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Aeromensile di prospezione sul futuro

Confini

Idee & oltre

Nuova serie - Numero 13 Giugno 2013 - Anno XV

NASCE COSTITUENTE PER L’ITALIA LA A: VIST ATAREL R E T T L’IN TORE A SALV

PRIMO PIANO: L’INNOVATIVA PROPOSTA DI STATUTO DEL MOVIMENTO COSTITUENTE PER L’ITALIA: VALORI, PARTECIPAZIONE, MERITO


www.confini.org

Confini Aeromensile di prospezione sul futuro Organo dell’Associazione Culturale “Confini” Numero 13 (nuova serie) - Giugno 2013 - Anno XV

+ Direttore e fondatore: Angelo Romano +

Condirettore: Massimo Sergenti +

Comitato promotore: Antonella Agizza - Mario Arrighi - Anna Caputo Marcello Caputo - Elia Ciardi - Gianluca Cortese - Sergio Danna - Danilo De Luca - Alfonso Di Fraia - Luigi Esposito - Giuseppe Farese - Enrico Flauto - Giancarlo Garzoni - Alfonso Gifuni - Andrea Iataresta - Pasquale Napolitano - Giacomo Pietropaolo - Angelo Romano Carmine Ruotolo - Filippo Sanna - Emanuele Savarese Massimo Sergenti +

Hanno collaborato a questo numero: Pietro Angeleri Piero Cafasso Francesco Diacceto Gianni Falcone Giuseppe Farese Roberta Forte Pierre Kadosh L’Infedele Angelo Romano Massimo Sergenti +

Segreteria di redazione: confiniorg@gmail.com

+ Registrato presso il Tribunale di Napoli n. 4997 del 29/10/1998

confiniorg@gmail.com


RISO AMARO

Per gentile concessione di Gianni Falcone

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EDITORIALE

NASCE COSTITUENTE PER L’ITALIA In genere, quando nasce qualcosa di nuovo, c'è sempre qualcuno che vuole rivendicarne il merito, che cerca di precostituirsi un posizione di vantaggio nelle pieghe degli statuti, nelle particolari prerogative dei fondatori, negli atti costitutivi che predeterminano cariche e gruppi dirigenti per interi mandati. Costituente per l'Italia nasce libera da ipoteche. E questo è il suo primo segno distintivo. Nasce con un "Appello agli italiani che amano la Patria" affinché liberamente aderiscano ad un Comitato promotore. Sarà poi lo stesso Comitato, dopo essersi rodato, a decidere democraticamente sul da farsi. Ossia se costituirsi formalmente in un Movimento retto da regole che non hanno eguali e che ciascuno può emendare e migliorare o scegliere di essere un informale "pensatoio" in rete o non far nulla, restando a guardare l'Italia che va in malora. Un abbozzo di sito (www.costituenteperlitalia.it) lo ha messo a disposizone questo giornale, qualche volenteroso redattore ha messo a punto le proposte per una Tavola dei Valori da condividere e praticare, per uno Statuto in grado di garantire davvero: Partecipazione nella libertà di coscienza, Responsabilità accoppiata al Merito, democrazia e trasparenza e per un Codice etico che tenga la "spazzatura" fuori di casa. Il compito del giornale si è esaurito in ciò che è stato fatto, con sincero e disinteressato amor di patria. Il resto, tutto il resto, tocca agli "italiani che amano la Patria", a quanti verranno e a quanti hanno cominciato ad avvicinarsi, a tutti coloro che crederanno che l'Italia possa diventare un Paese di qualità per i suoi cittadini, per coloro che vi risiedono, per le future generazioni. Si riporta, di seguito, il testo dell'"Appello agli italiani che amano la Patria": "E quella notte capii una grande verità: quando il mondo fosse stato privato di uomini come Artù, allora creature come Sansum, il cui unico principio era l'ambizione, avrebbero preso il potere dappertutto... e sarebbe giunta una tribù di Re Sorci a governare su di noi". (B. Cornwell - Excalibur)

L'Italia é, da anni, in costante declino, é regredita a 25 anni fa e rischia di andare in malora o in pezzi. Un declino determinato da un sistema di regole asfissianti e scellerate che penalizzano la voglia di fare, lo spirito di iniziativa, il lavoro, i giovani e che criminalizzano il possesso senza badare ad una efficace redistribuzione della ricchezza e che, anzi, ne favoriscono la concentrazione senza alcuna attenzione alla pur necessaria funzione anche sociale del capitale.


EDITORIALE

Un declino determinato dalla mancanza di visione e di missione per l'Italia in Europa e nel mondo, dalla parziale comprensione dei meccanismi della globalizzazione e dalla conseguente assenza di credibili politiche economiche e industriali. Un declino determinato anche da un'avvilente desertificazione valoriale, dalla quasi scomparsa di comportamenti esemplari tanto nella vita pubblica che nella sfera privata e dal proliferare di privilegi corporativi e castali. Crisi economica, disoccupazione, insicurezza, mancanza di orizzonti e di prospettiva, scarsa credibilità della rappresentanza politica seminano sfiducia nei cittadini, nel presente e nel futuro. Uno Stato ingordo, rapace, spendaccione, inefficiente, istituzionalmente ipertrofico e oltremodo costoso si é fatto nemico dei suoi cittadini e ne strozza l'esistenza avvilendo la gioia di vivere e pesando, come socio occulto e maggioritario, sul groppone del sistema economico succhiando oltre il cinquanta per cento del reddito prodotto, drenando linfa vitale per alimentare sé stesso e restituendo ai cittadini servizi di infimo valore. La giustizia é fra le peggiori d'Europa, come la scuola, l'università, la sanità, la difesa, una protezione sociale parziale e da elemosina, una previdenza confusa e piena di buchi, un sistema carcerario da far rabbrividire, per non parlare della selva normativa, della burocrazia asfissiante e ottusa, del credito, dei trasporti pubblici, delle reti, dei servizi comunali e provinciali scadenti come la qualità della cittadinanza, dei doveri e dei diritti civici e della libertà... E' proprio l'assenza di qualità che ormai contraddistingue il panorama italiano. La si riscontra nelle leggi, nelle istituzioni, nella politica, nei comportamenti, nelle scelte, nei rapporti, nella gestione della cosa pubblica e, di riflesso, spesso, nella gestione della cosa privata, nei rapporti parentali, negli assetti familiari, nell'educazione dei figli, nell'essenza degli individui, nel volto delle città, nell'incuria per l'ambiente, per il paesaggio, per i beni culturali, per la memoria, per la verità. Consapevolezza, lealtà, coraggio, onore, dirittura morale, responsabilità, rigore, onestà, senso del dovere, riconoscimento del merito, rispetto, altruismo, generosità, amorevolezza, reciprocità, gusto, eleganza, amor di patria, sono virtù o modalità comportamentali, individuali e civiche, che sembrano scomparse, eppure sono ingredienti necessari per la qualità della vita individuale e della nazione. Vanno riscoperte, coltivate, promosse. E' questo il punto di partenza: riappropriarsi della qualità, nei sogni, nei desideri, nei bisogni, nelle aspirazioni, nella vita di tutti i giorni e pretenderla, o indicare la strada per conseguirla, quando questa é assente, esercitando il controllo sociale. Questo é il punto di partenza e allo stesso tempo un obiettivo. Qualità della vita pubblica e privata, della politica e dei partiti, dello Stato e delle istituzioni, della democrazia e della partecipazione, della legislazione e degli apparati, dei metodi, delle scelte e del vivere, qualità dell'Italia. Se si fossero fatte scelte di qualità non ci sarebbero l'enormità del debito pubblico, l'iniquità di Equitalia, la giustizia lenta e politicizzata, le prigioni lager, le false privatizzazioni, le cattedrali nel deserto, i crolli di Pompei, la lottizzazione della Rai, i partiti ladroni, le holding sindacali,

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EDITORIALE

quattordici autorità indipendenti quanto inutili, decine di false comunità montane, centinaia di comuni con meno di 500 abitanti e pochissime Unioni di comuni, 110 superflue province, 20 regioni che creano debiti e clientele, migliaia (???) di società improduttivamente partecipate, zavorrate di personale e consulenti e dai bilanci in rosso, per non parlare delle "nuove" città metropolitane, l'Italia sarebbe diversa. E se l'Italia fosse stata diversa, probabilmente, lo sarebbero anche l'Europa e l'Euro, perché tutto si intreccia. E' tempo di reagire, di ri-conoscersi, di raccordarsi, di unirsi, per opporre alla mediocrità che affligge il Paese il desiderio e la volontà di farlo migliore, per far volare alto il pensiero ardito, per onorare le virtù che fanno grande una nazione, per preparare un futuro che non sia la tegola che si abbatte su un popolo, ma un passo avanti verso l'Orizzonte che quel popolo si é liberamente dato. Costituente per l'Italia nasce per promuovere qualità civile, per mettere in rete gli italiani che non vogliono rassegnarsi al declino, che guardano al futuro e che vogliono e sanno sognare e pensare una patria migliore. Non vi é nulla di preordinato, non vi sono nomenklature occulte, trombati eccellenti alla ricerca di un'altra occasione, ambizioni nascoste, c'é solo voglia di aria pulita e nuova, insofferenza e dolore per l'Italia offesa, per il talento sprecato. Per ora c'é solo la speranza che non vuol morire, il desiderio di riscatto e le tappe di un percorso possibile: Prima tappa: assortire un Comitato promotore con un minimo di ramificazione territoriale. Seconda tappa: conoscersi, confrontarsi e raccordarsi, darsi delle regole comuni di qualità ed autenticamente partecipative. Terza tappa: riflettere ed elaborare proposte per migliorare l'Italia, allargare e capillarizzare la rete, essere presenti ed esercitare il controllo sociale. Quarta tappa: decidere su come sia meglio servire la comunità nazionale. Stringiamoci a coorte, ridestiamo l'Italia. Il futuro comincia adesso. Per aderire al Comitato promotore (persone, gruppi o associazioni) basta scaricare dal sito il modulo di adesione, compilarlo e inviarlo via mail a: info@costituenteperlitalia.it Angelo Romano


SCENARI

REGOLE SENZA UGUALI Pubblichiamo di seguito l’innovativa proposta di Statuto di Costituente per l’Italia. La decisione di formale costituzione del Movimento sarà adottata dal Comitato promotore a maggioranza dei suoi componenti. Lo Statuto ufficiale del Movimento sarà il seguente, nella versione eventualmente emendata dal Comitato promotore. PROPOSTA DI STATUTO DEL MOVIMENTO COSTITUENTE PER L’ITALIA TITOLO I Valori, riferimenti ideali, simbolo, internazionalizzazione, Tavola dei Valori, Codice etico Art. 1 – Valori e principi Costituente per l'Italia è un Movimento ideale, culturale e politico che si riconosce nei seguenti Valori: Responsabilità, Reciprocità, Onestà, Lealtà, Sincerità, Onore, Altruismo, Coraggio, Legalità, Amor di patria. La condivisione di tali Valori e la disponibilità a praticarli, dentro e fuori del Movimento, costituiscono requisito essenziale per l'adesione. La partecipazione, la condivisione, la reciprocità, l'ascolto, il riconoscimento del merito costituiscono i criteri guida per l'articolazione, le scelte e l'azione del Movimento. Costituente per l'Italia, convinto che il presupposto per rilanciare l'Italia in ogni campo sia la qualità, intende impegnarsi affinché l'Italia diventi, in tutto e per tutto, un Paese di qualità, nell'ordinamento, nella legislazione, nelle istituzioni, nella politica, nelle scelte e nei metodi, nella giustizia, nell'istruzione, nei servizi pubblici, nella vita economica, nella cultura, nella solidarietà, nella gestione dei bacini ambientali e culturali, nei rapporti tra lo Stato e i cittadini e nei rapporti tra cittadini, nelle relazioni estere, nell'esistenza delle persone e in ogni altro aspetto della vita civile e democratica. Per raggiungere tale obiettivo sono necessarie profonde riforme da attuare per via democratica ed, auspicabilmente, attraverso l'elezione di un'Assemblea Costituente. Tuttavia l'obiettivo è, in subordine, gradualmente perseguibile, immettendo responsabilità e qualità nelle istituzioni come nelle scelte di ogni giorno, attraverso i comportamenti esemplari degli Aderenti al Movimento e dei suoi Responsabili, seminando valori, consapevolezza, libertà di coscienza, fiducia nell'italianità e nel futuro.

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SCENARI

Costituente per l'Italia si pone in sintonia con la tradizione liberale europea, condividendo il principio dell'autonomia della società civile quale presupposto della piena realizzazione della persona e del libero perseguimento di fini individuali nella società rispetto all'invadenza statale, pur riconoscendo la imprescindibilità di uno Stato snello, equo, efficiente al punto di poter competere alla pari con il sistema privato nel fornire servizi di qualità ai cittadini. Tuttavia è consapevole che le sfide del millennio pongono problemi nuovi che le categorie note non sono in grado di risolvere, quali ad esempio: gli effetti a lungo termine della globalizzazione e della standardizzazione, gli effetti dell'automazione spinta dei processi produttivi sull'occupazione, gli effetti delle tecnologie applicate alle attività tradizionali quali, ad esempio, quelli del commercio elettronico, gli effetti della richiesta convergente e crescente di tempo e attenzione - risorse limitate delle persone - da parte dei settori dell'intrattenimento, del tempo libero, dei media, gli effetti della sperimentazione e crescente attuazione di forme di democrazia diretta, gli effetti della sovrapopolazione, gli effetti dello sfruttamento intensivo delle risorse planetarie o le consegunze dello sviluppo delle biotecnologie o della colonizzazione dello spazio. A problemi nuovi occorre trovare soluzioni nuove, adeguate e condivise al di fuori di qualunque schematismo o pregiudizio. Su questo fronte Costituente per l'Italia si ritiene particolarmente impegnato anche per la tutela delle generazioni future, a partire dalla riduzione del debito pubblico.Costituente per l'Italia condivide le ragioni di fondo che hanno portato alla costituzione dell'Unione europea, ma non può non leggere le contraddizioni e i limiti insiti nel percorso finora scelto ed auspica un maggiore grado di coesione politica, a partire dagli stati fondatori dell'Unione, che possa portare audacia temeraria igiene spirituale ad un'Europa nazione o confederata. Per questo si proclama Movimento Europeo. Costituente per l'Italia si pone come strumento di partecipazione civile e politica di tutti i cittadini, italiani ed europei, indipendentemente dal credo religioso, dalla razza, dal genere e dalle appartenenze culturali e filosofiche dei suoi associati, riconoscendo il pieno pluralismo degli orientamenti individuali e la assoluta libertà di coscienza in generale ed in particolare su temi eticamente sensibili. Si impegna a promuovere il principio di pari opportunità ai fini dell'accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza. Art. 2 – Movimento e simbolo Costituente per l'Italia pratica la partecipazione, la reciprocità ed il riconoscimento del merito. Rispetta il metodo democratico e lo assume quale criterio guida nei rapporti tra gli Aderenti. Favorisce l'autonomia organizzativa secondo il principio della sussidiarietà. Potrà decidere di partecipare alle competizioni elettorali con proprie liste, adeguando all'occorrenza il presente Statuto, qualora lo richiedesse la Legge. Il simbolo è rappresentato da un cerchio recante su uno sfondo cielo con nuvole, un tricolore inastato che garrisce al vento con al centro, circondato da un cerchio di stelle, un unicorno alato e rampante, dal mantello grigio, ombreggiato in grigio più scuro, coda, criniera e zoccoli neri, corno


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arancione, ali piumate tricolori. Nella parte superiore del tricolore compare la scritta: “Costituente”, in quella inferiore la scritta: “per l'Italia” che attraversano, in senso longitudinale, tutte e tre le bande della bandiera. Art. 3 – Internazionalizzazione – Costituente per l'Europa Apposito organismo denominato “Nodo per l’Europa” promuoverà la ramificazione del Movimento negli altri Paesi dell'Unione Europea, a partire dai fondatori. I Movimenti nazionali, che avranno piena autonomia salva la condivisione della Tavola dei Valori, andranno a costituire: “Costituente per l'Europa”, la Confederazione di Movimenti europei uniti da stessi Valori, principi, ideali ed obiettivi. Un apposito “Trattato confederale” regolerà i rapporti tra i Movimenti e stabilirà le regole di funzionamento di Costituente per l'Europa. Art. 4 – Tavola dei Valori La Tavola dei Valori elenca i Valori di cui all’Art. 1, specificandone l'accezione, su cui si fonda Costituente per l'Italia ed ai quali sono uniformati i rapporti interni ed esterni del Movimento. È parte integrante dello Statuto e in nessun caso, si può rinunciare ad alcuno dei Valori fondanti in essa elencati. Solo l’Assemblea Nazionale può modificare la Tavola, con votazioni a maggioranza dei due terzi dei suoi membri. Art. 5 - Codice etico Il Codice etico è parte integrante del presente Statuto, è sottoscritto e accettato da tutti gli Aderenti. Può essere emendato solo dall’Assemblea Nazionale con la maggioranza assoluta dei membri assegnati. TITOLO II Aderenti – Diritto di voto - Simpatizzanti – Partecipazione – Ascolto - Trasparenza - Merito Art. 6 – Gli Aderenti Possono aderire a Costituente per l'Italia tutti i cittadini italiani e dell'Unione Europea, dal sedicesimo anno di età, che si riconoscono nei Valori, nei principi e nelle finalità indicate dall'Art. 1 del presente Statuto. Possono altresì aderire persone giuridiche, enti, associazioni, gruppi per il tramite del loro legale rappresentante o leader riconosciuto. In tale caso l'adesione è accompagnata da una lettera d'intenti che, nel confermare la condivisione dei Valori e delle finalità di Costituente per l'Italia, specifica gli ambiti di collaborazione conseguenti all'adesione. Possono anche aderire coloro che risiedono regolarmente e stabilmente sul territorio nazionale, dal diciottesimo anno di età, che si riconoscono nei principi e nelle finalità indicate dall'Art. 1 del

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presente Statuto e dei quali sia certificabile la buona condotta. Tutti gli Aderenti condividono, sottoscrivendoli, la Tavola dei Valori ed il Codice Etico. Ai fini elettorali interni qualunque adesione dà diritto ad un solo voto. Per l'esercizio del diritto di voto è necessario che chi lo esercita sia in regola con il versamento della quota di adesione per l'anno solare in corso. La domanda di adesione, di regola, deve essere indirizzata al Responsabile del Nucleo territoriale di riferimento, in base alla residenza dell'aderente e si ritiene automaticamente ratificata se, nei quindici giorni successivi, non vengono motivate per iscritto le ragioni di eventuale esclusione. Avverso la decisione di esclusione l'aspirante Aderente può adire il Collegio di Legalità, competente per materia e territorio, che si pronuncia nei trenta giorni. L'iscrizione può essere rifiutata solo per palese contrasto con la Tavola dei Valori o il Codice etico. Nel caso di persone giuridiche, enti, associazioni, gruppi o di Nuclei non territoriali che intendono operare esclusivamente in rete, la richiesta di adesione - e gli eventuali allegati vanno presentati al Responsabile dell'Assemblea Nazionale e viene ratificata dal Nodo di Responsabilità dell'Assemblea Nazionale entro trenta giorni dalla presentazione. Avverso la decisione di esclusione l'aspirante Aderente può adire il Collegio di Legalità che si pronuncia nei trenta giorni. Ogni Aderente è tenuto al versamento di una quota annuale fissata dall'Assemblea Nazionale. Ogni Aderente è libero di supportare il Movimento con donazioni volontarie fino al limite consentito dalla Legge. Art. 7 – I Simpatizzanti audacia temeraria igiene spirituale Costituente per l'Italia garantisce la partecipazione alla vita del movimento a tutti coloro che pur non richiedendo formale adesione intendono dichiararsi Simpatizzanti. Lo status di Simpatizzante si acquisisce attraverso la libera sottoscrizione della Tavola dei Valori. Al Simpatizzante è garantita la partecipazione alla vita del Movimento senza diritto di voto ed ha facoltà di presentare mozioni e raccomandazioni e di esprimere la propria opinione o voto nei sondaggi on-line promossi dal Movimento e nelle iniziative di democrazia diretta. Lo status di Simpatizzante è compatibile con l'adesione ad altre associazioni politiche purché compatibili con la Tavola dei Valori ed il Codice etico. Art. 8 - Incompatibilità L'adesione a Costituente per l'Italia è incompatibile con l'adesione ad entità i cui valori, programmi o azioni siano in contrasto con la Tavola dei Valori o con il Codice etico. Le decisioni ultime su incompatibilità, motivi di esclusione, violazioni, sanzioni sono riservate al Collegio di Legalità. Art. 9 – Capitale sociale e Cerchio della partecipazione Costituente per l'Italia è comunità umana, politica e movimento di partecipazione in dialogo continuo con i suoi interlocutori privilegiati: gli Aderenti, i Simpatizzanti, gli Enti federati, i


SCENARI

Cittadini, le formazioni sociali, le comunità territoriali, la comunità nazionale. Un dialogo che coltiva, promuove e rafforza, attraverso reti di partecipazione attiva, volte a individuare, promuovere e tutelare l'interesse nazionale ed a favorire l'esercizio della democrazia, il complessivo miglioramento della qualità della vita collettiva e di ciascuno, il rafforzamento dei legami di cittadinanza, di solidarietà e di responsabilità, la miglior tenuta delle maglie del tessuto sociale, anche attraverso l'esemplarità dei comportamenti da parte dei suoi rappresentanti nelle istituzioni, dei suoi Responsabili, dei suoi Aderenti. Tale dialogo deve tendere ad alimentare il “capitale sociale” della comunità nazionale e di Costituente per l'Italia. Il capitale sociale è determinato: “dall'insieme di regole e valori condivisi dai membri di un gruppo che consente loro di aiutarsi perché generano reciproca fiducia. Regole e valori condivisi che devono comprendere virtù quali: la lealtà, l'osservanza degli impegni presi e la reciprocità”. Essere comunità significa avere un alto capitale sociale, saperlo mantenere ed accrescere. E un alto grado di capitale sociale non serve solo a far crescere il grado di fiducia e di efficienza di una comunità, ma contribuisce – a livello individuale – ad accrescere il grado di consapevolezza della titolarità di diritti e di doveri di cittadinanza, dalla quale l'esercizio del controllo sociale deriva. Ciò ha anche significativa influenza nella maturazione di un miglior rapporto democratico cittadino – politica, in quanto costituisce antidoto alla “delega in bianco” da parte degli elettori, induce l'interesse alla rendicontazione da parte dei rappresentanti, migliorando così la qualità della rappresentanza e, nel lungo periodo, concorre alla crescita delle medie civili della comunità. Questo processo può essere definito come: “il cerchio della partecipazione”. Rappresentare Costituente per l'Italia deve significare, per ciascuno, aver maturato la convinzione di voler essere “agenti di cambiamento partecipato” e “promotori di capitale sociale”. Art. 10 – Partecipazione – Ascolto - Trasparenza Sulle premesse di cui al precedente Art. 9, tutti gli Aderenti a Costituente per l'Italia hanno uguali diritti e doveri, ognuno di essi ha diritto di elettorato attivo e passivo, nel rispetto del principio di pari opportunità e di reale partecipazione. Ogni Aderente ha, inoltre, il diritto a partecipare alla vita del Movimento e ad esprimere regolarmente le proprie opinioni oltre che nelle forme e nelle sedi associative stabilite dallo Statuto, anche mediante il concorso, attraverso il Sito (o Portale) del Movimento, all'elaborazione dei programmi, alla definizione delle strategie e degli obiettivi ed alla verifica, mediante l'accesso ai deliberati, del reale grado di trasparenza interna, del rispetto del principio di reciprocità e della Tavola dei Valori. Gli Aderenti hanno il diritto all'ascolto da parte dei Responsabili ad ogni livello, ciascuno dei quali renderà noto il calendario della propria disponibilità. Tale funzione non è delegabile a terzi. Ogni Aderente può adire il Collegio di Legalità per violazione dei suoi diritti, per mancato accesso

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ai deliberati, per mancanza di trasparenza, per mancato ascolto, per non rispetto del principio di reciprocità o della Tavola dei Valori. Il Collegio di Legalità, accertati i fatti, delibera di conseguenza potendosi avvalere dei poteri ad esso riconosciuti dal presente Statuto e dal Regolamento di Legalità. Tutte le entrate e le uscite del Movimento sono puntualmente registrate sul Sito nazionale e liberamente consultabili nel rispetto delle Leggi vigenti. Art. 11 – Merito Gli Aderenti hanno il diritto al riconoscimento del proprio merito ed alla maturazione di appositi “crediti di merito” in base all'impegno, qualitativo e quantitativo, profuso per il Movimento. Hanno altresì diritto a veder valorizzate le loro competenze nell’attribuzione di incarichi. I crediti si ottengono per permanenza nell’adesione, impegno nel proselitismo, attivismo e partecipazione, capacità ideativa e strategica, responsabilità esemplare, meriti speciali. Possono essere assegnati agli Aderenti o ai Nuclei affinché li riconoscano ai loro Aderenti. Un apposito Regolamento del Merito disciplina tale materia e regolamenta l'Albo del merito e quello delle Competenze. A ciascun Aderente è garantita la partecipazione alla selezione delle candidature e alla formazione delle liste elettorali delle diverse assemblee rappresentative previste e si dovrà tener conto dei suoi crediti di merito. TITOLO III Organizzazione, Nuclei, Maglie, Nodi, Responsabili, Commissari, Gruppi ed entità federate Art. 12 – Organizzazione Costituente per l'Italia adotta un modello organizzativo a rete articolato in Nuclei, Maglie, Nodi e Responsabili. Sono Nuclei tutte le aggregazioni di Aderenti previste dal presente Statuto. Sono Maglie tutti gli aggregati di Nuclei. Sono Nodi tutti i centri di responsabilità condivisa. Sono Responsabili tutti coloro che vengono eletti, in base ai loro meriti, ad assumere la responsabilità prima di un organismo o di un centro di responsabilità condivisa. Art. 13 – I Nuclei, le Maglie, i Nodi, i Responsabili, i Commissari L'unità costitutiva del Movimento è il Nucleo. I Nuclei possono essere territoriali, tematici, reticolari esclusivamente operanti in rete, giovanili. All'interno di un Nucleo può essere liberamente costituito un Gruppo di Genere. Ciascun Nucleo, in funzione della sua specificità, è impegnato a perseguire gli obiettivi ed il piano di azione che si è liberamente dato, in sintonia con gli obiettivi generali e annuali del Movimento e con il presente Statuto. E' consentita la contemporanea iscrizione a più di un Nucleo, sia esso territoriale, tematico, reticolare, giovanile. Tuttavia l'Aderente eserciterà stabilmente il suo diritto di voto solo presso il


SCENARI

Nucleo a cui ha aderito per primo in ordine di tempo. Solo con le dimissioni dal Nucleo originario l'Aderente vedrà trasferito il suo diritto di voto ad altro Nucleo. Il traferimento del diritto di voto resta comunque inefficace nei 90 giorni prima dello svolgimento di un'Assemblea per l'elezione di organi. Per i soli Nuclei Giovanili, cui possono aderire giovani dai 16 ai 22 anni, gli Aderenti al compimento del ventiduesimo anno dovranno optare per un Nucleo diverso, trasferendo contemporaneamente il proprio diritto di voto. Ogni Nucleo è tenuto ad accogliere il traferimento di Aderenti provenienti da altri Nuclei. Di norma le comunicazioni tra gli Aderenti ed il Movimento avvengono per via telematica. La consistenza degli Aderenti e dei diritti di voto in capo a ciascun Nucleo sono gestiti per via telematica, analogamente per i trasferimenti. Il Movimento favorisce la comunicazione, la collaborazione e lo scambio di esperienze e buone prassi tra tutti i Nuclei anche attraverso opportune sezioni del suo Sito ufficiale. Favorisce e promuove anche la massima sinergia tra i Nuclei che possono aggregarsi liberamente, a prescindere dalla loro natura, in Maglie. Una Maglia è costituita da un minimo di 10 Nuclei che si aggregano sottoscrivendo tra loro un patto di collaborazione che fissa gli scopi della Maglia. Una Maglia è coordinata da un Responsabile con le prerogative proprie di un amministratore di rete; è facoltà della Maglia di dotarsi di un Nodo di Responsabilità le cui prerogative e struttura sono dichiarate nel patto di collaborazione, ferma restando la figura del Responsabile con le prerogative sopraindicate. La costituzione di un Maglia è ratificata dal Nucleo di Responsabilità dell'Assemblea Nazionale e decretata dal suo Responsabile nei trenta giorni dalla richiesta. Nessuna Maglia può costituirsi come corrente organizzata, pena lo scioglimento d'ufficio inappellabile decretato dal Collegio di Legalità. Tale divieto rappresenta una barriera tecnica volta ad evitare lo snaturamento della Maglia e non lede il pluralismo del Movimento che consente a chiunque di aggregarsi, raccordarsi e competere nelle forme che ritiene più opportune. Ogni Nucleo ed ogni altro organismo del Movimento, è retto da un organo collegiale definito: Nodo di Responsabilità e composto sempre da componenti eletti e rieleggibili, con la sola eccezione dei Nuclei reticolari e delle Maglie per i quali il Nodo è facoltativo. Ogni Nodo di Responsabilità è rappresentato, diretto e coordinato da un Responsabile, eletto, di norma, da un'assemblea elettiva o dallo stesso Nucleo di Responsabilità che è chiamato a dirigere. Il Nodo è organo collegiale che delibera a maggioranza dei presenti, purché si sia raggiunto il numero legale della metà più uno dei membri assegnati. In caso di parità prevale il voto del Responsabile che lo presiede. Il Nodo ha competenza su tutte le scelte di indirizzo, programmatiche, amministrative, di verifica dei risultati o che riguardino gli Aderenti. Il Responsabile ha piena autonomia, nel rispetto dello Statuto, nelle decisioni organizzative, nell'attuazione dei programmi, nell'utilizzo delle risorse effettivamente disponibili. Ogni nomina viene fatta per decisione del Nodo di Responsabilità su proposta motivata del Responsabile e suffragata dai crediti di merito del candidato. Al Nodo di responsabilità sono attribuiti anche poteri di vigilanza e controllo.

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Spetta al Nodo di responsabilità, competente per giurisdizione, rilevare eventuali anomalie nel corretto funzionamento dei Nuclei che, se riscontrato, dà luogo all'invio di una Comunicazione di Richiamo nella quale, oltre ai fatti contestati, vengono suggeriti i rimedi. Al terzo Richiamo rimasto senza esito il Nucleo viene commissariato su decisione del Responsabile competente che provvede anche alla nomina del Commissario. Detti provvedimenti sono appellabili davanti al Collegio di Legalità secondo quanto previsto dal Regolamento di Legalità del Movimento. I poteri dei Commissari sono limitati all'ordinaria gestione, un Commissario è organo monocratico e resta in carica per il tempo necessario alla convocazione dell'Assemblea elettorale. Tale tempo non può superare i 120 giorni. Art. 14 – I Nuclei territoriali Sono Nuclei territoriali quelli che operano sul territorio all'interno di un comune o di una circoscrizione comunale. Per la costituzione di ciascun Nucleo è necessario un numero di almeno 12 iscritti. La costituzione del Nucleo territoriale è approvata dal Responsabile provinciale o, in mancanza, dal Responsabile regionale. All'atto della costituzione del Nucleo, il suo Responsabile pro-tempore deve inviarne comunicazione, allegando l'elenco degli Aderenti, al Responsabile provinciale o a quello regionale, che deve esprimersi nei successivi 15 giorni. In mancanza di riscontro, il Nucleo territoriale si intende approvato. Qualora il Nucleo non venga approvato, il Responsabile può ricorrere al Collegio di Legalità, il quale, sentito il Responsabile provinciale o quello regionale, si esprime, insindacabilmente, nei successivi 15 giorni. Art. 15 – I Nuclei tematici Sono Nuclei tematici quelli che fondano la loro aggregazione su specifici ambiti sociali, professionali, culturali o economici, anche in ambito sovracomunale e possono raccordarsi in Maglie tematiche di area vasta, previo nulla osta del Responsabile dell'Assemblea nazionale. Sono autonomi nello scegliersi l'articolazione organizzativa più confacente ai loro scopi. Sono comunque tenuti ad eleggere un Responsabile di Nucleo, un Responsabile amministrativo ed un Nodo di Responsabilità.Per la costituzione di un Nucleo tematico è necessario un numero di almeno 15 Aderenti. La costituzione del Nucleo tematico è approvata dal Responsabile regionale, in mancanza o se il Nucleo supera i confini regionali dall'Assemblea Nazionale. All'atto della costituzione del Nucleo, il responsabile pro-tempore deve inviarne comunicazione, allegando l'elenco degli Aderenti, al Responsabile regionale o, in mancanza, al Responsabile dell'Assemblea Nazionale, che deve esprimersi nei successivi 15 giorni. In mancanza di ogni comunicazione, il Nucleo tematico si intende approvato. Qualora il Nucleo non venga approvato, il Responsabile può ricorrere al Collegio di Legalità, il quale, sentito il Responsabile regionale o quello dell'Assemblea Nazionale, si esprime nei successivi 20 giorni.


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Art. 16 – I Nuclei reticolari Sono Nuclei reticolari quelle specifiche comunità di Aderenti che si costituiscono ed operano tramite il web, permettendo l'associazione senza vincoli territoriali. Possono raccordarsi in Maglie previo nulla osta del Responsabile dell'Assemblea Nazionale.Per la costituzione di un Nucleo reticolare è necessario un numero di almeno 20 Aderenti.Sono autonomi nello scegliersi l'articolazione organizzativa più confacente ai loro scopi. Sono comunque tenuti ad eleggere un Responsabile di Nucleo con le attribuzioni proprie di un amministratore di rete e un Responsabile amministrativo. La costituzione del Nucleo reticolare è approvata dal Responsabile dell'Assemblea Nazionale. All'atto della costituzione del Nucleo, il responsabile pro-tempore del Nucleo deve inviare comunicazione, allegando l'elenco degli Aderenti, al Responsabile dell'Assemblea Nazionale, che deve esprimersi nei successivi 15 giorni. In mancanza di ogni comunicazione, il Nucleo reticolare si intende approvato. Qualora il Nucleo non venga approvato, il rappresentante può ricorrere al Collegio di Legalità, il quale, sentito il Responsabile dell'Assemblea Nazionale, si esprime nei successivi 20 giorni. Art. 17 – I Nuclei Giovanili Sono Nuclei Giovanili specifiche comunità territoriali di Aderenti in fascia di età tra i 16 ed i 22 anni. Promuovono, in autonomia, i Valori del Movimento nel mondo giovanile. Per la costituzione di un Nucleo Giovanile è necessario un numero di almeno 8 Aderenti. Possono costituirsi in Maglie di almeno 10 Nuclei. Possono fruire dell'ospitalità logistica ed organizzativa del Nucleo territoriale di riferimento. La costituzione del Nucleo Giovanile è approvata dal Responsabile del Nucleo territoriale di riferimento che, nell'approvare, impegna il Nucleo territoriale tutto alla cordiale ospitalità del Nucleo Giovanile ed alla cura formativa nei confronti dei suoi Aderenti. Il Nucleo Giovanile può adottare un proprio simbolo purché vi sia sempre inserita la dicitura: Costituente per l'Italia fino alla eventuale costituzione dell'organizzazione giovanile autonoma di cui all'Art. 50. All'atto della costituzione del Nucleo Giovanile, il Responsabile pro-tempore del Nucleo deve inviare comunicazione, allegando l'elenco degli Aderenti, al Responsabile del Nucleo territoriale di riferimento, che deve esprimersi nei successivi 15 giorni. In mancanza di ogni comunicazione, il Nucleo Giovanile si intende approvato. Qualora il Nucleo non venga approvato, il rappresentante può ricorrere al Collegio di Legalità, il quale, sentito il Responsabile del Nucleo territoriale, si esprime nei successivi 20 giorni. Presso ogni Nucleo territoriale possono costituirsi più Nuclei giovanili. Art. 18 – Nuclei – Norme comuni Nella condivisione dei Valori del Movimento, del presente Statuto e degli obiettivi programmati, i Nuclei hanno piena autonomia organizzativa purché garantiscano le funzioni dell'Assemblea del Nucleo nell'eleggere il Responsabile anche per via telelamatica, l'eventuale Nodo di Responsabilità (obbligatorio per Nuclei territoriali e tematici), il Responsabile amministrativo

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(facoltativo per i Nuclei Giovanili con meno di 20 Aderenti) e nell'approvare la relazione programmatica annuale, formulata secondo la logica della pianificazione per obiettivi. Sono obbligati ad accettare gli obiettivi di crescita loro eventualmente assegnati alla cui definizione sono chiamati a partecipare. Il conseguimento di tali obiettivi dà luogo al riconoscimento di crediti di merito al Nucleo. Art. 19 – Nuclei: Organi Tutti i Nuclei sono dotati dei seguenti organi: L'Assemblea; Il Nodo di Responsabilità (obbligatorio per i Nuclei territoriali e tematici)Il Responsabile del Nucleo; Il Responsabile amministrativo (facoltativo per i Nuclei Giovanili con meno di 20 Aderenti); Art. 20 - L'Assemblea di Nucleo L'Assemblea del Nucleo è l'organo al quale è attribuito il compito di: eleggere il Responsabile di Nucleo ed eventualmente il suo vice; eleggere la metà dei componenti del Nodo di Responsabilità del Nucleo (se previsto) nel numero indicato dal Testo unico delle Assemblee ed elezioni; eleggere il Responsabile amministrativo; eleggere i rappresentanti del Nucleo all'Assembea provinciale secondo le modalità previste dal Regolamento sopracitato. Approva la relazione annuale, previsionale e consuntiva, del Responsabile del Nucleo sulle attività, discutere sugli argomenti politico-amministrativi e organizzativi oggetto dell'attività del Nucleo e di interesse generale riguardante il territorio su cui il Nucleo opera o il suo ambito di attività; approva la relazione annuale del Responsabile amministrativo. Art. 21 - Il Nodo di responsabilità del Nucleo E' organo esecutivo collegiale che coadiuva il Responsabile del Nucleo nel dirigere le attività; dà esecutività ai deliberati dell'Assemblea. Riconosce agli Aderenti, su proposta del Responsabile di Nucleo, i crediti di merito assegnati al Nucleo. I suoi componenti esercitano le deleghe loro assegnate dal Responsabile del Nucleo. Addotta le sue decisioni a maggioranza dei componenti assegnati. In caso di parità prevale il voto del Responsabile. Nel caso di dimissioni della maggioranza dei componenti, decade l'intero organo unitamente al Responsabile di Nucleo che permane nella carica, con i poteri del Commissario, solo per l'ordinaria amministrazione e nei 60 giorni convoca l'Assemblea per il rinnovo delle cariche. Art. 22 - Il Responsabile del Nucleo Il Responsabile del Nucleo lo rappresenta, ne anima la vita e ne promuove le attività; convoca e presiede: l'Assemblea del Nucleo e il Nodo di responsabilità; su sua proposta, coerente col modello di organizzazione e gli obiettivi del Movimento, istituisce settori e gruppi di lavoro, in relazione a specifiche esigenze politiche del territorio o dello specifico ambito di attività e ne coordina l'operato; nomina la metà dei componenti del Nodo di Responsabilità del Nucleo, assegna specifiche deleghe a membri del Nodo di Responsabilità che può revocare in ogni


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tempo; propone l'assegnazione dei crediti di merito riconosciuti al Nucleo; è membro di diritto dell'Assemblea provinciale. Art. 23 – I Gruppi di Genere Sono Gruppi di Genere specifiche comunità di Aderenti interessate ad impegnarsi particolarmente sulle questioni di genere. Sono Gruppi a libera costituzione all'interno di un qualunque Nucleo esistente. Per la costituzione di un Gruppo di Genere è necessario un numero di almeno 8 componenti gìa Aderenti al Movimento. Possono costituirsi in Maglie di almeno 10 Gruppi. Possono fruire dell'ospitalità logistica ed organizzativa del Nucleo di riferimento. La costituzione del Gruppo di Genere è approvata dal Responsabile del Nucleo di riferimento che, nell'approvare, impegna il Nucleo territoriale tutto alla cordiale ospitalità del Gruppo. Art. 24 – I Soggetti federatiI Soggetti federati sono autonome formazioni sociali non lucrative che partecipano alla vita del Movimento attraverso specifici patti associativi disciplinati da apposito regolamento ed, ove possibile, interagiscono con i Nuclei e le Maglie. Ha diritto di voto solo il rappresentante legale del soggetto federato. La loro adesione è approvata dall'Assemblea Nazionale. I Soggetti federati devono deliberare di condividere la Tavola dei Valori. Art. 25 – Coesistenza di più Nuclei in uno stesso comune Nel caso della coesistenza di più Nuclei territoriali e/o tematici in uno stesso comune si dà luogo ai seguenti organi comunali: Assemblea comunale, Nodo di responsabilità comunale; Responsabile comunale. Art. 26 - Assemblea comunale La composizione é disciplinata dal Testo unico delle Assemblee e delle elezioni. Elegge il Responsabile comunale e quello amministrativo. Il Responsabile provinciale ha facoltà di nominare un Commissario comunale, per il tempo strettamente necessario per l'indizione e svolgimento delle elezioni. L'Assemblea comunale è l'organo di programmazione, stimolo e controllo delle attività dei Nuclei. Approva la relazione annuale, previsionale e consuntiva, del Responsabile Comunale sulle attività, discute sugli argomenti politico-amministrativi e organizzativi riguardanti il territorio e gli ambiti su cui i Nuclei operano; approva la relazione annuale del Responsabile amministrativo. Art. 27 - Il Nodo di responsabilità Comunale E' un organo obbligatoriamente previsto in tutti i comuni dove esistono più Nuclei territoriali e/o tematici ed ha funzione di sintesi politica comunale e di indirizzo dei gruppi consiliari e di integrazione e armonizzazione dell'attività dei singoli Nuclei. Il Nodo è composto dai Responsabili di Nucleo e dai componenti il Gruppo consiliare. E' coordinato dal Responsabile

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comunale. I Responsabili provinciali del Movimento hanno facoltà di individuare comprensori costituiti da più comuni in aree omogenee qualora vi fosse insufficienza di Nuclei territoriali e tematici. In tal caso il sistema viene definito comprensoriale, ferme restando le modalità di funzionamento valide per gli organi comunali. Art. 28 - Il Responsabile Comunale o comprensoriale E' eletto dall'Assemblea comunale o comprensoriale; rappresenta la politica del Movimento nel comune o nel comprensorio. Convoca e presiede il Nodo di responsabilità comunale o comprensoriale che si riunisce di norma almeno una volta al mese; cura i rapporti con i Gruppi consiliari e gli amministratori comunali del Movimento, indica, su parere del Nodo di Responsabilità, gli eventuali Aderenti chiamati a ricoprire incarichi pubblici in base ai loro meriti ed ai requisiti richiesti. Solo nel caso in cui nell'Albo delle Competenze del Movimento, normato dal relativo regolamento, su base provinciale o regionale, mancassero le professionalità richieste, il Nucleo di Responsabilità potrà provvedere diversamente. Art. 29 – Organi provinciali Sono organi provinciali: l'Assemblea provinciale; il Nodo di responsabilità provinciale, il Responsabile provinciale, il Responsabile amministrativo. Art. 30 – L'Assemblea provinciale L'Assemblea provinciale è disciplinata dal Testo unico delle Assemblee ed elezioni. Elegge i componenti dell'Assemblea Nazionale di sua spettanza. Elegge due terzi dei componenti il Nodo di Responsabilità provinciale ed il Responsabile provinciale, tenendo conto del merito di ciascuno. Determina le linee di indirizzo del piano di attività provinciale tenendo conto degli obiettivi del Movimento. Approva i rendiconti sulle attività svolte. Approva i bilanci preventivi e consuntivi predisposti dal Segretario amministrativo. Art. 31 - Il Nodo di responsabilità provinciale Il Nodo di responsabilità provinciale è composto dal Responsabile provinciale, da quello amministrativo e da un massimo di 19 membri di cui almeno due terzi eletti dal Congresso provinciale. Il Nodo coadiuva il Responsabile provinciale nella gestione del Movimento, approva su proposta del Responsabile provinciale il programma di attività nella provincia, istituisce su proposta del Responsabile, commissioni consultive di settore in base alle esigenze poste dalla situazione politica-amministrativa della provincia, approva il programma per le elezioni provinciali; ha funzione di sintesi politica provinciale e di indirizzo politico per l'eventuale gruppo consiliare provinciale; formula proposte al Nodo di responsabilità regionale circa il programma per le elezioni regionali e la politica regionale. Attribuisce, su proposta del Responsabile provinciale, i crediti di merito assegnati alla provincia ai Nuclei nella sua giurisdizione. Vigila sulla


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corretta attribuzione dei crediti di merito da parte degli organi comunali e dei Nuclei. Garantisce la corretta tenuta degli Albi ed il rispetto dei loro Regolamenti. Art. 32 - Il Responsabile provinciale E' eletto dal Congresso provinciale. Ha la rappresentanza del Movimento nella provincia; ne promuove e indirizza l'attività nella provincia e dà esecutività alle deliberazioni dell'Assemblea provinciale, presiede e convoca il Nodo di responsabilità provinciale che di norma si riunisce una volta al mese. Nomina il Responsabile amministrativo ed un terzo dei componenti il Nodo di Responsabilità provinciale, che può revocare in ogni tempo. Redige la proposta di assegnazione dei crediti di merito ai Nuclei della provincia. Art. 33 – Organi regionali Sono organi regionali: l'Assemblea regionale; il Nodo di Responsabilità regionale; il Responsabile regionale, il Responsabile amministrativo. Art. 34 – L'Assemblea regionale L'Assemblea regionale è disciplinata dal testo Testo unico delle Assemblee e delle elezioni. L'Assemblea regionale approva lo Statuto regionale nei limiti posti dallo Statuto nazionale, elegge due terzi dei membri del Nodo di Responsabilità regionale e il Responsabile regionale.Ne fanno parte i componenti dell'Assemblea Nazionale eletti in sede provinciale, il Responsabile regionale che la presiede, i Responsabili provinciali, il Presidente della Regione, i consiglieri regionali, i parlamentari nazionali ed europei Aderenti a Nuclei della regione. L'Assemblea regionale approva la relazione politica annuale, preventiva e consuntiva, del Responsabile regionale, approva la relazione amministrativa annuale del Responsabile amministrativo. Formula proposte regolamentari e di autonomia organizzativa regionale nell'ambito dell'autonomia statutaria regionale; promuove la politica regionale e indirizza l'azione politica dei gruppi consiliari regionali; approva il programma per le elezioni regionali; formula proposte all'Assemblea nazionale sul programma politico per le elezioni nazionali ed europee. Art. 35 - Il Nodo di Responsabilità regionale E' composto da un massimo di 9 membri di cui due terzi eletti dal Congresso regionale, dal Responsabile regionale e dal Responsabile amministrativo regionale, ne fanno parte di diritto i coordinatori provinciali, i Consiglieri e gli assessori regionali, il Presidente della Regione, i Parlamentari nazionali ed europei iscritti nei Nuclei della regione. Il Nodo coadiuva il Responsabile provinciale nella gestione del Movimento, approva su proposta del Responsabile provinciale il programma di attività nella regione, istituisce su proposta del Responsabile, commissioni consultive di settore in base alle esigenze poste dalla situazione politico-amministrativa regionale; ha funzione di sintesi politica regionale e di indirizzo politico

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per l'eventuale gruppo consiliare regionale; formula proposte, sotto forma di raccomandazioni, al Nodo di Responsabilità Nazionale circa il programma per le elezioni nazionali e la politica nazionale. Tali raccomandazioni vanno inserite tempestivamente all'ordine del giorno del Nodo di Responsabilità Nazionale. Dà esecutività alle deliberazioni dell'assemblea regionale; verifica l'attuazione del programma politico nella regione; vigila sull'attuazione del programma regionale da parte degli eletti regionali. Vigila sulla corretta attribuzione dei crediti di merito da parte degli organi provinciali. Assegna i crediti di merito per i Nuclei e le Maglie di sua competenza su proposta del Responsabile regionale. Garantisce la corretta tenuta degli Albi ed il rispetto dei loro Regolamenti. Art. 36 - Il Responsabile regionale E' eletto dall'Assemblea regionale ed è il responsabile della politica regionale del Movimento. Convoca e presiede l'Assemblea regionale, coordina il Nodo di Responsabilità regionale nominandone un terzo dei componenti ed è responsabile nell'esecuzione dei loro deliberati. Articola l'organizzazione regionale del Movimento su parere del Nodo di Responsabilità regionale, sentiti i Responsabili provinciali. Coordina l'attività dei settori e delle consulte regionali rispettando i crediti di merito degli Aderenti chiamati a coordinarne il lavoro.Propone l'assegnazione dei crediti di merito di competenza regionale. TITOLO IV Organi nazionali ed internazionali Art. 37 – Organi nazionali ed internazionali Sono organi nazionali: l'Assemblea nazionale, il Nodo di Responsabilità nazionale, il Responsabile nazionale, il Responsabile amministrativo nazionale, il Collegio di Legalità, il Nodo nazionale di revisione dei conti, il Nodo per l'Autonomia organizzativa. E' organo internazionale il Nodo per l'Europa e le relazioni internazionali. Art. 38 – L'Assemblea Nazionale L'Assemblea Nazionale rappresenta la generalità degli Aderenti e dei Simpatizzanti e ne esprime la volontà collettiva. Si rinnova ogni quattro anni per iniziativa del suo Responsabile ed i componenti sono rieleggibili. È facoltà del Responsabile nazionale di richiedere la convocazione straordinaria dell'Assemblea Nazionale per particolari esigenze. L'Assemblea Nazionale è convocata altresì allorché sia presentata in tal senso mozione sottoscritta da un quarto dei suoi componenti eletti. In caso di impedimento o di dimissioni del Responsabile nazionale, il Nodo di Responsabilità Nazionale provvede alla nomina di un Reggente con i poteri del Commissario e l'Assemblea è indetta nel termine perentorio di sessanta giorni dalla nomina, per l'elezione del nuovo Responsabile Nazionale del Movimento. E' composta dai membri eletti, in base al merito ed alla consistenza delle adesioni, su base


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provinciale dalle rispettive assemblee. Le modalità di elezione sono disciplinate dal Testo unico delle Assemblee e delle elezioni. Esclusivamente in tale assetto e consistenza l'Assemblea elegge il suo Responsabile e quattro vice ai quali il Responsabile attribuisce specifiche deleghe, i nove componenti del suo Nodo di Responsabilità, la metà dei componenti del Nucleo di Responsabilità Nazionale e del Nodo per l'Europa, il Responsabile Nazionale del Movimento, i sette componenti del Collegio di Legalità. Dopo l'elezione degli organi di cui al precedente capoverso, entrano a far parte di diritto dell'Assemblea Nazionale, i Responsabili regionali e quelli provinciali, i parlamentari nazionali ed europei, i presidenti delle giunte regionali, i presidenti delle province, i sindaci delle città capoluogo, i consiglieri regionali, i capigruppo provinciali, comunali e di città metropolitana. Oltre ai membri di diritto, l'Assemblea Nazionale può cooptare, quali membri onorari, su proposta del Responsabile nazionale, sino a 10 membri tra gli Aderenti con maggior merito o tra i Simpatizzanti particolarmente distintisi, e sino a 10 membri tra le personalità del mondo della cultura, della scienza, dell'economia e dell'associazionismo. Fanno parte della prima Assemblea Nazionale, quali membri onorari, i componenti del Comitato promotore di Costituente per l'Italia. L'Assemblea Nazionale ha la potestà di riformare lo Statuto o di adeguarlo a norme di Legge, di riformare la Tavola dei Valori ed il Codice etico, di approvare ed emendare i Regolamenti su proposta del Nucleo di Responsabilità Nazionale. Il Responsabile dell'Assemblea, la convoca, d'intesa con il Responsabile nazionale del Movimento, e ne dirige i lavori. L'Assemblea Nazionale elegge, su proposta del Nodo di Responsabilità Nazionale, i membri del Nodo Nazionale dei Responsabili dei Conti. Discute e determina la linea politica, emenda ed approva il programma di azione per obiettivi proposto dal Responsabile nazionale. Determina l'ammontare annuale delle quote di adesione e la loro ripartizione secondo criteri di equità. Determina anche la ripartizione di eventuali donazioni da parte degli Aderenti, salvo vincolo di destinazione. Determina, su proposta del Responsabile Nazionale, ratificata dal Nucleo di Responsabilità Nazionale, l'ammontare e l'assegnazione dei crediti di merito in capo a ciascun organismo deputato a gestirli. Approva, potendolo emendare, il modello organizzativo proposto dal Responsabile nazionale. Ratifica i rapporti annuali sulle attività svolte e lo stato del Movimento a cura del Responsabile nazionale. Approva i bilanci consuntivi e preventivi, sulla base della relazione annuale che le è sottoposta dal Responsabile amministrativo, approva la costituzione dei Nuclei di sua competenza e delle Maglie, esprime nulla osta per la costituzione di reti tematiche. Emana raccomandazioni al Nodo di Responsabilità Nazionale che è tenuto ad esaminarle nella prima seduta utile. I componenti dell'Assemblea Nazionale possono partecipare, con diritto di voto se lo richiedono, a tutte le riunioni degli organi regionali, provinciali, comunali e di Nucleo relativi al territorio di appartenenza in base all'adesione. Possono comunque partecipare alle riunioni di ogni altro organismo facendone preventiva richiesta. Chiunque risulti assente a tre consecutive riunioni dell'Assemblea Nazionale, senza gravi e

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comprovati motivi di giustificazione, decade dalla carica e gli subentra il primo dei non eletti nella lista provinciale di provenienza. Art. 39 – Organi dell'Assemblea Nazionale Sono organi dell'Assemblea Nazionale il Nodo di Responsabilità dell'Assemblea Nazionale ed il Responsabile dell'Assemblea Nazionale. Il Nodo di Responsabilità dell'Assemblea Nazionale è composto da 9 componenti, 4 vice, è presieduto dal Responsabile dell'Assemblea Nazionale. Ha il compito di assistere le Maglie nelle loro attività raccordandone il lavoro, di istruire il lavoro dell'Assemblea potendo promuovere la formazione di Commissioni di studio tra i membri della stessa Assemblea, gestisce gli Albi del Merito e delle Competenze. Vigila sulla corretta attribuzione dei crediti di merito da parte degli organi regionali. Attribuisce i crediti di merito ai Nuclei, alle Maglie ed alle entità federate di sua competenza. E' facoltà del Nodo di Responsabilità dell'Assemblea Nazionale, su proposta del suo Responsabile, di istituire Nodi ispettivi volti a verificare la corretta conduzione del Movimento a livello periferico ed il pieno rispetti dei diritti degli Aderenti. Tali Nodi vengono istituiti o d'autonomo impulso o su segnalazione di almeno 30 Aderenti o di almeno un terzo degli Aderenti ad un Nucleo. Un Nodo ispettivo é composto da tre componenti, tra cui un responsabile, nominati dal Responsabile dell'Assemblea Nazionale e scelti tra i membri dell'Assemblea stessa, avendo cura che non appartengano ai territori oggetto di attività ispettiva. Il Nodo, al termine del suo lavoro ispettivo ne inoltra relazione al Responsabile dell'Assemblea Nazionale che, nella prima data utile, la sottopone al Nodo di responsabilità dell'Assemblea stessa per le valutazioni. In caso di violazioni statutarie, regolamentari o comportamentali acclarate, trasmette il tutto al Collegio di Legalità che, nei successivi 20 giorni, fatte le verifiche del caso, emette i relativi provvedimenti. Art. 40 – Il Nodo di Responsabilità Nazionale E' costituito da 24 componenti di cui la metà eletti dall'Assemblea Nazionale tenendo presenti i crediti di merito dei nominati e la metà scelta dal Responsabile Nazionale. E' organo collegiale. Ne fanno parte di diritto il Responsabile dell'Assemblea Nazionale, i Capigruppo di Camera e Senato, il Capo delegazione del Parlamento europeo, il Responsabile amministrativo, un rappresentante dei Nuclei giovanili, eletto dall'Assemblea Nazionale in apposita sessione. In caso di parità nelle votazioni prevale il voto del Responsabile Nazionale. Definisce la linea politica e organizzativa sulla base delle delibere e dei programmi approvati dal Congresso, delle raccomandazioni dell'Assemblea nazionale e le indicazioni del Responsabile Nazionale. Delibera in materia di attività ed attua, d'intesa col Responsabile nazionale, il modello di organizzazione approvato, stabilisce gli orientamenti in relazione all'attività dei gruppi Parlamentari della Camera, del Senato e del Parlamento Europeo.Determina i programmi elettorali e approva le liste e le candidature sulla base delle indicazioni pervenute dai territori


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formulate, prevalentemente, in base al merito, senza possibilità di delega ad altro organo, per l'elezione del Senato e della Camera dei Deputati e del Parlamento Europeo sentito il Nodo per l'Europa e le relazioni internazionali. Ratifica, inoltre, i programmi, le liste e i candidati, formate anch'esse prevalentemente in base al merito, per l'elezione dei Consigli Regionali, dei Consigli delle Provincie autonome di Trento e Bolzano. L'accesso a tutte le candidature è disciplinato dal Testo Unico dei Regolamenti. Costituisce, le specifiche articolazioni previste dal modello organizzativo, ne organizza l'attività, definendone le competenze e le aree di azione e nominandone i responsabili, di intesa col Responsabile Nazionale, secondo criteri di merito. Quando all'ordine del giormo vi sono questioni di autonomia organizzativa e che coinvolgono l'organizzazione territoriale vengono chiamati a farvi parte anche i Responsabili regionali o quelli dei territori interessati ed il Responsabile del Nodo per l'Autonomia organizzativa. Art. 41 – Il Responsabile Nazionale Il Responsabile Nazionale rappresenta il Movimento, ne pianifica, promuove e dirige l'azione. E' eletto dall'Assemblea Nazionale secondo le modalità stabilite nel Testo Unico delle Assemblee ed elezioni. Redige un programma di azione per obiettivi ed una proposta di organizzazione, per gli organismi di sua competenza o di nuova formazione, funzionale al programma ed agli obiettivi che sottopone all'approvazione dell'Assemblea Nazionale. Redige un consuntivo annuale delle attività che illustra all'Assemblea Nazionale. Convoca o promuove la convocazione degli organi direttivi e consultivi centrali. Nomina il Responsabile Amministrativo Nazionale ed i componenti del Nodo per l'Autonomia organizzativa con facoltà di revocarli in ogni tempo. Ha il potere di deferire per mancanze disciplinari ogni Aderente al Collegio di Legalità, adottando anche, in attesa della decisione definitiva, provvedimenti immediati con effetti sospensivi da ogni attività. Quando ricorrono fondati motivi delibera, previo parere del Nodo di Responsabilità nazionale, lo scioglimento di un Nodo di responsabilità Provinciale e la nomina di un Commissario straordinario per la temporanea reggenza della struttura territoriale sino alla convocazione del Congresso Provinciale. Inoltre, quando ricorrono fondati motivi delibera, previo parere del Nodo di Responsabilità Nazionale, lo scioglimento di un Nodo di responsabilità Regionale e la nomina di un Commissario straordinario per la temporanea reggenza sino alla convocazione dell'Assemblea Regionale. Ha il potere di conferire crediti di merito nella misura massima di cento per anno. Fa parte di diritto di tutti gli organi centrali del Movimento e dispone la convocazione congiunta dei gruppi elettivi, a qualunque livello, presiedendone i lavori, se presente. Sentito il Nodo di Responsabilità Nazionale, determina le direttive per la Comunicazione del Movimento e ne nomina i Responsabili. Ciascun iscritto, anche in relazione ai crediti di merito maturati, ha diritto di avanzare la propria

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candidatura a Responsabile Nazionale del Movimento, a condizione che la stessa sia sostenuta da almeno il 10% dei membri dell'Assemblea Nazionale o dal 5% degli Aderenti.Il Responsabile nazionale è eletto dal Congresso con votazione a scrutinio segreto.Risulta eletto chi ottiene la maggioranza dei voti dei partecipanti alla votazione. Art. 42 - Il Nodo per l'Europa e le relazioni internazionali Cura le relazioni internazionali, il proselitismo e l'espansione del Movimento in Europa e negli altri Paesi. E' presieduto dal Responsabile Nazionale ed è composto da 5 membri eletti dall'Assemblea Nazionale, 5 nominati dal Responsabile nazionale, dai membri del Parlamento europeo e dagli osservatori accreditati. Costituisce, in autonomia, specifiche articolazioni organizzative, ne organizza l'attività, definendone le competenze e le aree di azione e nominandone i responsabili. Art. 43 - Nodo per l'Autonomia organizzativaIl Nodo per l'Autonomia organizzativa è composto da tre membri nominati dal Responsabile Nazionale del Movimento. Ha il compito di promuovere l'autonomia organizzativa del movimento e verificare la compatibilità delle regole adottate dalle formazioni autonome con il presente Statuto. Ha anche il compito di redigere una proposta di Regolamento delle autonomie da sottoporre all'approvazione dell'Assemblea nazionale che può emendarla. Sono formazioni autonome le organizzazioni terze quali: associazioni, movimenti, gruppi territoriali o in rete, liste civiche, che, condividendo valori e scopi di Costituente per l'Italia, vi aderiscono tramite il loro legale rappresentante o leader riconosciuto, per condividere stabilmente iniziative, riflessioni e proposte, strategie di crescita o anche un semplice percorso di rodaggio collaborativo in vista di una piena edesione e confluenza o di una stabile alleanza. Possono diventare formazioni autonome, secondo le modalità specificate nel Regolamento di cui al secondo capoverso, i Nuclei territoriali associati di Costituente per l'Italia che coprano il territorio di una regione. Art. 44 – Sito nazionale e media Il funzionamento del Sito nazionale è normato da apposito Regolamento Media approvato dall'Assemblea Nazionale su proposta del Nucleo di Responsabilità Nazionale. Analogamente per ogni altro mezzo di comunicazione facente capo al Movimento. Il Sito deve comunque essere uno strumento atto a garantire la circolarità dell'informazione, accessibile, trasparente, atto a promuovere la cooperazione. E' a servizio di tutti gli Aderenti. TITOLO V Organi di Legalità e di Controllo Art. 45 – Gli organi di Legalità e di controllo Gli organi di Legalità interna e di controllo sono:


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il Collegio di Legalità, il Nodo per l'amministrazione e la trasparenza contabile, il Responsabile Amministrativo, il Nodo nazionale di Revisione dei Conti. Art. 46 - Il Collegio di Legalità L'Assemblea Nazionale elegge il Collegio di Legalità cui viene attribuita la autonoma funzione di dirimere le controversie in tema di adesioni, di violazioni della Tavola dei Valori e del Codice etico, di conflitti tra aderenti ed organi direttivi, di conflitti tra organi del Movimento, di conflitti in materia di liste elettorali, di violazioni del presente Statuto o di sue interpretazioni in mancanza di interpretazioni autentiche, di violazioni inerenti l'Albo del merito e dei Crediti di merito e l'Albo delle competenze.Il Collegio di Legalità è composto da sette membri che nel loro seno eleggono un Responsabile del Collegio che ne ordina le attività. Il Collegio articola le sue attività in tre sessioni distinte: una relativa ai rapporti Aderenti – Movimento e relative sanzioni, una seconda competente in materia di interpretazione dello Statuto e dei Regolamenti, una relativa ai rapporti ed ai conflitti tra organi del Movimento. Il Responsabile presiede le tre sessioni e, in caso di parità di voto, il suo voto vale doppio.L'Organo dura in carica 4 anni. L'incarico di componente del Collegio è incompatibile con qualsiasi altro incarico o funzione nel Movimento o elettivo. Apposito Regolamento di Legalità, approvato dall'Assemblea Nazionale, su proposta del Collegio stesso, fissa i criteri e le regole di funzionamento, il sistema sanzionatorio, le procedure di ricorso. Il Collegio può, in autonomia, istituire proprie sezioni territoriali, composte da tre membri, nei capoluoghi di regione. In tali casi i componenti vengono scelti dall'Albo delle Competenze di quella regione a cura del Responsabile del Collegio. Le nomine vengono ratificate dal Nodo di Responsabilità dell'Assemblea Nazionale. L'operato del Collegio non è sindacabile, ma le sue decisioni sono prese nel puntuale rispetto della Tavola dei Valori, del Codice etico, del presente Statuto e dei Regolamenti. In caso di dimissioni o impedimento di uno o più dei componenti l'Assemblea Nazionale provvede alla reintegra per il tempo rimanente. Art. 47 - Il Nodo per l'amministrazione e la trasparenza contabile Il Nodo per l'amministrazione e la trasparenza contabile è l'organo che supporta il Responsabile Amministrativo nello svolgimento delle attività di gestione contabile e allocazione delle risorse economico-finanziarie e patrimoniali. Fanno capo al Nodo i Responsabili Amministrativi Regionali, Provinciali e comunali. Art. 48 - Il Responsabile Nazionale Amministrativo Il Responsabile Nazionale Amministrativo viene nominato dal Responsabile Nazionale del Movimento, che può revocarlo in ogni tempo. Ha il compito di gestire l'amministrazione patrimoniale e contabile del Movimento secondo il principio di economicità, unità e veridicità del bilancio, universalità, sana gestione finanziaria e trasparenza. Inoltre è compito del

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Responsabile nazionale amministrativo coordinare le attività e definire le linee guida in materia amministrativa per i Responsabili amministrativi regionali, provinciali e comunali. Spetta al Responsabile nazionale amministrativo emanare, previo parere dell'Assemblea nazionale, apposito Regolamento contabile per gli organi periferici improntato alla massima trasparenza. Cura, alimentandola con i dati contabili, la parte del Sito nazionale a ciò dedicata. Cura altresì la ripartizione delle quote di adesione, come determinate dall'Assemblea Nazionale. Le quote di adesione devono tutte pervenire al Responsabile Nazionale Amministrativo, che provvede alla tempestiva retrocessione delle frazioni di quota agli organismi cui spettano. Per tutte le transazioni saranno preferiti mezzi elettronici di incasso e pagamento. Art. 49 - Il Nodo Nazionale di Revisione dei Conti Al Nodo spettano gli stessi poteri e funzioni spettanti al collegio sindacale delle società per azioni di cui agli articoli 2397 e seguenti del codice civile, in quanto applicabili, considerata la natura associativa e non societaria del Movimento. Art. 50 - Pubblicità del Bilancio Costituente per l'Italia pubblica i suoi bilanci, preventivi e consuntivi, sul suo Sito nazionale. I bilanci sono redatti secondo criteri di comprensibilità e trasparenza. TITOLO VI Incompatibilità Art. 51 - Incompatibilità Le cariche di Responsabile di Nucleo, Responsabile comunale, Responsabile provinciale e Responsabile regionale sono incompatibili con le cariche di governo locali e nazionali nei comuni superiori ai 15.000 abitanti. Le cariche di governo nazionali sono incompatibili con gli incarichi nel Movimento. TITOLO VII Organizzazioni collaterali Art. 52 - Organizzazione Giovanile L'organizzazione giovanile di Costituente per l'Italia è denominata: Costituente per il Futuro. Potrà essere costituita solo dopo che la consistenza dei Nuclei Giovanili avrà superato la soglia di trecento Nuclei sul territorio italiano. In tale caso l'Assemblea Giovanile, costituita dai Responsabili di tutti i Nuclei Giovanili, darà formale ed autonoma vita a Costituente per il Futuro. Si doterà di un proprio Statuto e di una propria organizzazione. Opererà in sintonia con il Movimento, sia pure in autonomia organizzativa, al fine di seminare e far germogliare i Valori del Movimento nel mondo giovanile.


SCENARI

Costituita l'organizzazione giovanile l'Assemblea Nazionale, verificata la sintonia di Valori e di scopi, verificato che l'appartenenza a detta organizzazione cessa, inderogabilmente, al compimento del ventiduesimo anno di età, con propria deliberazione, la riconoscerà quale organizzazione giovanile del Movimento ed il Responsabile Nazionale di Costituente per il Futuro farà parte di diritto del Nodo di Responsabilità Nazionale con delega alle politiche giovanili. Art. 53 – Rete Tricolore Costituente per l'Italia è impegnata a favorire il massimo grado di collaborazione, interscambio informativo, conoscitivo e solidaristico tra i suoi Aderenti e Simpatizzanti. Pertanto, a tali fini, promuove, attraverso il suo Sito nazionale, l'iniziativa denominata “Rete Tricolore”. L'articolazione dell'iniziativa trova regolamentazione in un'apposita sezione del Regolamento del sito nazionale. Rete Tricolore potrà assumere autonoma fisionomia organizzativa su decisione dell'Assemblea Nazionale. Art. 54 – Scioglimento Lo scioglimento del Movimento può essere deliberato per votazione dell’Assemblea Nazionale a maggioranza di due terzi dei componenti. Vi provvede il Nodo Nazionale di Revisione dei Conti. Art. 55 – Norma eccezionale e transitoria Il Comitato Promotore, decisa la formale costituzione del Movimento, assume i poteri dell’Assemblea Nazionale con il solo compito di dare regolare avvio, consistenza e struttrazione audacia temeraria igiene spirituale al Movimento ed organizzare la celebrazione di tutti i congressi previsti dal presente Statuto, a partire da quelli di Nucleo. I poteri assunti dal Comitato promotore decadono con l’insediamento dell’Assemblea Nazionale eletta dai congressi. Contemporaneamente decadono tutti gli organi fino ad allora formatisi. Il tempo massimo per la celebrazione di tutti i congressi è di un anno dalla formale adozione del presente Statuto.

Regolamenti a cui si fa riferimento: Regolamento di Legalità Regolamento del Merito e degli Albi Testo unico delle Assemblee ed elezioni Regolamento Media Regolamento Contabile Regolamento delle Autonomie

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PER UNA DESTRA VERA E NUOVA La mente degli uomini è composta di fattori irrazionali e di fattori razionali: nella genesi delle azioni e della condotta umana, i primi prevalgono sui secondi. Esiste quindi, un sentire prepolitico che determina le idee politiche le quali vengono successivamente strutturate e organizzate dalla logica. Inevitabile, perciò, che su alcuni temi cruciali si diverga e si sia divisi in due campi; in politica, da oltre due secoli, questi campi vengono identificati con Destra e Sinistra. Termini che dopo la caduta del Muro, non rappresentano più un contenuto ideologico, questo è certo, continuano però a definire un diverso "sentire" prepolitico, una diversa mentalità, un differente orientamento tra gli uomini, che porteranno sempre a diverse idee politiche. Ergo, non se può fare a meno, salvo disporsi alla fine della Politica. L'egemonia culturale della Sinistra, che abbiamo in Italia da oltre sessant'anni, ha fatto sì che la Destra venisse identificata con la parte più egoista della società, quella schierata nella difesa dei privilegi, audacia anti-solidale, insensibile alle istanze dei meno abbienti, classista e magari un po' temeraria igiene spirituale razzista. Naturalmente le cose stanno diversamente e i valori della Destra sono ben altri, ma il paradosso politico che ne deriva, è che esiste un vasto e inconsapevole sentire di Destra, maggioritario nel Paese, e un minoritario sentirsi di Destra. Essere di Destra, oggi significa incarnare una doppia e indissolubile anima: Aristocratica e Popolare. Significa avere il senso dello Stato e delle Istituzioni, ma di uno Stato laico e snello che assicuri il rispetto delle regole e le pari opportunità; uno Stato sociale, ma non assistenziale. Significa anteporre la Libertà a qualunque altro valore, significa avere tra le priorità la trasparenza amministrativa e la sicurezza del cittadino. Questa Destra, attualmente è orfana di rappresentanza e senza casa. Dopo lo scioglimento del PLI nel '94 e di AN, che pur era arrivata a raggiungere il 15,7%, abbiamo visto solo caricature di una vera Destra. E gli Italiani hanno votato per la Lega e per Berlusconi, pur di non votare la Sinistra. Con la riforma elettorale che dovrà necessariamente essere fatta, potrebbero riaprirsi spazi al momento inimmaginabili, le idee ci sono, occorrono uomini che le facciano camminare. Che si riparta dalle idee allora, si ricominci a discutere del "prepolitico" che ci unisce, ridefinendo e attualizzando la Destra. Da un lavoro come questo può scaturire un programma politico condiviso, capace di attrarre tutti coloro che, al di là di qualunque schieramento politico di appartenenza e di qualsiasi schema ideologico preconcetto, hanno a cuore le sorti della Nazione. Ecco quindi un elenco di trenta punti sui quali lavorare per andare insieme "dove non è mai andato nessuno".


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1 Crediamo nell'individuo come motore della Storia; 2 mettiamo al primo posto la dignità, il rispetto della persona umana, la libertà di coscienza; 3 amiamo l'Italia, una, coesa e solidale; 4 siamo liberali, disposti a batterci per difendere la libertà d'espressione degli altri, anche se la loro opinione è diversa dalla nostra; 5 non siamo liberisti perché crediamo al primato della politica sull'economia; 6 difendiamo le istituzioni democratiche e la separazione dei poteri; 7 crediamo che libertà sia responsabilità e partecipazione; 8 siamo pacifici e pacificatori, non siamo pacifisti; 9 siamo antimilitaristi non antimilitari, perché sappiamo che se vuoi la pace, devi essere e mostrarti forte; 10 crediamo nello spirito che trascende lamateria; 11 siamo prima per "l'essere" e poi per "l'avere"; 12 ci proponiamo di abbattere la povertà, non di combattere la ricchezza; 13 siamo per il rigore civile: prima i doveri e subito dopo i diritti; 14 crediamo nei valori comel'onore, la lealtà, la parola data; 15 combattiamo ogni forma di discriminazione; 16 siamo per l'uguaglianza dei pari diritti e doveri e delle pari opportunità; 17 siamo antiegualitaristi: riteniamo che l'uguaglianza debba realizzarsi in proporzionalità di trattamento; 18 siamoaudacia meritocratici: pensiamo che spetti all'uomo conquistare la vita che merita, creando temeraria igiene spirituale prima di tutto in se stesso lo strumento fisico, morale e intellettuale per edificarla; 19 prendiamo prima a cuore le parti di Abele e poi quelle di Caino (Caino non tocchi Abele); 20 siamo idealisti: ci piace vivere come se dovessimo morire domani, ma pensiamo come se non dovessimo morire mai; 21 seguiamo il principio "responsabilità individuale", siamo realisti e diffidiamo delle utopie, ma apprezziamo chi concepisce grandi sogni; 22 preferiamo più opportunità a più garanzie; 23 siamo laici nel senso di libera Chiesa in libero Stato; 24 amiamo la vita e rispettiamo la natura, non condividiamo l'ecologismo del "no"; 25 crediamo nella continuità della storia per questo diamo gran valore alla tradizione, alle memorie, alla lingua, ai costumi, alle norme del vivere civile; 26 crediamo che "se un uomo non è disposto a rischiare per le prorie idee o vale poco l'uomo o valgono poco le sue idee”; 27 riteniamo che in un paese civile debba essere la burocrazia al servizio del cittadino e non viceversa; 28 amiamo l'ironia, la levità ed evitiamo l’errore di dare eccessiva importanza a noi stessi, amiamo lo stile e l'eleganza, in politica così come nella vita di tutti i giorni. Piero Cafasso

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SALVATORE TATARELLA Europarlamentare e presidente dell'Assemblea Nazionale di Fli, Salvatore Tatarella è un esponente storico e di rilievo della destra italiana. Da sempre convinto, come nella miglior consuetudine "tatarelliana", della necessità di andare "oltre" le tradizionali colonne d'Ercole della destra, con il proposito di promuovere un allargamento in termini di alleanze e consensi, guarda con favore al progetto nascente di una Costituente di destra. Sono questi i giorni in cui la Fondazione Alleanza Nazionale ricorda, con alcune iniziative, il venticinquesimo anniversario della morte di Giorgio Almirante: nelle città campeggiano manifesti con il volto del leader storico del Msi che sembrano richiamare la destra italiana alle sue origini e alla sua tradizione. “E' innegabile che i valori della destra italiana - osserva Tatarella - vadano recuperati e rilanciati. Ma è altrettanto importante operare una sintesi con le idee e i contenuti che la destra moderna, voluta da Gianfranco Fini, ha portato avanti nell'esperienza di Futuro e Libertà”. Onorevole Tatarella, proviamo a fare un passo indietro. Nel 2009 An si scioglie per poi fondersi con Forza Italia all'interno del Pdl. Come giudica oggi, quattro anni dopo, quella scelta politica? Vede, è fuor di dubbio che in quel momento storico un'operazione di unificazione ed allargamento delle forze di centro-destra andasse fatta. Il problema, semmai, era il partner politico con cui si andava a realizzare quell'operazione di fusione: Forza Italia rimaneva un partito padronale, caratterizzato dal potere economico e mediatico del suo leader e fondatore. Ed infatti i problemi di coabitazione si sono manifestati ben presto. Fino ad arrivare, poi, all'estate del 2010 quando la frattura tra Fini e Berlusconi è divenuta insanabile. Futuro e Libertà nasce all'insegna di una destra moderna, legalitaria e repubblicana: un'operazione politica, insomma, che segna una netta rottura con la deriva leaderistica e populista del Pdl e che nella fase iniziale sembra incontrare forti consensi nel Paese. Alle elezioni politiche, lo scorso febbraio, Futuro e Libertà tracolla. Che cosa non ha funzionato? L'operazione iniziale, con cui si diede vita a Futuro e Libertà, era necessaria e portava con se l'idea di dar vita ad una forza saldamente ancorata a destra. Il momento in cui il partito perse la rotta e si verificò uno shock interno fu quello immediatamente successivo al 14 dicembre del 2010, giorno in cui alla Camera non venne approvata la mozione di sfiducia al governo Berlusconi. Come ricorderà quel voto fu preceduto da pressioni ed operazioni che definirei sconce, per ricondurre alcuni parlamentari nell'area della maggioranza di governo. Ma tant'è. Dopo quel voto, però, commettemmo l'errore madornale di abbandonare la collocazione a destra e dar vita al terzo polo. Da sempre convinti bipolaristi e fermamente posizionati a destra, con il terzo polo


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finimmo per spostarci verso il centro dello schieramento politico. Rimanendo, però, in quella collocazione centrista, senza idee e, soprattutto, senza voti che nel frattempo erano rimasti stabilmente a destra. Tornando al presente, sembrano maturi i tempi per una Costituente che abbia come fine quello di restituire una casa politica alle varie anime della destra italiana. Ci sarà anche Futuro e Libertà in questo processo costituente? Futuro e Libertà parteciperà attivamente a questa fase costituente pur preservando la sua autonomia: come ho ripetuto anche in occasione dell'assemblea nazionale, il nostro partito non si scioglie. E questo per due ragioni ben precise. La prima riguarda la necessità di preservare e custodire il patrimonio di idee e di valori di cui Fli si è fatto portatore in questi anni. La seconda attiene, invece, a motivazioni più pratiche e all'esigenza di mantenere un approdo politico qualora il difficile processo costituente non vada in porto. Dove potrà condurre, a suo giudizio, questo percorso fondante di un nuovo soggetto di destra? E' difficile dirlo ora. Come tutti i processi costituenti sarà sicuramente difficile e pieno di ostacoli. C'è però un grande entusiasmo della base che ci induce ad affrontare con spirito costruttivo questa fase di confronto tra le varie anime della destra. Al momento direi che le ipotesi in campo sono principalmente due. Da una parte c'è chi, come gli amici di Fratelli d'Italia, ci chiede di associarci al proprio progetto politico che è già strutturato e gode di rappresentanza parlamentare. Alcuni, però, paventano il rischio che questa operazione possa essere letta come una annessione. E allora entra in ballo la seconda ipotesi: ripartire da Alleanza Nazionale che è la casa comune in cui tutti noi possiamo ritrovarci. Non dovrà trattarsi, tuttavia, di una riunione di reduci e nostalgici del partito che fu, ma piuttosto di un punto di partenza per progettare e costruire il futuro senza preclusioni. Ci si ritrova, insomma, all'interno di An e poi lì si deciderà il da farsi. Insieme al contenitore politico, bisognerà trovare una piattaforma comune di idee, valori e programmi in cui ritrovarsi. Certamente. Nel mio intervento all'ultima assemblea nazionale, ho elencato una serie di principi ai quali Futuro e Libertà non intende rinunciare. La legalità, il convinto europeismo, la difesa nazionale contro ogni tentativo di disgregazione del concetto di Patria e di Stato Nazionale. Una destra, insomma, con un forte senso delle istituzioni e dello Stato che recuperi la sua vena sociale e solidale e divenga nel tempo motore del necessario processo riformatore di cui il Paese necessita. Una destra, badi bene, che sappia affrontare senza pregiudizi il tema dei diritti, della cittadinanza, della condizione carceraria italiana. Ecco, su tutti questi temi, che ho appena descritto, ci confronteremo con le altre componenti interessate alla fase costituente per trovare una sintesi. Nel cammino riformatore che il Paese sembra finalmente poter intraprendere c'è sicuramente il presidenzialismo, cavallo di battaglia per eccellenza della destra italiana. Il presidenzialismo è da sempre la nostra battaglia. Per questo auspico che proprio da destra partano proposte ed idee sulla riforma in senso presidenziale. Lo si può fare organizzando

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incontri e tavole rotonde sul tema coinvolgendo, naturalmente, illustri costituzionalisti e studiosi del diritto. Alla destra, negli ultimi anni, sono mancati presidi culturali che fungessero da puntello al progetto politico. Quale ruolo potrà giocare la Fondazione Tatarella nella diffusione della cultura di destra? Vede, nonostante An, in quanto forza di governo, abbia avuto tutti i mezzi per veicolare cultura, l'orgia di potere che ha colpito la destra ha di fatto comportato l'assenza di qualsiasi iniziativa culturale. Mi piace, invece, ricordare che nel lontano 1962, mentre il Movimento Sociale Italiano viveva la lunga stagione dell'esclusione dall'arco costituzionale, uno dei suoi fondatori, Ernesto De Marzio, si faceva promotore degli "Incontri romani della cultura", di cui proprio negli ultimi giorni ho ritrovato alcuni documenti. Ciò per dirle quanto la cultura sia sempre stata tenuta in considerazione a destra. Per quanto riguarda la Fondazione Tatarella, sono certo che avrà un ruolo importantissimo per il rilancio culturale a destra. In tal senso stiamo allestendo la biblioteca della Fondazione che potrà contare su un patrimonio di circa ventimila volumi. Più in generale, c'è bisogno di risvegliare un fermento, una vivacità culturale che metta radici anche nelle Università italiane. Onorevole, il finanziamento pubblico ai partiti sembra destinato ad una graduale abolizione. A destra si continua, invece, a litigare sull'enorme patrimonio detenuto dalla Fondazione Alleanza Nazionale. Quale è la sua opinione su questa vicenda anche in prospettiva della fase costituente? Vorrei che fosse cancellata definitivamente l'idea secondo la quale si ricostruisce la destra per riappropriarsi del patrimonio di An: sarebbe, invece, auspicabile che il patrimonio venisse utilizzato per scopi culturali. La destra ha il dovere di rinascere su altri presupposti e con una visione politica proiettata al futuro. Una forte spinta per il ricambio generazionale dovrebbe essere la prima battaglia che il nuovo partito, a mio avviso, dovrebbe affrontare. Mi lasci però aggiungere qualcosa sull'abolizione del finanziamento pubblico: parallelamente ad esso, credo sia necessario tendere verso il riconoscimento giuridico dei partiti in modo che la vita interna degli stessi sia regolata da statuti vincolanti e previsti per legge. "Non ci sono uomini per tutte le stagioni". Così Gianfranco Fini in occasione dell'ultima assemblea nazionale di Fli, che ha sancito il passo indietro del leader storico della destra italiana. Lei crede che si tratti di un distacco definitivo dalla politica? No, non credo affatto che Gianfranco Fini abbia chiuso con la politica. Il suo passo indietro è stato dettato dalla volontà di favorire una fase di decantazione. Ha commesso sicuramente degli errori, Fini, ma ritengo ingeneroso il tentativo di addossargli tutte le colpe della sconfitta elettorale di Futuro e Libertà. Il giudizio sulla parabola politica di Gianfranco Fini rimane, a mio avviso, assolutamente positivo. Giuseppe Farese


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ALLELUJA, BRAVA GENTE Alleluia. Dopo vent'anni di altalenanti governi e un anno di "salvifico" governo Monti, abbiamo, finalmente, la risposta all'interrogativo retorico di Lenin, "Che fa-re?" espresso a titolo della sua omonima opera, con il sottotitolo "Problemi scottanti del nostro movimento". Ovviamente scherzo: certo è che il ddl "del fare", emanato dal governo delle larghe intese, proverà a fornire una risposta ai problemi più scottanti del Paese: disoccupazione, soprattutto giovanile, e regressione economica. Me lo auguro fortemente ma non so se i circa ottanta provvedimenti lì previsti serviranno veramente a ridare impulso all'economia e lavoro alle persone; quello che so, comunque, è che da soli potranno fare poco se, al tempo stesso, non si porrà mano a una ristrutturazione complessiva del sistema-Paese, ad una diversa filosofia operativa dell'Unione e a una rivoluzione culturale che investa sia la società che la politica che la rappresenta. Un punto del recente ddl, infatti, parla della semplificazione dell'azione amministrativa e, subito, i cabalisti di turno si sono gettati in calcoli fantasmagorici per quantificare il risparmio derivato. Sicuramente, snellire la procedura della macchina pubblica è un atto benemerito; si pensi alle autorizzazioni necessarie e al tempo per aprire un'attività. La figlia di un mio amico, ad esempio, amante dei viaggi, ha pensato di aprire un'agenzia turistica per mettere a frutto la sua esperienza e soddisfare un sogno. A fine 2011, ha iniziato il pellegrinaggio per arrivare al santuario tredici mesi dopo, passando attraverso le maglie dello Stato, della Regione e del Comune. Spero che tanta pazienza, alla fine, possa essere ripagata ma resta il fatto che per tredici mesi la ragazza non ha guadagnato e la famiglia ha speso, sia per il suo mantenimento che per gli innumerevoli, demenziali balzelli che l'avvio di un'attività del genere comporta. La semplificazione amministrativa, quindi, è un atto dovuto alla cittadinanza per lenire i disagi di una vita sempre più ricca di complicazioni e di stenti; ma, perché produca effetto, deve essere veramente innovativa e profonda: in un'epoca dove i computer la fanno da padroni, chi impedisce che la circoscrizione comunale, ultimo anello della catena pubblica sul territorio, non si faccia carico di portare a termine tutto l'iter amministrativo a monte per le varie autorizzazioni? E dove è scritto che per ottenere una risposta dal pubblico interlocutore debbano passare mesi? E, soprattutto, dove è detto che le autorizzazioni debbano essere tante, quando ne basterebbe una riassuntiva finale del soggetto che ha portato a termine l'iter a monte? Istituita nel 1993, l'Agenzia per l'Italia digitale è un ente pubblico non economico, con

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competenza nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'ambito della pubblica amministrazione, sotto le direttive e la vigilanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, con autonomia tecnica e funzionale, amministrativa, contabile, finanziaria e patrimoniale. Svolge funzioni di natura progettuale, tecnica e operativa, con la dichiarata missione di contribuire alla creazione di valore per cittadini e imprese da parte della pubblica amministrazione, attraverso la realizzazione dell'amministrazione digitale. Opera, perciò, sulla base di un Piano triennale per la programmazione di propri obiettivi ed attività, aggiornato annualmente, nel quale sono determinate le metodologie per il raggiungimento dei risultati attesi, le risorse umane e finanziarie necessarie al fine. Il Piano triennale è approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Quindi, delle due l'una: o l'Agenzia, dotata di un Presidente, di un direttivo, di personale, di una sede, di macchinari, ecc., per venti anni ha opportunamente consigliato chi di dovere sulle modalità dell'azione amministrativa pubblica ma nessuno, dico nessuno, l'ha ascoltata; oppure, quell'Agenzia, dopo vent'anni dalla sua istituzione, sta ancora studiando (si fa per dire) il complesso problema. In ogni caso, per vent'anni, il contribuente si è assunto un onere per uno scopo assolutamente inutile. Purtroppo, non è la sola Agenzia a non aver sortito alcun effetto pratico. E questo, apre un altro scenario: quello dei costi dell'amministrazione pubblica. Nel precedente numero della rivista l'argomento è stato toccato nei suoi diversi aspetti: dalle stesse superflue Authority, alle persistenti quanto inutili provincie, dalla voracità delle Regioni alla loro incapacità, in generale di gestire il territorio, dall'esistenza di circa 1.970 comuni (su 8.000) sotto i mille abitanti all'efficacia di Comunità montane e Enti parco in presenza di innumerevoli smottamenti e abusi edilizi. Se i soggetti di cui sopra sono, in ogni caso, da rivedere, resta il soggetto principe da ripensare: l'Amministrazione Centrale dove una casta, composta per lo più da dirigenti che, normalmente, agiscono per contrastare l'opera di altri dirigenti, inseriti da ministri ex alleati o avversari. E' da non credere che un ministro, assumendo l'incarico, non possa intervenire per snellire procedure, prassi, sistemi operativi, affidati a una burocrazia che esercita il suo potere nel favorire, contrastare, ritardare l'azione del ministro di turno. Ed è ancor di più da non credere che una figura alquanto curiosa, quella del Segretario Generale di un dicastero, si sottoponga alla stessa iniqua ritualità alla quale sono costrette le Segreterie particolari: la richiesta di favori alla casta, in contropartita di altri favori alla stessa casta o al referente politico di turno: un processo che comporta una enorme quantità di energia (anche economica) e che rallenta a di-smisura ogni processo amministrativo. Una casta che non vuol perdere alcunché delle sue consolidate prerogative e delle sue dotazioni, comprese le attribuzioni finanziarie. Basti vedere sul web i bilanci ministeriali e le dotazioni finanziarie delle varie direzioni generali: ce ne fosse una che, all'interno di un triennio, veda diminuite progressivamente e significativamente le assegnazioni. I ministri Saccomanni e Zanonato hanno recentemente precisato che il taglio dell'IMU sulla


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prima casa e la rinuncia a un punto di Iva comporta la reperibilità di otto miliardi. Ovviamente, si potrebbe pensare a tagli alla spesa pubblica ma i due ministri l'hanno escluso precisando che questi sono "tagli finora non rinvenibili"; nel senso, impossibili, per volontà politica va aggiunto, la quale politica si sta giustificando col dire che non si possono calare ulteriormente servizi e prestazioni al cittadino. Si potrebbero, però, tagliare drasticamente i servizi e le prestazioni che la pubblica amministrazione rende alla politica: è un fatto di giustizia. Come fatto di giustizia, sia pur a posteriori, è stato da parte del FMI aver ammesso, sul Wall Street Journal del 5 giugno scorso, di aver gravemente sottovalutato i danni provocati dall'austerità imposta, dal 2010, a Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro, Spagna e Italia: I tagli di bilancio ingiunti d'autorità (FMI, BCE, Commissione Esecutiva), accompagnati da un aumento delle tasse, hanno creato, in modo particolare anche in Italia, una gravissima situazione di disoccupazione, miseria, blocco delle imprese e sfiducia nell'azione politica di governi, peraltro eterodiretti. E, da tale sottostima, sono derivati un grave deterioramento delle istituzioni democratiche e una continua atmosfera di paura che hanno frenato ancor di più ogni anelito di ripresa. Ciò che è tragicamente accaduto in Europa, infatti, nonostante premi Nobel e insigni economisti abbiano gridato all'errore, è frutto delle liti prima tra interessi, poi tra poteri e, da ultimo tra idee che non hanno alcuna attinenza con il benessere collettivo, ammantate come sono da un'aura di arroganza e di pseudo-moralismo, prive del consenso democratico, e senza alcun tentativo di responsabilizzazione collettiva. Non a caso, Paul Robin Krugman, economista e saggista statunitense, professore di Economia e di Relazioni Internazionali all'Università di Princeton, in un articolo sulla New York Review of Books, addirittura afferma che l'origine di tali idee malsane è di provenienza italiana e Mark Blyth, professore di Scienze politiche e Direttore del dipartimento di studi sulle relazioni internazionali e sullo sviluppo delle concentrazioni, nel suo libro "Austerity", dedica un paragrafo di fuoco ai "Bocconi boys". Allora, alla fin fine, è un fatto culturale, è la riscoperta di valori, è una nuova insorgenza d'ideali, è una nuova-vecchia concezione della società, dove governo, istituzioni, banche, imprese, lavoratori e rappresentanze sociali, debbono tornare a svol-gere le loro corrette e oneste funzioni. Quello che necessita, perciò, è una nuova politica di welfare, non più articolata sui protezionismi bensì costruita solo secondo principi di giustizia e di sostanziale eguaglianza tra i membri della società. John Rawls, già professore della Harvard University in filosofia morale e politica, tratteggia nella sua Teoria della Giustizia il concetto di "posizione originaria": immagina, cioè, che un gruppo di individui, privi di qualsiasi conoscenza circa il proprio ruolo nella società, di talento, di valori, ignoranti e intellettualmente poveri, debbano scegliere secondo quali principi di fondo deve essere gestita la società in cui vivono. Tali individui sarebbero, quindi, in una "posizione originaria" e sotto un velo d'ignoranza. Ebbene, in condizioni simili, sostiene Rawls, anche se fossero totalmente disinteressati gli uni

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rispetto alla sorte degli altri, le parti sarebbero costrette dalla situazione a scegliere una società gestita secondo criteri equi. Dice Rawls: ogni persona ha un uguale diritto alla più estesa libertà fondamentale, compatibilmente con una simile libertà per gli altri e, in secondo luogo, che le ineguaglianze economiche e sociali siano ammissibili soltanto se sono per il beneficio dei meno avvantaggiati. Ciò porterebbe a un risultato equo: nella società nessuno avrebbe né troppo, né troppo poco. In conclusione, non faccio gli auguri al Governo Letta perché nella sua attività possa riscoprire le più elementari basi di civile convivenza e di benessere collettivo: non farebbe in tempo neppure a immaginare il blocco di partenza. Li faccio, invece, a ogni cittadino che non vuole arrendersi e voglia realizzare una società più giusta, ad ogni lavoratore perché non concepisca solo apprensione e disperazione, a ogni giovane che voglia immaginarsi un futuro, ad ogni anziano perché possa concepire una vecchiaia più appagante. Li faccio ai miei vicini di casa. E se tra loro, qualcuno ha voglia di accompagnare il mio cammino, molto faticoso, per la posa della prima pietra di un'Italia migliore, ebbene, incamminiamoci. Massimo Sergenti


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LA COMETA GRILLO Il fenomeno "Grillo" ha attraversato la volta celeste come una cometa. Intravista nella lontananza degli spazi siderali, piano piano si è avvicinata alla Terra, manifestando nella fase finale tutto il suo fulgore. Poi, quasi accompagnata da un'espressione di delusione sul volto degli osservatori, si sta allontanando. Sì, mi pare che la metafora della meteora renda perfettamente il cammino compiu-to dal M5S dalle recenti elezioni politiche a oggi. Ed è un peccato, perché per la prima volta nella storia repubblicana, un soggetto ha dimostrato che, anche in politica, i nuovi sistemi di comunicazione hanno messo in ombra i metodi tradizionali al punto da arrivare, quasi, a governare un Paese. Dico quasi perché c'è mancato veramente poco a ché il MS5 non arrivasse ad essere il primo partito a maggioranza relativa con l'incarico, quindi, di formare il governo. Sicuramente, ciò che ha contribuito all'impennata finale dei consensi è stato il cd. tsunami tour al quale Grillo si è sottoposto negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale, mostrandosi cioè, al popolo reale e non più solo a quello del web. In quegli ultimi dieci giorni, infatti, la gente è corsa in piazza per rallegrarsi con le funamboliche, pittoresche, irriverenti uscite del mattatore genovese. E, come in una sorta di transfert, quasi per un riscatto da vent'anni di angherie, di prepotenze e d'incompetenze politiche, piano piano si è identificata con lui al punto da consegnargli il 25% dei consensi. Si pensi per un attimo alla portata del successo. Il PD, con la sua ramificata organizzazione di base e con una cultura politica che, sebbene oggi presenti varie differenti sfumature all'interno, resta comunque un forte ancoraggio per gli elettori, è riuscito a prendere poco di più del M5S. E così per il PDL che, sebbene non abbia una ramificata organizzazione di base né sappia, nella generalità, il significato di cultura politica, pur risollevandosi IL GUSTO DI LEGGERE dalle ceneri del 13% dove gli ultimi sondaggi pre-elettorali lo avevano sbattuto, grazie al carisma istrionico berlusconiano è riuscito a essere il secondo partito in termini di consensi. Superando anch'esso di po-co il M5S. Non parliamo della Lista Monti, dello "stimato professore", del "salvatore della patria", dell'"illuminato" che "ha allontanato l'Italia dal baratro", arrestatasi a malapena al 10%. Né parliamo dell'Unto del Signore, del M'sha, le cui riflessioni erano sempre paragonabili al sermone della montagna, Casini, salvatosi per pochissimo dall'oscuramento totale, insieme alla nuova forza pseudo patriottica, "Fratelli d'Italia", che, sebbene nel grottesco, dimostra che un minimo di patriottismo, ancorché di facciata, ancora alberga in questo Paese. Come ancora persiste un radicato, fortunatamente minimo, localismo, sfruttato da Maroni senza

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riti sacri e celodurismi, che ha arrestato la caduta della Lega al 4%. Operazioni, queste che, peraltro, non sono riuscite ad accreditati magistrati, inneggianti la "rivoluzione" e a manierosi ex Presidenti della Camera che propugnavano un non meglio precisato futuro e una presunta libertà, peraltro priva di significato. Non c'è dubbio. Il successo di Grillo e del M5S è stato grandioso, a dir poco. Ma, purtroppo, non è servito ad alcunché. E' vero. Nei cinquanta giorni successivi al voto delle politiche, Bersani ha vanamente giocato tutte le sue ultime carte, logorandosi definitivamente in un tentativo volto a risollevare il PD dallo shock nel quale lo aveva gettato: perdere un'elezione già vinta. E a nulla è valsa l'umiliazione ultima al quale si è, stoltamente, sottoposto: la diretta streaming degli inutili colloqui con Crimi e Lombardi. Sì. Tutto questo è vero. Ma è anche vero che da quel momento è iniziata la parabola discendente del M5S. Infatti, non c'è dubbio alcuno che dalla comparazione del risultato delle politiche con i connotati delle recenti elezioni amministrative emergono alcune, incontestabili verità. Intanto, si può dire che il PD non è per nulla cotto. E non perché a Roma abbia vinto (?) un pesce lesso del livello di Marino, quanto perché, invece, i candidati PD nei municipi hanno fatto l'en plein: 16 a 0. Sul territorio, hanno gente valida a prescindere dalla corrente alla quale appartengono. Che poi siano stati votati anche da ex simpatizzanti grillini delusi non guasta essendo, in ogni caso, la verità. Certo, il vertice è notevolmente appannato e la linea politica ha bisogno di un deciso restyling ma i quadri, che non mi paiono ottusi, potranno provvedere alla bisogna nel prossimo congresso di settembre con figure come Matteo Renzi o Fabrizio Barca che, sebbene radicalmente opposti, sanno ambedue esprimere una visione organicamente fondata. Di contro, il PDL ha dimostrato che un partito totalmente verticistico, soprattutto in caso di circostanti, diffusi problemi quotidiani, non paga. Perciò, si può tranquillamente dedurre che senza Berlusconi e, soprattutto, senza figure fortemente motivate e radicate sul territorio, il PDL del dopo Berlusconi farà una fine peggiore della Jugoslavia, con una enorme quantità di incompetenti generali, per di più legati solo da motivi di "potere" piuttosto che da una organica concezione politica, e sparuti, disarmati gruppi di soldati. In ogni caso, non c'è dubbio alcuno che il fenomeno Grillo si avvii al tramonto. Ad eccezione di Assemini, quel movimento ha perso ovunque rispetto alle politiche. E, del resto, non poteva che essere così giacché la delusione dell'elettorato è stata profonda. Sebbene votato per protesta, l'eclatante risultato delle politiche lasciava immaginare un suo radicamento, una volta depurato dalla tara. Invece, anche lì, un vertice accentratore, per giunta ottuso, fuori dalla vita parlamentare, dedito solo a fantasmagoriche, quotidiane boutade, ha mortificato gli eletti e frustrato gli elettori. Se il fine ultimo della politica è quello di arrivare a gestire la cosa pubblica, il Movimento cinque stelle si è lasciato sfuggire l'occasione per arrivarci. La mortificazione del PD e di Bersani, in particolare, è una vittoria di Pirro: sul piano strategico ha mostrato tutta la sua inconsistenza. Rimanere per scelta fuori da tutto, tranne che dalla Commissione di Vigilanza sulla Rai, non solo è deludente per le attese ma anche dirompente al proprio interno, come i casi di iato, sempre più


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frequenti, stanno dimostrando: dal cambio del capogruppo alla Camera (da Lombardi a Nuti) dal passaggio al gruppo misto di Camera e Senato di diversi parlamentari, dalle censure demenziali che deputati e sanatori ricevono per aver semplicemente espresso la loro opinione. Saranno anche persone impreparate i dirigenti di quel movimento ma è palese che, a essere buoni, lo siano anche i vertici, ottenebrati per giunta dall'assurda convinzione di detenere l'assoluta "verità" e da una paradossale volontà di dettare ordini, direttive, indirizzi e orientamenti a tutta la struttura, senza alcun conto del popolo del web che poi è quello che ha determinato la nascita di quello stesso movimento. Insomma, un sonoro flop dei grillini il cui tonfo, quando Grillo e company usciranno dalla scena, che non farà nemmeno tanto rumore. Intanto, anziché ridurlo, hanno finito per aggravare il fenomeno dell'astensionismo, come il caso di Roma dimostra, dove già persisteva il rifiuto di rivotare un sindaco scialbo, a esser amabili, o di votare un'entità aliena. Fatto si è che Marino ha "vinto" con il consenso di 24 romani su cento e Alemanno, da sindaco uscente, si pensi, ha perso perché solo 12 romani su cento lo volevano riconfermato. C'è un ultimo aspetto, quindi, che le recenti amministrative hanno evidenziato: l'esistenza di uno spazio politico ancora da occupare e una domanda politica ancora da soddisfare. E, se penso alle caratteristiche di un'ipotetica iniziativa in tal senso, non vedo una politica urlata, bensì ragionata. Non scorgo un manifesto di slogan quanto di concetti chiari e immediatamente percepibili. Non un'elencazione di spot a effetto quanto una dichiarazione di valori e d'ideali, per troppo tempo mortificati dalla mercificazione delle menti; non vanagloriosi approdi quanto le tappe di un lungo, faticoso ma riscattante cammino. Non immagino una struttura tradizionale quanto un social network, come un'agorà, dove inizialmente dibattere temi condivisi e, insieme, con spirito democratico, formare un manifesto politico e una piattaforma programmatica. Non la lontananza dalla gente bensì la ricerca di ogni occasione di pubblica esternazione di quegli ideali, di quei concetti, di quei programmi che il dibattito interno avrà codificato. In pratica, un M5S delle origini, senza Grillo e Casaleggio. Un'iniziativa, insomma, non per l'assurda ambizione di "stravincere" quanto di collaborare sinergicamente con tutte quelle forze che arrivassero ad apprezzare le caratteristiche strutturali e politiche dell'eventuale nuovo soggetto, per ridare al Paese una speranza di serietà, di onesta, di solidarietà, di responsabilità, di orgoglio di appartenenza. Se qualcuno tra gli artefici o lettori di questa rivista volesse cimentarsi nell'impresa, sarei anche pronto a parteciparvi senza alcun scopo recondito (è bene dichiararlo da subito). Altrimenti, continuiamo asetticamente a dare vita a questa rivista, a questa benefica testimonianza di intelligenze e capacità (modeste per quanto mi concerne, ma stimolanti) che non si arrendono ma che, per i più disparati motivi, non hanno più voglia di lottare. In ogni caso, faremo opera meritoria. Batteremmo, in ogni caso, un colpo. Francesco Diacceto

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AO’! FACCE RIDE! Non si sa quanto possa durare l'attuale Governo. Già le forze politiche sono pronte a spartirsi la carcassa del M5S e, in conseguenza, a porre nuovamente in discussione la composizione dell'esecutivo. Infatti, di fronte alle ostinazioni su alcuni punti del PDL che minaccia di staccare la spina qualora non esaudito, il PD manda a dire che se l'esecutivo dovesse cadere non è detto che si debba necessariamente ricorrere al voto, sottintendendo che i fuoriusciti parlamentari grillini e quelli in procinto di farlo, soprattutto al Senato, potrebbero costituire la differenza mancante alla formazione di un governo alternativo che, in quel caso, durerebbe tutta la legislatura. In un'eventualità del genere, il PDL non avrebbe più chance: cinque anni all'opposizione inciderebbero anche sull'istrionismo del Cavaliere il quale avrebbe ottantadue anni alla prossima competizione elettorale. Può darsi che in ragione dell'età sia sempre più difficile dimostrare le sue capacità amatoriali e forse i suoi processi perderebbero vigore lasciando la spada imparziale della giustizia semplicemente levata come monito. Ma è certo che un ottantaduenne con la bandana, il trapianto di capelli, il cuoio capelluto tinto, il lifting in costante aggiornamento, avrebbe un volto che ispirerebbe ilarità, se non compassione. Tra l'altro, a differenza del PD, il PDL non ha volti alternativi da esibire ai fini di una prossima competizione. Non certamente quello del sempre stupefatto Alfano né, tantomeno, quelli di un ringhiante Verdini, di un salmodiante Bondi o di un accidioso Cicchitto. Men che meno quelli degli ex AN, in parte già accreditati presso "Fratelli d'Italia". L'assenza di alternativa a Berlusconi, infatti, è stata la forza di quel partito e, al tempo stesso, la sua debolezza. Nessuno, del resto, potrebbe riuscire nella titanica impresa di risollevare, nello spazio di un mese, un partito dalla polvere, nella quale l'aveva gettato la dichiarazione di abbandono del Cavaliere, e lanciarlo nuovamente nell'empireo dell'esecutivo. E, in egual misura, nessuno riuscirà a tenere insieme un partito variamente composito sia per colori, sia per consistenze che per interessi. Le recenti competizioni amministrative, peraltro, hanno dimostrato proprio questo: scelte infelici dei candidati locali da parte dei dirigenti periferici e, soprattutto, l'assenza del Cavaliere dalla campagna elettorale, hanno portato il PDL alla débâcle che su Roma ha raggiunto l'apice. Beh! Mi correggo: il pedice. Certo, su Roma Berlusconi si è speso ma, come dicevano gli antichi padri, ad impossibilia nemo tenetur: la sorte di Alemanno era già segnata dall'insipienza della sua giunta, da dubbi sulla sua corretta gestione amministrativa e dalla sua non accattivante immagine da causidico.

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E, del resto, solo dodici romani su cento lo avrebbero rivoluto in Campidoglio: praticamente, solo lo zoccolo duro (con famiglie al seguito) di quella componente che una volta, in AN, si chiamava Destra Sociale. Quella di capo corrente, infatti, con Fini imperante, aveva determinato la sua designazione come Ministro delle Politiche Agricole e dalla sua capacità di fattivo, mirato colloquio era derivato l'appoggio a spada tratta della Coldiretti nella sua candidatura di servizio nelle elezioni europee del 2004. E sempre la sua veste di capo corrente, con Fini imperante, lo aveva portato a competere con un ormai azzoppato Rutelli e il suo "Laboratorio Roma" per la carica di 1° cittadino di Roma Capitale. Ma un conto sono le designazioni ministeriali dall'alto, un conto è avere a disposizione un Ministero sul quale fare leva in campagna elettorale e un altro conto, invece, è dimostrare ai romani, che ne hanno viste "quanto Carlo in Francia", che la loro fiducia, sia pur di risulta nel 2008, era ben riposta. Lo è stata talmente che è bastato un quarto degli aventi diritto al voto per mandare a tener compagnia a Marco Aurelio e al suo cavallo un chirurgo, Ignazio Roberto Maria Marino, nato a Genova da madre svizzera e da padre siciliano, in politica, praticamente, solo dal 2006. Per tornare ab ovo, nel dopo Berlusconi, quindi, non vedo per il PDL grandi possibilità, neppure in caso di ritorno alla vecchia dizione "Forza Italia", come qualcuno sta proponendo. Del resto, non è questione di nomi, bensì di uomini e di programmi. E se questo è un problema per i PDellini doc, lo è ancor di più per quelli d'importazione, gli ex AN, appunto, dei quali una parte, come dicevo, ha già costituito "Fratelli d'Italia", comunque coalizzata con il PDL. Sicuramente, una compagine nuova che si presenta alle elezioni per la prima volta e prende poco più del 2%, potrebbe lasciare ben sperare per il futuro, soprattutto se muovendo da quella base si costruisse sopra con altri esponenti ex AN che dovessero provenire dal PDL. Ignoro se Gasparri, berlusconiano doc, potrebbe essere della partita o se La Russa voglia continuare a giocarla da outsider. Ma, forse, Alemanno ci spera, al punto che, dopo la sua sconfitta, i giornali hanno ventilato l'ipotesi della nascita di una non meglio precisata "Cosa Nera", una specie di ritorno alle origini. Mi spiace deluderli ma questo è impossibile. E lo dico non per sen-timento personale quanto per rifiuto sociale di continuare a essere gabbati da una congerie di personaggi che hanno distrutto il mondo della destra, hanno fatto strame dei suoi valori e gettato alle ortiche i suoi ideali, hanno inibito fino a disperdere ogni passione, hanno impedito fino al mutismo il dialogo, hanno reso ininfluente la partecipazione e hanno fatto degenerare uno storico impianto valoriale e ideale solamente a una guerra per bande, con sopra un cappello, il Presidente, che galleggiava su tutto questo sfacelo. Qualcuno ha sperato nel FLI; eppure, nonostante le dichiarazioni iniziali, quel partito, nella sua breve vita parlamentare, è stata la pedissequa ripetizione delle storture di AN, con un presidente, ancora una volta a fare da cappello ad arroganze e prepotenze. Non credo, perciò, che la "Cosa Nera", o come si dovesse chiamare, possa avere un qualche significativo futuro con gli stessi personaggi di sempre. Diversamente, invece, si pone la

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questione se, fuori gli artefici dello sfascio, coloro che ancora credono che una destra, moderna, europeista ma non rinnegatrice delle peculiarità nazionali; una destra che inalberi a segni distintivi onestà, moralità, solidarietà; una destra che coniughi il senso di responsabilità con l'equità, abbia ancora un significato pregnante e un avvenire. Una destra del genere, ovviamente, non esiste. Occorrerebbe crearla, partendo dal basso e sviluppando la sua concezione, l'eventuale sua concretizzazione, i primi passi del suo cammino e, nella speranza, il suo spedito incedere solo ed esclusivamente all'interno di un costante confronto democratico. Oggi, come Grillo malamente ha insegnato, tutto questo è possibile attraverso il web. E solo allora, sarebbe concepibile una sua uscita pubblica, per testimoniare al colto e all'inclita che un diverso modo di pensare e di agire ancora esiste, che non tutti hanno portato il proprio cervello all'ammasso, che non è più tempo di parole d'ordine e di slogan privi di significato persino per chi li pronuncia, che dietro ogni parola detta c'è un pensiero profondo e un sentito agire. Attraverso questa strada, ritengo che diversi potrebbero tentare questa esperienza e, se il cammino dovesse risultare stimolante, proseguire nell'impegno. Del resto, non vedo altro all'orizzonte se non ripercorrere le tappe della mia fanciullezza quando, tanti anni fa, andavo a vedere l'avanspettacolo per bearmi delle gambe delle ballerine, a volte corte e piene di cellulite. E, dopo le sgambettanti signorine, ecco apparire il comico di turno, truccato e manieroso che iniziava un'avvilente pantomima cercando di suscitare, pietosamente, il riso negli astanti. Immancabilmente, un signore in prima fila, in canotta bianca, pantaloncini blu e sandali, cioè un sano rappresentante della società di allora, addentando il suo panino, tra lo sghignazzare generale, sarcasticamente si rivolgeva a piena voce al comico: Aò! Facce ride! L'Infedele

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ORO ALLA CASTA I radicali, per bocca della Bonino, l'attuale ministro degli esteri, ci riprovano: si potrebbe lanciare un referendum sull'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti. Eppure, lo scorso 1° giugno, il Consiglio dei Ministri ha varato un ddl dove, appunto, si prevede di raggiungere quell'obiettivo nell'arco di tre anni. Già. Interromperlo di colpo, sarebbe stato come togliere bruscamente la droga al tossicomane incallito: avrebbe potuto far collassare il sistema democratico, abbattere i pilastri della sovranità popolare, estinguere i soggetti intermedi tra la comunità e le istituzioni repubblicane. Per evitare questo, la ricerca clinica ha inventato il metadone che accompagna il soggetto nelle fasi della volontaria disintossicazione. Il problema, tuttavia, non è la terapia clinica d'accompagno quanto la valutazione psicologica del soggetto: evidentemente, la psicoterapeuta non crede nelle sue capacità di recupero e propone, per il bene della comunità, di rischiare il collasso da astinenza. Non si può pensare altro quando un ministro della Repubblica, partecipante al Consiglio che ha varato il disegno di legge di cui sopra, se ne esce con una proposta del genere. Denota, quantomeno, l'assoluta sfiducia nel buon esito dell'iniziativa governativa e ciò sia per i contrasti, all'interno dello stesso Governo, che hanno preceduto il varo della proposta, sia per gli ostacoli che, con tutta probabilità, la proposta stessa incontrerà nell'iter parlamentare. Ho molto apprezzato i radicali per le loro battaglie civili degli anni '70 e '80. Poi, a dire il vero, hanno cominciato ad annoiarmi per il loro sfrenato ricorso allo strumento referendario perché da un lato hanno inflazionato quel dispositivo costituzionale e, dall'altro, hanno dimostrato inequivocabilmente che, laddove l'abrogazione risponde a un interesse di parte, l'esito referendario produce effetto mentre quando tale esito contrasta un differente interesse di gruppo, un'apposita legge, quando non un escamotage giuridico, lo vanifica. Tra i più eclatanti, è il caso del divorzio, dell'aborto, del nucleare, per un verso. Dall'altro, è il caso della responsabilità civile dei magistrati, delle trattenute a favore delle organizzazioni sindacali, della politica agricola nazionale. E' il caso, tra quelli puntualmente vanificati, del finanziamento pubblico ai partiti per il quale sembra quasi che quarant'anni di scandalosa vita repubblicana siano trascorsi invano. Era il maggio 1974 quando la legge Piccoli introdusse il finanziamento ai partiti presenti in Parlamento. La norma trasse giustificazione dagli scandali Trabucchi del 1965 e Petroli del 1973 e il Parlamento intese rassicurare l'opinione pubblica che, attraverso il sostentamento diretto

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dello Stato, i partiti non avrebbero più avuto modo di incappare in episodi di collusione e di corruzione. La norma fu approvata in soli sedici giorni da tutti i partiti, ad eccezione del PLI, con l'introduzione del divieto di percepire finanziamenti da strutture pubbliche e dell'obbligo, penalmente sanzionato, di pubblicità e d'iscrizione a bilancio dei fi-nanziamenti provenienti da privati, se superiori a un modico ammontare. Ciò risulterà, tuttavia, smentito dagli scandali affiorati in seguito, tra i quali i casi Lockheed e Sindona. Nel settembre dello stesso anno, il PLI (non eravamo ancora ai tempi di De Lorenzo) propose un referendum abrogativo della legge ma non riuscì a raccogliere le firme necessarie. Nel giugno del 1978 ci provarono i radicali ad abrogare la norma ma il voto referendario si fermò al 43,6% dei "sì". Secondo i promotori, lo Stato avrebbe dovuto favorire tutti i cittadini attraverso la fornitura di servizi e beni strumentali a basso costo per fare politica, ma non sostenere le strutture e gli apparati di partito, da finanziarsi invece attraverso la contribuzione volontaria degli iscritti e simpatizzanti. Per inciso, sembra quasi di leggere l'attuale ddl. Nel 1980, una proposta di legge avrebbe voluto introdurre addirittura il raddoppio del finanziamento pubblico, ma fu messa temporaneamente da parte per l'esplosione dello scandalo Caltagirone. Il lodevole intento, comunque, fu rinviato di un anno: nel novembre '81 i finanziamenti pubblici furono raddoppiati, con la (inutile) reiterazione del divieto ai partiti e ai politici di ricevere finanziamenti dalla pubblica amministrazione, da enti pubblici o a partecipazione pubblica. Ai fini di una presunta trasparenza, nella legge che raddoppiava il finanziamento, fu inserita una nuova forma di pubblicità dei bilanci dei partiti, per quanto non soggetti a controlli effettivi: il deposito di un rendiconto finanziario annuale su entrate e uscite (sic). I radicali ci riprovarono nel 1993 con un referendum abrogativo, dove, dopo aver raggiunto il quorum, i "sì" furono addirittura il 90,3% dei voti espressi: un ovvio risultato, dopo lo scoppio dello scandalo di Tangentopoli dell'anno prima. Ma nel dicembre dello stesso anno '93, nonostante Mani Pulite, il Parlamento aggiornò la già esistente legge sui rimborsi elettorali, definiti "contributo per le spese elettorali", subito applicata in occasione delle elezioni del marzo '94. Per l'intera legislatura furono erogati, in unica soluzione, circa novanta miliardi di lire. E la stessa norma fu applicata per le elezioni politiche del 1996. Nel '97, comunque, fu reintrodotto, di fatto, il finanziamento pubblico ai partiti con una legge intitolata "Norme per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici". Il provvedimento previde la possibilità per i contribuenti, al momento della dichiarazione dei redditi, di destinare il 4 per mille dell'imposta sul reddito al finanziamento di partiti e movimenti politici (senza poter indicare a quale partito), per un totale massimo di oltre cento miliardi di lire, da erogarsi entro il 31 gennaio di ogni anno. Per il solo anno '97 fu stabilita una norma transitoria che creò un fondo di quasi 160 miliardi di lire. Con la stessa legge, scattò l'obbligo (sic) per i partiti di redigere un bilancio per competenza, comprendente stato patrimoniale e conto economico, il cui controllo fu affidato alla Presidenza

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della Camera (doppio sic) e, per il solo il rendiconto delle spese elettorali (triplo sic), alla Corte dei Conti. I radicali tentarono il ricorso alla Corte costituzionale per il palese tradimento dell'esito referendario del '93, ma la Corte dichiarò l'irricevibilità del ricorso stesso. Comunque, la politica non fu paga. A distanza di soli due anni dalla precedente, la legge del '99 stabilì nuove norme in materia di rimborso delle spese elettorali e l'abrogazione delle disposizioni concernenti la contribuzione volontaria ai movimenti e partiti politici. Era il ripristino, in toto, del finanziamento pubblico completo per i partiti, vigente tuttora. Il rimborso elettorale previsto non ha, infatti, alcuna attinenza diretta con le spese effettivamente sostenute per le campagne elettorali. A ogni buon conto, quella legge previde cinque fondi: per elezioni alla Camera, al Senato, al Parlamento Europeo, alle Regioni, e per i referendum, per un ammontare complessivo di oltre 370 miliardi di lire, da erogarsi in rate annuali, con l'interruzione in caso di fine anticipata della legislatura. Nel 2000, in una nuova tornata referendaria promossa dai radicali, s'inserì l'abolizione della legge sui rimborsi elettorali. Ma nessuno dei quesiti referendari raggiunse il quorum e, in particolare, quello sull'abolizione dei rimborsi elettorali fu votato solo dal 32,2% degli aventi diritto, mantenendo quindi la legge vigente. Eppure, con ogni evidenza, alla politica non bastò. Una legge del 2002 trasformò in annuale il fondo e abbassò dal 4 all'1% il quorum per ottenere il cd. rimborso elettorale. Così, l'ammontare da erogare, per Camera e Senato, nel caso di legislatura completa, passò da oltre 370 miliardi di lire (193.713.000 euro) a 468.853.675 di euro. Ancora non fu sufficiente alla famelicità della politica. Nel 2006 una legge stabilì che l'erogazione era dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva. Con quest'ultima modifica l'aumento è stato esponenziale e, in tal modo, dopo lo scorno, la beffa: con l'avvio della crisi economica del 2008, i partiti hanno iniziato a percepire il doppio dei fondi, giacché hanno ricevuto contemporaneamente le quote annuali relative alla XV Legislatura (2006/2008) e alla XVI Legislatura (2008/2012). Fermo restando tutto quanto sopra, tutto si può dire ma non che la politica non conosca l'etica. Nel luglio 2012, in piena caccia all'evasore, ai suicidi per l'insensibilità di Equitalia, alle decine e decine di migliaia d'imprese in chiusura, alle centinaia di migliaia di posti di lavoro persi, il Parlamento ha varato una legge che obbliga un partito o un movimento ad avere lo statuto per aver diritto ai rimborsi elettorali. Si pensi. Quali morali possiamo, allora, trarre dalla carrellata degli ultimi quarant'anni? Innanzi tutto che lo strumento referendario non ha più motivo di esistere nella forma attuale, inflazionato e dileggiato com'è. Un'altra morale è che nessun partito o schieramento, passato e presente, può chiamarsi fuori dalla censoria considerazione verso la politica a proposito del finanziamento pubblico. Un'altra morale ancora concerne la manifesta volontà dei partiti di non voler rinunciare alla

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poppa pubblica. Non credo, perciò, che il ddl di recente emanazione da parte del Governo a termine (come l'ha definito il Presidente, con viva e vibrante soddisfazione, direbbe Crozza) arrivi a cancellare in toto un tale, attuale, obbrobrio. La morale finale, perciò, concerne la comunità nazionale e la sua capacità, se riuscirà a riscoprirla, di riappropriarsi del vero significato della parola "democrazia". Circa settanta anni fa, la resistenza, fatta da giovani e anziani, acculturati e semplici, professionisti e impiegati, donne e uomini, ha dimostrato che un movimento di popolo si può opporre vittoriosamente alla barbarie nazifascista. Ha, altresì, dimostrato che lo stesso movimento può arrivare persino a modificare l'assetto istituzionale dello Stato decretando, nel primo referendum del dopo guerra, la fine della monarchia e la nascita della Repubblica. Ora, a mio avviso, si tratta di ritrovare lo stesso coraggio di allora, peraltro in maniera incruenta stavolta, e dare vita ad una Costituente per l'Italia che dia nuova dignità, politica, civile, culturale, sociale a questo nostro, povero Paese. Aggreghiamoci. Contiamoci e agiamo. Da democratici convinti. Roberta Forte

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LA PARATA DELLE IPOCRISIE E' il secondo anno consecutivo che la povera Parata non trova pace. Lo scorso anno, abbiamo assistito a un ridicolo teatro, dove il Capo dello Stato è stato costretto a giustificarne lo svolgimento col fatto che i relativi contratti di forniture e servizi erano stati stipulati da tempo. Da prima del terremoto in Emilia, assunto strumentalmente come alternativo destinatario delle risorse. Ma, si sa. Cominciavano le prove della campagna elettorale e ognuno dei soggetti, fuori dall'eterogenea maggioranza, cercava di sollevare il polverone pubblicitario, volto a richiamare attenzione sulle sue, altruistiche, pacifiste, umanitarie doti, improvvisamente scoperte. La Lega, dopo le traversie interne e i deludenti risultati delle consultazioni regionali, pensava di tornare a cavalcare vecchie, spelacchiate tigri criticando lo svolgimento della parata in nome dell'interesse del Nord. C'era l'urgenza del sostegno ai terremotati di una zona della Padania. A distanza di un anno, però, non sembra che quella, come altre posizioni simili, assunte nel corso dei mesi, abbiano portato benefici elettorali a quel partito, prossimo alla scomparsa, nonostante la vittoria maroniana in Lombardia. A proposito di scomparsa, è il caso dell'IDV e di Di Pietro, lo scorso anno alleato di Vendola, il quale aveva l'esigenza di distinguersi dalla sinistra ufficiale, sostenitrice del governo di Monti. E, in conseguenza, un ex magistrato, principale animatore di un fenomeno moralizzatore, passato alla storia repubblicana come Mani Pulite, fustigatore integerrimo dei traviati costumi della prima Repubblica, si era ritrovato, con le sue pittoresche espressioni molisane, insieme ai NO TAV, anch'essi avversatori della parata, giacché sostenuti dal Niki nazionale. L'IDV è scomparso, insieme al nuovo giovane alleato, Rivoluzione Civile di Ingroia, la quale non ha fatto in tempo a opporsi alla parata di quest'anno, essendo nata e morta nello spazio di un mattino. Ma, sono sicuro che se fosse stata in vita avrebbe espresso dissenso contro la manifestazione militare. Come, sono certo, lo avrebbe espresso il suo temporaneo animatore, un integerrimo giudice anti-mafia, paradossalmente sostenitore della Rivoluzione Civile, in contrasto civile, cioè, con lo Stato la scarsa presenza del quale, al Sud e particolarmente in Sicilia, è uno dei motivi del proliferare malavitoso e mafioso. Ooh! Lo so. Sono le stravaganze strumentali della politica, alle quali, lo scorso anno, non è sfuggito neppure il 1° (???) cittadino di Roma, Gianni Alemanno, il quale si era ritrovato a criticare lo svolgimento della tradizionale manifestazione della Festa della Repubblica (lui, con il suo passato) insieme ai NO TAV, i quali, oltre che contro la parata, manifestavano contro di lui per i suoi tentativi di privatizzare l'ACEA.

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Fantasmagorico, vanesio tentativo fatto forse solo per ingraziarsi i suoi detrattori. Ovviamente, scherzo in quanto a motivazione ma, onestamente, non riesco a trovare una plausibile ragione al fatto che il sindaco di Roma Capitale (come a lui piace chiamarla), a prescindere dalle sue idee personali, abbia brillato per assenza dal contesto dei maggiorenti della Repubblica che presenziavano alla parata. Anche lui, fortunatamente, sta per sparire. Il 48% di astensioni al primo turno e il 52% al secondo nelle recenti consultazioni amministrative a Roma è in parte certamente da imputare ai delusi del M5S ma l'altra parte è chiaramente da identificare come giudizio negativo nei suoi confronti e con l'impossibilità, per coerenza morale, di votare Marino. Il candidato del centrosinistra ha vinto al ballottaggio (con il 24% degli aventi diritto al voto) e Alemanno, (sindacato uscente, con il 12%, dico 12% degli aventi diritto) è andato ad arricchire la schiera dei trombati, dove sicuramente troverà molti dei suoi ex compagni di viaggio, a cominciare dal suo ex Presidente. Questo, salvo che il suo Presidente, il Cavaliere per antonomasia, non intenda premiarlo per la sua sconfitta e dargli, che so, un ministero, d'accordo con la sinistra. Cercherà sicuramente di tornare "più bello e più nuovo che pria", come Petrolini affermava per Roma dopo l'incendio di Nerone, grazie alla "Cosa Nera" (così i giornali l'hanno già definita) da fare con "Fratelli d'Italia". Meno male, però, che l'Italia s'è destata. Quest'anno, come lo scorso anno, le Frecce Tricolori non sono sfilate. Non hanno sfrecciato in cielo a perpendicolo su Via dei Fori Imperiali, non hanno lasciato le tradizionali strisce di fumo tricolore. Il carburante costava troppo. Così, la crisi, cinica e bara, ha scippato a poveri bambini e a ingenui adulti l'emozionante spettacolo delle acrobazie della pattuglia, vanto nel mondo, della nostra Aeronautica. Già, la crisi, dove il risparmio di centinaia di migliaia di euro per il carburante degli aerei, insieme a quelli derivati dalla riduzione dei ranghi e dei mezzi che hanno sfilato, produrrà sicuramente effetti benefici. E poi, diciamolo, non era bene dare una dimostrazione di efficienza militare all'interno del Paese: l'Italia, del resto, come narra l'art. 11 della nostra Costituzione, "…ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni….". Giusto. Quindi, la dimostrazione di efficienza militare andiamo a darla all'estero, per il bene dei rapporti internazionali, dove le nostre forze armate partecipano a operazioni di "peacekeeping" una parola inglese che, tradotta letteralmente, significa "mantenimento della pace". Un'espressione che identifica operazioni, volte al "mantenimento" della pace, appunto, messe in atto con il consenso delle parti in causa e promosse e svolte, prevalentemente, sotto l'egida dell'ONU. Peccato, però, che per l'espletamento della missione di pace in Afghanistan si applichi il codice penale militare del tempo di guerra. Peccato che l'ultradecennale presenza italiana in quella terra sia arrivata a costare al contribuente oltre 71.000 euro l'ora (un milione settecento quattro

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mila euro al giorno), senza parlare dei costi di ammodernamento dell'esercito. Peccato che, in dodici anni, di pace e di giustizia in Afghanistan se ne vedano poche. Meno male che la nostra presenza di pace, (non di guerra, beninteso) in Iraq, in otto anni, sia costata fortunatamente meno: neppure due miliardi di euro. E, indubbiamente meno sono costate e costano le varie operazioni italiane di assistenza internazionale (militare), di peace enforcing (imposizione della pace) e di peace making (formazione della pace e prevenzione del conflitto). Attualmente, includendo l'Iraq e l'Afghanistan, ne sono in corso circa trentacinque, con e senza l'ONU. http://leg16.camera.it/561?appro=64&Il+quadro+delle+missioni+militari+dell'Italia++dal+sec ondo+dopoguerra+ad+oggi, per chi volesse dilettarsi. Come si vede, il risparmio di qualche decina di migliaia di euro per il carburante degli aerei e per la ridotta convocazione della truppa sfilante nella parata incide positivamente nei gravosi sacrifici che la comunità nazionale è chiamata a compiere. Ora, però, basta. Non ce la faccio più a essere sarcastico in questo bagno asfissiante d'ipocrisie di centro, di destra, di sinistra, di pseudo movimenti contestatari, di presunti riformatori e di sedicenti amanti del benessere sociale. Sì, basta. Ciò che dobbiamo fare in quest'opprimente brodo primordiale, è amarsi. Amare se stessi per poter amare gli altri. Altrimenti, senza amore per se stessi, nella degradazione della propria personalità, nello svilimento delle proprie idee e dei propri sentimenti, nella regressione di ogni rapporto sociale, siamo all'imbarbarimento culturale collettivo. Soddisfatti solo di istupidirci con trasmissioni pseudo cult di Rai Tre o la Tv trash, in buona parte, di Mediaset e gratificati solo dal possesso dell'ultimo smartphone, del liso jeans griffato e del viaggio last minute. E, per amarci, dobbiamo riscoprire il vero, profondo significato di alcune parole quali responsabilità, sincerità, lealtà, onestà, onore, altruismo, fedeltà e amor di patria che, senza che qualcuno si scaldi, indica solo quella molteplicità di sentimenti quali la fierezza per i progressi conseguiti o per la cultura sviluppata dal proprio Paese e il desiderio di conservarne il carattere e i costumi. In sostanza, l'orgoglio di appartenenza. E ciò, perfino un domani quando, ci si augura, la comune casa europea sarà divenuta realtà: un'unità tra diversi, fieri di essere tali, per arricchire con le proprie peculiarità tutti e ciascuno. Quello che dobbiamo fare, in estrema sintesi, è dare vita a una Costituente per l'Italia per la quale il periodico che mi ospita ritengo possa essere un'ottima base aggregatrice. Confrontiamoci e dalla sintesi del confronto traiamo le tappe di un possibile percorso comune. Farà bene a noi scoprire di non essere soli a non volersi arrendere e, forse, farà bene al Paese al quale teniamo. Il fondatore del Taoismo, Laozi, scriveva: è meglio accendere una lampada, che maledire l'oscurità. Pietro Angeleri

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RUBRICHE/L’INTRONASAPORI

CUCINA FUTURISTA Polpette alla marmellata di amarene Ingredienti per 4 persone: 500 grammi di macinato magro, coriandolo in polvere, noce moscata, pepe, sale, due cucchiai di puré di patate in polvere, cinque fette di pane a cassetta decorticato, pan grattato, una noce di burro, quattro uova, un bicchiere di latte, quattro cucchiai di marmellata di amarene, 10 grammi di pinoli e trenta grammi di uva sultanina. Preparazione: sbattere le uova in una zuppiera, aggiungere sale, pepe, un cucchiaino di coriandolo in polvere e abbondante noce moscata grattugiata, aggiungere la carne macinata, il purè di patare, i pinoli, l’uvetta, il pane preventivamente spugnato nel latte ed un paio di cucchiai di pan grattato. Mescolare energicamente e lasciar riposare e insaporire l’impasto per due o tre ore in frigo. Preparare le polpette a forma sciacciata, ricavare in ognuna, spingendo con un dito a partire dal bordo un capiente foro nel centro, versarvi un cucchiaino di marmellata, richiudere con cura. Friggere le polpette in olio di oliva fino a doratura su entrambi i lati. Impiattare e servire con contorno di insalata condita con aceto alle fragole. Accompagnare con un Nero d’Avola di Sellier de la Tour.

IL GUSTO DI LEGGERE Antonio Parlato Sua Maestà il Baccalà - Ovvero Il pesce in salato che ci vien d'oltremari Colonnese Editore, Napoli, pp. 128, cm 14,5x21 - ISBN 9788887501780 - Prezzo € 14,00 Articolato volume che spazia dall’origine del nome a quella geografica del più venduto, e acquistato, rappresentante della fauna marina. Accanto alle descrizioni “tecniche” della riproduzione, cattura, lavorazione, richiami al “baccalà letterario”, ossia alla sua presenza nel mondo del libro, passando anche per la musica ( ad esempio, Paolo Conte, col suo: “Pesce veloce del Baltico”). In appendice, gustose (non solo gastronomicamente) ricette legate, oltre che ai luoghi, come di consueto, a personaggi, mestieri e interi popoli che le hanno ideate.

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MILLE

L’ITALIA

Quotidiano online diretto da Enrico Ciccarelli

www.imillequotidiano.it


Confini Idee & oltre

Penetrare nel cuore del millennio e presagirne gli assetti. Spingere il pensiero ad esplorare le zone di confine tra il noto e l’ignoto, là dove si forma il Futuro. Andare oltre le “Colonne d’Ercole” dei sistemi conosciuti, distillare idee e soluzioni nuove. Questo e altro è “Confini”

www.confini.org


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