la cultura del luogo, a rinnovare tradizioni antiche e altre che si prodigano per divulgare la cultura, l’informazione, la scienza, la musica, con mostre di pittori locali e non, incontri con poeti, scrittori, visite nelle città d’arte… si arriva così a Rocca alta, i Campi d’Annibale, ‘e prata, (per quelli di Rocca bassa, i prataroli) dove una selva infinita di case, casette, palazzi e muraglie ormai si sta mangiando ciò che resta del bosco, eppure, nonostante una crescita esponenziale di abusi edilizi, senza un piano regolatore che regali un po’ d’armonia al caos costruttivo… la bellezza del posto è ancora stupefacente! Per finire al Vivaro, deliziosa frazione di Rocca, immersa nel verde che vive come se in fondo fosse un altro paese! Queste quattro realtà sembra si incontrino solo per l’annuale sagra delle castagne…poi ognuna di loro si richiude in se stessa. Se tutti insieme giocassero la stessa partita, Rocca di Papa rinascerebbe di colpo, senza troppa fatica!


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di Marcello Loisi Nel centro storico di Rocca di Papa, tra i vicoli del paese, qualche artigiano c’è ancora. Andrea Botti è uno di questi: falegname da una vita. Come hai iniziato a lavorare? “È da quando ho 15 anni che ho a che fare col legno. Come tanti ragazzi della mia età, come si faceva una volta, ho preferito da subito imparare un mestiere. Per alcuni anni ho fatto il ragazzo di bottega: toglievo i ricci, pulivo la falegnameria, la mantenevo in ordine e, nel frattempo, cercavo di rubare con gli occhi i segreti del mestiere dai mastri.” Che persone erano? “Erano particolari e probabilmente oggi ci sono poche persone come loro. Consideravano il mestiere una filosofia di vita. Mi hanno insegnato molto di ciò che mi è servito in futuro, come i vari tipi di legno, il loro verso, gli incastri… Dopo aver fatto il militare, mi sono dedicato con ancora più impegno al lavoro, iniziando a prendere delle commissioni per conto mio, imparando anche qualche rudimento di ferramenta.” Sono tanti anni che fai il falegname, cosa pensi che sia cambiato da quando hai iniziato ad oggi? “Tutto: la professione, la materia prima, il contesto. Negli anni, le tecnologie sono andate avanti, cambiando profondamente il modo di lavorare il legno. Oggi gli strumenti del falegname sono precisi al decimo di millimetro, mentre le vernici e le colle, tanto per fare qualche esempio, sono di migliore qualità e soprattutto meno tossiche. Io uso spesso

ROCCA DI PAPA

«Il legno di castagno non è valutato come dovrebbe»

Siamo andati a trovare Andrea Botti nel suo laboratorio

delle vernici all’acqua, che prima non esistevano. Un altro cambiamento è quello del legno. Ho sempre privilegiato quello di castagno, in particolare quello nostro, dei boschi di Rocca di Papa. Col tempo, però, la parte di legname destinata alla falegnameria è andato via via diminuendo. Le imprese, l’amministrazione pubblica hanno quasi abbandonato quello che ritengo il settore economico potenzialmente più prezioso per il nostro paese, specialmente se penso che fino agli anni Cinquanta esportavamo legna anche negli Stati Uniti, a testimonianza della qualità del prodotto. Alla fine di tutto, per noi artigiani è diventato addirittura difficile trovare del buon legno di castagno. Probabilmente, è la conseguenza del consumismo che ci circonda, con i suoi modelli usa e getta, con la sua visione di breve durata e di massimo profitto. Penso soprattutto ai grandi magazzini, che offrono migliaia di prodotti già pronti a basso prezzo. Ma il prezzo, spesso, è anche indice di qua-

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il Segno - ottobre 2014

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Andrea Botti e la sua passione

lità. Infatti, succede che i mobili acquistati in questi posti, ad esempio, si gonfino.” In che senso? “La gran parte di quei pezzi sono composti di truciolato e cartone pressato, quindi, assorbono l’umidità e si rovinano. Sembra incredibile, ma è così. Personalmente preferisco spendere qualcosa di più e sapere che quello che compro non si rovinerà in poco tempo.” Che tipo di lavori fai attualmente? “In genere manutenzione di finestre e porte, anche se qualche mobile si fa sempre. Alcuni tipi di lavori non ci sono più, come quei mobili per la pasta fresca, col matta-

rello e i cassetti per la farina e gli altri ingredienti. Oggi nessuno chiede più cose del genere. Un vero peccato.” Quanti falegnami ancora attivi conosci qui a Rocca? “Siamo quattro o cinque, tutti più o meno della mia età, ma nel centro storico sono rimasto da solo. Alcuni di noi hanno provato a cercare lavoro in qualche cantiere, magari a Roma, ma ormai in questi posti il ruolo del falegname è quasi del tutto sostituito dalle macchine, più precise e convenienti per un’impresa. Resta il fatto, comunque, che la professionalità, la capacità manuale e la creatività dell’artigiano non si possono sostituire.”

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il Segno - ottobre 2014

Cultura e

... dintorni

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L’angelo di Jerace un monumento e un’opera d’arte

La statua dedicata ai caduti delle guerre pressoché dimenticata

di Andrea Sebastianelli I giardini di piazza della Repubblica ospitano al loro interno il monumento ai caduti che, dagli ultimi decenni a oggi, appare sempre più trascurato. Con periodicità crescente, infatti, l’opera subisce scritte di ogni tipo, alcune delle quali vanno a coprire i nomi di quei martiri, civili e militari, vittime della prima guerra mondiale. Non sono mancati danneggiamenti veri e propri del monumento, come il furto della corona d’alloro e dello stemma comunale rigorosamente in bronzo, rubati e mai sostituiti, al posto dei quali c’è una parete completamente bianca. Eppure stiamo parlando un un’opera d’arte di rilievo, realizzata da un artista di spessore e di valore. Si tratta di Vincenzo Jerace, settimo figlio di una famiglia di artisti calabresi che si impongono, tra l’Otto e il Novecento, in tutta Italia. Vicenzo nasce a Polistena, vicino a Reggio Calabria, il 5 aprile 1862 (muore a Roma il 22 maggio 1947). Da poco adolescente raggiunge il fratello Francesco a Napoli dove frequenta l’Accademia delle belle arti. Il giovane JeUn autoritratto race trova sudi Vincenzo Jerace bito il suo stile inconfondibile che lo porta a trovare ispirazione nel mondo degli animali. E proprio queste opere del diciottenne, nel 1880, vengono esposte alla IV Esposizione Nazionale delle Belle Arti di Torino. Negli anni successivi il quotidiano L’Osservatore Romano lo presenta come una vera e propria rivelazione nel panorama dell’arte italiana: «Fu linizio di quella che si dice una brillante carriera. D’allora in poi non vi fu manifestazione pubblica d’arte - esposizioni, mostre, concorsi - a cui Vincenzo Jerace, molte volte espressamente invitato, non si presentasse. Così opere sue furono esposte a Londra, Anversa, Dresda, Parigi, Venezia. Nell’esposizione d’arte sacra di Torino del 1888 riportò la medaglia d’oro per un candelabro pasquale in bronzo, che è custodito, ora, nel tesoro della Basilica di Pompei. Fu vincitore nel concorso per un grande gruppo in marmo “Sinite parvulos ad me venite”, eseguito per il Parco Monumentale di Los Angeles in California. Per la centenaria ricorrenza dell’anno Santo del 1900, egli modellò e fuse in bronzo la statua colossale del Redentore, collocata sulla montagna dell’Ortobene in Sardegna, e per essa fu insignito da Leone XIII della Croce di Benemerenza». Vin-

cenzo Jerace divenne presto uno degli artisti più noti a cavallo dei due secoli, tanto che «dodici dei migliori fra i monumenti eretti in Italia alla memoria dei caduti in guerra tra il 1915 e il 1918 furono progettati ed eseguiti da lui». Inoltre, una delle sue opere giovanili, l’Asinello con coniglio, è conservata nel Palazzo del Quirinale. Tanto basta per comprendere come il monumento dimenticato dei giardinetti sia un’opera d’arte non solo da tutelare nel modo migliore ma anche da valorizzare proteggendola nel modo dovuto dall’incuria del tempo e da quella diffusa sensazione che fa dell’opera di Jerace, per i più, una sorta di arredo fastidioso. Il fatto è ancora più grave se consideriamo che il monumento si erge su una struttura di travertino che riporta i nomi di tutti i roccheggiani vittime della guerra. Ed è davvero imbarazzante che l’unico momento in cui ci si ricordi dei caduti sia il giorno della ricorrenza, il 4 novembre, mentre per i restanti 364 giorni l’opera potrebbe anche venire asportata del tutto e nessuno se ne accorgerebbe. Ma torniamo a Vicenzo Jerace, il quale tra il 1920 e il 1930 realizza a Nicastro, Montemiletto, Bevagna e Rossano Calabro altrettanti monumenti per ricordare i caduti di tutte le guerre. Ma anche altre città italiane ricorrono alla sua arte, tra queste Rocca di Papa, segno evidente che le amministrazioni comunali dei primi decenni del secolo scorso dovevano essere particolarmente attente alle “committenze” artistiche se si rivolsero per il loro monumento a uno dei più grandi scultori dell’epoca. Il monumento ai caduti di Rocca di Papa viene inaugurato nel 1924. L’opera vede la

figura di un angelo in una posa particolarmente plastica (tipica di Jerace), elemento che ricorre spesso nelle sue opere. Il suo capolavoro resta senz’altro la statua del Gesù Redentore di Nuoro, alta all’incirca sette metri che domina la bella città sarda. Lì, Jerace, è un’autorità. Tanto basta affinché la nostra amministrazione possa finalmente decidere di ridare all’angelo di Jerace la giusta visibilità e la dovuta protezione. Il fatto che il monumento, prima del restauro della piazza, fosse protetto da una inferriata decorativa, stava proprio a significare che quell’area andava oltre il semplice significato artistico ma aveva anche un alto significato simbolico, di inviolabilità e sacralità.


L’oradella‘calata’ LA STORIA Un quadro “miracoloso” nella storia roccheggiana

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Anche d’Azeglio ammirò la devozione del popolo di Piero Botti In quasi tutte le borse delle “rocchiciane” è custodita l’immagine della “Madonna della Pietà”; in quasi tutti i portafogli degli uomini di Rocca di Papa c’è piegata la nostra rocchiciana “Madonnella”. Tutti, o quasi, quando hanno qualche dolore rivolgono lo sguardo a Lei. Questo quadro di Pietro Labruzzi fu donato alla parrocchia nel 1791 da Paolo Carnevali. I nostri antenati lo trovarono intatto, dopo il terremoto del 1806, sopra le macerie di una parte della Chiesa; si pensò che la Madonnella voleva parlare ai cuori dei paesani; ed allora fu presa la decisione di collocarlo al centro della nostra Chiesa sopra l’altare maggiore; la gloria di angeli che le fa da cornice è di Giuseppe Pacetti, del 1831. Il terzo sabato di settembre, a mezzogiorno, avviene la “calata”, il quadro viene preso e portato fra il popolo; la mamma di Rocca di Papa accarezza i suoi figli. La sera la processione molto sentita per le vie di Rocca, sempre illuminate e decorate per la devozione. Voglio parlarvi di una mia ricostruzione di una festa della Pietà dell’‘800. Nella processione che si snodava per le vie di Rocca di Papa la terza domenica di settembre del 1820, confuso tra la folla salmodiante, Massimo d’Azeglio seguiva il quadro della Madonna della Pietà, che ondeggiava alto sulla marea di teste e di braccia acclamanti: affascinato dallo spettacolo della devozione popolare, con quel manifestarsi schietto e libero della fede; ma ancor più colpito dal dipinto che spesso aveva contemplato nella chiesa, posto la centro di una vasta raggiera di angeli. E si chiedeva forse cosa destasse così forte e concorde pietà di popolo in quell’opera di Pietro Labruzzi di piccole proporzioni, rispetto al monumentale e prestigioso quadro del Giaquinto con la raffigurazione vertiginosa della Madonna assunta in cielo dopo la morte. Tanto da indurre i popolani a entrare in vivo contrasto, assai rispettoso del resto, con la gerarchia ecclesiastica del tempo, che intendeva mantenere il grande quadro del Giaquinto sopra l’altare maggiore com’era in precedenza. E fu vittoria della Fede se il piccolo dipinto del Labruzzi venne innalzato al posto del grande dipinto per essere successivamente circondato da angeli che sembrano tenerlo sorretto in una gloria danzante e dorata. La domanda che forse si poneva il pittore e uomo politico piemontese, si rinnova in chi oggi si sof-

ferma a rimirare il quadro: importante certo è rammentare che l’opera fu rinvenuta intatta nel crollo del 1814, a seguito del terremoto del 1806: e tale ritrovamento fu ritenuto miracoloso e segno di elezione divina. Ma questo non è forse ancora sufficiente a motivare l’accendersi di una devozione così intensa e profonda, che si tramanda da generazioni, con la commozione collettiva che si ripete ogni volta che il quadro viene ricollocato al suo posto dopo la partecipata processione. Allora diviene necessario mirare meglio il quadro, al di là di valutazioni estetiche e formali. Il volto di Maria è ritratto in atteggiamento raccolto, con le mani congiunte sul petto, lo sguardo mitemente assorto: i colori sono discreti e soffusi, un giuoco sottile di chiaroscuri a dar risalto al rosa tenue dell’incarnato. Quello che sorprende l’attento osservatore è l’espressione profondamente umana del volto, lievemente inclinato, a sottolineare i caratteri popolari, quasi una giovane donna del popolo di chinasse a commiserare il dolore del mondo intorno a lei. Senza tut-

Massimo d’Azeglio

L’opera del Giaquinto

Il quadro dell’Assunta di Pietro Labruzzi

tavia nulla perdere dell’aura di sacralità che aveva ispirato il pittore all’origine. E questa difficile, quasi miracolosa sintesi di terrestrità e trascendenza, questo convivere dell’umano con il divino, deve avere colpito in profondità il popolo e insieme il gusto raffinato d’un pittore come d’Azeglio. E’ da dire ancora che non si tratta qui di trasfigurazione gloriosa, come nel quadro del Giaquinto, per cui l’umano è del tutto trasfuso nel vortice rapinoso dell’evento miracoloso: nel dipinto del Labruzzi il divino nel volto di Maria si sofferma senza trasfigurazione aureolata, nasce per così dire dall’umanità gentile che traspare dallo sguardo umbratile e sofferto; un divino che si manifesta nelle bellezza d’un vivo, che trae armonia dall’essere partecipe dell’umano soffrire, e insieme dal trasporlo in un ordine che dona chiarezza di senso alle vicissitudini terrene. Una femminilità che sottilmente anima e delicati lineamenti e attira a sé gli animi che si sentono innalzati e purificati dal segreto chiamare. E’ per questo allora che, senza esserne appieno consapevoli, i rocchegiani del tempo tanto fecero perché fosse posta nell’abside dietro l’altare l’icona della Vergine: forse la pacifica affermazione di un diritto a vivere la Fede in modo rispettosamente laico, nel saper prontamente cogliere la fondamentale distinzione tra Fede e Religione, intesa questa come apparato sacrale: intuizione sottile e profonda che è l’origine e l’essenza di una vera Pietas popolare, comunque vissuta all’interno della struttura ecclesiale. Probabilmente questo colse anche il d’Azeglio mentre devotamente partecipava alla processione e ascoltava il canto corale del popolo intorno. E questo sentiamo anche noi oggi quando guardiamo il quadro del Labruzzi, posto lassù in alto tra gli angeli che volando raggiera sembrano sostenerlo; e ne riportiamo conforto e commozione sincera quando il sacerdote tra canti e volute d’incenso innalza nuovamente il volto venerato al suo posto sopra l’altar maggiore.


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senza età

IMMAGINI

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Foto di Paola Rufini

Testo di Alessia Tino

Il maestro

Classe 1937. Rocchigiano da tre generazioni, operaio per cinquantasei anni, il maestro Franco Carfagna è l’eterno ragazzo dagli occhi fiammeggianti di semplicità della vita e avidi di quella natura incontaminata dalla quale riesce ad attingere sempre nuove forme di sorrisi. È la voce popolare, l’archivio di immagini, tradizioni, storie, leggende, aneddoti di Rocca, è la memoria del paese in ogni sfaccettatura folkloristica; è il centro storico nel quale abita, è il colore giallo verde rosso dei suoi dipinti, il bianco e nero, i chiaroscuri dei suoi disegni, è la musica degli Screpanti di cui fa parte dal 1975. La passione per la sua arte pittorica, che diffonde dal 1986 anche tra gli allievi un paio di volte a settimana al comune vecchio, lo cattura quando, con la matita, comincia a ricreare lo scenario che la Seconda Guerra Mondiale, appena terminata, lascia alla sua sensibilità di uomo e artista, ma, ben presto, quei boschi e quei vicoli di Rocca a lui tanto cari, sostituiscono immagini di cannoni, militari armati, mitragliatrici e aerei militari dei primi disegni di bambino. Sua sorella era stata lungimirante, i regali di

compleanno per il fratello erano spesso gli stessi: un blocco, una gomma e una matita, “armi” semplici, sensibilmente diaboliche e magiche con cui da sempre Franco prende appunti sotto forma di immagini, con cui cattura il mondo come lui lo vede. Il maestro sorprende per il suo cuore umile, per il suo modo di gesticolare e mimare persone, situazioni; ha un sorriso consapevolmente ricco di vivacità e sfrontata spontaneità e una mente aperta alla disponibilità; rifiuta totalmente quelle odiose polemiche e critiche che arrecano solo tanto scompiglio. L’amore per il paese lo porta sempre a donare il suo sentire genuino e positivo, quello per la famiglia, a vivere in splendida armonia. Ancora scattante nel corpo, lo osservo

La biblioteca diffusa conquista Nemi

Lo scorso 1° ottobre a Nemi è stata inaugurata una nuova biblioteca, che va ad aggiungersi alla rete del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani (SBCR). Grazie ad un singolare ed innovativo rapporto tra il Consorzio SBCR, il comune di Nemi e la locanda-albergo diffuso “Specchio di Diana”, anche la piccola cittadina lacustre si è dotata di una graziosa sede bibliotecaria, partecipando così attivamente al progetto di biblioteca diffusa ideato e portato avanti dal consorzio che prevede l’apertura delle biblioteche anche all’interno di sedi gestite da privati, superando, attraverso una costruttiva collaborazione tra pubblico e privato, gli ostacoli che fino ad oggi avevano impedito l’apertura di una sede di biblioteca

dentro Nemi. All’interno della nuova biblioteca gli utenti troveranno una comoda e panoramica sala lettura, studio e consultazione con ampi orari di apertura, durante la settimana fino alle ore 22:00 per chi studia meglio di sera, e nel fine settimana fino alle 15:30 con orario continuato. Inoltre ci sarà la possibilità di iscrizione al Club Biblio+ per usufruire del prestito interbibliotecario con le biblioteche dei Castelli Romani, dei Monti Prenestini, di Colleferro e del comune di Roma e dei servizi on-line di Medialibrary per scaricare musica, e-book e i quotidiani di tutto il mondo. Il Presidente del SBCR, Massimo Prinzi, plaude all’iniziativa come fase di completamento del mosaico

arrampicarsi con estrema semplicità su una scala e mi riempie di un amore senza tempo sentire la moglie Concetta incitarlo teneramente a prestare attenzione. Lo incontro per i vicoli con un secchio pieno di prugne zuccherine che mi invita a portare a casa per assaporarne tutta la dolcezza, ma, prima di far ritorno, mi soffermo volentieri a scambiare due chiacchiere con lui, ha sempre qualcosa di simpatico da farmi conoscere! Arricchisce eventi con il suo sapere e sapore antico, e lo fa con quella leggerezza che ogni volta riesce a spiazzarti, a farti apprezzare, con intensità, le cose semplici. Una personalità eclettica e trascinante nella sua riservatezza; è proprio il caso di dirlo... se il maestro Carfagna non ci fosse, bisognerebbe inventarlo! La locanda “Lo specchio di Diana”

che compone la Grande Biblioteca dei Castelli Romani: “La lungimiranza del comune di Nemi nell’aver aderito al consorzio, anche negli anni in cui non ha avuto la possibilità di aprire una biblioteca, trova oggi soddisfazione. Siamo contenti di aver facilitato il raggiungimento di questo risultato grazie al nostro modello di biblioteca diffusa che con il contributo

delle nuove tecnologie e la collaborazione del privato fa crescere in cultura Nemi e tutti i Castelli Romani”. Leggendo queste belle notizie speriamo che l’amministrazione comunale di Rocca di Papa decida di tornare a far parte integrante e attiva del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani. Giulia De Giorgi


di

Pillole ECONOMIA

di Mauro Artibani

Deflazione, che cos’è e che cosa provoca

La deflazione. Già, se ne parla e straparla; la si nega, la si invoca. Cos’è, cosa fa? Ma soprattutto, del “male” è causa o effetto? Diamo un’occhiata: quel dispositivo del mercato efficiente per ripristinare l’equilibrio di prezzo tra domanda ed offerta, in presenza di un eccesso di capacità produttiva ovvero di redditi insufficienti. Per la vulgata economica è invece danno. Danno derivato dalla riduzione generalizzata dei prezzi, che rimanda gli acquisti, generando stagnazione economica e recessione. Danno perché vengono a ridursi gli utili delle aziende ed i redditi di chi lavora. Il contrasto operato dalle politiche reflattive tenta di ridurre questi danni. Ahi noi: invertire la caduta dei prezzi, mediante politiche monetarie e fiscali, gonfia il debito. Debito privato e debito pubblico che avvicina pericolosamente la soglia di innesco di quella che Irving Fisher teorizzò come Debt-Deflation: quell’inferno economico abitato da gente e istituzioni che quanto più pagano per rimborsare il debito, tanto più si trovano gravati di debiti. Si tenta con la tecnica, insomma, di rimuovere gli effetti della deflazione misconoscendone le cause. Per Lor Signori sembrano essere i prezzi più bassi, non i bassi redditi, a tagliare gli acquisti! Per approfondire il tema: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D'Isidori Capponi Editori - Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com

www.professioneconsumatore.org

PAGINA APERTA

I gamberetti della Thailandia

di Marcello Loisi I gamberetti provenienti dal Sud-est Asiatico, come quelli tailandesi, costano poco al consumatore, ma come spesso succede con i prodotti a basso costo, c’è qualche ingiustizia nascosta dietro una convenienza così lampante. In questo caso, si tratta della violazione dei diritti umani. A rivelarlo ci ha pensato un’inchiesta del “Guardian”. Il quotidiano britannico ha documentato le condizioni di vita e di lavoro dei marinai che operano sui colossali pescherecci che si occupano di procurare il pesce di piccola taglia, che viene poi utilizzato come mangime negli allevamenti di crostacei destinati ai grandi mercati occidentali delle catene di supermercati (come Walmart, Carrefour e Tesco). Le immagini rese pubbliche sono inquietanti. L’equipaggio dei pescherecci, composto da migranti che giungono numerosi in Thailandia dalla Cambogia e dalla Birmania, è ridotto in schiavitù: letteralmente venduti ai proprietari delle imbarcazioni, sono senza alcun diritto e costretti a una vita di lavoro. Per sopportare i ritmi estenuanti (20 ore di lavoro al giorno, senza interruzioni), sono costretti addirittura ad assumere delle droghe eccitanti. E guai a chi si ribella: le torture e gli omicidi sono all’ordine del giorno. Secondo il governo thailandese, si tratterebbe di almeno 300.000 persone in questa situazione disumana. In Inghilterra alcuni parlamentari hanno chiesto che la grande distribuzione sospenda le forni-

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ture di gamberi dalla Tahilandia. Nel frattempo, il “Guardian” ha interpellato i responsabili delle grandi catene coinvolte: quei pochi che hanno risposto hanno condannato questo fenomeno e si sono impegnati a intensificare i controlli e fare pressione sui fornitori per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori del settore ittico tailandese. Anche da parte di associazioni non governative sono giunti i moniti: “comprare gamberi tailandesi significa comprare il prodotto di un’organizzazione schiavista”, afferma Aidan McQuade, direttore dell’organizzazione Anti-slavery International. In qualunque modo evolva questo fenomeno, il potere più forte rimane sempre nelle mani del consumatore: scegliere di non comprare i gamberetti tailandesi è l’unica azione veramente in grado di cambiare la struttura delle filiere commerciali. Non si tratta di boicottare questo o quel supermercato, ma di tutelare i diritti fondamentali di quel pescatore che, dall’altra parte del mondo, sta pescando per noi.

Nutrizione e Salute

Aiuto il mio bambino è Neofobico!

di Laura Fico* La neofobia, patologia nella quale ci si rifiuta di assaggiare nuovi cibi, è associata all’età adulta ma ci sono sempre più bambini che adottano questi atteggiamenti.L’ora del pasto può quindi trasformarsi in una battaglia con urla, punizioni e preoccupazione da parte dei genitori. La neofobia può manifestarsi già dai due anni di vita rifiutando per esempio il cibo a pezzetti e magari successivamente evitando di assaggiare frutta e verdura.Un errato divezzamento, cattive proposte o fattori psico-ambientali possono esserne le cause. E la causa deve essere scovata perché un bambino neofobico probabilmente sarà un bimbo selettivo(1) e que-

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sto bisogna assolutamente prevenirlo perché rifiutare alcuni alimenti a favore di altri spesso porta ad un aumento di peso o a un ritardo nella crescita E allora cosa fare? Bisogna lavorare con proposte multisensoriali come per esempio giocare con il colore, con la presentazione e soprattutto puntare sull’esperienza e la collaborazione… portiamo i piccoli chef nella nostra cucina! Inoltre, l’alimento respinto

deve essere riproposto per almeno otto volte prima di essere accettato dal bambino e non dimentichiamo che uno dei più bei giochi è proprio l’emulazione! Difficilmente un figlio mangerà quello che non è presente nel piatto di mamma e papà! Il consiglio è quello di creare a tavola un ambiente tranquillo visto che gli alti livelli di ansia genitoriale e quindi la non sintonizzazione sui messaggi del bambino contribuiscono ad instaurare un circuito negativo e forse il rifiuto di quella minestra voleva semplicemente comunicare: «giornataccia a scuola!».

Selettività alimentare: drastica riduzione nella varietà di alimenti quotidianamente assunti. *Biologa Nutrizionista (1)

Per un errore, il titolo apparso sull’articolo di settembre (“Attenti al gelato”) ha sostituito quello esatto che era: “La dieta facile”. Ce ne scusiamo con la dottoressa Fico e con i lettori


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L’angolo della storia

Obama e il Nobel in tempo di guerra

di Vincenzo Rufini Nuovi venti di guerra spirano con forza in medio Oriente, dove la guerra civile che si combatte in Siria ha assunto un aspetto molto pericoloso, per le popolazioni locali e per l’Occidente. Alcune fazioni hanno assunto il potere in una vasta area tra la Siria e l’Iraq ed hanno proclamato uno stato autonomo ripristinando l’antico califfato islamico. Le forze dell’Isis (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) sono l’espressione più penetrante del fondamentalismo islamico, condito con i vastissimi interessi petroliferi presenti nella zona, ed alquanto pericoloso per l’Islam stesso. Costoro rivendicano un’accezione della realtà basata sotto l’ottica della religione nella sua espressione più pura e integralista. La loro forza risiede, oltreché nel fanatico senso religioso, anche nella acquisita forza economica derivante dalle rendite fornite loro dal petrolio della regione smerciato al mercato nero. Tale ricchezza permette di finanziare i loro giochi di potere che sfociano nella barbarie più assoluta, come il taglio della testa dei poveri malcapitati finiti sotto le loro acuminate lame. Orbene l’Occidente si trova a fronteggiare un pericolo crescente ed immediato e deve approntare quelle misure idonee a rendere innocua la minaccia fondamentalista. La guida del mondo occidentale sono gli Stati Uniti, lo stato più ricco economicamente, più potente militarmente e più all’avanguardia nel settore tecnologico, ed a loro, che nella zona hanno vasti interessi strategici e petroliferi, è rivolta l’attenzione del mondo sul modo di agire.Attualmente alla Casa Bianca risiede, nel suo secondo mandato presidenziale, Barack Hussein Obama che, tra le altre cose, è

CULTURA

stato insignito dal Comitato del Nobel di Oslo del Premio Nobel per la Pace. Un premio che racchiude in sé il ripudio della guerra e ciò stride considerevolmente col ruolo che Obama riveste. Il presidente degli Stati Uniti è chiamato a fare tutto ciò che è in suo potere per garantire la sicurezza degli Usa e del mondo occidentale agendo in perfetta coerenza col suo ruolo; quello che rasenta l’incoerenza è la decisione del Comitato norvegese i cui membri dovrebbero essere abbastanza edotti, quando conferiscono il loro premio, da non assegnarlo

ad uno statista a capo di una superpotenza militare che in ogni momento può trovarsi nella condizione di autorizzare un attacco militare, convenzionale o nucleare che sia. Assegnando con leggerezza il loro premio hanno sconfessato tout court l’essenza stessa del premio atto a magnificare la Pace e a esaltare chi ha dedicato la propria esistenza al perseguimento di una società in cui la guerra sia solo un triste ricordo di tempi andati.

La poesia del mese

di Anna Giovanetti

‘A Piazza Vecchia

‘A Piazza Vecchia eté ‘na piazza ciuca ciuca co po’ de case ’n ’tornu e ‘na fontana antica, è stata ‘a prima piazza pe i rocchiciani chella che mo’ sarìa piazza Margherita.

‘A Rocca bassa etera tutta campagna e u paese stea rampicatu tuttu decco attornu più n’cima stea a Chiesa de u Cocifissu e do’ bottegole, una pure co ‘nfornu.

E femmine pieanu l’acqua co’ a conca ‘n’acqua fresca che ppannea ‘a bottia e tutti se iuteanu se ne stea bisognu entreanu da ‘na casa a n’ara come ‘na famia.

Steanu sempre a porte operte co ‘na tela denanzi specie d’estate fore a ‘e scale e femmine reppezzeanu o spalloccheanu a lana l’uommini fumeanu n’pace a pippa o u sigaru mentre i riazzi giocheanu e tutta l’aria n’tornu rebbommea de risate.

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Invito alla lettura

La rete padrona

di Loredana Massaro “La Rete padrona ha gettato la maschera. La sua realtà quotidiana è molto diversa dalle visioni degli idealisti libertari che progettavano un nuovo mondo di sapere e opportunità alla portata di tutti. I nuovi Padroni dell’Universo si chiamano Apple e Google, Facebook, Amazon e Twitter. Al loro fianco, la National Security Agency, il Grande Fratello dell’era digitale. E poi i regimi autoritari, dalla Cina alla Russia, che hanno imparato a padroneggiare a loro volta le tecnologie e ormai manipolano la natura stessa di Internet”. Così Federico Rampini racconta il suo libro Rete padrona edito da Feltrinelli: un’analisi lucida e impietosa di come Amazon, Apple e Google siano stati in grado di trasformarci in sudditi compiacenti a nostra (parziale) insaputa. Quale lo scopo di questi progetti? Nessuno ancora pare saperlo. Lo comprendiamo dalla “gratuità apparente” di Internet: “quando il servizio è gratis è perché il prodotto siamo noi”. I giganti del web vogliono mappare tutte le informazioni del mondo, connettere tutte le persone del mondo, essere il negozio unico per tutto il mondo, occupare il tempo libero di tutti. Possiamo permettere che tutto sia nelle mani di pochissimi? Che le nostre vite intime, professionali, politiche siano affidate alle grandi aziende digitali? Oggi la logica del marketing, a scopo di profitto, si insinua nei risultati delle nostre ricerche e li distorce a nostra insaputa. Quanto valgono la nostra privacy, le informazioni su noi stessi, sui nostri gusti e sulle nostre amicizie? Per noi poco, dato che le offriamo gratuitamente a Facebook. Per Zuckerberg e soci invece valgono tanto, dato che elaborandole e vendendole sotto forma di pubblicità e contatti di marketing sono riusciti a far ottenere all’azienda una valutazione di Borsa superiore ai 100 miliardi. Conoscere per difendersi. Perché una cosa è certa: sapere come stanno davvero le cose è il primo necessario passo per non essere relegati al mero ruolo di sudditi inconsapevoli e tecnologizzati dei nuovi Padroni dell’Universo.


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STORIE

IL RACCONTO DEL MESE

Al nostro Noga abbiamo chiesto di regalarci uno “scorcio letterario” di Città della Pieve, sua terra d’origine. Noga ha raccolto la “sfida” e, con piacere, presentiamo ai nostri lettori la sua creazione, frutto di Noga di ricordi ancora vividi e della bellezza di una città che, già solo per la sua storia artistica, meriterebbe di essere visitata. Andrea Sebastianelli

Omaggio a Città della Pieve

È

il Paese dove sono nato che, nella spedita parlata dei suoi abitanti (e non solo), è detto semplicemente “La Pieve”. Per l’ennesima volta riaprirò il corposo libro di Fiorenzo Canuti intitolato “Nella Patria del Perugino” nell’edizione ormai storica del 1926? Oppure mi affiderò alla memoria dei miei ricordi? Già: la memoria! Che, come ragiona Sant’Agostino nelle Confessiones... è un luogo non solo delle immagini provenienti dalla conoscenza sensibile, ma anche dei fondamenti delle scienze, dei sentimenti, della conoscenza di se e consente di costruire la propria identità (infra pag. 33 del II volume dell’opera “Il Medioevo” a cura di Umberto Eco, di recente pubblicazione). Di fronte alle parole di tale personaggio ed alla mia ovvia inadeguatezza ho quindi preferito riprendere il mio breve scritto intitolato appunto “La Pieve”. Ma è utile preliminarmente fornire alcune brevissime e succinte informazioni:

- per Maestro Pietro si intende il grande pittore Pietro Vannucci detto il Perugino nato proprio a Città della Pieve dove ha lasciato uno dei suoi capolavori: il presepio;

- il paese nel corso del tempo è stato edificato sia con modeste strutture di ciottoli e pezzami e sia con meravigliose murature e rivestimenti in mattoni;

- il breve scritto fu eseguito di getto in occasione della rievocazione in costumi medievali che si svolge annualmente dopo il Ferragosto e che coinvolge praticamente tutto il paese. Si comprende quindi meglio la presenza dei tamburi e i canti dei giovani per la vittoria conseguita;

- la città è suddivisa in tre parti, i così detti Terzieri: Borgo Dentro, Casalino e Castello che si sfidano al tiro dell’arco avendo per bersaglio la sagoma di un toro in movimento.

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La Pieve

e bandiere ciangottano nel vento. Nelle murature lunate i mattoni rossi rinascono, alla luce nebbiosa dell’alba... e ancora una volta, a poco a poco, ricompaiono le facciate delle case con i profili delle antiche porte e finestre dove si intravedono i volti degli antichi sudditi del Principe e a tratti, lungo i sottili profili della campagna, figure lievi saltellanti, rievocate per sempre nel Presepio, dai pennelli del Maestro Pietro. Mio paese! Ali di farfalle e luci di lucciole sui nasi dei mici affacciati alle verande o adagiati, pensierosi, sui brevi davanzali di pietra di ariose finestre, aperte sullo spiattellare delle stoviglie vuote, gettate alla rinfusa nell’acquaio delle nonne... Qui non puoi essere solo... perché le donne ti sono accanto, vitali, infisse loro stesse tra i mattoni vetrosi, anneriti dal fuoco della fornace che si arrossano al sole che fugge lontano dalla luna mentre essa, lentamente, conquista il cielo della notte. E poi sfuma...

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uando i suoni allineati dei tamburi martellano i vicoli e le piazzette, le ragazze e i giovanotti del terziere intonano a perdifiato cori sgraziati inneggianti a una finta battaglia col Toro, vinta sul Campo. Lungo i vicoli inseguo allora quei suoni, che mi giungono più intensi, ora meno, ora strappati, ora ritornanti e improvvisamente

sgarbati per noi, che tentiamo di riposare, consapevoli comunque della inutilità del tentativo, in questa nottata di tamburi, di canti e di trombe, immersa in un Medioevo ritrovato! (agosto 2010).

A

questo punto mi preme riportare un breve stralcio dall’inizio del libro precedentemente citato: «Da secoli un mare ampio stendevasi nello spazio dove sorgono oggi i nostri monti e le nostre colline. Ne sono una prova la deposizione di sali, sciolti nelle acque, e i gusci di miliardi di animaletti, che compongono le nostre rocce. I grandi strati di arene e di ciottoli, che si osservano nei terreni tagliati, parlano di millenni, nei quali lentamente si sono depositati, formando col ritirarsi delle acque quell’ondeggiamento di colline e di alture, che si stende davanti al nostro sguardo». ottobre 2014


CINEMA

Alla 71ma Mostra del cinema sorprendeilfilm di Joe Dante il Segno - ottobre 2014

Buryng the Ex quando l’amore finisce

di Camilla Lombardozzi Quest’anno ho avuto il piacere di poter partecipare come press stampa alla 71ma edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, tenutasi dal 27 agosto al 6 settembre. Un’esperienza meravigliosa, in cui ho avuto modo di stare a contatto con attori Hollywoodiani e italiani e con tutta la stampa internazionale. Ciò che mi ha colpito in particolar modo è stata la totale disponibilità nel fare autografi, foto e selfie degli attori americani, i più simpatici a mio avviso sono stati Tim Roth, il quale al fan che gli chiedeva una foto rispondeva con un NO secco, scoppiando poi a ridere e prestandosi a fare anche 10 fotografie di fila; William Defoe, che invece dopo aver fatto una foto, ti ringraziava con un “ThankYou to You”. Un Al Pacino che si è reso partecipe di gag esilaranti come quella ad opera di alcuni fan, che chiamandolo con l’appellativo di Tony (Scarface) sul redcarpet, facevano sì che si girasse con le mani messe a forma di pistola pronto a sparare, ma loro più veloci lo colpivano e lui simulava la caduta con grande ironia e bravura. Alexandra Daddario, con cui invece al bar dell’ Hotel Excelsior potevi parlare del più e del meno come fosse un’amica di lunga data e ti dava anche la buonanotte con un dolce “Goodnight”. James Franco che invece prendeva direttamente il cellulare dalle tue mani e scattava lui stesso i selfie insieme ai fan, essendone il re. E poi un Anton Yelchin rivelazione di quest’anno, soprannominato il cucciolo, per la totale disponibilità, dolcezza e cortesia con cui si prestava a far foto insieme ai fan. Ed è proprio di lui che mi soffermo a parlare… e sì, perché

uno dei film più divertenti che a Venezia 71 è stato presentato è sicuramente Buryng the ex di Joe Dante conprotagonista proprio Anton Yelchin, insieme a Ashley Greene e Alexadra Daddario. Basato sulla sceneggiatura di Alan Trezza, la pellicola non è altro che un grido d’amore del regista verso il cinema di serie B, un omaggio ai classici horror anni ‘50, ‘60 e anche ‘70, so- Joe Dante prattutto italiani, come dimostrano i tanti poster di lo- La trama è presto detta: Anton candine dei vecchi film sparsi Yelchin che in Buryng the Ex è sui muri e evidenti in tutti i 99 il protagonista, non ha nulla in minuti della pellicola. Signifi- comune con la fidanzata cativo e visibile agli occhi at- (Ashley Greene), se non il tenti dei cinefili amanti del sesso, è vero lei è bella e intelgenere, l’omaggio a Tarantino ligente, ma sa essere anche una da parte di Dante nelle se- vera rompiscatole. Decisosi a quenze iniziali. scaricarla le da appuntamento

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in un parco, ma lei viene investita tragicamente da un bus e muore. Passano mesi e il ragazzo è sempre più triste e si da la colpa per quanto accaduto. Quando finalmente ritrova un po’ di serenità grazie all’incontro con una ragazza (Alexandra Daddario), con cui sembra avere tutto in comune, ecco che la ex torna dall’oltre tomba in formato zombie, per vivere quell’amore eterno che gli era stato promesso. Alla conferenza stampa Joe Dante, in collegamento tramite Skype, poiché non poteva essere presente al Lido per motivi lavorativi, ha esordito così sulla pellicola: “Quando una storia finisce, quando l’amore muore, è meglio sbarazzarsi al più presto del suo cadavere, altrimenti ci si ritrova ad avere a che fare con il suo ben più pesante e pericoloso zombie”. Buryng the Ex non poteva essere più esplicito delle parole di Dante. Una commedia esilarante, con battute azzeccatissime e dialoghi brillanti, un film ironico, leggero, divertente e mai noioso, con attori davvero in sintonia tra loro. Per il momento purtroppo la pellicola non ha ancora una release italiana.

Il Pasolini di Abel Ferrara e quello vero Si è da poco conclusa la 71ma edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e si torna a parlare della pellicola di Abel Ferrara, “Pasolini”. Il film purtroppo è stato un deludente fiasco, è vero che dalla durata della pellicola, soli 87 minuti, c’era il sentore del “Buttiamolo lì e vediamo come va”, in genere Ferrara realizza film più lunghi e sicuramente migliori. Diciamo che in questa pellicola a parte il titolo, non c’era Pasolini, non vi era nulla del grande scrittore, poeta e regista italiano che tutti noi conosciamo; forse solo la sequenza finale, che riguarda l’assassinio, rispecchia la realtà. Pasolini di Abel Ferrara sembra privo di una trama logica, così come i dialoghi - un po’ in inglese, un po’ in italiano - non danno quella miscela di realtà che in teoria dovrebbero dare. Pasolini era italiano e come tale doveva essere rappresentato, quindi perché deformare il vero per una pura finzione? Sarebbe stato forse più giusto doppiare l’intera pellicola in lingua italiana e inserire i sottotitoli in inglese. Tutte scelte queste del regista che hanno inficiato la riuscita del film e la sua possibilità di vittoria. Unica nota positiva è la straordinaria bravura nell’interpretazione di Defoe nei panni di Pasolini, quasi a volere dare corpo e anima nel riportare in vita negli 87 minuti della pellicola uno degli scrittori più scandalosi, audaci e sorprendenti d’Italia. L’altra è la scelta di mettere in scena, insieme a una pseudo ricostruzione storica, i progetti a cui Pasolini stava lavorando, come il romanzo Petrolio e la pellicola Porno-Teo-Kolossal, fiaba allegorica sul viaggio intrapreso da un uomo e un ragazzo, che si spingono verso Oriente guidati da una stella cometa avvistata nel cielo di Napoli.

Pasolini, che vede un cast composto da William Defoe, Andrea Bosca, Riccardo Scamarcio, Ninetto Davoli e Valerio Mastandrea, manca di quella magia che tutti noi ci saremmo aspettati di vedere e forse per la scarsità di tempo e la poca attenzione nella cura dei dettagli non è riuscita nell’intento di ammaliare il pubblico. Altra pecca di Pasolini è stata sicuramente la conferenza stampa tenutasi a Venezia dopo la proiezione del film (a cui ho avuto il piacere di partecipare), che vedeva un Ninetto Davoli, amico di Pasolini, incapace a risultare simpatico alla stampa pur mettendocela tutta, soprattutto nel prendere la parola, anche quando non era interpellato, togliendo spazio alle domande dei giornalisti e alle risposte che un timido Ferrara voleva dare. Ci chiediamo se Pier Paolo Pasolini ritroverebbe se stesso in questo film… molto probabilmente no! Camilla Lombardozzi


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VAGABONDANDO

Poesie della Terra In giro per musei...

Gentile Direttore. Siamo tutti legati a qualcosa.. a volte questo legame vibra in noi a lungo finché diventa una specie di convivenza. Ho convissuto per anni con questi versi senza mai scriverli. Non amo parlare di me ma le posso dire che, all’improvviso, finalmente ho scritto questi versi con tale intensità che per giorni ho sentito quasi un senso di liberazione. Ho ricevuto recentemente, con questa poesia, il premio “Borgo oltre confine” che mi onora e per il quale ringrazio pubblicamente gli organizzatori, ma il vero premio per me è condividere quello che ho scritto con chiunque, non necessariamente straniero, chiunque abbia lasciato un pezzo di se lontano o vicino, in una piccola casa, in un antico borgo... spero di cuore che i miei versi potranno riempire come un raggio di sole quell’angolo buio di quella tristezza del “non ritorno”, con il pensiero del “non dimenticare” . Florentina D. Pagnejer

Cara terra madre

Ti scrivo, seduta qui, in un angolo del mondo col respiro appeso ad un ventaglio di ricordi, scivola su di me luce calda di un bel tramonto che si spegne davvero soltanto nei miei sogni… Tu come stai? Io? così… cammino nella vita accanto ai miei cari, accanto a me stessa, accanto al bisogno di ritrovarmi nei silenzi tuoi, sotto i miei passi che cercano il ricordo del tuo profondo… Ed eccomi! banale ed inconsueta a scriverti parole che non trovo ma che vedo irrompere impazzite, mi tremano le dita, piange dentro il cuore… comunque, sai, sorrido e mi dico: “sei felice”. Laggiù da te? tra le foglie gialle, nel canto di stagioni mi è rimasto l’IO… e qui..? m’arrangio come posso… sono la stessa, sempre, un po’ di qua... un po’ sotto il sole tuo, ma sempre sorridente… Vado guardando avanti, sorrido anche all’amarezza, ringrazio il vento che mi regala ogni tanto onde del tuo profumo, un po’ della tua candida ebbrezza mentre tutti i miei sensi trattengono il pianto… Avrò con me ovunque quel tuo aroma di selvaggio, fiera che le mie radici nascono da te, che forse tu mi puoi amare e quando torno lì, appena posso, mi chino adagio, adagio e dico a me stessa “sono tornata a casa, cara terra madre…” Ti scrivo sempre e come sempre taci... ti sento nei respiri, ti sento dentro me… da qui, lontano, nei pensieri rivolgo i miei abbracci a tutti “i fortunati” che stanno lì con te… Lontana oramai, conservo dentro, le gioie, le tristezze del passato… ma non rimpiango nulla, sai? Custode, l’anima, ricorda a voce alta, mentre io trattengo appena il fiato, il Borgo lì… il tiglio... le mucche nei pascoli sui prati... Mi manchi... mi manca tutto, ma come ti dicevo, tranquilla, son’ felice Tranquilla, dico, tranquilla… non ti scordo! Come potrei scordarmi quel piccolo paese, quel piccolo cortile, seduti gli anziani sotto quel vecchio tiglio... in quella terra madre, in quel tranquillo Borgo? Florentina D. Pagnejer

il Segno - ottobre 2014

Sogno e geometria nelle incisioni di Escher di Marcello Loisi Architetture impossibili, paradossi prospettici e mondi immaginari, in una parola: Escher. Maurits Cornelis Escher fu un incisore e grafico olandese scomparso nei primi anni Settanta. Nelle sue opere mondi reali e fantasia si intrecciano in una complessa rete geometrica, calcolata interpretazione dello spazio e delle forme. Da pochi giorni, presso il Chiostro del Bramante a Roma, è stata inaugurata una mostra interamente dedicata ad Escher. L’intento dei curatori è quello di mettere in luce la sua l’intelligente e innovativa visione artistica, attraverso l’esposizione di oltre 150 opere provenienti principalmente dalla M.C. Escher Foundation e dalla Collezione Giudiceandrea. Il rapporto tra l’Italia ed Escher fu importante. Durante i suoi due viaggi nel nostro Paese, ebbe l’occasione di conoscere e ammirare il paesaggio italiano, dalla campagna senese al mare di Tropea. Probabil-

CHIOSCO del BRAMANTE

mente, furono proprio lo studio di questi luoghi e lo stupore che questi suscitarono in lui, gli elementi alla base delle visioni geometriche e prospettiche tipiche della sua opera. Anche i successivi viaggi in Spagna si rivelarono fondamentali: le decorazioni dell’Alhambra, costituite da un’infinità di articolati mosaici e decorazioni moresche, sono riconoscibili nella produzione artistica di Escher. La mostra dedicata a questo grande artista del Novecento, mago della suggestione del disegno, racconta attraverso le sue opere la fusione di mondi paralleli, architetture impossibili ed esercizi intellettuali, ma

Un’incisione di Escher

anche le implicazioni che ebbero le sue intuizioni sulle scienze matematiche e geometriche e sulla psicologia. Inoltre, nel percorso sono in mostra anche delle opere comparative di De Chirico, Duchamp, Balla e Patella. Chiostro del Bramante Arco della Pace, 5, Roma fino al 22 febbraio 2015

Cagnolini cercano casa

Questi cagnolini incrocio maremmano, hanno circa 1 mese e mezzo e cercano dei padroni disposti ad accudirli. Sono un maschietto e una femminuccia. Sono stati trovati dai volontari animalisti di Rocca di Papa abbandonati in un bosco del territorio. Sono già stati sverminati. Le adozioni vengono effettuate rilasciando apposito certificato di affido. Per informazioni:

ilpiccolosegno@libero.it cell.re 346-3079377


il Segno - ottobre 2014 di Annarita Rossi Nell’Odissea, Omero narra che Ulisse alleva un cane per la caccia senza riuscire però a trascorrervi del tempo insieme poiché rimane lontano dalla sua Itaca per due decenni; quando fa ritorno nella sua amata terra, travestito da mendicante per non farsi riconoscere dai suoi nemici, Argo, il suo cane, lo individua fra molti. Ulisse lo vede accennare uno scodinzolo, Argo purtroppo è vecchio, malato e pieno di zecche ma non per fargli le feste un’ultima volta, poi muore. Ulisse si volta, si asciuga una lacrima, l’unica che abbia mai versato. Il cane, oltre che nella Tragedia Greca è presente nei graffiti preistorici in compagnia di bovini, capre e pecore. Grazie a ricerche effettuate su reperti archeologici, è stata avanzata la teoria che il lupo, antenato del cane, viene addomesticato anche dall’uomo di Neanderthal che lo utilizza per la caccia, le cui raffigurazioni sono impresse nelle incisioni rupestri. Persino gli Egizi, noti per venerare il gatto, creano effigi di cane sui monumenti fu-

La vita nei modi di dire

TEMI D’OGGI

Il cane fra mito e storia

nerari come guardiano fedele delle tombe e ne seppelliscono il corpo mummificato all’interno di esse. Il legame indissolubile tra l’uomo e il cane continua per millenni; gli antichi romani, quelli appartenenti alle famiglie patrizie, appongono in evidenza sulle loro case una scritta che afferma “Cave Canem”, ossia attenti al cane. Nell’arte paleocristiana ed anche successivamente, il cane è rappresentato nell’iconografia accanto a San Bernardo, a San Rocco e San Francesco. In Perù sono stati rinvenuti i resti mummificati, in epoca risalente tra il 900 e il 1350, di diversi cani seppelliti non lontano dai loro padroni, con le coperte e una ciotola colma di cibo. Nel Medioevo per quasi un millennio, la povertà dilagante dà

di Enea Trinca

Non prendertela se ti considerano mezzo scemo si vede che ti conoscono solo a metà.

I miei figli mi dicono: Papà, sei il migliore. Poverini, sono piccoli e ingenui ma sono straordinariamente intelligenti per la loro età.

Se la prima goccia di pioggia non avesse il seguito, sarebbe uno sputo.

Il letto è il luogo più pericoloso del mondo, vi muore l’ottanta percento delle persone.

La moglie, per ingannare la noia, ingannò il marito. Una madre “campa” cento figli... mi domando a che età ha messo al mondo l’ultimo figlio?

Il politico è un tizio talmente attento alle cose che se non stai parlando di lui non ti ascolta.

il T o c c o

di Ermanno Gatta

luogo a branchi di cani affamati che costituiscono un pericolo, al pari dei lupi, per tutti gli altri animali. Durante l’Umanesimo e il Rinascimento, il cane diviene passione aristocratica ed a lui vengono riservate particolari attenzioni; cani di piccola taglia sono sempre presenti nelle case dei borghesi accanto a donne e fanciulle, mentre altre razze vengono utilizzate per la caccia al cinghiale, ai volatili, alle lepri e volpi. Alla corte di Francia troviamo delle splendide mute di levrieri e mastini ai quali, i poeti, dedicano toccanti epitaffi. Il cane accompagna sempre la storia dei Presidenti d’America, infatti il primo Presidente, già nel 1789 li alleva; da allora tutti i Presidenti che si succedono continuano a possedere uno o più cani. Il cane quindi, come espressione della personalità umana; quella tipica simbiosi parrebbe derivare dal fatto che l’uomo, quando sceglie un cane, lo preferisce il più verosimile a lui, sia per affinità caratteriali che fisiche. In questo millennio, amore e compassione non sono sempre e ovunque predominanti, purtroppo indifferenza ed ignoranza generano ancora abbandoni e soprusi verso colui che silenziosamente da 15.000 anni, attraverso il mito e la storia vive fedelmente accanto all’uomo.

L’Osservatorio

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Lo scrittore Lilith Di Rosa in biblioteca

Proseguono le iniziative dell’associazione culturale L’Osservatorio. Martedì 14 ottobre, alle ore 17:30, presso la biblioteca comunale di viale Enrico Ferri, si svolgerà l’iniziativa «Incontri con l’autore». Questa volta l’associazione di Maria Fondi ospiterà lo scrittore roccheggiano Lilith Di Rosa, che parlerà della sua esperienza dopo la partecipazione al talent televisivo-letterario Masterpiece, dove il giovane autore è arrivato alle fasi finali, e del suo primo libro (Russian roulette) che prossimamente sarà pubblicato con la prestigiosa casa editrice Bompiani. Lilith parlerà di se, degli autori e della letteratura che più lo hanno influenzato e formato, dei motivi che lo hanno spinto a scrivere e del suo rapporto con Rocca di Papa, il paese dove ha vissuto la sua infanzia e la sua giovinezza e dove torna sempre molto volentieri. Le iniziative dell’associazione proseguono con una visita guidata a Firenze, (12 novembre) in cui i partecipanti avranno modo di visitare la città d’arte italiana per antonomasia e la Galleria degli Uffizi, uno dei più importanti musei italiani. Al suo interno sono ospitati capolavori di Caravaggio, Giotto, Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Raffaello, Mantegna e Botticelli. Insomma, i più grandi artisti italiani del Rinascimento. Chi volesse parteciparvi o ricevere informazioni può contattare l’associazione al n. 06.9498845 (pomeriggio).


il Segno dei tempi

Ultima pagina

il Segno - ottobre 2014

nei disegni del Maestro Franco Carfagna In questo disegno schematico il maestro Carfagna ha ricostruito una carbonara (carbonaia) di Rocca di Papa. Cerchiamo di capire che cos’era e a che cosa serviva. Il materiale che si ricavava era il carbone e serviva soprattutto per cucinare, al posto della legna, con il vantaggio che non emetteva fumo. Inoltre, la brace ardente si conservava più a lungo, soprattutto se il carbone era stato cotto con legna di quercia, carpino, faggio, acero o leccio (nocino), chiamati con il termine di “forte”. Altri tipi di legno, come castagno, nocciolo, pioppo e olmo, infatti, erano definiti “leggeri”. Questi duravano poco ma, in tempo di carestia familiare, andavano benissimo perché costavano poco. La carbonara era costruita artigianalmente da uomini molto esperti, in particolare boscaioli che si dedicavano a questo mestiere con grande dedizione e passione. Erano tanti i sacrifici che dovevano fare, come ad esempio lavorare anche di notte, riposando dentro qualche capanna fatta di scopìe mentre la carbonaia restava accesa. Il rischio, infatti, era che la carbonara potesse andare a fuoco letteralmente vanificando così il grande lavoro fatto e i soldi spesi per comprare la legna. Per saperne di più consigliamo di acquistare presso le edicole di Rocca di Papa, il libro “Boscaioli e carbonari dei Castelli Romani” della scrittrice Maria Pia Santangeli. Ma torniamo al disegno del maestro Carfagna, seguendo i numeri riportati che servono a spiegare le varie fasi di realizzazione di una carbonara. La legna (1) veniva coperta con della terra umida e con zolle di terra indurite con la pala. Il foro centrale (2) fungeva da sfiatatoio e

Le antiche carbonaie di Rocca di Papa

serviva per accendere il fuoco. Il diametro di questo condotto (3) era di circa 50 cm. L’altezza complessiva di una carbonaia era di circa 2,40 metri e, lateralmente, si dovevano fare dei fori (5) con il compito di regolare l’entrata dell’aria. All’esterno bisognava sistemare due strati di legna (6) con pezzi da un metro, di vario diametro, disponendo quelli più robusti e grandi per primi, e via via gli altri più sottili. Dei pezzi di legna corta (7) venivano poi utilizzati per dar fuoco alla carbonara e il condotto doveva essere riempito continuamente perché la fiamma andava sempre alimentata. La cima (8) doveva terminare a forma di cono, come un vulcano, e da lì si aggiungevano, utilizzando spuntature ricavate dal legname, i pezzi di legna corta. Ecco che la carbonara era pronta e, a questo

punto, cominciava la fase dell’attesa fatta di intelligenza, passione, attenzione, orgoglio ma anche di preghiera, affinché tutto andasse bene e il carbone prodotto fosse buono e abbondante.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it - www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

SE PULIRE I CONFINI È UN OPTIONAL Sembra che proprio nessun proprietario di terreni, ville e case ai Campi d’Annibale abbia voglia di pulire i confini stradali. Come al solito mi ritrovo sempre a essere il solo che talia le erbacce ai bordi esterni raccogliendo i residui delle potature. Ho fatto un giro ai Campi e ho verificato che decine di strade si sono ristrette a causa di spini, erbe di

ogni tipo, rami sporgenti e quant’altro. Ma i vigili di questo comune non potrebbero farsi un bel giro, segnare su un taccuino le vie, le proprietà e l’inadempienza così da poter richiamare seriamente all’ordine questi cittadini che puliscono solo dentro da loro mentre fuori può anche esserci una discarica? Ma le ordinanze che tutti gli anni il sindaco scrive a che servono se poi nessuno le fa ri-

spettare? La prossima volta credo proprio che mi adeguerò anch’io alla maggioranza dei cittadini. Antonio Calvisi

CONTRO LE ANTENNE OCCHI APERTI Ho letto la notizia che finalmente i vigili sono intervenuti per ripristinare un minimo di socurezza sequestrando un’antenna alla Madonna del Tufo. Da anni si chiede che nell’area

della chiesa vengano tolte tutte le antenne ma poi non succede niente. Perché quelle antenne devono stare proprio lì, sopra i tetti delle case sottostanti? Non abbassiamo la guardia e cerchiamo di controllare ogni volta che in quell’area ci sono movimenti di tecnici e operatori vari. Un plauso ai vigili che sono intervenuti prontamente. Continuiamo così. Alessandro Gatta

IL PROSSIMO NUMERO DEL SEGNO USCIRÀ SABATO 15 NOVEMBRE


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