L'effetto He-Man Preview

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“Eravamo terroristi psicologici, credo, con He-Man. [Il dirigente Mattel] Mark Ellis lo disse, all’epoca: ‘Glielo abbiamo inciso in quei cervellini grandi come un pisello.’ Ed era proprio così.” -PAUL CLEVELAND ex vice presidente senior del marketing alla Mattel



BRIAN “BOX” BROWN

EFFETTO

L’

HE-MAN COME I PRODUTTORI AMERICANI DI GIOCATTOLI TI VENDONO I RICORDI DELLA TUA INFANZIA



SOMMARIO CAPITOLO 1: Quando puoi, concediti un colpo basso. . . . . . . . . . . . . . . . . 9 CAPITOLO 2: Il pubblico era in delirio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 CAPITOLO 3: Pescare a strascico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51 CAPITOLO 4: Dopo la pubblicità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 CAPITOLO 5: Una nuova speranza.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95 CAPITOLO 6: Marciare verso il pericolo senza paura. . . . . . . . . . . . . . . . . 115 CAPITOLO 7: Frank Frazetta più il Principe Valiant. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133 CAPITOLO 8: Un tostapane con le immagini. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149 CAPITOLO 9: Non smettere di pensare al domani. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215 CAPITOLO 10: Non li fanno più come una volta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 241 Postfazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 259 Opere citate. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 261 Altre note sull'autore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 267 Ringraziamenti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 269



Capitolo 1

Quando puoi, concediti un colpo basso



È possibile che la più grande ricchezza dell’umanità sia il potere della nostra immaginazione.

Squee?

Cominciamo a costruire mondi immaginari fin da piccoli.

Squeaky squeaky squeaky squeaky squeaky!

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… perché, se lo sappiamo immaginare, lo sappiamo creare.

Da questa base, il nostro potere può raggiungere vette grandiose…

Possiamo perfino convincere altri a vivere nei nostri mondi immaginati.

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Giulio Cesare creò uno dei primi casi documentati di propaganda militare, anche se come concetto sicuramente esisteva fin dall’invenzione della guerra.

Il suo racconto in prima persona delle guerre galliche veniva dettato direttamente ai plebei, allo scopo di galvanizzarli e di avere così il sostegno delle classi più povere.

E funzionava!!!

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Le storie di propaganda come quelle venivano sempre trasmesse con i mezzi più rumorosi a disposizione. Cesare le faceva letteralmente declamare per le strade e lasciava che le notizie si spargessero mediante il passaparola.

Arrivati nel Seicento, si passò a giornali, libri e altro materiale stampato.

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28 giugno 1914: l’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico, fu assassinato per le strade di Sarajevo.

Questo scatenò la prima guerra mondiale, che uccise più di sedici milioni di persone e diede vita a una nuova forma di comunicazione.

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I tedeschi avevano macellato i francesi usando le loro nuove mitragliatrici.

Il presidente Woodrow Wilson esitava a prendere parte a questa nuova guerra in Europa.

L’America stava subendo un’ondata di immigrazione dall’Europa, all’epoca. Quei nuovi americani si sarebbero schierati con le loro patrie di origine?

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Wilson voleva disperatamente restare fuori dalla guerra, ma era minacciato da un potere al quale non era preparato.

La rivoluzione industriale aveva creato media che si diffondevano per il mondo più rapidi che mai.

La notizia dell’affondamento della nave da crociera britannica “Lusitania” da parte dei tedeschi…

… e i loro crimini di guerra in Belgio infiammarono gli americani, aumentando la pressione.

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la riproduzione e la diffusione a livello industriale di queste immagini sotto forma di manifesti e volantini comunicava e influenzava il mondo con una portata mai vista fino ad allora.

Gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Germania nell’aprile del 1917 e all’Austria appena otto mesi dopo.

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I media portarono l’America in guerra e la spronarono a combattere.

L’abilità di riprodurre un’immagine con testo e appiccicarla ovunque permise ai signori della guerra di influenzare l’opinione pubblica su una scala inimmaginabile per Cesare.

La diffusione dei giornali era più ampia che mai, ma l’ubiquità dei manifesti stampati rendeva il messaggio ineludibile.

Da che parte della finestra stai? L’immagine esplicita parlava anche agli analfabeti.

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Il messaggio serviva a disumanizzare il nemico e a renderlo più facile da odiare, e quindi da uccidere.

l'opinione pubblica era portata a dubitare della mascolinità di chi non combatteva o sosteneva la guerra e a celebrare gli eroi coinvolti in prima persona.

Tutti si assicuravano che il pubblico in patria sostenesse la guerra e lo sforzo bellico, e aiutavano il pubblico ad adattarsi ai cambiamenti nello stile di vita.

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Il presidente Wilson istituì il Comitato per le Pubbliche Relazioni nel 1917. Esso riuscì a usare ogni forma di media disponibile all’epoca per blindare i messaggi bellici del governo.

La radio.

I telegrammi.

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Perfino il passaparola.


"Gli uomini dei quattro minuti" era un gruppo di 750.000 volontari che leggevano comunicati forniti loro dal comitato per le pubbliche relazioni.

Nei teatri.

Nelle logge.

Nelle chiese.

Agli angoli di strada. In ogni luogo pubblico.

Si stima che in diciotto mesi oltre 7,5 milioni di orazioni di quattro minuti siano state declamate a oltre 300 milioni di ascoltatori.

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Bernays, nato in Austria, aveva uno zio famoso: Sigmund Freud, il padre della psicologia.

Faceva parte del comitato un certo Edward Bernays.

Dopo la prima guerra mondiale, Bernays ebbe l’idea che fosse compito delle pubbliche relazioni individuare e sfruttare le motivazioni inconsce e irrazionali dei comportamenti umani per impedire alla società di trasformarsi in una massa incontrollabile.

Senza le nostre correzioni di rotta, la società cadrebbe nell’anarchia.

I nostri servizi sono essenziali alla società a causa dei difetti del sistema democratico.

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Credeva davvero che alla società servisse una élite al comando, che portasse il pubblico alle giuste conclusioni.

Se il pubblico fosse stato semplicemente informato e avesse potuto esaminare i fatti reali per trarne le proprie conclusioni, sarebbe scoppiato il caos.

Il che avrebbe disturbato le azioni esecutive e quindi il progresso.

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Bernays iniziò ad applicare le sue teorie ad attività commerciali.

Possiamo ringraziarlo per aver reso socialmente accettabile che le donne fumassero in pubblico.

Ciò portò al raddoppiamento delle vendite per i suoi clienti, che era esattamente il compito che gli era stato affidato.

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Bernays organizzò un evento per la frequentatissima parata del giorno di Pasqua del 1929 a New York City.

Assoldò un gruppo di debuttanti di bell’aspetto con accompagnatori ben vestiti e dall’aria facoltosa.

Ciascuna nascondeva un pacchetto di sigarette sotto all’abito della festa.

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Bernays diede loro un segnale perché accendessero le sigarette nello stesso momento.

aveva avvisato la stampa che un gruppo di “suffragette” avrebbe acceso delle “torce della libertà”.

Il mattino dopo, sui principali quotidiani di tutto il mondo comparvero articoli controversi.

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La vera innovazione di Bernays fu sapere che quell’evento avrebbe suscitato una discussione.

E poi prendere il controllo di quella conversazione.

Aveva legato le sigarette al diritto di voto delle donne, che era già un tema controverso, per l’opinione pubblica.

Le aveva chiamate “torce della libertà”, un simbolo americano universalmente amato.

se eri contrario alla possibilità che le donne fumassero, eri anti-americano.

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Quelle tecniche distrussero le precedenti strategie pubblicitarie.

La pubblicità tradizionale si limitava a dire alla gente che un prodotto esisteva.

Il metodo di Bernays sfruttava le emozioni e le ragioni intime dei comportamenti umani.

Non dirigeva soltanto l’attenzione della gente su un prodotto, ma creava il desiderio di comprarlo.

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