14 il calderone beltane 2018

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14/Beltane 2018 Magazine dell’OBOD


di Antonella Turchetti

Miti, Leggende e DivinitĂ .

p. 04

p. 06

di Daniela Ferraro Pozzer

Attraverso la Storia della CreativitĂ .

p. 12

di Alessia Mosca Proietti

p. 20 James Kavanugh Margherita Tocci

p. 24

di Markus Juniper

di Penny Billington

p. 26

p. 32

p. 34 p. 36 p. 46

Michela Alborghetti Monica Zunica Linda Lunardi Laura Villa


14 / Beltane 2018

eltane e i suoi Fuochi. Potenza e Movimento. Voglia di fare, di bearsi liberamente della Natura risvegliata. Seguiremo la Magia di questo Tempo correndo nei boschi fra le ‗Erbe delle Streghe‘ di Markus Juniper, fra i racconti della tradizione locale che Alessia Mosca proietti ha voluto raccogliere per noi, con gli occhi rivolti al potente Drago di Fuoco che ci guida nella notte. Le violette hanno da poco riempito i prati, e Ilaria Pege ne ha raccolte tante, godendo ora del loro profumo e dei loro benefici effetti. In questo momento di forte risveglio tornano anche i ricordi, quelli di Michela Alborghetti, che ha voluto condividere con noi una briciola della dolcezza e… della inespertasaggezza dell‘infanzia e quelli di Monica Zunica, che ci racconta una magnifica esperienza vissuta lo scorso anno: il primo Seminario dell‘Iperico, con Philip e Stephanie CarrGomm, Eimear Burke e tanti amici. Anche quest‘anno il Seminario si ripeterà ed avrà come tema La Consapevolezza ed il Focus sul Sentiero Druidico: l‘Incantesimo del Presente. Di ―Incantesimo‖ infatti possiamo parlare quando gli equilibri fra il Conoscere ed il Fare sono ben guidati dalla nostra Consapevolezza e quando l‘Energia che essi generano viene incanalata con entusiasmo e creatività nella giusta direzione, quella di una Vita ricca di Gioia e realizzazione. Guardiamo insieme le forme della Natura, con Margherita Tocci e i suoi alberi che si abbracciano… ascoltiamo la voce gentile di Antonella Turchetti che ci racconta Beltane, perché questo è il Senso della vita che si nasconde nelle piccole cose, nel Presente, nella gratitudine all‘esistente, come scrive Penny Billington in un semplice e bell‘articolo sul proprio blog che ci ha gentilmente concesso di pubblicare. Saltiamo allora insieme questi Fuochi di Beltane e che l‘Entusiasmo e l‘Energia riscaldino questo nostro Tempo felice. Daniela Ferraro Pozzer

La partecipazione a questo Magazine dell‘OBOD è sempre aperta a chiunque voglia condividere una propria, preziosa… scintilla di Awen! Scriveteci a ilcalderoneredazione@gmail.com

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di Antonella Turchetti eltane era la festa più bella. Gli alberi spogli si coprivano di geme e fiori e, al crepuscolo, il verde tenero delle colline si accendeva di fiamme vorticose illuminando le prima propaggini dei boschi. La natura tutta si univa alla festa del risveglio; perfino la luna brillava più luminosa e una tensione nuova riempiva il corpo di uomini e animali. Beltane era il ballo sfrenato: I piedi veloci che battevano al ritmo delle melodie suonate dalle arpe dei bardi; Il suono dei piccoli tamburi di pelle che battevano riecheggiando il battito dei nostri cuori; la danza attorno al palo di maggio in una spirale di passi complicati; i volti sudati dei danzatori, con gli occhi accesi di euforia e abbandono, mentre il vento, ormai caldo, giocava con i nostri capelli sudati. Beltane era il ringraziamento. L‘inverno spoglio e l‘attesa erano finiti, si tornava alla luce; Il sole tornava a splendere. Era il tempo dell‘accoglienza: la terra accoglieva la luce del sole e donava la vita che noi, a nostra volta, accoglievamo con infinita riconoscenza. I pascoli si trasformavano in un tripudio di trifogli odorosi di verde, di belati di agnelli dal tenero biancore, di giovani vitelli dalle gambe tremule. Se si era fortunati, nelle notti del Calendimaggio, si potevano incontrare gli antichi, i Tuatha de Danaan, gli ―Uomini della Dea‖, che passeggiavano nel nostro mondo per respirare il ribollire della vita che vorticava attorno a noi. Beltane era le corse a piedi nudi sull‘erba, con voli di farfalle che coloravano il tramonto; la forza della giovinezza che ci riempiva la bocca di risa squillanti; i sospiri nascosti all‘ombra degli alberi mentre il cielo si vestiva del rosa dell‘aurora; i baci rubati da labbra tremanti sotto tripudi di stelle. Era i corpi infuocati dalla forza della passione che si affacciava prepotente nel mondo. Beltane era la sacra unione del Dio Beleno alla Dea Fanciulla. La forza di quell‘unione si propagava come un onda per tutta la terra, scorreva dai cerchi di pietre fino sotto i nostri piedi, sotto i palmi delle nostre mani, sotto il suolo e nei torrenti tumultuosi che correvano più veloci verso il mare. Uomini, animali, uccelli e insetti si univano a quel legame, e ogni cosa era di colpo così vivida e ricca e incredibilmente bella da ferire il cuore. Si era parte di un tutto più grande, dell‘infinito oltre la volta celeste. Particelle di luce di un entità che conteneva tutti, senza annullare nessuno. E quando la festa finiva e le arpe venivano riposte, quando il mattino era ormai maturo e infuocato dal sole… si tornava con le membra stanche alle proprie case, con i fili d‘erba a sporcarci i piedi ed i capelli e una forza nuova dentro il cuore.

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Miti, Leggende e DivinitĂ di Daniela Ferraro Pozzer

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«Un drago non è una fantasia oziosa. Quali che possano essere le sue origini, nella realtà o nell'invenzione, nella leggenda il drago è una potente creazione dell'immaginazione» - Tolkien, dal saggio ―Mostri e Critici‖ -

er una serie di sincronicità la Costellazione del Drago mi si è presentata più volte in questo infuocato tempo di Beltane. Voglio seguirne la Via, guardarmi intorno, capire dove sto camminando, guidata dal potente Drago di Fuoco. Ci piacerebbe raccogliere qualche leggenda ―quasi‖ perduta: se ne conoscete e volete condividerle… ilcalderoneredazione@gmail.com

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Dall‘Oracolo dei Druidi di Philip e Stephanie Carr-Gomm: ― Il padre Di Re Artù, Uther, una volta ebbe la visione di un drago fiammeggiante. Rimase così colpito da chiedere immediatamente ai suoi sacerdoti druidi di spiegargliene il significato: gli fu detto che un tale drago fiammeggiante significava che egli sarebbe diventato Re. Uther decise allora di chiamarsi ―Pendragon‖, che significa appunto ―Testa di Drago‖. Questa storia, che segna le fondamenta della leggenda di re Artù ci dà la possibilità di comprendere l‘essenza del Drago di Fuoco. Ognuno dei quattro Draghi (quello di Acqua, di Aria, di Terra e di Fuoco) rappresenta Energia e Potere, ma ognuno media le stesse energie in modo diverso e il nostro sforzo deve essere quello di armonizzarle. … In molti racconti il Drago di Fuoco è rappresentato come un essere malvagio ma nella tradizione druidica ha invece valenza assolutamente neutra: di fatto il drago è malvagio o benevolo in accordo al nostro grado di evoluzione. Non tutta la Conoscenza può essere usata da tutti, così come non ogni Potere può essere usato da tutti: il Drago di Fuoco è malvagio soltanto se incontrato da chi non è preparato o non è abbastanza forte da sostenere le energie che esso rappresenta… che potrebbe sentirsi esaurito o ―bruciato‖! Il drago di Fuoco è a guardia del tesoro del Fuoco Interiore, fatto di azione, voglie e passioni,che brucia in ognuno di noi e che nella tradizione druidica è chiamato Nwyre ed in oriente Kundalini. Questo fuoco circola attraverso i nostri centri psichici, o chakra. La potenza di questo drago è, quindi, proprio a difesa del nostro Essere!‖

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La costellazione del Drago, o Dragone, è una costellazione settentrionale, che parte dai pressi del Polo Nord e si insinua tra le due Orse. Anticamente la stella polare era Thuban, la stella alpha draconis, e tornerà ad esserlo intorno all'anno 26000 in conseguenza della precessione degli equinozi. La figura del Drago conteneva il Polo Nord, ma anche il polo dell'eclittica. Già nella Mesopotamia il Drago era raffigurato come simbolo cardine: i termini ‗testa del Drago‘ e ‗coda del Drago‘ stanno proprio ad indicare i nodi ascendenti e discendenti del moto apparente del Sole. Anche la Luna incrocia il moto apparente del Sole in due punti, e l'intervallo di tempo intercorrente viene detto ‗Mese Draconico‘.

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Una eclissi di Sole o di Luna può avvenire soltanto quando Luna e Sole si trovano in prossimità della Testa o della Coda del Drago. La forma del Drago è originaria della Mesopotamia, dove compare come un dragone alato (più grande dell'attuale quindi) avvolta a spirale verso il capo dell' Orsa Maggiore; nel VI secolo a.C. il filosofo, astronomo, matematico greco Talete tolse al drago le ali per formare l'Orsa Maggiore e da allora, non fu più volante. Secondo un primo mito, il Drago rappresenta il dragone che divorò gli uomini del fondatore di Tebe, Cadmo, inviati al pozzo di Ares (Marte) a cercare acqua. Cadmo avrebbe poi ucciso il drago e seminato i suoi denti, dai quali sarebbero nati degli uomini armati, gli Sparti o "seminati", capostipiti dei Tebani. Un altro mito narra di come, al matrimonio di Giove con Giunone, la Terra (Era) regalò loro alberi da frutto che ad ogni primavera facevano nascere mele d'oro. A custodia del giardino, vennero poste quattro ninfe, le Esperidi, le quali misero a guardia dei preziosi alberi un drago, Ladone, con cento teste, capace di parlere e di imitare ogni tipo di voce umana o verso animale. Quando qualche malintenzionato si avvicinava al giardino, il drago iniziava ad urlare in cento tonalità differenti facendolo fuggire. Euristeo, assegnando le dodici fatiche ad Ercole, comprese proprio il furto di una delle mele, ed Ercole riuscì a superare anche questa prova grazie all'ausilio di Atlante, scagliando una freccia che colpì Ladone a morte. Il drago fu così ucciso, ma per ricordarlo Era, profondamente turbata, lo pose in cielo come costellazione. Ancora, si narra di come il dragone combattè insieme ai Titani nella guerra contro gli dèi dell' Olimpo. Erano poi trascorsi dieci anni di guerra, quando il dragone ingaggiò una battaglia contro la dea Atena (Minerva), che lo afferrò per la lunga coda e lo scagliò roteandolo in cielo. Mentre precipitava dall'alto il corpo del dragone si annodò, e si impigliò attorno al Polo Nord celeste. L'aria lassù era così gelida che la bestia si congelò in quella posizione contorta attorno al Polo. Secondo un'interpretazione cinese, nel corso delle eclisse di Sole o di Luna , la luce viene inghiottita dal dragone celeste.

https://www.astronomiamo.it/Costellazione.aspx?Nome=Drago

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Ubicazione: La costellazione del Drago è situata presso il Polo Nord celeste vicino alla Stella Polare Visibilità: È sempre visibile alla nostra altitudine Ascensione Retta centrale: 15 ore Declinazione centrale: + 60° Stella più importante: Alpha Draconis, detta Thuban (α Draconis, anche se non è la più luminosa), Sembra che la Grande Piramide di Cheope,costruita verso il 2650 A.C., sia stata orientata verso tale stella Rastaban (β Draconis) è una stella gialla di magnitudine 2,79 distante 361 anni luce. Eltanin (γ Draconis) è una stella gigante arancione di magnitudine 2,23, distante 148 anni luce. δ Draconis è una stella gialla di magnitudine 3,07 distante 100 anni luce. η Draconis è una stella gialla di magnitudine 2,73, distante 88 anni luce.

Un‘altra particolarità della costellazione del Dragone è il fatto che al suo interno siano presenti, oltre che numerosi corpi celesti, anche corpi planetari e galassie. Uno dei sistemi planetari più conosciuti è quello legato ad una stella nana gialla molto simile al nostro sole. Attorno a questa orbita un pianete gioviano caldo di dimensioni superiori a quelle del mastodontico giove. Ladone era il drago, figlio di Forco e di Ceto, che sorvegliava i pomi d'oro delle Esperidi[1]. La leggenda dice che aveva ben cento teste. Secondo altre tradizioni invece era figlio di Tifone e di Echidna, e, dopo che fu ucciso da Eracle, la dea Era lo trasformò nella costellazione del Dragone[2]. Esiste un'altra versione della storia nella quale Ercole mandò Atlante a prendere le mele d'oro e Ladone non viene ucciso.

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ATTRAVERSO LA STORIA DELLA CREATIVITA‘

di Alessia Mosca Proietti

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Abbandoniamo per un po' la musica affrontata come visione quasi esclusiva (almeno finora, ne Il Canto delle Muse) della creatività umana... Il genio si manifesta sotto molte forme: l'arte di immaginare e creare è unica! Nel mio lavoro mi insegnano che la narrazione è ciò che forma la realtà: una storia, quando narrata, diventa reale... non importa se sia accaduta o meno, poiché nella testa di chi la racconta essa ha una forma e una ragione precise. Quindi, per un po', vorrei occuparmi della narrazione come aspetto della fantasia umana. Siamo di nuovo (evviva!) giunti a ridosso della festività di Beltane, pronti a godere della nuova vita sbocciata con la schiusa dell'uovo di Ostara, che si prepara a maturare rincorrendo l'estate. Il Serpente, che in tutto il mondo è connesso alla dea della Terra, è il protagonista di questo fertile periodo. Ma non sempre le serpi, e famiglia, sono viste di buon grado nell'odierna cultura popolare italiana, anzi... con l'avvento del cristianesimo e la visione del rettile come simbolo del male, i poveri serpenti hanno perso il carattere positivo che l'uomo attribuiva loro, per rivestire inaspettatamente il ruolo di ―cattivo‖ atavico. In questo periodo di sole e brezze primaverili, nulla è più rilassante di una bella passeggiata nei boschi, accanto ai ruscelli, e fra i campi.... ma, a detta dei vecchi contadini e pastori umbri, un tremendo pericolo incombe sul viaggiatore incauto...

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i tratta di una leggenda di cui sono venuta a conoscenza durante un turno lavorativo! Gli anziani umbri sanno come raccontare una storia e, intervistandone tanti, sono riuscita a raccogliere informazioni preziose: molte differiscono in alcuni particolari, ma tutte concordano sull'esistenza del pericoloso ―regulu‖ ( o meglio 'u regulu

o regu). Secondo l'anziana Nannina, pimpante ultracentenaria che vive in un paesino nei dintorni di Spoleto, il regolo nasce da un uovo di gallo che viene covato da una vipera per sette anni (in stretta connessione con la leggenda del basilisco), mentre tutte le altre testimonianze raccolte danno diverse versioni: secondo alcuni il regolo è una vipera sopravvissuta al taglio della testa, per altri è una vipera che ha superato l'età dei cento anni, altri ancora riferiscono che il regolo è una vipera alla quale è stata tagliata la coda e che poi si è sviluppato in larghezza. Tutti concordano, però, sul fatto che si tratta di un serpente di taglia sovrumana, in grado di divorare una persona: tuttavia ha delle vittime favorite, poiché parliamo di un animale molto vendicativo. Ama, infatti, perseguitare la stirpe di colui che ha osato mozzargli la testa o la coda, impartendo crudeli lezioni agli eredi del malcapitato. Altresì, divora senza indugio l'incauto viaggiatore che, inoltrandosi nei boschi e negli orridi che il rettile infesta, osa invocare il suo nome. Secondo una leggenda di Foligno, il regolo non è solo enorme ma presenta due teste (una delle quali è situata laddove dovrebbe esserci la coda) e sempre la vecchia Nannina dichiara di aver udito, una notte di tanti anni fa, i cani che ululavano senza posa: credendo che il tumulto fosse causato dall'arrivo di una volpe, aveva imbracciato il fucile ed era uscita all'esterno, convinta che avrebbe anche guadagnato una bella pelliccia per confezionare un nuovo collo per il suo cappotto. Suo malgrado, si era trovata faccia a faccia con il regolo che tentava di rubare uova nel suo pollaio e che, racconta, aveva il corpo di un gallo e la coda di una vipera lunga come ―tre paraji de cavalli‖ (tre coppie di cavalli). Nannina si salvò rientrando in casa velocemente e lasciando una ciotola di latte della mungitura mattutina sul davanzale della finestra perché ―'u regulu è ghjiuttu, sa'!‖ (il regolo è ghiotto, sai!).

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Il racconto di Nannina ci riporta a valutare anche la versione toscana della leggenda, secondo la quale il regolo è un enorme serpente ricoperto di scaglie che brillano come metallo e dotato di due piccole ali che lo rendono simile ad un drago: anche il suo parente umbro ha particolari in comune con il drago, perché pare che custodisca, nei pressi di Otricoli in provincia di Terni, un enorme tesoro nascosto in un luogo noto come ―grotta degli scudi‖. Chiunque si avventuri a caccia del tesoro viene prontamente ipnotizzato dal regolo, che però lo riconduce a casa senza ferirlo.

Troviamo tracce di racconti relativi all'esistenza del grande serpente anche nell'alto Lazio, in Abruzzo e nelle Marche, con punti in comune a quanto già detto, tant'è che persino alcuni artisti, a livello musicale, si sono ispirati alla figura del regolo per comporre brani.

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Ecco, quindi, il testo della canzone ―LA TARANTELLA DEL SERPENTE‖ de I Ratti della Sabina:

Dicunu li vecchi de paese / dicono i vecchi di paese che se taji un serpe llà 'nnu mezzu, / che se tagli a metà un serpente quillu, mica more ma renasce / quello non muore, ma rinasce più cattivu de la peste, / peggiore della peste più 'gnorante de unu che lavora in un ufficiu pubblicu più cattivo di un dipendente pubblico è più furbu de nà vorbe e d'un fainu missi 'nsieme, più furbo di volpe e faina insieme te ssé recorda e ssé tt'encontra / se ti incontra ti riconosce poi di pure che ppe tte é arrivata / puoi anche dire per te è arrivata in quillu momentu l'ora tea. / in quel momento la tua ora Stete sempre all'erta / fate attenzione quannu annate p'à campagna / quando girate per le campagne perchè s'ensinua in ogni buciu / perchè s'infila in ogni pertugio a covà l'odio versu l'omini / per covare l'odio verso gli uomini e quannu scappa fori / e quando esce ce tè l'occhi come a brace, / ha gli occhi di brace è tuttu niru come a pece / è nero come la pece e se llù chiami pé nome se 'ncazza veramente / e se lo nomini diventa una furia e te perseguiterà pé sempre, / e ti perseguiterà per sempre finu a che nun diventi mattu de capoccia / fino a condurti alla pazzia 'nsieme a tutti quanti i parenti tei. / insieme a tutta la tua famiglia Tant'è viru che qunn'unu é tantu stranu, / tant'è che se qualcuno è adirato oppure é d'animu cattivu cò a 'gnoranza che s'uncolla, o particolarmente aggressivo

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ce sta usanza, là ppé parti mei, de chiede a li cristiani si usa, da me, chiedere agli altri se per casu un giorno da monelli j'esse mica, tante vote, moccecatu u Regu per caso è stato, hai visto mai, morso dal regolo? Oddio! L'ho numinatu, mò che mme succederà? oddio! L'ho nominato, e ora che succede? Lu nome seu nun toccherebbe pronunciallu mai. / non si dovrebbe mai nominare Mò spero, solamente, che la sorte sia clemente. ora spero che la sorte sia clemente Nnù frattempu cantemo e ballemoce / intanto cantiamo e balliamo senza pensacce à tarantella, / senza pensarci, la tarantella à tarantella dù serpente. / la tarantella del serpente Chi di voi, dopo questi racconti, avrà il coraggio di avventurarsi senza fare attenzione, nel folto di un bosco del centro Italia? Allora ballate, viaggiate, cantate a Beltane, ma fate attenzione... non nominate il regolo! Suggerimento per l'ascolto: https://www.youtube.com/watch?v=C_FZGv59uV8

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"Sono nato per catturare i draghi nelle loro tane Per raccogliere fiori Per raccontare storie e ridere di mattina, Per andare alla deriva e sognare come un pigro torrente E camminare a piedi nudi nei giorni di sole. Sono nato per trovare i goblin nelle loro caverne Ed inseguire la luce della luna Per vedere le ombre e cercare fiumi nascosti Per ascoltare la pioggia che cade sulle foglie secche E chiacchierare un po' con la Morte nelle notti di nebbia. Sono nato per strofinare le mani nella sporcizia E camminare su verdi colline Per piantare grano e fare il pane Per costruire una casa forte contro il vento E per vivere libera nei giorni di sole. Sono nato per guardare i gufi nelle foreste buie E sentire il grido del coyote Per sentire gli alberi tremare e l'erba dormire Per gustare l'aria fredda e l'odore della terra umida E guardare le forme spettrali che si dissolvono nelle notti di nebbia. Sono nato per amare un uomo avvolto nel sole E vestito di nebbia Per fare un patto su un'alta collina ratificato secoli fa dal sole Per camminare insieme nei giorni di sole e nelle notti di nebbia."

James Kavanaugh

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QUESTO E‘ IL MOMENTO Questo è il momento della vita, della passione, dell'amore, Quello che si apre al centro di un fiore, e' il sole col suo dolce calore. Calore che tutto pervade e sotto i tuoi piedi ne è pregna la terra regina e madre. L'orgia dei sensi si è scatenata e di nuovi profumila vita è permeata. Non c'è momento più bello della ruota, dove tutto rinasce e tutto si rinnova. Che danzino dunque i fuochi di Beltane nei vostri cuori e cinte le teste di candidi fiori, rinasca Il desiderio, dolce sensazione...perché la vita nasce sempre dal l'attrazione. Godiamo dunque di tutto quello che ci e' stato donato e col cuore pieno d'amore ringraziamo la Terra Dea Madre di tutto il creato. di Margherita Tocci

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Tratto da : "Celtic Folk Belief: The OtherWorld" S. McSkimming, Dalriada Magazine, 1993

"... tutto è vuoto davanti a noi, Tutto quello che non si vede è in quella regione ... "

-Walt Whitman

"Le storie del misterioso mondo ultraterreno abbondano nella leggenda e nel folklore celtici, con molti racconti eroici dei degni e dei loro soggiorni attraverso questi regni elementali. Dov‘è questo Altromondo? La risposta è ovunque: è dentro e intorno a noi. E‘molto facile dimenticare che questi sono concetti religiosi ed erano molto rispettati e temuti dai nostri antenati. Queste terre sono la casa dei nostri legami primitivi emotivi con le nostre origini, la patria dell'ignoto o del ‗senza risposta‘. La natura umana, dall'alba della consapevolezza di sé, ha sempre cercato di spiegare i misteri della vita, della morte e dei loro dintorni proprio come facciamo ancora. Ciò che non può essere spiegato dalla logica cosciente potrebbe essere spiegato nei regni spirituali invisibili sempre presenti. L'Altromondo, che è il regno interiore della Mente, può essere visto come la polarità opposta del pensiero razionale che basa la sua obiettività attraverso il materiale raccolto dalle cinque facoltà sensoriali e su cui ci affidiamo per esistere in questa forma fisica. Tuttavia, anche in questo stato possiamo essere invasi da pensieri e forme che non possono avere alcuna connessione con i processi razionali della mente fisica coinvolti nella vita quotidiana, ma a noi al momento di sperimentarli sembrano non meno reali. I nostri antenati videro quest'altra forma di realtà come il funzionamento della mente e separata dal processo mentale del cervello fisico; mente come entità distaccata. Questo naturalmente pone la domanda "qual è la realtà?" e questa domanda non può essere risolta da nessuna delle nostre moderne tecnologie o dalla scienza. Poiché ognuno di noi in una vita può affrontare molte realtà diverse, collettivamente o individualmente, la realtà può essere solo la nostra percezione soggettiva di essa. I primi popoli celtici videro tutte le forme di vita esistenti su tre livelli, tre esseri integrati ma separati che convivono come un singolo essere, i regni del corpo e della mente collegati alla forza vitale pervasiva: lo 'Spirito'. A questo punto dobbiamo dissociarci dalla nuova era pensando di trascendere il fisico per entrare in relazione con lo spirituale. Lo stesso spirito è la forza unificante intrecciata attraverso tutti i livelli dell'esistenza come è simboleggiata dal triplo nodo o dalla tripla spirale. Un brillante esempio di ciò è illustrato in una storia di Fiona MacLeod intitolata: "The Divine Adventure", vale la pena leggerla. Oggi la maggior parte di noi prende in giro, chiamndola ignoranza, le pratiche degli antichi poiché ora viviamo in un mondo in cui la mente cosciente governa in logica. La scienza ha per noi respinto le ombre oscure della notte ancestrale. Con compiaciuta superiorità i misteri

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di ieri sono quasi tutti spiegati, la vera natura del nostro pianeta compresa, la superstizione sostituita dalla conoscenza. Eppure, quanti di noi, se strappati dalla sicurezza del nostro ambiente moderno ben illuminato e caldo e trovandosi improvvisamente persi, da soli, in una foresta oscura, potrebbero trascorrere le ore buie totalmente liberi dai demoni ancestrali della mente che perseguitava i cosiddetti ‗antichi‘? Spazzatura, dicono…risponderei 'provalo'. Per molti aspetti, differiamo ancora poco dai nostri primi progenitori. Come è ben documentato, tutti i popoli di tipo celtico erano adoratori degli antenati. Questo per dire che le Divinità erano anche gli antenati del clan. Molte antiche leggende si occupano principalmente della spiegazione di come gli antenati avessero intrapreso viaggi avventurosi nei regni di Altromondo per reclamare un posto nei grandi Duns della Dea e così facendo divennero una guida e rifugio nella morte per generazioni future di questo popolo. La leggenda irlandese di Donn, il primo uomo a morire in Irlanda, deificato come dio della morte, è un eccellente esempio di ciò. È molto naturale quindi che, come ora, i misteri della morte fossero i più importanti nelle menti di queste persone. Se riesci a percepire la vita su tre livelli - fisico, mentale e spirituale, intrecciati come uno allora il concetto dell'Altromondo diventerà meno difficile da capire. Ciò significa che devi vedere che nell'unicità dell'essere nessuna parte di essa può essere maggiore o minore. Nelle credenze celtiche la vera visione dello spirito può essere raggiunta solo quando trovi l'armonia centrale del corpo, della mente e dello spirito. Lo spirito non esiste solo nei piani superiori. Lo spirito esiste in tutto. Ciò contrasta totalmente con la filosofia orientale importata che dice di trascendere il materiale per raggiungere i regni superiori dello spirito. L'Altromondo e i regni dello spirito sono sempre con noi. Viviamo ugualmente come parte di loro e loro di noi. I portali di questi regni sono al centro del nostro essere. Forse a volte, mentre sei rilassato e in armonia con te stesso e la creazione, le nebbie si cancellano, rivelando a te. l'altra parte della tua esistenza: allora puoi viaggiare verso le molte terre colorate nei regni elementali di Tir-de-Thonn, Tir-na-Bea, Tirtaingiri, Tir-nan-Og e Tir-na-Moe. "

http://deoxy.org/h_otherw.htm

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di Markus Juniper

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iamo arrivati in un periodo della ruota dell‘anno di grande energia, sia per la natura esterna che per noi. Si festeggia Beltane, una festa di sfrenata allegria, di passione e d‘amore. La luce ormai ha superato il buio e l‘unione tra gli opposti diventa possibile… si può volare! Una grande tradizione della festa di Beltane nel Nord dell‘Europa è di ballare intorno al fuoco (oggi spesso anche nei locali), i ragazzi giovani portano un alberello di betulla davanti alla casa della loro amata e tutta la notte e caratterizzata dalla libertà e dalla passione. Si dice che, molto tempo fa, le streghe si incontrassero in posti specifici quella notte, per condividere le loro esperienze e per ballare sulle colline. Questo momento veniva festeggiato già dall‘inizio dell‘uomo, variavano i modi di celebrazione, gli Dei cambiavano aspetto… ma le energie sono state sempre le stesse. Da tanto l‘uomo ha scoperto che certe piante possono aiutarci a lasciarsi andare, cambiare anche il nostro modo di sentire e di essere. Alcune di queste piante magiche, spesso chiamate erbe delle streghe, erano difficili da gestire, pericolose, perché velenose, di conseguenza si doveva conoscere il modo di preparazione per carpire il loro potere specifico.

Voglio portarvi in questo mondo nascosto ed invitarvi a venire con me alla scoperta di alcune di queste piante.

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Nelle faggete delle nostre montagne e in altri posti in tutta Italia, in questo momento comincia a fiorire la Circea lutetiana, Erba maga comune o ―Hexenkraut‖ in tedesco. Cresce in boschi umidi di latifoglie, generalmente su humus dolce, dal mare sino alle montagne. Appartiene alla famiglia delle Onagracee e copre spesso grande aree nel sottobosco. Il nome generico si riferisce alla maga Circe (mitologia greca). Come Circe si impadroniva dei passanti con i suoi incantesimi, cosi questa pianta cattura i viandanti con i suoi semi pelosi e uncinati. Il nome specifico invece deriva dalla denominazione latina di Parigi: nel secolo XVI, il botanico fiammingo Lobelius (1538-1616) associò la pianta che Dioscoride aveva dedicato alla maga Circe con questa specie che chiamò C. lutetiana, dato che l'aveva raccolta a Parigi ove al tempo lavorava. La connessione con le streghe deriva dal fatto che si pensava che quest‘erba aiutasse a sconfiggere degli elfi malvagi che vivono nei posti umidi e ombrosi. Anche il nome inglese si riferisce a questo potere: ―Enchanters nightshade‖…

CIRCEA—Fiore

Oggi viene ancora usata, grazie al suo alto contenuto di tannino, contro le… emorroidi!

CIRCEA—Semi

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Lungo i corsi d‘acqua, nelle zone paludose in terreni ricchi, cresce un‘altra pianta con grandi poteri, la Valeriana officinalis, conosciuta come Valeriana comune o in inglese ―All Heal‖ (Guarigione di tutto). Il suo nome generico deriva dal latino ―valere‖ = star bene e descrive molto bene la sua forza generale. I suoi fiori, biancastri fino al rosa, si aprono proprio adesso e spargono il loro profumo strano nell‘ambiente. Questa pianta perenne raggiunge una altezza massima di 1,50m e i suoi fiori vengono visitati da tanti insetti che provvedono all‘ impollinazione. La pianta fa parte della famiglia delle Caprifogliacee, un gruppo di piante con fiori particolari, spesso profumati. Si usano delle preparazioni di radici e fiori. L‘uso della Valeriana è antico ed è stato descritto gia nel IV secolo a.C., da Ipocrate, padre della medicina moderna. Veniva raccomandata come antidoto contro i veleni e come diuretico. Nei secoli seguenti furono scoperti anche altri poteri di questa pianta. Già nel XII secolo la badessa ed erborista tedesca Hildegard von Bingen, consigliava la Valeriana come tranquillante e sonnifero. Nel XIII secolo, per liberare dai topi Hamelin, un villaggio tedesco nella Bassa Sassonia, gli anziani ingaggiarono un suonatore itinerante di flauto. Nella versione moderna di questa storia, i poteri del pifferaio risiedono interamente nella musica, ma l'antico folclore tedesco attribuiva al pifferaio conoscenze erboristiche e pare che proprio con la radice Valeriana riuscisse ad ipnotizzare topi e bambini.

VALERIANA OFFICINALIS—Pianta e particolare del fiore

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Il nome comune di "Erba gatta", deriva dal fatto che la pianta fresca provoca un'attrazione "stupefacente" sui gatti. Contiene infatti sostanze chimiche analoghe a quelle presenti nella nepeta. Mattioli ne scrive a proposito dei gatti "... sono amicissimi della valeriana e di essa si dilettano meravigliosamente i gatti, di modo che vi vengono all'odore assai di lontano e se la mangiano avidamente". Dall'osservazione di questi fenomeni si trasse la conclusione che quest'erba agisse in qualche modo sul loro sistema nervoso. Fabio Colonna (1567-1640) abbandonata l'attività forense a causa della salute precaria si dedicò allo studio della medicina, della storia naturale e della botanica, divenendo ben presto un esperto del settore. Affetto da epilessia vuole curarsi con la polvere di questa pianta e venne così a scoprirne le proprietà antiepilettiche. Nello stesso periodo Lazàre Riviére (1589-1655), medico di Montpellier, dopo esperimenti condotti sui suoi pazienti, giungeva alle medesime conclusioni, ritenendo la Valeriana dotata di efficacia curativa sul SCN e ritenendola pertanto efficace nella cura dell'epilessia. I primi coloni arrivati nel nuovo mondo, scoprirono che diverse tribù indiane usavano le radici polverizzate della specie spontanea americana di Valeriana per curare le ferite. La Valeriana fece il suo ingresso nella Farmacopea degli Stati Uniti come tranquillante nel 1820 e vi rimase sino al 1942. Durante la prima guerra mondiale divenne in Europa, un rimedio comune per contrastare lo stress causato dai continui bombardamenti dell'artiglieria, così come durante la seconda guerra mondiale, fu usata in Inghilterra per alleviare lo stress causato dai raid aerei ed ebbe molto successo nella cura della psicosi traumatica. La valeriana ha anche il potere, nella tradizione popolare, di persuadere, affascinare e sedurre una persona per dominarla. Viene aggiunta, insieme ad altre erbe, ai profumi di attrazione, ma le sue caratteristiche magiche vanno oltre. Nella magia voodoo si prepara con la valeriana una polvere che si impiega per tenere lontano da casa propria una persona particolare.

ADONIS VERNALIS—Semi

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L‘Adonide gialla o Occhio del diavolo (Adonis vernalis) è una pianta rara e protetta, cresce in montagna in praterie e lungo i bordi del bosco. Spesso cresce nei pascoli delle pecore, che la evitano perché è velenosa! Come membro della famiglia delle Ranunculacee condivide anche alcune proprietà e poteri con altre specie di questo gruppo di piante. Il nome del genere Adonis si riferisce ad Adone, figura mitologica greca, alla quale viene associata sia per il rinnovamento stagionale delle piante, sia per la bellezza del fiore. Un‘altra leggenda racconta che alcune di queste piante, nutrite dalle gocce di sangue di Adone abbiano prodotto dei bellissimi fiori: l‘Adonis! Mentre il nome specifico vernalis deriva dal latino vernare = germogliare in primavera. Questa specie è la sola che viene considerata officinale dalla farmacopea italiana ed è velenosa in ogni sua parte. Può essere usata solo da medici specializzati perché un dosaggio sbagliato può causare gravi danni. L‘estratto di questa pianta favorisce un azione coronaro-dilatatrice grazie al suo contenuto di flavonidi e ha effetti diuretici.

La adonide gialla è una pianta, con rizoma scuro, dal quale si dipartono più assi fioriferi glabri. Le foglie sono pennatosette. I fiori terminali sono giallo pallido, compaiono ad aprile-maggio. I frutti sono delle polinoci. La altezza varia da 10-40 cm e i fiori attirano tantissimo le api ed altri insetti.

Si usa tutta la pianta, a parte la radice. Per i germanici questa pianta era simbolo di vita e di rinnovamento. Veniva usata dai sacerdoti in rituali e richiami e la leggenda racconta che le streghe usavano quest'erba nelle pomate per volare. Il suo nome ―occhio del diavalo‖ derive dalla velenosità del Adonide, persone e animali si sono avvelenate e morte dopo l‘ ingestione di questa pianta.

I poteri delle piante sono ancora da scoprire, anche oggi ci sono tante persone sensibili che riescono ad osservare ed ascoltare il racconto delle piante. Fermandosi lungo i nostri cammini nella Natura, possiamo provare anche noi ad avvicinarci a delle erbe che ci attirano in modo particolare fino a sentire la loro voce.

ADONIS VERNALIS—Fiori

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di Penny Billington Nicolae Tanase: : Penny, qual è il significato della vita? Penny Billington: Come Druido, mi vedo parte del mondo naturale e lo vedo come la mia finestra per lo spirito: vi cerco il significato e le mie linee guida per la vita. L'osservazione del mondo, con la sua gloriosa molteplicità di specie, climi e terreni, mi insegna che la differenza e la diversità sono ‗buone‘. Imparo che ogni aspetto del mondo va a cicli; che c'è un tempo per la crescita, la fertilità, la saggezza dell'età e il ritiro in ibernazione; che la vita e la morte sono seguite sempre dalla rinascita. I druidi imparano da questo cercando consapevolmente di connettersi e creare relazioni con un mondo ispirato e senziente, i cui insegnanti sono l'albero, la roccia, il fiume, le persone,... Allora, qual è il nostro ruolo in questo mondo di cambiamento armonioso e fluido? I druidi danzano con due comprensioni: che la vita è un viaggio (reso evidente dal tempo lineare) e che possiamo esistere solo nell'Ora. Per metterci in relazione con il significato di fondo della vita, ci concentriamo sull'Essere, perché il mondo esterno ci spinge continuamente a concentrarci sul Fare e viaggiare … al nuovo lavoro, alle relazioni, ai bambini, ai mutui ... a tutta l'etica del consumatore con la quale anche i druidi devono vivere ma, per dirla con leggerezza, ad una certa distanza. Il modo più magico di concentrarsi sull'Ora è attraverso la ‗gratitudine nel momento‘; fermandosi frequentemente e dicendo "grazie" ora, cercando di non correre lungo la vita senza prestare attenzione, e di non guardare indietro con rammarico. L'altro modo è quello di abbracciare il fatto che siamo, ad un livello profondo, esseri creativi, e solo attraverso l'essere creativi possiamo vivere con pienezza e gioia. La creatività ha molte forme e le tradizionali abilità druidiche sono bardiche - di musica, poesia e arte ma non possiamo essere tutti così dotati! Quindi, cuocere dolci, intagliare, fare giardinaggio, organizzare i fiori, narrare storie ai nipoti - se il pensiero di un'attività fa cantare i nostri cuori, se ci coinvolgiamo in uno spazio incantato, allora prendiamo il nostro posto come una piccola parte creativa di un universo espansivo che potrebbe esprimersi attraverso di noi. E adempiere a quel dovere magico potrebbe essere il significato della vita. Tratto da:

https://excellencereporter.com/2018/02/15/penny-billington-the-meaning-of-life-and-the-magical-way-of-the-druid/

Pubblicato anche sul Blog di Philip Carr Gomm: http://www.philipcarr-gomm.com/the-meaning-of-life-2/ 14/Beltane 2018 |

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di Ilaria Pege

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Violette che passione ! Un fiore a cui vengono associati miti e racconti d'amore sia affettuoso che carnale, per il suo dolce e delicato profumo. Il nome deriva dal greco Ion che significa scuro/oscuro. Suffisso usato anche oggi per definire la vagina, nella parola Ioni. Esistono le Ninfe delle Viole, dette Ioniades a cui era dedicato un santuario in Elide, con una fonte sacra. La violetta è stata usata da Ade per attirare Persefone, è il segno distintivo del culto di Cibele e Attis, dalla cui evirazione nascono Viole. Fiore enigmatico simbolo del passaggio stagionale e del cambio di polarità delle forze Giamos/Samos. Vincono a mani basse, il mio personalissimo "premio bestflower" di questa primavera 2018. Il clima umido e fresco le ha rese regine del sottobosco e perfette per fare l'oleolita di Violetta. La ricetta è semplice, si alternano gli strati di violette a quelli di olio vegetale bio ( ho usato quello di mais per le sue proprietà fortemente emolienti ) a granelli di sale ( fa da conservante ) e dischetti di cotone ( bio, non sbiancati ) per pressare. In 25 gg di macerazione al sole è pronto! Si usa come olio detergente, antisettico e disinfettante, per tutte le impurità del viso e della pelle di questo periodo e lenitivo per i rossori della cute, ed i suoi gonfiori, ottimo per la prossima l'estate! Io lo uso anche nell'incenso speciale che sto preparando come dono per i miei amici, nella prossima festa di Beltane!

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diMichelaAlborghetti Quando a 3 anni mi tolsero improvvisamente il mio peluche‖ Eccio‖ ritenendolo un banale oggetto liso e superato, cominciarono senza volere i miei primi viaggi sciamanici. Mi nascondevo, appena possibile, sotto le coperte del mio letto e fingevo fosse ancora tra le mie braccia, ci parlavo, lo coccolavo, lo accudivo, gli raccontavo tutto quello che volevo e nessuno poteva ascoltarci. Ricordo come fosse oggi, la difficoltà di non riuscire a esprimere il dolore quando mi fu tolto bruscamente dalla mattina alla sera , fu talmente spiacevole che mi ammalai e interruppi per molti giorni la mia comunicazione con il mondo ordinario. Il forte legame tra bambino e oggetto transazionale mi porta inevitabilmente a considerare indispensabile e vitale la connessione tra esseri umani e mondo animale, e ancor di più come elemento fondamentale e imprescindibile nello sciamanismo. Quante favole ho ascoltato, quante poi ne ho lette a mia volta enfatizzando il dialogo tra animale e umano, quale forza e quale potere racchiudono nel loro corpo? Possono correre più velocemente, sono agili a nuotare , hanno una vista acuta , udito e olfatto più sviluppati ; cacciano con più successo, si arrampicano con facilità e poi volano. Neanche il più dotato e allenato dei nostri corpi può eguagliare la loro agilità. I popoli antichi li riconoscevano come sagge divinità , con infinite virtù di conoscenza e potere; non mi sorprende che i nostri antenati abbiano individuato negli spiriti animali i nostri maestri. Quando nel 2012 iniziai a seguire i seminari della Fondazione per gli studi sciamanici con Lorenza Menegoni, imparai subito la tecnica del viaggio sciamanico e il recupero dell‘animale guida trovandomi perfettamente a mio agio. Era qualcosa che inspiegabilmente sapevo già fare, viaggiare con la mente, sognare gli animali, i maestri, trasmutare e soprattutto volare era ed è, pane

per i miei denti; iniziai così a costruire la mia realtà non ordinaria, entrai dal varco che avevo scelto, scesi lungo la direzione verticale verso il mondo di sotto e dopo non molto incontrai il mio animale di potere. Fu un‘esperienza unica e personale, percepì il suo odore, forte, pungente, penetrante, poi il suo respiro, il suo soffio e all‘improvviso la sua intera figura in tutta la sua regalità . Nel corso degli anni tra noi è nata un‘unione forte e indissolubile, noi giochiamo, danziamo, viaggiamo, curiamo … Essere insieme al mio animale è essere circondati da potere, niente mi può toccare, con lui non mi smarrisco, gli animali sanno sempre dove sono e dove vanno, anche nei luoghi più bui, se sono in sua compagnia, non sono sola. Non credevate mica che vi avrei detto qual è il mio animale …

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ne è venuto fuori è stato sorprendente persino per coloro che hanno iniziato a mescolare per primi la mistura. Certo, tutti sapevamo a cosa si andava incontro fin dalla prima bollitura ma quando il progetto è giunto al termine ci siamo guardati negli occhi e ci siamo resi conto che dal nostro calderone era nato qualcosa di straordinario e che adesso avevamo il dovere di prendercene cura. Non è un racconto misterioso questo, un aneddoto in cui non si capisce bene chi ha fatto cosa. La questione è molto semplice e

di Monica Zunica Il calderone non è solo una vecchia pentola in cui si cuociono le misture più strane e misteriose. Il calderone è un contenitore all‘interno del quale chi prepara le misture ripone una speranza, un desiderio, un progetto. Per la preparazione di quella mistura occorre andare in cerca degli ingredienti giusti, conoscere con esattezza i tempi di cottura ed essere certo che la temperatura sia sempre quella adeguata. Noi tutti sappiamo bene che Cerridwen insegna, a tutti coloro che prestano

adesso ve la racconto come si deve. Nel mondo che l‘Obod ha creato c‘è posto per tutti. Gli incontri che vengono organizzati accolgono tutti coloro che sentono nel proprio animo affinità con un Sentimento della Natura che certamente possiamo considerare una spiritualità vera e sentita. Oltre agli innumerevoli incontri in tutto il mondo, due volte all‘anno c‘è la possibilità di vivere un‘esperienza meravigliosa durante l‘appuntamento a Glastonbury, la magica terra in cui è custodita la magia dell‘isola di ascolto alla sua storia, quanto questi elementi siano fondamentali per la riuscita di una pozione. Qualunque essa sia, a prescindere dalla direzione che il suo potere possa prendere. Ebbene nell‘ottobre del 2017 qualcuno ha procurato un calderone, altri sono andati in cerca degli ingredienti giusti, tutti si sono informati alla perfezione sui tempi di cottura e nessuno ha dimenticato quanto possa essere importante mantenere una temperatura costante e ben equilibrata. Quello che

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bile nato proprio dalla sinergia di tutti coloro che ci hanno creduto. In quel calderone sono stati messi tutti gli ingredienti necessari, il cuore dei partecipanti, i boschi, l‘anima di una quercia che veniva affidata a una radura sacra, la presenza di Philip Carr Gomm e un‘atmosfera a dir poco magica. Dal 29 settembre al primo ottobre 2017, tra i boschi del Molise, è nato qualcosa di straordinario. I membri dell‘Obod Italia hanno avuto la possibilità di incontrarsi, di tessere insieme pensieri, progetti, emozioni. Durante quei giorni abbiamo approfondito Avalon. E‘ un momento che certamente consiglio a tutti e che io stessa ho vissuto con estrema emozione. Nelle terre inglesi, scozzesi, gallesi e irlandesi pulsa il cuore degli eroi mitologici, dei personaggi che hanno fatto la storia e che danno un volto a un‘antichità celtica che ancora ci emoziona. Da quelle terre vengono i racconti dei misteriosi druidi dai quali abbiamo ereditato un pensiero che ci aiuta giorno dopo giorno a rendere sempre più saldo il nostro legame con la Madre Terra e con tutto ciò che gli antenati ci hanno lasciato. tematiche di studio direttamente con Philip Carr Gomm, sondato le misteriose terre dei draghi grazie alla guida di Eimear Burke, conosciuto antichi segreti degli alberi con Markus Juniper. Abbiamo camminato insieme in boschi incantati e abbiamo abbracciato un antichissimo faggio chiamato Re Fajone. Ci siamo commossi durante la cerimonia di iniziazione di nuovi Bardi. Abbiamo imparato a far parte dell‘eterno movimento che anima l‘energia del sole ogni mattina. Abbiamo riso Questa eredità ha toccato il cuore di molte terre in diversi punti del mondo. In Italia, dove la cultura celtica è stata ben presente, quel fuoco è certamente vivo. E su quella fiamma è stato posto un calderone a cui sono stati affidati desideri, progetti, speranze. Una mistura magica che attraverso un luogo e un tempo ha dato vita a qualcosa di straordinario: Exploring the Druid Mysteries, un incontro con Philip Carr Gomm lungo il magico Sentiero Druidico dell'Obod. Un incontro che ha dato vita a un seminario indimentica-

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Abbiamo reso onore ai nostri antenati e ci siamo ripromessi che tutta quella magia non sarebbe andata persa. Per questo abbiamo conservato un seme di ogni emozione vissuta, certi che l‘anno successivo un nuovo calderone avrebbe reso possibile il rinnovo di quella magia. In quei tre giorni siamo stati una famiglia raccolta intorno a un focolare che rendeva possibile la cottura di una nuova mistura. Adesso, come l‘anno scorso, il calderone risplende sotto la cura di tutti coloro che si impegnano affinché la temperatura sia sempre perfetta, i tempi di cottura siano giusti ma, più di ogni altra cosa, affinché la pozione magica che ne verrà fuori possa andare a scaldare un numero sempre maggiore di cuori. In fondo però si sa perfettamente che, come la storia di Taliesin insegna, le tre gocce sanno sempre dove andare.

di giorno ma anche di notte raccolti intorno a un fuoco che scaldava corpo e anima. Abbiamo cantato, raccontato storie divertenti, suonato la cornamusa, l‘arpa, la chitarra e recitato poesie. Ci siamo emozionati piantando nella radura sacra del luogo una piccola quercia che proveniva direttamente dalla foresta di Brocelandie. Abbiamo mangiato con grande gusto e brindato con idromele.

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Come l'anno scorso L'Iperico seed group OBOD in Molise (un luogo bellissimo e pieno di magia) ospiterà un seminario molto interessante: nel 2017 abbiamo avuto con noi Philip Carr Gomm, Stephanie, e la loro illuminante e affettuosa guida… torneranno il prossimo anno, nel 2019, e per questo 2018 abbiamo pensato, quindi, di affrontare e vivere insieme questo workshop con due fantastici Druidi: Penny Billington e Eimear Burke. I nostri tre giorni di incontro saranno, purtroppo, a numero chiuso per esigenze logistiche. Per informazioni potete rivolgervi a ipericoworkshop@libero.it Cell 3286621163

Penny Billington

"Ascolta il richiamo dello spirito e cerca la verità nei boschi selvaggi, le stagioni mutevoli e la bellezza delle Vie antiche. Scopri come intraprendere questo sacro percorso e arricchire la tua vita con la sua antica saggezza." Penny Billington è una Druida con vent'anni d'esperienza e pratica, formata all'interno dell'OBOD, per cui cura come editrice la rivista TOUCHSTONE. E' anche una celebrante, sia per le feste stagionali che i riti di passaggio come matrimoni e naming dei bambini. È regolarmente attiva in conferenze e seminari rispetto ai vari aspetti del Druidismo; da questa esperienza sono nate diverse pubblicazioni di racconti e ben tre libri, di cui il più recente è "The Wisdom of Birch, Oak, and Yew: Connect to the Magic of Trees for Guidance & Transformation" (La saggezza della betulla, della quercia e del tasso: connettiti alla Magia degli alberi come guida e trasformazione).

Eimear Burke Eimear Burke è Druida praticante e tiene cerimonie druidiche da molti anni e facilita Riti di Passaggio, tra cui matrimoni, baby naming, cerimonie di benvenuto e cerimonie di passaggio. Eimear è un narratrice esperta ed anche una sacerdotessa della Fellowship of Isis. Lavora in uno studio privato come Psicologa, occupandosi sia di adulti che bambini, ma anche di formazione presso centri pubblici e privati. È Reiker e terapista sciamanica. Come terapista sciamanica, Eimear si è formata con lo sciamanismo di Slí an Chroi che promuove uno sciamanismo irlandese nativo, supportato dai contatti con lo sciamanesimo Qero / inca peruviano e ha studiato herbalism all'Accademia delle arti curative di The Brighid. Insegna al Kilkenny Druidry College che dirige con amabile saggezza.

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di Linda Lunardi

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―Mamma, quest‘anno addobbiamo un albero nella natura?‖ ed è così che tutto cominciò… Siamo agli inizi di dicembre, quando il più grande dei nostri 3 figli senza tanti preamboli se ne esce come un fulmine a ciel sereno e fa questa proposta, e alla stessa velocità tutta la famiglia accetta entusiasta. Così nel primo giorno utile andiamo a passeggiare lungo i vigneti vicino a casa nostra per reperire tutto il materiale necessario per far si che il nostro albero si vesta a festa… Alban Arthan è alle porte ! Legnetti, pigne, spago e qualche arancia essiccata faranno da vestito al nostro albero…. Albero?! Manoi non abbiamo un albero, e nemmeno un giardino. Però abbiamo una collina alle nostre spalle, il Monte Zoppega, e sarà li che andremo a cercare il ―candidato ideale‖. Ecco arrivare il 21 dicembre, e armati di cestino ci incamminiamo sulla stradina che in pochi minuti ci porta sulla cima di questa piccola collina interamente coltivata a vigneto. Lungo il sentiero un‘albero al limitare di un campo attira la nostra attenzione, ci avviciamo e con un solo sguardo siamo già tutti d‘accordo che quella quercia sarà l‘Albero!

... Periodicamente andiamo a trovare la nostra quercia, e a sistemare gli addobbi ingarbugliati tra i rami a seguito del soffio giocoso di venti. Passano così i giorni, e quando il Solstizio d‘Inverno volge alla chiusura decidiamo di andare a togliere gli orpelli, per fare in modo che Artù si possa preparare leggero all‘arrivo della Primavera, ed è proprio inquel giorno che il nostro cuore si riempie di meraviglia.

Appendiamo i gingilli che abbiamo costruito con le nostre mani, siamo molto felici, è una bellissima limpida giornata, ma i pomeriggi sono corti ed il sole scende velocemente. Ultimi raggi e noi abbiamo quasi finito, manca solo una pigna ed ecco che la luce del crepuscolo fa da cornice.

La nostra idea di vivere la natura è piaciuta! E‘ piaciuta probabilmente ad alcune insegnanti che hanno voluto coinvolgere i bambini della classe in un progetto e al nostro arrivo abbiamo trovato appeso il segno del loro passaggio.

Restiamo a bocca aperta davanti a quello spettacolo e un nome ci gira per la testa… il nostro albero si chiamerà ARTU‘.

Sopra ad una tavoletta di legno avevano scritto il loro modo di rispettare la natura ―Noi

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Di certo questi 23 bambini non sanno cosa sia il paganesimo, ma ciò che gratifica è racchiuso nel piccolo gesto che hanno fatto e nella semplicità delle loro parole, ma allo stesso tempo nella passione di quello che hanno scritto e di cui ci hanno voluto rendere partecipi. Ad oggi non abbiamo ancora scoperto chi siano gli autori delle tavolette, ma ci auguriamo che molti altri si fermino a leggere, a guardare, ad ascoltare ma soprattutto a sentire quello che Artù avrà da raccontare.

chiudiamo l‘acqua mentre ci insaponiamo – 23 bambini bravi” e in un’altra avevano scritto parole in rima, una poesia ―Albero mio pieno di vita, tu che mi guardi dal cielo di foglie, mi incanti. Con pazienza e delicatezza Madre Natura ti ha creato e sei un dono per tutti – 23 bambini poeti‖. ... Ed è così che abbiamo deciso di lasciare un nostro messaggio spiegando il perché l‘albero è stato spogliato di quanto con cura avevamo appeso, che il Solstizio d‘Inverno è passato e con lui un ciclo si è concluso, ma con Alban Eilir tutto si risveglierà.

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Foto di Laura Villa

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DAL BLOG DI DAMH THE B AR

D - www.pag

anmusic.co.uk …Il Paganesim o moderno non è il risultato di u sultato dei bisog n lignaggio anti ni delle persone co in di riconnettersi loro storie, di ve direttamente alla interrotto, è il ridere il sacro sott Terra, di riscopri o la pioggia che percorso che par re le cade, l'alba, il fi la direttamente ume e la collina. all'anima senza U bisogno di un cl n ero intermedio. Un giorno, a men o che non faccia mo qualcosa di antenati. Tra 30 particolarmente 00 anni saremo stupido, saremo gli antichi anten quella che diven gli ati e le persone terà un'antica sp che erano lì all'i iritualità: la tenia n la. Forse come u iz io di mo nelle nostre n uovo che deve mani, è fragile e ancora schiuder ‗incubiamolo‘ p b el si… reggiamolo, er passarlo alle ge proteggiamolo, nerazioni future che poi lo porte ranno oltre.

LE FORME DELLA NATURA

ODINO Isole Faroe

ABBRACCIO Torino

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Corso in italiano: info@druidry.it Corso in inglese: office@druidry.org Responsabile sistema di tutoraggio: mentors.it@druidry.org Responsabile redazione “Il Calderone� ilcalderoneredazione@gmail.com

Per altre informazioni: www.druidry.org/community/obod-italy


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