"Mosè e Arnold" su Musica n.217 Giugno 2010

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&letture musicali

Piero Rattalino, Alfred Cortot. Il sosia, Zecchini Editore, Varese 2010, pp. 199, E 19,00 Come tredicesimo volume del suo ciclo dedicato ai grandi pianisti, Piero Rattalino pubblica il suo libro su Alfred Cortot. Proprio nell’anno chopiniano. E la sua trattazione inizia impostando il grande pianista svizzero, giustamente, come interprete ideale della musica del Polacco, e impersonandolo addirittura come « sosia »: cosa evidente oltre che per affinita` poetica, anche per somiglianza somatica arguibile da ritratti dell’uno e dell’altro. La figura di Cortot, come interprete e maestro, e` delineata in modo essenziale, con amore e con completezza critica: vicende personali, sovente imbarazzanti (la famosa storia del collaborazionismo con la Francia di Vichy), repertorio, discografia, bibliografia, sono analizzati con quella lucidita` che rendono la prosa di Rattalino illuminante per chi puo` seguirla da musicista e comunque comprensibile per chi la musica non la conosce. Pur mancando in appendice la bibliografia consultata, sono molti i testi, alcuni fondamentali, che Rattalino chiosa con intelligente competenza. I vari capitoli sono dedicati anche ad aspetti forse insoliti in una figura passata alla storia come grande interprete romantico: il beethoveniano, il wagneriano, l’organizzatore, il docente. Ma l’accento e` giustamente posto sul messaggio poetico di Cortot, che ancor oggi andrebbe meditato: quel potere immaginifico, visionario, caratteriale dell’interpretazione che si evince soprattutto dalle innumerevoli incisioni ma anche dai suoi scritti e dalle sue preziose revisioni di musica romantica. Figurano in appendice l’intero repertorio di Cortot, la sua ricca discografia, aggiornata, e l’indice dei nomi. Riccardo Risaliti

AA.VV., Aspects de l’ope´ra franc¸ais de Meyerbeer a` Honnegger, a cura di Jean-Christophe Branger e Vincent Giroud, Syme´trie, Palazzetto Bru Zane, Lyon 2009, pp. 260, E 32,00 Solo in francese, ma pregevolissimi, gli Atti del convegno su « L’opera francese da Gounod ai Ballets russes », svoltosi all’Universita` di Yale nell’aprile del 2004, recano un contributo per molti versi essenziale alla conoscenza d’una cultura e d’un repertorio, dando luce a vicende poco o punto conosciute, eppur rilevantissime. E` il caso dello scandaglio gettato da Karen Henson sull’« Ultimo pensiero musicale di Meyerbeer », ossia le arcane battute strumentali che introducono la scena finale de L’Africaine. E` il caso del cospicuo studio di Herve´ Lacombe su « La version primitive de l’air d’entre´e de Carmen » (cfr. l’edizione di Plasson per la EMI), che scopre una pagina non priva di fascino. E` ancor meglio il caso della ricostruzione della « Genesi di He´rodiade di Massenet », effettuata da Jean-Christophe Branger sulla base dei manoscritti conservati nella Beinecke Library e dell’epistolario del compositore con Giulio Ricordi (di cui noi stessi, ad ugual proposito, avevamo gia` nel 1994 dato il primo riscontro in un nostro volume su Massenet). Non meno interessanti i contributi su Bruneau, su La Carme´lite di Hahn, sulla ricostruzione de La chute de la maison Usher di Debussy o sull’Antigone di Honnegger e la musica nel periodo di Vichy. Appena deludente la sola prolusione di Ge´ rard Conde´ « Histoire du ne´o-classicisme en France », ove ci trova discordi la fuorviante accezione di « neoclassicismo » quale generico ritorno all’antico, con l’esito di porre in un unico filone tanto il neobarocco, che il neogotico, tanto il movimento ceciliano che il neoclassico vero e proprio. Maurizio Modugno

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musica 217, giugno 2010

Anna Galliano, Mose` e Arnold. Scho¨nberg e la composizione con dodici note, Cartman Edizioni, Torino 2009, pp. 128, s.i.p.

Elio Trovato, Rolando Panerai, Azzali Editori, Parma, 2009, pagg. 570, E 40,00

La Cartman di Torino ci propone questo volume interessante della pianista, compositrice e direttore del coro Anna Galliano (docente al Conservatorio di Vibo Valentia). Un contributo tanto prezioso quanto sintetico alla comprensione della tecnica dodecafonica e all’interpretazione del Mose und Aron di Scho¨nberg. L’autrice conduce il lettore – anche il meno esperto in materia – con abilita` lungo un percorso affascinante che vede intrecciarsi le vicende biografiche del compositore e con le opere che hanno segnato le tappe fondamentali della sua ricerca, fino all’incompiuto Moses und Aron. Scho¨nberg dedico` tutta la vita alla creazione di un linguaggio nuovo, in grado di oltrepassare i limiti dell’armonia tonale e delle strutture formali ancorate alla storia. E Anna Galliano analizza il linguaggio dodecafonico sia da un punto di vista tecnico-metodologico, con l’aiuto di molti esempi illuminanti, sia in relazione agli eventi storico-artistici della Vienna tra Ottocento e Novecento. La seconda parte della trattazione e` dedicata all’analisi di Moses und Aron, opera altamente simbolica nella quale Mose`, il protagonista, conosce la Verita` ma risulta incapace di comunicarla come il fratello Aronne, che pero` nel trasmetterla, fatalmente la mistifica. L’opera dunque rispecchia il dubbio del compositore sulla possibilita` di comunicare la Verita` raggiunta. Mose` porta il suo popolo verso la Terra Promessa senza pero` riuscire a vederla; Scho¨nberg lascia il suo messaggio artistico senza pero` riuscire a concludere l’opera che piu` profondamente lo rappresenta (il terzo atto non venne mai musicato).

Nella vasta collana sulle voci celebri curata dall’editore Azzali, si fa largo un corposo volume dedicato a un baritono dalla carriera ampia e variegata come poche: Rolando Panerai. Che si stenta a porre in cima alla torre, assieme ai Gobbi, ai Bastianini, ai MacNeil: gli mancarono forse il genio dell’uno, la voce dell’altro, la saldezza drammatica del terzo; pure la sua e` stata una presenza sempre ai livelli piu` alti, sempre protagonistica, sempre affidabile, qual fosse il repertorio richiesto, dal brillante al drammatico, dall’antico al moderno. E di cio` il libro di Trovato fornisce documentazione egregia e forzosamente ricca, visto l’arco operativo – dal 1944 al 2007 – e i tanti personaggi interpretati: gli apparati cronologici e gli indici repertoriali sono fra i piu` ragguardevoli del genere e gia` da soli strumento prezioso. Ma non l’unico, che´ la prima parte del libro e` lasciata alla memoria dello stesso Panerai, che si racconta in un’intervista di accattivante vivezza. Nella seconda parte e` invece Trovato a narrarne la vicenda artistica, con approccio forse piu` obbiettivo che esegetico, attento ed efficace nel far parlare il dato in se´ piu` che ad interpretarlo. Sı` che in ultima analisi i pregi storici del baritono toscano emergono per forza propria, con staglio personale, determinando i titoli nei quali egli fu significativo e per i quali la storia gli e` debitrice: a citar l’essenziale, Cosı` fan tutte e Don Giovanni, La bohe`me e lo Schicchi, il Barbiere e il Falstaff, Elisir e Don Pasquale, certa opera novecentesca italiana e non (L’angelo di fuoco basti a dir il genere). E` notevole, infine, il corredo fotografico.

Luisa Bassetto

Maurizio Modugno


Jonathan Cott, Conversazioni con Glenn Gould, EDT, Torino 2009, pp. 121, E 12,50

Otakar Sˇevcˇik, La tecnica fondamentale del violino, volumi I-III, Bosworth Volonte`&Co, Milano 2010, pp. 183, E 33,40

A riprova del fatto che la fama di Glenn Gould non accenna a scemare la EDT di Torino ripubblica le Conversazioni con Glenn Gould di Jonathan Cott, uscite in inglese nel 1984 e in italiano, presso la Unilibri, nel 1989. Il libro uscı` due anni dopo la morte di Gould ma una parte cospicua del materiale risaliva al 1974 e al 1977 ed era gia` stato pubblicato sulla rivista « Rolling Stone ». Non si tratta di un seguito coerente di riflessioni e di approfondimenti ma di un vorticare di argomenti che saltano fuori estemporaneamente, a cui il Cott ha dato forse un certo ordine espositivo senza tuttavia eliminarne la casualita`. I discorsi di Gould sono scoppiettanti di umorismo e di acute osservazioni, ma ben di rado danno origine a ragionamenti condotti sul filo della logica e a conclusioni che sarebbe difficile smontare. Gould, in fondo, era un grande conversatore da salotto, e sapeva molto bene di quel che parlava quando gli argomenti si aggiravano intorno al mestiere del pianista e dell’interprete. In questi casi, al di la` della boutade, c’e` un pensiero che fila. Quando invece si traveste da musicologo o da tecnico della registrazione o da sociologo la vivacita` dell’eloquio non nasconde del tutto il dilettante che per amor di battuta parla anche a vanvera. L’ultima parte riguarda la messa a punto – puntigliosa e un tantino pignolesca – di una piccola disputa con George Szell (a Cleveland nel 1957) su cui hanno ricamato vari biografi. Il libro e` completato dal repertorio completo del pianista, da una filmografia e da un elenco dei programmi radiofonici e televisivi prodotti da Gould per la Canadian Broadcasting Corporation.

Rappresentano una summa violinistica ineguagliata da nessun altro didatta i celebri Studi del Sˇevcˇik, il violinista boemo (1852-1934) che durante la sua lunga carriera insegno` in tanti conservatori sparsi tra l’Europa e il Nuovo Mondo, formando allievi del calibro di Wieniawski, Kubelik e Zimbalist. Una vita spesa per realizzare con spirito scientifico un corpus didattico che affronta in modo organico e sistematico, tanto da sfiorare la maniacalita` , tutte le complessita` dello strumento. Sˇ evcˇ ik non si accontenta di classificare e ampliare una difficolta` tecnica che gia` esiste, ma fa proliferare all’infinito ogni modulo tecnico. Il vantaggio di questa nuova edizione – ben piu` leggibile di quella storica sulla quale molti violinisti hanno perso diverse diottrie nel tentativo di decifrarne i caratteri minuscoli – consiste nella piu` organica distribuzione dei volumi in base al livello tecnico generale dell’allievo. Nei primi tre – ai quali ne seguiranno altri due dedicati allo studio della tecnica delle posizioni diverse dalla Prima – vengono riordinate le varie sezioni in modo tale che l’allievo, durante i suoi primi cinque anni di studio del violino, non debba piu` selezionare le difficolta` dai vari volumi, ma le trovi gia` raggruppate in questa edizione che affronta congiuntamente la tecnica della mano sinistra e quella della mano destra. Se il primo volume si concentra sulla delicata postura delle prime quattro dita e dei rudimenti dell’arco, il secondo prevede un’articolazione sempre piu` complessa delle dita sulla tastiera e di alcuni colpi d’arco, mentre il terzo riguarda prevalentemente i bicordi.

Piero Rattalino

Carlo Bellora


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