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Balde l’irregolare

Yasmine Accardo

Erano in tre, bianchi, italiani, dovremmo aggiungere picchiatori. Lo hanno picchiato selvaggiamente e insultato. Non basta. Siccome era irregolare, è stato prelevato dall’ospedale e rinchiuso al Centro permanenza rimpatri (Cpr) dove si è suicidato. Che il nostro non sia più uno stato di diritto e non provi alcuna vergogna delle proprie malefatte, lo constatiamo ogni giorno che passa. Purtroppo sta vincendo lo svilimento del diritto di asilo e della libertà di movimento. È morta la solidarietà, la pietà. Emerge per l’ennesima volta che i Cpr sono luoghi peggiori della galera, sottratti alla vista del pubblico e dei mezzi d'informazione.

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È la notte del 22 maggio 2021, il suo nome è Moussa Balde, non ha nemmeno 23 anni, li avrebbe compiuti a luglio, ed è originario delle Guinea. Balde l’ennesimo morto di CPR. Si è tolto la vita mentre si trovava in isolamento nel CPR di Torino, nel famigerato “ospedaletto”. Anche se il nome richiama l’assistenza sanitaria, in realtà si tratta di celle, lontane dall’infermeria, da cui difficilmente si riesce a chiamare eventuali soccorsi. Peggio dei pollai, dirà l’avvocato Gianluca Vitale. Il cosiddetto Ospedaletto continua a essere una zona molto problematica, sia per le degradate e fatiscenti condizioni strutturali, sia per la separazione rispetto al resto della struttura. Di fatto per le persone che sono costrette a starci, appare come una vera e propria segregazione. Balde ne soffriva e non capiva perché l’avessero portato lì. Il 9 maggio Balde ha subito una violenta aggressione a Ventimiglia, compiuta da tre cittadini italiani, con spranghe e bastoni, senza alcun “motivo”. Un video diffuso sui social mostra il brutale pestaggio, mentre chi registra il video, dalla finestra di un palazzo, urla “lo ammazza”, “lo ammazzano”, “lo sta ammazzando, scendete!”. I tre italiani sono stati denunciati per lesioni, mentre Balde è finito all’ospedale. Già destinatario di un provvedimento di espulsione, verrà prelevato direttamente dall’ospedale e portato al Cpr di corso Brunelleschi. La vittima, anziché stare all’ospedale, dove sicuramente i medici avrebbero fatto la diagnosi e ricoverato, viene prelevato dall’ospedale e portato in un Cpr?

Balde non riusciva a capire perché fosse stato rinchiuso in quella struttura, che lui percepiva come un carcere. L’ultima persona ad avere parlato con lui è stato il suo avvocato difensore, Gianluca Vitale che, notando la fragilità del suo stato psicologico, aveva infatti chiesto una perizia a un importante centro che si occupa di vulnerabilità psichica dei migranti. Balde non ce l’ha fatta, non ha resistito a tanta ingiustizia e si è tolto la vita. “Quanta verità può sopportare un uomo?” Questa volta, in tanti hanno preso posizione in maniera forte. La Camera Penale di Torino è scesa in piazza. Si sono susseguite visite di parlamentari e pare che stavolta l’inchiesta non verrà insabbiata, come troppo volte accaduto per fatti del genere in passato. Speriamo. Intanto l’avvocato Gianluca Vitale, legale del Legal Team Italia e referente anche per la nostra Campagna, nominato dalla famiglia del Balde, a muso duro sta affrontando ogni secondo e ogni ora, perché la morte di Balde non cada nell’ennesimo fatto di nessuna importanza, la morte di uno dei tanti. Nostro dovere è sostenere questa battaglia e con altri (Rete Re.Co.sol, Carovane Migranti, Rete antirazzista catanese, etc) abbiamo deciso per un crowfunding per riportare la salma nel paese di origine, poiché l’ambasciata della Guinea Conakry si è rifiutata di pagare le spese. Manco a dirlo il nostro Governo si è espresso, con parole che non lasciano dubbi sul “l’interesse per la vicenda”, con la Ministra Lamorgese che assolve il suo Ministero, la Polizia e le istituzioni, poiché “Balde, era irregolare e andava espulso”. Nessun cordoglio, nessuna parola sui gravi fatti che hanno condotto Balde al suicidio e le colpe di chi lo ha posto in detenzione. Che istituzioni umane che abbiamo! L’ennesima conferma di quanto il nostro non sia più uno Stato di Diritto e non provi alcuna vergogna delle proprie malefatte. Lo esprime bene in una lettera aperta alla Lamorgese lo stesso avvocato (https://www.lasciatecientrare.it/avv-gianluca-vitalemoussa-balde-lettera-apertaalla-ministra-lamorgese/)

CPT, CIE, CPR, CAMBIA IL NOME RESTA SEMPRE GALERA

L’inchiesta sulla morte di Balde procede e sono stati posti sotto indagine il direttore del CPR e il medico. Finché non ci sarà giustizia, faremo tutto il possibile perché questa storia non sia dimenticata, in un tempo in cui tutto cade in un oblio squallido, che ha l’odore del sangue. Continua intanto a procedere inarrestabile la macchina delle deportazioni dei cittadini tunisini e il fermo di persone che ovunque dovrebbero trovarsi tranne che in un CPR. Come il caso di cittadini in attesa dell’esito della richiesta di sanatoria, trattenuti prima al CPR di Palazzo San Gervasio poi al CPR di Brindisi. Tra loro S. che si trova in una situazione di forte vulnerabilità psichica e che diverse volte ha effettuato gesti di autolesionismo. Non vi è alcuna ragione - se mai vi fosse una ragione per stare nel CPR - che portano a trattenere S. a Brindisi. E’ in attesa di esito di sanatoria; dunque regolare, non è persona “considerata pericolosa”.

Disegno di Amalia Bruno

Disegno di Amalia Bruno

Foto di Grazia Bucca

Foto di Grazia Bucca

Foto di Grazia Bucca

Foto di Grazia Bucca

Il nostro avvocato di riferimento sta tentando in ogni modo di ottenere la sua giusta liberazione, intanto il tempo passa. Come si risponde a ogni secondo di fermo illegittimo? I CPR continuano a essere luoghi di abuso sempre più inaccessibili, come mostra l’impedimento imposto ad una referente di questa Campagna, nell’accedere a seguito di un Parlamentare. Non si deve vedere, non si deve denunciare! In questi giorni di aumento degli sbarchi, con l’hotspot di Lampedusa stracolmo e centinaia di persone ammassate a terra l’una sull’altra, persone che arrivano fuggendo da ogni genere di violenze, sono ancora operative le navi quarantena, con alcune novità. Negli ultimi 4 mesi a bordo vi sono finalmente degli operatori legali e viene in parte garantito il diritto di presentare domanda di protezione internazionale ai tunisini (quanto meno a quelli che nominano i nostri avvocati di riferimento). Alcuni hanno ricevuto sulla nave stessa la convocazione in Commissione Territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, il giorno prima di scendere; convocazione stabilita, appunto, il giorno dopo l’uscita dalla nave quarantena. “In rispetto di quella procedura accelerata” prevista in frontiera per persone provenienti da paesi sicuri (come la Tunisia). La procedura viene dunque rispettata, almeno formalmente. Certo i tempi per preparare la Commissione, per presentare eventuali certificazioni sono del tutto inesistenti, ma i tunisini “sono numeri non persone”. Per le navi quarantena si continuano a dare milioni di euro agli armatori, soldi per trattenere le persone sulle navi il tempo “necessario alla quarantena”, una quarantena che riprende una volta giunti a terra, in un festival dello spreco di risorse francamente vergognoso. Quegli stessi fondi potrebbero essere utilizzati per una accoglienza degna a terra, per migliorare un sistema in peggioramento impressionante (ebbene sì, era possibile peggiorare ulteriormente il sistema di accoglienza!). Non interessa a nessuno. L’esternalizzazione delle frontiere sta vincendo, come lo svilimento del diritto di asilo e della libertà di movimento. Non smetteremo mai di batterci contro queste forme di detenzione. Non dimenticheremo Moussa Balde e tutti i morti di frontiere e CPR.