Dopo il botto Preview

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ZEROCALCARE

DOPO IL BOTTO

ZEROCALCARE

COMUNE

DI MILANO

COMUNE

ARTHEMISIA

Fabbrica del Vapore Milano 17.12.2022 23.04.2023

DOPO IL BOTTO

Fabbrica del Vapore Milano 17.12.2022 23.04.2023

DI MILANO

Sindaco Giuseppe Sala

Sindaco Giuseppe Sala Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi

Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi

Direttore Cultura Marco Edoardo Minoja

Direttore Cultura Marco Edoardo Minoja

Direttrice Unità Progetti speciali e Fabbrica del Vapore Maria Fratelli

Direttrice Unità Progetti speciali e Fabbrica del Vapore Maria Fratelli

Ideata e organizzata da Prodotta e organizzata da

In collaborazione con

Comunicazione Elena Maria Conenna

Comunicazione Elena Maria Conenna FABBRICA

DEL VAPORE

Direttrice Maria Fratelli

Posizione organizzativa Giulia Billa Conservatrice Cristina Miedico Comunicazione Virginia Invernizzi Monica Percuoco Martina Corbetta

Amministrazione Anna De Benedetto Mario di Padova Eugenio Pio Arcieri Antonio Mento Stefano Tonelli Andrea Perugini Giacomo Gaffuri

Segreteria Maria Caterina Donato

FABBRICA DEL VAPORE

Presidente e Amministratore Iole Siena

Direttrice Maria Fratelli

Responsabile Produzioni e Progetti internazionali Allegra Getzel

ARTHEMISIA

Presidente e Amministratore Iole Siena

Responsabile Ufficio mostre Tiziana Parente

Ufficio mostre Michela Pistorio

Posizione organizzativa Giulia Billa Conservatrice Cristina Miedico Comunicazione Virginia Invernizzi Monica Percuoco Martina Corbetta

Ufficio estero Francesca Silvestri

Responsabile e Progetti Allegra Getzel

Responsabile

Ufficio mostre Tiziana Parente

Registrar e Ufficio prestiti Alessandra Caldarelli

Sviluppo e Area contemporary Teresa Emanuele

Amministrazione Anna De Benedetto Mario di Padova Eugenio Pio Arcieri Antonio Mento Stefano Tonelli Andrea Perugini Giacomo Gaffuri

Ufficio comunicazione Serena Martinis

Segreteria Maria Caterina Donato

Ufficio stampa Salvatore Macaluso

Relazioni esterne Camilla Talfani

Ufficio gruppi Vivien Maria Raimondi Gabriella Valente

Direzione tecnica Francesco Lozzi

Responsabile eventi e attività al pubblico Francesca Mazza

Eventi e attività al pubblico Ilaria Ricci

Ufficio mostre Michela Ufficio estero Francesca

Registrar Alessandra

Sviluppo Area contemporary Teresa Emanuele

Ufficio comunicazione Serena Martinis Ufficio stampa Salvatore

Relazioni Camilla Ufficio gruppi Vivien Maria Gabriella

Direzione Francesco Responsabile e attività Francesca Eventi e Ilaria Ricci

MOSTRA

Amministratore Produzioni internazionali Parente Pistorio Silvestri Ufficio prestiti Caldarelli contemporary Emanuele comunicazione Martinis Macaluso esterne Raimondi Valente tecnica Lozzi eventi pubblico Mazza attività al pubblico

Servizi in mostra

Maurizio Attanasio Michele Callegaro David Andrés Campoverde Jiménez Mattia Capogna Marco Catania

Servizi in mostra Maurizio Attanasio Michele Callegaro David Andrés Campoverde Jiménez Mattia Capogna Marco Catania Responsabile “I Racconti dell’arte” Sergio Gaddi

Responsabile “I Racconti dell’arte” Sergio Gaddi

Marketing e fundraising Gaia Franceschi

Bookshop Veronica Galli Controllo di gestione Lorenzo Losi

Amministrazione Mara Targhetta Rosa Scala

Marketing e fundraising Gaia Franceschi Bookshop Veronica Galli Controllo di gestione Lorenzo Losi Amministrazione Mara Targhetta Rosa Scala

Segreteria generale Laura Solinas

Segreteria generale Laura Solinas

Minimondi Presidente Ideazione mostra Silvia Barbagallo

Minimondi Presidente Ideazione mostra Silvia Barbagallo

Mostra a cura di Giulia Ferracci Ricerca scientifica Oscar Glioti

Progetto di allestimento e coordinamento tecnico Dolores Lettieri

Mostra a cura di Giulia Ferracci Ricerca scientifica Oscar Glioti Progetto di allestimento e coordinamento tecnico Dolores Lettieri

Coordinamento, conservazione e registrar Marta Cesaretti

Coordinamento, conservazione e registrar Marta Cesaretti

Direzione lavori Barbara Pellizzari

Segreteria Organizzativa Tito Mario Bassi

Direzione lavori Barbara Pellizzari Segreteria Organizzativa Tito Mario Bassi

Immagine coordinata e grafica in mostra Bunker Francesco Ceccarelli con Margherita Baraldi

Immagine coordinata e grafica in mostra Bunker Francesco Ceccarelli con Margherita Baraldi

Ufficio Stampa Giulia Magi Patrizia Renzi

Ufficio Stampa Giulia Magi Patrizia Renzi

Video intervista Matteo Macor

Video intervista Matteo Macor

Realizzazione allestimento Tagi2000

Realizzazione allestimento Tagi2000

Realizzazione grafica in mostra Printable Illuminotecnica Sater4Show

Realizzazione grafica in mostra Printable Illuminotecnica Sater4Show

Apparati tecnici FB Work Trasporti Artiamo Expotrans

Assicurazione Wide Group Conservazione opere Mariella Gnani con Daniele Gobbin Eleonora Rosso

Guardiania sale Boni

Progetto didattico Arthemisia ADMaiora

Apparati tecnici FB Work Trasporti Artiamo Expotrans Assicurazione Wide Group Conservazione opere Mariella Gnani con Daniele Gobbin Eleonora Rosso Guardiania sale Boni Progetto didattico Arthemisia ADMaiora

Biglietteria GRT Roma Bookshop Arthemisia Media Partner

Biglietteria GRT Roma Bookshop Arthemisia Media Partner

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Il Comune di Milano è orgoglioso di ospitare la grande personale di Zerocalcare, talento indiscusso del fumetto italiano, che espone per la prima volta alla Fabbrica del Vapore.

Classe 1983 – un millenial – è considerato il portavoce dissacrante e ironico della sua generazione, una delle poche voci che riesce a raccontare la complessità della vita e a mettere in luce le contraddizioni dei nostri tempi.

Con il suo stile inconfondibile, con cui ha saputo adattarsi a nuovi linguaggi, come dimostrato dal successo delle sue serie animate, e con il suo arguto spirito di osservazione ci restituisce un affresco della realtà nella quale è facile riconoscersi.

I suoi “disegnetti” sono il frutto di un meticoloso lavoro di precisione in cui nessun elemento è lasciato al caso, permettendoci di ritrovare in ogni tavola elementi del nostro quotidiano, della nostra cultura e di noi stessi.

“Zerocalcare. Dopo il botto” è una mostra che, con oltre 500 tra tavole originali, video, bozzetti, illustrazioni e un’opera site specific, permette ai visitatori di intraprendere un viaggio all’interno dell’universo “zerocalcaresco”.

Una città immaginifica e post apocalittica, emblema delle cicatrici lasciate nella società e nelle nostre vite dalla pandemia, disegnata dallo stesso artista, è l’allestimento scelto per questo percorso espositivo lungo il quale incontreremo le diverse anime di Zerocalcare, da quella più interiore e introspettiva a quella più collettiva e legata ai grandi temi sociali e politici.

Un acuto osservatore della realtà che ci restituisce una descrizione profonda, acuta e mai banale del mondo attuale e di noi stessi facendoci sentire meno soli e, strappandoci un sorriso, anche più leggeri.

Tommaso Sacchi
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Assessore AllA CulturA Comune di milAno

Con la mostra “Zerocalcare. Dopo il botto”, Fabbrica del Vapore ospita una città di carta. Il fumetto varia di scala dando vita a un ambiente che reinterpreta lo spazio delle tre navate di Cattedrale, trasformandolo in un interno urbano nel quale le facciate delle case sono gigantografie in bianco e nero di disegni dell’artista. In fondo alla via d’accesso alla mostra compare la grande immagine a colori del meteorite che ha fatto il botto.

Le pareti interne accolgono le tavole originali, i manifesti, le pagine a stampa, i video, gli imperdibili disegni realizzati sul posto a penna da Zerocalcare e la sala proiezioni, dove i visitatori possono vedere i video animati della serie ideata dall’artista.

La mostra è esemplare del nuovo corso di attività avviato nel 2022 dall’Assessorato alla Cultura in Fabbrica del Vapore, segna l’inizio di un programma espositivo aperto a linguaggi diversi, che – come il fumetto – siano capaci di stimolare riflessioni sulla contemporaneità. Luogo di incontro dell’arte contemporanea, la Fabbrica affida al potenziale creativo dell’arte un compito molto preciso: essere interprete ed esegeta del nostro tempo. Zerocalcare è il protagonista ideale di questo progetto, è il narratore di una intimità personale che si fa portavoce dei dubbi collettivi di chi prende atto delle contraddizioni che permeano la realtà quotidiana, incastonata come non mai nel panorama complesso – e ancora cruento – della storia contemporanea.

Il disegno è strumento narrativo che indaga e disvela la ricerca della verità intima e politica del personaggio autobiografico. L’artista, autore, disegnatore e sceneggiatore, si avvale del fumetto per raccontare luoghi e situazioni spinose di politica internazionale; la sua lettura del presente è una lettura critica che lega il racconto di sé al destino del mondo. Zerocalcare esordisce come interprete delle dinamiche minute di quartiere, nell’ambito della dimensione più ampia della città, per poi condurre il lettore in luoghi estremi, Paesi divisi e zone di guerra che non possono essere confinati nella cronaca. Michele Rech li ha visitati e rappresentati con la determinazione di chi vuole capire e documentare il presente, con attenzione e interesse verso storie che i mezzi di informazione tengono relegate nelle zone d’ombra, per non distrarre troppo il consumatore dal suo ruolo primario. Rafforzare nel lettore la stima in se stesso, consapevole che la conoscenza dei propri limiti e delle difficoltà nell’affrontare contesti difficili può rendere eroica la mediocrità quotidiana, è per Zerocalcare la chiave di un successo che si basa sul riconoscimento di sentimenti e stati d’animo trasversali a tutte le fasce d’età. Il suo lavoro diaristico registra fragilità, meschinità, debolezze, crudeltà del nostro tempo.

Oggetti sensibili e politici, i fumetti di Zerocalcare danno la forma di un armadillo alla coscienza collettiva e al personaggio principale il compito di battagliare con lei, con l’orgoglio – se pur afflitto – di chi ancora sente e pensa.

Il tentativo di tenere fede a idee di libertà, eguaglianza e giustizia fa del protagonista un eroe senza età, già pronto ad assurgere al mito. Il principio di verità è il suo patto con il lettore, con cui condivide ideali e valori. Il messaggio di fondo è un anelito alla resistenza, una ribellione silenziosa – che prende voce nei pensieri del lettore – all’indifferenza, alla rassegnazione all’ineluttabile catastrofe che il Covid ha annunciato con il suo botto deflagrante.

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Maria

Un meteorite si abbatte sulle nostre città, sulle nostre vite, arrivando a distruggere certezze ed equilibri stanchi.

Rimangono accese come fiammelle di vita e speranza le iniziative per il recupero del valore della dimensione collettiva, dell’agire e dell’impegno politico sui territori.

Questo il senso della quarta mostra di Zerocalcare, “Dopo il Botto”, inaugurata a Milano nei bellissimi spazi de La Fabbrica del Vapore, ideata da Minimondi, che raccoglie la più ampia selezione di opere dell’artista.

La mostra, curata da Giulia Ferracci, sollecita il visitatore ad alzare lo sguardo (anche fisicamente grazie al suggestivo allestimento architettonico seguito da Dolores Lettieri) per distinguere e riconoscere nelle figure che popolano gli edifici virtuali i protagonisti della rete che non si arrende, delle iniziative che dal basso alimentano i movimenti di resistenza e rivolta, mantenendo viva la speranza.

Dopo il periodo più feroce della pandemia Covid e nella quotidianità dei conflitti che stanno flagellando l’Europa, questa mostra prova con sobrietà a riannodare dei fili, a riflettere su percorsi e singoli eventi che nel corso degli anni tutti noi abbiamo attraversato, cercando di comporre un quadro di singole e meno visibili lotte collettive capaci di reggere agli urti della Storia.

Zerocalcare, oltre a rappresentare un talento artistico, è anche, a volte suo malgrado, una delle voci più importanti di denuncia e analisi dell’attualità e questa mostra ha l’ambizione di raccontare tutto il suo percorso e il suo mondo nella sua interezza senza letture frammentarie.

Barbagallo presidente minimondi eVenti ideAtriCe mostrA Zerocalcare. Dopo il Botto

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Silvia

UN METEORITE IN CITTÀ

“Zerocalcare. Dopo il Botto” presenta la ventennale produzione artistica di Zerocalcare e racconta l’inizio di un’attitudine creativa che sancisce, a partire dal 2020, un rinnovato approccio ai temi raccontati dalla sua matita. In questo periodo Michele Rech ha compiuto un salto creativo, non solo dovuto alla serie animata che ha magistralmente intercettato il comune sentimento di spaesamento di fronte al Covid, Rebibbia Quarantine, ma anche grazie a una radicalità di pensiero che si fa via via più vigorosa. Questo è anche l’anno in cui viene introdotta la matita sketcher, per mezzo della quale Rech abbozza i personaggi con linee azzurre, e trasforma il foglio di carta in un campo di movimento d’immagini.

La mostra riporta il tono azzurro della sketcher proiettando il visitatore all’interno di un algido mondo del disincanto, realizzato mediante strati grafici ingigantiti a dimensione umana. Il percorso, che si sviluppa come una sorta di “montaggio” scenografico dei disegni di Rech, illustra non solo la città distopica ai tempi della pandemia, ma evoca anche il potere di sopravvivenza della resistenza, trasfigurata dal fumettista in fuochi, testimoni della forza sacra e insieme politica del nostro rapporto con la realtà e la Storia. Ai lati della strada, che si va facendo tra le cortine dei palazzi semidisabitati, si snodano i poli tematici di Zerocalcare con centinaia di fumetti riferiti alle ingiustizie sociali, agli eventi politici nazionali, alla popolazione curda, alle realtà punk e ai movimenti autonomi, con i quali l’autore ha un sodalizio prolifico da anni. L’altra anima espositiva, che si sviluppa nel “quartiere” più scanzonato della città, racconta in maniera divertita il mondo intimo dell’autore, le storie di tutti giorni, gli eventi biografici, i personaggi buffi e le grandi icone pop dei cartoni degli anni Novanta.

Al centro dell’esposizione campeggia il disegno di un meteorite in caduta libera, che simbolicamente evoca la resa di un tempo storico, ossia la metamorfosi irreversibile delle relazioni sociali e le conseguenze che ne derivano. Il meteorite è un pretesto narrativo preso a preambolo funzionale e “ideologico” per raccontare il vuoto lasciato dalla pandemia.

L’autore ha dedicato molta parte della produzione a riportare nelle sue storie il valore di un’ecologia politica, intendendo per ecologia la forza autonoma che dà forma alla vita di comunità sane e alla resistenza politica e sociale. In questa mostra sembra raccontare qualcosa in più, ossia come la complessità delle relazioni a seguito del Covid abbia indebolito questa ecologia, spostando la forza collettiva dal suo centro di unità sovrana a periferia di pensiero disgregato. Una conseguenza del disastro pandemico, che non fa più perno sulle necessità di costruire un mondo in difesa delle necessità collettive, ma sulla desacralizzazione dei suoi valori. Ecco, questo è quel che rimane dopo il botto.

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UN FORMIDABILE DISEGNATORE di LRNZ

Se sto scrivendo la prefazione al catalogo della mostra di Zerocalcare credo sia superfluo dire che sono un fan del suo lavoro, ma non credo sia ugualmente scontato aggiungere che la mia considerazione per le sue opere va prima di tutto al comparto visivo. Ritengo Zerocalcare una fonte di ispirazione proprio per il suo modo di disegnare.

Sono un artista visuale che opera nell’ambito del fumetto. Non ho mai fatto numeri da capogiro, ma sono tenuto in grande considerazione dai miei colleghi per le mie doti artistiche, specialmente per quelle grafiche, sia in ambito progettuale sia tecnico. Oltre che come autore completo, sono stato segnalato più volte come miglior disegnatore italiano e ho ricevuto diversi premi per questo motivo. Ne prendo atto con sgomento, ma facendomi carico delle responsabilità che questo comporta: come ritrovarmi qui a scrivere sul talento grafico del più grande fumettista italiano contemporaneo.

Zerocalcare è uno dei rarissimi autori dal successo incommensurabile. Con il suo lavoro è riuscito a rivoluzionare, e addirittura a rifondare, l’intera industria del fumetto, ottenendo una serie di risultati prima impensabili. E lo ha fatto grazie a un disegno che non vedo mai riconosciuto come eccezionale o fuori dal comune. Tra tutti i talenti che gli vengono giustamente riconosciuti, come quello di essere un grande narratore, una voce importante tra gli intellettuali italiani, o la capacità di essere irresistibilmente divertente, del fatto che è anche un formidabile disegnatore non viene mai fatta menzione.

Ho un po’ di fissazioni teoriche sul fumetto che credo possano invece aiutare a capire perché ritengo il suo lavoro una pietra miliare nell’ambito del disegno e dello stile in questo medium.

Il fumetto è un’arte squisitamente grafica. Un’arte grafica particolare, che definirei convergente, dove testo e immagini si incontrano, ma il testo cambia completamente significato in base a come viene graficizzato, composto, impaginato. Nel fumetto anche il testo è disegno. Non bisogna quindi commettere l’errore di guardarlo come un libro illustrato o come un assemblaggio di scrittura e immagini.

Un bravo fumettista scrive come disegna e disegna come scrive e Michele è senza alcun dubbio un esempio di rara armonia tra queste due anime. Anche volendo mettersi dalla parte di chi ha da ridire sulle sue opere, per mancanza di affinità artistica oppure politica, è impossibile non riconoscere questo equilibrio che conferisce al suo lavoro quella solidità formale tipica dei classici.

Il fumetto è un’arte che parte da presupposti tecnici apparentemente semplici. Richiede invece un’enorme quantità di conoscenze: l’anatomia, la recitazione, la scenografia, la prospettiva, il montaggio, la composizione, la capacità di inventare, di sceneggiare, di mettere in pratica una regia visiva, e molto, molto altro. Quando si comincia a lavorare su una storia a fumetti, queste pratiche ti portano ad attraversare

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un lungo periodo di lentezza e macchinosità, in cui tutto sembra impossibile, e che si sblocca solo con le prime scadenze, con l’esigenza di chiudere la storia in tempo utile per riuscire a pubblicarla.

Quando un fumettista disegna, che si tratti di scritte o di figure, sta cercando di farsi capire. Si comporta come, concedetemi questo bizzarro esempio, un premio Nobel della Letteratura giapponese che, in visita nel nostro Paese, ci blocca per strada per avere un’informazione. Il suo sterminato bagaglio tecnico, il vocabolario raffinatissimo, tutto il suo patrimonio inestimabile per comunicare verrà usato, in quello specifico, banale, momento di necessità, in maniera completamente diversa in base al tasso di urgenza: se avesse tutto il tempo del mondo potrebbe entrare nei minimi dettagli, usare una app del telefono per esprimersi in maniera conforme alle regole della buona educazione, ma se invece andasse di fretta, perché per esempio rischia di perdere l’aereo, taglierà corto, ricorrendo a gesti e versi che ritiene inequivocabili o pescando dall’inconscio invenzioni attoriali che gli permettano di spiegarsi, di andare insomma dalla stazione all’aeroporto nel modo più rapido possibile.

Sono abbastanza convinto che buona parte dello stile di un fumettista nasca così, dimenticandosi tutte le nozioni complesse che elencavo prima, cercando di ovviare con dei “desperation device” ai limiti del proprio sistema espressivo. Ecco perché il lavoro di Michele è un concentrato di stile inconfondibile, di pura significazione. Michele disegna a trecento all’ora, con una pressione emotiva che è sempre enorme, e che gli arriva da tutti i fronti. Si è allenato a farlo per anni, nell’ambito più complicato che esista: le assemblee dei collettivi. Come testimonia la sterminata produzione di poster, striscioni, locandine, si è occupato della comunicazione di eventi e manifestazioni: politiche, artistiche, musicali. Tutte cose che richiedono enorme cura e attenzione. Se quindi sommiamo lo stress produttivo di dover rispettare le scadenze editoriali dei fumetti, e ora anche dei cartoni animati, a quello “politico” che gli impone di far da megafono alle più svariate imprese comunitarie, esaudendo le richieste più eterogenee e strampalate, questa compressione disumana ha forgiato il segno grafico di Michele che, perennemente in affanno, riesce a tagliare corto con l’efficienza di uno straniero in patria, ma che dico, di un alieno che si fa capire da tutti senza perdere mai e poi mai il proprio aereo. Arriva sempre dove vuole, Zerocalcare, e al meglio delle sue possibilità.

L’intelligenza grafica si riversa sulla pagina come un trattato di strategia comunicativa ad altissima efficienza, dove composizione, successione delle immagini, il peso e il sistema di maschere modulari dei personaggi, gli standard recitativi enciclopedici, sono rappresentati con il suo tipico tratto ad altissima leggibilità, dove la pressione si traduce in un impatto netto come quello delle macchine industriali da taglio ad acqua.

Potrà sembrare paradossale davanti a un impianto estetico caciarone, dove tutto appare precario e approssimativo, ma sono proprio la semplicità e la vitalità grafica, unite alla veridicità delle ambientazioni, i primi strumenti di ingaggio con l’umanità, le “affordance” che servono per iniziare a intendersi in quel mondo popolato di stranieri che sta là fuori. Che sia San Lorenzo, la Siria, Rebibbia, il Comic-Con di San Diego o un bagno pubblico, sono tutte manifestazioni precarie di un essere precario, l’essere umano. E all’essere umano piace essere accettato per la sua precarietà, è un conforto empatico irresistibile, specie se sa che dovrà affrontare una sfida al meglio delle sue possibilità.

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IL SALE DELLA DEMOCRAZIA

C’è stato un tempo in questo Paese in cui gli scioperi, i cortei e le adunate di piazza erano un ingrediente acquisito della politica italiana. Erano, come si dice, il sale della democrazia. Non solo un intralcio al traffico. C’è stato un tempo in questo Paese in cui ogni volta che veniva commessa un’ingiustizia ci si riversava nelle strade, rispondendo a un riflesso automatico e collettivo. Quando, per tanti giovani, era normale portare in tasca un fazzoletto, o una bandana, e la tenuta d’ordinanza prevedeva sempre almeno una felpa col cappuccio. Del resto, tutte le conquiste politiche e sociali più importanti erano state portate a casa anche così, con trascurabili variazioni nell’outfit. Era la cartina di tornasole, la conseguenza forse biasimevole, ma storicamente inevitabile, di una forte opposizione sociale.

C’è stato un tempo così, neanche poi così lontano: fino all’inizio degli anni Duemila era ancora nell’ordine naturale delle cose. Poi, improvvisamente, è stato decretato che il sale fa male. Che la pressione alta è un rischio. La militanza si è sfilacciata in un divisionismo rancoroso. La presenza in piazza è stata sostituita dal presenzialismo in Rete. I pochi indomabili che continuano a ostinarsi sono lasciati in pasto a un moloch repressivo spietato e inesorabile, che – nel consenso o nell’indifferenza generale – non fa sconti di alcun tipo.

Ognuno può pensarne ciò che crede. Fatto sta che Zerocalcare, figlio del Novecento, è cresciuto in quell’altra Italia là. Quella degli spazi occupati, delle adunate sediziose, dei fascisti che ti vengono a cercare sotto casa. Quella per cui la rabbia è ancora un sentimento collettivo, un’opzione politica come le altre. Quella che sente il peso della responsabilità delle cose che ha fatto, ma a cui pesa assai di più la responsabilità per ciò che non è riuscita a fare.

Quando tra queste immagini che vi circondano, tra i poster, le locandine, le illustrazioni, le tavole e le vignette realizzate a sostegno delle più svariate iniziative, per fanzine autoprodotte come per periodici ad alta tiratura, vedrete dei giovani con il volto coperto, i caschi, i sassi e le bandiere provenienti da quei tempi remoti: ricordatevelo. Fate i debiti distinguo, articolate le critiche, condannate senza esitazione. Niente è più inattaccabile del giudizio di un sincero democratico. Poi però uscite fuori ed esercitate il vostro sguardo limpido intorno. Capirete forse meglio quello che avete visto qui dentro. Molti rimpianti, sì, ma davvero nessun rimorso.

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